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Autore: Stravolgendomi    05/01/2018    1 recensioni
L'omicidio non è mai giustificato, ma dove si trova il confine ultimo che divide la crudeltà dalla giustizia?
Raggiunta la consapevolezza dell'azione che sta per compiere Alteo decide di gettare al vento la sua vita per salvare sua madre.
Proprio dopo il crimine avverrà l'incontro con colui che, prima di tutti, vorrebbe far riflettere il ragazzo e cercare di salvarne la mente ormai corrotta:
-Allora perchè lo hai fatto?- chiese Dio appena apparso sul divano ancora intonso
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Papaveri... papaveri ovunque...” pensò Alteo tremando.
Il corpo del compagno di sua madre giaceva a tre passi da lui, il pavimento del salotto aveva iniziato ad essere invaso da petali di papavero, essi uscivano e segnavano piano piano tutte le piastrelle del salotto. “Un sacco pieno di perali di papavero...”.
Il sedicenne, con quei capelli biondi come quelli di gesù, e con quei primi peli sulla punta del mento, e quelle mani bianche, un po’ ruvide, rovinate dai detersivi che quasi tutti i giorni maneggiava per aiutare la madre a lavare i piatti, o a pulire per terra quando lei si sentiva male, pulcino indifeso in un mondo freddo, ora con il coltello ancora tra le mani contemplava le cinque pugnalate che aveva inferto all’uomo durante la collutazione.
Ogni scricchiolio lo faceva sussultare, ogni ombra dalla finestra gli provocava flussi di coscienza ai termini dei quali egli sarebbe stato gettato in terribili carceri, ogni respiro gli strizzava i polmoni e gli faceva raschiare la gola.
-Allora perchè lo hai fatto?- chiese Dio appena apparso sul divano ancora intonso, perchè il sangue non aveva ancora raggiunto le sue gambe. Alteo non guardò in faccia al vecchio appena giunto, si limitò a rispondere -Dovevo farlo...-.
Dio si alzò, sistemò la barba grigia e mise una mano sulla spalla del ragazzo -Perchè? Hai sedici anni, avevi una vita di fronte, saresti potuto svettare nei cieli più alti ed invece sei qui ad affogare in un abisso di odio...-. La mano del vecchio era calda e confortevole, Alteo tirò su col naso e guardò con la coda dell’occhio gli occhi azzurri di Dio, digrignò la bocca -Faceva male alla mamma- tirò su col naso ancora più forte -sono sei cazzo di anni che la cosa andava avanti...-.
Dio scosse la testa -Potevi denunciarlo, potevi dire alla mamma di lasciarlo, potevi parlare con lui e condurlo sulla retta via.-. Le sue parole erano incudini sul cuore del ragazzo che ancora tratteneva le lacrime, non avrebbe pianto, a costo di staccarsi gli occhi dalle orbite non avrebbe versato una sola lacrima.
 
Come poteva Dio capirlo? Come poteva Dio dargli consiglio? Non era mai dovuto traslocare da un monolocale all’altro perchè sua mamma, da sola, non guadagnava abbastanza.
Sua madre non aveva mai conosciuto uomini come il nuovo compagno: la sua casa era bellissima, grande e spaziosa. All’inizio lui ed Alteo andavano molto d’accordo, egli si impegnava per essere un buon padre ed un buon marito. Dopo appena un anno di convivenza il castello di carte crollò.
 
-Io non penso che gli uomini siano fatti per essere degli assassini- disse Dio con quella sua lingua, tanto confortevole quanto crudele -La violenza non è mai la scelta giusta... lo sai? Questo tua mamma te lo aveva insegnato vero?-.
 
Dio non aveva mai trovato sua madre in lacrime appena tornato da scuola. Non aveva mai passato notti insonni con le mani sulle orecchie, accucciato nell’angolo più lontano dalla camera matrimoniale, abbastanza lontano da non sentire i latrati ed i guaiti che passavano dalla porta, ma non abbastanza da togliersi quei terribili pensieri dalla testa.
 
-Pecorella smarrita, adesso affronta il futuro e le conseguenze delle tue azioni, piangerò per te e pregherò che la mia parola ti raggiunga- continuava Dio con voce sempre più cantilenica, sempre più anonima nella testa del ragazzo.
 
Ogni grido, Alteo era sicuro di ricordarsi ogni singola discussione, ogni insulto, ogni piatto rotto, ogni calcio che quell’uomo aveva tirato alle sedie mentre la mamma piangeva e camminava lentamente, e non rispondeva perchè non poteva rispondere. Il piccolo di casa, dall’altra stanza se lo era chiesto più volte “Perchè la mamma non fa nulla?”.
Se lo era chiesto fino al giorno del suo sedicesimo compleanno, tre giorni prima dei papaveri. Nella sua testa infantile Alteo non ci era mai arrivato, o aveva scacciato il pensiero appena questo lo sfiorava.
Aveva chiesto alla mamma di uscire con lui, non voleva feste, solo poter stare un po’ con lei che non usciva quasi mai, perchè le gambe le facevano male e non voleva camminare troppo, ed era sempre stanca. Era una donna ancora giovane, aveva meno di quarant’anni, ma i giramenti di testa a volte la colpivano a sorpresa, o sentiva il sapore di bile in bocca e doveva correre in bagno in preda ai rigetti.
Nonostante ciò i due uscirono assieme, andarono in un negozio in centro per comprare un paio di scarpe nuove per Alteo. Le passarono una dopo l’altra finchè il ragazzo non fu sicuro dell’ultimo modello di una qualche marca alla moda che ora nemmeno ricordava. Tutto ciò che Alteo ricordava fu il sorriso della madre quando, appena usciti dal negozio squadrò il figlio, gli mise a posto la camicia ed annuì -Sei proprio un ometto, non avrei mai pensato di poterti vedere vestito così bene...-.
Solo allora Alteo comprese tutto ciò che aveva attorno. Un mondo corrotto e crudele che costringeva la madre ad una vita miserabile, solo per sorridere quando il figlio tornava a casa da scuola con voti altissimi in una scuola privata e rinomata. Un mondo freddo e insensibile che costringe le persone che ami a sacrificarsi e non premia mai nessuno che se lo meriti, ma colpisce i più deboli, e li spinge sempre più in basso, senza appigli perchè non gli sono concessi. Ed ancora più in basso, finchè non si arriva in fondo abbastanza da non poter più vedere la luce. Tanto in fondo da poter vagare solo in un eterno oblio mangiati dall’odio, dal rimorso e dal desiderio malato.
 
Guardò Dio e rise, nei suoi sogni aveva mandato via di casa quell’uomo, lo aveva denunciato, lo aveva picchiato, aveva spappolato quella faccia fiera con i suoi pugni, lo aveva torturato, costretto a scusarsi per tutto. Lo aveva ucciso troppe volte nei sogni, ma dopo il suo compleanno il desiderio era diventata consapevolezza.
Consapevolezza perchè l’omicidio non era l’unica via che egli vedeva, era l’unica che aveva a disposizione.
 
Ed è così che Alteo diede a Dio la sua ultima risata -Non parlarmi di errori fatti, tu che hai creato tutto questo...-. “Mamma questo mazzo di papaveri è per te...” pensò Alteo sorridendo, donandole il suo ultimo sorriso.
 
Il giornale del giorno dopo recitava a caratteri cubitali “RAGAZZO IMPAZZISCE E UCCIDE IL PATRIGNO” “una gioventù che non comprende i valori della vita”.
   
 
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