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Autore: addict_with_a_pen    04/01/2018    2 recensioni
Questo è il peggiore dei malintesi in cui Gerard si sia mai ritrovato in vita sua, perché onestamente l’essere scambiato per modello era una delle cose che mai avrebbe creduto possibili, e invece apparentemente si sbagliava, e pure di grosso.
“Comunque io sono Frank, e tu, splendore?”
È tutto così dannatamente sbagliato.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gerard ha sempre odiato il mondo della moda. Per lui tutti gli stilisti, le sfilate e i nuovi outfit, a suo avviso ridicoli, che vengono propinati alla gente, non sono altro che un mucchio di fesserie che, in un modo o nell’altro, riescono sempre ad abbindolare qualche povero ignorante.
Ma non lui.
È da quando è piccolo che fatica a trovare dei vestiti normali, vestiti che possano anche entrare a qualcuno che non abbia proprio il fisico di un Adone e vestiti che non debbano per forza segnarti in vita e far vedere a tutti quanto tu e la tua pancetta siate amici, ma oramai andare a fare shopping è diventata una lotta che, col passare degli anni, non ha fatto altro che diventare sempre e sempre più faticosa.
È proprio per questo motivo che ora si trova seduto dietro a una scrivania con mille fogli colmi di disegni e idee per la sua nuova collezione autunno-inverno che tra poco lancerà sul mercato.
Paradossale che proprio lui, nemico acerrimo degli stilisti, ora sia diventato uno di loro, ma le camicie XL che sua madre gli compra coi saldi sono davvero un pungo in un occhio, un tendone informe da circo, qualcosa che non vuole più indossare e qualcosa che non vuole nemmeno vedere addosso ad altri poveri sfortunati rotondi e con le cosce piene.
“Buongiorno Signor Way! Pronto per cominciare?”
A volte la vita prende una piega totalmente inaspettata.
Oggi è uno dei giorni più cruciali, il giorno decisivo, quello che potrà far volare la sua appena nata compagnia o quello che potrà farla affondare miseramente mentre è ancora nel porto. Oggi sceglierà il suo promoter.
È stato vagamente imbarazzante a pensarci, ma la sua segretaria ha insistito così tanto affinché ne scegliesse uno direttamente lui, così che si è ritrovato con centinaia di foto di persone tra le mani di cui una sola sarebbe stata quella giusta.
Dopo un’attenta e a volte comica osservazione, è riuscito a scegliere tre soggetti che, a suo avviso, possono andare bene e possono risultare vincenti con i suoi abiti addosso come pubblicità.
Il primo, un certo Albert, è un uomo di trentasette anni con una discreta pancia e un mucchio di capelli rossi in testa; il secondo, Steve, è un ragazzo di venticinque anni con una certa rotondità diffusa un po’ ovunque, e infine il terzo… il terzo è Frank. Dopo aver visto la foto di questo ragazzo colmo di tatuaggi e con quel sorriso dolce sulle labbra, ha cercato di pregare in tutti i modi la sua segretaria di chiamare solo lui, che è perfetto in tutto e per tutto, ma alla fine si è fatto convincere arrivando alla conclusione che forse un minimo di scelta in più sarebbe servita.
“Umh… buongiorno a te Jamia.”
“Oh non sarà mica agitato!”
Beh, in effetti lo è, dato che il primo nome che legge sulla lista è proprio quello di Frank e dato che l’idea di incontrarlo di persona gli fa, se ne vergogna a dirlo, battere il cuore all’impazzata.
“No, ma cosa vai a pensare!”
“Okay” ridacchia “Allora non vedo perché aspettare ancora, non crede?”
Ingoia saliva a vuoto un paio di volte, per poi convincersi che il suo comportamento è totalmente inaccettabile e imbarazzante e fare cenno di assenso con il capo.
“Bene, buon lavoro allora!”
Non appena la porta si richiude alle sue spalle, un moto di nervosismo e vergogna lo attraversano da capo a piedi, facendolo pentire di aver fissato quella foto così tante volte, di essere arrossito nel mentre, di essersi immaginato Frank senza maglietta che gli mostra quei bei fianchetti tondi che si ritrova e di-
“Permesso?”
Ecco, è giunta la sua ora.
“Oh s-si accomodi!”
