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Autore: MidnightRavenKuro    05/01/2018    1 recensioni
Nelle notti insonni i pensieri dell'erede della Schnee Dust Company volano dal passato al futuro. Tra frustrazioni e inibizioni, nella sua testa la figura di sua sorella Winter sembra quasi inafferrabile, un'immagine riflessa nell'acqua. Ma tutto ciò che Weiss vorrebbe è riuscire a ricostruire davvero il ponte tra lei e l'unica Schnee che considera davvero la sua famiglia.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Weiss Schnee, Winter Schnee
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Deep down: Snow White and the Winter
 

 
Weiss Schnee non riusciva a dormire.
Era una notte quieta alla Beacon, le sue compagne dormivano tranquille e fuori anche il vento aveva deciso di prendersi una pausa. Tutto e tutti sembravano aver trovato pace. Tutto, tutti, ma non lei.
Si mise a sedere sul letto, lo sguardo rivolto verso la finestra.
 
Erano passati quattro giorni da quando aveva parlato a quattr’occhi con sua sorella Winter, giorni durante i quali non aveva mai smesso di pensare alle parole con cui l’aveva lasciata.
 
Le emozioni possono concederti forza, ma non dovresti mai lasciarti sopraffare.
 
Weiss, però, ancora non riusciva a non farsi travolgere da esse. Era tremendamente arrabbiata e non sapeva come arginare tutto ciò. Lo era con suo padre, con il suo cognome, con la sua famiglia in generale. Lo era tanto che, in notti come quella, Morfeo non sembrava volerla accogliere tra le sue braccia. La sua lotta interiore non aveva tregua, le sue intenzioni e i suoi sogni cozzavano con gli interessi familiari ai quali era costretta a sottostare, e questo la tormentava e rendeva inquieta per la maggior parte del tempo.
Era principalmente per questo che aveva voluto studiare a Vale e non ad Atlas: voleva stare lontana da questa situazione. Fuggire e trovare la propria realizzazione altrove, la propria vita altrove. Lontana dal controllo di suo padre. Lontana da ogni regola, da ogni convenzione sociale e dovere dettati dal suo rango.
Voleva percorrere la strada che sognava per sè stessa.
 
Come aveva fatto Winter.
 
Winter…
 
Si alzò e si chinò sul suo comodino,aprì l’ultimo cassetto ed afferrò una scatoletta avvolta da una soffice stoffa bianca. Sospirando, rimosse la stoffa e aprì la scatola. All’interno vi erano varie foto che raffiguravano lei o Winter o entrambe in vari momenti della loro vita. Klein le aveva scattate nel corso degli anni di nascosto dal signor Schnee. Un segreto tra me e i miei fiocchi di neve, diceva sempre.
 
Cominciò a scorrere le foto. In una  c’era lei da piccola, risaliva a quando aveva usato un glifo per la prima volta ed esibiva un sorriso grandissimo. Fece un piccolo sorriso a sua volta, come se avesse ritrovato in sè l’allegria di quel piccolo successo. In un’altra lei e sua sorella bevevano cioccolata calda dopo una sessione di scherma, anni prima: due bambine dalle guance paffute, che ai tempi di quella foto ancora andavano d’amore e d’accordo. In un’altra ancora c’era Winter alle prese con la sua prima vera Evocazione.
Di fronte a quest’ultima un altro sospiro, più grande, le fuggì dalle labbra.
 
La sua mente ripercorse di nuovo tutti quei momenti, sia felici che tristi, dal primo all’ultimo. Fino a giungere all’ultimo, all’ultima fotografia che Klein aveva scattato: la maggiore e la minore che incrociavano le spade in un ultimo duello d’allenamento. Appena prima della partenza di Winter per l’esercito.
Questa rievocò nella sua mente un ricordo più vivido, più vicino degli altri.
 

 
- Ti dimentichi sempre di tenere alta la guardia. Le tue mosse sono prevedibili e lasci troppi punti deboli scoperti. Ti fai prendere dall’agitazione e attacchi a vuoto. Dimmi, secondo te quante volte avrei potuto ucciderti stavolta? -
 
- Undici o dodici come al solito? -
Weiss sbuffò, ottenendo un’occhiataccia dalla sorella maggiore.
 
