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Autore: Rohhh    06/01/2018    1 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ciao ragazze!
Intanto buon anno, spero abbiate passato delle vacanze serene!
Ho una buona notizia e una meno!
La buona è che riesco miracolosamente a pubblicare in tempi più o meno ragionevoli.
La meno buona  è che il capitolo come al solito è venuto più lungo del previsto e ho dovuto fermarlo prima, quindi non sono arrivata alla parte di storia che avevo programmato.
Pazienza, spero mi perdonerete, ormai sapete che quando scrivo mi succede così!
Domani parto, torniamo a lavoro col mio ragazzo e sono un po' nostalgica, quindi ci tenevo a scrivere e a pubblicare il capitolo!
Nei prossimi giorni mi dovrò di nuovo stabilizzare un po' con gli orari e le cose da fare ma al più presto continuerò a scrivere, quindi spero di aggiornare a breve!
un bacio e grazie sempre a tutte coloro che seguono e alle nuove che si sono aggiunte.
Grazie, grazie, grazie!

Cap. 36 Ritorno a casa

 

Melissa varcò la soglia della casa di Luke e si diresse svelta nella camera del ragazzo, senza bisogno che lui le indicasse la strada.

Ormai conosceva bene quel posto e poteva tranquillamente definirlo il loro secondo rifugio d'amore dopo l'università.

A differenza di Ashley e Matt, che avevano sfidato più volte la sorte incontrandosi anche in luoghi aperti e frequentati, anche se fuori dalla portata di Michelle e Terence, Melissa era piuttosto paranoica su quel punto e preferiva evitare del tutto di vedersi con il suo amato al di fuori di quattro mura sicure e conosciute.

Non era una situazione che la faceva gioire ma la consolava il fatto che a breve, nel bene o nel male, avrebbe reso pubblica la sua relazione e le cose sarebbero cambiate.

Luke richiuse il portone e lanciò un'occhiataccia al suo coinquilino il quale, appoggiato a una parete e con un sorriso sornione sulla faccia, continuava a fargli gesti di approvazione anche abbastanza volgari su quello che immaginava sarebbe successo nella stanza del ragazzo finchè non venne mandato sonoramente a quel paese.

Quando raggiunse Melissa in camera, lei era ancora in piedi, si era appena tolta il cappotto e la sciarpa e li aveva appoggiati sopra il letto e, quando lo sentì entrare, si voltò e gli dedicò uno dei sorrisi più genuini che lui avesse mai visto.

«Bentornata, Mel» sussurrò lui, annientato da quel viso angelico.

«Bentornato anche a te – rispose Melissa, tremante ed emozionata – hai passato delle belle vacanze?» domandò, incerta sul da farsi mentre i suoi occhi si godevano la visione del volto sorridente del suo ragazzo per poi concentrarsi su quelle labbra che desiderava tanto tornare a baciare.

Luke mosse qualche passo verso di lei, accorciando le distanze, e la vide chiaramente sussultare e inumidirsi le labbra, come in trepida attesa di qualcosa che entrambi aspettavano da giorni.

«Sì, non mi posso lamentare...e poi avevo tanta voglia di rivedere i miei e quelle due pazze delle mie sorelle! - fece lui, sempre più vicino – e tu, invece?»

«Tutto a meraviglia!» farfugliò lei, meravigliandosi persino di essere riuscita a trovare quelle poche parole.

Si sentiva tutta in subbuglio, la vicinanza del riccio la stava mettendo seriamente in difficoltà e finì per chiedersi se fosse di colpo arrivata l'estate in pieno Dicembre o fosse il suo corpo ad andare a fuoco.

Luke emise un leggero sbuffo e si concesse una risata sommessa mentre la osservò arrossire e portarsi maldestra un ciuffo dei suoi corti capelli corvini dietro l'orecchio, abbassando lo sguardo.

Tutta quell'emotività che Melissa considerava un difetto e che esplodeva in lei in un lampo, colorandole il viso e trasformando la sua espressione e i suoi gesti, Luke, al contrario, la adorava.

Era uno spettacolo osservare quanto le emozioni che la scuotevano fossero capaci di manifestarsi in quella maniera così potente, senza che lei riuscisse a nasconderle, a mentire o essere falsa, rivelandosi per com'era, senza maschere o filtri.

Le sfiorò il mento con due dita, sollevandole gentilmente il volto per poterlo guardare ancora, così arrossato, con le labbra dischiuse e gli occhi luccicanti per l'emozione, e non resistette.

Si abbassò quanto fu sufficiente per avvicinare il viso a quello di lei, molto più bassa di statura, lasciò che i loro nasi si toccassero, poi avvertì le mani esili di Melissa raggiungere il suo viso leggermente ispido e accarezzarlo mentre un timido sorriso spuntava sulle sue labbra rosee.

Luke socchiuse gli occhi, ed entrambi azzerarono le distanze, regalandosi un bacio tanto desiderato.

Per Melissa era sempre un'esperienza incredibile quando succedeva ma, pian piano, stava cominciando a diventare molto più sciolta e naturale e questo le permetteva di osare un po' di più.

Conosceva ormai bene la morbida consistenza delle labbra di Luke, il suo modo lento di piegare la testa mentre la baciava e di mordicchiarle leggermente il labbro inferiore di tanto in tanto e anche lei aveva imparato a capire cosa la facesse impazzire.

Con naturalezza, infatti, passò le mani sul collo del ragazzo per poi giungere ai capelli e affondare le dita in mezzo a quei riccioli folti che amava tanto, lo tirò ancora più a sè e si strinse a lui, facendogli capire di volere le sue braccia attorno alla schiena.

Adorava essere abbracciata da lui durante i baci e Luke non se lo fece ripetere due volte.

Dopo alcuni minuti di quella languida dolcezza che a loro sembrarono volati in un battibaleno, i due innamorati sciolsero la stretta e si guardarono in viso, molto più rilassati e appagati.

«Adesso sì che si ragiona!» esclamò Luke, tirando un bel sospiro di soddisfazione.

«Concordo» gli fece eco Melissa, con aria sognante.

«Bene, non vorrei rompere questo idillio ma...farmacologia non si studierà certo da sola ed è lì che ci aspetta con tanto, tanto amore...E tu dovrai aiutarmi se non vuoi che diventi lo studente fuori corso più vecchio dell'università!» dichiarò il ragazzo subito dopo, fissando sconsolato la scrivania, sulla quale giaceva aperto un enorme libro.

«Hai ragione, mettiamoci all'opera!» cercò di fargli coraggio lei, accomodandosi sulla sedia e cominciando già a tirare fuori dal suo zaino una serie di libri, appunti e quaderni.

I buoni propositi di Luke però vennero subito disattesi.

Dopo soli dieci minuti trascorsi con lo sguardo fisso sulle pagine piene di sottolineature del suo libro, cominciò a sembrare nervoso ed a sollevare e abbassare continuamente gli occhi, puntandoli ad alternanza dalla matita che teneva in mano al volto concentrato di Melissa.

