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Autore: Le VAMP    01/01/2018    1 recensioni
“Total Drama” è nato da un’idea di Bob Hawkins: voleva parlare della colpevolezza del mondo dello spettacolo di far girare tutto intorno al denaro. Aveva assunto un ex conduttore televisivo, Chris McLean, che avrebbe dovuto dare di sé un’immagine spietata, negativa: doveva riassumere tutto ciò che potesse esserci di malato nel business.
Il punto è che, purtroppo, da lì a quattro anni che sono trascorsi alla fine è divenuto uno di quei show dipendenti dall’audience…probabilmente è anche per questo che non riuscivo a trovare nuovi spunti.
-James Hall, sceneggiatore
[In questa storia i personaggi inseriti come produttori o appartenenti alla troupe del programma televisivo sono fittizi]
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Fifth: Make United Front

«Si chiama subconscio, testa di salame»
«Stop! Di nuovo…riprova»
«Si chiama subconscio, testa di salame!»
«No no no, non ci siamo!»
«Si chiama subconscio!»
«Non va bene!»
«Io ho chiuso!»

Cercavano di far ripetere a Mike Doran le battute del vecchio Chester da più di un’ora: non gli piacevano come interpretava i suoi alter-ego quel giorno. Andò a finire che il ragazzo abbandonò il set incazzato nero.
McLean era lì, a vedere come andassero le riprese: era incredibile quanto gli somigliasse; così giovane e già così sfacciato. Eppure Chris non era del tutto estraneo a quegli impulsi di collera, ultimamente capitava spesso anche a lui.
___

Probabilmente, quando era ragazzo, molti dovevano aver confuso la sua passione per le crime stories come qualcosa che andava a formargli una mentalità perversa: si stupì che tra questi ci fosse anche Hawkins.
Anni fa Chris McLean non era diverso dai ragazzi con cui aveva recitato in Total Drama: pieno di speranze e ambizioni. Fu così sin da bambino, quando spesso rispondeva alle domande poste dall’insegnante senza nemmeno alzare la mano; era impaziente di mostrare quanto valesse.
Aveva conosciuto Bob al college, quando ancora faceva parte dei Fametown: non avrebbe mai detto che avrebbe lasciato il gruppo per lui. Erano diversi, l’uno quieto e silenzioso, l’altro il suo opposto: McLean appassionato a Pulp Fiction in voga in quegli anni, Hawkins ancora legato alla Nouvelle Vague francese, eppure condividevano entrambi la medesima quantità d’ambizione, ma avevano strategie differenti. Erano come la cicala e la formica: Hawkins passava ore sui libri, preparava schemi, pianificava le persone con cui stringere legami, e presto riuscì ad inserirsi in una casa di produzione che vide la sua nascita negli anni ’80: la Starsky.
Christian al contrario cercava di vivere alla giornata: cominciava un lavoro, ne lasciava un altro, e nel periodo in cui fece il fattorino un produttore ci vide in lui qualcosa che l’avrebbe portato lontano: si trattava di quell’espressione così particolare, di quel sorrisetto da delinquente per cui fu scambiato spesso per un poco di buono.
Pochi sapranno, se non sua madre, che in realtà era diviso a metà tra la spensieratezza e un rigido codice morale acquisito dai primi anni di vita; e questo dualismo gli portava sempre guai: prima mentiva e poi si pentiva; prima rubava e poi rimetteva tutto al suo posto con un biglietto di scuse; prima si lasciava guidare dall’impulsività e si ritrovava coinvolto in risse, poi veniva colto dal rimorso e abbandonava l’avversario con le labbra spaccate dai suoi pugni; non gli era nuova l’accusa di essere un codardo.
Ci credette per molto tempo, fu il suo tormento più grande, il difetto che non riusciva a correggere: soltanto andando avanti con gli anni realizzò che quello che chiamava difetto, la ragione, era l’unico vero pregio di cui poteva vantarsi.
Prima cominciò come macchinista, poi trovò il modo di farsi notare...
La sua carriera da conduttore televisivo fu breve ed intensa: per cinque anni lo chiamarono a presentare un programma di canto, poi di cucina, e anche uno riguardante le macchine. Gli chiedevano spesso di mantenere “il suo tipico sorrisetto”, dicevano che avrebbe fatto impazzire gli spettatori: in quei tempi era lontano da casa, in U.S.A., e non si sentiva più con Bob da molto tempo, da quando lui se n’era andato a studiare proprio in America. Un giorno McLean lo rivide, ma preferì non parlarci: aveva compiuto la sua metamorfosi. Abbigliato di giacca e cravatta, intento a chiacchierare con alcuni vecchi a cui piaceva molto, l’avrebbero reso un pezzo grosso.
Quel giorno Chris fu particolarmente risentito, non seppe di preciso cosa gli accadde: si mise a fare battute di pessimo gusto, interrompeva i concorrenti, rideva sguaiatamente quando questi parlavano delle loro ambizioni.
Non troppo tardi lo cacciarono via, e per un po’ di tempo tornò a fare il fattorino a Saint John's, e di tanto in tanto qualcuno lo riconosceva; c’era perfino qualche ragazzetta che a vederlo faceva strani risolini: era conosciuto come “quel poco di buono di McLean”, e presto la sua fama lo precedette in maniera più concreta, come accadeva ai protagonisti delle gangster stories che lo appassionavano; ebbe anche diverse relazioni finite male.
Sfortunatamente il tempo continuava a passare, ed il giovane stava ormai raggiungendo la soglia dei trent’anni: a quell’età, allora come ora, si deve considerare il lavoro come un tesoro prezioso di cui essere gelosi, ed invece non riuscì a tenersi stretto nemmeno quell’impiego. In quella fase della sua vita se n’era tornato nella casa di sua madre che aiutava in pasticceria.

