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Autore: Vanya Imyarek    07/01/2018    4 recensioni
Italia, 2016 d.C: in una piccola cittadina di provincia, la sedicenne Corinna Saltieri scompare senza lasciare alcuna traccia di sé. Nello stesso giorno, si ritrova uno strano campo energetico nella città, che causa guasti e disguidi di lieve entità prima di sparire del tutto.
Tahuantinsuyu, 1594 f.A: dopo millenni di accordo e devozione, gli dei negano all'umanità la capacità di usare la loro magia, rifiutando di far sentire di nuovo la propria voce ai loro fedeli e sacerdoti. L'Impero deve riorganizzarsi da capo, imparando a usare il proprio ingegno sulla natura invece di richiedere la facoltà di esserne assecondati. Gli unici a saperne davvero il motivo sono la giovanissima coppia imperiale, un sacerdote straniero, e un albero.
Tahuantinsuyu, 1896 f.A: una giovane nobildonna, dopo aver infranto un'importante tabù in un'impeto di rabbia, scopre casualmente un manoscritto di cui tutti ignoravano l'esistenza, e si troverà alla ricerca di una storia un tempo fatta dimenticare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Tahuantinsuyu'
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                  CAPITOLO 17

   DOVE  NON  SI  PUO’  AGIRE  CONCRETAMENTE

 

 

 

 

 

                                                          Dal Manoscritto di Corinna

 

E i giorni precedenti ero stata in pensiero all’idea di confrontarmi con Alasu? Quello che stavo passando in quei momenti era molto peggio.

 Ma forza, c’era la possibilità che anche se Sayre era coinvolto, non fosse colpa sua. Un artigiano non avrebbe certo avuto l’influenza politica necessaria a beneficiare dell’esilio di Pacha. Forse era costretto da qualche nobile. A quanto aveva detto Simay, l’Incendiario poteva essere chiunque, nato in qualsiasi classe sociale; ma Alasu aveva chiarito che un modo per acquisire maggior potere, ascendere a incarichi prestigiosi, esisteva a prescindere dallo status di nascita.

 L’incarnazione di Sulema non avrebbe forse fatto il possibile per mettersi nella posizione più influente che poteva acquisire? Avrebbe avuto molto più senso: già Llyra ci aveva dimostrato che bastava un minimo di potere e riconoscimento sociale per avere in mano la vita degli artigiani. E infatti noi non stavamo andando da Sayre per un’accusa, ma per un interrogatorio. Avevo ancora qualche possibilità.

 L’importante era non far trasparire quanto fossi nervosa … grazie tante, stavo facendo fatica a non dare di matto mentre lavoravo per le dame e fingevo di dormire mentre aspettavo il momento giusto per sgattaiolare fuori a incontrare i ragazzi, figuriamoci quando sarei davvero stata davanti a lui.

 Finalmente, finalmente il tunnel si aprì sotto le mura: ero così nervosa che quasi lo attraversai come ero solita fare, prima di ricordarmi che questa volta sarebbero stati loro a passare nei giardini. Passò un’eternità prima che sentissi le preghiere mormorate di Simay, e lunghi, interminabili secondi prima che lui e Qillalla si arrampicassero fuori dal tunnel.

 “Quello sì che era qualcosa di straordinario” commentò la ragazza mentre il tunnel crollava alle loro spalle, prima di rivolgersi a me. “La via è libera?”

“Altrimenti, vi pare che sarei qui?” brontolai. Volevo fare qualcosa, risolvere quella situazione, quella lì che si ostinava a darmi contro mi faceva venir voglia di prenderla a pugni! Simay ebbe il buon senso di starsene zitto, e io potei fare loro strada senza dire una parola.

 Va bene, stavo per piombare a notte fonda a casa del tizio che mi piaceva per interrogarlo se, per caso, fosse l’incarnazione umana di una divinità psicopatica o fosse da questa costretto ad agire come suo agente. Giusto il genere di situazione normale di cui avevo bisogno!

 Seriamente, mi veniva quasi da pensare a quegli spettacoli in cui il protagonista si trovava in un mondo magico, viveva avventure che lasciavano lo spettatore a bocca aperta, e poi alla fine si scopriva che era in coma o un pazzo. Ma quasi mi sarebbe piaciuto risvegliarmi in un ospedale o in un reparto psichiatrico: voleva dire che sarei potuta tornare a una vita di tutti i giorni, con problemi di una ragazza normale … del mio particolare tipo di normalità, s’intendeva. Chissà che risate si sarebbe fatto Energia, se mi avesse sentita sperare per la normalità.

 “Non avevi detto che c’era via libera?” sibilò Qillalla.

 Dalla bottega di Sayre filtrava una luce che ero sicura di non aver visto mentre mi recavo nei giardini. Lo sapevo che era un mattiniero folle, ma non era un po’ esagerato? L’alba era molto lontana!

 “Non importa” bisbigliò Simay, anche se suonava parecchio nervoso. “Tanto avremmo dovuto svegliarlo lo stesso”

 Sì, ma perché era in piedi a quell’ora? Fui la prima a farmi avanti e scostare la tenda d’ingresso.

 Sayre, appoggiato al suo tavolo di lavoro come in attesa, si illuminò al vederci.

 “Eccovi” ci sorrise. “In perfetto orario”

 Noi avevamo avuto tutti un sussulto a quel benvenuto inaspettato – Qillalla aveva perfino fatto un piccolo salto all’indietro. Oh, questo non era un inizio promettente, no. Come faceva a sapere che saremmo venuti lì? Perché lo sapeva? Aprii la bocca per rispondere, ma mi resi conto di non sapere cosa dire. Anche Simay e Qillalla sembravano essere in una situazione analoga. Ci fu un silenzio che durò alcuni secondi.

 “Avete intenzione di star lì a guardarvi nelle palle degli occhi tutta la serata?” gracchiò finalmente qualcuno.

 “Si vede che non sono abituati a simili situazioni. Sii paziente con loro, Linca”

 Sayre suonava divertito o imbarazzato? O colpevole? Perché non riuscivo a distinguerlo? Poteva fare tutta la differenza del mondo, dannazione!

