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Autore: Sunny_Grunge    01/01/2018    1 recensioni
Aspettando i suoi amici alla solita fermata del bus, Kyle pensava alla sua amicizia con quelle tre persone così diverse, ed inoltre, a come il tempo scorreva in modo diverso con ognuno di essi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric Cartman, Kenny McCormick, Kyle Broflovski, Stan Marsh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era mattina presto e la luna era ancora in cielo assieme a qualche minuscola stella. Non si potevano però vedere molto, poiché coperte da nubi bianche che lasciavano cadere piccoli fiocchi di neve. Il ragazzo dai capelli ricci di un dolce rosso ramato stava aspettando i suoi più cari amici alla fermata del bus vicino a casa propria. Le sue mani erano coperte da grandi guanti verdi e la sua testa protetta dalla neve grazie ad un morbido colbacco del medesimo colore dei suoi guanti. Una pesante cartella sulle spalle gli ricordava che quella sarebbe stata una giornata impegnativa.

Il primo dei suoi amici sarebbe arrivato in cinque minuti e lui ancora si chiedeva perché uscisse sempre così presto di casa, se tanto doveva aspettare tutto al freddo e da solo.

I suoi occhi verdi vagarono un poco sui pupazzi di neve costruiti proprio dall’altra parte della strada. Si ricordò dunque che uno di quelli era stato costruito dal suo amorevole fratellino, insieme ad un amico del ramato, un bambinone. Lui sarebbe arrivato chissà quando.

Perso nei suoi pensieri, sempre con gli occhi fissi sulle deformi figure bianche, non si accorse dell’arrivo del buffone del suo gruppo.

“Ehi, vedo che non sei ancora morto! L’unico giorno in cui ringrazio Dio per la tua esistenza è oggi.”

A volte si chiedeva per ore ed ore come avessero fatto a diventare amici. Finivano a fare a botte molto spesso in fondo. L’unica cosa positiva della sua fastidiosa voce è che lo faceva sempre tornare con i piedi a terra. Eric era odiabile. Il ragazzo era il tipico antagonista, grasso, basso, brutto, puzzone, razzista, antisemita e chi più ne ha più ne metta, ma era anche il migliore amico del ragazzo più povero della città… Persona la quale un tempo Kyle teneva sotto la sua ala protettiva, ma che Eric gli aveva strappato con le sue sporche mani.

Il rosso guardò in fretta l’orario sul suo cellulare. Un vecchio modello, perchè non gli importava molto di spendere centinaia di dollari per un cellulare. Non lo usava spesso comunque: passava le sue giornate fuori con i suoi compari o… studiando come un matto.

“Eric a cosa devo questo… complimento?”

Decise dunque di chiedere, il tempo passava troppo lentamente quando era in sua compagnia.

“Kyle non fare il ciuccia…”

Venne prontamente zittito da uno schiaffo ad una sua guancia. Questo lo fece ringhiare come un cane, ma Kyle non se ne curò e subito aprì la bocca per parlare: “Hai una bocca ed una mente sporca! Non voglio sentire nessun insulto sinceramente… Specialmente se devo farti un favore.”

Sospirò rumorosamente e guardò nuovamente l’orario. Erano passati solo due minuti e già era stanco di Eric.

“Cavolo sembri una donna quando fai così. Volevo solo chiederti se potevi farmi copiare matematica, nerd, non c’era bisogno di uno schiaffo!”

Kyle subito alzò gli occhi al cielo. Quella giornata era iniziata malissimo e aggiunse alla lista di termini per esprimere il suo disprezzo per il ragazzo anche la parola maschilista.

I due non fecero altro che litigare per i restanti tre minuti che separavano Kyle da una buona persona.

Ed eccolo, dopo tre minuti, senza mai essere in ritardo, il ragazzo con dolci occhi blu notte si avvicinò alla fermata. Indossava il suo tipico berretto perennemente pieno di neve, odorava di aranciata ed aveva un grande orecchino a forma di croce sul suo orecchio destro. Lui era uno dei ragazzi più popolari della scuola: non poteva certamente sembrare uno sciattone e si curava il più possibile.

“È arrivato il tuo fidanzatino Kyle, corrigli incontro!”, ghignò Eric quando il ragazzo pallido entrò nel suo campo di vista.

Il rosso odiava quando il suo amico li chiamava fidanzatini, specialmente perché Stan una ragazza la aveva. Insomma, anche Kyle aveva un interesse amoroso, niente di ufficiale… Però una ragazza stava già occupando i suoi pensieri.

Quando Stan gli fu vicino abbastanza, il rosso lo abbracciò strettamente, in modo da sentire il suo cortese calore. Da così vicino poteva vedere come Stan fosse tutto felice quel giorno e che stesse leggermente tremando dall’emozione.

“Kyle, non puoi immaginarti che è successo ieri sera!” Il ragazzo con i capelli neri ruppe l’abbraccio per mettersi a ridere, persino arrossì.

“Oh? Non eri fuori con Wendy?” Anche Kyle era felice, guardava dal basso il suo amico ed era pronto a recepire ogni nuova informazione.

Rimasero a parlare di come l’appuntamento era andato per diversi minuti, Eric facendo battute di pessimo gusto, Kyle dimostrando più interesse possibile ma… Nonostante il tempo con il suo migliore amico stesse passando terribilmente veloce, non poteva che pensare che qualcosa mancasse. O qualcuno.

Un ragazzo coperto da un enorme parka arancione arrivò camminando lentamente. Una mano in tasca, una mano teneva una sigaretta. Una scarpa era rotta, lui puzzava, aveva un cerotto sul naso, gli mancava un dente e aveva un occhio nero. Era il ragazzo più povero della città, era il bambinone che si prendeva cura di tutti i bambini della città. Il migliore amico di Eric. Infatti non era stato Kyle a notarlo all’inizio, era stato Eric. “Ooooh Ken, guarda che poveraccio.”

