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Autore: Kiron_River    05/01/2018    0 recensioni
Questa è una raccolta di racconti randomici di varia natura nata semplicemente dalla mia voglia di mettere su carta situazioni e personaggi assurdi senza un vero e proprio motivo se non il piacere di vederli mentre fanno cose. Il luogo in cui avvengono queste avventure sconclusionate è il mondo di Nonsense, praticamente identico al nostro: stessa geografia, stesse città, ma dove vige un'unica regola: "Le persone sono e le cose accadono, indipendentemente dal perché ... se ne esiste uno". Ogni racconto sarà un oneshot, ma ci saranno alcuni personaggi ricorrenti e se per caso alcune cose vi sembreranno forzate e altre strane e vi chiederete "Ma perché è successo/non è successo questo?", sappiate che la risposta sarà sempre "perché si" o "perché no" a seconda delle situazioni, ma anche su questo non prometto niente.
Genere: Azione, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ciao gente! Spero che abbiate passato delle buone vacanze tra Natale e Capodanno, io devo ancora riprendermi completamente dai pranzi e le cene, quindi per il momento mi permetto di ripiegare su un vecchio racconto che avevo scritto un paio d'anni fa e che per tutto questo tempo è rimasto chiuso in un cassetto: il primo racconto Nonsense. Ho giusto modificato il nome del protagonista per renderlo più attinente agli altri già apparsi a queste latitudini; chi sa dirmi in che modo? XD

  Griffith stava comodamente prendendosi il suo ormai abitudinario caffè delle 17:36; lui diceva che era delle 17:30, ma impiegava sempre 6 minuti a percorrere la strada che lo portava al suo bar di fiducia.
Il giornale del giorno riportava la notizia di uno strano avvistamento di uno strano essere dalle parti dei colli, che dalle descrizioni dei testimoni sembrava uscito da un fumetto americano di scarsa qualità.
Una volta finito il suo caffè, Griffith andò al bancone, da cui il barista Pierre, suo vecchio conoscente, si era momentaneamente assentato.
A Griffith venne quasi voglia di prendersi anche un pasticcino, ma, un po' per l'attenzione che aveva per la propria forma fisica, che nonostante l'età era ancora discreta, un po' perché gli seccava interrompere Pierre da qualunque cosa stesse facendo per farsi servire, preferì rinunciare.
Così lasciò su ciò che restava del bancone gli 80 centesimi del caffè, rimise a posto la cravatta, recuperò la giacca dall'attaccapanni, recuperò la sua ventiquattr'ore e lasciò il bar salutando Pierre, che intanto era steso a terra con la testa fracassata, coperto dal bancone.
Una volta uscito dal bar, Griffith tirò un profondo respiro, inalando l'aria di distruzione e disperazione che gli offriva qual giorno la sua amata città, mista all'odore di legno bruciato e polvere di calcinacci degli edifici circostanti.
Prima di incamminarsi verso la sua ditta, Griffith si accovacciò a terra per raccogliere una moneta, evitando nel mentre una trave volante che gli passò a pochi centimetri dalla testa, schiantandosi contro la porta del bar, quindi riprese i suoi 6 minuti di camminata per raggiungere la ditta, camminando su quel che rimaneva del marciapiede costellato di pezzi di cemento distrutto e cadaveri di persone con i corpi sventrati da enormi artigli.
Svoltato l'angolo dietro cui stava la sua ditta, Griffith evitò una macchina lanciata nella sua direzione, e quando si trovò davanti all'edificio che ospitava la sua attività, lo vide quasi completamente distrutto, e con una specie di grosso mostro peloso, dotato di criniera e artigli che stava vanificando due settimane di lavori per la riparazione del tetto.
<< Mi scusi! >> Lo chiamò Griffith leggermente contrariato dal comportamento di quella cosa << Se ha qualche problema, potrebbe venire qui, che lo risolviamo senza mettere in mezzo le proprietà altrui >>.
La bestia si voltò nella sua direzione, mostrando la sua faccia e rivelando la gamba di un dipendente tra le fauci; dipendente che peraltro Griffith notò starsi contorcendo dal dolore poco più avanti.
Il mostro spiccò un balzo, di quattro metri di altezza, lanciandosi contro Griffith con gli artigli in avanti pronti per inserirsi nelle carni dell'imprenditore.
Griffith, capito che non se la sarebbero cavata a parole, fece a sua volta un balzo in direzione delle creatura, molto più veloce e diretto rispetto a quello di chi gli stava di fronte, e con la precisione chirurgica di un ex campione provinciale di pugilato, gli stampò la ventiquattr'ore rinforzata al titanio dritta nel fianco destro, all'altezza della terza costola, con un gancio destro fenomenale.
Dopo l'impatto, il mostro si schiantò sul marciapiede travolgendo il dipendente, che senza l'ausilio della gamba non era riuscito a evitare la bestia, mentre Griffith scattò nella sua direzione appena toccò terra.
Giacché il suo avversario era ancora confuso per la botta, l'imprenditore lo colpì al mento con un calcio, per poi utilizzare di nuovo la ventiquattr'ore come arma contundente contro il collo della bestia, rompendoglielo.
Finita la battaglia, Griffith si ricompose, controllò che il suo dipendente fosse ancora vivo (non lo era), e si voltò verso l'edificio della sua ditta, sperando che l'assicurazione potesse pagare tutti i danni.
   
 
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