«E quindi...tutto bene dai tuoi?» si decise finalmente a domandare, con un tono di voce timoroso e incerto.

Melissa annuì e continuò a sottolineare senza nemmeno spostare lo sguardo «Sì, tutto bene!» rispose tranquilla.

Luke sorrise non troppo convinto e ritornò alla lettura ma dopo nemmeno un minuto mise via la matita e si fermò definitivamente.

«Ma...ehm...per caso hai detto loro qualcosa in merito a noi due?» continuò a chiedere piuttosto imbarazzato e stavolta Melissa fu costretta a interrompere il suo studio.

«Beh, ho preferito evitare...sai, i miei sono un po'...come dire...apprensivi nei miei confronti, per usare un eufemismo e per adesso ho pensato fosse più prudente non informarli. Conoscendoli avrebbero cominciato a bombardarmi di domande e preoccupazioni varie e non mi va, abbiamo già abbastanza problemi al momento» gli spiegò calma, dopo un attimo di esitazione.

La loro relazione era ancora agli inizi e, a dirla tutta, non avevano mai esplicitamente definito la loro condizione di coppia a tutti gli effetti, anche se ormai di fatto si comportavano come tale.

Non era stato nemmeno pronunciato il fatidico 'ti amo' ma nessuno dei due l'aveva considerata una questione degna di nota, stavano insieme da poco e c'era ancora quella odiosa faccenda di Michelle da risolvere perciò lasciarsi andare a dichiarazioni così importanti appariva esagerato e fuori luogo, figurarsi mettere già in mezzo genitori e parenti.

Melissa non ci teneva proprio a passare giorni infernali tra le raccomandazioni ossessive dei suoi, le telefonate ansiogene che avrebbe ricevuto di continuo e gli inviti continui a voler conoscere il suo ragazzo di presenza per accertarsi che fosse una persona per bene, quindi aveva accuratamente evitato di farsi scappare qualunque indizio sulla sua storia.

Voleva godersi quei momenti di spensieratezza, per il resto ci sarebbe stato tempo a sufficienza più avanti.

«Capisco...hai fatto benissimo!» affermò Luke a gran voce, passandosi in maniera confusionaria le mani tra i capelli, rendendoli simili a un voluminoso groviglio.

Melissa lo fissò perplessa, senza riuscire a capire se fosse rimasto deluso o sollevato dalle sue parole.

«E tu invece? Hai raccontato qualcosa?» domandò, cercando di trovare risposta a quel dubbio.

Il viso di Luke impallidì, lo vide roteare le iridi scure dei suoi occhi per la stanza come a cercare qualcuno a cui chiedere aiuto per poi riportarli su di lei.

«Non dettagliatamente...ma qualcosa ho accennato – ammise, un po' a disagio per il timore di aver fatto una cazzata – le mie sorelle sono state molto più persuasive e a loro ho raccontato qualche particolare in più, ma niente di troppo esagerato, stai tranquilla! Ho solo detto che ho trovato una ragazza stupenda e che ci stiamo frequentando, tutto qua» liquidò in fretta la cosa, sperando che la sua amata non fosse rimasta contrariata.

Melissa sgranò gli occhi e arrossì: all'inizio rimase un po' turbata e una leggera ansia le salì in petto al pensiero che la famiglia di quello che poteva ormai definire il suo ragazzo sapesse di lei e che quindi sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe dovuto affrontarli, e la sua insicurezza la faceva di già sentire inadeguata.

Dopo, però, una sensazione diversa scacciò quella precedente e stavolta era positiva e le faceva provare una strana felicità.

Luke aveva parlato di lei e questo perchè la riteneva importante e aveva intenzioni serie per il futuro e leggere tra le righe tutte quelle verità le fece così tanto piacere da spazzare ogni piccola paura.

«Ho fatto male, forse?» mormorò nel frattempo lui, allarmato dal silenzio della ragazza.

«Oh, ma certo che no! Anzi...l'ho apprezzato tanto!» confessò Melissa timidamente, sporgendosi per depositargli un leggero bacio sulla guancia.

Luke sospirò sollevato «Meno male, temevo di aver combinato uno dei miei soliti casini! Adesso mi sento molto meglio!» disse per poi stringerle una mano.

Melissa sorrise, poi riportò l'attenzione al libro, col cuore molto più leggero «Adesso torniamo a studiare!» gli ordinò tutta pimpante, prima di tuffarsi a capofitto nello studio, armata di evidenziatore.

Luke parve calmarsi ma nemmeno cinque minuti dopo si ripropose quasi la stessa scena di prima.

«E dimmi, invece...con Ashley com'è andata?» chiese, fingendo indifferenza e continuando a sfregare la matita sul libro a caso, senza sapere cosa stesse sottolineando.

«Con lei benissimo, ci siamo divertite molto e per quei pochi giorni mi è sembrato di avere una sorella! É stato davvero fantastico!» gli rivelò allegra.

«Capisco – rispose soltanto Luke, poi esitò prima di continuare – e lei...come sta?»

Melissa allora sollevò lo sguardo e inarcò un sopracciglio, sospettosa.

Ecco che Luke ricominciava con quell'atteggiamento decisamente strano nei confronti di Ashley.

«Bene, anche se...si è aperta molto con me e mi ha confessato di attraversare un periodo un po' difficile per alcune questioni personali» rispose, mantenendosi abbastanza generica per non tradire la fiducia di Ashley.

«Del tipo?» insistette Luke e stavolta Melissa sentì i suoi nervi cominciare a cedere ed era un evento che le capitava assai raramente, visto il suo carattere paziente e docile.

«Sono confidenze, Luke, non credo di potertele rivelare! - sbottò contro il ragazzo, con un'espressione esasperata sul viso – e poi a te si può sapere che importa? Sinceramente quando si tratta di Ashley sembri così coinvolto che sto incominciando a pensare che ti interessi!» lo accusò esplicitamente, anche se in cuor suo riteneva poco plausibile quella possibilità.

Era molto più probabile, a quel punto, che Luke tentasse di ricavare delle informazioni perchè preoccupato per Matt e per i risvolti terribili che una storia tra lui ed Ashley avrebbe potuto avere per entrambi.

Si ostinava a tenerglielo nascosto e poteva anche capirlo, nemmeno lei avrebbe mai potuto tradire una cara amica, ma almeno che evitasse di cercare di estorcergli notizie in quella maniera subdola.

«Io interessato ad Ashley? Ma che dici?- si difese intanto Luke, saltando dalla sedia, Ashley aveva un carattere un po' troppo duro e difficile da gestire per i suoi gusti e poi, anche a voler dare una chance a quella assurda ipotesi, riteneva disgustoso il solo pensiero di poter andare con la ragazza che piaceva al suo migliore amico – A parte che ci sei tu adesso nella mia vita, ma ti assicuro che non potrebbe mai e poi mai accadere una cosa simile, è proprio fuori da qualunque discussione umanamente possibile!» ribattè deciso, la sua faccia si contrasse in una smorfia di orrore e ribrezzo che sembrava davvero autentica e non frutto di una buona recitazione.

