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Autore: Koome_94    04/01/2018    0 recensioni
[Hogwarts!AU][Human!AU]
Hogwarts è sinonimo di Casa.
E' Casa per chi a King's Cross ha lasciato i suoi affetti e lo è ancora di più per chi gli affetti a King's Cross ce li ha trovati.
Hogwarts è sinonimo di Famiglia.
Di una Famiglia che ti scegli e che sceglie te, contro qualsiasi pronostico.
Ma l'equilibrio che fa di Hogwarts un porto sicuro per tanti ragazzi è destinato a spezzarsi, una guerra si profila all'orizzonte, e spetterà al gruppo più bizzarro e improbabile che la più grande Scuola di Magia e Stregoneria del mondo abbia mai visto difendere a colpi di bacchetta tutto ciò che è rimasto loro, difendere amore e amicizia senza cedere terreno.
Ma sfidare una profezia è un compito forse troppo ambizioso per dei semplici studenti, e riscrivere il destino potrebbe richiedere sacrifici troppo grandi per essere nominati.
E quando nessuno è ciò che crede di essere e tutto sta per essere messo in discussione, sarà necessario mettere da parte ogni pregiudizio e fidarsi ciecamente dei propri compagni per non venire ingoiati dall'Oscurità.
Voi siete pronti a farlo?
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blowhole, Hans, Skipper, Soldato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Rewrite the Stars








 




Capitolo I




Alla stazione ce l’avevano accompagnato controvoglia, e controvoglia erano rimasti ad aspettare che, da solo, si incamminasse verso la piattaforma.
Quando aveva passato i tornelli non si erano nemmeno premurati di salutarlo, avevano girato sui tacchi e se n’erano andati.
Aveva sperato fino all’ultimo che ad aspettarlo a King’s Cross ci fosse il tizio tarchiato che gli aveva portato la lettera, giusto per non essere completamente allo sbaraglio il primo giorno della sua nuova vita, ma Hans ormai aveva imparato che chi fa da sé fa per tre e non si era poi stupito troppo di trovare la piattaforma completamente priva di facce amiche.
Diede un’occhiata nervosa al biglietto e si guardò attorno.
Binario 9 e Tre Quarti.
I suoi occhi ambrati si spostarono in un movimento fluido e scettico dal cartello del binario 9 a quello del binario 10 e poi tornarono ad osservare la scritta dorata sul pezzo di carta che stringeva fra le mani.
Fantastico. Aveva mandato a quel paese l’orfanotrofio da meno di cinque minuti e già si vedeva costretto a fare dietrofront e tornarci con la coda fra le gambe.
Già immaginava gli altri ragazzi additarlo, ridere di lui, come sempre. “Hans lo sfigato che ci è cascato come una pera cotta”.
Strinse il biglietto fino a spiegazzarlo e buttò fuori l’aria dalle narici con determinazione.
No, non sarebbe tornato in quel luogo nemmeno sotto tortura. Era un mago, ora, e non sarebbe certo stato uno stupido binario inesistente a fermarlo!
Spingendo il carrello con un po’ di fatica, proseguì lungo la piattaforma, le orecchie tese a captare qualsiasi segnale da parte dei passanti. Insomma, non era mica l’unico che sarebbe partito per Hogwarts, no?!
Chiedere era fuori discussione: già la faccenda era piuttosto bizzarra, ci mancava solo che un undicenne munito di gatto rognoso che continuava a soffiare a chiunque si avvicinasse alla sua gabbia e baule della nonna chiedesse a qualche guardia di decifrare il suo magico golden ticket di Willy Wonka...
Decisamente seccato, si appoggiò a uno dei pilastri che dividevano la piattaforma in due, ma qualcosa andò storto. Molto storto. Così storto che per cercare di non finire per terra Hans si aggrappò alla maniglia del carrello con il solo risultato di trascinarsi tutto dietro, far cadere il baule e la gabbia del gatto e dare una poderosa zuccata per terra.
- Ahia. – piagnucolò massaggiandosi la testa e rivolgendo una smorfia al gatto che lo fissava dalla gabbia con disappunto.
