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Autore: Nat_Matryoshka    05/01/2018    3 recensioni
"A volte dopo tante cadute si ottiene finalmente qualcosa, non credi?”
Rey è una giovane reporter, che si innamora di Venezia e del suo Carnevale. Ben, il fotografo che la accompagna, di notte sogna di un ragazzo misterioso e di un mondo che non conosce.
Forse le loro anime si assomigliano più di quanto immaginano.
[Modern AU || Scritta per la Reylo Fanfiction Anthology 2017, "Celebrate the Waking"]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Luke Skywalker, Maz Kanata, Rey
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 
 





“Venice is eternity itself.”
-  Joseph Brodsky
 
 
 



 
La mattina delle Ceneri, Venezia sembrava una città completamente diversa dal giorno precedente. In piedi sul ponte del traghetto, coperti da sciarpe e cappelli, i turisti osservavano la città spogliarsi della livrea colorata che aveva indossato fino alle prime ore del giorno e tornare all’abito di sempre, meno stravagante ma altrettanto meraviglioso. Tra loro c’erano anche Rey, Ben e Luke.

Rey guardava i palazzi scivolare accanto al traghetto, immobili e quasi sorridenti nonostante il cielo nuvoloso del mattino. La città sembrava meno popolata rispetto al giorno precedente, come se assieme alla fine del Carnevale se ne fosse andata anche quella magia sottile che l’aveva riportata al passato per qualche settimana: le maschere tornavano a dormire nei negozi, la donna a cui avevano restituito i vestiti li aveva salutati augurando loro di tornare l’anno successivo. La bottega in cui aveva lavorato la ragazza vestita di bianco doveva essere cambiata nei secoli, ma il suo spirito ancora la impregnava, e ogni Carnevale tornava a vivere e a riempire le calli del suo passo allegro, del desiderio di esplorare ogni angolo del mondo. Forse da qualche parte c’era un quadro che la raffigurava assieme al Principe Solo, vicini, in abiti da festa, sui visi il sorriso un po’ austero che era proprio dei soggetti ritratti.
Ben le si avvicinò. Suo zio era impegnato in una telefonata con Maz, che li aveva salutati poco prima che si imbarcassero per raggiungere di nuovo la stazione, carichi di valige come quando erano arrivati. La donna era dispiaciuta quanto loro di vederli partire: li aveva abbracciati tutti a lungo, anche Ben, e aveva accettato con un sorriso enigmatico l’invito di Luke di “farsi vedere ogni tanto a Londra, magari anche in estate”. Quando era venuto il momento di Rey, le aveva preso una mano guardandola negli occhi, e la ragazza aveva sentito lo sguardo della donna arrivarle nell’anima. “Buona fortuna, bambina. Hai fatto tanta strada per arrivare fin qui… e ne è valsa la pena. Lo vedo dal tuo sguardo.” La ragazza si era abbassata per abbracciarla e Maz le aveva sussurrato all’orecchio quel saluto, per poi guardarli trascinare le valige mentre agitava la mano, un puntino blu che diventava sempre più piccolo man mano che si allontanavano. Quelle giornate erano state così straordinariamente bizzarre e magnifiche che già le mancavano, così come le mancava la voce della loro accompagnatrice. Chissà se avrebbe lasciato subito la città per tornare negli Stati Uniti, o se si sarebbe trattenuta ancora un po’ a Venezia…

“Sembra incredibile che siano già passati cinque giorni da quando siamo arrivati. Iniziavo ad abituarmi ai ritmi della città.”
Rey si voltò per accoglierlo nel suo campo visivo e gli fece spazio perché potessero osservare la città vicini. La notte era passata, ma aveva mantenuto intatto quanto era accaduto tra loro la sera prima: quella mattina si erano salutati senza imbarazzo, e tutti gli sguardi che si erano lanciati parlavano di qualcosa di diverso tra loro. Ben doveva avere tanti pesi di cui liberarsi, pensò, ma la maggior parte cadevano da soli, ed erano andati via in quei giorni. Quelli che ancora restavano attaccati al suo cuore solo il tempo avrebbe potuto eliminarli.

