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Autore: Eliosa    01/01/2018    0 recensioni
Dal primo capitolo
La pioggia che picchietta sulla vetrata mi riporta alla realtà giusto in tempo per vedere il mio "guardiano" avvicinarsi al mio tavolo con due bicchieroni di caffè.
"A cosa pensavi?" mi chiede con sguardo interrogativo "Niente di importante" rispondo vaga allungando la mano verso la mia colazione. Lui allontana il bicchiere
"Beh, questo è un vero peccato visto che non offro la colazione alle ragazzine acide" dice abbozzando uno dei suoi irresistibili sorrisi sarcastici. Odio quando fa così, mi sfida, mi stuzzica e mi fa impazzire.
...
Due anni fa, avevo 15 anni quando smisi di essere una ragazzina spensierata. Avevo 15 anni quando giurai vendetta. Avevo 15 anni quando cominciai a vedere cose strane nella gente. Avevo 15 anni quando Ian cominciò a prendersi cura di me.
...
I miei compagni iniziano a parlottare tra loro e faccio appena in tempo a godermi la mia dose di normalità quando fa la sua comparsa la nostra preside, una donna mestruata perennemente o forse peggio, perennemente in menopausa… insomma la classica donna sulla cinquantina, frustrata che cerca di rendere la sua vita migliore rendendo un inferno quella degli altri. Mi azzarderei perfino a definirla più spaventosa di un Spinnetod.
Genere: Azione, Erotico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Cap 2 Un allenamento piccante


Come entro in casa, appoggio lo zaino e mi si avvicina un irresistibile Ian con tanto di grembiulino che, nonostante l’umore sotto i piedi, non posso che trovare irrimediabilmente sexy. “Allora, migliorata la giornata?” mi limito a guardarlo e lui capisce al volo “Hai voglia di parlarne?” “No, non ho voglia di niente” cerca di dissuadermi “Neanche del mio fantastico riso alla cantonese?” “Ho cambiato idea Ian, ho voglia di sfogarmi” abbassa la testa rassegnato “Non mangi niente prima?” scuoto la testa decisa, ho bisogno di sgranchirmi, di combattere e spegnere il cervello. Lo vedo togliersi il grembiulino e fare cenno verso il boschetto dietro casa. Non serve che mi cambi dal momento che ormai il mio outfit è sempre sportivo e sempre accompagnato dalle mie fedelissime nike, giusto per essere pronta ad ogni evenienza... e con questo mi riferisco ad improvvisi attacchi da parte di Wesen o nel peggiore dei casi da “visite” a sorpresa da qualche Reapers che per farla breve sono Wesen a cui noi Grimm non piaciamo molto… e credetemi quando vi dico che la cosa è reciproca… o per lo meno lo diventa quando questi cercano di staccarmi la testa con la loro falce.

Mi dirigo verso il nostro usuale “ring” e mentre aspetto che compaia Ian comincio a scaldare ogni muscolo del mio corpo per prepararmi al meglio per lo scontro, il mio avversario infatti non ha di letale solo l’aspetto fisico. E’ agile ma allo stesso tempo con una forza incredibile per un umano, è molto logico e anche durante un combattimento è in grado di analizzare, studiare e prevedere le mosse dell’avversario. Insomma non potrei chiedere insegnante migliore dal momento che in ballo c’è la mia stessa vita. Sono conscia che abbia ancora molto da insegnarmi ma per lo meno quello che sono riuscita ad imparare mi ha tenuto in vita fino ad ora.

Il rumore di un ramoscello lo tradisce ma fingo di non accorgermene per avere l’effetto sorpresa e penso a come farlo cadere nella mia trappola.

Continuo nel mio stretching, divarico le gambe e scendo con la schiena, una posizione sfavorevole per me se non fossi certa che il mio bel pesce abboccherà senza esitazione, si forma un sorriso sulle mie labbra non appena percepisco uno spostamento d’aria alle mie spalle e il rumore delle foglie sotto i suoi piedi.

Velocemente sferro un calcio mentre mi volto mantenendo la schiena bassa per dare più slancio al colpo. Prontamente riesce a parare il mio calcio ma noto un’espressione di piacevole sorpresa sul suo volto coronata da un sorriso compiaciuto. “Doveva essere una trappola?” mi chiede ironico “Doveva essere un attacco a sorpresa?” rispondo decisa con il suo stesso tono giocoso. Ride “Pensi di poter battermi mocciosa?” batterlo? No di certo, ma tenergli testa per poi venir sconfitta abbastanza decorosamente… quello potrei riuscirci.

