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Autore: JoeyTre    06/01/2018    5 recensioni
La notte di Natale qualcosa di inaspettato accade nel deserto John`s Dine. Damon Scott e Claire Hills si ritrovano da soli ad esplorare un passato che fa male, ma che continua a tornare nelle loro vite senza mai dargli tregua, e che li unisce in un modo assurdo ed inaspettato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera, lo storico John´s Dine era deserto. C`erano solo un paio di camionisti che avevano appena smontato dal turno e bevevano una birra prima si fare ritorno a casa.
Non c´era nulla che facesse capire che quel giorno fosse Natale. Nemmeno le vecchie lucine sull´insegna al neon, o quell´albero in plastica che la signora Collins aveva sempre addobbato a lato del bancone. In quel posto, giorni come quelli passavano inosservati. Non erano poi cosí importanti. Ed era in posti come quelli che Damon aveva deciso di trascorrere il Natale.
Non aveva senso festeggiare, pretendere che tutto andasse bene. Non aveva bisogno di quel tipo di finta positivitá. Era una delle cose che lo infastidivano di piú.
La porta del John´s Dine schricchioló. Damon entró piano nel vecchio locale. Il barman, il signor Collins, gli rivolse un´occhiata truce, mentre puliva il piano di lavoro con uno straccio pieno di unto.
"Se cerchi tuo padre, non viene piú qui ragazzo" lo avvertí l´uomo. Damon ignoró le sue parole, e si sedette nell´angolo meno illuminato della sala, quello che comunicava con la cucina, da cui proveniva uno strano ed estenuante odore di fritto.
"Questa sera sono qui per me" ammise con un filo di voce. Non era sicuro che il barman l´avesse sentito, e forse era meglio cosí.
"Se ti aspetti che ti aiuti con uno dei tuoi soliti scoop da quattro soldi, puoi scordartelo" continuó il vecchio.
Damon scosse il capo. Non aveva nemmeno molta fame. Sentiva solo molto freddo. Non era un freddo che poteva placare con qualcosa di caldo sopra le spalle. Era una sensazione che partiva dalle viscere, e lo tormentava al punto da spingerlo lí, in quel posto orrendo. Si sentiva una specie di zombie, qualcuno che non sarebbe mai andato da nessuna parte.
"Non preoccuparti, Bob. Oggi non lavoro" continuó Damon.
L´uomo smise di pulire per guardarlo dritto negli occhi.
"Certo, come no. Non ti ho visto un solo giorno senza quel dannato registratore. Dí la veritá, hai saputo di quella prostituta che é scomparsa qualche giorno fa. La polizia dice un mucchio di cazzate. L´ultimo avvistamento non risale a questo posto. Siamo un locale rispettabile, noi" sbottó l´uomo in tono indignato.
Damon socchiuse gli occhi, confuso.
"Te l´ho detto, sono qui perché ho solo voglia di essere qui".
"Certo, e adesso io dovrei crederti. Voi giornalisti siete dei succhiasangue. Avidi di quelle disgrazie che non vi toccano ma davvero da vicino" continuó l´uomo.
I suoi occhi erano iniettati d´odio.
"Bob, smettila" la voce della signora Collins interruppe quella del marito.
"Perché non vai in magazzino a controllare gli ordini? Ci penso io qui" la donna strizzó un occhio al ragazzo, per poi versagli una tazza di caffé fumante.
Il barman si allontanó riluttante. Damon sapeva che sarebbe tornato alla carica. Forse non quella sera, e nemmeno in quell´anno, ma in un futuro prossimo. In un momento di debolezza magari, in cui non avrebbe potuto far altro che incassare il colpo ed andare avanti.
Andare avanti. Che bellissima utopia, pensó.
Si va sempre avanti, si fa sempre di tutto per non perdere mai un passo. Ma se si sta fermi un attimo, se si decide di non proseguire, la gravitá e il peso non faranno altro che riportarti indietro.
Damon pensava questo quando la voce della signora Collins lo riportó al John´s Dine, a quella sera senza neve che non ricordava nemmeno per attimo quello stereotipo del Natale perfetto.
"Ti va di mangiare qualcosa?" la domanda della signora Collins lo irrigidí. Erano mesi che Damon non consumava un pasto decente.
"Ho fatto una zuppa di patate che é la fine del mondo".
"Allora ne prendo un piatto" la voce della ragazza alle sue spalle lo fece sussultare.
La signora Collins sfoggió il suo sorriso migliore.
"Ma certo cara, accomodati pure qui. Benvenuta".
"Grazie" rispose la ragazza.
Damon piegó il capo nel vano tentativo di nascondersi.
Claire Hills, la ragazza piú popolare della scuola, si sedette al suo fianco e poggió i gomiti sul bancone di legno.
"E qualcosa da bere, una birra magari".
La cameriera annuí e scomparve in cucina.
La nuvola di profumo che la ragazza trasportava con sé lo nauseó. Qualcuno in sala aveva deciso di avviare l´ormai obsoleto stereo con un pezzo dei Pink Floyd, "Wish you were here", che riempí quel silenzio in cui erano piombati.
Claire Hills inizió a piegare il sottobicchiere di carta, sembrava essere nervosa, come se fosse capitata in quel posto per puro caso.
Damon si voltó lentamente, fino a darle le spalle. Soppesó per un attimo l´idea di andarsene. Non avrebbe retto un altro confronto. Non con una come Claire.
Con il capo chino e le spalle ricurve, il ragazzo scattó rapido verso l´uscita.
"Damon Scott?"
La voce stridula di Claire lo fece rabbrividire. D´istinto, quasi senza accorgersene, aveva rallentato il passo.
"Sapevo fossi tu. Nessun altro sarebbe scappato via come un coniglio".
"Che cosa é successo? La reginetta ha abbandonato la festa quest´anno?" chiese lui in tono gelido.
Come tutti gli anni, il ballo invernale della scuola avrebbe avuto luogo la notte del 25 Dicembre.
Le labbra della ragazza si chiusero in una linea dura.
L´intento di ferirlo aveva prodotto una reazione inaspettata.
"Non azzardarti a parlarmi cosí" sibiló "non dopo quello che mi hai fatto".
"L´uomo é l´unico responsabile del suo destino. Io non ti ho fatto proprio nulla" Damon le rispose controvoglia.
L´odio che Claire gli vomitava addosso era insopportabile.
La signora Collins tornó dalla cucina con in mano due generose porzioni di zuppa.
"Vi porto del pane tostato, vi va?".
Il suo tono affabile strideva con la tensione di quel momento.
Damon e Claire si scambiarono un´occhiata pregna di veleno.
Non avrebbero mai immaginato una situazione del genere nemmeno in un milione di anni.


