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Autore: vale ronron    03/01/2018    0 recensioni
Questa storia conterrà una serie di episodi che mostreranno i pensieri e la vita di Katniss e Peeta una volta tornati al distretto 12 dopo la guerra, nella storia compariranno anche altri personaggi della saga. Allego delle frasi estratte dal primo capitolo:
“mi offro volontaria” urlai
“non si accettano volontari signorina Everdeen” mi disse Snow ridendo soddisfatto
“nooooo, non potete farlo, io mi offro volontaria, vi prego prendete me, vi supplico!!”
“continui signorina Trinket” disse Snow non prestandomi la minima attenzione.
Buona lettura!!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Delly, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV Katniss

possa la fortuna sempre essere al vostro favore

“Aaaaaaaaaaaaah” urlai alzandomi di scatto dal letto.
Ero immersa in una pozzanghera di sudore e il mio corpo era scosso da singhiozzi e da tremori incontrollabili. Mi presi la testa tra le mani nel vano tentativo di scacciare le orrende immagini che l’ennesimo incubo mi aveva “gentilmente” donato.
Quella frase mi rimbalzava nel cranio sempre più amplificata…possa la fortuna essere sempre al vostro favore…facevo sempre dei sogni orrendi, pieni di sangue, di morte, di esplosioni ma rivedere il palazzo di giustizia bandito e preparato per la mietitura mi aveva riempita di terrore.
Sogno
Ero in mezzo alla folla insieme a tutte le ragazze della mia età, mi guardai attorno, a sinistra c’era Gale insieme ai ragazzi della sua età, e a circa 50 m davanti a me c’era Prim…la mia paperella.

Era il giorno della mietitura, ed ero già perfettamente consapevole che la mia piccola sorellina sarebbe stata estratta, ero terrorizzata.
Effie era sul palco, ma non aveva ancora estratto nessun biglietto, ero ancora in tempo.

Avrei potuto fare qualcosa, magari innescare un ammutinamento, tutta la gente del distretto era in piazza per assistere alla mietitura, i pacificatori erano tanti ma in confronto agli abitanti del 12 erano in minoranza, se ci ribellassimo con un po’ di fortuna potremmo fermare temporaneamente la mietitura cosi avrei il tempo di scappare nella confusione generale. Provai a muovermi disperata ma il mio corpo non rispondeva, l’unica cosa che riuscivo a muovere era la mia testa e il mi collo, tutti gli altri miei arti erano paralizzati.

No, non voglio che la mia paperella sia di nuovo estratta alla mietituta, so già come sarebbe andata a finire la storia, non voglio che si ripeta.
Prim verrà estratta come tributo femmina e Peeta come tributo maschio… oh mio dio Peeta, mi voltai a sinistra verso i ragazzi maschi della sua età ma non riuscii a trovarlo.  

“Peeta” urlai

c’era un silenzio tombale ma lui non rispose

“Peeta” urlai cercando con lo sguardo tra la folla dei ragazzi ma non c’era nessuna traccia del ragazzo del pane.
Diedi un’occhiata a Prim per paura che fosse scomparsa anche lei, ma Prim era lì e mi guardava con la paura e il terrore negli occhi.
Mi scese una lacrima, disperata mi girai verso Gale, lui mi stava guardando ma aveva un ghigno stampato in viso, incominciò a ridere, lo guardai sconvolta, come poteva ridere di tutto questo.

“Dolcezza” mi girai di scatto, solo una persona mi chiamava in quel modo, Haymitch, era sul palco vicino ad Effie

“Haymitch dov’è Peeta?”

“pensi a lui sempre troppo tardi Katniss, Peeta è sempre stato il tuo ultimo pensiero, non lo meriteresti nemmeno se vivessi altre 100 vite”

“troppo tardi…che significa??, dimmi dov’è, ti prego!!” lo pregai disperata

“è stato portato via dalle guardie, verrà torturato dai pacificatori e depistato con gli aghi inseguitori”

“Nooooooooooooooo” urlai “perché non hai impedito che lo portassero via” gli urlai contro piangendo “non può succedere di nuovo, non posiamo permetterlo”

“Avresti dovuto pensarci tu Katniss, era tuo compito proteggerlo”

“dimmi dove l’hanno portato, ti prego!! Possiamo ancora liberarlo!!”