“Ti prego, dammi del tu! Siamo qui per lo stesso motivo immagino, se mi dai del lei mi fai sentire vecchio.”
Sentita quella frase, Gerard non capisce di cosa diavolo stia parlando. Scuote appena la testa, confuso e senza la minima idea di cosa dire, e fissa stranito il ragazzo sorridente davanti ai suoi occhi.
Cavolo se è bello…
“M-Mi scusi?”
“Beh, il provino, no?” Si siede, o meglio si butta sulla sedia davanti alla scrivania di Gerard e ruba un po’ della sua acqua versandosela nel bicchiere fatto mettere apposta per i suoi “ospiti".
“Anche se, parliamoci chiaro, ora che ti vedo bene mi pare ovvio a chi andrà il lavoro, caro mio…” E il sorriso malizioso che gli rivolge gli fa letteralmente ribollire il sangue nelle vene e colorare le guance di un rosso acceso.
Questo è il peggiore dei malintesi in cui Gerard si sia mai ritrovato in vita sua, perché onestamente l’essere scambiato per modello era una delle cose che mai avrebbe creduto possibili, e invece apparentemente si sbagliava, e pure di grosso.
“Comunque io sono Frank, e tu, splendore?”
È tutto così dannatamente sbagliato.
“I-Io sono Gerar- Volevo dire! Sono il signor Way, l-lo stilista, s-sono io che ti ho convocato qui oggi.”
Passano alcuni istanti di silenzio, un silenzio teso e colmo di imbarazzo in cui gli occhi di Frank si spalancano per la sorpresa e la realizzazione della figura di merda appena fatta gli fa sputare tutta l’acqua appena messa in bocca direttamente sulla scrivania che, grazie a Dio, ha pochi fogli sopra.
“I-Io… mi dispiace, davvero, mi scusi, credevo che lei… che lei fosse qua per il lavoro, non che lei fosse il lavoro!” Ride istericamente, con le guance arrossate e gli occhi bassi per l’imbarazzo, poiché se Gerard è arrossito per uno stupido “splendore”, lui ha appena improvvisato un tentativo di flirt con il suo ipotetico futuro capo e la cosa è decisamente molto più imbarazzante di quello che può sembrare.
“Non preoccuparti Frank, non è un problema. Ricominciamo da capo, okay?”
“Okay…” Mugugna a bassa voce, mangiandosi le unghie per la vergogna e la tensione calategli addosso.
“Io sono Gerard Way e oggi ti ho chiesto di venire qui da me perché credo che tu possa essere un buon promoter per la mia azienda” sorride imbarazzato “Ora vai tu…”
“Beh, i-io… io sono Frank, Frank Iero, e sono una testa di cazzo perché ci ho appena provato col mio forse futuro capo e vorrei morire sul colpo!” Si nasconde il viso tra le mani e mugugna addolorato al pensiero di ciò appena fatto, mentre Gerard si morde il labbro e fantastica su un ipotetico mondo in cui lui non è uno stilista e in cui ha ceduto alle avances di Frank.
“N-Non è un problema Frank, te l’ho detto!” si schiarisce la voce, cercando di mantenere un minimo di superiorità andata oramai persa “Ora vorrei che tu ti togliessi la maglia, così che io possa osservarti bene e decidere se i tuoi tatuaggi potranno essere un punto a favore o meno per una tua futura assunzione.” Sorride timidamente davanti agli occhi di Frank, ora di nuovo incollati alla sua figura, e attende una risposta che, però, non arriva.
“Mmmh qualcosa non va?”
“No, niente, solo che mi sono appena scusato per averti chiamato splendore e tu ora mi dici di togliermi la maglietta. È strano, tutto qui.”
Gerard non ha più così tanta fiducia nella sua superiorità, dubita fortemente in lei e anche di averne mai avuta una, poiché non si è mai visto un capo così poco autorevole come lo è lui.
Ridicolo.
“Frank.”