«Va bene, calmati, ti credo!» lo tranquillizzò Melissa, accarezzandogli le spalle e invitandolo a sedersi.

«Scusami, non volevo reagire così ma non mi andava che tu potessi fraintendermi! Hai ragione, sono stato esagerato ma chiedevo così, tanto per curiosità...lascia stare! Adesso che ne dici di una pausa per decidere cosa posso cucinarti con le mie abili manine, stasera?» concluse lui, insabbiando la faccenda e tornando a comportarsi come niente fosse successo, col suo solito entusiasmo contagioso.

Melissa lo osservò dubbiosa ancora qualche secondo poi si rassegnò al fatto che neanche quella volta sarebbe riuscita ad avere delle risposte e sospirò.

«Sì, d'accordo – si arrese, sorridendo – ma dopo si studia ininterrottamente per almeno due ore!» lo minacciò, scoppiando a ridere di fronte alla faccia terorizzata di Luke, che sembrava voler morire da un momento all'altro.

Per quella sera l'unica preoccupazione sarebbero stati gli esami imminenti e nient'altro.

 

 

Ashley abbandonò la scrivania e si affrettò a prendere borsa e cappotto per prepararsi alla chiusura del negozio.

Era tornata dalla vacanza natalizia con Melissa il giorno prima ma il lavoro non aspettava ed era subito dovuta rientrare in servizio a fianco della sua collega Carol.

La cosa positiva era che, trascorsa la frenesia delle feste per accaparrarsi i regali migliori, in negozio l'atmosfera si era fatta nuovamente tranquilla come al solito e per lei il ritorno a lavoro non era stato così traumatico come aveva temuto, al contrario, aveva dovuto ammettere che, poter svolgere i suoi compiti in quell'ambiente confortante e silenzioso, le aveva anche fatto bene all'umore.

Il rientro a casa, infatti, non era stato altrettanto piacevole e, tra le occhiatacce assassine di Michelle e qualche sua frecciatina sul tradimento e sulla mancanza di rispetto velatamente rivolte alla rossa, Ashley aveva rimpianto da subito la graziosa casetta di Melissa, lontana da quell'inferno.

«Allora vado, Carol...ah, volevo ringraziarti per avermi coperto a lavoro prima di Natale! Non appena hai bisogno sono pronta a ricambiare il favore, ok?» si rivolse alla sua collega, mentre metteva a posto le ultime cose e spegneva i computer.

«Oh, non preoccuparti Ashley! Mi ha fatto piacere aiutarti, spero che tu ti sia divertita dalla tua amica!» esclamò la bionda, intenta a spegnere le luci perchè entrambe potessero uscire.

«Sì, sono stati dei giorni piacevoli!» rispose Ashley, nella memoria aveva ben freschi i ricordi di quella breve parentesi lontano dalla città.

«Bene! Allora buon fine settimana, ci vediamo lunedì!» cinguettò la ragazza prima di attraversare la strada e infilarsi in auto.

Ashley si guardò attorno e sospirò, serena.

Matt le aveva mandato un messaggio per vedersi dopo il lavoro e definire i dettagli del pranzo a casa di Alexander e stranamente stavolta aveva pensato di avvertirla prima invece di farsi trovare appostato fuori dal negozio col rischio di poter essere scoperto o di alimentare le fantasie di Carol.

Che avesse messo un po' di sale in zucca durante la sua assenza?

Ashley, però, non fece in tempo a raggiungere il luogo previsto per l'incontro che sentì qualcuno afferrarle il braccio da dietro e trascinarla oltre una folta siepe, lungo la strada che stava percorrendo.

Stava per urlare e tirare un calcio ben assestato al presunto aggressore quando si rese che il volto del ragazzo che la stringeva lo conosceva più che bene e le fece morire in gola la voce.

Matt l'aveva tirata a sè d'improvviso ed Ashley gli era finita addosso e, nonostante avesse spesso sognato il momento in cui avrebbe potuto riabbracciarlo, lo spavento prevalse e si allontanò da lui, dandogli un forte spintone.

Matt non si scompose, riaggiustò con un gesto rapido dei capelli che gli erano finiti davanti agli occhi e la fissò con un sorriso compiaciuto.

«Ma...sei...tu! Vaffanculo, Matt! Sei un completo idiota...mi hai fatto venire un colpo! - sbraitò, portandosi una mano sul petto, dove il cuore galoppava ancora e non per l'emozione di rivederlo, che al momento era stata superata dalla paura – ma non dovevamo vederci ai giardini di fronte alla posta?!» si lamentò affannata, cercando di respirare e di riprendere il controllo di sè dopo l'ennesimo infarto scampato per miracolo per colpa di quel ragazzo.

«Sì, ma mi stavo annoiando e ho pensato di venirti incontro, credevo avresti apprezzato questa sorpresa!» si giustificò lui, gli occhi azzurri sereni e il suo solito ghigno sfrontato sulle labbra mentre incrociava con estrema naturalezza le braccia e scrollava le spalle.

«Oh, ma che pensiero carino! - sbottò Ashley, sarcastica – chi non vorrebbe essere colto alla spalle e trascinato dietro un cazzo di cespuglio, credendo di essere vittima di un'aggressione! Davvero una sorpresa idiota proprio come il suo autore!» sentenziò acida, allontanandosi ancora di qualche passo da lui.

Matt non si fece allarmare dal suo tono rigido, anzi sorrise: le era mancato quel modo testardo di non farsi abbindolare da qualche gesto o parola romantica o di non lasciarsi sottomettere da nessuno, e persino la sua tendenza a irritarsi e sbottare in un nanosecondo, che di solito trovava abbastanza fastidiosa.

Le era mancata lei, in tutte le sue sfaccettature e sfumature, ma forse era più saggio non dirle la verità.

Non dirle che era per una incontrollabile voglia di vederla che aveva deciso di incamminarsi e accorciare i tempi, impaziente di respirare il suo profumo, di accarezzarle il viso chiaro e quei capelli lisci e corti o di risentire la sua voce, anche quando la usava per rivolgergli tutti quegli insulti che in fondo sapeva di meritarsi.

Era ormai cotto di lei a puntino e sulla buona strada per scavarsi da solo la fossa.

«Non sei cambiata proprio per niente! L'aria di campagna non ti aveva fatto diventare una specie di monaco buddhista in pace col mondo?» la provocò e Matt rise internamente quando vide i suoi occhi castani accigliarsi di scatto e diventare rossi di rabbia.

«In compenso, tu sei capace di risvegliare in me i peggiori istinti omicidi!» ribattè lei, senza alcuna intenzione di deporre le armi anche se la brutta sensazione di prima stava lentamente scemando per lasciare spazio alla felicità di averlo di nuovo lì.

«Beh, preferisco quando ti provoco altri tipi di istinti...» le soffiò sensuale all'orecchio, accarezzandole una guancia col dorso della sua mano e scendendo lungo il collo, già messo a dura prova dal suo respiro caldo sulla pelle.

