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Autore: Geani    04/01/2018    0 recensioni
"Da bambino aveva voluto cibarie di ogni tipo in modo da non sentire piu' i morsi della fame.
Da ragazzo aveva voluto soldi, molti soldi per poter tirare fuori dalla miseria se stesso e la propria famiglia.
Da uomo aveva voluto donne per soddisfare tutte le proprie fantasie."
Storia scritta per la sfida "Vizi e virtù" del gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni. La mia consegna era il vizio della gola. Questa storia e' un repost, per distrazione l'avevo cancellata.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Peccati
 
 
 
5. Gola (meglio conosciuta come ingordigia, abbandono ed esagerazione nei piaceri della tavola, e non solo)

 
Non era mai abbastanza.
Voleva sempre avere tutto, tutto e subito.
Cibo, bevande, divertimento, piacere.
Era chiuso in un circolo vizioso che aveva soffocato ogni sua inibizione e dato il via libera alla piu’ completa liberta’ e fantasia. Era certo di non essere l’unico a voler godersi i piaceri della vita, infondo chi non lo avrebbe voluto?  Era sicuro che uno dei desideri che accomunavano ogni uomo ed essere vivente era il proprio benessere e quindi la propria felicita’. Ovviamente esistevano molti modi per raggiungerla e altri ancora per viverla; tutti avrebbero dovuto avere la possibilita’ di provarla e raggiungerla ma solo tramite impegno e lavoro sodo. Un’altra cosa di cui era ben sicuro non era altro che la certezza di non poter fare nulla se non con l’impegno di chi vuole davvero cambiare.
 
Da bambino aveva voluto cibarie di ogni tipo in modo da non sentire piu’ i morsi della fame.
Da ragazzo aveva voluto soldi, molti soldi per poter tirare fuori dalla miseria se stesso e la propria famiglia.
Da uomo aveva voluto donne per soddisfare tutte le proprie fantasie.
 
Si era da subito impegnato per raggiungere i suoi obbiettivi: voleva diventare qualcuno ancora prima di riuscire a concepire il concetto di “qualcuno”. Nel momento stesso del suo primo respiro era stato deciso a non abbassarsi ai livelli dei suoi fratelli; non aveva alcuna intenzione di lavorare nei campi per tutta la vita. Poteva essere nato in campagna e poteva aver vissuto in una fattoria ma questo non sarebbe certo stato il limite oltre il quale non si sarebbe mai spinto.
Era riuscito ad ottenere la possibilita’ di un’istruzione e l’aveva tenuta stretta, aggrappandosi con tutto se’ stesso ai desideri e alle ambizioni che lo avevano sempre caratterizzato, anche da bambino. Impegnandosi per ricevere borse di studio era sempre chino sui libri, mettendo il desiderio di imparare davanti a qualsiasi altra cosa, tanto da negarsi molte attivita’ per persone della sua eta’.
Alla cerimonia della laurea non aveva nessuno ad applaudirlo: i genitori erano da molto passati all’aldila’ per troppi malanni mischiati ad alcol, sigarette e spossatezza; quei fratelli, che non lo avevano disconosciuto per la scelta di costruirsi un futuro, erano troppo fatti o impegnati per festeggiare una cosa che non portasse immediatamente dei soldi.
 
Si era sempre fatto forza da solo e questo l’aveva portato in cima alla societa’. Quando aveva scelto quella strada si era imposto di non dimenticare da dove era partito: la fame lo divorava ancora; spesso si svegliava di notte ricordando che, una volta, aveva dormito per terra. Alleviare quei ricordi era pressoche’ impossibile se non con una scappatella al frigorifero: il cibo in bocca lo faceva subito sentire meglio. Assaporava ogni boccone, mettendo in bocca qualsiasi cosa capitasse sotto la sua mano. Finche’ era commestibile era di suo gradimento.
Tutto cio’ aveva pero’ subito preso a lasciare segni sul suo corpo, arrotondandolo e appesantendolo visibilmente. Lo stomaco sempre in cerca di nuovi sapori, la mascella sempre in attesa di riprendere a muoversi.
Le vivande non erano mai abbastanza.
 
Con gli anni aveva preso a vedere i colleghi circondati da presenze femminili. La sua mente aveva cominciato a lavorare velocemente, cosi’ come lo stomaco faceva gia’ da tempo, sulla necessita’ di una donna al proprio fianco, nel proprio letto. Si era anche presto reso conto che, ovviamente, nessuna voleva passare piu’ di qualche ora con lui; non se ne meravigliava: il suo corpo era tutt’altro che invitante.
Aveva cosi’ provveduto in maniera chirurgica prima di mettersi a lavoro per definire i muscoli che nemmeno ricordava di avere. In meno di un anno era riuscito a diventare uno di quei modelli famosi che facevano girare la testa ad ogni ragazza.
Nonostante tutto non era certo difficile mantenere lo stesso stile di vita di sempre.
I soldi procuravano le delizie che desiderava, i soldi modellavano il corpo che desiderava, il corpo insieme ai soldi colpivano le donne che desiderava.
Era un circolo vizioso che aveva man mano portato via quella dignita’ che lo aveva caratterizzato nella prima fase della vita.
 
