Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Arydubhe    07/01/2018    2 recensioni
*Enorme spoiler per chi non sappia cosa sia Marley***
L'ultima battaglia contro Marley sta per essere combattuta. Non c'è più tempo per i sollazzi: le manovre militari sono nel pieno dello svolgimento e la questione è chiara, qui e ora o si vince o si perde; il riscatto di Paradis Island è tutto nelle mani dei suoi soldati e dei titan shifter.
Che quella avrebbe potuto essere la sua ultima battaglia, però, Hanji non l'aveva mai voluta prendere in considerazione come prospettiva fino in fondo. Che Hanji potesse rischiare e finanche perdere la vita, Levi l'aveva invece temuto sempre più ogni giorno passato a riflettere sul piano di battaglia.
Due razzi blu sono il segnale che il peggio è successo: parte del piano è fallito e la situazione di Hanji è grave.
Una corsa contro il tempo per Levi, per cercare di salvare la donna che ha finito per amare; una lotta per la sopravvivenza quella di Hanji, che avrebbe ancora tanto da dire e fare. Tra bilanci di vita e contemplazione della sofferenza, non resta che cercare di trovare una ragione per andare avanti sempre e comunque, per quella libertà che, in fondo, ha solo finito per cambiare volto.
Genere: Drammatico, Guerra, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Songs for the dead and dying

 

CAP 1 - Time of Dying

 
Il fumo si alzava lentamente tutto attorno, superando le cime degli alberi della foresta. Spesso e nero, si sprigionava in una miriade di colonne dai corpi dei titani morti a terra, nell'evaporazione delle loro carni prive di vita.
Una scintilla si andò a posare sulla mano di Hanji. Bruciava appena.
 
Era accasciata contro un tronco di pino, in alto, al di fuori dalla portata dei titani, la maggior parte di classe 7-8 metri, che ancora infestavano la zona. Uno, un anomalo sui 10 metri, le faceva la posta da un buon quarto d’ora, oramai, alla base dell’albero, le fauci spalancate verso la sua direzione. Se fosse caduta di sotto, non avrebbe avuto speranza di sfuggirgli.
 
Era curioso come si fosse fissato con di lei, rifiutandosi di puntare gli occhi altrove un solo secondo, sebbene il terreno fosse in pratica ricoperto di cadaveri mezzi dilaniati di umani con cui avrebbe potuto cibarsi tranquillamente e senza fatica.
 
"È così un peccato che non sia riuscita a scoprire la ragione dietro i diversi gradi di intelligenza dei titani...o il perché dell'esistenza degli anormali" pensò Hanji, guardando in basso con interesse e riflettendo sul comportamento di quell'esemplare.
 
Si lasciò sfuggire un sorriso sghembo. Fare ipotesi e osservazioni anche in quel momento: la sua era proprio deformazione professionale…
 
«Scusami, ma non ho intenzione di farmi mangiare da te, caro...» esclamò in direzione del gigante facendogli una linguaccia. Ma un eccesso di tosse le impedì di urlare altro al gigante.
Quando spostò la mano, il palmo era imbrattato di sangue.
 
«Fantastico…»
 
In realtà non c’era nulla di cui stupirsi. Stava facendo del suo meglio per ignorare il dolore che le attraversava tutto il corpo e che la stava straziando sempre più ogni secondo che passava. Ed era difficile, ignorarlo, con le ferite che si ritrovava…
 
Non che qualcuno l’avrebbe sentita urlare dal dolore, nel caso, perché in quel bosco, per chilometri, era sicura non ci fosse nessuno. E per quanto concerneva i titani…senza fare rumore, bastava il suo odore ad attirarli…
 
La donna si accasciò ancora di più contro la corteccia rugosa dopo un nuovo attacco di tosse.
«Cough cough cough!»
Provò ad allungarsi di più, stendendo la schiena…Faticava sempre di più a respirare.
 
Non era ridotta male, Hanji: peggio. Aveva ben più di qualche costola rotta e anche la gamba destra era andata completamente…Per non parlare poi del fianco sinistro.
 