Un modo istantaneo di sciogliere il cubetto di ghiaccio dentro il quale si era trincerata.

Lei deglutì, rimase pietrificata ma innumerevoli brividi le attraversarono il corpo, comunicandole l'unico desiderio che contava in quel momento, e cioè saltargli addosso e stavolta non per picchiarlo.

Fortunatamente Matt si allontanò, salvandola dai suoi stessi pensieri peccaminosi ma lasciandola senza fiato dopo aver abbattuto la corazza che la separava da lui.

Fu quando lo guardò fisso in viso, così bello, un po' impertinente ma sincero, che una irrazionale gioia si impadronì di lei e le fece dimenticare lo stupido incidente di prima e tutta la freddezza che gli aveva rivolto.

Uno sfarfallio incontrollato le riempì lo stomaco e la testa girò come in preda a delle vertigini inebrianti quando realizzò che lui era lì, a due passi da lei, e lo voleva accanto a sè, quella sera e anche per quelle a venire, magari.

«Che idiota» borbottò tra sè e sè, confusa ma traboccante di tutto quell'insieme di meravigliose sensazioni e cercando di nascondere sotto la sciarpa un sorriso ribelle che non riuscì a frenare.

Matt si accorse perfettamente del suo tentativo di camuffare le emozioni che la stavano sconvolgendo e dentro di lui, sapere di non averla lasciata indifferente, nutrì ancora di più quel sentimento che ormai lo aveva condannato.

L'equilibrio era stato nuovamente ristabilito, tra loro.

«Com'è andata da Melissa? Sei stata bene?» domandò, stringendosi nel cappotto scuro.

«Sì, i suoi sono stati gentilissimi e poi mi hanno fatto davvero sentire come una di casa...come una di famiglia...forse avevo bisogno di riprovare quella sensazione, anche solo per qualche giorno» gli rivelò e Matt capì subito cosa intendeva, senza necessità che lei glielo spiegasse.

«Sono felice per te, Ashley» disse piano, addolcendo lo sguardo e lei ci morì dentro.

Si schiarì la voce, confusa, poi parlò «E tu? Hai finalmente recuperato tutto il lavoro arretrato o pensi di passare anche il capodanno chiuso in casa come un eremita?» chiese, cercando di apparire naturale e per nulla turbata dalla sua presenza.

«Sì, ho finito, niente più reclusione! Piuttosto, domani passo a prenderti qui stesso a mezzogiorno in punto!» la informò brevemente.

«Ok, ci sarò...ma...ehm...devo portare qualcosa, come funziona tra i ricchi? Vi accontentate di una scatola di cioccolatini o...cosa?» chiese piuttosto a disagio, era pur sempre un ospite e andare lì' a mani vuote le sembrava da maleducati.

«Stai tranquilla, non devi scomodarti! Ho preso un giocattolo ad Andrew, la commessa mi ha garantito che va forte tra i bambini di quell'età, quindi mi sono fidato! A loro basterà quello, non preoccuparti!» la rassicurò.

«Bene...allora, vado! Ci vediamo domani!» fece lei poi lo guardò, indecisa se assecondare il suo istinto o far prevalere la ragione.

«D'accordo, ciao Ashley- la salutò Matt e quando Ashley stava per rinunciare e sgattaiolare fuori dalla siepe, lui si avvicinò, silenzioso e agile come un felino, le mise una mano dietro la nuca, tra i capelli, e si abbassò fino a posare le labbra sulla sua guancia, vicinissimo alla sua bocca ma senza toccarla, e premette per lasciargli un bacio, indugiando qualche secondo prima di porre fine a quel contatto e allontanarsi – mi sei mancata...» sussurrò infine all' orecchio, prima di voltarle le spalle e andare via.

Ashley rimase come stordita.

C'era stato qualcosa di diverso in quel bacio, delicato come una piuma ma carico di un'intensità maggiore rispetto ad altri baci molto più spinti che si erano già scambiati.

Si chiese che significato dovesse dargli, che cosa fosse quella strana tenerezza che aveva percepito e per quale motivo l'avesse lasciata così scombussolata.

Cos'era cambiato in lui?

E poi le sue parole, il fatto che gli fosse mancata...

«Anche tu» mormorò con gli occhi stralunati fissi davanti a sè e una mano che si sfiorava l'esatto punto in cui le labbra di Matt le avevano impresso quella dolce carezza.

Peccato lui fosse ormai lontano e non fu in grado di sentire la sua risposta nè di vedere quanto quel gesto, all'apparenza semplice e banale, l'avesse sconvolta così nel profondo.

 

 

L'elegante viale che conduceva alla villa di Alexander non sembrava essere cambiato troppo in quegli ultimi mesi e, per Ashley, percorrerlo di nuovo al fianco di Matt fu un deja-vù continuo.

Ricordava ancora benissimo il viaggio in motorino, il suo inadeguato vestito blu che si gonfiava col vento, rischiando di farla rimanere mezza nuda su quel trabiccolo, l'ansia di Matt prima di entrare e la sua di riflesso, le loro dita intrecciate e i baci bollenti scambiati al buio dietro un grosso albero, lo stesso che adesso appariva alla sua destra.

Nonostante fosse diverso da allora, così secco e reso spoglio dalla brutta stagione, lei ce l'aveva impresso nella memoria e l'avrebbe riconosciuto fra mille.

Se esisteva un talento in cui non la superava nessuno, si trattava proprio della sua innata capacità di ricordare piccoli particolari, sensazioni o odori anche a distanza di tempo ed associarli a determinati momenti della sua vita, dettagli che chiunque tralascerebbe o dimenticherebbe con lo scorrere dei giorni e che invece lei conservava nitidamente.

Anche se, a volte, era costreta ad ammettere amaramente che certe cose sarebbe stato meglio dimenticarle per sempre.

Matt rallentò l'andatura, finì la sua sigaretta con un ultimo tiro e la spense, gettandola via, poi si infilò le mani congelate nelle tasche e guardò dritto davanti a lui, con uno sguardo limpido e sereno.

Ashley se ne accorse e sorrise: era bello vedere che per Matt andare a fare visita a suo fratello non rappresentava più una buona occasione per i suoi pensieri negativi di tornare a ronzargli in testa.

«Che c'è?» domandò lui improvvisamente, senza muovere di un millimetro le iridi dei suoi occhi.

Ashley sobbalzò «Che intendi?» ribattè balbettando, colta alla sprovvista.

«Mi guardavi e sorridevi» precisò Matt senza dilungarsi troppo, mantenendo quel cipiglio sicuro.

Lei in un primo momento avvertì un leggero imbarazzo per essere stata sorpresa a fissarlo ma poi decise di non dargli peso e per una volta mise da parte l'orgoglio.

«Già...Sei disteso e rilassato...non come la scorsa volta...e mi fa piacere!» ammise senza vergognarsi, impegnata ad aggiustarsi sulla testa un basco nero di lana, sotto il quale risaltavano per la netta differenza di colore le ciocche rosse dei suoi capelli.

