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Autore: stellinabg    07/01/2018    2 recensioni
« Cassandra! Sei viva!?! ». Impossibile non notare l’espressione sorpresa, ma al tempo stesso felice, sul suo volto. [...]
Si scostò e provò a dire qualcosa, ma tutto ciò che ne uscì fu un grugnito. In quel preciso istante, notò come l’espressione di gioia del ragazzo svanì. Poteva percepire lo shock e l’orrore nel suo sguardo.
« No…tu non sei Cassandra…»

In questa one shot, scritta dal punto di vista di Cassandra, ho provato ad approfondire il legame tra lei e Diecimila.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cassandra, Diecimila
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Appena finito di vedere la seconda stagione di Z Nation, mi è venuta l’idea per questa one shot. Shippavo da morire la coppia CassandraXDiecimila e mi è dispiaciuto una marea per come è finita tra loro, così ho provato a scrivere qualcosa per approfondire il loro rapporto.
Per impegni vari, avevo lasciato la storia a metà e poi è finita nel dimenticatoio. L’ho ripresa recentemente, a distanza di un anno, quindi mi scuso se dovessero esserci delle imprecisioni. Ho fatto del mio meglio per evitarle, recuperando gli ultimi due episodi che mi servivano per dare una conclusione e spero di essere riuscita a mantenere il filo logico.
Buona lettura!


Ancora Cassandra...


Rumore di passi. Cassandra, udendoli, rimase in allerta, come sempre da quando vivevano in quel mondo invaso da zeta, poi vide quel viso amico che conosceva a memoria e che da mesi era il primo che le appariva davanti a sé al mattino.
« Cassandra! Sei viva!?! ». Impossibile non notare l’espressione sorpresa, ma al tempo stesso felice, sul suo volto.
Nemmeno il tempo di reagire che Diecimila la stava stringendo forte a sé, facendole sentire tutto il suo calore, facendola sentire al sicuro. Non era la prima volta che succedeva, ma quella volta percepiva che era diverso. Lei era diversa. E anche le sue emozioni.
Credeva di morire senza potergli confessare quanto lui era stato importante per lei, ma ora era proprio lì davanti a lei. Si scostò e provò a dire qualcosa, ma tutto ciò che ne uscì fu un grugnito. In quel preciso istante, notò come l’espressione di gioia del ragazzo svanì. Poteva percepire lo shock e l’orrore nel suo sguardo.
« No…tu non sei Cassandra…»
“Diecimila?” . Un altro grugnito. Perché la stava guardando così? Cosa voleva dire che non era Cassandra? Era per caso impazzito?
Notò che lo sguardo del giovane si era spostato su Murphy, questa volta carico di odio e disprezzo: «Che cosa le hai fatto? ». Non lo aveva mai visto così arrabbiato e d’istinto le venne da frapporsi tra lui e l’uomo che le aveva salvato in qualche modo la vita.
“Tommy, va tutto bene! Non fare sciocchezze!”. Un altro grugnito. Era tutto così frustrante. Lei era ancora lì in quel corpo, in un angolino di quella mente per metà andata, ma non c’era verso di riuscire a dirglielo. Era come se dentro di lei ci fossero due persone diverse: Cassandra e un’entità “zeta” controllata da Murphy. Se una era praticamente costretta ad essere fedele a quell’uomo, l’altra parte di lei gli era comunque grata di averle concesso più tempo e questa volta non avrebbe permesso che le sue paure e i suoi dubbi le impedissero di esprimere le sue vere emozioni.

Buio, silenzio, vuoto.
E all’improvviso, nella sua mente rivisse il giorno del tornado. Ricordò il brivido che sentì quando Diecimila, spaventato per la situazione, aveva appoggiato la sua mano vicino al ginocchio, stringendole la coscia. In quel momento, non aveva ancora capito nulla dei suoi sentimenti. Beh, senza dubbio aveva notato come il ragazzo sembrasse prestarle fin troppe attenzioni, ma l’aveva sempre presa per una cotta adolescenziale e lei, nonostante avesse solo 3 anni di più, si sentiva più adulta rispetto a lui a seguito delle proprie esperienze personali piuttosto difficili, così non lo aveva mai preso troppo sul serio.
«Andrà tutto bene…». Voleva rassicurarlo, ma si rese conto solo dopo che la sua voce era uscita lievemente incrinata dal terrore. Ma perché aveva paura di morire? In fin dei conti, le era rimasto davvero qualcosa per cui vivere in quel mondo pieno di zombie? Nessun parente. Solo tanti zombie e quegli anni le avevano mostrato cosa gli uomini fossero in grado di fare in un mondo colpito da una catastrofe del genere.
I suoi pensieri furono interrotti da Diecimila che improvvisamente l’aveva stretta a sé in un abbraccio. «Andrà tutto bene…», aveva ripetuto anche lui, ma con voce leggermente più ferma rispetto alla sua, «Ti proteggo io».
Un altro brivido percorse tutto il suo corpo e le venne da aggrapparsi forte al ragazzo. In quel momento capì perché aveva paura di morire: aveva finalmente trovato delle persone che le volevano bene e non la sfruttavano per secondi fini.