 “Sappiamo di quell’achera” riuscì finalmente a sputar fuori Simay. “La pietra che ci hai messo al centro era una kislyk”

“Precisamente” confermò Sayre. Non suonava affatto in colpa: sembrava semmai interessato a sentire dove Simay sarebbe andato con quel ragionamento. “E questo fa di me un sacrilego, ma uno come tanti, del resto. Vicende simili sono tutto fuorché straordinarie nelle corti imperiali. La cosa più logica da fare, per un novizio, una schiava e una … nobile? Sarebbe stata denunciarmi ai Sacerdoti di rango più alto, che mi avrebbero riempito la bottega di guardie, portato al palazzo di giustizia per un interrogatorio e infine valutato se colpevole o innocente. E invece mi piombate in casa nel cuore della notte. Anche in questo caso è una procedura di giustizia alternativa?”

 “Sappiamo dell’Incendiario” la voce di Simay era un po’ più decisa. “Sappiamo del piano con cui siamo stati usati per far cacciare Pacha, e di tutte le persone coinvolte, te compreso”

 Finalmente Sayre parve preso in contropiede, a giudicare da come sgranò leggermente gli occhi.

 “Avete capito che era un piano concertato, e da chi? Complimenti. Chi ci ha pensato?”

 “Io” gracchiai. Cercai di allungargli un’occhiataccia, ma temo di non aver fatto un gran lavoro. C’era qualcosa che davvero non tornava, in quella conversazione. Se Sayre era stato, come avevo ipotizzato, costretto a collaborare, come mai il suo atteggiamento era così rilassato? Non aveva proprio nulla dei sensi di colpa di Alasu … magari era solo bravo a nasconderlo?

 “Molto brava” mi gratificò lui, con uno dei suoi soliti sorrisi. Non mi fece saltare il cuore in gola come al solito. Linca sbuffò e fece per dire qualcosa, ma un nuovo intervento di Simay la prevenne.

 “Devi dirci chi è. Lo so che non possiamo garantirti nessuna sicurezza, che non possiamo assicurarti che potremo davvero consegnare l’Incendiario alla giustizia, o darti qualunque onore per aver collaborato alla sua disfatta … ma ci proveremo. Qui non si tratta di sicurezze personali, si tratta di evitare una guerra civile. Si tratta di fare la cosa giusta, il nostro dovere verso gli dei”

 “Non siete qui perché avete assunto che fossi io?” di nuovo, Sayre parve sinceramente stupito.

 “Mi sembrava più logico che fosse un nobile” questa volta fui io a parlare. Dubito seriamente di essere riuscita a tenere la voce ferma, ma al momento ero troppo impegnata solo a infilare tutte le parole per preoccuparmene. “E’ la posizione che permette di spadroneggiare sugli altri e di avere maggior credito, e qui la si può ottenere passando un test, quindi anche se l’Incendiario fosse nato in una classe inferiore avrebbe fatto di tutto per salire di livello …”

 “E’ un modo sottile di darmi dello stupido?”

 “Non è questo il punto!” scattai. Dannazione, era una situazione seria … volevo solo sentirmi dire che lui non c’entrava niente, e che ci facesse il nome dell’Incendiario, così che potessimo concentrarci su di lui! Non aveva nessun motivo valido per esitare, no? No?

 “Scusa, scusa. In effetti, è un ragionamento molto logico, quindi ti garantisco che hai la mia più sincera stima. Sfortunatamente” tese una mano davanti a sé. “E’ anche completamente errato”

 Una fiammella si materializzò sul suo palmo, danzando allegramente in un bel colore aranciato. Non riuscii a fare altro che fissarla per alcuni secondi. Cioè … no. Non aveva senso. Era un incubo.

 “Che!” Simay fu il primo a reagire, peccato che lo fece con l’incoerenza più totale. “Tu –cosa –come- perché- che …”

 “Calmati, Simay di Dumaya” la fiammella si spense. “Una reazione simile non è quel che si dice di aiuto. Buon per te che non intendo farti alcun male, o a questo punto avrei avuto gioco facile!”

 E grazie al cavolo. Insomma, avevamo pensato di confrontare l’Incendiario … ma ci aspettavamo qualcuno di apertamente antagonistico. L’atteggiamento rilassato di Sayre ci prendeva molto in contropiede.

 “Il tuo era un ottimo ragionamento” continuò lui, sorridendo questa volta a me. “Ma purtroppo, anche uno molto comune. Pensi a qualcuno che voglia manipolare la politica e controllare una vasta rete di collaboratori? Pensi a un nobile, o a un borghese ricco e ambizioso. Non certo a un semplice lavoratore manuale. E per semplice virtù di eccesso di logica, una persona come me ha una copertura perfetta”

 “E allora perché non hai continuato a fingere?” obiettò Qillalla. “Perché rivelarti a noi in questo modo?”

 “Perché non sono interessato a depistarvi” grazie tante, adesso quello che andava avanti senza nessuna logica era lui! “Non intendo farvi alcun male, ne nascondervi alcunché. Voglio solo farvi una proposta, e di certo non avrei potuto farlo con la mia copertura integra”

 “Tu non … non intendiamo neppure ascoltarti” balbettò Simay. “Sappiamo chi sei, cosa fai, e lo riferiremo dritto a … a …”

 La voce del ragazzo si spense. E certo, avevamo già discusso di quello.

“Non sprecare il fiato in minacce che non puoi concretizzare” suggerì Sayre. “Non avresti modo di parlare di quello che sta succedendo con chicchessia senza rivelare la tua ascendenza. E con la tua intelligenza, sono sicuro che tu lo sappia benissimo. Dunque? Che intendi fare, davanti a un problema che non puoi risolvere con l’aiuto dell’autorità?”

 Ma che? Adesso si metteva a filosofeggiare? Perché? Insomma … sapevamo della sua identità, eravamo una minaccia per lui, no? Almeno avesse attaccato, o minacciato, una qualunque cosa che rispondesse alle nostre aspettative!

