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Autore: Laix    07/01/2018    2 recensioni
Lo scopo di questa raccolta di one-shot è di sperimentare varie coppie (non solo love couples) sia tra le più conosciute che tra le più impensabili. Alcune delle presenti sono già state suggerite da voi: con diversi personaggi e couple sperimentate, si vede cosa ne esce e si cerca di accontentare tutti! Non siete vincolati alla lettura dell'ultima shot pubblicata... Ogni shot è una storia a sé, quindi liberi di aprire la tendina dei capitoli e scegliere i duetti favoriti! ;) I contesti possono essere dei più svariati, anche passando per l'assurdo :D
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35. Mary Sera e Shuichi Akai ~ [Sei dura, donna. Dura come la pietra, il ghiaccio, sei cemento. Io con te divento calce ma tu non ti rompi mai, una corrente salata che viaggia al contrario e apre le onde. Eppure guarda cosa hai nascosto lì sotto. Dietro le botte, gli insulti, lo sguardo, l'odio, ti stai solo preoccupando per me e per il destino avverso che inseguo. Hai già visto tutto coi tuoi occhi e su un altro uomo.]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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36. Mary Sera e Shuichi Akai ~ 

***







Corrente cobalto


Ma quello è uno stramaledetto coltello da cucina?
- Eh, mamma. Credo che tu adesso stia forse esagerando. -
- Oh, tranquillo Shuichi. - rispose Mary facendo roteare il manico del coltello con un gesto rapido della mano destra. Perché sembrava molto esperta? - E' qui per precauzione, per farti capire la situazione e avvertirti. Vedi, è simbolico. Non lo userò se non sarà necessario. -
E immagino che questo dovrebbe tranquillizzarmi.
Shuichi, giovane ragazzo dalle grandi speranze, si appoggiò con una mano al tavolo della cucina guardando fisso sua madre. Lei sorrideva appena, con gli occhi però glaciali.
- Tutto questo... perché hai scoperto ciò che voglio fare nella vita? -
- Eh, sì, amore mio. Se adesso mi spieghi bene tutto e lo approverò, metterò giù il coltello. -
- E se non ti piace? -
- Vedremo. -
Sta scherzando, spero.
Le botte io le posso capire e riesco a reagire. Ma questa sta imbracciando un coltello di 25 cm.


§§§

Shuichi doveva ammetterlo almeno a se stesso: c'era rimasto male per la reazione di Mary riguardo le sue personali scelte di vita. Voleva sfogare fuori ciò che sentiva dentro nei modi a lui più consoni.
- Ma che figata. Quindi tu fai a rissa con tua madre?
Stereo ad alto volume e note di metal pesante nell'aria, indumenti spiegazzati abbandonati a terra e bottiglie di plastica vuote sparse ovunque. Shuichi Akai, 17 anni, a petto nudo e con una bandana nera attorno alla testa, faceva pesi in camera sua per allenare le braccia. La sigaretta accesa stretta tra le labbra, il sudore che correva lungo il viso. 
- Che c'è, vuoi il suo numero? 
- Se tua madre è d'accordo perché no? Sono single!
- Oltre che minorenne e con l'età di suo figlio. 
- Possiamo sorvolare, Akai! 

Ogni volta che arrivava a scuola con un occhio nero o lividi e graffi sulla pelle, succedeva tutto di nuovo. I compagni maschi se la ridevano, gli chiedevano come se li era fatti e lui diceva la verità, trasparente e inespressivo: mi sono menato con mia madre. 
A quel punto era una festa, anche e soprattutto ormonale. Lo circondavano e si sedevano sul suo banco, lo interrompevano di continuo, gli si arrampicavano quasi addosso con una gran curiosità e voglia di documentarsi in merito. Donne violente sempre piaciute? 
Emise un rantolo rapido per lo sforzo, a denti stretti: aveva cambiato pesi e aumentato di molto i kg. Il petto gonfio iniziava a imperlarsi di sudore, la musica era forte e scuoteva le pareti. 
- Tra l'altro è una gran figa o mi sbaglio? 
- Preferisce i cazzotti o le sberle?
- I calci in mezzo alle gambe no, spero!
- Possiamo cambiare argomento, ragazzi? 
- Che pensieri che mi vengono... 