Un anno prima

Claire sorrise per l´ennesima volta. Il flash della fotocamera la colpí ancora. Gli occhi avevano iniziato a bruciarle, ma decise di non darsi per vinta. Le foto del ballo sarebbero finite ovunque nel giro di qualche giorno. Forse anche sul Black Sheep, il giornalino anonimo piú letto della scuola. Probabilmente non si sarebbe mai parlato bene di lei. I toni del Black Sheep non erano mai stati dolci con nessuno, tanto meno con la bionda reginetta della scuola. Ma questo le importava poco.
Sarebbe stata comunque bellissima, le foto avrebbero parlato per lei.
Sarebbe andato tutto come previsto.
Claire si immaginava cosí. Perfetta, sicura di sé, sorridente. Con quei lunghi boccoli che le incorniciavano il viso truccato. Era cosí che sognava di essere.
Aveva avuto bisogno di ricordarselo piú volte per poterci credere.
Il segreto non é essere forti. Il segreto é sentirsi forti.
Bastava solo fingere per bene. Tenere tutti i pezzi insieme e stringerli forte per evitare di perderli. Per evitare di sgretolarsi.
"Sei pronta?" chiese il fotografo. La ragazza annuí.
La voce del presentatore al microfono rimbombó in tutta la palestra della scuola.
"Signore e signori, la reginetta del ballo di Natale di quest´anno é... Claire Hills!".
Un applauso esplose fragoroso. Il sipario si aprí e Claire si voltó verso i riflettori puntati.
Sorrise ancora una volta, poi fece un inchino. In prima fila vide Anne, la sua migliore amica, che batteva le mani e si dimenava con le braccia per farsi notare da lei. Claire le accennó un timido saluto, poi distolse lo sguardo.
Deglutí e ripensó a quell´idea lontana di sentirsi forti. Lei non lo era affatto.
Ma in quel momento, nessuno l´avrebbe mai notato.
E questo era l´importante.