Si stupì la sera in cui Hawkins lo telefonò: voleva parlargli, aveva un grande progetto per lui. Si incontrarono la mattina successiva in un caffè; quel giorno McLean pareva un boscaiolo, era da un po’ che non si rasava.
Ricordava di aver aspettato Bob fino a che il sole non si fece caldo, e quando arrivò non lo riconobbe: era diverso, troppo sicuro di sé; stava facendo carriera alla Starsky. Quando gli disse che si trattava di un reality show in cui dei presunti concorrenti avrebbero superato delle sfide su un’isola e lui avrebbe dovuto impersonare il conduttore perverso e senza cuore storse il naso: «È un’idea costruita su di te Chris, dovrai solo tornare a fare lo stronzo in televisione»
«Non lo so Bob, non ho avuto molta fortuna l’ultima volta, e poi-»
«Andiamo, Christian, sono sicuro che invece sarà meraviglioso: qui ci sarà da riflettere, non sarà una comune parodia sui reality show! Anzitutto nessuno dei concorrenti vincerà quei soldi, perché voglio che chi ci guardi impari che inseguire il denaro porta solo ad un’infelice ricerca senza fine, e poi l’idea delle prove da superare…l’idea che uno ad uno i partecipanti vengano eliminati, un po’ come funziona nel mercato in cui il più debole ci rimette le penne; e dovrai rappresentare questo mondo perverso; avrai tu questa grande responsabilità»
«Non voglio» Chris lo fissò dritto negli occhi, sperando che almeno in quel modo lo ascoltasse. L’entusiasmo del vecchio amico si affievolì poco alla volta, fino a che questi non fece un lungo respiro e poi ricambiò l’intenso e severo sguardo
«Non sarà come l’ultima volta» e l’altro si fece nuovamente incerto, poi sentì nei toni di Hawkins una nuova speranza:
«James sa già cosa fare con te» era un sorriso estremamente convinto, quello di un calcolatore che aveva pianificato la sua vita.

I primi tempi in cui tornò agli studios gli sembrò d’essere in uno di quei sogni che aveva fatto da liceale: le luci, i numerosi operatori, e poi l’isola. Un ambiente selvaggio, metafora primordiale della lotta per la sopravvivenza, ci mise un po’ per esplorarla tutta. Anche i suoi occhi, in quei giorni, erano tornati a risplendere di speranza. Conobbe anche il famoso James Hall: scoprì che aveva partecipato a diverse collaborazioni, tra cui molti dei programmi che lo stesso McLean presentò; sapeva il fatto suo.
Ben presto Chris rivelò il suo caratterino: molti operatori già lo adoravano, lo consideravano “forte”, “uno a posto”, parecchi in fondo erano dei fortunati giovani che avevano avuto modo di trovare subito un posto di lavoro. Il problema venne quando dovettero ultimare di elaborare gli ultimi character design, e McLean si stava divertendo come suo solito mentre si stava discutendo dell’idea di creare un villain metodico ed infallibile: quello pensò al suo vecchio amico Bob
«Perché non ci costruiamo sopra un personaggio? Ci starebbe alla grande, sono sicuro che farebbe tanta strada» e li convinse, la maggioranza votò per realizzare un “Calcolatore” ad immagine di Bob Hawkins. Da quel giorno i due non si parlarono più.