Lui non aggiunse nulla, rimase in silenzio ma le cinse la vita con un braccio, avvicinandola delicatamente al suo fianco.

Ashley istintivamente si aggrappò al suo cappotto e con naturalezza piegò di poco il capo e sfiorò la spalla di Matt, come a volersi appoggiare a lui, dando vita a una scena che non definire romantica sarebbe stato un crimine.

Camminarono abbracciati per gli ultimi metri che li separavano dall'alta recinzione di Alexander, poi sciolsero la stretta e Matt suonò il campanello.

«Fratellino, bentrovato! Ashley, è un piacere riaverti da noi!»

Alexander non era cambiato per nulla, stessa voce calda e cordiale e soliti occhi verdi e sorridenti, solo i capelli erano un po' più corti e non c'era nessun accenno di barba sul viso, segno che l'aveva fatta da poco, e proprio per questo sembrava più giovane dei suoi poco più che trent'anni.

Matt gli diede un veloce abbraccio, Ashley porse educatamente la mano e dopo qualche convenevolo, Alex li fece accomodare dentro, dove Helen fece la sua comparsa, splendida in un elegantissimo abito nero intarsiato di decorazioni dorate.

Aveva schiarito i lunghi capelli, che adesso erano di un castano chiaro tendente al miele, soprattutto sulle punte, fresche di messa in piega e che formavano dei morbidi boccoli, ma Ashley ricordò bene anche lei e la sua raffinatezza.

«Ragazzi, è un piacere immenso per noi avervi di nuovo qui! - esclamò Helen, sfoggiando un meraviglioso sorriso – adesso vado a prendere la piccola peste! L'ho lasciato nel suo box dei giochi perchè non potevo badargli e così almeno sto tranquilla. Ormai cammina e non fa che scorazzare di qua e di là, urtando qualunque cosa incontri e rischiando di farsi male e così dobbiamo stargli sempre dietro! Non vi dico che fatica!» spiegò poi mentre Alexander sospirava con un'espressione affranta e annuiva silenziosamente, lasciando intuire che ne avessero viste già di cotte e di crude.

«Posso immaginare, a quest'età vogliono scoprire il mondo e non li si può perdere di vista nemmeno un secondo!» concordò Ashley dato che, negli anni in cui aveva lavorato come baby sitter, aveva avuto a che fare con tanti piccoli uragani in esplorazione e sapeva benissimo di che preoccupazioni parlavano.

«Voi intanto accomodatevi pure!» disse Alexander, indicando loro il divano.

«Eccoci qua!» risuonò dopo qualche secondo la voce squillante di Helen, che sbucò nel salone con tra le braccia il figlioletto, scalpitante e con una buffa espressione irritata in faccia.

Voleva correre adesso che aveva sperimentato quella nuova abilità e la sua mamma aveva deciso di renderglielo impossibile.

Finalmente Helen lo mise giù e il piccolo cominciò a sgambettare un po' scoordinato per la stanza finchè non finì la sua corsa appoggiandosi alle ginocchia di Ashley e sorridendole.

«Ehi, ciao cucciolotto! Ma quanto siamo cresciuti! - esclamò la rossa, rivolgendosi dolcemente al bimbo, che intanto cominciò a ridacchiare ed emettere qualche parola sgangherata – Oh, adesso cammini? Ma allora sei diventato proprio grande!» continuò, mentre accarezzava i capelli chiari di Andrew.

Matt al suo fianco sorrise, intenerito da quella scena e anche un po' divertito dalla trasformazione di Ashley, che perdeva tutta la sua solita risolutezza e serietà quando aveva a che fare con suo nipote e rivelava un lato materno e dolce che a lui non dispiaceva affatto.

«Hai visto che c'è qui anche tuo zio? Ti ricordi di lui, vero? Perchè non lo saluti?» disse poi Ashley al bimbo, indicandogli Matt, che all'inizio si irrigidì, non essendosi ancora del tutto abituato a interagire con lui.

«Ciao Andrew, come stai?» provò a dire, ancora un po' troppo teso e serioso, poi però in uno slancio di coraggio lo sollevò da terra e lo mise a sedere sulle sue gambe.

Il piccolo osservò incuriositò e perplesso il viso dello zio ma subito dopo parve riconoscerlo e gli accennò un sorrisino.

«Se state voi con lui noi ne approfittiamo per apparecchiare la tavola!» li informò Alex, facendo capolino da dietro il divano.

«Non c'è problema» lo rassicurò Matt, felice di poter trascorrere del tempo con suo nipote, anche se esternamente nessuno avrebbe potuto notarlo.

Quel bambino era pur sempre parte di quel briciolo di famiglia che gli rimaneva, sangue del suo sangue.

Gli voleva bene e si augurò che potesse crescere in un ambiente che non avrebbe mai messo l'onore o l'immagine sociale davanti alla sua felicità e lui avrebbe fatto quanto poteva per evitare che succedesse.

«Che ne dici di dargli il regalo che hai preso per lui?» gli propose Ashley, ridestandolo dai pensieri.

«Ma...è piccolo, non capirebbe, lo darò a mio fratello e ci penserà lui» obiettò Matt.

«É piccolo non stupido! Capirà benissimo, sù non fare il timido!» lo prese quasi in giro lei, guadagnandosi un'occhiata poco amichevole dal biondo, il quale però, messo alle strette, le passò il bambino e recuperò un pacchetto.

«Ehm...Andrew...ti ho portato una sorpresa!» gli sussurrò, porgendogli uno scatolo avvolto da una carta celeste con stampati qua e là alcuni orsacchiotti.

Gli occhi chiari del bambino si illuminarono subito di gioia, evidentemente era abituato a scartare spesso regali e Matt non se ne meravigliò, vista la ricchezza che lo circondava; probabilmente aveva già una quantità di regali tale da far invidia a qualunque suo coetaneo.

In un battibaleno l'involucro era saltato via e un trenino coloratissimo era tra le manine di Andrew, che, tra urletti di felicità e risate, cercava già di capire come montare il suo regalo.

Bastava così poco per fare felice un bambino mentre crescendo diventava tutto molto più complicato ed Ashley e Matt approfittarono di quella piccola parentesi spensierata per tornare anche loro un po' bambini, quando l'unico impegno era giocare, non c'erano pensieri negativi e ci si sentiva amati e coccolati senza portare pesi e responsabilità addosso.

Ma l'infanzia era solo una fase della vita che svaniva via troppo in fretta e la vera sfida era affrontare tutto ciò che veniva dopo con coraggio e credendo sempre nei propri sogni.

Si immersero così tanto in quell'atmosfera giocosa da non accorgersi che Alex e sua moglie erano già tornati e adesso li fissavano, inteneriti da quella scena.

«Lo sapete? Siete proprio un bel quadretto familiare! Andrew sembra quasi vostro figlio, in questo momento!» esclamò Alexander, facendoli sobbalzare.