***

Da quando era per metà una “zeta”, Cassandra si rendeva conto di vivere momenti come di sonno in cui riviveva le scene del passato in un angolino remoto del suo inconscio, inconsapevole di ciò che faceva la Cassandra-zeta. Non che quando aveva piena coscienza di ciò che le accadeva intorno fosse diverso: non riusciva a parlare se non su comando di Murphy o comunque per esprimere qualcosa a beneficio suo; ed anche per quel che riguardava le sua azioni, non aveva controllo di ciò che faceva, se non in rare occasioni e per brevissimo tempo. Quel momento ne era un esempio: era già qualche minuto che osservava Diecimila e si chiedeva cosa gli passasse per la mente. Lo aveva sentito qualche volta fare qualche discorso sul suo nuovo stato e pareva piuttosto contrariato. A Cassandra veniva da chiedersi se il moro le volesse ancora bene o se ora la odiasse, ma proprio mentre si faceva quella domanda, le iridi color ghiaccio di Diecimila si incontrarono con le sue ambrate. Uno sguardo intenso e che sembrava quasi dire più di mille parole e, a quel punto, la ragazza non ebbe più alcun dubbio. Prima però che potesse fare qualcosa per fargli capire che i suoi sentimenti erano ricambiati, Murphy si insinuò nella sua mente per richiamare la sua identità “zeta”.

Un altro black out la riportò indietro con la memoria.
Gli tornò in mente di una notte in cui si svegliò di soprassalto, sentendo qualcosa di diverso dal solito. Stava dormendo a pancia in su e si accorse che Diecimila stava dormendo profondamente con la testa appoggiata al suo petto, il corpo girato su un fianco, stretto a lei, con il braccio che le cingeva la vita. Sembrava avere un’espressione così serena che non ebbe il coraggio di svegliarlo per scostarlo da lei. Tirò le labbra in un sorriso e, dopo avergli accarezzato i capelli per qualche secondo, posò la mano sulla sua spalla e si riaddormentò.
Da quella notte, Cassandra si rese conto di non riuscire più a dormire tranquilla se non era sdraiata accanto a lui. Quella scena si ripresentò per diverse notti di seguito, finché la sera in cui il ragazzo era sconvolto per ciò che era successo alla centrale nucleare, Cassandra andò a sdraiarsi accanto a Diecimila. Quest’ultimo parve sentirla e si rigirò su un fianco, dandole le spalle. Cassandra allora si fece più vicina a lui e le passò un braccio intorno al corpo per stringerlo a sé. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma sapeva che in situazioni del genere c’era ben poco da dire. Era chiaro che quell’esperienza lo aveva riportato a pensare al giorno in cui aveva dovuto dare la grazia a suo padre.
Improvvisamente, avvertì qualche sussulto, come se il ragazzo stesse piangendo silenziosamente. Possibile? Sì, probabilmente sì. Evidentemente Diecimila non voleva mostrarsi in quello stato da lei, probabilmente per il timore di come avrebbe potuto giudicarlo.
«Ero preoccupata per te, sai?», gli disse sottovoce, in modo che solo lui potesse sentirla. «Temevo che potessi morire, che ti lasciassi morire…».
Fece un’altra pausa e alzò lievemente la testa, in modo da avvicinare le proprie labbra all’orecchio del ragazzo. Voleva assicurarsi che sentisse molto bene ciò che voleva dirgli.
«Non credo che riuscirei ad affrontare tutto questo senza di te, Diecimila».
A quelle parole, il ragazzo si voltò completamente sull’altro fianco. Stretti a quel modo, i loro visi erano fin troppo vicini, tanto che i loro respiri si fondevano insieme.
«Tommy…», disse in un sussurro quasi impercettibile, «E’ questo il mio nome. Ma devi promettermi di non dirlo a nessuno».
Cassandra rimase sbalordita da quella rivelazione. Come mai proprio a lei e, soprattutto, perché in quel momento?
«Forse avresti dovuto farmelo promettere prima…», controbatté lei, in tono di sfida. Ovviamente non avrebbe tradito la fiducia che sembrava aver riposto in lei con quella confessione, ma voleva provocarlo per fargli dimenticare un po’ quei pensieri tristi che lo stavano assillando.
«Promettimelo!»
«Uhm…e cosa ci guadagno?»
Diecimila rimase in silenzio per qualche secondo, evidentemente spiazzato da quella domanda, poi si decise a parlare.
«Tutto quello che vuoi…»
«Bene, allora inizia a farmi da cuscino». E dicendo ciò, lo spinse leggermente in modo che fosse sdraiato a pancia in su e appoggiò la testa sul suo petto, riposizionando il proprio braccio intorno alla vita del ragazzo. In quella posizione, poteva percepire il battito accelerato di Diecimila.
Boom, boom, boom…