Damon soffió sul cucchiaio fumante ricolmo di zuppa. Lo ingoió troppo in fretta, perché mangiava in modo nervoso. Non avrebbe mai immaginato un Natale del genere.
Claire Hills cenava al suo fianco, immersa in un silenzio amaro. Nemmeno lei avrebbe mai detto, anche solo un anno prima, che sarebbe finita in quella bettola con il ragazzo che odiava piú di tutti.
Forse anche piú di se stessa.
"Toglimi una curiositá. Che ci fa la reginetta del ballo qui al John´s Dine?" chiese Damon, dopo aver tracannato la sua cola ghiacciata.
Claire smise di mangiare e alzó gli occhi al cielo.
"Anche se ti dicessi la veritá, non ti importerebbe. Lo so come sei fatto" sbottó.
"É qui che ti sbagli" riprese il ragazzo, con finta voce gentile.
"Il mio obiettivo é scoprire la veritá oggettiva dietro le persone. É sempre stato solo questo e niente di piú".
Claire non poteva credere alle sue stesse orecchie. Le parole di Damon le facevano male, riportando alla mente qualcosa che non era ancora riuscita a superare del tutto.
"Anche distruggere i rapporti fa parte del tuo essere giornalista?" la sua voce tradí un leggero tremore.
Damon scosse il capo.
"Non sono piú un giornalista. E questo, forse, é anche merito tuo".
"Non potevo far altro. Black Sheep mi ha distrutta. Dovevo trascinarla nel fondo con me".
"E Anne? Che ne é stato di lei?" la voce tagliente di Damon non ammise alcuna replica. Claire non avrebbe mai potuto rispondere in modo sincero.
Non con lui.
Non in quel modo.
C´erano troppe cose non dette che si erano accumulate nel tempo, fino a farla soffocare.
Il pensiero di Anne la riportó a quella sera di un anno prima. A quella edizione straordinaria del Black Sheep.
A tutti quei volti incollati ai cellulari, avidi di sbirciare nella sua vita, a cogliere quell´attimo di accusa, quell´unico momento che l´avrebbe resa debole, sciatta, cattiva.
Comune.




Un anno prima

Claire correva. Costringeva le sue gambe a superare il limite. Le sue guance erano in fiamme, e rigate dalle lacrime nere sciolte nel mascara. Indossava ancora l´abito della festa.
Un pezzo della lunga gonna rossa le si era strappato durante la corsa.
La ragazza poteva vedere il suo stesso fiato materializzarsi in una nuvola calda. Fuori le temperature erano molto basse, ma lei non aveva freddo.
Doveva trovare Anne.
Doveva spiegarle tutto.
La vide dall´altra parte del vetro. Era nell´aula di biologia della scuola, che di notte era cosí buia da far quasi paura.
La ragazza era con Clemens. Claire lo vide gesticolare, come se cercasse di scusarsi. Anne piangeva.
Il suo cuore le si strinse in una morsa dolorosissima. Era tutta colpa sua. E di Clemens. Avevano rovinato tutto con quelle  bugie, con quell´idea di riuscire a superare tutto. Di essere invicibili, nell´illusione di essere immuni alle emozioni.
E invece eccola lí, Anne. Piccola e ricurva sulle sue mani che le coprivano il viso, mentre i singhiozzi la scuotevano senza sosta.
Clemens allungó una mano nel timido tentavido di consolarla. La ragazza si ritrasse di scatto.
E fu allora che lui si accorse di Claire.
La ragazza era rimasta immobile all´esterno dell´aula, incapace di fare niente di tutto quello che si era imposta per risolvere quella situazione.
Il punto peró era un altro.
Non avrebbero piú potuto nascondersi, perché erano sulla bocca di tutti.
Claire e Clemens insieme. Clandestini. Uniti.
C´era stato un periodo in cui lui e Anne si erano amati, e tanto anche.
Eppure non erano destinati. Nessuno dei tre lo era.
Claire accese lo schermo del suo cellulare, e aprí l´edizione straordinaria del Black Sheep.
Non ebbe il coraggio di leggere l´articolo in prima pagina, i suoi occhi non facevano altro che concentrarsi sulla famosa foto. Lei e Clemens stretti in un abbraccio, nel sottoscala di ferro della scuola. Le labbra unite in un bacio che avrebbe poi sfasciato il loro mondo in mille pezzi.
E quello di Anne.
Non ci sarebbe stato collante per nessuno dei tre. Solo rabbia e risentimento.