Simay, comunque, era completamente a corto di parole. Oh per la miseria, era così abituato ad ascoltare quello che un superiore gli diceva di fare che non sapeva cosa rispondere a questo interrogatorio da due soldi? Be’, dovevo intervenire.

 “Che ne dici se ti ripaghiamo con la tua stessa moneta e creiamo accuse contro di te?” sbottai. “Oppure, che ne dici se questo qui chiede aiuto alla sua dea e ti seppellisce sotto tre metri di terra?”

 “Non potrei farlo!” rispose immediatamente Simay.

“Adesso non farti scrupoli proprio con lui, tanto si reincarna …”

 “Non è per quello, è che non ho ancora abbastanza potere da sostenere un combattimento!”

 “Si sono distratti con facilità impressionante” commentò Linca. “Mio signore, siete proprio sicuro di voler piazzare questo tizio sul trono?”

 “Ne sono sempre più sicuro”

 “Lo prendo come un insulto” ringhiò Simay.

 Sayre sospirò. “Non essere così certo che io voglia il tuo male …”

 “Io voglio essere sacerdote, non Imperatore” ribatté Simay. “E soprattutto, non intendo causare nessuna guerra civile”

 “Sacerdote! Ebbene, posso chiederti cosa pensi del concetto di egoismo?”

 “Cosa cazzo c’entra?” sbottai io.

 Odiavo la piega che stava prendendo quella conversazione. Andasse affanculo, Sayre! Dopo tutti i miei tentativi di convincermi che lui doveva essere stato costretto, che tutta la simpatia nei miei confronti doveva essere stata genuina e non un semplice strumento per farmi fare quello che voleva, che fosse stata una delle poche persone in quello schifo di mondo a non guardarmi dall’alto al basso, eccolo lì che faceva bella mostra dei suoi poteri del fuoco e ammetteva tutto con la massima noncuranza. E a me niente? Era così concentrato su Simay, senza risparmiare un pensiero per me e cosa stessi passando?

 “Razza di … coso, tu ci hai manipolati, ci hai riempiti di balle e costretti ad allontanare il nostro unico alleato, e appena lo scopriamo, tutto quello che fai è blaterare di robe astratte?”

 “E cos’altro dovrei fare, se non offrirvi le mie motivazioni, o almeno tentare di farlo?” replicò lui con una faccia calma da prendere a schiaffi. “E vorrei correggerti riguardo al ‘costringervi’. Io non vi ho mai obbligati a fare nulla. Io ho detto alcune cose; voi le avete ritenute vere e avete agito di conseguenza”

 “Tu le hai dette apposta!” strillai.

 “E voi avete fatto quello che mi aspettavo”

 “Cos’è, adesso è colpa nostra? Perché abbiamo creduto a qualcosa che non avevamo ragione di dubitare?”

 “Volenti o nolenti, vi state immischiando nella politica di Tahuantinsuyu” chiosò lui. “Quindi sì, se credete a tutto quello che vi viene detto, le conseguenze sono colpa vostra. Simay, non sei riuscito a rispondere alla mia domanda”

 E mi ignorava così? Cioè … di tutte le persone, qui, ero quella con cui aveva parlato più spesso. Quella che aveva usato come strumento per manipolare gli altri due. E adesso che gli avevo portato la persona che gli interessava, mi metteva da parte così, come se non importassi niente? Che andasse affanculo, all’inferno, nella Notte, dove diavolo poteva star peggio!

 Volevo urlare, mentre Simay rispondeva, volevo urlargli cosa ne pensavo esattamente di lui, farlo sentire come il verme che era … non avrebbe funzionato. Sarei solo sembrata patetica. Mi aveva usata con la massima disinvoltura: se era un essere che si reincarnava, chissà quante altre volte lo aveva fatto, in passato? Con quante altre persone? Probabilmente ciascuna di loro gli aveva urlato contro, e ciò non aveva nessun effetto. Io potevo davvero sperare di fare una differenza? Certo, potevo urlare più forte degli altri, mostrare più spina dorsale, ma mi rendevo conto che quasi di sicuro non l’avrei impressionato. No, dovevo ricorrere ad altri mezzi, se volevo avere la mia rivincita.

 Non avevo neanche ascoltato la risposta di Simay, ma Sayre non doveva averla approvata, perché adesso stava discutendo di quanto fosse egoistico, da parte di una persona brillante, dotata di capacità creativa e spirito critico come il giovane novizio, voler usare queste qualità a favore di una dea astratta e lontana invece che degli esseri umani che lo circondavano. Simay sembrò prendere queste parole come un insulto – secondo me ne aveva ben d’onde, ma più che altro perché non aveva nessuna di queste caratteristiche.

 “Io devo servire gli dei, perché se ho una qualsiasi di queste qualità che mi attribuisci, è stata un loro dono. Anche se non ho la più pallida idea del perché tu voglia lusingarmi in questo modo, visto che mi hai visto due volte prima d’ora”

 “Di persona? Questa è la terza volta, in effetti. Ma la tua fama ti ha preceduto”

 Come? C’era qualcun altro ancora che sapeva che Simay fosse il figlio di Manco? E chi? Come la mettevamo con lui? Come facevamo a gestire tutte queste persone?

 “Come …?” balbettò Simay.

“Mi pare che tu avessi sette od otto anni quando hai costruito un marchingegno che portava alternativamente rami di shillqui e ullqui sotto il naso di chiunque avesse la disgrazia di averlo addosso, per controllarne lucidità e comportamento. Lo hai usato prima su dei poveri schiavi e poi su lymplis e kyllu, per portare loro di nascosto cibo e medicine extra a mo’ di scusa. Alla stessa età, hai realizzato un fischietto che simulava i suoni di diverse correnti d’aria, depistando interi stormi di fylles e facendo impazzire i sacerdoti di Chicosi. Eri ancora più giovane, quando hai progettato e fatto costruire una pista per biglie alternando legno di shillqui e soribo, e steli di kiquicos”

 “Cosa? Come fai a sapere tutte queste cose?”