Ma persino il dolore passò in secondo piano quando si accorse di cosa fosse successo.
Intorno a lui c’erano decine di persone, adulti e bambini, che si affaccendavano avanti e indietro, spingendo carrelli e trascinando valige. C’erano nonni e genitori, fratelli e sorelle, gufi, rospi, gatti e manici di scopa.
A sovrastarli tutti quanti, imponente e lucida in mezzo al vapore, una locomotiva recava la scritta “Hogwarts Express” e improvvisamente ogni preoccupazione, ogni dubbio, ogni ansia svanì nel nulla.
Ce l’aveva fatta.
Senza attendere un momento di più balzò in piedi e si sistemò i pantaloni e la felpa con qualche pacca veloce: dieci minuti dopo era già a bordo.
Lo scompartimento era deserto e quando finalmente il treno partì con un fischio, Hans permise al suo gatto di lasciare la gabbia e di acciambellarsi sulle sue ginocchia.
Fuori dal finestrino la campagna ingelse sfrecciava in un turbinio di colori, sorvegliata da un cielo azzurro e limpido che metteva di buon umore.
E così aveva inizio. Hogwarts, la scuola di magia a cui apparentemente era iscritto per diritto di nascita.
Un mago, lui. Quando lo aveva scoperto non voleva crederci, pensava fosse l’ennesimo scherzo, eppure eccolo lì, sul treno assieme a tutti gli altri, la bacchetta nel tascone della felpa e l’emozione ad attorcigliargli lo stomaco.
Quando incontrarono la prima galleria, Hans ne approfittò per darsi un’occhiata nel riflesso del finestrino.
Il suo viso tondo e paffuto non era mai stato così luminoso e felice e, nonostante il bernoccolo che sentiva crescere sulla testa, sembrava quasi presentabile.
Fu a quel punto che, sempre nel riflesso, notò che non era solo.
Sulla porta dello scompartimento c’era una ragazzina, i capelli biondi e dritti come spaghetti raccolti in due codini e un grazioso vestitino azzurro in tono coi suoi occhi.
- Ciao! – lo salutò.
Hans sorrise e ricambiò il saluto con un cenno della mano.
- Posso sedermi? – continuò la ragazzina.
Non attese risposta, semplicemente entrò e si piazzò davanti a lui, le gambe accavallate e la schiena dritta.
- Scusami, ma mio fratello stava studiando e io mi annoiavo a morte, così mi sono inventata che dovevo andare in bagno e ho fatto un giretto. Sei solo? – fece ancora, quasi senza prendere fiato fra una parola e l’altra.
Hans annuì.
- Beh, senza considerare Cinn, s’intende. – replicò indicando il gatto.
Le labbra della ragazzina si curvarono in un sorriso colmo di meraviglia.
- E’ bruttissimo! Posso accarezzarlo? Ciao, bestia! – esclamò, più acuta di un’ottava sul finale.
Hans le avrebbe volentieri detto di fare attenzione, che quella “bestia”, come lei l’aveva giustamente definita, graffiava senza rimorso alcuno, ma la sconosciuta si era già sporta in avanti e aveva preso a grattare la testolina dell’animale come se niente fosse.
- Comunque mi chiamo Doris. Sono al primo anno, e tu? –
- Hans, sono nuovo anch’io. – si presentò, mentre Doris continuava a giocare con il suo gatto senza che quello mostrasse il minimo segno di fastidio
- Che invidia! Ho sempre desiderato un gatto, ma mio fratello è allergico e non possiamo averne. Lui ha preso un gufo, si chiama Temistocle. – spiegò Doris.
- Come nome fa schifo, ma ci teneva tanto... – si premurò di  puntualizzare.
Hans ridacchiò e lasciò che Cinnamon si mettesse sulla schiena per farsi coccolare meglio.
- Io ho preso lui. In realtà me l’hanno regalato, è così brutto che la commessa ha detto che farmelo pagare sarebbe stato un delitto! –
Doris osservò meglio l’orecchio smangiato e la coda rossiccia e spellacchiata del felino e gli concesse un’espressione accondiscendente.
- Poverino, devono averlo pestato di santa ragione... – considerò.