- Diciassette volte, Weiss. Sembri non ascoltare quel che ti dico quando ci alleniamo. - la bocca di Winter si ridusse a una fessura. La rigida posa e la sua espressione non lasciavano spazio a fraintendimenti su quanto fosse in disappunto.
 
- La tua formazione come combattente non è un gioco. È necessario che tu impari quel che serve per tenere alto il nome… -
 
- ...degli Schnee. Ti prego, risparmiami questa cantilena stavolta. È da tutta la vita che mi sento ripetere sempre la stessa cosa. Esattamente come la ripetono a te.- rispose la minore irritata.
 
- Eppure per quante volte ti venga ripetuta, tu non sembri avere la minima intenzione di comprenderne l’importanza! -
 
Weiss strinse i pugni, prima di lanciare un’accusa a colei che le stava davanti.
 
- Io però non sto scappando dalla “famiglia”, sorella, al contrario di te. -
L’astio che Weiss aveva covato fin da quando era stata messa al corrente delle intenzioni della maggiore si era concentrato in quelle parole al veleno.
 
Per la prima volta, sul volto solitamente rigido e severo di Winter apparve un’espressione che l’altra pensava non avrebbe mai e poi mai visto.
 
- Io non sto scappando... -
La maggiore sembrava tenere fermo a fatica il tono di voce. Puntò lo sguardo altrove, quasi non riuscendo a sostenere lo stato emozionale che percepiva in sua sorella.
 
- Spiegami perchè mi stai lasciando qui da sola, Winter. - 
Quest’ultima frase sfuggì per sbaglio al controllo della Schnee più giovane. Quando si accorse di averla pronunciata, si voltò rapidamente per non far vedere alla sorella quella lacrima fuggitiva che ora le rigava una guancia.
 
Winter fece un sospiro, poi si avvicinò abbastanza a Weiss da poterle posare una mano sulla spalla.
 
- È una strada che voglio e sento di dover seguire, quindi lo sto facendo. Ed è quello che vorrei che anche tu facessi. Che tu segua le tue vere intenzioni, e non lo stile di vita che nostro padre vorrebbe importi. Se sono dura con te è proprio perchè voglio che tu diventi forte abbastanza da andartene e scegliere per te stessa il modo in cui vuoi vivere. -
 
La Schnee più giovane deglutì ed aggrottò la fronte.
- Se lo vorresti davvero, perchè continui a difendere il nome di questa famiglia? -  Strinse la mano dell’altra con la sua. Rabbia repressa, non diretta prettamente a Winter ma a tutto il suo mondo in generale, e un senso di abbandono si erano mescolati dentro di lei rendendola vulnerabile.
 
- Perchè gli Schnee ci hanno dato quel che abbiamo. Hanno dato vita a quello che siamo. Veniamo da una dinastia di grandi imprenditori e guerrieri, che hanno fatto parte della storia di Remnant. -
 
Una volta recuperata la compostezza che la caratterizzava Winter aveva preso a camminare avanti e indietro, le mani congiunte dietro la schiena.
Si voltò nuovamente verso sua sorella.
 
- Weiss, non approvo le scelte di nostro padre e penso di esserne io stessa una prova. Ma essere una Schnee deve essere per te una fonte di orgoglio, a prescindere di cosa lui faccia o non faccia. -
 
L’altra rimase in silenzio, gli occhi puntati sul terreno lastricato del campo di allenamento della tenuta.
 
Senza alcun preavviso, la maggiore aveva lentamente avvolto Weiss in un abbraccio.
 
A quest’ultima sfuggì un gemito di sorpresa, tanto era atipico quel gesto da parte di Winter. Travolta da un’improvvisa ondata di tristezza affondò la testa nel petto di sua sorella, era una sensazione così estranea che voleva studiarla attentamente. Paradossale che una persona tanto rigida e glaciale fosse invece così calda al tatto, ma non le dispiaceva per niente. Per la prima volta in moltissimo tempo, provò qualcosa che non era rabbia ne' disagio.Voleva imprimersi tutto ciò nella memoria, abbastanza certa che sarebbe passato molto tempo prima che avesse potuto sentirlo ancora.
 
