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Autore: summer_time    02/01/2018    0 recensioni
Interattiva - Iscrizioni fino al 27/01
Iris si è sempre sentita troppo rossa: dal colore dei suoi capelli, dalla sua armatura, dal suo copriletto fino alle sue stupende ali. Ma non è un rosso caldo e accogliente, bensì un rosso cupo e sanguinolento, come piace a Micheal. Anche se lei non lo sa.
Micheal invece ha una passione sfrenata per l'orrore: si diverte a essere violento verbalmente, schiacciando coloro che intralciano il suo cammino con semplici ma efficaci parole; non sopporta assolutamente il lavoro di squadra. Forse se Iris glielo chiedesse cambierebbe idea, ma niente è certo con uno come lui.
Entrambi dovranno però adattarsi a una nuova profezia, insieme a un gruppo di sfortunati semidei, proprio su di loro: perchè nessuno di loro in realtà vuole che il Leviatano si liberi dalla sua gabbia di ghiaccio.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Capitolo 13

Stava sognando di trovarsi in una grande bolla rosa, morbida e profumata alla vaniglia. Una bolla che t’invogliava a rimanere comodamente su di lei, così invitante e comoda che Iris non voleva più andarsene. E il bello era che poi cambiava colore, passando dal rosa a un blu elettrico, con sapore di mirtilli e more, cambiando in un verde delicato, menta e lime, e a un giallo allegro, miele dorato e profumato, cambiando ancora in un arancione vivace, arancia caramellata e zenzero. E poi di nuovo rosa, in un circolo vizioso ma avvolgente: Iris non ne voleva sapere di staccarsi da quella bolla multicolore, così bella e perfetta: era la sua giusta ricompensa per tutto ciò che aveva dovuto sopportare, per ciò che era stata costretta a fare, per ciò che aveva dovuto lasciare. Sì, questo era il suo premio di consolazione.

Galleggiava senza peso in quello spazio indefinito, beandosi della sua pace, del silenzio che la avvolgeva, della comodità della sua bolla, della calma che la circondava: si sentiva un po’ sola, era vero, ma avrebbe imparato a conviverci, ne era certa.

“Pensi di rimanere a crogiolarti qui ancora a lungo?”

Pigramente Iris volse la testa: in realtà era stata spaventata a morte, era la prima voce che sentiva da quando era arrivata in quel posto indefinito, ma la sua reazione al rallentatore era dovuta proprio alla calma che la bolla e ciò che la circondava emanavano su di lei. Strizzando gli occhi verdi mise a fuoco una figura alata di un giovane, molto bello come solo gli dei potevano essere, circondato da papaveri vermigli che sbocciavano fiorenti man mano che il dio si avvicinava alla ragazza.  

“Divino Ipno, cosa la porta qui?”

“Sono venuto a vedere cosa ti tratteneva ancora qui, giovane fanciulla. Avresti dovuto lasciare questo posto molto prima del mio arrivo”

“Perché dovrei lasciarlo? Non è forse il mio premio per aver sconfitto il Leviatano ed essere morta per questo?”

“Ti pare di essere morta dolce fanciulla? Credi che non dovresti trovarti di fronte al cospetto di un dio diverso?”

“Non è forse il mio Esilio questo? Perché mi torturate ancora, cosa devo fare ancora?”

Il dio guardò dolcemente Iris: la sua natura rilassata e lenta placò l’iniziale irritazione della ragazza, che tornò a sprofondare nella sua bolla.

“Non credi sia tempo di svegliarti? E questo, detto da me, sembra quasi un ossimoro”

“Impossibile. Io sono morta!”

Iris si alzò di scatto, ignorando l’impellente bisogno di tornare a sdraiarsi e godere dell’atmosfera, avvicinandosi velocemente al dio alato, fermandosi vicino ai papaveri rossi. Il dio non sembrava per nulla turbato, anzi era quasi compiaciuto da questa sua presa di posizione.

“Non sei morta, fanciulla, altrimenti sarebbe la mia controparte a parlarti. Questo è uno spazio onirico, il mio personale spazio se vogliamo precisare, dove tutti – mortali, semidei, persino dei – possono trovare riposo e conforto per riprendersi da scontri ardui. L’unica pecca è che nessuno vorrebbe mai andarsene se dipendesse dalla loro spontanea volontà ed è per questo che sono io l’unico che può dettare legge qui: nemmeno Zeus, il nostro re, può opporsi alla mia volontà qui.”

“Impossibile.”