Kyle era sempre infastidito dai commenti su Kenny: solo perché era povero tutti si sentivano in dovere di farglielo pesare. 

“Lascialo stare Eric.”

Stan stranamente diventava protettivo verso tutti quando Eric parlava. Il loro gruppo era proprio insensato.

Kenny non parlava mai tanto, ma era quel tipo di ragazzo che per una bistecca avrebbe fatto di tutto. Ovviamente Eric ne approfittava. Il ragazzo con il parka camminò fino ad essere tra Eric e Kyle, calmando le tensioni tra i due. Il fumo della sigaretta di Kenny arrivava proprio in faccia al rosso, il quale tossì qualche volta. Odiava le sigarette.

Kenny era un tipo solare, sia esteriormente che interiormente. Kenny era odiabile solo alle persone che non lo conoscevano bene. Kyle si fermò ad osservarlo, socchiudendo gli occhi per nasconderli da quelli abbaglianti di lui. Si mise a contare i secondi e minuti che mancavano all’arrivo del bus che li avrebbe portati in una struttura che pareva essere amata solo da lui. Mentre contava, poteva sentire come brusio di sottofondo Stan ed Eric litigare su come quest’ultimo non facesse altro che prendere in giro tutti senza pietà.

Kenny continuava a fumare, guardando l’orizzonte con sguardo assente. Kyle lo guardava curioso ma intimidito da quello sguardo: ne aveva paura. Aveva paura di ciò che pensava quel ragazzo, poiché non riusciva mai a capire cosa diamine gli passasse dietro gli occhi per renderlo così… così diverso da loro, eppure così simile.

I capelli di Kenny erano mossi e di un biondo che sarebbe anche stato stupendo, se solo avesse avuto acqua per lavarli. La sua pelle era scura e segnata da microscopiche cicatrici, poiché era sempre fuori a lavorare duramente, per poter dar dei soldi alla sua disastrosa e disfunzionale famiglia. Gli occhi azzurri, le mani callose, la fronte corrucciata, le guance e il naso rosse dal freddo, delle minuscole occhiaie… ma in fondo non doveva avere problemi a dormire, anzi lui doveva dormire benissimo, sapendo di star facendo del bene, o almeno così Kyle credeva, perché nonostante i due fossero sempre stati vicini l’uno all’altro, mai si erano davvero confrontati sui loro bisogni e pensieri.

Kyle aveva già usato la spalla del biondo come luogo dove versare lacrime disperate, più di una volta. Kenny era la sua seconda opzione dopo Stan, ma Kenny solo una volta l’aveva visto piangere, ed era perché Eric gli aveva mangiato tutto il cibo che aveva comprato con i soldi rimanenti dopo due mesi di risparmio. Non era però un pianto arrabbiato: lui non riusciva mai a odiare nessuno. Forse era quella la sua sfortuna.

Kyle spostò i suoi occhi solo per controllare l’ora, avendo perso facilmente il conto. Erano passati… quasi tre minuti. Il tempo non era passato esageratamente lento come quando litigava con Eric. Il tempo non era passato spaventosamente veloce come quando ridacchiava con Stan. Il tempo era passato con la giusta lentezza, con la giusta velocità.

Quando alzò gli occhi dal cellulare, Kenny lo stava fissando, con curiosità nei suoi occhi azzurri. I due si guardarono per qualche secondo, mentre il brusio in sottofondo diventò in fretta molto più rumoroso, più caotico.

Kenny gli sorrise per primo, facendo un grande sorriso a trentadue denti… trentun denti, spegnendo la sigaretta nonostante fosse solo a metà, capendo il fastidio provato dall’altro. Kyle rispose al suo sorriso in un modo più educato, sorridendo solo con le labbra. Guardandosi negli occhi, si capirono al volo, in modo diverso di come capivano il loro rispettivo migliore amico. Il rosso fu il primo ad agire questa volta, tirando per un orecchio Stan, il biondo fece lo stesso con Eric. Tutti e quattro si misero a bisticciare come dei bambini piccoli, il biondo allontanandosi dallo sguardo del rosso e viceversa.

Ma in fondo nulla cambiò.

 

Era mattino presto, ma la luna non si vedeva più.

Due ragazzini sedevano vicini sul bus che li avrebbe portati a scuola. Non parlavano, solo condividevano lo spazio dato loro, occasionalmente guardandosi negli occhi o scrutandosi con innocente curiosità. Dietro di loro altri due ragazzini litigavano come sempre.

Quella era la loro normalità, quell’insieme disomogeneo di adolescenti faceva passare le ore in un modo piacevole e non importava se lentamente; facendo a botte, se in fretta; toccandoci dolcemente, o se un misto dei due; guardandosi curiosamente e cercandosi negli occhi dell’altro… Quella anormale normalità, Kyle non l’avrebbe mai venduta per nulla al mondo.

Spaventosamente si trovò a pensare che se avesse dovuto scegliere tra una vita felice, una rabbiosa ed una curiosa… Temeva avrebbe scelto quella curiosa. Temeva avrebbe preferito Kenny al suo migliore amico.

Perché il tempo con lui passava in modo giusto, le parole non erano necessarie, persino il contatto non era necessario.

Ma infondo non doveva scegliere chi aspettare la mattina alla fermata del bus… E ne era grato.

 

 

 

 

Note dell’autore~

Ehi!

Prima storia su questo sito, cavolo, non pensavo ci sarei riuscito.

Anche prima storia completata in italiano, dunque forza a me!

Spero vi sia piaciuta!

~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~

   
 
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