Comincio a sferrare una serie di pugni, uno dietro l’altro, che ovviamente schiva e para tutti e comincio a sentire la razionalità scivolare da me per lasciar spazio all’istinto. La mia mente finalmente si svuota da ogni preoccupazione e pensiero, i miei sensi sensibili ad ogni odore, rumore ad ogni sua minima esitazione, al suo battito e al suo respiro.

Come vedo arrivare il suo pugno mi sposto, e mi accuccio per evitare il secondo ma sono in posizione di svantaggio e cerco di rimediare puntando alle sue gambe. Lui l’ha previsto e indietreggia appena in tempo, lasciando il mio calcio a fendere l’aria. Mi rialzo in fretta e mi metto in posizione, sull’attenti entrambi aspettiamo la mossa dell’altro, ma sono troppo impaziente e mi fiondo in avanti. Mi accorto tardi di avere il fianco scoperto, mi colpisce e trattengo il respiro per il dolore. Non mi faccio distrarre e riesco a parare il secondo colpo, questa volta è lui scoperto sul lato destro. Sferro un calcio poco potente ma rapido e riesco a colpirlo a mia volta, sorride come se non fosse nulla e con un calcio finisco contro un albero. Impreco, errore da dilettante, mi sono distratta. L’impatto con la corteccia non è dei migliori e mi lascio sfuggire un gemito, ora sono incazzata e il gemito diventa ringhio. In apnea mi fiondo su di lui, alla cieca e finisco nuovamente contro un albero ma questa volta a farne le spese è il mio braccio. Merda. Pensa Eleanor, pensa. Mi metto sulla difensiva aspettando che mi attacchi nuovamente, so che non lo farà aspetta che mi getti io stessa sulla sua tela. Questa volta rifletto e non mi lascio sopraffare dalla rabbia, con lui non funziona, riesce a leggermi dentro e prevedere le mie mosse quindi provo con la logica. Gli attacchi frontali sono inutili, ma lui se li aspetta da me. Ho un piano, fingere.

Imito il ringhio di prima e mi fiondo su di lui con lo stesso schema, se non che prima che mi colpisca mi accuccio, gli passo tra le gambe e sono alle sue spalle. L’ho colto di sorpresa e non me la lascio sfuggire questa occasione. Lo abbraccio da dietro… beh abbracciare è un parolone, non immaginatevi un abbraccio sdolcinato da commedia romantica, con abbraccio intendo il mio braccio attorno alla sua gola… Mentre sto per colpirgli la gamba per farlo piegare e concludere il combattimento, Ian ribalta la situazione, ribaltando anche me in effetti. Mi catapulta in avanti e mi trovo nella stessa posizione di prima, solo che sono io quella abbracciata ora. Provo a divincolarmi senza successo, lascio sfuggire qualche lamento di frustrazione ma non c’è verso. Sono in trappola. Non ho la sua stessa forza e da questa posizione non riesco a far nulla. Mi trovo in un’ impasse. Allenta la presa che diventa più giocosa “Scacco matto” mi sussurra all’orecchio con un tono strano che mi fa eccitare all’istante. La mia temperatura corporea sale e perdo l’uso della parola. “Se avessi avuto un arma...” sempre sussurrando, pensa poi continua “mm… si penso che ti avrei colpita qui...”.

Con la mano sfiora il punto dietro la schiena, chiudo gli occhi mentre sento delle scosse partire da dove mi sfiora ed emetto un gemito di piacere. D’un tratto tutto finisce, mi lascia e si allontana. Mi schiarisco la gola e fingo di non aver appena intravisto le porte del paradiso. Mi volto dopo aver ripreso contegno e noto che il suo volto è strano, forse leggermente scosso. Eleanor tirati fuori da questa situazione imbarazzante e alla svelta! Sorrido come se nulla fosse “Credo che ora mi sia proprio venuta fame!” cerco di dire allegra e spensierata ma il suo viso non si rilassa, si schiarisce la gola e con voce roca mi comunica che va a farsi una doccia. Annuisco mentre si volta e si incammina verso casa mentre cerco di nascondere le emozioni che cercano di uscire prepotenti. In primis la paura. Impreco. Finora ero riuscita a celare la mia attrazione per lui, che credevo per lo più infatuazione. Cercavo di giustificarmi pensando di confondere quella che era riconoscenza con un’ interesse di altro genere… ma oggi, mentre mi toccava il mio corpo ha perso ogni sua funzione normale. Ora ho paura di perderlo, che questo mio gesto lo porti ad allontanarmi, ad abbandonarmi… Diamine è il mio guardiano che mi vede solo come una ragazzina e che si diverte a prendermi in giro ed io sono solo una stupida adolescente in preda agli ormoni!

 

 

  
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