Era l’unica cosa che era riuscita a dire, un sussurro appena accennato: non riusciva a capacitarsi di ciò, era impossibile che lei fosse sopravvissuta al magma, all’eruzione. Non era fisicamente possibile, neanche per lei che era un ibrido.

“Non ricordi cosa diceva la profezia?”

“Certo che lo ricordo! La profezia diceva chiaramente che dovevo morire, io sono la fenice. E sono morta.”

“Diceva risorgere, fanciulla. E tu sei risorta, hai sconfitto il Leviatano. Ora devi tornare dei tuoi compagni e questo è un ordine”

“Ma..”

Prima che potesse anche solo replicare, Ipno schioccò le dita e Iris vide nero.

 
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Erano ormai passati quasi due mesi. Due mesi di fuoco e d’insonnia per Micheal: si aggirava come un fantasma per l’infermeria, passando intere giornate a sorvegliare, come un fedele guardiano, il corpo bruciato e martoriato di Iris. Se ne andava solo qualche minuto prima del coprifuoco del Campo e tornava la mattina successiva all’alba, mangiando e bevendo solo ciò che Arthur gli portava; con la sua terribile spada appesa al fianco o piantata nel pavimento della stanza, osservava alternativamente Iris, la porta d’ingresso della stanza e la piccola finestra, unica fonte di luce: doveva assicurarsi la sua incolumità, ora che lei non era cosciente.

A volte veniva spedito fuori da Florian e Ninette, obbligato almeno a lavarsi e a mangiare decentemente un pasto ma poi tornava sempre accanto alla ragazza aspettando un suo risveglio, sempre più improbabile man mano che il tempo passava. I figli di Apollo e Asceplio continuavano a curarle le scottature, cambiandole giornalmente le bende per non rischiare di contrarre infezioni, guarendo pian piano la pelle e ricucendo le due profonde ferite alla schiena ma nulla sembrava svegliarla dal profondo coma in cui era caduta. A volte le accarezzava la mano da sopra le bende, unico contatto che si concedeva di tanto in tanto, lasciando trasparire tutto il suo dolore eppure quando qualcuno entrava era sempre sull’attenti, con la spada in mano e lo sguardo affilato.

Un rumore leggero lo distrasse dai suoi pensieri, un rumore vicino alla porta che lo portò a stringere l’elsa della sua spada, pronto a sfoderarla, quando fece capolino la testa di Arthur e con lui i suoi capelli perennemente arruffati. Si rilassò leggermente e tornò ad appoggiare la schiena sullo schienale della sedia

“Ancora niente?”

Micheal scosse la testa e guardò il volto di Iris, inespressivo.

“Andrà meglio domani, vedrai. Ormai la pelle è guarita quasi del tutto, tranne alcune parti sulla schiena dove le rimarranno delle cicatrici profonde”
“Sono prova del suo coraggio. Le porterà con fierezza”

Arthur annuì, non sapendo bene cosa dire. Iris era in coma da più di tre mesi e Micheal aveva perso quasi dieci chili nel frattempo: più lei peggiorava, più lui si spegneva e non c’era nulla che Arthur avesse provato che lo avesse fatto stare meglio. Nulla. Uscì dalla stanza, sperando.

 
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Maledizione a Ipno: sentiva un dolore sordo pulsare ritmicamente, si sentiva immobile, si sentiva stretta e aveva freddo. O forse era caldo? Aprì di scatto gli occhi, per poi richiuderli quasi subito a causa della luce che le aveva ferito le pupille, non vedeva niente e non capiva i pochi suoni che le arrivavano alle orecchie, si sentiva soffocare, la gola le bruciava e la schiena, per Zeus, le sembrava fosse sopra una grattugia rovente e gigante. Provò a togliersi ciò che le impediva di respirare bene, la cosa che la stava soffocando, tentando di aprire di nuovo gli occhi, anche se in realtà continuava a non vedere niente. Qualcosa la bloccava, bloccava i suoi polsi ma dovevano lasciarla, doveva respirare! I suoni erano ancora confusi, non capiva niente e non riusciva a distinguere le prime forme sfuocate che i suoi occhi erano riusciti a vedere.

Le mani erano di nuovo libere e Iris tentò di graffiare, di difendersi da quell’ombra scura e indefinita che le era sopra, ma vennero di nuovo bloccate e tenute verso sinistra mentre un qualcosa di caldo e asciutto le toccava la faccia. Incominciò a distinguere i colori, a mettere a fuoco sbattendo più volte le palpebre, incominciando a sentire più voci attorno a lei, voci che sapeva di conoscere ma che erano ancora troppo ovattate per distinguerle; tornò a guardare l’ombra sopra di lei, ancora sfuocata ma non più scura da cui proveniva una delle tante voci, la più forte e chiara. Fino a che non mise totalmente a fuoco, finché non riuscì a distinguere suoni e colori, continuò a dimenarsi, tentando di scacciare via da se quella presenza ignota, cercando di liberare il suo collo da ciò che lo stringeva. Fino a che non vide chi le stava impedendo di farsi del male.