In quel periodo conobbe Chef Hatchet, suo futuro partner: quell’uomo era quanto si mostrava in televisione, non aveva nulla da nascondere. Era un po’ burbero e un po’ sentimentalista; inoltre doveva mostrare sadici sorrisi falsi alla cinepresa quando l’avrebbero inquadrato nel preparare poltiglie ai ragazzi. Non ebbe modo di approfondire il rapporto col collega fino all'inizio della seconda stagione, quando dovette convincerlo ad indossare un abito da sera femminile di fronte alle telecamere: sarebbero diventati grandi amici da allora, e Hatchet l’avrebbe soprannominato, dandogli spintoni, il suo bambinone preferito.
Chris ebbe modo di notare la differenza tra loro, i conduttori, ed i concorrenti. Poteva dirsi fortunato nell’avere una parte studiata appositamente per lui: quei ragazzi dovevano sbattere la testa contro il muro per recitare ruoli che non gli appartenevano; dopotutto il budget investito negli attori non era molto alto confrontandolo a tutte le altre spese.
Tra questi ce ne fu una che cominciava ad attirare di sé interessati fischi di approvazione: tutti conobbero presto Lindsay Mills anzitutto per il dubbio che faceva venire riguardo la naturalezza delle sue forme; molti credevano che fossero interventi fatti appositamente per avere delle parti, e poi perché era una lontana parente di Hall.
In ogni caso una parte la ottenne: quella della pollastrella senza cervello. Fuori dal set era l’unica che non socializzava, che terminate le riprese si cambiava immediatamente e tornava a casa –si assicuravano tutti di non dare nell’occhio poiché il pubblico credeva che dormissero nel campus, ma lei pareva una ladra che doveva sparire dopo aver fatto un colpo–; quando McLean ebbe l’idea di invitare tutti i membri del cast a prendersi una birra insieme dopo una giornata di riprese lei fu l’unica a non partecipare. Nessuno conosceva come fosse il suo carattere fuori dal set, ma qualcuno diceva, di tanto in tanto, di udire dei pianti dalla toilette femminile. Il conduttore non ci mise molto a collegare quelle dicerie alle necessità dell’attrice di doversi sistemare il trucco ogni volta che stavano per girare; la tenne d’occhio per un po’. Dal giorno in cui notò che anche Heather Wilson scomparse in quei bagni vide che le due cominciarono a passare del tempo assieme. Una volta decise di intervenire anche lui: mentre la giovane stava per fuggire via com’era solita fare, egli la fermò un istante donandole due pacche sulle spalla
«Siete tutti straordinari, davvero: io non ce la farei a mostrarmi così diverso da come sono»
Poi, non seppe esattamente come accadde, ma la ragazza cominciò a nutrire un certo interesse nei suoi confronti; ogni sera iniziò ad aspettare che tutti se ne andassero per parlargli. Discutevano di molte cose: scoprì in Mills una fragile giovane donna che cercava di fare carriera per poter guadagnarsi l’indipendenza dalla sua famiglia, ed in particolar modo da James, suo cugino di terzo grado, che ogni volta era costretto a farle fare certi ruoli per garantire un certo profitto ai produttori tramite il fanservice.
Di una cosa, a quel tempo, McLean fu sicuro: cominciava a sentirsi terribilmente vecchio. Quando la ragazza cercava di avvicinarsi di più cresceva un certo disagio, proporzionalmente ad un’improvvisa ed infinita tristezza nel sentire le voci che principiarono a diffondersi tra i colleghi e che preferiva ignorare.

La sua storia lo spinse a riflettere: in quegli anni aveva sbagliato tutto. La costruzione di quel reality era sbagliata, il suo litigio con Bob era sbagliato, il mondo della televisione era sbagliato. Dovendo vendersi ad un mercato tanto crudele tutto ciò che potevano fare le vittime di questo mondo, ovvero chi ci lavorava, era cercare di farlo insieme. Una sera si spiegò finalmente con Lindsay Mills dicendole come stavano i fatti, e sopperì immediatamente la sua nascente delusione convincendola ad aprirsi agli altri; la stessa sera, inoltre, chiese perdono ad Hawkins.