“Già… mi mancherà Venezia. Avrei voluto vedere tutti i musei…”
“Possiamo sempre tornarci. Sempre se avrai voglia di visitarla con me… e di sorbirti le mie fotografie” sorrise, chinando appena la testa come faceva sempre quando osava troppo e mascherava quanto aveva appena detto con l’ironia. Per tutta risposta la ragazza gli appoggiò la testa sul petto.
“Grazie ancora per quello che hai fatto, Rey. Non è da tutti, e non ti spettava.” Era passato qualche minuto, e Ben restava vicino a lei, cercava il suo corpo per assicurarsi che fosse davvero lì e le sfiorava la pelle della mano con un dito esitante.
“Perché mi dovresti ringraziare? Non ho fatto nulla di speciale.”
“Chiunque se ne sarebbe andato, mi avrebbe evitato e sarebbe stato giusto… ma tu hai continuato a provare, non ti sei arresa.” Parlava in fretta, quasi non riuscisse a sincronizzare le parole e i pensieri. “È più di quanto chiunque abbia mai fatto per me. E sicuramente più di quanto meritassi.”
“Tu meriti questo ed altro, Ben Solo.” La ragazza diede le spalle al mare, così da poterlo guardare fisso negli occhi e posargli le mani sugli avambracci. “Hai lottato, hai perso, ma ora stai vincendo. Non devi contare solo su se stesso, l’hai fatto fin da bambino. Lascia che pensiamo un po’ noi a te… io, tua madre, tuo zio. Forse anche tuo padre. Ti vuole ancora bene in fondo, non è capace a dimostrarlo ma io credo te ne voglia. Magari siete troppo simili e troppo diversi allo stesso tempo. Ma non odiarti così, non farti del male.”

Lui scosse la testa, non per negare quello che aveva detto, quanto piuttosto per distogliere lo sguardo da quegli occhi limpidi, troppo gentili ed ingenui. Non era un’ingenuità disarmata quella di Rey: era la purezza di chi sa benissimo cosa comporti avere un cuore gentile, ma che sceglie comunque di conservarlo. Aspettò che si sistemasse nuovamente accanto a lui, poi inspirò e prese a raccontare, come se il bisogno di far venire fuori le parole fosse troppo forte per poterlo trattenere. Perfino per lui, che non amava particolarmente raccontare di sé.

“Aspettavo l’ira come si aspetta la pioggia quando fa troppo caldo. Ero così, una volta… i pugni chiusi, stringevo i denti mentre il mio corpo tremava e la rabbia iniziava a farsi strada. E poi, quando esplodeva, lasciavo che distruggesse tutto attraverso me. Un incendio alimentato dalla benzina delle risatine dei miei compagni di scuola, quegli sguardi pieni di ironia e di cattiveria, verso la mia faccia o la mia vita, o entrambe le cose. Se da bambino il bersaglio delle loro parole era il mio viso, le mie orecchie, da adulto hanno iniziato a prendersela con la mia famiglia. Un paio di bulli mi perseguitavano quando avevo tredici anni: non c’era giorno in cui non chiamassero ladro mio padre, in cui non mi lanciassero frecciatine sul fatto che i miei genitori erano separati e alle ricorrenze scolastiche c’era quasi sempre solo mia madre. A volte nemmeno lei.”

Rey lo ascoltava senza parlare.

“Lasciai che mi insultassero, mantenni il controllo stringendo i pugni con tanta forza da farmi male ai palmi delle mani… ma io per primo sapevo che non sarebbe stato sempre così, che prima o poi i miei sentimenti avrebbero avuto la meglio” proseguì Ben. Quasi non riprendeva fiato tra una frase e l’altra. “Finché non è arrivato il giorno in cui la rabbia mi ha divorato totalmente, e ogni centimetro del mio corpo era fiamme e lava, odio e frustrazione. Distruzione. Furia. Ecco la tempesta, avevo sentito i tuoni in lontananza, la accoglievo urlando, la pregavo di aiutarmi a distruggere, distruggere tutto. Ho colpito il loro capo in faccia con un pugno, poi nello stomaco. L’ho atterrato. L’ho riempito di pugni e testate perché smettesse, volevo cancellargli dalla bocca gli insulti verso di me, verso mia madre, mio padre. Continuavo a picchiarlo e a passare dalla parte del torto, finché non sono crollato: mi hanno sospeso. Anzi, hanno sospeso entrambi, ma qualcosa in me si era rotto. Troppa rabbia resta dentro, lascia cenere bollente nel corpo e non si spegne mai per davvero. Col tempo ho capito che ero stato provocato oltre il limite, ma avrei potuto fare un milione di altre cose invece di cedere all’ira e picchiarlo… eppure quel sentimento l’avevo invocato io, e ora chiedeva il suo prezzo. Non mi sono più avvicinato a nulla, a nessuno. Distacco completo. Solo così avrei potuto sentire meno dolore, ignorare la chiamata oscura che mi accarezzava il viso, seducente. Non sopportavo l’idea di poter fare del male a chiunque mi stesse a cuore solo perché non ero riuscito a lasciarmi alle spalle completamente il ragazzino rabbioso che ero. Fino a te, Rey.”