Fu un sussurro, colpa delle corde vocali inutilizzate, dell’emozione e dell’incredulità.

“Micheal”

Iris si alzò di scatto per abbracciare il ragazzo seduto sul letto al suo fianco, ignorando il dolore alla schiena e il mal di testa. Lo strinse più forte che poté sentendo le braccia del ragazzo stringerla gentili, quasi tremanti. Scoppiò a piangere, anche se di lacrime non ne aveva più, ma in quel momento voleva scaricare tutta la paura e l’ansia precedenti, sentendo le dita del ragazzo percorrere leggere la sua schiena: di scatto si allontanò, realizzando un’orribile presente. Tentò di toccarsi le sue ali, le sue splendide e forti ali ma trovò solo il vuoto: un attacco di panico incominciò a farsi strada, il respiro accellerò come i battiti del suo cuore.

“Iris, Iris, va tutto bene, davvero, non importa, sei viva. Iris, ascoltami”

Micheal le prese il volto tra le mani, poggiando la sua fronte contro la sua, infondendole una calma improvvisa.
Aveva perso le sue ali: ora non era più possibile scambiarla per un ibrido. Ora era un’umana totale, era rinata: come la fenice. Ma dovettero passare molti minuti prima che Iris accettasse la sua nuova fisionomia, così diversa dalla precedente.

“Ora vado a chiamare un medico, torno subito ok? Aspettami”

Micheal le lasciò un deciso bacio sulla fronte e sparì oltre la porta tornando immediatamente, come promesso, con un figlio di Apollo. Il ragazzo incominciò subito a visitarla.

Due ore e mezza più tardi, dopo attente cure e valutazioni anche da parte di Chirone, Iris veniva trasferita nella sua camera nella Casa Grande: completamente incapace di muoversi per le gravi ingiurie, Micheal l’aveva presa in braccio come se fosse stata una piuma e l’aveva trasportata velocemente, attraversando il Campo a grani falcate. L’aveva poi deposta sul materasso, attento a non farle male.

“Hai un aspetto orribile lo sai?”

Il ragazzo si voltò a guardarla per poi scoppiare a ridere: Iris non capiva il motivo di quella ridarella improvvisa ma fu contenta di vederlo ridere, era bello Micheal quando rideva di gusto. E poi era davvero ridotto male, con delle occhiaie violacee spaventose e la barba bionda sfatta.

“Ho avuto giorni migliori lo ammetto. Non che tu sia messa tanto meglio, coperta di bende come sei”

Iris arrossì per l’imbarazzo, colta in contropiede. Stava per replicare quando un vociare acuto la distrasse: proveniva da fuori della sua camera e la voce acuta di Florian le stava perforando i timpani. Con uno strattone, la sua porta si aprì facendo entrare il ragazzo, Arthur e Ninette, ancora intenti a litigare tra di loro: la scena era talmente comica che sia Iris sia Micheal scoppiarono a ridere in contemporanea.

“Tu! - con il dito puntato sulla figura bendata di Iris, Florian si avvicinò minaccioso – Non provare più a morire, mi sono spiegato?! Non avevamo discusso i termini e le condizioni per la tua morte, perciò d’ora in avanti dovrai chiedermi il permesso per morire, intesi?”

La rossa rise, scossa dall’ilarità della scena mentre Florian, con la faccia tutta rossa, continuava a blaterare su permessi e contratti. Persino la morte doveva avvenire con la compiacenza di Florian Pride e Iris decise di accettare la cosa: gli sorrise, asciugandosi qualche lacrima fuggita, e annuì con decisione prima di trovarsi stretta in un abbraccio che credeva impossibile – già Florian Pride, il principe del Campo, la stava abbracciando di sua spontanea volontà. Non chiedeva regalo migliore da lui.

Quando si staccò e si sedette accanto a lei – con la scusa che era terribilmente stanco – Iris lo vide passarsi una mano sul volto ma non commentò: se Florian piangeva e lo faceva con un pubblico senza vergognarsene troppo, voleva dire che era serio. Alla sua sinistra invece si sedette Ninette, che non fiatò ma le sorrise con calore, prendendole la mano tra le sue, contenta di vederla ancora in vita, nonostante le bende sulla maggior parte del corpo, nonostante i capelli ancora troppo corti dovuti alla ricrescita.

