Erano forse le 6 di mattina di una classica giornata invernale. Un tempo cupo, nuvole che promettevano pioggia e un vento instancabile che non prometteva nulla di buono.

Siamo in una vecchia scuola elementare, nel cortile precisamente, dove le altalene si muovono lente nel loro sinistro cigolio, dove le vecchie foglie cadute si rincorrono, dove i lavori di ristrutturazione sul retro sembrano nascondere qualcosa, o qualcuno.

Quella stessa mattina venne trovato il cadavere di una ragazza. Esattamente in quella scuola, esattamente negli appalti.

Si chiamava Lilith, aveva solo 17 anni.

La trovarono apparentemente addormentata supina, con delle gocce di sangue sparse intorno al volto.

Un overdose? Possibile alla sua età, ma purtroppo non fu così.

Le era stata recisa la giugulare, giaceva sopra una pozza di sangue.

Il colore estremamente biancastro quasi strideva con l'ambiente circostante, perfino il rosso dei suoi capelli ricci era spento al confronto di sempre.

La ragazza venne prelevata e portata via nella totale indifferenza di amici, conoscenti, vicini e parenti. Era come se l'intera città fosse abitata da corpi esanime, freddi, apatici. Nessuna emozione osava trapelare dai loro volti. L'inquietudine fendeva l'aria.

Solo una lacrima scese dall'occhio sinistro di un passante. Un clochard per la precisione. Theodor.

Era una piccola cittadina, una cittadina per bene di gente rispettabile. Ma, quanta falsità può nascondersi tra le mura di casa e quanti pregiudizi possono venire a galla?

Quella non era una classica giornata invernale, era la giornata in cui l'inferno scese in terra.

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