La sua divisione era incappata in una macchia di vegetazione che brulicava di giganti mentre cercava di dirigersi nel punto concordato con Levi e gli altri per unificare le loro squadre e procedere con l’attacco definitivo contro Marley.
Ma quell’inghippo, considerate le numerose perdite che avevano subito durante un’imboscata dei soldati di Marley, i quali alla vista dei giganti se la erano letteralmente data a gambe, si era rivelato più drammatico del previsto e neanche i rinforzi erano seriamente serviti a qualcosa. A un certo punto, durante quel combattimento che si stava rivelando sempre più disperato, un gigante di 10 metri le era sbucato di fianco, dal lato del volto che un'esplosione, anni prima, aveva reso cieco costringendola ad indossare una benda, e l'aveva colta di sorpresa. Nessuno aveva potuto giungere in suo soccorso: a quel punto, era l'unica persona rimasta in vita della propria squadra, oramai completamente spazzata via dai giganti.
Hanji aveva inutilmente provato a spostarsi, sganciando e rilanciano gli arpioni dei Sistema di manovra tridimensionale in direzione dell’albero più vicino, modificando la propria traiettoria almeno quel tanto da sfuggire alla presa del gigante.
 
Ma era stata troppo lenta. Colpirla a mezz'aria e sbatterla contro un albero era stato un gioco da ragazzi per il gigante. La manata l'aveva tramortita e, peggio, l'aveva mandata a scontrarsi contro un ramo spezzato, che l'aveva trafitta a un fianco, togliendole per un attimo tutto: fiato, speranza, voglia di vivere. Per un secondo c'era stato solo dolore e non aveva mai provato un dolore simile... si era trovata letteralmente impalata all'albero per la schiena, la mano del titano che la schiacciava ancor di più tenendola ferma, a mezz’aria, mentre i cavi, senza appigli, penzolavano, ondeggiando, metri e metri più sotto.
 
Per sua fortuna -se di fortuna si poteva parlare-, tuttavia, la maggiore pressione, il titano l'aveva esercitata all’altezza delle sue gambe; col risultato che lei ci aveva guadagnato un arto completamente maciullato, tra frattura chiaramente scomposta e lacerazioni dolorosissime…ma aveva intuito anche la possibilità di una via di fuga, per quanto disperata, nel momento stesso in cui il titano avesse allentato la presa per afferrarla e portarla alla bocca. Fatti due conti era stata quasi fortunata a non essere stata agguantata subito dalla mano del gigante in una stretta mortale…
 
Così aveva atteso l'attimo giusto; poi nel momento esatto in cui aveva sentito i muscoli del gigante muoversi per cambiare posizione, con uno sforzo immane si era staccata dall'albero, ignorando la carne strappata e le schegge rimaste conficcate nella ferita e aveva dato fondo al gas per allontanarsi a razzo dalle mani e dalle fauci del titano di 10 metri.
 
Aveva ruotato su sé stessa, calcolando i metri che la separavano dal collo del titano, che aveva arpionato per le spalle in cerca di quello slancio che non poteva più darsi con le gambe...e nel primo lembo di pelle che aveva trovato aveva affondato le lame, già in parte corrose dal sangue di tutti i giganti che aveva ucciso precedentemente – e aveva già perso il conto di quanti ne aveva abbattuti da quando quell’ultima, disperata battaglia contro Maley era cominciata. Aveva urlato con tutto il fiato che aveva in gola, sperando che quel po’ di filo che restava alle spade fosse sufficiente. Doveva uccidere il gigante o la sua fuga si sarebbe rivelata inutile.
 
Si era quasi stupita sentendo il metallo affondare davvero nelle carni, lasciando una ferita netta, precisa, chirurgica nonostante tutto. Merito dei suoi riflessi allenati di veterana, probabilmente, e del proprio istinto di sopravvivenza.  Sinceramente, non ci aveva creduto veramente neanche lei in quella mossa, fino a quel momento... Ma il calore degli schizzi di sangue bollente che le avevano imbrattato mani e viso erano stati eloquenti, come il tonfo dell’enorme corpo del mostro che, alle sue spalle, piombava di peso a terra.
Ce l’aveva fatta.
 