 “Non c’è miglior spia di un genitore orgoglioso. Etahuepa aveva viaggiato nel luogo in cui vivevo all’epoca per regolare qualche contratto di affari, e per farla breve, io ero nella posizione di incontrarlo. Se ho scoperto di te, è stato in modo completamente casuale: gli ho fatto qualche domanda di cortesia sulla sua famiglia, e ho scoperto che aveva questo figlio adottivo che non la smetteva di creare oggetti bizzarri”

 “Io non …” balbettò Simay. Io lo stavo guardando con tanto d’occhi. Davvero era così da bambino? Sembrava una piccola calamità! Peccato che fosse cresciuto in un imbranato noioso. Almeno avevamo la consolazione che nessun partito ignoto avesse letto quella dannata lettera. “Io non sapevo di stare errando in quel modo contro gli dei e …”

 “Per favore, non rimangiarti le tue stesse parole” replicò Sayre. “Mettere in atto le idee che puoi formare con le capacità donate dagli dei? Non era un modo di onorarli? Rischi di risultare abbastanza contraddittorio nel tuo fervore di essere la persona più devota del mondo, mio giovane amico”

 Simay balbettò per qualche istante, alla ricerca di qualcosa con cui replicare. “Questo non spiega perché tu voglia vedermi sul trono” concluse alla fine. “Potrei adottare esattamente il pensiero che hai appena esposto, e realizzare queste cose anche come Sacerdote. Il potere politico non è importante. E poi realizzare oggetti nuovi non indica nessuna attitudine al governo”

 “Hai perfettamente ragione” ammise Sayre. “E infatti una delle mie idee iniziali era simile. Avrei potuto renderti il fondatore di una nuova corrente religiosa. Oppure uno scienziato, o un consigliere dell’autorità imperiale … purtroppo, avevo molti dubbi su che strada sarebbe stata la più adatta per te, non avendo potuto seguire la tua crescita. All’epoca avevo un ruolo più prestigioso, e ho provato a persuadere tuo padre ad assegnarti a me come allievo, ma ha categoricamente rifiutato …”

“Senz’altro, mio padre è un uomo lungimirante”

“Permettimi di dissentire. E dati i tuoi legami a una famiglia nobiliare, portarti via sarebbe stato fuori discussione. Ho dovuto viaggiare e stabilirmi in questa capitale, in attesa di incontrarti una volta che tu fossi giunto qui per la tua istruzione, e intanto preparare un buon terreno per coltivare le tue abilità. E qui, ho scoperto di quella lettera. Non riuscivo a credere neppure io alla fortunata coincidenza! E naturalmente, una volta che si è palesata la possibilità di innalzarti alla massima carica, anche i miei obiettivi si sono fatti più ambiziosi. Del resto, talvolta non sono tanto importanti le azioni, quanto la mente che sottendono. Tu, con la carica di Sacerdote, potresti certo dichiarare che la tua mente brillante e le tue doti creative sono un dono degli dei, e tutti ti crederebbero per il mantello che indosseresti; ma a lungo andare, ciò non aiuterebbe davvero nessuno. Questo Impero, anche se avesse una visione più favorevole delle capacità umane, resterebbe completamente asservito agli dei e ai loro rappresentanti terreni”

 “Ed è come le cose dovrebbero essere”

 “Fai una cortesia a te stesso e non parlare in quei termini. ‘Dovere’ è una parola vigliacca. Ciò che si chiama ‘dovere’ non è altro che ciò che qualcuno vuole, ma decorato di necessità – per farlo compiere agli altri – o di sacrificio – per far apparire più nobile la persona stessa”

 “Il dovere è tutto quello che tiene in piedi la società” ribatté Simay. “C’è un motivo se viene impartito da dei e sovrani: per impedire alla gente di essere sviata da persone come te, per impedire loro di fare tutto quello che vogliono, senza legge, senza giustizia. Per impedire a chi lo vuole di uccidere, rubare, tradire, violentare, e assicurarsi che vi sia una punizione per chi trasgredisce”

 “Non ho mai negato nulla di tutto questo” fu la risposta. “Ho solo detto che il concetto di dovere, di per sé, non esiste: è solo una manifestazione del volere, nel caso che tu hai menzionato, di sovrani e divinità. Ma obiettivamente, perché il loro volere dovrebbe essere superiore al tuo?”

 “Ma perché è quello degli dei e dei loro discendenti! Io sono solo un essere umano come tanti!”

 “Se dai così tanta importanza al sangue divino, stai contraddicendo la tua stessa logica”

 “E allora cambierò idea: gli dei vogliono ciò che è meglio per la razza umana. I sovrani rappresentano le loro leggi, se non sono sviati. E io, anche volendo, non sarei mai un buon sovrano, finché rischio di essere influenzato da te”

Sayre, paradossalmente, sembrò apprezzare quella risposta. “Quindi, non perché l’obbedienza è richiesta dalla stessa natura divina, ma perché concordi con i loro ideali. Va già molto meglio. Ma dimmi, se gli dei tengono tanto all’umanità, come ti piace sostenere, pensi che disapproverebbero tanto che tu voglia usare le qualità da loro concesse per migliorare la vita dei tuoi simili?”

 “Bel ragionamento” brontolò Simay. “E viene proprio da qualcuno che ha a cuore i migliori interessi dell’umanità. Pensi che io non abbia mai sentito parlare del Terrore di Sulema?”

 Gran goduria: finalmente Sayre smise di sorridere con quell’aria pacifica. Non parve molto agitato, ma acquisì una certa rigidità nel muoversi e nel parlare … potevo dire che non era affatto felice che fosse stato portato in ballo quel particolare argomento.