- Winter… come farò senza di te? Sei l’unica su cui possa contare. Qui per me non c’è niente. Sono solo un fantoccio nelle mani di nostro padre… -
Non potè fermarsi dal singhiozzare. Le era sempre stato detto di non mostrare alcuna debolezza, ma in quel momento mandò al diavolo ogni cosa. Stava perdendo la sua unica famiglia, stava per vederla allontanarsi di tantissimi chilometri da lei.
Il suo tono di voce tremava dalla disperazione.
 
- Ascoltami, Weiss. La tua sorte non dovrà essere necessariamente questa. Non è tardi. Vuoi studiare a Beacon? Allora vai a Beacon. Vuoi diventare una Cacciatrice? Diventa una Cacciatrice. Vuoi andartene definitivamente da qui? Diventa forte. Non potrai sempre contare su di me per salvarti dalla realtà. Dovrai essere tu a liberartene. -
 
Winter si scostò ma la non lasciò andare. La guardò dritta negli occhi, quegli occhi così simili ai suoi ma ancora così ingenui.
 
- Hai le capacità per farlo. Ciò che io vedo in te non è l’ereditiera della famiglia Schnee, ma una ragazza indipendente. Weiss, tu sei il mio specchio. -
 
 ☆
 
Weiss sentì le guance diventare improvvisamente umide.
Strinse al petto le foto mentre la mancanza e la nostalgia si facevano di nuovo strada. Erano passati alcuni anni da quel ricordo, durante i quali non aveva potuto avere molti contatti con la maggiore a causa dell’impegno militare. Quattro giorni addietro l’aveva rivista di persona per la prima volta, dopo tutto quel tempo. Quella patina di ghiaccio che aveva costruito attorno a sè come scudo durante la sua assenza era finita in pezzi. Durante gli anni che avevano trascorso separate, i suoi pensieri erano corsi a lei davvero spesso. In mezzo a quel pomposo blocco di ghiaccio quale era la sua famiglia, era l’unica che sentisse davvero vicina. Il suo orgoglio rischiava seriamente di precipitare in presenza di Winter: nonostante la glaciale e boriosa facciata che metteva su davanti a tutti per sentirsi al passo di un mondo in cui non voleva stare, dentro di lei sentiva tutt’altro.
Si chiese se sarebbe riuscita a trattenersi dal mandare al diavolo ogni presunzione e atteggiamento la prossima volta che si sarebbero incontrate. Ci era riuscita a malapena l’ultima volta: Winter l’aveva abbracciata di nuovo. Piuttosto goffamente avrebbe detto Weiss che ora aveva qualche esperienza in più nell’ambito (Yang era tremendamente affettuosa), ma sapeva che la rigida sorella non era abituata a quel genere di manifestazioni d’affetto. Eppure per quanto fosse stato un gesto maldestro l’aveva profondamente scossa. Aveva causato nella giovane ereditiera la voglia di aprirsi e tirare fuori quello che teneva seppellito sotto una montagna di neve. Lei aveva sentito il bisogno, in quel momento, di far sapere a Winter quali emozioni covava dentro di sè da lungo tempo. Ovvio fu però che non ci riuscì, anche a causa di un’autoimposizione dettata da un’educazione troppo severa.
Tutte le parole che avrebbe voluto pronunciare erano infine rimaste al loro posto.
Pensandoci, era anche questo a renderla inquieta: non era riuscita ad andare contro all’orgoglio imposto, all’autocontrollo, e sua sorella non aveva saputo niente di ciò che avrebbe voluto dirle. Era frustrante.
 
Saltò giù dal letto, aveva bisogno di prendere una boccata d’aria. E le era venuta un’idea. Era ora di seguire il consiglio che le era stato dato.
Prese Myrtenaster, la cui custodia era posata vicino al comodino, e facendo attenzione a non svegliare le sue compagne di team uscì dal dormitorio.
I corridoi della Beacon erano illuminati dalla luce della luna filtrata dalle grandi vetrate, abbastanza per vedere dove stesse andando e non andare a sbattere contro nulla. Nel silenzio poteva essere sentito solo l’elegante ticchettio dei suoi tacchi. Era diretta verso il piccolo portico esterno dove era stata con Winter, probabilmente nessuno  l’avrebbe vista o sentita. Quando raggiunse l’aria aperta inalò forte e una piacevole sensazione di fresco la pervase.
 
Mi è sempre piaciuto il freddo...anche a te, non è vero sorella?
 