Sua madre era una idol incontrastata per la sua classe, una idol piena di fan adolescenti e arrapati che non sapevano fare altro che allargare le narici al solo pensiero di farsi picchiare da una bella donna matura. Non riusciva a capire quale elemento, esattamente, in questo filone logico, potesse farli eccitare. 
A lui sembrava solo una pazza sclerotica che non sapeva crescere decentemente dei figli. 
Aumentò la velocità delle bracciate, l'attrezzo sembrava sempre più pesante e il muscolo si contraeva sotto lo sforzo. Doveva ingigantirli, quei bicipiti, per realizzare il suo grande obiettivo. Lo stesso obiettivo che la madre aberrava e non voleva neanche sentirgli nominare, perché non era una donna capace di provare empatia o di mettersi nei panni altrui, di provare a capire le ragioni e i sentimenti di qualcun altro, di accettarli. Non lo sarebbe mai stata. 
Shuichi strinse forte il pugno attorno al peso.
- Abbassa quello schifo di musica! - 
La voce di Mary gli arrivò da oltre la porta della camera, alta e irata. Il ragazzo cercò di alzare il volume con la manovella dello stereo, ma era già al massimo. 
- Shuichi? Perché sento odore di fumo? - 
Lui decisa di ignorarla, continuando col suo allenamento e intensificandolo man mano che lei parlava. Non aveva nessuna voglia di ascoltarla né di parlarle. 
Con la coda dell'occhio vide la maniglia della porta venire alzata e abbassata ripetutamente dall'esterno, senza risultati visto che aveva chiuso a chiave.
- Vattene – gli disse lui sovrastando la musica, ma probabilmente lei non lo sentì, visto che la maniglia non accennava a fermarsi. Oppure lo sentì, ma se ne fregò, come faceva di norma.
Shuichi sospirò, portando una mano alla maniglia e tenendola ferma. Dall'altra parte sentiva ancora pressione, ma la sua presa ferrea era più forte. Sorrise sfottente, guardando verso lo specchio da parete di fronte a sé, sporco e macchiato: fissò il suo corpo in allenamento, fissò il proprio sguardo cupo e segnato dalle occhiaie. Fissò il taglio che aveva sotto l'occhio, nuova cicatrice targata Mary, inflitta il giorno in cui aveva scoperto la sua intenzione di diventare agente FBI.
- Shuichi, sappi che non mi ripeterò. Apri questo schifo di porta, altrimenti la sfondo. Ti devo parlare. -
- Vattene. - ripeté lui, con tono identico a prima. Voleva essere irremovibile con lei, non aveva altra scelta se intedeva ottenere un minimo il suo rispetto. Per parlare col cemento si deve diventare cemento, e usare il suo linguaggio.
- Shuichi, apri. Stai fumando? Se ti becco che fumi ti spacco la testa in due, mi hai capito? - sembrava veramente su di giri, ma il ragazzo si strinse nelle spalle.
- C'è mai stato un argomento sul quale non volessi spaccarmi la testa in due? - gli disse lui, e una smorfia di fastidio immediato gli modellò il viso: si era ripromesso di non risponderle e ignorarla, se non per invitarla ad andarsene, e invece le stava dando corda. Ancora, e ancora.
Era questo il motore che alimentava sua madre.
Mary smise di esercitare pressione, al che Shuichi lasciò la presa dalla maniglia e tornò al suo allenamento, espirando una nuvola di fumo. Si era espressa molto chiaramente su ciò che pensava delle sigarette e l'aveva avvertito più volte del fatto che, semmai l'avesse beccato, non avrebbe avuto reazioni cordiali. Lui se ne fregava, ma non aveva proprio voglia di subire una sua sfuriata.
- Se hai deciso di non aprirmi – ricominciò lei, il cui tono sembrava vibrare – ti consiglio di allontanarti dalla porta entro 3 secondi. -
Shuichi sorrise, senza fermare le bracciate coi pesi e concentrandosi sulla musica: non credeva l'avrebbe davvero fatto. Tutte minacce a vuoto per sfogare le sue frustazioni di donna indigesta e furiosa con l'intero pianeta.
Tuttavia, nella sua mente, Shuichi contò. Arrivato al “tre”, si accorse di poter proseguire fino al cinque, fino al sette, fino al dieci. Scosse la testa divertito, perché come volevasi dimostrare era solo passata di lì per sputargli addosso un po' di veleno, prima di accorgersi di non avere il fegato di sfondare davvero la porta. L'idea di una persona che usasse così perfidamente il proprio tempo, ai danni di colui che più avrebbe dovuto proteggere in quanto genitore, gli mandò il sangue al cervello. Strinse i denti sia per lo sforzo fisico che per la rabbia.
Dall'altra parte Mary aveva caricato abbastanza forza nel piede e nella gamba. In realtà stava quasi desistendo, ma una frase, una sola frase pronunciata dal figlio dall'altra parte della porta le fece vedere tutto nero, le azzerò i suoni, la confuse.
- Vai affanculo, vecchia. -
La gamba si mosse da sola, sospinta da una molla invisibile e lanciata direttamente dagli inferi, con una potenza tale da smontare tutti i cardini della porta in un solo colpo. La porta venne scagliata all'interno della stanza di Shuichi, il ragazzo si riparò con un braccio solo e la guardò sbigottito, con una maledetta sigaretta in bocca.
Di nuovo vide nero.