 “Sicuramente te ne hanno parlato” fu la sua risposta. “E ne hanno ben d’onde. Voi umani fate bene a non dimenticare …”

 “Scoppiava un incendio? Il fuoco avrebbe preso una coscienza propria e avrebbe dato la caccia a qualsiasi essere umano si trovava nei paraggi, senza fermarsi finché non l’avesse ucciso; avrebbe distrutto fino alle fondamenta qualsiasi tipo di insediamento fossero in grado di mettere in piedi allora. Mekilo e occli erano cacciatori attivi della nostra razza, sotto i tuoi ordini. Questo è quello di cui mi hanno parlato”

 “E hanno fatto benissimo, perché è tutto assolutamente vero” rispose piano Sayre.

 Mi resi conto di avere la pelle d’oca. La mia rabbia di poco prima sembrò di colpo insignificante. Qui si andava completamente fuori scala. Qui stavamo parlando con una divinità, e una per nulla favorevole al genere umano. Qualcuno che aveva tentato un vero e proprio genocidio, non con una razza sola, ma con l’intera specie. E se non continuava a farlo, era perché qualcuno era stato abbastanza pietoso da togliergliene i mezzi, costringendolo ad arrangiarsi manipolando persone per causare la massima infelicità possibile sulla più grande scala che si potesse raggiungere. Come era appena successo a noi. Seriamente poco prima ero riuscita a pensare alla mia infatuazione delusa? Adesso volevo solo infilare la porta e scappare il più lontano possibile.

 Non fui l’unica ad avere questa reazione: anche Simay, che pure aveva portato la questione in ballo in primo luogo, rimase a boccheggiare per qualche istante, con gli occhi sgranati, prima di ritrovare le parole.

 “Quindi, quindi capirai, non sto esattamente pensando di essere a colloquio con un grande campione dell’umanità”

 “Infatti non sono nulla del genere” si affrettò a rispondere Sayre, “Non ce n’è bisogno. L’umanità produce i suoi stessi campioni: il suo problema è che al tempo stesso, non si fida di loro. Crea questione di classi, leggi, dovere, cos’è appropriato per una specifica razza, ceto sociale, sesso. Inutili catene che costringono una persona che avrebbe le capacità per cambiare le sorti di popoli interi, talvolta infiltrandosi nella sua mente e convincendoli che le loro doti sono un peccato, qualcosa da nascondere e di cui provare vergogna” lanciò un’occhiata molto eloquente a Simay. “Ed è a questo punto che intervengo io”

 “Per assicurarti che di queste abilità venga fatto l’uso peggiore”  rispose l’altro a denti stretti.

 “E perché dici questo? Pacha ti ha fatto esempi specifici?”

 “Mi ha detto abbastanza”

 “E’ una risposta molto incerta. Ti avrà parlato di guerre civili, sommosse, sconvolgimento dell’ordine sociale. Nella maggior parte dei luoghi in questione, le parole usate sono rivoluzione, progresso, cacciata dei tiranni …”

 “E’ ovvio che direbbero questo, se sono guidati da qualcuno imbottito delle tue bugie!”

 “Così come è ovvio che Pacha dipinga questi eventi in luce negativa, dal momento che è un rappresentante di quei vecchi poteri che verrebbero abbattuti, dovesse verificarsi qualcosa di simile”

 “Pacha era un servo leale della Grande Madre” ringhiò Simay. “Avrebbe saputo quel che era meglio per il popolo, per me, per chiunque. Avrebbe saputo cosa farsene di te. Ed è per questo che l’hai fatto cacciare, vero? Anche se era innocente? Che razza di modo sarebbe per guadagnarti la mia lealtà?”

 “Pacha Duqasi era davvero una brava persona” concesse Sayre. “Quel che ho architettato per spingere Llyra a esiliarlo? E’ stato perché era completamente privo di segreti poco puliti o tragici difetti che lo rendessero indegno della sua carica, e ho dovuto creargliene uno. La sua faida con l’Imperatrice? Inventata di sana pianta, sfruttando una seria di coincidenze comprendenti l’incompetenza di chi ha preparato le razioni di materiale e le serie difficoltà di Hualpa nel non comunicare le sue disgrazie a chiunque capiti a portata d’orecchio”

 Il suo sorriso fu uno breve, indirizzato a me. E io non avevo indagato su quello … mi ero fatta mille paranoie sulla faccenda delle erbe, ma non avevo neanche per un attimo messo in dubbio quell’affermazione … ma non aveva senso!

“Quindi il tuo piano era campato per aria, e ha avuto successo solo perché Pacha è stato abbastanza decente da aiutarci e per puro caso la tua diceria non è stata menzionata esplicitamente. Andare a botta di culo non ti fa molto onore, se vuoi proporti come un grande manipolatore!” commentai. Sì, lui poteva replicare che concretamente ci aveva infinocchiati tutti quanti, ma volevo solo dargli sui nervi … avere la riprova che non era un genio le cui trappole erano inevitabili, dannazione!

“Oh, la fortuna mi ha favorito meno di quanto tu creda. Voi avreste avuto il preconcetto che Pacha era in una faida più o meno segreta con l’Imperatrice: se anche avesse negato, avreste pensato che mentisse per non trasformarla in un conflitto aperto, o per apparire migliore ai vostri occhi” … che era esattamente quello che avevo pensato quando Pacha aveva menzionato che gli errori nelle distribuzioni erano state, appunto, errori. “Ed ero sicuro che il Sommo Sacerdote vi avrebbe aiutati perché, come già detto, è una brava persona. Sfortunatamente, era facile per tutti accorgersene: era benvoluto, la gente si fidava di lui, obbediva con la massima devozione alle sue direttive …”

 “E avrebbe riportato tutti sulla via della ragione qualora fosse sorto un conflitto!”

 “Li avrebbe riportati sulla via dell’obbedienza cieca e della completa sottomissione. Era un brav’uomo, ma questo non lo rendeva necessariamente adatto a favorire lo sviluppo ideale di questo Impero”

 “Sviluppo ideale? E’ un eufemismo per ‘completo collasso nell’anarchia’?”

 “Ma non so neppure io cosa voglia dire! Tu cosa pensi che voglia dire?”

 “Cosa?”