***

«Diecimila!»
Quell’urlo la fece tornare con la mente alla realtà, alla triste e orrenda realtà. Le proprie iridi ambrate si spalancarono, notando il corpo di Diecimila accasciato a terra.
Cos’era accaduto? Era stato colpito da un proiettile? Era stato morso?
Si voltò verso il volto di uno sconosciuto che pareva sapere cosa fosse successo, poi riportò lo sguardo verso quel corpo inerme. Si sarebbe ripreso? Il terrore si impossessò di lei: cosa avrebbe fatto se fosse morto? Quella sua condizione sarebbe stata perfettamente inutile se lui avesse perso la vita prima che riuscissero a trovare il vaccino.
Percepì Murphy nella sua mente per controllarla. Provò a ribellarsi per la prima volta da quando era stata trasformata, ma fallì. La Cassandra-zeta prese pieno controllo del suo corpo, rilegandola nuovamente nel suo inconscio, un inconscio segnato da quell’evento, a tal punto che continuava a tormentarla con visioni di Diecimila che, per salvare lei, finiva morto. La sua morte ogni volta appariva in modo differente: a quando un proiettile vagante, a quando un morso di uno zombie, a quando la lama di qualche arma affilata…
La paura cresceva sempre di più in lei e forse fu proprio grazie a ciò, insieme al fatto che Murphy era troppo impegnato intorno alla donna che stava per partorire suo figlio per preoccuparsi di controllare la mente di Cassandra, che la ragazza tornò in sé.
Si alzò da quella posizione accovacciata che, a giudicare dai dolori che sentiva alle gambe, era da parecchio tempo che aveva mantenuto ed entrò nel luogo in cui sentiva l’odore di Diecimila - uno dei pochi vantaggi di essere per metà zombie, era proprio quello di sentire gli odori delle persone. La stanza era piena di altri malati, ma nessuno pareva preoccuparsi della sua presenza. Osservò i vari letti, fino a scorgere il viso del ragazzo, tumefatto da alcuni bubboni scuri.
“Tommy!”. Emise un grugnito e corse verso il suo letto per poi fermarsi davanti ad esso, con gli occhi lucidi dalle lacrime che erano pronte ad uscire. Rimase immobile per diversi minuti, per poi decidere di sedersi al bordo del letto e fece scorrere le dita sulla guancia del ragazzo.
«Tom..my…», pronunciò a fatica.
Se per il tocco sulla sua guancia non reagì, a sentire la sua voce lo vide aprire gli occhi.
«Cassandra?»
Pareva piuttosto sorpreso di vederla lì e, chissà, forse credeva pure di starsela immaginando.
«Tom..my…», ripeté lei, questa volta un po’ più rapidamente.
Il ragazzo allungò debolmente una mano verso il suo volto e le accarezzò la guancia con lentezza, poi fece ricadere giù il braccio.
«Avrei tanto voluto trovare una cura per riportarti indietro… Scusami… »
A quelle parole, la ragazza si sentì felice e triste al tempo stesso: felice perché in quel modo aveva appreso che Diecimila teneva ancora a lei e che avrebbe fatto di tutto per farla guarire da quel virus; triste, invece, perché detto in quel modo, sembrava quasi che il ragazzo pensasse di morire da un momento all’altro.

Ciò che accadde dopo, fu molto confuso: il parto, gli zombie, la fuga da quest’ultimi. Nulla di tutto ciò le parve rilevante; tutto ciò che le importava era sapere che Diecimila era fuori pericolo.