"Gliel´avrei detto. Le avrei spiegato tutto. Non sarebbe mai stato come é stato".
"E come sarebbe stato?" le chiese Damon.
Sapeva che con quella domanda avrebbe superato il limite che da mesi si era imposto. Non fare piú domande, non interessarsi piú a nulla. Lasciarsi andare alla corrente, come aveva fatto suo padre tanti anni prima. Anche lui aveva avuto la passione per la veritá, per quel giornalismo spietato, crudo, che non conosceva mezzi termini e che giustificava tutti i fini. E pure quello stesso mondo gli si era rivoltato contro. Gli aveva distrutto ogni ideale, ogni minimo tentativo di tornare alla normalitá. Gli aveva fatto perdere il senso di sé, e lo aveva trascinato nell´alcolismo.
Per un lungo periodo, Damon si era sentito come lui. Da quando gli era stata tolta la possibilitá di scrivere il suo giornale segreto, non aveva avuto piú una direzione.
Ma quella sera di Natale, parlando con la ragazza che aveva spinto il primo tassello di quel domino spaventoso, tutto gli sembró improvvisamente piú chiaro. Non avrebbe mai smesso di fare domande.
Non avrebbe mai rinunciato alla sua natura.
Claire lo guardava con occhi lucidi.
"Sarebbe stato... diverso".
"No, Claire. La veritá é che sarebbe stato diverso solo per te. Piú facile. Nessuno l´avrebbe saputo, tu e Anne avreste rotto il vostro legame lontano dai tuoi tanto amati riflettori, e tutto si sarebbe risolto per il meglio. Ma il fatto é che io non sopprto le ingiustizie. La tua maschera di ragazza perfetta mi aveva giá stancato da tempo. E scommetto che aveva stancato anche te".
Damon fece una pausa per soppesare le parole che aveva detto.
Claire alzó lo sguardo per cacciare via le lacrime che avevano invaso prepotenti i suoi grandi occhi.
Non poteva sopportare di piangere proprio davanti l´idiota che aveva causato tutto. O forse no. Forse aveva ragione lui.
Era stata lei stessa a causare la sua rovina. A bruciare la sua maschera. Ad allontanare le uniche persone che le avevano voluto bene.
La ragazza si alzó in piedi. Le mancava l´aria, perció lasció i soldi sul bancone e uscí dal John`s Dine.
Fuori il freddo pungente la scosse forte.
La pioggia che scrosciava incessante le bagnó i capelli. Nulla l´avrebbe riportata lí dentro.
Aveva sentito giá troppo.
"Adesso chi é il coniglio?" le chiese Damon.
Il ragazzo l´aveva seguita fuori. Le gocce di pioggia bagnavano il suo viso contratto in un´espressione risentita.
"Ti prego, tu non capisci".
"E allora spiegamelo. Dimmelo. Parlami!" Damon ridusse la distanza che c´era tra di loro con grandi passi carichi d´impazienza.
"Non ha piú senso, ormai. Il danno é stato fatto".
"Ma tu puoi ancora spiegarmi. Se davvero credi che io abbia sbagliato a pubblicare quella foto, allora dammi le tue cazzo di ragioni. É di quelle che ho bisogno. Le tue fottute ragioni, Claire".
Damon le puntó l´indice. Aveva ormai perso tutti i freni. Lei era il motivo di quella sua deriva. Era stata lei a mettere fine al Black Sheep. A quell´unico spazio in cui sarebbe potuto essere se stesso.
O forse no. Forse era stato lui stesso a non tenerci abbastanza, a lasciare che lei potesse facilmnente sbarazzarsi del suo sogno, a non aver combattuto affinché tutto restasse al suo posto, e nulla vacillasse e crollasse, come era successo un anno fa.
"Ti sembrerá banale, Damon. Questa non é una di quelle storie che finiscono in prima pagina, e con cui puoi farci i tuoi cazzo di soldi facili".
"Non mi interessano i soldi. Come vedi, non mi interessano piú da diverso tempo ormai. Non morivo certo dalla voglia di passare il Natale con te al John´s Dine".