Non aveva avuto tempo, però, per esultare o per girarsi e ammirare la propria opera, il retro del collo staccato, il brandello di muscolo ancora pulsante a terra; il suo vero problema, a quel punto, era arrestare il proprio schizzare tra i rami: con una gamba ridotta in quello stato non aveva speranze di poter frenare l'abbrivio preso... e a mali estremi, appena individuato un albero adatto, Hanji si era risolta all’unica opzione che le restava, un atterraggio di fortuna, studiato, sperando che ruotando attorno al tronco arpionandosi coi cavi sarebbe riuscita, in qualche modo, a rallentare la propria corsa e attutire quello che, in fin dei conti, sarebbe stato inevitabilmente un vero e proprio impatto .
 
Pur dopo tutti i calcoli, nonostante tutte le precauzioni, però, si era praticamente schiantata contro il tronco su cui adesso poggiava la schiena; ma grazie al cielo non le era successo nulla, a livello fisico, malgrado tutto non si era procurata altro danno; solo il 3DMG si era definitivamente guastato, il montante laterale aveva ceduto e anche il fermo alla gamba sinistra si era staccato. Conciata a quello stato, con una carrucola del cavo di destra spezzata, le bombole del gas a secco, i porta-spade vuoti e nessuna lama a disposizione il marchingegno le era ormai inservibile. Ma era il bilancio generale ad essere desolante: piena di profonde ferite, con l’attrezzatura rotta e isolata dagli altri, le cose per lei non si mettevano per niente bene.
 
"Se non altro, qui sopra sono al sicuro..." aveva detto, valutando, con un’altra occhiata al titano più sotto, che almeno l’altezza del ramo su cui posarsi l’aveva scelta bene.
 
Inservibili com’erano, troncati di netto alla base, Hanji aveva lasciato cadere a terra i monconi di metallo attaccati all’impugnatura, nulla più che un gancio semifuso che non sarebbe andato bene nemmeno come oggetto contundente. Poteva vederlo, oltre il vetro frantumato degli occhiali, nonostante la distanza, il resto delle lame: erano ancora attaccate al collo del gigante, due striscioline di metallo che luccicavano nel mezzo delle colonne di fumo che cominciavano ad alzarsi, ormai, anche dal 10 metri in evaporazione. Brillavano come medaglie, riflettendo la luce che penetrava oltre il fogliame.
 
«Be’, perlomeno, come ultimo atto della mia breve vita- si era detta Hanji, consolandosi a quella vista- ho compiuto un cazzutissimo esempio di giganticidio…»
 
Era appagante, in effetti. Anche se non c'era nessuno a congratularsi con lei per l'impresa, in quel momento, che potesse testimoniare la prodezza da lei appena compiuta.
 
Così era rimasta lì, ferma, priva di forze per fare qualunque cose, impossibilitata ad usare il 3DMG, assolutamente incredula di fonte al fatto di essere nel bene o nel male ancora viva...anche se non sapeva per quanto lo sarebbe rimasta.
 
Ma ora che l’adrenalina stava scemando, il dolore devastante che le mandava ogni singola parte del corpo le faceva chiaramente intendere quanto grave fosse la propria situazione. Del resto, possedeva competenze mediche sufficienti per valutare appieno le condizioni fisiche in cui versava...e non erano idilliache. Non lo erano affatto.
Proprio per questo si meravigliava persino di essere riuscita a rimanere così lucida tutto quel tempo, a dirla tutta. Disperata e pronta a tutto, sì, ma lucida.
 
"E farò bene a restare cosciente. Sto perdendo troppo sangue...se mi addormento è la fine..."
 
Tant’era che il gigantello che si affannava là sotto aveva quasi finito per farle compagnia, con la sua presenza. Sicuramente la sua minaccia finora aveva contribuito a tenerla vigile e presente.
 