“non ce più tempo!!” mi rispose spazientito e rassegnato.

Stavo per urlargli contro ma non ne ebbi il tempo… perché il portone del palazzo di giustizia si aprì ed uscì Snow in persona, il sangue mi si raggelò nelle vene al solo vederlo, dietro di lui c’erano due pacificatori che trascinavano con fatica un corpo inerme.
Prima ancora di avere la certezza che quella testa penzolante ricoperta da ciuffi biondi fosse quella del mio ragazzo del pane, feci uscire dalla mia trachea un urlo disumano, gettarono il corpo di Peeta sotto l’ampolla contente i nomi dei ragazzi del distretto.

“E adesso signorina Trinket proceda pure con l’estrazione” disse Snow impassibile

Effie si avvicinò all’ampolla, io ero paralizzata, continuavo a fissare il corpo immobile del ragazzo del pane, non volevo illudermi ma sembrava che respirasse ancora, forse era solo svenuto magari lo avevano addormentato.

“la precedenza alle ragazze” disse Effie col suo accento capitolino

“Primrose Everdeen” disse Effie senza alcuna emozione

“nooooooooo “cercai di muovermi e di fermare l’avanzata della mia paperella, che saliva sul podio tremante tentando di aggiustarsi la camicetta dentro la gonna

 “mi offro volontaria” urlai

“non si accettano volontari signorina Everdeen” mi disse Snow ridendo soddisfatto

“nooooo, non potete farlo, io mi offro volontaria, vi prego prendete me, vi supplico!!”

“continui signorina trinket” disse Snow non prestandomi la minima attenzione

“e adesso procediamo ad estrarre il valoroso ragazzo che rappresenterà il distretto 12 ai settantaquattresimi hunger games”

Se è un sogno vorrei svegliarmi adesso, non posso vederli morire senza poter fare niente, ho un dolore lacinante al petto, mi manca il respiro, mi sento morire…non posso muovermi, posso solo urlare ,ma non serve a niente farlo.

“il ragazzo fortunato è Gale Hawthorne” disse a gran voce Effie col suo tono squillante

Mi giro verso Gale, lo vedo muoversi tranquillo verso il podio, continua a ridere, io sono sotto shock non capisco cosa sta succedendo, come può comportarsi in questo modo, continuo a seguire Gale con lo sguardo, in me incomincia a crescere una rabbia sempre più crescente nei suoi confronti.
 Una volta arrivato al podio con mio grande stupore Gale strinse le mani a Snow e gli disse: “mi permetta  una domanda signor presidente…mi chiedevo perché perdere tempo a  fare i settantaquattresimi hunger games se possiamo direttamente risolvere la questione in breve tempo”

“Si spieghi meglio signor Hawthorne” disse Snow stupito quasi quanto me

“be signor presidente il suo scopo è quello di distruggere definitivamente Katniss Everdeen, be, qui in questo palco attualmente ci sono le persone a cui lei tiene di più al mondo” disse indicando se stesso, Peeta e Prim.

Snow lo guardo ammirato e sorridendo gli disse “mi suggerisca il da farsi signor Hawthorne”

Gale alzò una mano al cielo, io terrorizzata alzai la testa e vidi con terrore un hovercraft di Capitol, due piccoli paracaduti furono lanciati via dall’hovercraft.

Sconvolta, ma già ben consapevole, cercai di capire dove sarebbero potuti cadere, segui una traiettoria invisibile e com’era prevedibile i miei occhi caddero sui corpi di Peeta, steso per terra, e su Prim, trattenuta sul palco da due pacificatori.
Vidi gli occhi di Prim erano pieni di lacrime, di paura, di terrore, di morte, all’improvviso la bocca di mia sorella si aprì e disse delle parole che non mi sarei mai aspettata e che mi confusero parecchio:

“perdona Gale, Katniss, e soprattutto perdona te stessa o non avrai pace”