Le sue parole volevano solo essere un innocuo scherzo ma scatenarono il panico più totale, loro malgrado.

Matt sbiancò, Ashley arrossì e persino Andrew si bloccò e li guardo stupito.

«Oh, no...Assolutamente no! - esclamò il biondo, un po' troppo agitato – Figlio? Ma che idea balorda!» aggiunse mentre Ashley scuoteva energicamente la testa in senso negativo.

«No, proprio no, infatti!» venne a dargli manforte in un lampo, anche lei carica di un misto tra imbarazzo e disagio che i due coniugi non riuscivano a spiegarsi.

I ragazzi l'avevano presa un po' troppo seriamente, in fondo la loro era stata solo una innocente battuta e, non capendo l'origine di quel momento di terrore, Alex ed Helen contrassero le sopracciglia, perplessi e confusi.

«Significherebbe che io e lei...insomma... – fece Matt, allusivo e visibilmente impacciato mentre gesticolava con le mani indicando prima sè stesso e poi Ashley – no, è fuori dicussione!»

«É ridicolo e decisamente impossibile!» rincarò la dose Ashley, sorridendo nervosamente.

Sembrava che i due facessero a gara per smentire quell'ipotesi assurda ma allo stesso tempo parevano comunicare proprio l'esatto contrario.

«Ok...stavamo solo scherzando...» intervenne Alex per mettere fine a quello strano siparietto, poi si voltò verso Helen, scambiò con lei uno sguardo che voleva comunicarle quanto non avesse idea di cosa fosse appena successo e la moglie ricambiò con uno altrettanto dubbioso.

Certo, non potevano sapere che poco tempo prima i due sconsiderati avevano rischiato di dare ad Andrew un cuginetto non programmato.

«Bene...tra poco sarà pronto! Andrew, tesoro, che ne dici di andare con mammina adesso e di lasciare in pace lo zio ed Ashley?» tagliò corto Helen, allungando le braccia verso il figlio e sollevandolo prima di lanciare ai due ragazzi un'occhiata furba e dileguarsi, lasciandoli soli.

Qualche minuto di silenzio la fece da padrone tra i due, ancora scossi per aver ricordato quel piccolo imprevisto che ai tempi aveva scatenato non pochi equivoci e fraintendimenti, culminati per fortuna nel loro riappacificamento.

«Mio fratello e quel suo dannato vizio di dire cazzate fuori luogo!» borbottò infine Matt, con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo fisso alla parete di fronte, costellata di quadri più o meno sobri.

Il suo sembrava quasi un maldestro tentativo di scusarsi con Ashley per averla fatta trovare involontariamente in una situazione alquanto imbarazzante.

«Non fa niente, figurati!» lo tranquillizzò lei, più rilassata.

Diede un'occhiata furtiva a Matt e si accorse che lui, al contrario, appariva ancora piuttosto turbato e aveva un broncio così buffo che stonava con l' immagine sicura e sfrontata che gli apparteneva di solito.

Vedere Matt in difficoltà e a disagio non era un evento così frequente ma lo rendeva umano e fragile esattamente come lei, per non parlare di quanto fosse comico il suo aspetto in quel momento.

Ashley non potè fare a meno di emettere una risatina leggera, nascosta a mala pena dalla sua mano sulla bocca.

Matt si voltò di scatto e inarcò leggermente un sopracciglio, apparentemente offeso.

«Cosa c'è da ridere?» chiese, avvicinandosi al suo viso e scrutandola da vicino con lo sguardo accigliato.

Avrebbe voluto continuare a fingere di essersi infastidito ma non potè continuare in quell'intento dinanzi agli occhi castani di Ashley che, quando erano sorridenti, erano uno spettacolo più che raro e brillavano luminosi come non mai, fino a stregarlo nella loro semplicità e bellezza.

Gli angoli delle sue labbra si piegarono impercettibilmemnte verso l'alto, tradendolo e rivelando il suo vero stato d'animo.

«Non te la prendere ma...eri così divertente a disagio! Non capita molto spesso che tu ti tolga dalla faccia quella tua perenne espressione da sbruffone impertinente...eri quasi carino, sai?» lo provocò, spontanea e scherzosa e Matt non riuscì più a trattenere i suoi sentimenti.

Un sorriso enorme gli spuntò sul viso, poi però si fece di nuovo serio e la fissò negli occhi, attirando la sua attenzione.

Ashley trattenne il fiato e deglutì a vuoto, affascinata dal suo sguardo e un po' intimorita dall'atmosfera, che si era fatta d'improvviso strana.

«E tu sei bellissima quando ridi e non ci sono più le vecchie ombre a oscurarti il viso...vorrei solo che ti succedesse più spesso...» le sussurrò, ad un passo dalle sue labbra, finchè entrambi socchiusero gli occhi e si abbandonarono l'una all'altro per l'ennesima volta.

Ashley si chiese come avesse fatto tutti quei giorni a resistere al desiderio di sentire il suo sapore ormai familiare sulle labbra e capì di essere stata una povera ingenua a pensare di poterne fare a meno.

Lui era ormai la sua droga e la voglia di averlo si rinnovava con sempre più forza ad ogni loro incontro.

Ripensò a tutte le riflessioni fatte da Melissa, al giusto e allo sbagliato, cercò di ragionare e calcolare i pro e i contro di una eventuale relazione con lui, ma le venne un tantino difficile con le mani di Matt che ormai le accarezzavano i fianchi e non accennavano a voler smettere.

Il cervello smise di funzionare e la ragione tolse le tende e la lasciò in balia delle sue emozioni più istintive.

«Ho voglia di te...» le bisbigliò nel frattempo lui all'orecchio, scendendo poi a lasciare una scia di baci bollenti sul suo collo.

Lei, sopraffatta dai brividi di piacere a dall'ondata di euforia che le sue poche parole avevano acceso, gli arpionò la camicia, stropicciandola, e lo tirò a sè, scivolando contro il bracciolo di quel divano troppo comodo, e che lo sarebbe stato altrettanto per scopi ben diversi dallo stare seduti a conversare.

«Tuo fratello è di là...potrebbe tornare e vederci...» provò debolmente a farlo ragionare Ashley, ma lei stessa in quel momento avrebbe avuto bisogno di qualcuno che la riportasse coi piedi per terra.

Peccato che Matt non l'avrebbe aiutata in quel senso.

«Ne avranno ancora per un bel po'...li conosco, sono pignoli e lentissimi...e poi se venissero li sentiremmo con anticipo» obiettò lui, col fiato corto e nessuna voglia di continuare a parlare, visto che la sua lingua era impegnata in qualcosa di molto più appagante.

«Ma non possiamo...qui, sul divano di tuo fratello» provò a ribellarsi lei, pensando a quanto folle fosse quello scenario ma, nell'esatto istante in cui lo diceva, il suo corpo aveva già deciso il contrario ed Ashley circondò i fianchi di Matt con le sue gambe, rischiando di smagliarsi i collant per colpa della cintura metallica del ragazzo.