- Ho sentito che a Corvonero qualcuno ha uno snaso come animale da compagnia! Non vedo l’ora di essere smistata, non ho mai visto uno snaso dal vivo! –
Hans sgranò gli occhi, mitragliato da quelle parole il cui significato ignorava completamente.
- Smistata? – domandò, scegliendo dal mucchio una cosa da farsi spiegare.
Doris annuì e si sistemò meglio sul sedile.
- Sì, nelle quattro Case! Corvonero, Grifondoro, Serpeverde e Tassorosso! I miei sono entrambi Corvonero, quindi probabilmente finirò anch’io lì! E tu dove credi che andrai? –
Il ragazzino abbassò lo sguardo, vagamente cupo.
- Non saprei, non... non ho idea di cosa fossero i miei. Non so nemmeno se erano maghi o no. A dire il vero non so niente di nessuna cosa! – concluse con un nuovo sorriso, meno convincente dei precedenti.
Doris arrossì e fu il suo turno di chinare il capo.
- Oh, scusa... Mi dispiace, non volevo essere... – ma Hans l’interruppe.
- Forse è meglio così! Almeno non avrò nessuno da deludere se finirò nella Casa sbagliata, no? –
Gli parve che per un momento il visetto di Doris fosse attraversato da una luce consapevole, come se quelle parole avessero risvegliato in lei qualche sorta di ricordo, ma durò poco più di un istante e la ragazzina annuì con decisione.
- Beh, Hans. In qualunque Casa tu finisca saremo comunque amici! Conta pure su di me se c’è qualcosa che non ti quadra! – esclamò nel porgergli una mano come a suggellare un patto solenne.
Hans gliela strinse vigorosamente e assaporò quell’istante cercando di goderselo al massimo,  cercando di imprimersi nella memoria ogni singolo dettaglio.
Amici.
Suonava già meraviglioso.
 








 
Riuscire ad accaparrarsi uno scompartimento tutto per sé era stato un traguardo non da poco.
L’anno precedente aveva dovuto trascorrere le lunghe ore di viaggio insieme ad una combriccola di Tassorosso del secondo anno che avevano tentato inutilmente di tirarlo a mezzo nelle loro noiose conversazioni senza capire che l’unica cosa che gli interessava era potersi dedicare al suo “Storia di Hogwarts” senza venire interrotto ogni cinque secondi per sapere se la sua casa era mai stata infestata dai gorgosprizzi.
Questa volta, grazie al cielo, lui e Doris avevano potuto guadagnarsi il loro sacrosanto silenzio, anche se l’impazienza della sorella minore lo aveva presto infranto come uno specchio lasciato cadere a terra.
Doris aveva continuato a porre domande a cui Francis rispondeva volentieri, intenerito dall’emozione della ragazzina per il suo primo giorno di scuola, ma dopo un po’ anche lei doveva essersi stufata della monotonia offerta da un interlocutore solo e con una bieca scusa era partita per l’esplorazione del treno. Per un istante Francis aveva pensato di accompagnarla, ma dopotutto l’Espresso per Hogwarts era un luogo sicuro ed era più che certo che non le sarebbe potuto accadere nulla di male.
Proprio per questo l’aveva lasciata andare e aveva continuato a sfogliare i nuovi libri di scuola che in realtà aveva già quasi letto interamente. Il livello di difficoltà dei corsi si era notevolmente alzato rispetto al primo anno, e non vedeva l’ora di mettersi alla prova con le nuove creature che avrebbe affrontato a Difesa Contro le Arti Oscure e specialmente di dimostrare quanto si era allenato durante l’estate nella sottile arte delle Pozioni.
Aveva ancora qualche difficoltà con i filtri a partire dal capitolo otto, ma tutta la prima sezione del libro di testo non aveva più segreti per lui, ormai.
Quando alzò lo sguardo fuori dal finestrino si accorse che la luce radente del tramonto era ormai stata sostituita dal flebile bagliore delle prime stelle, e una lieve angoscia aveva preso ad arrampicarsi su per la sua schiena, presto sopita dalla porta dello scomparto che si apriva con violenza.
- Doris! – esclamò, la mano ancora a mezz’aria verso la maniglia che stava per abbassare.