- Ahi... sei un piccolo bastardo. - mormorò Mary, mentre si teneva un blocco di ghiaccio sul collo. - Mi hai fatto un male cane. -
- Ah, ma certo. Mi è arrivata addosso una porta, ma il bastardo sono io -
- Devi portare rispetto a tua madre - la donna abbassò lo sguardo, preda forse della frase imbarazzante appena pronunciata.
Shuichi stava per risponderle, ma sospirò e gettò la spugna. Non aveva voglia di perdere tempo così. Lei era diventata una furia per alcuni istanti e lui aveva reagito per difendersi, colpendola a sua volta - ma ovviamente, notando la differenza di potenza tra loro due, Mary ad un certo punto aveva dovuto desistere.
- Non è più divertente prenderci a botte, sono passata in netto svantaggio -
- Mamma, ti rendi conto di come parli? -
Un po' gli veniva da ridere, perché era davvero fuori come un balcone. Vide formarsi sul viso di sua madre un lieve sorriso divertito, che si allargava man mano che passavano i secondi, e quindi sì, gli venne da ridere davvero. Risero entrambi nel salotto di casa, senza ben capire perché lo facessero, era uno scenario piuttosto confuso composto da una buona percentuale di amarezza ma anche da divertimento fine a se stesso. Una cosa strana e che solo in compagnia di sua madre capitava, ma fu spontaneo per entrambi.

§§§

- Da quando è cresciuto ve le date sul serio, eh, Mary? -
Mary sospirò, tenendo annoiata la cornetta del telefono vicino all'orecchio. Quanto poco le mancavano le frecciatine della sorella.
- Sì, e quindi? Qualche problema? -
- Magari potreste smetterla? -
- Magari potresti non rompermi le palle, Elena? -
Dall'altra parte del telefono sentì Elena ridacchiare e sbuffare.
- Beh, se voi vi divertite chi sono io per intervenire? -
- Appunto, brava. -
- Non mi fa piacere vedere mia sorella e mio nipote ridotti allo stato brado quando litigano... -
- E allora non contemplarci, sarà tutto più semplice. -
- Ma perché fai così? -
Elena sapeva che non era il caso di fare certe domande, ma un po' le interessava capire le frustrazioni represse della sorella. Solo un pochino.
- Perché mio figlio è un deficiente e ha desideri molto insani -
- E quindi tu lo picchi -
- Non vedo che alternative io abbia -
Elena sbuffò e si contenne dal dire ciò che pensava. - Comunque, quali desideri? Parli delle ragazze? Te le porta in casa e si fa sentire in modo improprio? -
- Oh, magari. Magari fosse quello, Elena. No, il problema è peggiore: vuole fare l'FBI, e me l'ha nascosto in tutti i modi. -
- Temo che tu fossi l'unica che ancora non l'aveva capito... -
Mary rimase in silenzio, ammutolita da quella considerazione. - Si vedeva così tanto? Secondo me no. L'avrei capito anche io, sono sua madre, per la miseria. -
- Ci sono tante cose che, da madre, tu rifiuti caterogicamente di vedere. -
- Ma io... -
- In tutto, Mary. Ma soprattutto in Shuichi. -
Mary avrebbe espirato fumo vulcanico dalle narici, se ne avesse avuto a disposizione: quanto aveva voglia di riattaccarle il telefono in faccia.