Gli basta solo dire il suo nome per vederlo alzarsi e togliersi la maglietta alla velocità della luce, rimanendo a torso nudo nel mezzo della stanza in tutto il suo splendore. Cavolo se i tatuaggi sono un punto a favore e cavolo se i suoi fianchi e la sua appena accennata pancia non sono la cosa più soffice che abbia mai visto in vita sua. Desidererebbe così tanto toccarlo…
“Pronto? Posso rivestirmi ora? Fa un freddo dannato qua dentro…”
Come risvegliato da un sogno ad occhi aperti, Gerard annuisce velocemente e controlla di non avere un filo di bava all’angolo della bocca dopo ciò appena visto, per poi mettersi a posto la cravatta, tossire appena e cercare qualcosa di intelligente da dire.
“Okay, può bastare così. Ci faremo sentire nei prossimi giorni, sai, per dirti se sei assunto o no…”
“Tutto qui?” Dice Frank con un sorriso da scherzo in faccia e le mani poggiate sui suoi fianchetti tondi.
Come si può mantenere la serietà in questi casi?
“Umh… sì, tutto qui Frank” si schiarisce per l’ennesima volta la voce “Puoi rivestirti…”
Cala un’altra volta silenzio, anche se stavolta Gerard non ne capisce la ragione, e anche se stavolta il viso di Frank non è rosso come un pomodoro ma illuminato da un sorrisino strafottente che lo fa apparire ancora più sexy di quanto già non sembrasse fino a poco fa.
“Sai una cosa Gerard? So benissimo che mai avrò questo lavoro, insomma, è stato da… cafoni cominciare un colloquio come ho fatto io, quindi voglio togliermi questo sassolino dalla scarpa prima che scompaia definitivamente dalla tua vita.”
Scenari di Frank che l’afferra per la cravatta e gli ficca la sua lingua in bocca gli fanno scendere un paio di goccioline di sudore lungo la schiena e arrossire appena ma, al contrario delle sue stupide fantasie, tutto ciò che riceve è un codino che gli tiene indietro i capelli, un’aggiustatina al colletto della camicia e alla cravatta e un sorriso compiaciuto nel vedere il risultato del suo veloce restauro.
“Dovresti guardarti allo specchio prima di andare a cercare qualcosa che in realtà non ti serve, dato che un promoter la tua azienda già ce l’ha, eccome se ce l’ha, e dato che non riesco ad immaginarmi nessun altro sulla copertina del nuovo catalogo di abiti se non tu.”
Si rimette finalmente la maglia, mette ulteriormente a posto un ciuffo di capelli del povero Gerard senza parole e gli tende una mano.
“È stato un piacere venire qua stamattina, un po’ meno avermi qui per te immagino, ma se sulla vostra dannata rivista non vedrò te in prima pagina, allora vuol dire che nemmeno il mio patetico e imbarazzante intervento è servito a qualcosa.”
Incapace di formulare una risposta coerente, tutto ciò che Gerard riesce a fare è un patetico saluto perché, ad essere onesti, non crede proprio di poter sopportare un solo altro minuto in compagnia di Frank senza dire ulteriori cazzate.
“Umh… è-è stato un piacere anche per me…” gli stringe timidamente la mano “Arrivederci…”
“Arrivederci, splendore.” E se ne va, lasciandolo con un occhiolino, i capelli raccolti in una stupida coda e tanto tanto imbarazzo in corpo.
Questo non è decisamente stato un colloquio lavorativo, oh no! Ma dopotutto Gerard non ci capisce niente di queste cose e ancor meno ci capisce di moda, stilisti e sfilate.
“Allora? Com’è andato il primo incontro?”
Sorride in risposta.
*****
Ma quella non fu l’ultima volta in cui Frank mise piede nell’azienda.
Gerard si è guardato più volte allo specchio, rigirandosi e mettendosi ogni genere di vestito addosso, ma l’unica cosa che è riuscito a vedere non è altro che un povero demente in sovrappeso che tenta di apparire bello quando in realtà è a malapena guardabile. Dopo aver visto qualcuno bello come lo è Frank, anche la sua piccola, minuscola, parte di autostima gli è scesa sotto i piedi, sotterratasi imbarazzata e offesa dalla bellezza di Frank che, non ci sono dubbi, sarà il nuovo promoter per la sua azienda.
“Quindi… sono ancora qui!”
Già, è ancora qui…
È stato imbarazzante rimettersi in contatto con lui, chiedergli di tornare e di essere il promoter ufficiale della sua stupida azienda, ma non ha avuto scelta. Sa fin troppo bene che Frank ci ha provato spudoratamente con lui, che pensa che lui sia bello e degno di diventare il “ragazzo immagine” della sua stessa azienda, ma una cosa che non sa è che Gerard mai e poi mai si farà scattare delle foto che milioni di persone vedranno.