- Sei riuscita a trovare il bagno? – domandò con un’occhiatina di falso rimprovero.
La ragazzina arrossì appena e si sedette al suo posto, il sedile ancora caldo e un poco affossato.
- Ho fatto amicizia con un ragazzo del primo anno! – ignorò bellamente la sua domanda, un nuovo sorriso a tenderle le labbra delicate.
- E poi tornando qui c’era un tipo con gli occhiali che cercava il suo topo… Ha detto che voleva farlo diventare giallo ma ha sbagliato formula ed è fuggito sputando fuoco… - commentò roteando gli occhi. Odiava gli esibizionisti.
Suo fratello la accompagnò dell’espressione scocciata e invece di sedersi prese non senza fatica i loro bauli dalla reticella portabagagli.
- Siamo quasi arrivati, è ora di vestirci! Non vorrai mica arrivare allo smistamento in abiti civili! –
Quando la marea di studenti si riversò fuori dal treno invadendo la piattaforma, Doris stringeva la mano di suo fratello in un misto di meraviglia e preoccupazione.
- Primo anno per di qua! – chiamava una voce, radunando tutti i nuovi studenti.
- Ci dividono? – domandò la ragazzina, improvvisamente bianca come un cencio.
- E’ per lo Smistamento! Tranquilla, non è niente di strano, fra poco saremo di nuovo assieme. – la tranquillizzò portando entrambe le mani sulle sue spalle mentre attorno a loro gli studenti si muovevano a frotte.
- Ma mi scappa la pipì! – si lamentò Doris, irrigidita dalla paura mentre la ressa la sospingeva verso il gruppo dei primini.
- E’ solo un’impressione Doris, stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene! – le urlò.
Non udì lo squittio in cui la sorellina gli comunicava di non essere andata in bagno nemmeno una volta in tutto il viaggio e la lasciò alla sua disperata solitudine.
Anche lui aveva dovuto dominare la sua discreta panciata d’ansia quando, esattamente un anno prima, gli altri studenti lo avevano sospinto verso le barche che poi lo avevano condotto ad Hogwarts.
Ma Doris era diversa da lui, Doris era una ragazzina in gamba e sapeva che non avrebbe deluso le aspettative.
Doris era diversa da lui, si ripeté, un’occhiata sbieca alla toppa ricamata in sottile filigrana assicurata alla sua divisa proprio all’altezza del cuore come un patto solenne, come un solenne tradimento.
Sbuffò, e senza alzare lo sguardo si diresse assieme ai compagni verso le carrozze che li attendevano appena fuori dalla stazione.
Non vi era nulla a trainarle e riservò uno sguardo di sufficienza a un ragazzino del terzo anno che aveva spalancato la bocca ed era sbiancato nel fissare il punto in cui in teoria avrebbero dovuto essere assicurati i cavalli.
Non se n’era accorto l’anno prima? Certo a Hogwarts ammettevano veramente chiunque… E poi che c’era da stupirsi? Un paio di carrozze autotrainanti non erano certo la stranezza più grande di una scuola in cui alle scale piaceva cambiare…
Rimase in silenzio per tutto il tragitto, seduto in un angolo della carrozza che gli era capitata assieme al tipo terrorizzato del terzo anno che di tanto in tanto si voltava verso di lui come a cercare supporto morale per la sua viscerale paura.
Quando incontrava lo sguardo plumbeo e corrucciato del dodicenne di fronte a lui, però, sembrava quasi preferire il terrore del vuoto di fronte alle carrozze.
Francis non aveva molti amici ad Hogwarts. Anzi, poteva proprio dire di non averne. Non che gli altri ragazzi lo trattassero male, si limitavano per lo più ad ignorarlo, e questo in effetti era di gran lunga meglio di quanto si potesse sperare perché, anche senza amici, Hogwarts era per lui un luogo più ospitale di casa.
Ma quell’anno ci sarebbe stata Doris con lui, e finalmente avrebbe avuto qualcuno con cui condividere idee e preoccupazioni, qualcuno sulla sua lunghezza d’onda, qualcuno alla sua altezza.