«Beh, sarebbe comunque un posto molto più convenzionale dell'ultima volta» gli fece notare Matt, carezzandole una guancia ed Ashley rise sulla pelle della sua spalla, ormai semi scoperta dalla camicie allentata.

Alla fine decise che era stufa di tutti i vincoli e le situazioni che la condizionavano e bloccavano: Michelle, Terence, sua madre, il suo ex fidanzato, c'era sempre stato qualcosa o qualcuno a impedirle di sentirsi davvero libera e ne aveva abbastanza.

«Ma sì, fanculo» mormorò infine e, quando il bacino di Matt si scontrò con il suo alla ricerca di un contatto molto più intimo, infiammandole ogni centimetro del corpo e facendola gemere di riflesso, capì che quella era la risposta più giusta in quel momento.

Non resisteva più, lo voleva sentire suo, un'altra volta dentro di lei, voleva diventassero di nuovo un' unica cosa, spinta dopo spinta, e che tramite quell'unione potesse sentire finalmente di non essere sola e che lui ci sarebbe sempre stato per lei e lo stesso avrebbe fatto lei per lui.

Matt non l'avrebbe mai abbandonata oltre le divisioni, le inimicizie e quello schifo di mondo che li circondava e al quale non potevano sfuggire anche se avrebbero tanto voluto farlo.

Con un bacio più profondo degli altri decretò la sua decisione definitiva, portò le mani alla vita di Matt per slacciargli quella cintura odiosa, l'unica barriera che la separava dal paradiso, e non potè desiderare di meglio quando anche lui insinuò le mani sotto la sua gonna, per spogliarla quanto bastava a soddisfare le loro reciproche voglie.

Farlo lì, su quel divano, col rischio di essere scoperti, era animalesco e passionale ma in fondo anche quelle caratteristiche facevano parte del loro rapporto, non esistevano solo romanticismo e cuoricini e, tra bugie, sotterfugi, segreti e paure, forse quello era uno dei mali minori che potesse capitare.

Stava per fare sesso con lui per la seconda inaspettata volta ed era finalmente riuscita, dopo qualche lotta, a sbottonare quella dannata cintura che stava mettendo a dura prova la sua pazienza, quando Matt smise di abbassare l'elastico dei suoi slip e collant e la fissò dritta negli occhi, deciso a cambiare le carte in tavola.

«Sei l'unica che vorrei in questo momento, Ashley... l'unica che conta per me» le disse a bassa voce ma in maniera tanto intensa e con uno sguardo da mozzare il respiro, che quelle frasi le rimbombarono nelle orecchie, confondendola e disorientandola.

Non dovevano solo fare sesso?

Perchè adesso, dopo quelle parole e i loro occhi incatenati gli uni agli altri, sembrava quasi amore quello che stavano per consumare?

Il cuore le esplose e una forte agitazione mista a irrazionale felicità la spiazzò, renendole i muscoli molli come burro al pari di una bambola di pezza.

«Matt, io...» biascicò a fatica, senza sapere fino in fondo quali delle migliaia di pensieri che le giravano in testa dovesse tradurre a parole per spiegare ciò che stava provando.

Non fece in tempo ad aggiungere altro che la voce di Alexander li riscosse prepotentemente, catapultandoli nella realtà.

«Ragazzi tra dieci minuti è pronto in tavola!» li avvertì il ragazzo, ovviamente ignaro di quanto stava succedendo nel suo salone.

Ashley sgranò gli occhi atterrita mentre Matt sbuffò e la liberò dal suo peso, sollevandosi e facendo sbucare la sua testa bionda dallo schienale, seguito a ruota da Ashley.

I due sembravano essere stati travolti da un uragano e per fortuna Alexander ebbe il buon senso di rimanere a debita distanza o li avrebbe sorpresi in condizioni pietose e con una buona parte di vestiti fuori posto.

«Ok...adesso arriviamo» rispose Matt, scocciato e col viso piuttosto stravolto.

Ashley si abbassò velocemente il vestito, aggiustò la scollatura e lisciò le pieghe per quanto poteva, rabbrividendo dinanzi alla prospettiva di ciò che stava per fare, travolta da quel sentimento pazzo e irrefrenabile.

Helen giunse alle spalle del marito, lo vide perplesso e anche un po' divertito, guardò oltre la sua spalla e scorse i visi dei due malcapitati, paonazzi e coi capelli disordinati e si sforzò di reprimere un sorriso malizioso.

Scambiò l'ennesima occhiata di intesa con suo marito e si limitò a rimanere indietro per non violare l'intimità improvvisata che era letteralmente esplosa tra i loro due ospiti.

«Vi aspettiamo...fate con calma, eh?» li provocò Alex, sparendo lungo il corridoio mentre Matt imprecò mentalmente e si riabbottonò cintura e camicia.

«Questa è la figura di merda più grossa della mia vita, sappilo!» dichiarò Ashley candidamente, scattando in piedi e cercando uno specchio per sistemare i capelli e controllare che il suo trucco leggero non si fosse trasformato in un disastro.

«Si vede che non ti sei mai presentata ubriaca a una delle cene di lavoro di tuo padre!» ribattè Matt calmo.

Lui, al contrario, poteva vantare una serie di figuracce infinite che avrebbero fatto apparire il farsi sorprendere dal fratello in atteggiamenti intimi sul divano come una bravata da ragazzini.

Ashley si voltò e lo fissò sconvolta, poi però i due scoppiarono inevitabilmente a ridere.

La complicità aveva sostituito qualunque imbarazzo e, anche dopo una figuraccia del genere, riuscivamo a riderci sopra con naturalezza.

Il pranzo filò liscio come l'olio, nonostante i primi momenti di imbarazzo per via di quel piccolo incidente.

In realtà Alex ed Helen avevano capito già da molto tempo, fin dal primo incontro con Ashley, che tra i due doveva bollire in pentola qualcosa e quel giorno, i loro atteggiamenti ambigui e gli sguardi che si scambiavano avevano confermato ogni sospetto.

«Era tutto buonissimo!» disse Ashley dopo aver finito il dessert, rivolgendosi ad Helen, l'artefice di quel pranzo spettacolare.

«Oh, ti ringrazio! Alcuni mi criticano perchè dicono che perdo tempo a cucinare quando potrei assumere qualcuno per farlo al posto mio ma io mi diverto, è un po' la mia passione e non ci vedo nulla di male!» le spiegò la ragazza, mentre Andrew sul suo seggiolone faceva qualche capriccio con la pappa.

Ashley sorrise, meravigliandosi di quanto dovesse essere diverso il mondo dei ricchi da quello in cui viveva lei, dove essere costretti a farsi da soli una misera frittata mezza sgorbia era l'unica scelta se non si voleva morire di fame.

«E invece fratellino, come va la tua attività di fotografo?» domandò poi Alexander, sorseggiando un calice di vino rosso.

«Non male, pian piano sono riuscito ad aprire il mio studio e devo dire che i clienti non mi mancano. Ho anche vinto qualche concorso fotografico negli anni» rispose Matt, ripensando per un attimo a dove si trovava adesso e a quanti sacrifici ci fossero dietro quei risultati.