“Esatto, sei ancora qui…”
Perciò, oggi sarà una delle giornate più imbarazzanti di tutta la sua inutile vita.
“E, se posso chiedere, per quale ragione?”
“In che senso…?” Sa fin troppo bene in che senso, come sa che Frank è irritato dal fatto di trovarsi ancora in sua presenza dopo il discorso motivazionale fattogli due settimane fa e dopo tutte le situazioni imbarazzanti in cui si è ficcato, perché “tanto non rimetterò mai più piede qui”.
“Come sarebbe a dire in che senso! Te ne ho dette di tutte, nessuna persona normale mi avrebbe assunto dopo ciò che ho fatto!” grugnisce infastidito “Dio, non dovrei trovarmi qui… che figura di merda.”
Gerard può benissimo capire il perché di tanta frustrazione, ma non ha potuto fare a meno di dire alla sua segretaria che sì, Frank è esattamente la persona che fa al caso suo.
Non mente, una “minima parte” della sua scelta è stata condizionata da ciò che Frank gli ha detto, dallo “splendore”, dall’occhiolino e dal fatto che gli abbia fatto capire che lo trova bello quanto un modello, ma in fin dei conti Gerard è solo umano, umano e solo come un cane da troppo tempo e appena qualcuno gli fa capire di avere un minimo di interesse in lui, allora non può che cedere da bravo perdente che non è altro.
“Frank, non ti seguo. Lo vuoi il lavoro o no?” Dice cercando di mantenere un minimo di superiorità che sta un’altra volta vacillando.
“Sì, cioè, no perché mi sembrava di aver parlato chiaro l’altra volta, mi sembrava di aver accennato…” sorride “…al fatto che in questo posto un modello coi fiocchi già c’è e che quindi la mia presenza qui è totalmente inutile.”
“Beh, il modello…” fa segno delle virgolette con le dita “…non vuole il lavoro, quindi ora gradirei se dimostrassi un minimo di serietà e ti mettessi gli abiti che troverai nel camerino laggiù dietro la porta e mi facessi vedere come ti stanno.” Subito dopo aver pronunciato queste parole, Gerard si sorprende di se stesso. Non è da lui usare un tono così autorevole, mai in vita sua ha parlato così chiaro come in questo momento, ma in fin dei conti, per quanto comica possa risultare la cosa, lui è uno stilista adesso.
“Okay, va bene, scusa!” alza le mani in segno di resa “Ora mi cambio, signor modello che non vuole il lavoro.”
“Fai poco lo spiritoso Frank.” Prova a dire mantenendo ancora la sua autorevolezza, ma fallendo miseramente quando sente le sue guance andare a fuoco.
Ha già ceduto, benissimo oltretutto...
Non appena Frank si chiude la porta alle spalle, Gerard ha finalmente modo di riprendere fiato e versarsi un po’ d’acqua nel bicchiere. Non è affatto stata una buona idea assumere Frank… Avrebbe potuto chiedere a quello Steve di venire a lavorare per lui, o ad Albert, ma purtroppo entrambi si erano rivelati essere due sacchi di merda presuntuosi e convinti di essere dei dell’Olimpo solo perché uno stilista di un’azienda di vestiti per taglie comode li aveva adocchiati.
Patetico.
“Eccomi, signor stilista, le piaccio?”
Perso com’era nei suoi pensieri di odio e disgusto per gli altri due ipotetici promoter, nemmeno si è reso conto che Frank è uscito dal camerino e indossa la camicia e i pantaloni da lui propostigli.
Mentirebbe se dicesse che gli abiti non sono un tantino grandi, magari una taglia in meno, o magari cinque centimetri in meno di lunghezza per i pantaloni, dato che così Frank non può che sembrare un bimbo che prova degli abiti acquistati dalla madre a sua insaputa. Sorride alla vista.
“Sono un po’ grossi.”
“Oh, ma non mi dire? Scusa se sono alto quanto due piedi e mezzo!” Risponde lui tutto piccato, cercando di rimboccarsi le maniche, essendo pure quelle troppo lunghe e grosse. Gerard non può fare a meno di pensare che sia adorabile.