“Beh ragazzi. Cos’è successo? Io non so niente e vorrei capire come siamo arrivati qua senza troppi problemi”

Arthur ridacchiò in risposta, con gli occhi scuri ridenti e rilassati ma intenzionati a rispondere.

“Con il viaggio ombra, l’ultimo che avevo a disposizione, vi ho portati dal Cile qui al Campo. Io poi sono svenuto per lo sforzo ma per fortuna ci hanno portato tutti in infermeria: tu ovviamente eri quella più grave, sei stata due mesi in coma”
“Cosa? Due mesi? Così tanto?”

Tutti annuirono e Iris si sentì mancare il fiato, due mesi erano tanti, in quelle condizioni non si sarebbe svegliata se Ipno non le avesse detto di farlo: il suo incontro con il dio però preferì tenerlo segreto.

“Purtroppo non possiamo restare qui, Chirone ci ha permesso solo un saluto veloce, ma domani ti verremo a trovare, promesso!”

Iris salutò i suoi compagni di missione e li vide uscire dalla porta: sapeva che sarebbero tornati, si fidava. Però sentiva che c’era qualcosa che non andava.

“Micheal. Puoi fermarti un secondo?”

 
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“Cosa pensi di fare questo week-end Ninette?”
“Resterò qui al Campo, come al solito. Anche perché dopo tutto quello che abbiamo passato, non mi va di fare niente.”
“Ti capisco. Tu invece Florian?”

“Tornerò a casa, ho l’operazione per il tendine che mi hanno quasi reciso. In più c’è una manifestazione a cui voglio andare.”
“Ah si? Io invece vado al Gay Pride che si terrà a New York, per fortuna che è vicino”

Arthur vide Florian impallidire: preoccupato gli chiese se stava bene e il ragazzo, diventato improvvisamente rosso rispose:

“Credo che ci vedremo là.”

 
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“Stai comoda?”

Micheal la vide annuire mente le stava accarezzando i cortissimi capelli, certo avrebbe preferito fossero come prima – lunghi boccoli rossi fuoco – ma non si lamentò: Iris era viva e sveglia, vicina a lui. Era rimasto spiazzato quando la ragazza gli aveva chiesto se per quella notte poteva rimanere accanto a lei, ma non si era tirato indietro. Chirone probabilmente gli avrebbe fatto una lavata di capo il mattino seguente ma la cosa non lo preoccupava più di tanto: Iris era al suo fianco.

Tutto si era risolto, certo non era una bella conclusione felice: Neos e Julie erano morti per permettere al mondo di vivere, Arthur li aveva visti morire davanti ai suoi occhi senza poter fare niente, Florian rischiava di rimanere zoppo a vita, Ninette aveva continui incubi e attacchi di panico, Iris era appena uscita dal coma e lui era perennemente in allerta per colpa dello stress post-traumatico. Il loro era un fine rattoppato ma era una fine.

Diede un bacio sulla fronte di Iris, ormai addormentata, e chiuse anche lui gli occhi.


 

ANGOLO AUTRICE

Oddio ragazzi. E' finita! E' finita davvero, ancora non ci credo. La storia di Iris, Micheal, Arthur, Florian, Ninette, Neos e Julie è terminata e io mi sa dovrò abituarmi alla loro assenza.

L'epilogo è giunto, nonostante il mio solito ritardo, e con lui arrivano anche i miei ringraziamenti: davvero questa storia è stata resa possibile da un sacco di persone.
In primisi, gli autori dei vari personaggi: grazie per aver voluto partecipare, per aver condiviso con me le vostre creazioni e per avermi supportato (e anche sopportato!) nei miei aggiornamenti. Iris e Micheal, senza di loro, non avrebbero combinato un granchè da soli :)
Ringrazio poi chiunque abbia lasciato una recensione per apprezare il mio lavoro e chiunque abbia provato a partecipare: spero che i vostri personaggi siano stati presi in altre interattive per compensare la mia!
Ringrazio anche tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e a tutti i lettori sileziosi, un bacio immenso anche a voi!

Vi lascio immaginare il loro futuro come più vi pare e piace, lasciandovi qualche domanda-guida: Iris e Micheal alla fine si metteranno insieme? Tra Florian e Arthur succederà qualcosa? Si riprenderanno dalla missione? Kyros tornerà con la sua vendetta?
Se vi va mandatemi un mp - o scrivetelo nella recensione - dove mi descrivete ciò che avete pensato possa accadere e in cambio io vi dirò la mia idea ;)

A voi il mio ultimo bacio,

Summer_time

 
  
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