§§§

- Se tuo figlio ti alza le mani dovresti chiamare la polizia, Mary! -
Kotomi, la vicina di casa, ogni tanto sentiva del casino provenire da casa Akai. Niente di che, solo mobili che cadevano e cose che volavano, ma nel suo personale senso di giustizia e benessere comune si premurava di andare a suonare il campanello per accertarsi che andasse tutto bene. Succedeva che poi si intratteneva con Mary, per la quale sembrava provare una certa simpatia, per farle capire che così non andava proprio bene: questi giovani burrascosi e problematici andavano fermati in tempo, anche con l'ausilio delle forze dell'ordine, nonostante il dolore dato dalla consapevolezza che erano i propri figli ad essere incriminati. Le due donne erano in salotto a prendere un tè offerto da Mary, e Kotomi non faceva altro che scuotere la testa con disapprovazione fissando il livido nero/ocra sul collo della vicina.
- Chiamali, Mary. Tuo figlio deve pur mettere la testa a posto e un riformatorio potrebbe fargli bene, hai visto come ti concia? -
- Oh, ma no, cara. E' un ragazzino, gli piace giocare -
- Quello tu lo chiami giocare? -
- Sì. Credo proprio di sì. - Mary chiuse gli occhi e sorseggiò il suo tè con gusto.
Kotomi non ci poteva credere.
Shuichi, che le sentiva parlare dal corridoio buio e silenzioso a quell'ora tarda della sera, sorrise tra sé e sé.
Era proprio matta.
- Scusa se uso questi termini mentre parlo di tuo figlio, ma a me sembra un demonio! Un mostro! -
- E perché, scusa? -
- Non si mettono le mani addosso ad una donna, alla... propria madre! -
- Avrà i suoi motivi per farlo, no? - Mary continuò a sorseggiare, guardandola vispa e curiosa da sopra la tazza.
Cambiava maschera in modo eccellente, quando opportuno.
- Ma... ma... - Kotomi era sconvolta. - Non dovresti prenderla così alla leggera, è pericoloso! -
Mary fece spallucce. - Sai, Kotomi, io credo che ogni figlio sia speciale per qualcosa. E il mio lo è per questo. -
Shuichi trattenne il fiato, si toccò un braccio. Percepì una strana scossa nel petto.
Da quando la madre si prodigava in uscite simili? Laddove chiunque altro avrebbe visto solo violenza, problemi, malumore e sconcerto, lei trovava qualcosa di "speciale". Qualcosa per cui tirare fuori un sorriso d'orgoglio per il proprio figlio che, in quell'istante, le dipingeva il volto.