“E non sorridere!”
“Oh, s-scusami” si schiarisce la voce “Ora chiamo la mia segretaria e le chiedo di portare altri abiti della taglia giu-”
“Oppure sai che potremmo fare?” Il tono basso e vagamente provocatorio appena usato allarma subito Gerard e gli fa capire che la situazione non promette nulla di buono.
“Umh… no?”
“Alzati.”
“Cosa?”
“Alzati! Questi vestiti sono fatti apposta per te! Alzati e provali.”
Effettivamente, ora che la guarda bene, capisce che quella camicia è esattamente della sua taglia, anche se non è informe e non è una XL pagata dieci dollari con gli sconti, ma provarla lui non è una opzione valida.
“Frank, smettila. Ti ho già detto che non voglio farlo, è chiaro?” Il tono usato stavolta però è tutto meno che serio ed autorevole, ed il sorriso comparso sul volto di Frank ne è una prova. Accidenti a lui!
“Beh, qual è la cosa peggiore che tu possa fare? Licenziarmi? Non credo proprio, dato che i due palloni gonfiati venuti qui dopo di me non penso facciano esattamente al caso tuo e dato che io non dovrei nemmeno essere qui.”
Il fatto che abbia ragione, non può che mandare Gerard nel panico e fargli capire di aver perso nuovamente e di essere solo un grande e grosso idiota che non riesce nemmeno a farsi rispettare dai suoi dipendenti.
Lui odia aver torto, ma se in questa occasione non ne ha, allora non capisce proprio in quale altra potrebbe averne.
“Avanti, in piedi!”
È tutto così sbagliato…
“Tu sai che io sono il tuo capo, non è vero?” Chiede con un sorriso sulle labbra alzandosi in piedi e cedendo dunque alle richieste del suo neo dipendente tremendamente sexy che ogni singola volta da quando lo conosce non ha fatto altro che mandarlo in tilt.
“Oh, certo che lo so!” comincia a sbottonarsi la camicia velocemente “E tu sai che io ho ragione e sono qui per dimostrartelo?”
“N-No…” Arrossisce ancora.
“Beh, allora aspetta che te lo dimostri.”
Ciò che succede dopo, è riassumibile con la parola panico. Un attimo prima la camicia era addosso a Frank, e uno dopo è a terra ai suoi piedi, mentre la sua attenzione si è spostata sul maglione informe indossato da Gerard quel giorno ed un sorriso malizioso ha preso spazio sul suo volto.
“Dovresti valorizzarti di più splendore, lo sai?” Incrocia le braccia al petto e continua a fissare la povera faccia bordeaux di Gerard, per poi convincersi e sfilargli il maglione alla velocità della luce, lanciandolo a sua volta a terra.
Solo dopo qualche secondo, Gerard ha modo di capire che quel giorno ciò che indossa sotto al maglione è una maglietta super-oversize rosa con sopra stampato un unicorno che, probabilmente, suo fratello metteva per stare comodo in casa quando aveva quindici anni.
Mai come in questo momento i livelli di odio per la sua vita sono stati così alti.
Cosa può mai fare Frank se non scoppiare a ridere?
“Oooh dammi quella cazzo di camicia e girati!”
Ancora ridendo, Frank ubbidisce e si gira di spalle, dando modo a Gerard di liberarsi da quella oscenità che indossa e infilarsi la camicia. Dubita seriamente che questo capo d’abbigliamento possa donargli, ma se questo è il modo per far capire una volta per tutte a Frank che il solo ed unico promoter che gli serve è lui, allora lo farà.
“Okay, girati…” Dice con voce rattristata, incrociando le braccia al petto nel tentativo di coprirsi e attendendo che Frank, suo impiegato, gli scoppi a ridere in faccia.
“Hey, togli quelle braccia, fatti vedere!” Si precipita a dire lui, abbassandogli immediatamente le braccia e sorridendo davanti alla visione di Gerard con la nuova camicia addosso. Ma non è un sorriso di scherno...