Camminò verso il centro senza raggiungerlo, e la presa su Myrtenaster si fece più salda. Lo portò rapidamente parallelo al viso e fece un respiro profondo, poi lo puntò verso il terreno.
 
Voglio riprovare… mi hai detto di non farmi sopraffare dalle emozioni, ma forse se riesco a dominarle riuscirò finalmente ad Evocare.
 
A differenza della volta precedente, Weiss non provò a sfruttare la rabbia.
 
No, stavolta si concentrò sull’amore fraterno che provava per Winter. Aveva un presentimento e sperò che si realizzasse.
 
Un piccolo glifo apparve sul terreno.  La sua rotazione era però discontinua e traballante.
 
- Winter. - iniziò, la voce salda e decisa.
 
- Tu sei il mio esempio. -
 
Il glifo si fece più grande e luminoso, oltre ad ottenere un aspetto più solido.
 
- Sei il modello che voglio seguire! -
 
La rotazione divenne più rapida e costante causando lampi di luce che colpivano i muri esterni dell’accademia. Avrebbe dovuto sperare che nessuno si accorgesse di lei ma in quel momento non le importava.
 
- Sei mia sorella, la mia famiglia. -
 
La luce del glifo si intensificò tantissimo.
 
- Sei chi voglio rendere davvero fiera di me oltre a me stessa! -
 
Una forma cominciava a spuntare dal terreno, ancora non troppo distinta...
 
- Sei la mano che voglio sulla spalla per tutta la vita… -
 
Ora la forma assumeva la sagoma di un cavaliere Grimm…
 
- Winter, tu sei il mio specchio. -
 
Pochi secondi dopo in un vortice  azzurro il cavaliere si era completato, maestoso e nobile. Weiss sgranò gli occhi e sorrise ampiamente al successo, sapeva che stavolta ce l’avrebbe fatta. Lo aveva sentito ed era diventato realtà. Lui si mise solennemente in ginocchio, come a dimostrare rispetto e obbedienza a colei che l’aveva evocato, lei fece invece un grazioso inchino.
Aveva dato una forma ordinata alla confusione, ai sentimenti, a ciò che non si era permessa di esprimere poichè suo padre non voleva che lo facesse in quanto membro dei rigidi ed emozionalmente indipendenti Schnee. Aveva guardato dentro di sè ed era stata in grado di vedere.
 

 
Due mesi dopo, Base militare di Atlas
 
- Spiacente miss Schnee, non posso lasciarla passare, questa è una zona militare vietata ai civili. Inoltre, il maggiore Schnee è attualmente impegnata nell’addestramento delle reclute. -
 
- Scusami, come hai detto? -
 
Weiss era riuscita a ritagliare una giornata libera nel weekend per, letteralmente, scappare ad Atlas. Non aveva mai fatto follie simili e aveva a malapena avvertito le sue compagne di team, ma non poteva più aspettare di vedere sua sorella. Per una Schnee non era difficile trovare il modo più rapido per fare qualcosa, e infatti la navetta più veloce disponibile a Vale l’aveva portata lì in poco meno di tre ore. Pensò che tutto ciò le sarebbe costato una ramanzina orribile, ma non le importava. Le mancava così tanto che era disposta perfino ad essere punita.
Però, tanto perchè degli ostacoli dovevano sempre presentarsi, quel soldato non voleva lasciarla passare, e Weiss cominciava a perdere la pazienza.
 
- Non mi importa se non è una zona aperta al pubblico, posso anche pagarti quanto vuoi, basta che mi lasci entrare e trovare Winter! - esclamò irritata.
 
Maledizione, non ho fatto tutta questa strada solo per sentirmi dire che non posso vederla!
 
Senza battere ciglio, il soldato rispose: - Glielo ripeto miss Schnee, non sono autorizzato a lasciarla pass… -
 
- Weiss? -
 
Alle spalle del soldato comparve Winter, rigida e impettita come di consueto, e visibilmente sorpresa. La minore fece un sorriso grandissimo e fece per avvicinarsi quando il soldato le ostruì il passo, facendola ringhiare quasi impercettibilmente, e si rivolse a Winter.
 
