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Autore: mary romanziere    03/01/2018    5 recensioni
Naruto fissa il contenuto trasparente del suo bicchiere sentendo il cuore tramare, un po' per l'emozione, un po' per la felicità. Può trascorrere qualche ora in compagnia della persona per cui ha lottato tanto. Ad un certo punto lo vede tirare su il mantello nero e poggiarlo sulle spalle. Repentino allunga un braccio, impedendo all' "amico" di andar via.
"Resta ancora un poco... Solo fino all'imbrunire..!" Dice soltanto, ricevendo un cenno di assenso da parte dell'altro, che torna a sedere al suo fianco.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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- Fino all'imbrunire



Il suono quasi ovattato dei tasti della tastiera del computer, l'odore di carta appena stampata che impregnava l'ufficio, lo stridio della penna sul foglio e quelle immense pile di documenti da leggere e firmare...
Per tutta la vita diventare l'Hokage è stato il suo sogno. Ora quel sogno è divenuto realtà.
Naruto è lì, seduto dietro alla scrivania, con indosso il suo mantello bianco da settimo Hokage, lo sguardo fisso sui documenti appena recapitatigli, mentre la mente vaga tra i ricordi della sua giovinezza. Le mille difficoltà, i sacrifici fatti per diventare sempre più forte e mantenere quella promessa fatta a Sakura: riportare a casa Sasuke.
Alza lo sguardo, osserva la stanza, la scrivania, le pareti, le immagini appese al muro rappresentati i suoi avi, il computer acceso, la pila di documenti. Nonostante sia il sogno della sua vita, al contempo è difficile rimanere bloccato in quell'ufficio per giornate intere tra quella miriade di scartoffie.
Sospira stanco, poggiando la testa sulle scrivania con fare annoiato. Sa che da un momento all'altro arriverà Shikamaru per controllare che abbia finito, portando con sé un'altra enorme pila di documenti da firmare. Solleva il capo appena, fissando la propria scrivania immersa nel caos più totale. 
La cornice contenente la foto della famiglia che si è costruito luccica, illuminata dai raggi del sole che vividi penetrano dalle ampie vetrate alle sue spalle. Scruta l'immagine del viso di Hinata, insieme a quella di Boruto e Himawari.
Stira un piccolo sorriso. Hinata è bella, anzi no! Bellissima. E dolce... tanto. È stata una delle poche persone che ha sempre riposto fiducia nelle sue capacità quando tutti gli altri dubitavano che sarebbe riuscito a raggiungere dei traguardi nella sua vita. 
Sposta lo sguardo sui volti dei suoi figli. Non è molto presente come padre, lo sa bene, ma sono tanti i motivi che lo portano a trascorrere molte ore, per non dire giorni interi, lontano da casa.
Sorride triste, mentre continua a fissare i volti dei suoi cari e sente il rimorso farsi strada dentro di sé. È un marito pessimo e un padre anche peggiore. Perché?
Conosce il perché fin troppo bene. È rinchiuso nell'ultimo cassetto della sua scrivania, chiuso a chiave, lì dentro.
Solleva il capo, tornando con la schiena in posizione eretta. Socchiude gli occhi, stringendo la maglia che indossa all'altezza dello stomaco con la mano destra, la mano ricoperta da fasciature che ha riavuto grazie a Tsunade, persa nello scontro contro il suo eterno amico e rivale. 
Tira un profondo respiro, riapre gli occhi, deglutendo appena, mentre si cala leggermente raggiungendo l'ultimo cassetto della sua scrivania.
Si chiede spesso perché debba provare un simile tumulto ogni qualvolta. Ma la risposta è a lui chiara da tempo immemore.
Infila la chiave nella serratura e fa scattare il chiavistello, aprendo poi il cassetto. Stinge le labbra infilando la mano, con gli occhi ne scruta il contenuto mentre il cuore prende a palpitare.
Traditore.
Tira fuori il piccolo foglietto accuratamente piegato, aprendolo delicatamente. Osserva la scrittura elegante, dai tratti raffinati, con malinconia. Quasi inconsciamente carezza con i polpastrelli quella calligrafia così bella, tanto da sentire i brividi stagliarsi lungo le dita, su per il braccio, fino a raggiungere il petto, sempre più giù, fino allo stomaco.
Ritira la mano quasi scottato, stingendo la palpebre come nel voler nascondere o difendersi dai quel trambusto che lo travolge ogni volta che il suo sguardo incrocia quelle poche parole scritte con cotanta perfezione.