Hanji sputò per la terza volta il sangue che le rifluiva in bocca a ogni colpo di tosse e distolse a forza lo sguardo dalla ferita al fianco. Vedeva solo un buco là dove un tempo aveva posseduto un rene.
 
Squadrò con occhio clinico anche la gamba: se mai fosse uscita viva da quella situazione, cosa di cui dubitava seriamente, non avrebbe mai più potuto camminare come prima su quella cosa.
 
Probabilmente, rifletté con amarezza, era il destino di chi diveniva Comandante della Legione Esplorativa quello di disfarsi e perdere qualche arto. Lei, ingenuamente, aveva quasi creduto di aver già abbondantemente pagato il fio quando ci aveva rimesso mezza faccia e un occhio…Si era illusa, evidentemente.
 
«Chissà cosa troveranno i soccorsi quando arriveranno…» si chiese.
Perché prima o poi qualcuno sarebbe arrivato ad aiutarla o a raccattare il suo cadavere.
 
Tra un rantolo e l’altro, appena era riuscita a guadagnare una posizione stabile sul ramo dove era atterrata, aveva infatti lanciato un razzo di segnalazione per notificare la propria posizione. Uno rosso per dire che la zona brulicava di titani; uno nero per segnalare che la squadra aveva subito perdite ingenti - per non dire totali. E due blu per segnalare che lei era ferita.
Era stato Levi a insistere affinchè quel colore venisse aggiunto al novero dei razzi in dotazione.
 
«Se dovessi averne bisogno…Usalo» le aveva detto perentorio, piazzandole in mano una pistola e il sacchetto dei fumogeni colorati, poco prima che quell’incubo di spedizione avesse inizio.
Lei aveva esitato: «Levi...ne abbiamo già parlato, non sono d'accordo. Non è giusto...sai che sono contro i favoritismi. E decisamente la mia vita non è una priorità in questa missione…»
Il Caposquadra l’aveva quasi presa a schiaffi.
«E invece vedi di usarlo, stupida! - le aveva detto afferrandola per le braccia, facendole male - Mettiti in testa che sei fondamentale per tutti noi...e per me.»
«Levi…»
«Se tu dovessi rimanere ferita gravemente…- aveva rincarato l’uomo; balbettava, la voce rauca: era chiaro che non voleva neppure pensare a quell’eventualità – voglio saperlo, chiaro? Ti ordino di farcelo sapere lanciando due fumogeni. Va bene?»
Ma Hanji non aveva risposto e tra loro due era calato il silenzio.
«Se non per me, fallo per la squadra. Abbiamo bisogno di sapere come sta il nostro Comandante. Se vuoi, io farò lo stesso…Per quanto poco credibile sia l’idea di me che mi affido alla devozione…pregherò fino all’ultimo che a nessuno dei due servano.»
Alla fine lei li aveva presi, ma non aveva concesso oltre: «Ci penserò.»
 
A ben vedere, però, era lei, adesso, a ringraziare Dio che Levi, di quei fumogeni, finora, non avesse avuto bisogno. Per ora, almeno lui, stava bene...
 
LEVI...
 
Ecco, almeno in quel momento Levi sarebbe stato fiero di lei; per una volta gli aveva dato retta davvero. Un po’ le dispiaceva aver fatto marcia indietro sui propri propositi. Ma del resto, arrivati concretamente a un passo dalla morte, è normale, forse, rivedere le proprie carte in tavola; un ultimo desiderio...si concedeva a tutti, del resto, no?
Sperava solo di non aver creato troppo scompiglio negli altri distaccamenti, risolvendosi a lanciare quelle segnalazioni. Poco ma sicuro a quel punto Levi stava facendo il diavolo a quattro pur di correre da lei. Non si sarebbe lasciato trattenere da nulla e nessuno, ci scommeteva l'unica gamba che ancora funzionava.
 
«...A mia discolpa va detto che comunque, a ben vedere, la situazione del comandante è giusto che sia nota al resto dell'esercito, su questo Levi aveva ragione.»
Ma la realtà era che comunque non aveva più alcuna via di uscita.
Hanji oramai non aveva più forze.
Sentiva la propria coscienza scivolare via, lentamente.
 
