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Autore: Fueati    03/01/2018    2 recensioni
Ricorda sempre Loki", gli aveva confidato una volta di molti anni prima la donna che lo aveva messo al mondo, che si era fatta sua maestra e protettrice, dopo un lungo e intenso allenamento durato fino allo scoccare dell'età adolescenziale del minore dei suoi figli, quando aveva capito che il suo compito era giunto al termine: "la magia non serve solo ad ingannare e a mostrare ciò che non c'è. Può farsi tuo scudo e alleato. Può diventare tua amica e compagna ma non farti mai sopraffare da ciò che può offrirti con false promesse. Non concederle il privilegio di farti diventare cieco davanti alla realtà. Non permetterle di fare della tua vita mera menzogna e illusione.È vero, rispetto a Thor non sei bravo a menare le mani e a cacciarti nei guai. Se ti conosco bene non sei il tipo di uomo capace di accontentarsi di quel che di semplice la vita gli può offrire, ma sei un ragazzo sveglio e brillante. Questa sarà la tua arma più potente. Non desiderare mai di essere diverso da ciò che sei, Loki , nemmeno quando la vita e le sue difficoltà cercheranno di farti del male, di farti imboccare sentieri sbagliati.
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Odino, Thor, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Prologo

Come molto spesso accadeva, un cielo limpido e sereno sovrastava la città eterna, culla degli dei nordici: Asgard, terra di valorosi guerrieri e di miti che, da sempre, avevano affascinato e solleticato la fantasia degli scrittori e studiosi più curiosi.

Non una nuvola sembrava voler rovinare quella giornata così perfetta, ma il cuore del minore dei figli di Odino, re di quelle terre lussureggianti, era tutt'altro che sereno.

Loki, definito da molti come il dio degli Inganni per via della sua destrezza con le arti magiche illusorie, da diversi minuti o anche più, fissava con sguardo vitreo un punto indefinito della pagina del libro che stava leggendo (o almeno ci provava), comodamente seduto sul letto della sua stanza, dalla quale non usciva da diversi giorni. La chioma corvina, leggermente scompigliata, gli occhi stanchi segnati da profonde occhiaie e i vestiti sgualciti lasciavano intendere che il giovane dio non avesse chiuso minimamente occhio quella notte, così come quella precedente e quella prima ancora.

Stufo e privo di reale interesse verso quelle pagine ormai ingiallite dal tempo e dall'umidità il moro scaraventò il volume contro la parete davanti a se, facendo tremare la libreria ricolma di antichi e preziosi tomi, per lo più doni della madre. Emaciato per la stanchezza e nero in volto il dio si avvicinò alla grande finestra che dava sul mondo al di fuori di quelle quattro mura. Non riusciva a vederli ma poteva comunque sentirli, i cittadini di Asgard: gente serena, felice della propria esistenza. Riconoscente verso il proprio sovrano, amante del buon cibo e mai sazia di feste ed eventi speciali.

Tutti sembravano sentirsi perfettamente a loro agio in quella terra colma di ogni ben di dio ... tranne lui.

Loki aveva sempre preferito il silenzio e la tranquillità. Non era un gran bevitore, ne un amante delle risse o del combattimento in genere (il passatempo principale per ogni guerriero di Asgard).

Ai muscoli aveva preferito sviluppare l'intelletto, iniziativa che se suo fratello aveva sempre deriso e scambiato per codardia sua madre aveva approvato con gioia. Frigga, moglie di Odino e maestra di magia, aveva accettato di fare al figlio minore da insegnante, svelandogli i trucchi legati alla complessa natura dell'illusione e a tutto ciò che essa comportava: divertimento, fascino ma, prima di tutto, responsabilità e consapevolezza di se.

"Ricorda bene, Loki", gli aveva confidato una volta di molti anni prima la donna che lo aveva messo al mondo, che si era fatta sua maestra e protettrice, dopo un lungo, intenso allenamento durato fino allo scoccare dell'età adolescenziale del ragazzo, quando aveva capito che il suo compito era giunto al termine.

"La magia non serve solo ad ingannare, a mostrare ciò che si desidera ma che non possiamo concretamente stringere fra le mani. Può farsi tuo scudo e alleata. Può diventare tua amica e compagna ma non farti mai sopraffare da ciò che può offrirti con false promesse. Non concederle il privilegio di farti diventare cieco davanti alla realtà. Non permetterle di fare della tua vita un fragile riflesso di ciò a cui il tuo cuore anela con tutto se stesso. È vero, rispetto a Thor non sei bravo a menare le mani e a cacciarti nei guai. Se ti conosco bene non diverrai mai il tipo di uomo capace di accontentarsi di quel che di semplice la vita gli può offrire, ma sei un ragazzo sveglio e brillante. Questa sarà la tua arma più potente. Non desiderare mai di essere diverso da ciò che sei, Loki , nemmeno quando il destino e le sue difficoltà cercheranno di farti del male, di farti imboccare sentieri sbagliati. Sii fiero di essere te stesso".