Non feci in tempo a stupirmi delle sue parole che i paracaduti si appoggiarono ai piedi di Prim e al corpo di Peeta riducendo i loro corpi prima in due grandi fiaccole e poi in cenere, quest’ultima si sparse in tutta la piazza con una grande esplosione.
Urlai come non avevo mai fatto in vita mia.
Fine sogno
Cercai di respirare ma i miei polmoni non è volevano sapere, ero in piena crisi di panico, ne avevo fatti tanti di incubi ma questo era stato uno dei più brutti, ero troppo reale, le frasi di quel sogno mi rimbombavano in testa:

…pensi a lui sempre troppo tardi Katniss, Peeta è sempre stato il tuo ultimo pensiero…
…non lo meriteresti nemmeno se vivessi altre 100 vite…
…Avresti dovuto pensarci tu Katniss, era tuo compito proteggerlo…
…Primrose Everdeen…
…non si accettano volontari signorina Everdeen…
…Gale Hawthorne…
…be signor presidente il suo scopo è quello di distruggere definitivamente Katniss Everdeen, be, qui in questo palco attualmente ci sono le persone a cui lei tiene di più al mondo…
…perdona Gale, Katniss, e perdona te stessa o non avrai pace…

Era quest’ultima frase che in particolare non riuscivo a togliermi dalla testa:

…perdona Gale, Katniss, e perdona te stessa o non avrai pace…

Come potevo perdonare Gale?!

Come potevo perdonare me stessa?!

Gale aveva ucciso Prim

Io avevo ferito e abbandonato Peeta, ma io non avevo fatto del male solo a lui, avevo ucciso molte altre persone.

Era tutta colpa mia.

Sarei dovuta restare al mio posto, avrei dovuto mangiare i morsi della notte dentro l’arena, in quel modo Peeta sarebbe tornato al 12, si sarebbe fatto una vita e col tempo mi avrebbe dimenticata, e con un po’ di fortuna Prim avrebbe potuto non essere più estratta, col la mia morte non avrebbe avuto senso far uscire il nome di Prim l’anno dopo alla mietitura, si sarebbero create rivolte e Snow non voleva questo…
…la mia morte, il cuore spezzato di Peeta e di mia sorella sarebbe bastato come vendetta nei miei confronti, e poi sono sicura che Peeta e chissà magari anche Haymitch avrebbero protetto e nutrito Prim fino a quando ne avrebbero avuto la possibilità.

Non mangiando quelle bacche ho condannato Peeta, Prim e tutta Panem…questo è un dato di fatto e nessuno mi farà cambiare idea.
Mi alzo tremante e come tutte le notti dopo un incubo mi affaccio alla finestra cercando di intravedere la casa di Peeta, come quasi tutte le notti c’è la luce accesa, non sono mai entrata a casa sua ma so che la finestra illuminata è quella della stanza dove dipinge.
In una delle nostre rare ma preziose conversazioni mattutine, mi ha confidato che quando la notte è sopraffatto dagli incubi si alza e dipinge su tela i suoi incubi.

Non me l’ha detto ma sono quasi certa che la gran parte dei dipinti che fa di notte ritraggono me mentre cerco di ucciderlo o peggio me che uccido la sua famiglia o me mentre do fuoco al distretto 12.

Sospirai rassegnata… io e Peeta abbiamo un rapporto strano, se è possibile è ancora meno indefinito di quello che avevamo prima e durante la guerra.

Come disse lui, quando eravamo a Capitol con la squadra di stelle, noi siamo stati:
amici, amanti, vincitori, fidanzati, nemici, alleati…abbiamo sempre avuto un aggettivo che in qualche modo ci rappresentasse ma in realtà neanche noi sapevamo cosa eravamo o chi eravamo:
ragazzo del pane, ragazzo innamorato, ibridovolontaria, ragazza di fuoco, ghiandaia imitatrice, sventurati innamorati, vincitori…ci hanno sempre affibbiato nomignoli che in qualche modo ci rappresentassero ma chi siamo in realtà non lo sappiamo neanche noi.
Forse un tempo lo sapevamo, ma adesso siamo smarriti, viviamo alla giornata compiendo azioni meccaniche e quotidiane.
Credo che adesso l’aggettivo che ci descriva di più sia sopravvissuti