***

Murphy si era insinuato nuovamente nella mente della ragazza, obbligandola a fare il cane da guardia, affinché nessuno lo seguisse mentre lui aveva in mente chissà cosa. Odiava quando la obbligava a stare in quella posizione accucciata, sempre in allerta. Non tanto per la posizione scomoda che poi le faceva sentire un forte indolenzimento alle gambe, quanto per il fatto che poi era costretta a rivoltarsi contro le uniche persone in vita sua che l’avevano trattata per la prima volta come una donna al loro pari, soprattutto perché era costretta a rivoltarsi contro lui.
Impossibile non notare come Diecimila voltasse spesso lo sguardo verso di lei. Sembrava quasi che la studiasse per capire se ormai era persa per sempre o se era ancora recuperabile e, ogni volta che Murphy la obbligava ad andargli contro, poteva percepire come il ragazzo pian piano si abbandonasse al pessimismo più totale. E se a lungo andare, si fosse arreso, pensando che non ci fosse più una Cassandra da riportare indietro? Quella possibilità si faceva sempre di più largo in lei e la spaventava a morte, ragion per cui, odiava sempre di più quando Murphy la obbligava a fare il lavoro sporco per lui.
Lasciò quei pensieri, per concentrarsi sul compito affidatole dall’uomo. Il suo sesto senso da zeta l’aveva messa in allerta, così si concentrò maggiormente su Diecimila, Doc ed Addy. Sembravano tramare qualcosa, poteva percepirlo con chiarezza, così si preparò ad agire nel caso ce ne fosse stato bisogno. Ed infatti, pochi secondi dopo, li vide partire in tre direzioni diverse e Cassandra si ritrovò inspiegabilmente a rincorrere proprio lui, l’ultima persona a cui voleva ribellarsi o a cui voleva fare del male. C’era sicuramente lo zampino di Murphy in quella scelta, ne era sicura: sapeva che tra tutti loro, quello che sarebbe potuto essere di più un problema per l’uomo e la piccola Lucy era proprio Diecimila. Fortunatamente lo perse di vista, ma si ritrovò Addy davanti a sé; decise quindi di attaccare lei, o meglio, fu la sua identità “zeta” a deciderlo, sicura del fatto che gli altri due sarebbero tornati indietro per aiutare la ragazza. E fu proprio così.
«Nessuno va via». Ripeté le parole che Murphy le aveva detto per obbligarla ad eseguire quel compito, un compito che non aveva assolutamente voglia di rispettare.
«Ve l’ho detto. Non è più lei.»
Faceva un gran male sentire quelle parole da parte di Diecimila. Era come se la sua paura diventasse realtà.
“Tommy, non è così!”. Lo avrebbe voluto urlare, ma tutto ciò che le uscì dalla sua bocca fu un grugnito.

La mollarono lì, sola con quei suoi pensieri, mentre loro stavano a parlottare tra loro. Stavano complottando qualcosa, poteva percepirlo, tanto che quando Diecimila andò da lei per parlare e sgridarla per aver aggredito Addy, Cassandra invece di prestare attenzione alle sue parole, non levò gli occhi di dosso dalla ragazza dai capelli rossi e Doc e, non appena li vide partire in corsa, partì anche lei per cercare di fermarli, ma non poté muoversi a lungo perché il moro le fu subito addosso, impedendole di seguirli. A quel punto, l’istinto zeta prese il sopravvento, facendole spintonare il ragazzo a terra con violenza. Era la fine della sua poca lucidità e tutto ciò che accadde dopo, Cassandra non lo seppe assolutamente. Non era più in lei: c’era solo la Cassandra-zeta. Cercò invano di riprendere il controllo della sua mente per evitare di fare del male alla persona a cui teneva più di tutti, il ragazzo che aveva scoperto troppo tardi di amare, ma ogni tentativo risultò inutile. La sua identità zeta in quel momento era troppo forte per sovrastarla e Cassandra temeva per il peggio.
“Ti prego, non fargli del male!”, urlò dentro di sé.
Proprio in quel momento, le parve di avere nuovamente controllo della situazione e vide che era a cavalcioni su Diecimila; non poté riflettere a lungo su altro, perché percepì immediatamente un dolore atroce alla testa e capì subito cosa ciò significasse. Era la sua fine. Aprì la bocca per parlare. Ora che sembrava averne la possibilità, voleva assolutamente esprimere i propri sentimenti al ragazzo prima che fosse troppo tardi. Non voleva morire senza aver detto al suo Tommy cosa provava per lui, ma tutto ciò che uscì dalle sue labbra, fu un fiotto di sangue. Poi il nulla.


 
   
 
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