 “Quale sarebbe la tua idea di migliorare le condizioni di questo Impero? Se tu avessi il potere assoluto, cosa faresti?” Scosse la testa. “Vorrei davvero avere  abilità pari alle tue, o a quelle degli altri che ti hanno preceduto. Vorrei poter essere di effettivo servizio all’umanità, poterle offrire anche un misero risarcimento per quello che ha sofferto a causa mia e dei miei antichi pari. Ma io sono, fondamentalmente, un incapace. Posso capire di che genere di persone l’umanità abbia bisogno di essere guidata per raggiungere il suo massimo potenziale, ma non sono una di quelle persone. Ho qualche capacità creativa, di discorso e di ragionamento, ma arrivo solo fino a un certo punto. Tutto ciò in cui posso dire di essere bravo, è trovare le persone di cui c’è bisogno, e manipolare gli eventi perché queste possano dispiegare al massimo le loro capacità. Pensaci bene, Simay. Se tu riuscissi a pensare a un qualsiasi progresso per questo Impero, io sarò a tuo completo servizio per aiutarti a realizzarlo. Questa è la mia offerta”

 Simay rimase zitto per diversi secondi. Io e Qillalla non ci azzardammo a fiatare, gli occhi fissi su di lui e sulle varie espressioni – interesse, sorpresa, rabbia, timore, di nuovo rabbia – che gli attraversavano il volto. Infine il novizio riuscì a mettere insieme una risposta.

 “Non cambierei assolutamente nulla. Tahuantinsuyu si è retto immutato per secoli, è la prova che il governo del sangue degli dei e delle leggi divine è corretto. Non cambierei una lettera di queste leggi”

Mi sfuggì un sospiro di sollievo.

 “Ecco, quello è l’esatto opposto di ‘sviluppo’” sospirò Sayre. “E’ un peccato, davvero. Se solo tu avessi avuto il coraggio di valutare la tua intelligenza di qualsiasi aiuto agli altri, e pensato a un qualunque miglioramento, io avrei fatto tutto ciò che è in mio potere per permetterti di realizzarla …”

 “Sì, e assicurandoti un buon numero di persone morte e offese agli dei nel frattempo. Non mi stai esattamente presentando quella che si dice la tentazione del potere”

Ecco, bravo Simay. Per un attimo, guardandolo mentre elaborava la sua risposta, avevo temuto seriamente che avrebbe acconsentito alla proposta di quel bastardo …

“Peggio per me. Mi considererai un nemico, dunque? No, io non farò lo stesso. Sei giovane, hai molte occasioni per cambiare idea: ucciderti, farti esiliare, permettere che tu sia danneggiato in alcun modo sarebbe assolutamente controproducente. Puoi stare sicuro che da me non ti giungerà alcun male”

 Davvero non era la più tranquillizzante delle garanzie. Aveva parlato di danni fisici: non aveva giurato che non ci avrebbe di nuovo coinvolti nei suoi piani, che quella sarebbe stata l’ultima volta che ci avrebbe usati, che ci avrebbe lasciati in pace. Anzi, aveva implicato l’esatto opposto.

 E questo ci lasciava senza possibilità di difenderci. Se ci avesse fisicamente attaccati … no, non avremmo avuto i mezzi per ricambiare, o forse anche solo proteggerci, ma avrebbe fatto un gran chiasso in un cortile pieno di artigiani: praticamente si sarebbe denunciato da solo. Eravamo in una perfetta situazione di stallo, in cui nessuno poteva concretamente fare una qualunque cosa.

 “Non finirà qui” rispose piano Simay. “Tu non hai intenzione di smettere … quello che stai facendo per rovinare l’Impero. E io non intendo permetterlo. Ho una prova della tua colpevolezza. Basterà che venga esaminata quella collana …”

“Per trovare una normalissima achera con una tablyk al centro. Davvero credi che non vi fosse un duplicato regolare del gioiello, di modo che la mia assistente potesse effettuare una sostituzione nel momento in cui la kislyk avesse esaurito il suo scopo?”

“Questo non vuol dire niente” borbottai, cercando di non dare a vedere quanto poco sicura mi sentissi. “Basterà provare il coinvolgimento di Nuala …”

“Povera Nuala, e lei che c’entra? Non è lei l’assistente”

“E’ stata lei a portarmi da Aylla!”

“Corinna, per essere qualcuno che cerca disperatamente di farsi notare, sottovaluti la reputazione che ti sei guadagnata. A Nuala è stato detto, da un’altra donna di cui non farò il nome per ragioni di sicurezza, che sei una schiava particolarmente avversa alle donne per cui devi lavorare, e dunque più bendisposta delle tue colleghe ad aiutare loro. E con quei capelli mezzi blu, non sei facile da confondere”

Avevo la nausea. A parte la frecciatina iniziale, mi dava il voltastomaco sentire esattamente come fosse stato programmato il mio coinvolgimento nella faccenda. Sembrava davvero che io non fossi altro che un oggetto.

“Dunque non abbiamo nulla con cui accusarti, e non sappiamo chi sia la tua aiutante” riassunse Simay. “Non importa. Non smetto di volerti fermare. Sta’ sicuro, realizzerò un piano per non lasciarti distruggere nulla. Lo giuro su tutti gli dei”

“Approvo di tutto cuore!” rispose Sayre con un gran sorriso. “Creare nuove strade per affrontare le difficoltà invece che arrendersi ad esse: è la cosa migliore che un essere umano possa fare. Fai quello che vuoi, dunque. Diventa potente con la tua magia della Terra, e prova a uccidermi. Inventa accuse credibili a mio carico per spedirmi lontano da qui. Trova alleati in qualsiasi posizione dell’Impero ti sembri la più adatta. Racconta di questa conversazione a chi vuoi” e qui mi parve che il suo sguardo si spostasse brevemente su Qillalla. “Individua i miei prossimi progetti, i miei prossimi bersagli, e prova a sventarli e salvarli. Te lo posso dire in tutta onestà, sarei felicissimo di tutti questi tuoi tentativi”

 Simay non replicò: lo fulminò con un’ultima occhiataccia, e poi uscì dalla bottega. Qillalla lo seguì a ruota. Io rimasi ferma lì, a fissare Sayre.