A queste parole era seguito un tenero bacio sulla fronte diafana del giovane dio, un contatto che Loki ricordava e sempre avrebbe ricordato con grande affetto e nostalgia. Eppure, in quel momento, non vi era ricordo capace a farlo sentire meglio, nessun lieve tepore abbastanza intenso a sciogliere il pesante strato di ghiaccio che aveva rivestito ogni fibra del suo essere.

Aveva freddo Loki, un gelo che nasceva dal più remoto angolo del suo cuore dilaniato dal verme dall'angoscia e dal senso di colpa.

Le risate di gioia degli asgardiani che si divertivano sotto la calda luce del sole erano diventate un tormento, tanto che il giovane chiuse con forza le tende nella vana speranza che, insieme al calore, quel brusio smettesse di fare capolino nella sua stanza, perforandogli il cervello.

"Non voglio sentirvi, non voglio vedervi”, aveva sussurrato a denti stretti. “Basta!".

Loki strinse fra le mani tremanti la stoffa di quelle tende color porpora, così forte quasi da strapparle, da farsi diventare le nocche bianche. Il respiro accelerato, la fronte imperlata di sudore, il martellare frenetico del cuore che gli invadeva i timpani. Loki era visibilmente sconvolto, un male sconosciuto lo stava divorando dall'interno.

Con le dita della mano coperta da un sottile strato di sudore freddo, il principe sfiorò il retro del collo per poi scendere, lentamente, con movimenti incerti, fino alle clavicole sporgenti. Un gemito sofferente sfuggì da quelle labbra tremanti, messaggere silenziose di un dolore troppo grande per rimanere celato solo all'interno dell'anima straziata del giovane dio.

Loki si trascinò fino al grande specchio posizionato a fianco del maestoso armadio, finemente lavorato in legno di quercia e oro massiccio dai più esperti ebanisti dei Nove Regni.

In piedi davanti ad esso, con riluttanza, il moro sollevò lo sguardo terrorizzato.

I muscoli si fecero di marmo, gli occhi si inumidirono davanti alla realtà che la superficie riflettente gli aveva sbattuto in faccia e per la quale non si era preparato a sufficienza: ai lati del collo facevano capolino orribili segni violacei, ben visibili in contrasto con la pelle bianca. Il labbro spaccato, in via di guarigione, aveva generato un lieve rigonfiamento non per questo meno doloroso.

Dalla scollatura della casacca facevano la loro comparsa lividi e segni di morsi di notevoli dimensioni e profondità. Un conato di vomito gli attorcigliò lo stomaco e la bocca si deformò in segno di disgusto.

Carico d'ira e repulsione verso il suo stesso riflesso, Loki digrignò i denti, così forte da pensare che, se avesse aumentato la pressione, molto probabilmente, si sarebbero scheggiati.

Un pugno deciso si infranse contro lo specchio, seguito da un altro e un altro ancora, fino a quando il dolore non divenne insopportabile e il sangue cominciò ad affluire dalla pelle tagliata, andando a macchiare il tappeto sotto di lui.

Spossato da quell'impeto d'ira, con le labbra tremanti per la voglia di urlare, Loki si lasciò cadere sulle ginocchia, incurante dei frammenti di vetro che andarono a ferire i piedi nudi. Con le mani insanguinate il moro si coprì il volto esausto ed emaciato per la carenza di sonno, strinse con forza e disperazione i capelli, trattenendo con sforzo sovrumano le lacrime che gli annebbiavano la vista. Tutto intorno a se stava diventando scuro e indefinito. Fra i singhiozzi un nome sfuggì da quelle labbra esauste, colmando il vuoto e l'oscurità che, silenziosi, stavano cercando di ghermire ogni fibra del suo essere: "Thor".

Note dell'autrice: non ricordo più quando è stata l'ultima volta che mi sono dedicata seriamente alla stesura di un racconto e i dubbi avuti sul pubblicare o meno questa fan fiction sono stati parecchi ma, alla fine dei conti, ho deciso di rischiare. Ora come ora il mio desiderio è quello di poter condividere col mondo (o quasi) la mia visione personale su una coppia che ho cominciato ad amare follemente. Buona lettura.

   
 
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