«Mi fa piacere, davvero! - esclamò Alex e i suoi occhi sinceri rivelarono quanto fosse veramente lieto di sapere che suo fratello era riuscito a realizzare quei sogni tanto bramati – voglio venire a trovarti nel tuo studio uno di questi giorni, se ti va!»

«Sei il benvenuto, puoi venire anche domani se ti viene comodo!» gli propose Matt, mantenendo la sua solita aria distaccata.

Non voleva ammetterlo per non rendersi fragile ma sapere che a suo fratello importava di lui e di cosa faceva l'aveva fatto sentire davvero bene e aveva riacceso un calore che pensava di aver spento per sempre.

«Sì, perchè no?» fece il ragazzo ma Helen al suo fianco si rabbuiò e gli toccò il braccio per attirare la sua attenzione.

«Tesoro, domani siamo in ospedale per tuo padre, ricordi?» gli fece notare con lo sguardo cupo ma subito dopo si morse un labbro, consapevole di aver detto qualcosa che non doveva e le sue paure furono reali quando anche Alex le lanciò un'occhiata contrariata e poi ne riservò una preoccupata al fratello minore.

L'argomento 'padre' con Matt era come un taboo, soprattutto in quel periodo.

Matt si fece scuro in volto nel sentire quella frase e aggrottò le sopracciglia, Ashley accanto a lui si voltò ansiosa a guardarlo.

«In ospedale? É successo forse qualcosa?» domandò infine il biondo, spezzando il silenzio surreale che si era creato tra i quattro e facendo trasalire suo fratello.

Non voleva tenergli nascosta quella notizia ma semplicemente pensava che metterlo al corrente di certe cose fosse inutile e avrebbe solo riaperto certe ferite nel cuore di Matt.

«Ma nulla! Papà ha avuto uno dei suoi soliti malori...sai com'è, tra lo stress per via dell'azienda e il suo solito viziaccio del fumo...il suo cuore ha fatto dei capricci, tutto qua!» rispose con un sorriso tirato sulle labbra, nel tentativo di sembrare più sereno possibile e occultare la verità.

Suo padre stava molto male e stavolta nessuno di loro avrebbe potuto sapere con certezza se si sarebbe ripreso. In un certo senso si aspettavano un decorso simile della sua malattia, aveva sempre sofferto di cuore ma non aveva mai fatto nulla per cautelarsi o prevenire complicazioni e si sa che le brutte abitudine fanno pagare il conto, prima o poi.

«Capisco» disse Matt, gelido come una statua di marmo poi distolse lo sguardo ed Ashley lo osservò col cuore che le scoppiava e un'intensa agitazione dentro, come spesso le succedeva quando aveva l'impressione che le loro anime fossero connesse.

Alex aveva cercato di non darlo a vedere ma era evidente che la situazione fosse più grave di quanto avesse volutamente fatto credere.

 

 

Salutati Alex, Helen e il piccolo Andrew, Ashley e Matt si incamminarono lungo la strada del ritorno ma il volto del ragazzo era pallido e teso e il suo sguardo sembrava vuoto e incapace di fissarsi in un punto preciso.

Ashley camminò accanto a lui in silenzio per un po' ma qualcosa dentro di lei scalpitava e, dopo l'ennesima aiuola, accelerò di scatto e si parò davanti a Matt.

Il ragazzo, distratto e con la testa fra le nuvole, non si accorse del movimento rapido di Ashley e ci finì addosso, ridestandosi di botto.

«Ehi, che ti prende?» si lamentò, facendo qualche passo indietro e fissandola stralunato.

«Matt...c'è qualcosa che non va?» chiese lei seria, con le mani tremanti strette sul petto.

«Non capisco» fece lui, fingendo indifferenza e puntando lo sguardo oltre le sue spalle.

Non voleva dare vinta ai suoi pensieri, non voleva che tornassero e che gli ricordassero quanto in realtà ancora gli importasse della sua famiglia.

Si convinceva spesso di odiarla o quanto meno che gli fosse indifferente ma era bastata quella notizia per sconvolgergli la mente e provocargli un dolore che non meritava.

Suo padre era stato pessimo con lui, forse il peggiore, ma saperlo malato gli aveva squarciato il petto e tutta quella debolezza gli faceva rabbia.

Ricordava ancora le parole dure di sua madre ogni volta che il cuore di suo padre faceva qualche scherzetto e lei non mancava di attribuire la colpa sempre e solo a lui, che con le sue idee strane e il suo carattere libero e troppo distante da quel mondo, continuava a dargli pena e ansia e lo avrebbe presto condotto al cimitero per colpa del dispiacere, così come le faceva piacere ricordargli spesso.

Quante volte si era sentito in colpa e aveva sofferto da ragazzino a quelle frasi crudeli rivolte nei suoi confronti!

Non voleva che tornassero quelle orrende sensazioni eppure le percepiva forti e non sapeva come gestirle.

Ashley non mosse un passo, non si sarebbe spostata finchè lui non avrebbe parlato e strinse i pugni per la tensione.

Matt fissò i suoi occhi determinati ma carichi anche di tanta preoccupazione per lui e si addolcì immediatamente.

«Se è per mio padre, sta' tranquilla...non mi importa di lui, mi ha solo fatto del male quindi adesso perchè dovrei provare pietà?» sbottò, cercando di rimanere serio ma con la voce che aveva ceduto, rivelando quanto invece stesse soffrendo.

Ashley contrasse la fronte in un'espressione affranta, si avvicinò cauta a lui e gli sfiorò la guancia fredda.

«Con me non devi fingere, lo sai. Non ce n'è bisogno» sussurrò, mentre il vento gelido lambiva i loro volti, stanchi e provati da quelle emozioni.

Poche ore prima, uniti nella passione e nel piacere e adesso nella sofferenza.

Lui non aggiunse altro, socchiuse gli occhi che si erano fatti pesanti, annullò ogni distanza e la strinse forte, abbandonandosi al suo abbraccio e nascondendo il volto sulla spalla di Ashley.

Adesso toccava a lei cullarlo e fargli sentire tutta la sua vicinanza in quell'attimo di fragilità, curare le sue ferite con molta pazienza ed esserci senza giudicare o chiedere troppo, come tante volte aveva fatto lui con le sue paure e incertezze.

Lo accarezzò senza sosta, passando le mani fra i suoi capelli come si farebbe a un bambino, sperando servisse a qualcosa perchè odiava vederlo ridotto così e non solo perchè si rivedeva in quel dolore ma perchè ormai gli importava di lui e di come si sentiva, a prescindere da lei, dal loro patto e da tutto il resto.

Nessuno parlò o fece altro che non fosse prolungare quel contatto così vitale e indispensabile.

Rimasero fermi per minuti, in silenzio, stretti al buio e sotto quel cielo invernale senza stelle a fare luce.

Non c'era bisogno di parole, solo di tanto amore.

 

 

  
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