Rilegge quelle due righe: due, tre, quattro volte. Sulle sue labbra si dipinge un tenue sorriso, a tratti dolce ma con tante sfumature amare.
Piega il foglio, ponendolo nuovamente nel cassetto insieme a tanti altri biglietti simili a quello. 
"Dovrebbe arrivare qui nel pomeriggio." Si dice, mentre posa nuovamente lo sguardo sulla foto di famiglia posta sulla scrivania, accanto alla foto del Team 7, a quando erano ancora dei piccoli marmocchi di 12 anni.
Allunga una mano verso la seconda cornice, stringendola tra le dita. È un misto di malinconia e tristezza quella che invade il petto del settimo Hokage. Il sorriso che poco prima tingeva le sue labbra si è spento, sovrastato dal rimorso misto a senso di colpa.
Un senso di colpa che nutre nei confronti della moglie. Ed un rimorso che non dovrebbe avere, ma che a distanza di anni si ripresenta sempre, ogni qualvolta Sasuke torna in città per far rapporto sulle missioni svolte.
Rimette la fotografia al proprio posto, si massaggia la radice del naso, ripetendosi mentalmente che ha fatto la scelta giusta. Non avrebbe potuto agire in modo migliore di questo.
Ha rincorso il suo sogno per tutta la vita e lo ha realizzato. Ma quel "rincorso" stona un po'.
Perché c'è solo una persona che ha inseguito davvero, lottando per lui, esponendosi in ogni modo. Sasuke Uchiha. Lo ha fatto per il motivo più stupido, ma anche il più semplice.
Tutti coloro che lo conoscono sono caduti nella tela dell'inganno, illusi da quella parola pronunciata più e più volte. "Amico".
Ma la verità è che quel sentimento di amichevole aveva ben poco. 
È Amore. Un dannato, folle e maledettissimo amore che brucia ancora a distanza di anni; che non si è spento, malgrado la lontananza, malgrado... abbia sposato un'altra.
E lì entra in gioco il senso di colpa verso Hinata. Verso la donna che ha sposato pienamente consapevole di non amarla come avrebbe dovuto. La vuole bene e la rispetta, ma non la ama.
Quel groppo formatosi all'altezza dello stomaco gli impedisce di concentrarsi sul lavoro. Batte nervosamente le dita sulla scrivania, cercando di scaricare un po' l'agitazione. Non è abbastanza. Balza in piedi, facendo stridere la sedia sul pavimento. Si porta le mani sul viso, massaggiando le tempie mentre chiude gli occhi, tirando un profondo respiro. 
Deve trovare il modo per calmarsi. In fin dei conti, ha vissuto questo momento fin troppe volte, sa benissimo cosa seguirà. 
Sasuke giungerà lì con il suo sguardo tenebroso, avvolto dal suo alone di mistero, intriso di sensualità. Spiegherà dettagliatamente la missione svolta, discutendo insieme dei dettagli, per poi attendere l'arrivo di qualche altra missione rischiosa da assegnargli. E dopo andrà via, di nuovo, tornando dopo mesi e mesi. E lui potrà finalmente tornare a svolgere la sua vita con la consapevolezza di averlo rivisto, anche se solo per poche ore. 
Torna a sedersi dandosi dell'idiota, mentre si passa una mano sul viso. Dovrebbe smettere di comportarsi come una ragazzina esagitata alla sua età. Ma è più facile a dirsi che a farsi. Punta gli occhi azzurri sullo schermo del computer alla ricerca di quel briciolo di concentrazione persa due giorni prima, nell'esatto momento in cui il falco di Uchiha è arrivato portando con sé il suo messaggio. 
Sospira per l'ennesima volta, incanalando quanta più aria possibile. Deve ritrovare la maschera che ha sempre mostrato, tornando a vestire i panni dell'amico.
Osserva l'ora. Non sa di preciso quando si presenterà nel suo ufficio, ma l'attesa non fa altro che incitare il suo, già precario, stato. 
Quell'attesa è come un veleno che si irradia per tutto il corpo. Nervosamente batte il piede destro a terra, passando da una posizione all'altra. Poggia una mano sugli occhi come a voler nascondere lo sconquasso presente nel suo addome.
Torna ad osservare Hinata ritratta nella foto di famiglia, percependo un immenso rimorso nei suoi confronti di fronte alla forte agitazione che lo scuote. Non dovrebbe provare simili sentimenti, ma è proprio qui che arriva la contraddizione.