- Maggiore Schnee, ho provato a… -
 
- Ci penso io. - lo interruppe lei uscendo e spingendo via piano Weiss, allontanando entrambe dall’edificio. A quest’ultima si era mozzato il respiro, voleva dire qualcosa ma l’agitazione cominciava a farsi sentire e avvertiva le parole strozzarsi in gola.
Una volta che si furono allontanate abbastanza da occhi e orecchie indiscreti, Winter prese sua sorella per le spalle e le scoccò un’occhiata di rimprovero.
 
- Cosa. Ci fai. Qui. Weiss? -
 
- Win… -
 
- Lo sai che non puoi stare qui a meno che non ci siano motivi ufficiali di mezzo.  Perchè sei venuta? -
 
Weiss abbassò la testa, leggermente tremante, ed un’espressione di sconforto comparve sul suo viso.
Sospirò e disse:
 
- Volevo...volevo farti una sorpresa... - si strinse con un braccio visibilmente a disagio.
 
Winter sembrò essere colta alla sprovvista. Inarcò un sopracciglio abbastanza stupita. - Una sorpresa? Non potevi aspettare qualche occasione… -
 
- No. - Weiss la interruppe, scosse la testa e la guardò, ritrovando la determinazione che l’aveva condotta lì. - Non potevo. Scusami, Winter... - 
 
Winter sospirò e chiuse gli occhi. Alla fine rivolse un piccolo sorriso incoraggiante all’altra, in fondo era venuta a trovarla ad Atlas da Vale. Fu rincuorante per Weiss.
 
- C’è qualcosa che voglio farti vedere. È importante. Hai un po’di tempo per me, sorella? - chiese quest'ultima tenendo le mani sul grembo e guardando l’altra speranzosa.
 
- Ho un paio d’ore libere proprio adesso. Non dovrebbero esserci problemi. Cos’è che vorresti farmi vedere? -
 
- Uhm… - Weiss si guardò intorno. - questo posto non è...adatto. Possiamo spostarci da qualche altra parte? -
 
- Potremmo andare nei miei alloggi. Ormai sei qui, dubito che qualcun altro avrà qualcosa da ridire. -
Winter non attese neanche una risposta e cominciò a dirigersi verso l’entrata della base.
 
- Certamente. - replicò Weiss seguendola.
 

 
Gli alloggi di Winter erano grandi ma piuttosto spartani, lasciando da parte una poltroncina posta di fianco ad una libreria. Il letto era addossato ad una parete, così come un armadio e un porta-armi occupato da vari tipi di stocco. Le luci erano abbastanza soffuse, cosa che Weiss trovò abbastanza bizzarra e in contrasto con tutto il resto. Presa dall’agitazione e dall’eccitazione di star per Evocare con successo davanti a Winter, non si guardò particolarmente in giro. Infatti non notò subito una delle foto che Klein aveva scattato, posta sul comodino di fianco al letto. Era ignara che l’altra avesse richiesto anch’ella una copia di ognuna.
Winter si sedette quasi solennemente sulla poltroncina, si appoggiò ad un bracciolo ed accavallò le gambe. Le rivolse un’occhiata interessata. Weiss ne osservò attentamente i movimenti, aveva sempre desiderato possedere la classe di sua sorella.
 
- Procedi, Weiss. -
 
La minore ubbidì, e si voltò verso il centro della stanza. Cominciò a replicare i movimenti che ormai faceva ogni giorno per Evocare. Il pensiero sul quale si concentrava era sempre lo stesso, e in quel momento quel pensiero era materializzato davanti ai suoi occhi. Non fu mai tanto facile compiere un’Evocazione.
Il glifo si era stabilizzato all’istante e in un secondo tutto si era completato.
Il viso di Winter si contrasse in un sorriso compiaciuto quando il Cavaliere Grimm si chinò davanti a lei. Si alzò in piedi e fece un lieve applauso alla sorella ancora concentrata. Anche Weiss fece un inchino alla maggiore, poi sciolse l’Evocazione. Rialzò la testa e volle imprimersi per sempre nella mente ciò che vide e udì. Winter sembrava davvero soddisfatta, e per una volta era soddisfatta di lei. Weiss Schnee.
Non aveva mai sentito il cuore riscaldarsi così tanto. Mai.
 
- Weiss, sei stata brava. Ottimo lavoro, devo dedurre che hai seguito i miei consigli? -
 
- Sì, li ho seguiti. Mi hai detto di smetterla di dubitare di me stessa, mi hai detto di non lasciarmi sopraffare dalle emozioni. Mi sono concentrata su questi concetti e… su di te. - L’ultima affermazione fu poco più di un sussurro. Weiss arrossì violentemente e voltò lo sguardo, ora decisamente incapace di sostenere quello dell’altra.
 
