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Autore: DameVonRosen    07/01/2018    2 recensioni
Avrei potuto avere una relazione normale, di affetto reciproco, di fedeltà; avrei potuto avere orgasmi, avrei potuto avere una vita sessuale appagante e gratificante. Avrei potuto amare qualcuno e innamorarmi, sentire quell’affetto viscerale che riempie di calore lo stomaco e fa indebolire le gambe. Avrei potuto avere tutto questo, forse lo potrò avere ancora, ma per tutti questi anni me lo sono negato, e Dio solo sa quanto avrei voluto una vita normale, dei sentimenti normali.
Sarebbe bastato un no, per averli.
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Breve tratto autobiografico scomodo e sconclusionato, senza troppe pretese.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Tic.
Toc.
Tic.
Toc.

I tronchetti che ho messo per l’occasione scandiscono la mia camminata veloce, la pioggia lieve mi bagna il cappotto e il viso, lavando via quei pochi rimasugli di fondotinta rimasti.
Guardo l’ora dal cellulare: 01:13.

Speravo potesse durare di più quella serata, e invece me ne sto tornando a casa sotto l’acqua e rapidamente, sperando di non incrociare nessuno. La macchina è parcheggiata lontana e non sono tra le vie più in della mia città.
Questi dannati tacchi tradiscono il mio bisogno di invisibilità e silenzio.
Mi rendo conto che cammino veloce non solo per non prendere troppa pioggia o per arrivare in fretta alla macchina, c’è anche dell’altro.
Rifletto sul luogo dal quale mi sto allontanando, dalla persona che ho salutato giusto 5 minuti fa con un veloce bacio sulle labbra.
È stato bello all’inizio. Mi sono sentita a mio agio, mi faceva ridere e io adoro chi mi fa ridere.
Qualche sorso di vino, due risate, dei baci, tanta passione, ed ecco come siamo finiti a letto insieme. È stato dannatamente bello, rifletto mentre svolto l’angolo: la passione e la forza che ci metteva mentre mi guardava, mi baciava, mi penetrava è indescrivibile. Ho amato quei momenti, sarei andata avanti così tutta la notte.

No, mi rendo conto.

Con il sesso non sarei andata avanti tutta la notte, non ce l’avrei fatta. E quanto si è scusato per essere venuto in poco tempo! Manco lo sa che mi ha fatto un favore.
Fino a quel momento è andato tutto bene, poi non c’era più passione, c’era distacco. Mi fermo un attimo a rifletterci sopra, incurante del fatto che dovrei muovermi per tornare alla macchina. È stata una semplice botta e via, senza pretese e senza prospettive; me la prendo, sono indisposta per come è finita la serata, eppure sono sempre stata la prima a volere le botte e via. Non ho mai voluto troppi sentimentalismi, eppure qualcosa è diverso ora.
Capisco che la passione che ci metteva quando voleva scoparmi mi piaceva, il farmi sentire come se fossi l’unica cosa che desiderava al mondo mi piaceva, cazzo.
Non è il sesso ad essere durato poco, ma la passione, l’interesse per me. È questo che mi fa male.

Non si è curato del fatto che non fossi venuta, non gli è importato. Lui le palle se le è svuotate, tanto basta.
Non c’è stata una coccola, un abbraccio. Pian piano il silenzio è diventato imbarazzante, gli argomenti di cui chiacchierare erano finiti e io mi sono sentita come una puttana a ore: vengo da te, mi scopi, mi rivesto. Forse avrei dovuto chiedergli 50€ prima di uscire, magari avrebbe capito.
Ho ripreso a camminare, stavolta più lentamente. Sto facendo la principessina che vuole le coccole dopo il sesso, ma cosa pretendevo esattamente? Non ci sono neanche mai uscita con questo tizio, ci siamo parlati due ore dal vivo e basta, non ha mai avuto interesse a conoscermi e io l’ho sempre saputo.
Pur di non passare l’ennesima serata a guardare serie tv ho accettato di fare da svuota-palle al primo ragazzo carino che mi degna di interesse.

Mi viene da ridere. Ridere per non piangere, chiaro. Ridere per non prendermi a calci da sola.

Niente è cambiato. È tutto come 10 anni fa.

E di colpo riaffiorano i ricordi e il mio stomaco di contrae, la rabbia monta dentro di me.
Ricordo il suo viso, chiaro nella mia mente come se lo avessi davanti proprio ora. Ricordo come mi sono presa una cotta allucinante per quel ragazzo brutto, arrogante, di quattro anni più grande e con una bella parlantina. Mi disgusta il fatto di aver provato attrazione per una persona così brutta, ancora di più per essermene innamorata. Di lui, che non mi ha mai amato e che mi ha tradita per tutto il tempo della nostra relazione.
Faccio fatica a capire se lo amavo davvero o se era semplicemente “il primo”, la prima cotta. Ma che ne sapevo, dall’alto dei miei (allora) quindici anni, cosa fosse l’amore? Che minchia ne sapevo?
Eppure per quel ragazzo ho fatto di tutto, avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto. Andavo in giro vestita come una prostituta perché a lui piaceva, prendevo la pillola perché lui lo voleva, gli mandavo foto di dubbia moralità perché lui me lo chiedeva. Non si è mai preoccupato di quello che volevo io, non mi ha mai chiesto perché non venivo mai, non gli importava. Io ero il suo giocattolino, la sua bambola che una volta usata la rimetteva sulla mensola e, quando gli serviva, la chiamava e questa veniva da lui. Nulla di più.

Ah, ma non mi ha mai obbligata, non mi ha mai violentata o presa con la forza.