 Avevo appena visto una persona lontana mille miglia, e al tempo stesso orribilmente familiare, a quella che credevo di conoscere. L’atteggiamento amichevole e scherzoso, la tendenza a filosofeggiare? Ecco qualcosa che riconoscevo. Ma l’assoluto disinteresse che aveva mostrato nei miei confronti? Di certo, non da una delle prime persone a dimostrarmi complicità e gentilezza a me. Davvero tutta la mia importanza stava in quanto fossi uno strumento utile, e talmente stupido da rendersi conto di essere usato?

 Lui si rese conto di come lo fissavo, e mi guardò di rimando con aria interrogativa, come sfidandomi a dirgli in faccia quello che pensavo di lui, dopo tutte le rivelazioni che c’erano state. E dio, se avrei voluto farlo. Avrei voluto urlargli addosso quanto fossi ferita, trovare le parole giuste per farlo sentire una merda, umiliarlo, farlo vergognare di sé stesso … ma onestamente, che avrei potuto fare io? Le mie opinioni sulle mie capacità non erano cambiate. E anche se ci fossi riuscita, davvero avevo voglia di vedere come avrebbe reagito qualcuno che poteva manipolare il fuoco senza neanche sforzarsi e non aveva la minima remora nell’uccidere?

No. L’unico modo per cavarmela con un minimo di dignità era, come in molti casi, buttarla sul sarcasmo.

 “Volevo solo chiederti se sono stata abbastanza facile da manipolare” replicai dunque. “Spero che le mie prestazioni non abbiano deluso, e soprattutto che siano sufficienti, perché sono poco inclinata a concederne altre”

 Sayre sorrise amabilmente. “Lieto che anche tu abbia un’impresa da tentare. La prenderò come una sfida, dunque!”

 Mi girai di scatto e uscii dalla bottega, non potevo stare lì dentro un minuto di più. Non con quell’indifferenza e quel divertito disprezzo, dopo la facciata amichevole in cui avevo confidato, su cui mi ero anche fatta certe illusioni … solo illusioni, tutte illusioni!

Non era il fatto che non fosse interessato a me, lo sapevo che anche se lo fosse stato non saremmo mai andati da nessuna parte, ma … quella cotta, quei tentativi di nascondere i miei veri sentimenti e al contempo cercare di conoscerlo meglio e fare buona impressione, quelle chiacchierate amichevoli sempre con quel potenziale … erano state tra le cose più normali di cui avessi avuto esperienza negli ultimi tempi. Il genere di cose che avrei potuto fare con un qualsiasi ragazzo carino del mio mondo. La conferma che non ero poi così fuori posto, così aliena da non poter essere apprezzata, e che gli abitanti di quel mondo non erano così estranei a me da non potermene far piacere qualcuno. E l’aver avuto qualcuno che offrisse calore umano e amicizia in quella situazione delirante in cui mi trovavo.

 Tutto quello non era mai stato altro che una sfilza di bugie, e mi erano appena state portate via, con la massima indifferenza, e l’interesse rivolto a qualcun altro. Davvero non contavo nemmeno la considerazione di veder riconosciuta la mia sofferenza?

 Ma che pensieri patetici! Io non potevo essere così debole, non dovevo permettermi di pensare a quel modo! Dovevo piantarla di frignarmi addosso e darmi un contegno e …

“Corinna, cosa …” esordì Simay.

Lui e Qillalla erano rimasti ad aspettarmi fuori dalla bottega. Io feci per dire qualcosa, per suggerire un piano d’azione, ma mi mancavano le parole. Mi sentivo un nodo in gola, e la pressione delle lacrime agli occhi. No, mi rifiutavo di farmi vedere da loro in quello stato.

“Pensiamoci domani” borbottai. “Adesso siamo tutti troppo stanchi, non servirebbe a niente. Ci vediamo”

 Mi affrettai verso i capannoni degli schiavi. Nessuno degli altri due mi disse niente, o provò a seguirmi. Ottimo.

 Raggiunsi la mia stuoia, mi ci rannicchiai sopra, e mi sforzai di non fare troppo rumore nel piangere e nel maledirmi per la mia debolezza.

 

 

 

 

Choqo mise da parte il tomo, ritrovandosi a fissare la parete opposta per diversi secondi. Aveva letto quelle parti del manoscritto tutte d’un fiato, e si sentiva come fisicamente stanca.

 Dunque Sayre, di tutte le persone possibili, si era rivelato essere la reincarnazione di Sulema, e per di più intenzionato a mettere Simay sul trono, con quel pretesto di far progredire l’umanità … ma allora aveva vinto? Simay era diventato Imperatore. Che storia stava per leggere? Quali erano gli effettivi rapporti della famiglia imperiale con quell’entità … e a proposito dell’Incendiario.

No, questa cosa non aveva senso. Bastava un semplice conto matematico per rendersi conto che se Sayre fosse stato l’incarnazione umana di Sulema, sarebbe dovuto essere un ragazzo giovane, poco più che un bambino, all’epoca in cui Simay aveva creato quegli strani giocattoli. Di sicuro, anche se fosse nato in realtà in una famiglia prestigiosa, non sarebbe stato nella posizione di fare da maestro a chicchessia. E poi questa insistenza sull’aiutare il genere umano, come a volersi redimere del Terrore … e come, ammazzando altra gente? Che razza di ragionamento era? C’erano così tante cose che non tornavano!

 Ma lei aveva anche un’informazione in più che a Simay e Corinna non era semplicemente sfuggita, non potevano proprio avere: Llyra sapeva tutto della conversazione appena avvenuta. Era inconcepibile che Qillalla non fosse corsa a riferirle ogni dettaglio non appena ne avesse avuta la possibilità. Forse nei diari di Chica avrebbe trovato qualche chiarimento?