Non sarebbe sopravvissuta…a questo punto ne era certa.Quella missione sarebbe stata per lei l'ultima; e quella foresta sarebbe divenuta la sua tomba.
 
Con quel po’ di presenza mentale che le rimaneva sganciò la sicura dei cavi di acciaio del 3DMG e con essi si avvolse all'albero, petto e gambe. Estremi rimedi pur di non scivolare di sotto da Jerry - così aveva deciso di soprannominare il titano là in basso.
 
Se tutto fosse andato bene, forse avrebbe potuto farsi trovare da Levi placidamente addormentata nel sonno nella morte. Se tutto fosse andato alla perfezione, quando fosse arrivato, avrebbe persino potuto dirgli addio. Valeva la pena provare a rimanere in vita solo per quel singolo istante.
 
Si concesse un sospiro, sebbene l’ossigeno le fosse ormai caro. Aveva dato il massimo, anche se non era bastato. Eppure, non sapeva perché, le veniva da sorridere.
"Il mio unico rammarico è non averti potuto vedere un'ultima volta, Levi." Pensò, prima di piombare nell’incoscienza.
 
Forse, col senno di poi, quei razzi avrebbe dovuto lanciarli prima.
 
On the ground I lay
Motionless in pain
I can see my life flashing before my eyes
Did I fall asleep
Is this all a dream?
Wake me up
I'm living a nightmare
I will not die (I will not die)
I will survive
 
I will not die I'll wait here for you
I feel alive when you're beside me
I will not die I'll wait here for you
In my time of dying
 
On this bed I lay
Losing everything
I can see my life passing me by
Was it all too much
Or just not enough?
Wake me up
I'm living a nightmare
 
I will not die (I will not die)
I will survive
I will not die I'll wait here for you
I feel alive when you're beside me
I will not die; I'll wait here for you
In my time of dying
[…]
Time of Dying- Three Days Grace



 
-------author's corner-------------
Snk mi fa male. Io continuo a scrivere cose. E a non concludernne nessuna. E' che il mio solito cagacazzismo autoimposto mi impedisce di essere soddisfatta di quello che scrivo e di pubblicare. Beninteso non lascerò perdere le long-fic già in corso, le finirò senz'altro. Questa, si aggiunge alla lista degli scleri che, nel mucchio, ho ritenuto più degni di una vostra considerazione sin da ora e più plausibilmente passibili di una conclusione in tempi ancora ragionevoli. Sì so dove voglio andare a parare, tranquilli X°D

Dopo questa parentesi autodistruttiva sul mio metodo di scrittura, spero comunque di essere riuscita a suscitarvi del cordoglio esistenziale durante la lettura del capitolo. E a pensare "ahia!" in almeno un punto o due. Perchè come - credo- avrete capito questa fanfiction non sarà allegra, proprio per niente. Non sarà totalmente priva di speranza, eh. Ma credo che poca gente sia in grado di far soffire la propria OTP come - deduco io, a questo punto- ho scoperto di essere predisposta a fare. Se potevo dare una gioia a Levi...gliel'ho tolta. Con Hanji ho fatto di peggio, le ho fatto toccare le vette dell'illusione cosmica per poi metterla di fronte alla dura realtà. Roba che Pirandello e i "Sei personaggi in cerca d'autore", levatevi (n.b.: lettura consigliatissima, ho amato quel libro). Ma questo lo leggerete nei prossimi capitoli.

Ho deciso di scrivere questa song-fic perchè folgorata durante l'ascolto di alcune canzoni. Spero che possiate trovare l'associazione a queste lyrics stimolante e soprattutto illuminante nei confronti del testo; Le canzoni, infatti,  forniscono una chiave di lettura al testo e viceversa. A suggestioni, talora; altre volte letteralmente. Spero di essere riuscita a renderle sufficientemente esplicite X°D  

Spero in generale che questo capitolo vi sia piaciuto e vi do appuntamento al prossimo. Sempre che la depressione che vi ha assalito non sia stata troppa, chiaro XD Vi aspetto <3



 
  
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