Entrò dall’ormai familiare portale di Hogwarts chiedendosi se Temistocle fosse stato disturbato nel trasferimento dei bagagli dal treno ai dormitori e, entrando nella Sala Grande addobbata a festa, le candele che fluttuavano a mezz’aria, fu colto da uno strano senso di vertigine. L’anno prima, quando era entrato in fila con gli altri ragazzi, i tavoli erano già gremiti di studenti e su di lui gravava l’irripetibile formicolio di un’avventura pronta ad incominciare.
Sperò che per Doris la cerimonia dello Smistamento potesse portare ricordi migliori e andò a prendere posto a tavola, occupando la panca verso l’estremità più vicina al tavolo dei professori. Ormai era il suo posto, e nessuno dei suoi compagni di Casa si sedette accanto a lui, onde evitare di essere spiati dai professori per tutta la cena.
Incrociò per un istante lo sguardo severo e contemporaneamente paterno del professore di Difesa, elegantissimo nella sua giacca di velluto verde, poi, quando tutti gli studenti ebbero preso posto e il silenzio fu nuovamente padrone della scena, il portale si aprì.
La vicepreside era in testa alla colonna, e dietro di lei, come pulcini spauriti al seguito della chioccia, avanzavano i primini.
Doris era a metà del gruppetto, accanto a un ragazzino dall’aria scioccata. Un Nato Babbano sicuramente, si ritrovò a pensare senza riuscire ad impedire che il suo naso si arricciasse appena.
Davanti a loro, una spavalderia conferita dall’unione, procedevano tre ragazzini piuttosto singolari. Uno doveva essere per forza lo sfigato con il topo di cui Doris gli aveva parlato sul treno, il secondo aveva qualcosa che non andava, ma Francis non riuscì a identificare di che si trattasse e il terzo… il terzo aveva “Grifondoro” stampato in faccia, tanto che quando fu il suo turno il Cappello Parlante a stento sfiorò i suoi capelli scuri. Il tavolo lo accolse con un applauso scrosciante come ogni volta, quasi avessero ottenuto fra le loro fila un nuovo eroe destinato a grandi imprese. Prima di lui, quelli che a questo punto dovevano essere i suoi gemelli erano finiti a Corvonero e a Serpeverde. Il tizio strano si era seduto di fronte a lui, e con un sorriso che aveva messo in risalto una sgraziata cicatrice che gli deturpava le labbra aveva allungato una mano in sua direzione.
- CIAO! – aveva gridato ad un volume ben più alto del necessario, aggiungendo il suo nome in un gorgoglìo incomprensibile.
Francis aveva serrato le labbra, imbarazzato dall’attenzione che il nuovo arrivato aveva attirato su di loro.
Gli strinse la mano senza entusiasmo, in cuor suo seccato da quell’acquisto. Ci mancava giusto il fenomeno da baraccone.
Smistarono un altro paio di ragazzini che andarono a rinverdire le fila dei Tassorosso, una tipetta ipercinetica che finì ovviamente in Grifondoro con il gemello tronfio e finalmente fu il turno di Doris.
Il Cappello Parlante sorrise, il dialogo muto che portò un’espressione tranquilla sul visetto di Doris. Rimasero in apparente silenzio per un minuto, e per un istante impercettibile a Francis parve che la sorella si fosse rabbuiata, quasi il Cappello le avesse portato una notizia indesiderata. La vide mordersi appena il labbro inferiore come faceva sempre quando qualcosa non la convinceva, ma il verdetto risuonò a gran voce per l’intero salone.
- CORVONERO! – squillò il Cappello, ottenendo l’applauso dei relativi studenti.
Doris sorrise timidamente, abbracciando con lo sguardo la Sala Grande.
Quando incrociò le pupille del fratello il sorriso si spense per un istante, ma Francis stava battendo le mani assieme agli altri, osservato con curiosità dai suoi compagni di Casa.
La guardò correre verso la sua nuova famiglia, prendendo posto fra due studenti del terzo anno che l’avevano accolta fra abbracci festosi e sentì qualcosa stringergli le viscere.
Si riscosse e strinse i pugni sotto al tavolo.
Era giusto così.
Preso com’era dai suoi pensieri nemmeno si accorse che un altro studente aveva indossato il Cappello e che si trovava sullo sgabello ormai da un paio di minuti.