Era come il grande Gatsby, solo che alle feste partecipava sempre. Non gli importava piu’ di tanto: avere i soldi e la fama era l’unica preoccupazione.
Forse, se si fosse sposato con la donna che aveva amato prima di perdere la testa sarebbe stato diverso. Forse se l’infanzia avesse potuto viverla diversamente sarebbe stato diverso; una persona migliore. Se i soldi non gli avessero dato alla testa non si sarebbe perso in piaceri carnali e del palato fino ad oltrepassare il punto di non ritorno. Forse, se qualcuno gli avesse messo un freno si sarebbe reso conto di aver vissuto meta’ della propria vita senza aver raggiunto seriamente nemmeno uno scopo fra quelli impostosi da bambino.
I fratelli si erano lentamente allontanati da cio’ che era diventato, preferendo un ricordo dolce e tenero di un ragazzo ambizioso.
 
I “Forse” e i “Ma” erano pero’ arrivati troppo tardi in un mondo cosi’ complicato e audace dove non si puo’ chiudere con il passato e con i propri sbagli. Aveva abbandonato la strada che si era proposto di seguire e si era smarrito. Lo smarrimento lo aveva illuso di una vita facile e felice ma, come spesso succede, cio’ che e’ facile non e’ bello, e’ soltanto facile.
 
Ora fissava il soffitto con occhi vuoti, una lettera spiegazzata nella mano sinistra. Era solo al mondo, non aveva piu’ con chi confrontarsi e un dolore del genere era sempre stato soffocato dalla voglia di avere di piu’. Aveva spesso riempito i vuoti con il cibo, pero’ non poteva fare lo stesso con il conto in banca. L’ultima ragazzina che era venuta a letto con lui era stata furba, troppo furba per i suoi gusti.
Non gli restava niente se non i debiti che avrebbe dovuto saldare quel giorno stesso. Non l’aveva fatto prima perche’ era sicuro di avere tempo, era certo di avere i soldi. Perdeva spesso la testa e finiva col pagare i conti e le bollette all’ultimo. Ora non gli restava nulla se non una villa che, per sua fortuna, aveva gia’ finito di pagare. Avrebbe potuto venderla ma perche’ farlo? Perche’ cercare di salvare qualcosa che, evidentemente, era destinato a crollare?
Osservava le increspature della vernice, perdendosi in quel disegno infinito.
 
Allungo’ la mano verso il vassoio di pasticcini e ne magio’ uno, assaporando il gusto della crema sulla lingua nel tentativo di distrarsi da cio’ che aveva appena scoperto. Una smorfia gli deformo’ il volto al sentire il retrogusto amaro di quel dolce; si porto’ una mano alla gola, quasi cercando di fermare il bruciore che si si stava rapidamente propagando dalla laringe a tutto il corpo.
Si ricordo’ improvvisamente di tutti quelli che lo avrebbero voluto fuori dai giochi: aveva troppi soldi e troppo potere. Un ringhio’ fuoriusci’ dalla sua gola, facendosi spazio fra le sue labbra, infastidito da quella paradossale situazione: lo avevano imbrogliato usando le cose che amava.
Tutto aveva gia’ preso lentamente forma nella sua mente; uno schema perfetto. Gli avevano dato una donna che, entrando in camera sua, avrebbe avuto libero accesso ai dolci che teneva a portata di mano; gli avevano svuotato il conto in banca grazie a qualche dipendente ambiguo e ora l’avrebbero cancellato dalla faccia della terra, tanto nessuno l’avrebbe cercato.
Smise di lottare; infondo lo meritava. Aveva avuto tutto cio’ che aveva sempre desiderato ma non ci aveva dato un valore e nemmeno l’aveva preso sul serio. Si era allontanato dalla vera e propria identita’ che lo aveva caratterizzato.
Si chiese, nell’ultimo attimo di lucidita’, se non fosse dovuto accadere prima.
Lascio’ che l’ultimo respiro esalato fosse tramite un sorriso: quanto meno era libero dai suoi peccati. 

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Storia scritta per la sfida "Vizi e virtù" del gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni. La mia consegna era il vizio della gola.
   
 
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