- Su di me? Cosa intendi? - Chiese Winter decisamente incuriosita. Fece alcuni passi verso la minore, la quale cominciò a sudare. Maledetta educazione da Schnee che rendeva difficile qualunque manifestazione di un sentimento.
Quando vide che non stava continuando, la maggiore sussurró in un tono che raggiungeva un buon grado di dolcezza:
 
- Hai il dono della parola, Weiss. Usalo. -
 
Dopo alcuni tentennamenti, la minore riprese a parlare. Ora o mai più, si disse.
 
- Ciò che intendo è...so che noi Schnee non siamo abituati a questo genere di cose, suonerò come una stupida ne sono assolutamente certa. Forse disapproverai, forse no, non posso saperlo se non ci provo, e in fondo è quello che hai sempre cercato di insegnarmi: che non posso saperlo se non ci provo. Winter… mi sono sempre sentita sola in quella grande casa, sotto il controllo di un padre troppo esigente, con una madre assente. Ma quando c’eri tu ero in grado di non sentirmi così… -
 
- Weiss, non lo sai che è maleducazione parlare a qualcuno senza guardarlo negli occhi? - la interruppe Winter con un sorrisetto.
 
Weiss si bloccò e cercò di rimediare, anche se evidentemente sua sorella non sapeva quale sforzo mentale
richiedesse la cosa.
 
O forse lo sa. Accidenti Winter, è già abbastanza difficile!
 
Occhi negli occhi.
Sotto quel blu profondo si sentì terribilmente sotto scrutinio, ma in fondo non era una sensazione così sgradevole. Era lì apposta per far sapere come stavano le cose, no? La voce era controllata ma un lieve tremolio poteva essere percepito, e l’emozione traspariva chiaramente.
 
- Dicevo...la tua presenza era fondamentale per me, lo è ancora. Mi piaceva starti dietro e ti ammiravo, amavo avere una sorella così bella e forte, talentuosa ed elegante. Mi piaceva guardarti mentre ti allenavi e speravo che un giorno anche io sarei riuscita ad essere così, a usare i Glifi così magistralmente ed Evocare così tante creature allo stesso tempo. Ce l’ho fatta in parte, ma ho ancora tantissima strada da fare per raggiungerti. Tutto ciò che volevo… che voglio ancora… era sapere che anche tu fossi soddisfatta di me come lo ero io di te. Sapere che potevo guardarti come da pari a pari e non più ammirarti da lontano. So che ti ho delusa già tantissime volte, ma ho intenzione di rimediare. Sto migliorando già, hai visto? Voglio che non pensi a me come a una delusione, p-perchè sei… -
 
Vedendo che Winter rimaneva impassibile ed imperscrutabile di fronte a quelle dichiarazioni, non un sopracciglio alzato o l’accenno di un sorriso, Weiss aveva sentito le parole morirle sulla lingua e lo stomaco capovolgersi malamente. Dentro di lei stava andando nel panico. E se avesse causato l’effetto contrario? Se lei dopo ciò l’avesse considerata una debole, una bambina?
Quel pensiero le fece stringere i pugni e distolse lo sguardo di scatto.
 
- Non importa. Non importa, dimentica tutto quello che ho detto.  -
 
Le venne quasi da ridere.
Oh, ma che aveva pensato quando le era venuta quell’idea? Winter ora era un soldato. Un soldato scolpito nel ghiaccio, cosa poteva importarle ormai di certi sentimentalismi? Si era illusa soltanto. Ora aveva dato un motivo in più alla maggiore per rimproverare la sua vulnerabilità. Voltò il corpo e si strinse, ma…
 
Sentì le mani dell’altra afferrarla e trarla verso di sè. Fece un piccolo urletto di sorpresa e si ritrovò avvolta da un paio di braccia molto più forti delle sue. Winter le appoggiò il mento sulla testa prima di riprenderla in con uno scherzoso e falso tono severo.
 
- Non hai finito. Una Schnee porta sempre a termine quello che inizia! -
 
Nacque un sorriso enorme sul volto di Weiss, questo era anche meglio di ciò che aveva sperato.
 