Quando la ragazza litigò con Hall, il giorno prima di far cambiare per sempre il rapporto tra il suo personaggio e quello di Wilson, McLean ricordava che Mills chiuse la porta della stanza, lo notò per i corridoi, ed andò a ringraziarlo.
Non aveva mai capito il perché, se non dopo tanto tempo, quando vide che finalmente la giovane aveva cominciato a lottare: ogni giorno da allora iniziava, infatti, a trattare dei compromessi con gli sceneggiatori e i produttori per ciò che riguardava il suo personaggio, “la Gatta Morta”. Terminata la prima stagione furono tutti pronti per andarsene, e lei ebbe un modo suo di salutarlo: gli sorrise dicendogli che nemmeno lui era diverso da tutti loro; in fondo si mostrava alle telecamere come quel perverso e sadico conduttore che in realtà non era. Ricambiò l’insolito saluto.

Quello fu il primo giorno in cui Hatchet gli parlò fuori dal set: «ottimo lavoro McLean». Pareva alquanto soddisfatto. Passarono del tempo assieme finché non cominciò l’inizio della seconda stagione; ed una sera l’uomo andò a parlargli dell’idea di far interagire di più il suo personaggio con i ragazzi:
«Vorrei tanto dire ad Hall la mia idea: pensa, il cuoco che stringe un’alleanza con quel mezzo matto di DJ e lo spinge a diventare “uomo”. Che ne dici? Non so, più ci penso più mi sembra un’idea piuttosto stupida». Non credeva che, tra un singhiozzo e l’altro, il collega fosse in grado di rispondergli:
«Io credo invece che faresti una bella figura come maestro di Devon: ha un personaggio tutto stralunato quello, è carino che Chef Hatchet si prenda cura di lui».
Si mise a ridere mentre lo vedeva addormentarsi sul bancone: eccolo lì, il suo bambinone preferito. Stette in sua compagnia fino all’alba, quando riprese i sensi.
____

McLean imparò a lungo da quei ragazzi, per questo gli dispiacque molto quando venne a sapere che sarebbero stati rimpiazzati. Erano cambiate molte cose: semplicemente ci volevano sempre più soldi per produrre la serie. Si sentì ancora più vecchio nel mostrarsi così incollerito e nostalgico dei “vecchi tempi”, in cui a rendere speciale quel programma erano i personaggi che ne facevano parte, non degli animali mutanti.
Girare “Total Drama: The Reverenge of Island” fu un’impresa sotto molti punti di vista, in particolar modo perché ci fu uno scontro di generazioni. Tuttavia, il caro “vecchio” Chris, aveva imparato la lezione: prima che Mike Doran se ne andasse lo fermò un istante, lo prese per una spalla e lo invitò per quella sera a consumare una birra insieme, dicendogli che c’erano delle cose di cui voleva parlargli.

Quella sera gli raccontò le sue esperienze fatte girando Total Drama, e di come ciascuno di loro lottava per sopravvivere al di fuori del reality.
Gli episodi continuarono ad essere realizzati: Hawkins notò con un sorriso che l’attore stava perdendo la sua presunzione e cominciava, ogni giorno che passava, a divenire più paziente e socievole con gli altri: il gesto della pacca sulla spalla cominciò ad essere comune anche al nuovo cast.

Sfortunatamente le cose non andarono sempre per il meglio: dopo la quarta stagione ci fu la quinta e poi la sesta, ma gli umori erano differenti poiché il denaro stava prendendo il comando, nemmeno Hawkins fu in grado di arrestare la sua tirannia: prima aveva infierito sui personaggi, poi sulla stessa Wawanakwa chiamata in seguito con un altro nome, che lasciò sempre di più il posto alle macchine. Non c’erano più anime in quegli studios, solo numeri e statistiche.
Ultimate le riprese di “Total Drama: Pahkitew’s Island” Christian McLean annunciò il suo momentaneo ritiro, ammettendo di necessitare di un po’ di riposo: in realtà era una decisione che voleva prendere da tempo, per questo Topher lo prendeva spesso in giro anche fuori dal set.
Era giunta l’ora di una nuova ondata; il mondo stava cambiando.   
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«Ok, carrellata all'indietro...ecco così! Immobili per qualche secondo e...»
McCord disse che aveva bisogno di scappare in bagno.
«Non posso crederci, ogni anno la stessa storia!» Anderson si lamentò grattandosi freneticamente il capo: girare la sigla era un momento a lui sacro, ma non riusciva mai a realizzare una ripresa perfetta al primo ciack.



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L'analisi in questione riguardava il personaggio di Lindsay e la riflessione che volevo portare a fare sulla ragazza. 
Per la parte in cui si parla di lei c'è un brano che consiglio vivamente di ascoltare: Sweet Child O'Mine dei Guns N' Roses (qui per leggere la traduzione del testo dai toni molto teneri). 
Alternativamente alla versione originale propongo questa cover più "soft", ma a mio avviso molto molto bella. 

 

   
 
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