Ha scelto lei solo perché era la cosa giusta da fare. Sposare Hinata era la scelta migliore. Cosa avrebbe concluso rivelando a Sasuke il suo amore?
Nulla. 
Se lo ripete spesso, tutte le volte che torna a Konoha e quell'enorme groviglio torna a galla più imponente che mai. Ma è difficile da controllare. Troppo. E anche se solo per qualche ora lo lascia libero, per poi chiuderlo nuovamente nell'angolo più remoto del suo cuore.
Sì, sposare Hinata è stata la cosa migliore. Ha due splendidi bambini che ama con tutto il cuore, malgrado non sia molto presente come padre. Sakura ha sposato l'uomo che ha sempre amato, dando il via ad una nuova stirpe di Uchiha con Sarada. 
Naruto continua a ripertesi che è stata la scelta migliore per infiniti motivi. Confessare il suo amore avrebbe solo creato problemi, a tutti. 
Sorride Naruto, pensa alla reazione che avrebbe avuto Sasuke se gli avesse confessato quello che prova realmente.
"Di sicuro mi avrebbe riso in faccia!" Si dice ridacchaindo, sentendo poi il sorriso morirgli in gola di fronte alla consapevolezza che lo avrebbe solo deriso. 
"Non ci avrebbe creduto...." Si ripete con tristezza. 
China il capo, osserva le sue mani poggiate sul legno della scrivania, scruta la benda che gli fascia costantemente il braccio destro. Solleva la testa, congiunge le mani di fronte al volto, poggiando la fronte contro il profilo delle sue mani. Deve riacquistare il controllo di se stesso immediatamente. 
Innamorarsi del suo migliore amico non è stata una sua scelta, ma qualcosa che è sfuggito al suo controllo. Perlomeno ha avuto il buonsenso di tenere la bocca chiusa. Almeno quello...!
Bussano alla porta. L'Hokage con voce stanca invita il nuovo arrivato ad entrare e lì ecco che accade l'inevitabile. Naruto incrocia una massa di folti capelli corvini, dalla quale sbuca un occhio altrettanto scuro, mentre l'altro è coperto da un folto ciuffo di capelli. Il mantello nero cade perfettamente, lungo la sua figura, ed il biondo non può che compiacersi segretamente di quella visione.
L'attesa è terminata, Sasuke è lì di fronte a lui in carne e ossa. Adesso possono discutere della missione svolta, raccontarsi come hanno trascorso gli ultimi mesi, e Naruto può bearsi della sua compagnia sentendosi quasi messo un gradino più in alto rispetto a Sakura.
E per questo si odia. Perché non dovrebbe compiacersene, anzi! Dovrebbe urlare contro quel Teme che non deve lasciare la moglie e la figlia sole per così tanto tempo, tornando solo per riferirgli gli esiti delle missioni, raggiungendo prima lui e solo dopo la sua famiglia.
Ma non riesce proprio a non sentirsi almeno un poco felice per questo, mentre si maledice per il suo agire sconsiderato. 
Ascolta ciò che Sasuke gli riferisce con attenzione, beandosi del meraviglioso suono della sua voce. Gli è mancata tanto. 
"Ti va di andare a bere qualcosa insieme?" Propone, sperando di riuscire con questa scusa a trascorrere insieme qualcosina in più di qualche misera ora.
Sasuke annuisce, accettando l'invito, e silenziosamente i due uomini si avviano verso una locanda.


Naruto fissa il contenuto trasparente del suo bicchiere sentendo il cuore tramare, un po' per l'emozione, un po' per la felicità. Può trascorrere qualche ora in compagnia della persona per cui ha lottato tanto. Ad un certo punto lo vede tirare su il mantello nero e poggiarlo sulle spalle. Repentino allunga un braccio, impedendo all' "amico" di andar via.
"Resta ancora un poco... Solo fino all'imbrunire..!" Dice soltanto, ricevendo un cenno di assenso da parte dell'altro, che torna a sedere al suo fianco.
Naruto torna a prestare attenzione al bicchiere colmo di liquido alcolico, mentre sente il petto sussultare di felicità e rimorso. 
Rimorso per l'aver sottratto l'amico alla famiglia e per il suo continuo dare una costante precedenza a Sasuke rispetto alla sua di famiglia. E felicità per poter godere della sua compagnia almeno un poco, prima che decida di partire di nuovo.
   
 
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