- Cosa è che sono? -
 
Incoraggiata, la lingua della minore si sciolse infine.
 
- La mia famiglia. - disse, felice di poterlo finalmente dire senza aver paura delle sue stesse parole.
 
La stretta di Winter si fece più salda e l’ereditiera desiderò che potesse durare per sempre.
 
- Ora non credo di sbagliare dicendo “il mio specchio”. Te lo ricordi? Quando fosti tu a dirmelo anni fa? -
 
- No, non ti sbagli, e si, me lo ricordo. Lo penso ancora, tra l’altro. -
 
- Ho temuto che non lo pensassi più... Da quando sei andata via non ho più avuto certezze. Ho cominciato a dubitare di ogni cosa, oltre a me stessa… -
 
- Non posso biasimarti, considerando il clima presente in casa nostra. Ma ti assicuro, Weiss, che la mia stima e il mio affetto per te non sono mai crollati.-
 
- La tua stima…? -
 
Winter lasciò la presa e si mosse verso il suo comodino. Si chinò e aprì un cassetto, alla ricerca di qualcosa. Fu allora che la minore vide la foto poggiatavi sopra.
 
- Ehi, ma...quella foto! Come fai a… -
 
- Chiesi a Klein di darmi una copia delle fotografie che ci scattava, le stesse che hai tu. E non solo… -
 
Tirò fuori un mazzetto di foto legate insieme da un elastico. Lo porse a Weiss che lo rimosse e cominciò a scorrerle.
 
- Ma questa sono io… - arrossì violentemente mentre guardava l’altra scioccata.
 
- Gli ho chiesto di scattarne altre in mia assenza e di inviarmele, e di non dirti nulla. Conoscendoti avresti tentato di impedirglielo. Però da quando sei partita per Beacon non ha più potuto farlo, quindi ho colto l’occasione del Vytal Festival per venire a trovarti di persona. -
 
- Capisco...ma...perchè? - Ancora rossa in viso continuò a scorrere le fotografie che la rappresentavano in vari momenti quotidiani. Non sapeva se considerarla più una cosa dolce o una cosa inquietante.
 
- Quando sono partita sapevo che non ti avrei vista per molto tempo, volevo vederti crescere anche da lontano. Sei ciò a cui tengo davvero, non il nome degli Schnee, non l’onore, non la disciplina. Tu. E sono davvero soddisfatta di come sei cresciuta e dei progressi che hai fatto. Mi dispiace di averti fatta pensare altrimenti...  -  Winter fece il sorriso più sincero che Weiss avesse mai visto. Quest’ultima sentì lo stomaco stringersi dall’emozione e finalmente, da qualche parte dentro di lei, si erano rotte le catene del dubbio.
 

 
Ore dopo, Weiss stava per risalire sul mezzo che l’aveva condotta lì. Prese le mani di sua sorella e la guardò amareggiata. L’altra la strinse di nuovo in un abbraccio, stavolta privo di rimpianti o dubbi da entrambe le parti.
 
- Quando ci rivedremo, Winter? - chiese, la voce lievissima.
 
- Presto, promesso. Presto. -
 
A malincuore si lasciarono. Il suono dei tacchi di Weiss che salivano la scaletta in quel momento era una stilettata per il cuore di entrambe. La minore si voltò per l’ultima volta e alzò una mano in segno di saluto. Winter fece altrettanto, poi si strinse con le braccia mentre guardava lo sportello chiudersi e la navetta decollare.
 
- Avete passato una buona giornata, Miss Schnee? - chiese educatamente il pilota alla giovane.
 
- Incantevole. - Rispose semplicemente Weiss. Si sedette vicino al finestrino e guardò fuori. Chiuse gli occhi e lasciò la mente vagare nei ricordi delle ore trascorse con Winter, fino a quando non sentì il suo Scroll vibrarle in tasca. Lo tirò fuori e vide una chiamata in arrivo dallo Scroll di Yang.
 
- Yang? - disse sorpresa. Toccò l’icona verde.
 
- WEISS! WEEEEISS! CIAO! AHAH! -
 
- R-Ruby? Che stai facendo? - Weiss sentì un forte brusio indistinto in sottofondo. Sembravano urla e tonfi.
 