 

 

 

 

 

 

 

GLOSSARIO (e qualche trivia):

Mekilo: essere simile a uno scoiattolo, solo molto più grande, con zampe molto più lunghe e la coda in fiamme. Essendo un animale legato al fuoco, non è considerato sacro a nessun dio, ma sfruttabile da tutto il genere umano. Viene usato soprattutto per trasportare merci e persone.

Occlo: bovino ricoperto di squame e con protuberanze lunghe e sottili, simili a serpenti che stanno al posto delle corna e da cui esce fuoco. Anch’esso animale legato al fuoco, ma per la sua pericolosità e la capacità di controllare i loro getti di fuoco sono quasi esclusivamente cavalcature da battaglia.

Kutluqun: capre anfibie con alghe al posto della pelliccia. Sono considerate sacre al dio Tumbe, e per questo, per allevarle o catturarne di selvatiche, è necessaria l’autorizzazione di un sacerdote di quel dio.

Lymplis: pesci volanti, con le pinne coperte di piume. Sono sacri alla dea Chicosi, dunque è necessaria l’autorizzazione di un suo sacerdote per possederne uno. Malgrado ciò, sono popolari come animali da compagnia presso la nobiltà.

Kyllu: uccelli simili a cigni, fluorescenti. Sono sacri al dio Achemay, e allevati solo all’interno del palazzo imperiale. Il loro piumaggio è usato per decorare le corone dei sovrani.

Lilque: creature con corpi simili a quelli degli esseri umani, ma con code di serpente al posto delle gambe. Servitori del dio Thumbe, vivono presso il mare, i laghi e in qualche caso i fiumi, quasi mai in corsi d’acqua più piccoli.

Duheviq: piante dalla capacità di mutare il proprio aspetto, assumendo qualsiasi forma desiderino. Originariamente questo veniva usato per catturare prede dei cui fluidi nutrirsi, ma con l’avanzare della società umana, ne hanno approfittato per integrarvisi. Un tempo servitori della dea Achesay, organizzati in tribù-foreste rigidamente isolate dagli esseri umani; solo i sacerdoti della dea potevano avvicinarli senza essere bollati come cibo. Al tempo di Choqo, mentre i più anziani vivono ancora tradizionalmente, i più giovani hanno preso a mescolarsi con le popolazioni umane, finendo spesso vittime di discriminazioni e relegati ai lavori meno nobili o remunerativi. Mantengono comunque un rigido codice di valori, di cui la fedeltà è il più alto.

Shillqui: piante in cui scorre un liquido per aspetto e consistenza simile al miele, che causa a tutto l’albero di agitarsi violentemente. Se bevuto, questo liquido dà gli stessi effetti agi esseri umani, ma è difficilissimo metterci le mani sopra. Pianta sacra a Pachtu, i suoi sacerdoti ne devono bere la linfa durante le cerimonie.

Likri: fiori simili a gigli rossi, dalle temperature bollenti, che esalano un fumo sottile. Se tuffati in acqua gelida e canditi, sono considerati ottimi per la pasticceria, ed essendo legati al fuoco, l’unico limite al coglierli è potersi permettere buoni guanti protettivi.

Sangue della Terra: erba che influenza la circolazione sanguigna, usato per diversi effetti nelle gravidanze.

Zullma: pianta le cui varie componenti hanno diversi usi; le radici sono considerate un potente lassativo.

Kiquicos: erba di colore blu, parassitaria dei Duheviq. Pericolosa per le sue capacità di depistare animali e viandanti, ma molto ricercata per le sue molteplici virtù.

Guyla: praticamente un Moment.

Tably: erba che secondo le credenze popolari risolve l’insonnia e i problemi di incubi frequenti.

Ago di Luce: essere a metà tra lo stato animale e quello vegetale, si nutre di sangue, ma può essere utilizzato per aspirare anche altri fluidi corporei.

 

Qillori: cristalli di colore azzurro chiaro, molto usati in oreficeria.

Achemairi: cristalli di colore dorato, anch’essi comuni per l’oreficeria.

Tablyk: pietra di colore rosato, usata nell’oreficeria.

Kislyk: pietra dall’aspetto simile alla tablyk, ma molto più dannosa.

 

Notte: entità primordiale da cui tutto il mondo ha avuto origine.

Achemay: dio del sole, entità più importante del pantheon Soqar.

Achesay: dea della terra.

Chicosi: dea dell’aria.

Tumbe: dio del mare, dei fiumi e dei laghi.

Sulema: dea del fuoco.

Pachtu: dio dei fulmini e della vita.

Qisna: dea della morte e delle paludi.

Supay: esseri più collegati al folklore che alla religione vera e propria, sono creature della Notte,

incaricati di torturare le anime dei peccatori che lì vengono gettate.

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

mai più con la deadline! Porca troia, ho lavorato come un mulo sotto steroidi per pubblicare tutto questo in tempo!

Ehm. Quale commento migliore da mettere alla fine di questo capitolo. No, ma davvero, ho passato mesi a preoccuparmi di non potercela fare in tempo: mea culpa, è stata una mia idea, ma ho imparato la lezione e difficilmente mi piazzerò da sola sfide simili.

Passando finalmente al capitolo vero e proprio … posso solo sperare che vi sia piaciuto, perché ci ho lavorato sopra parecchio. Quanti avevano capito che Sayre fosse l’Incendiario? Perché lo sospettavano? Come vi pare come antagonista?

E detto questo, signori miei, si entra nella tanto anticipata pausa da esami. Questo vale anche per le recensioni, se qualcuno è autore di una storia che seguo non si preoccupi che riprenderò a recensirlo a febbraio. Le pubblicazioni invece riprenderanno a marzo, giusto per darmi il tempo di preparare i nuovi capitolo sia per questa storia che per una fanfiction (la buona notizia è che quest’ultima è in fase di conclusione, quindi potrò dedicarmi completamente a questa e non lasciare tanto spazio tra gli aggiornamenti come nei primi tempi). Posso solo ringraziarvi per aver letto la storia fin qui, e soprattutto grazie a tutti quelli che hanno recensito!

  
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