§§§

- Shu-niichan! - la piccola Sera, poco più che uno scricciolo ed entrata solo recentemente nella sua vita, gli tirò la maglietta nera. Dapprima timidamente, poi sempre più forte e con insolenza vedendo che lui non la degnava della minima attenzione.
- Che c'è, bambina? -
- Mi compri... il... gelato...? - ora che il fratello la stava finalmente guardando, neanche troppo felicemente, la bambina fu assalita da improvviso imbarazzo, terrore, atterrimento. Shuichi le sorrise appena.
- Va bene, andiamo a prenderlo. Che gusto ti piace? -
- … -
- Quindi? -
- … -
Per qualche ragione, e in un modo che lui stesso non conosceva, pareva averla terrorizzata.
- Masumi-chan? - riprovò lui, e la bambina si scosse un poco.
- Eh... io... -
- Preferisci che lo chieda alla mamma? Preferisci sia lei a prenderti il gelato? -
- No... eh... -
In realtà, dal momento che il fratello le aveva parlato e addirittura sorriso dopo un mese di tentativi per attirare la sua attenzione, la piccola era solo al limite della gioia e faticava a reagire; doveva metabolizzare, essere certa di ciò che stava vedendo, ma il fratello frettoloso non gliene stava dando tempo. Prima che potesse fermarlo era già scattato verso il salotto, per informare mamma Mary. Lei non si mosse dalla stanzetta per timore di farlo arrabbiare e perciò, a malincuore, rimase seduta sul letto ad aspettarlo a sguardo basso e affranto.
- Mamma? Mi serve che porti lo scricciolo fuori, vuole il gelato. Lo farei io ma ha paura di me, a quanto pare – disse Shuichi sbadigliando e grattandosi la pancia, trovando Mary seduta al tavolo della cucina con lo sguardo basso su qualcosa. Probabilmente stava controllando le bollette prima di sfuriare in modo apocalittico: pagare le bollette non piaceva a nessuno, a lei ancora meno che agli altri.
- Ohi, mamma? Mi senti? - si avvicinò a lei di più, pur temendo che si voltasse di scatto con le unghie ben esposte all'esterno. Ovviamente era solo un'immagine in stile cartone animato horror, ma che ci poteva fare? I traumi erano traumi.
Ogni tanto, quando lei lo ignorava bellamente, a lui veniva una gran voglia di spintonarla. Cresciuto a spintoni e schiaffi, era uno schema comunicativo che conosceva bene e da cui sua madre veniva prontamente attivata. Lui spesso lo faceva solo per gioco, senza risultare aggressivo e sfrontato, Mary lo capiva e reagiva allo stesso modo divertito, pur tramortendolo sul divano con tecniche alla stregua del wrestling.
E fu quello il caso: arrivato alle sue spalle le spintonò la spalla destra, la vide quindi ondeggiare in avanti come un fantoccio e si aspettò una controreazione pronta, che però non arrivò.
Non era mai successo. Prima di potersi accigliare per questo grande evento, si avvicinò già con un sorriso da idiota e con le parole in testa per sfotterla e provocarla, ma si bloccò quando vide ciò che Mary stava guardando. Un album di foto, dove quasi tutte le fotografie riportavano momenti di un passato che pareva lontanissimo. Dove suo padre era raffigurato ovunque, dove lui era piccolo. Dove lei sorrideva molto di più.
Solo in quel momento si accorse che le spalle di Mary stavano sobbalzando. Udì dei gemiti sommessi, molto sommessi. Vide un fazzoletto stretto nel suo pugno. Lui aprì la bocca per parlare, ma non gli uscì alcun suono. La gola secca, la testa che girava leggermente. Mary si voltò a guardarlo, presa alla sprovvista.
Non disse nulla neanche lei, si limitò a guardarlo con gli occhi azzurri arrossati, gonfi e inondati di lacrime. La bocca era socchiusa, ma non singhiozzava. Era solo molto affranta.
Shuichi voleva andarsene subito, però era ipnotizzato e non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
- Puoi anche solo ripensarci? - chiese lei in un sussurro roco, inchiodandolo con lo sguardo. - Alla carriera di FBI? -
Nonostante le lacrime, lo sguardo le si indurì. Ma Shuichi capì tutto.
Sei dura, donna. Dura come la pietra, il ghiaccio, sei cemento. Io con te divento calce ma tu non ti rompi mai, una corrente salata che viaggia al contrario e apre le onde. Eppure guarda cosa hai nascosto lì sotto. Dietro le botte, gli insulti, lo sguardo, l'odio, ti stai solo preoccupando per me e per la fine che forse un giorno farò, forse scritta nel mio destino, o forse soltanto rincorsa da me in una fuga inutile e senza senso. Hai già visto tutto coi tuoi occhi e su un altro uomo. Hai ragione.
Ma questa è la mia vita.

- Ci penso io a portare fuori Masumi. Le compro il gelato. -

La piccola Sera, in attesa in cameretta, raccolse coraggio e si avviò decisa verso il salotto, i pugnetti stretti. Doveva chiarire a suo fratello che voleva fosse lui a farle compagnia. Amava la sua mamma, anche se a volte era un po' spaventosa, ma voleva passare un po' di tempo con Shuichi.
Quando la piccola arrivò in sala, si bloccò osservando una scena che per molti anni l'avrebbe accompagnata nei ricordi.
Mary si copriva gli occhi con la mano destra, sussultando. Shuichi, inarcato su di lei, la sua mano sinistra posata sulla chioma bionda della madre, le stava dando un bacio silenzioso e prolungato sulla testa.