Diedi un ultimo sguardo alla finestra di Peeta e decisi di scendere in cucina per bere un po’, mi sedetti nella mia solita sedia a capotavola, guardai dritto a me, quello opposto al mio è il posto di Peeta.
Ogni mattina siedi lì e fa colazione con me, Sea la Zozza e sua nipote Molly. Queste ultime due si siedono rispettivamente alla mia destra e alla mia sinistra. 
A pranzo siamo solo io e Sae, la piccola resta con i suoi genitori, mentre Peeta non so di preciso cosa faccia ma so che pranza sempre giù in città, resta lì tutto il pomeriggio e poi la sera torna al villaggio dei vincitori, e dopo essersi fatto una doccia a casa sua, viene a cenare a casa mia insieme ad Haymitch.

Dopo cena ci mettiamo a lavorare al libro dei ricordi, lui disegna e io o Haymitch gli dettiamo cosa scrivere nelle pagine del libro.
Peeta è sempre impegnato a fare qualcosa, non sta mai fermo, non so dove trovi la forza per farlo, sospetto che si tenga impegnato per non pensare a come farmi fuori, rido amaramente.

Una volta chiesi a Sae se sapesse cosa facesse Peeta giù in città e lei mi rispose che lui si stava dando un gran da fare per dare una mano per ricostruire il distretto. quando le chiesi chi altro se ne occupasse lei mi disse che invece di chiedere sarei potuta uscire ed andare a vedere di persona. Io la ignorai e non le feci più domande di questo tipo.

Io e Peeta non restiamo mai soli a parte quando la sera Haymitch crolla sulla poltrona per l’eccessivo alcool. Questa è la massima intimità a cui possiamo aspirare. Penso che a Peeta vada più che bene così, il problema quindi è solo mio, a quanto pare io sono l’unica a cui non sta più bene questa situazione di stallo.

La verità è che lui mi manca… Peeta mi manca, so di non avere il coraggio e la sfrontatezza  per dirglielo ma non posso più mentire a me stessa. Mi mancano i suoi abbracci, le sue attenzioni, il modo in cui mi guardava, il modo in cui mi proteggeva e mi difendeva, il modo in cui mi amava…

Rido e piango contemporaneamente…anche se io e Peeta iniziassimo ad avvicinarci, non sarebbe più lo stesso…non avrei più le stesse attenzioni e le stesse gentilezze da parte sua, non avrei più l’amore di Peeta perché il mio ragazzo del pane non c'è più, mi ha abbandonata anche lui…le persone che mi amavano le ho perse tutte.

Ho perso l’amore fraterno di Prim

Ho perso l’amore incondizionato e senza riserve di Peeta.

Ho perso l’amore di Gale.

Ho perso l’amore materno di mia madre, ma a quel tipo di vuoto c’ero già abituata, l’affetto di mia madre l’avevo perso già da molto tempo.

Ho perso l’affetto di Finnick, lui era diventato un mio fedele amico e confidente.

Ho perso l’affetto di Cinna, tenevo moltissimo a lui.

Ho perso tutti.

La verità è che io faccio male a chiunque mi voglia bene, forse è meglio cosi, è meglio che Peeta non si avvicini troppo a me, o rischierà di farsi male di nuovo.

Tuttavia questi sono solo pensieri senza ne testa e ne piedi, tanto per cambiare sono rimasta la solita egoista, non riuscirò mai a dire a Peeta di allontanarsi del tutto da me.

Perché ormai so che senza lui perderei l’unico appiglio che mi lega a questa vita.

Perché ho capito che alla fine della guerra quando sono rientrata al 12 non ho più tentato di uccidermi perché in consapevolmente stavo aspettando qualcosa, non sapevo cosa o chi, ma adesso lo so, io stavo aspettando la speranza, stavo aspettando il mio dente di leone, aspettavo che Peeta tornasse da me.

Sbuffai quel gattaccio di Ranuncolo si sta strusciando tra i miei piedi, tanto lo so che lo fa solo per avere cibo, mi alzai, gli presi un biscotto dalla credenza, glielo porsi e decisi e mi sdraiai sul divano, ero sfinita.

Mi addormentai con la speranza di non svegliarmi con un altro incubo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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