Terminò e riprese fiato. Erano quasi arrivati: poco dopo il treno li avrebbe riportati alle loro vite, ma qualcosa era cambiato irrimediabilmente. In meglio, stavolta.

“Ti avevano provocato” sussurrò la ragazza. Gli prese una mano. “L’hai detto anche tu. Non è facile reagire con calma quando ci si sente messi con le spalle al muro… avrei fatto anche io la stessa cosa. Ma hai capito che non era giusto… non sei più quello di un tempo. Quell’adolescente  pieno di rabbia non ha più potere su di te. Lascialo andare.”
“Posso provare” le rispose Ben in un soffio, e poi sorrise senza aggiungere altro. Le baciò le nocche, sfiorandole con le labbra che tremavano appena.
Rimasero fermi per un attimo in quella posizione, vicini come due piante cresciute insieme coi rami intrecciati e i tronchi che si toccano, sostenendosi a vicenda. Restarono in piedi, gli occhi fermi sui palazzi e sul mare che li affiancavano finché il vaporetto non si fermò di fronte alla stazione di Santa Lucia, e Luke li superò per scaricare le valige.

Rey socchiuse e riaprì gli occhi, e lasciò che il pulviscolo d’oro portato da un raggio di sole le accarezzasse il viso. Poi seguì Ben e Luke verso la stazione, il trolley verde che la accompagnava quasi correndo.



La ragazza osservava il ponte sotto ai suoi piedi, senza riuscire a credere ai suoi occhi: sarebbe partita per un viaggio. E non un viaggio qualsiasi, ma un vera e propria traversata verso terre lontane! Le Americhe, la Via della Seta, l’Oriente e i suoi misteri, ma anche mete europee - più vicine, ma non meno affascinanti – si aprirono davanti a lei, confondendola. Dovette appoggiarsi ad uno dei parapetti per non cadere preda delle vertigini. Lì accanto, il Principe Solo la guardò preoccupato, afferrandola per controllare che stesse bene. Un sorriso della ragazza lo confortò, e la prese gentilmente per un braccio perché occupassero il posto che spettava ad entrambi sul ponte di comando. La “Principessa di Alderaan” sarebbe partita poco dopo, diretta verso una meta che ancora lei non conosceva, ma che sarebbe stato meraviglioso scoprire man mano che il viaggio andava avanti. Cosa aveva detto la madre del Principe, la bella donna vestita di viola che l’aveva subito presa a benvolere? “Mio figlio ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a scoprire che può dare tanto al mondo. Magari qualcuno che ami viaggiare.” E poi l’aveva guardata. Le brillavano gli occhi di gioia.
La nave si staccò dal molo lentamente, salutata da una grande folla. La ragazza si voltò per guardare Venezia che si allontanava, sempre più piccola, sempre più simile ad un gruppo di casine intagliate nel legno e regalate ad un bambino. Si inchinò per salutarla, e le lacrime che le scendevano dagli occhi erano un po’ malinconiche e un po’ felici.

Il Principe Solo le prese la mano.










***
E anche questa mia breve long-fic è terminata.
Non mi capita spesso di riuscire a terminare una storia a capitoli assistita pienamente dall'ispirazione, per cui potete considerare questa storia una specie di piccolo miracolo: sarà che potrei scrivere anche duecento Reylo senza stancarmi, sarà che ho amato descrivere Venezia e la gioia che mi porta visitarla, sarà anche che la colonna sonora adatta non mi è mancata... ma sono davvero felice di essere riuscita ad arrivare fin qui. E' stato un piccolo traguardo, e non ce l'avrei mai fatta senza il sostegno e l'affetto della mia bae Ailisea , delle mod della Reylo Fanfiction Anthology e di tutti voi lettori. Se anche solo un po' del mio amore per i personaggi e per le atmosfere sognanti di Venezia è riuscito ad arrivare fino a voi e ad emozionarvi un po', allora significa che ho raggiunto il mio obiettivo.
Se, come al solito, voleste lasciarmi un cuoricino, qui trovate la storia in inglese. Andate a distribuire amore anche alle altre autrici, lo meritano tantissimo!

Grazie ancora per il vostro sostegno :3
Rey
   
 
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