§§§

- Ah! Ma quanto è bello essere di nuovo tutti insieme?! -
Sera, ormai grande e grossa, esplodeva di gioia nella stanza dell'hotel in cui ormai viveva da mesi con la madre rimpicciolita. Quel giorno una serie di eventi avevano portato Shuichi e Shukichi in quel posto, assieme a loro due. Era la prima volta che la vedevano in quello stato.
Shuichi fissò a lungo la madre bambina e imbronciata. Sorrise tagliente.
Mary fissò a lungo il figlio un po' troppo alto e un po' troppo minaccioso, e armato. Sorrise glaciale.
- Oh, ma che tenera. - sussurrò lui.
- Non ti azzardare, Shuichi. - sibilò lei.
- Sennò che mi fai? - gongolò lui, godendosi quel momento così ricco di soddisfazioni. - Mi salti addosso tipo scimmietta impazzita? -
- Sai che possono fare molto male, le scimmie, quanto ti si scagliano addosso? -
- E sai che basta un gesto secco e semplice per spezzare loro il collo? -
- Non se prima ti affondano i denti nella carotide. -
- Pallona gonfiata e violenta anche da bambina. -
- Bambino disagiato anche da adulto. -

- Madre psichiatrica. -
- Moccioso di merda. -

- Eddai, basta, baaaasta...! - provò Shukichi, pieno d'ansia, restando nascosto dietro il fratello maggiore. - Calmatevi, vi prego... -
- Viene quasi voglia di accarezzarti e prenderti in braccio, mammina. - continuò Shuichi imperterrito, scoperchiando le tempie pulsanti della piccola Mary.
- Tu provaci, che vedi cosa combino tra le tue muscolose braccia da patetico agente al servizio di una giustizia farlocca -
Shuichi se la rise di gusto, riconoscendo la madre in ogni singola, singola virgola delle sue frasi.
Shukichi voleva buttarsi giù dalla finestra, mentre Masumi se la rideva di brutto pure lei.
- Che belli che siete! Troppo dolci e divertenti! Voglio farvi un video! - disse lei contenta. Aveva un criterio molto bizzarro per misurare la dolcezza, ma almeno metteva allegria.




hate







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Eccoci qui con la mitica, super-atomica, frizzantissima Maaaaary Sera!
Ok, ho pompato parecchio il suo lato crudele e sadico, ma d'altronde lei non sta tanto a posto ed è per questo che è adorabile. <3 Allora, le cose qui sono un po' cambiate nel senso che le modalità con cui Mary scopre i sotterfugi di Shuichi (cioè il nasconderle la verità sui suoi studi per diventare FBI) sono diverse nel manga, ma come in tutte le shot mi servono piccole modifiche per dare senso alla micro-storia trattata in quel momento. Inoltre qui, riguardo al marito scomparso in circostanze misteriose, le stesse che hanno convinto Shuichi ad intraprendere investigazioni in veste di FBI, mi sono fermata alla semplice preoccupazione materna che avrebbe potuto provare, anche se in realtà esistono altre motivazioni legate al plot. Stesso dicasi per Elena Miyano: sono solo teorie quelle secondo cui le due sarebbero sorelle, infatti quel trafiletto è breve breve e non volevo sbilanciarmi troppo, ma mi ha fatto piacere inserirlo.
Spero che per tutto il resto, corredato da scene completamente inventate, vi sia piaciuto! Io penso che entrambi, in modi del tutto diversi, siano dei pazzi furiosi e meravigliosi. U___U Sono stata contenta di veder comparire sempre più familiari di Shuichi, che secondo me aiutano a capire come mai quest'uomo sia così dark - e non so voi, ma personalmente credo che il carattere della madre su questo figliolo abbia inciso parecchio. Dopo il flashback al mare c'è abbastanza materiale su cui immaginare il resto del loro rapporto ed io l'ho visto un po' così, ma magari qualcun altro li avrebbe pensati diversi e... più pacifici... ^.^
Aspetto le vostre opinioni in merito, e grazie per le recensioni che ogni tanto arrivano anche su capitoli vecchi ^.^ A prestooooo!

  
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