"Non l´ho chiesto io. Non ti ho chiesto io di scrivere quell´articolo, non ho chiesto io di restare sola come un cane il giorno di Natale. Non ho chiesto io ai miei genitori di separarsi" la sua voce si affievolí, acquistando una strana intonazione. La ragazza si asciugó in fretta le lacrime, prima ancora che queste riuscissero a segnarle le guance rosse.
"É stata tutta questa merda che c`era nella mia vita ad avvicinarci. Io e Clemens... sapevamo di essere sbagliati. Ma lo eravamo, insieme. Anche lui stava passando un periodo orribile. Anne questo non lo vedeva, semplicemente non poteva capirlo. Ma noi sí. In tutto quel casino ci siamo uniti. É stata la cosa piú malata e assurda che potessimo fare. Ma d´altronde, cosa puoi aspettarti da chi é assurdo e malato come noi?".
La domanda di Claire cadde nel vuoto. Damon la guardó in quello stato cosí lontano da ció che era abituato a sapere e immaginare di lei. Quel suo mondo perfetto non era che un misero castello di sabbia, che il mare aveva spazzato via in pochissime onde. Damon aveva cercato per troppo tempo la veritá assoluta, quel fine ultimo che spingeva gli esseri umani a fare ció che facevano, ma aveva perso di vista tutto il resto, rendendolo ancora piú cieco. Claire era lí, con le spalle tremanti, ricurva sulle braccia incrociate e con lo sguardo basso, quasi a volersi rannicchiare in posizione fetale per difendersi da tutto quello che le aveva fatto male.
Era sola, e spaventata. Ed era Natale.
Damon si tolse la giacca e fece per appoggiarla sulle sue spalle fradicie.
Claire sussultó.
"Che cosa credi di fare?" gli chiese.
"Andiamo via da qui".
"Te lo puoi scordare, io non ci vengo con te".
"Mi dispiace. Non credevo che avrei mai avuto il coraggio di dirtelo, ma é cosí. Mi dispiace, Claire".
Gli occhi della ragazza rimasero fissi nei suoi per un tempo lunghissimo.
"Ho esagerato con quella foto. Con la tua vita. Non avevo scrupoli, credevo di conoscerti meglio di quanto tu potessi fare in tutta la tua vita. Volevo punirti. Volevo farti sentire in colpa per quello che avevi fatto ad Anne".
Claire si spinse verso di lui in uno scatto d´ira che le fu impossibile controllare.
La sua mano colpí la guancia di lui. Uno schiaffo. Poi un altro ancora.
Damon non reagí. Non smise mai nemmeno di guardarla.
Aveva sbagliato, ma anche dietro quel gesto cosí meschino si era nascosto qualcosa di piú grande e indicibile. Qualcosa che aveva sempre zittito con tutte le sue forze, e che era diventato ormai impossibile da evitare.
Claire e la sua vita perfetta. Claire, quella ragazza per cui aveva aspettato ore in corridoio pur di vederla al cambio dell´ora. Pur di strapparle una parola, pur di rendersi visibile ai suoi occhi.
Era arrivato a farle del male, a rinunciare alla sua unica passione per far sí che le loro strade s´incontrassero.
Folle. Un completo pazzo, ecco cos´era.
Damon la cinse in vita, e premette le sua labbra contro quelle di lei.
Forse erano sbagliati anche loro. Tutto quell´odio non sarebbe mai svanito. Li aveva segnati in un modo talmente intenso da precludergli ogni possibilitá di perdono.
O forse no.
Forse il tempo avrebbe lenito le ferite, e lei avrebbe iniziato a guardarlo con occhi diversi.
Era troppo presto per dirlo.
Sentí Claire sciogliersi lentamente dentro le sue braccia tese, che non volevano lasciarla andare via.
E la pioggia, lentamente, cessó d´infrangersi contro la terra.






Nota dell´autrice: Questa storia fa parte della sfida natalizia per il gruppo EFP Famiglia: recensioni, consigli e discussioni. Ringrazio molto Alice Pellegrino per aver ideato il prompt di questa storia, poterla scrivere é stato davvero tanto importante per me.



 
   
 
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