- HO RUBATO LO SCROLL DI YANG! AHAHAH! SAPESSI CHE ROBA C’È QUI SOPRA! LO SAI CHE CI SONO TUE FOT… -
 
- RUBY! RIDAMMI SUBITO QUELLO SCROLL! - fece la voce di Yang, che sembrava abbastanza impanicata.
 
- OPS! DEVO ANDARE! -
 
Weiss rimase interdetta per alcuni secondi, fino a quando Yang riprese la chiamata.
 
- Weiss? Sei lì? -
 
- Yang...che diavolo è successo? - chiese basita.
 
- Niente di grave! Cioè...Nora ha riportato un sacco di biscotti dalla mensa e Ruby...beh, la conosci. Entrambe ne hanno mangiati troppi e ora sono entrambe in eccesso di zuccheri. Jaune e Ren sono spariti ed io e Pyrrha stiamo tentando di...OUCH! -
 
- AHAHAHAH! TI HO PRESA XIAO-LONG! COMBATTI! - Questa era Nora, chiaramente esagitata ai limiti del possibile.
 
- LE CUSCINATE NO! MI SGUALCISCONO I CAPELLI! -  Yang si schiarì la gola e fece una risatina. - Dicevo, io e Pyrrha stiamo cercando di contenere la situazione. Tu stai tornando? -
 
- …Sì. Sto tornando, anche se non so se mi convenga con quelle due in quelle condizioni. - si strinse il ponte del naso tra due dita, esterrefatta.
 
- Andiamo, Ice Queen, non lasciarci qui da sole a cercare di calmare queste due! -
In sottofondo Ruby urlò a Pyrrha di fare attenzione alla tazza che aveva lanciato per sbaglio. Si sentì chiaramente la collisione della suddetta con il muro e la conseguente frantumazione di essa.
 
L’ereditiera fece un sospiro.
- Blake dov’è? -
 
- Sparita anche lei. Non ho la più pallida idea di dove sia. -
 
- Benissimo...tornerò fra qualche ora. Non rimanere uccisa nel trambusto, Yang. -
 
- Ricorda con chi stai parlando, Schnee! Ah, tra parentesi, la cosa delle foto non è vera… -
 
Weiss chiuse la chiamata e si battè una mano in fronte.
 
Si, ci scommetto che non è vera. Questa cosa delle foto a tradimento a Weiss Schnee è diventata un’abitudine diffusa a quanto pare.
 
Tornò a guardare fuori dal finestrino ma dopo qualche secondo di incredulità non potè trattenersi dal ridere di cuore.
 

 
Tutti sapevano che l’inverno portava sempre con sè il manto bianco della neve. L’una non aveva senso senza l’altro, non esisteva senza l'altro.
Non lo avrebbero mai ammesso ad altri, ma per le due Schnee era probabilmente la stessa cosa. Legate per l'eternità dal sangue, dal nome e dalla propria immagine.
L'una lo specchio dell'altra.
 
Come il bianco e l'inverno.
 

 
NdA: Saaaaaalve a tutti e grazie per aver letto! Quale periodo migliore di scrivere su queste due se non quando faunfreddocaneediostocongelando?Lo so, lo so, c’è bisogno di insulina qui. Talmente tanto che potete considerare insulina l’ultima scena. L’ho inserita lì per disintossicarvi dallo zucchero deliziosamente più o meno OOC tra quelle due( no, sentivo solo il bisogno di scrivere una buffonata con accenni Freezerburn  coff).
A parte gli scherzi, è stato bellissimo scrivere questa piccola one-shot. Adoro le sorelle Schnee e il legame che c’è fra loro, complicazioni comprese. Personalmente Winter mi ha sempre disorientata abbastanza: per esempio, prima smonta la sorella e poi le fa i complimenti e la incoraggia, wtf? Ma alla fine è solo il suo modo di essere Winter, con buona pace dell’autostima di Weiss. E io la adoro così com’è. (No Kurocchi non è innamorata persa di Winter. No no.)
Potete vederci WhiteIce a secchiate, mi sembra sia il nome della loro ship, come potete vederci solo puro ammmore fraterno, libera interpretazione della fiction. Non vi dirò da che parte sto, almeno per ora. Oh oh oh.
 
Comunque, spero vi sia piaciuta e grazie di cuore per essere passati da qui. See ya!
 
~Kurocchi
   
 
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