Quando alzò lo sguardo, il ragazzino che era entrato in Sala Grande assieme a Doris era paonazzo, sul volto le smorfie più disparate ad avvicendarsi nel suo personalissimo dialogo con la Mente di Hogwarts.
Francis sogghignò, e per un assurdo momento provò quasi empatia per quel poveretto dalle mani artigliate allo sgabello quasi fosse stata l’unica cosa in grado di impedirgli di dissolversi nel nulla.
Non doveva certo essere facile per i Nati Babbani affrontare lo Smistamento a cuor leggero.
Quando però, con totale serietà, il Cappello lo smistò a Serpeverde e il ragazzino si dimenticò di lasciare il copricapo sullo sgabello, Francis sgranò gli occhi.
Unendosi con aria scanzonata alle risate della sala, lo sconosciuto trotterellò verso il tavolo giusto e ne saggiò i posti liberi con lo sguardo.
Per un istante, un fastidioso e lunghissimo istante, i loro sguardi si incrociarono, e per la prima volta da molto tempo Francis fu il primo a chinare il capo, concentrato sul piatto vuoto di fronte a lui.
Non sapeva dire perché, ma quel tipo non gli ispirava la minima fiducia. C’era qualcosa nel suo volto ai limiti dello sfacciato che gli faceva presagire grane a non finire e lui certo non aveva intenzione di interrompere la sua tranquilla routine per colpa di un novellino.
Si tranquillizzò, pensando che dopotutto se nessuno gli aveva mai rivolto la parola da Settembre a Giugno dell’anno precedente le cose non sarebbero certo cambiate a partire da allora.
- Hey! Mi chiamo Hans, tu sei? –
La voce squillante dello sconosciuto lo fece trasalire e si voltò talmente di scatto che colpì il bicchiere con il gomito facendolo volare per aria.
Il novellino lo afferrò al volo e invece di stringergli la mano gli restituì il calice con un occhiolino, la lingua a schioccare contro il palato mentre Faccia-Squarciata emetteva un fischio ammirato di fronte a loro.
Afferrò il bicchiere e lo sbatté sul tavolo con più violenza di quanto non avesse voluto, espirando dal naso per prepararsi psicologicamente a una conversazione che non aveva alcuna intenzione di intavolare.
- Francis Blowhole. – si presentò atono, lo sguardo incredibilmente serio e seccato per un bambino di dodici anni alle prese con una nuova amicizia.
Hans gli rivolse un sorriso a trentadue denti che ebbe il potere di liberare un brivido di disagio su per la sua schiena.
Gettò un’occhiata di S.O.S. al tavolo dei Corvonero, ma Doris gli dava la schiena.
Chissà perché aveva come l’impressione che i suoi giorni di pace a Hogwarts fossero finiti.


















 
Note:

Salve a tutti!
Sì, siamo ancora vive (e per quei poveri santi che la seguono sì, abbiamo intenzione di continuare Until the End, anche se probabilmente in tempi biblici giuriamo che ne vedrete la fine)!
Si dice che non fai davvero parte di un fandom se non ne plotti un'Hogwarts!AU e noi la nostra Hogwarts!AU l'avevamo già plottata da secoli, quello che ci voleva era il mood giusto per iniziare a scriverla.
Come sempre questo primo capitolo è solo una breve introduzione che ci è servita per introdurre alcuni dei personaggi principali della storia, ma già si scoprono cose interessanti e che avranno il loro peso andando avanti con la narrazione.
Personalmente mi sono divertita tantissimo a smistare i nostri eroi e a scrivere di loro da bambini.
Harry Potter è un'opera con cui sia io che Ame siamo letteralmente cresciute, e poter tornare a immergerci in quel mondo con questi personaggi è un'esperienza meravigliosa. Speriamo che la passione che ci stiamo mettendo possa trasparire e che anche voi possiate sentirvi a casa leggendo di Hogwarts, perchè questo è l'effetto che questa storia sta dando a noi.
Insomma, come sempre ci auguriamo che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che vi abbia incuriositi!  <3

Bacioni,
Koome_94
   
 
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