“Oooh Gerard, a cosa ti servo qui dentro, me lo vuoi dire?” Chiede intento a mettergli a posto maniche e colletto e non perdendo il sorriso per nessuna ragione al mondo. A quanto pare, il “perfetto piano” per convincere Frank della sua bruttezza non ha funzionato, non ha funzionato nemmeno un po’…
“Frank, ti prego, accetti questo dannato lavoro e mi lasci in pace?”
“Solo se tu acconsenti a posare per almeno la metà delle foto che metterete sul catalogo.”
“No, questo è fuori discussione. Sono lo stilista, non il modello, io no-”
“Gerard! Sei stupendo, lo vuoi capire o no?” Poggia entrambe le mani sulle sue spalle, tenendolo ben fermo e fissandolo negli occhi, sebbene essi siano incollati al suolo.
“Guardami…” Alza gli occhi riluttante e subito incontra quelli di Frank, i meravigliosi occhi dei quali è rimasto stregato fin dalla prima volta in cui ha visto la sua foto.
“Sei bellissimo, e non lo dico tanto per cercare di acquistarmi la tua simpatia dopo la figura fatta qualche giorno fa…” ride al ricordo “…ma perché lo penso davvero e credo che mettere solo la mia stupida faccia da coglione come pubblicità sia uno degli errori più grandi che potresti mai fare, quindi, ripeto la mia proposta, accetterò di lavorare per te solo se tu accetterai a tua volta di posare per la metà delle foto del catalogo” porta un dito sotto al mento di Gerard e gli alza il viso “Allora, splendore?”
Questo è senz’altro uno dei rapporti capo-dipendente più sbagliato che possa esistere al mondo, Gerard lo sa, ma allo stesso tempo sa anche che le sue difese hanno ceduto e che Frank ha vinto, stravinto, e che purtroppo la sua risposta stavolta sarà positiva.
“E va bene, accetto il tuo compromesso! Contento ora?” Dice aprendo le braccia in segno di resa e roteando gli occhi al cielo, sorridendo nel mentre e sentendo il suo cuore bucargli il petto per l’emozione e per l’adrenalina che ha in corpo. Sa già che questa idea è totalmente sbagliata, che se ne pentirà, ma chi mai avrebbe potuto dire di no ad una persona bella come lo è Frank che ti chiama splendore e ti sorride in quella maniera?
“Oooh bravissimo!” Lo abbraccia stretto a sé, rendendo la situazione ancora più sbagliata e ambigua di quanto già non sia, per poi stampargli un bacio sulla guancia e raggiungere livelli di errore sempre più alti.
“Continuo a farti presente che io sono il tuo capo, Frank...” Borbotta Gerard con le guance rosse e un sorrisino beato sulle labbra al pensiero che Frank lo abbia davvero appena baciato.
“E io continuo a farti presente che sei uno splendore, che tu lo voglia oppure no.”
È tutto partito da un errore, chi vuole prendere in giro? È stato un errore convocare Frank quel giorno, non sbatterlo fuori dal suo ufficio dopo il suo tentativo di flirt, assumerlo e ancora cedere alla sua proposta fuori luogo di cui già si sta pentendo, ma prima di tutto è stato un errore decidere di utilizzare le sue doti artistiche per entrare nel mondo della moda.
“Ma se io dovrò posare per metà delle foto che in teoria dovrebbero essere tue, allora tutti gli outfit che avevo pensato apposta per mettere in luce i tuoi tatuaggi andranno in fumo… Dovrò rifare tutto da capo.” Mugugna a bassa voce Gerard dopo essersi reso conto che in pratica gran parte del suo lavoro non servirà a nulla.
“Sai quale potrebbe essere un buon modo per mettere in risalto i miei tatuaggi…?” Gli chiede Frank, bisbigliandogli la domanda dritta nell’orecchio e facendogli perciò scendere una serie di brividi lungo la schiena.
“N-No?”
“Mai sentito parlare di collezione di intimo…?”
È tutto partito da un errore, dato che Gerard odia il mondo della moda, le sfilate, gli stilisti, e dato che proprio lui, per qualche strano scherzo del destino, si è ritrovato impantanato fino al collo in questo mondo.
“C-Ci penserò…”
Ma se questo errore lo ha portato a dover disegnare abbigliamento intimo per Frank, allora non può che ammettere che rifarebbe questo errore, questa serie di errori, senza rifletterci sopra se gli si ripresentasse l’occasione.
  
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