Forse sarebbe stato più accettabile. Sarebbe stato più facile.
Sapere che io non gli avrei permesso di fare certe cose e che lui me le ha imposte sarebbe sicuramente molto più digeribile per me, ma la verità non è questa.

Odio dirmi la verità, odio ammettere a me stessa che gli ho sempre lasciato fare tutto io, che lui non si è mai immaginato di farmi così tanto male perché io ho sempre cacciato giù tutti i guaiti in fondo alla gola. Ho ricacciato indietro i “no”, i “basta”, i “non voglio”.
Sono stata io a sottomettermi a una persona, mi sono sporcata le mani consapevolmente.

Mi vergogno e mi odio per questo, Dio solo sa quanto mi odio.
Odio il fatto che stasera ho avuto l’ennesima conferma del fatto che nulla è cambiato. Del fatto che ora, dopo dieci cazzo di anni, dopo storie lunghe, trombamicizie, relazioni di ogni genere, sono ancora la stessa cazzo di smidollata che mette da parte tutta la sua persona per uno sputo di affetto.

Per un bacio, una carezza, un po’ di desiderio e interesse verso di me, venderei anche la mia anima.

La cosa assurda è che gli spasimanti non mi sono mai mancati, non sono una brutta ragazza e ho anche un buon cervello; eppure ho dei periodi della mia vita in cui l’affetto degli amici non mi basta, in cui voglio qualcosa di più.

<< Sarebbe bastato un no. >>

Lo dico sussurrandolo, realizzando questa scomoda e terrificante realtà. Sono di nuovo ferma per strada, un uomo sulla cinquantina mi passa accanto ma nemmeno me ne rendo conto.
Sarebbe bastato un no.
Se quel giorno, quando minacciò di lasciarmi se non avessi voluto fare sesso con lui, avessi avuto le palle di stare da sola, di subire un rifiuto, di amare me stessa, probabilmente avrei sofferto molto ma ora tutto questo non sarebbe accaduto. Tutte le storie naufragate nei dieci anni successivi, le persone che ho fatto soffrire perché non le amavo, la scopata di stasera, tutto sarebbe stato diverso.
Avrei scelto un’altra persona, qualcuno che si preoccupasse di più di me e della mia felicità, qualcuno per il quale non sarei stata solo uno svuota-palle.

Come è possibile che una sola parola possa aver avuto un potere del genere? Il fatto di non aver detto una parola mi ha sconvolto la vita, mi ha creato traumi e incapacità di amare, incapacità di avere orgasmi, incapacità di essere felice. Come è possibile? Come cazzo è possibile?!
I miei occhi si riempiono di lacrime, lacrime amare, piene di rabbia e di nervoso.
Piango senza rendermene conto, come ho potuto essere così idiota?
Come ho potuto amarmi così poco in nome di quel coglione brutto e antipatico?
Come ho potuto farmi questo?
Piango, le mie lacrime si mescolano con la pioggia.
Non sto soffrendo, sto provando ira e rabbia. Per la prima volta riesco a comprendere quale sia la radice di tutti i miei problemi e la banalità di questa soluzione mi lascia sconvolta, atterrita.
È una cosa così stupida la mia, un problema così banale che ho sempre pensato di poterlo risolvere con un po’ di forza di volontà. Ho sempre cercato di lasciarmi andare di più, di essere più sciolta, di avere meno aspettative, ma mai nulla è funzionato. I miei traumi fisico-emotivi sono sempre qui e la mi fame di affetto mi spinge a farmi trattare come un oggetto per un po’ di attenzione. Mi aspetto sempre che qualcuno per me possa provare qualcosa di forte, passionale, eterno; me lo aspetto a priori, anche quando non lo voglio, anche quando so sin dal principio che non è così. E poi ho anche il coraggio di restarci male.

Mi odio con tutte le forze di cui sono capace. La mia vita emotiva fa schifo per una cosa stupida e innocua che non ho avuto le palle di dire.
Mi odio più di quanto odi la persona che mi ha reso così.

Arrivo alla macchina, un ragazzo è fermo accanto alla sua moto col cellulare in mano e alza lo sguardo nella mia direzione. Mi rivolge un sorriso cordiale, gentile; non ho la forza di ricambiarlo ma mi sforzo di tirare leggermente le labbra all’insù, intanto che apro la portiera ed entro.
Un lieve senso di pace si insinua dentro di me quando mi ritrovo in macchina, mi sento protetta e tagliata fuori da quel mondo del cazzo che mi sono creata da sola. Giro la chiave e metto in modo, azionando il riscaldamento che, ovviamente, non parte subito.
Ho freddo, ma non per la temperatura invernale, ho freddo dentro.

Mi sento sporca, mi sento usata e la cosa peggiore è che mi sono fatta usare consapevolmente anche stavolta, anche se magari avrei voluto qualcosa di più.
Sarebbe bastato un no.
Avrei potuto avere una relazione normale, di affetto reciproco, di fedeltà; avrei potuto avere orgasmi, avrei potuto avere una vita sessuale appagante e gratificante. Avrei potuto amare qualcuno e innamorarmi, sentire quell’affetto viscerale che riempie di calore lo stomaco e fa indebolire le gambe. Avrei potuto avere tutto questo, forse lo potrò avere ancora, ma per tutti questi anni me lo sono negato, e Dio solo sa quanto avrei voluto una vita normale, dei sentimenti normali.
Sarebbe bastato un no, per averli.

Spingo l’acceleratore con forza e la macchina si avvia veloce verso le strade ormai deserte, mentre un’ultima lacrima mi riga il viso ed evapora poco dopo.







 
NOTE DELL'AUTRICE
Buonasera a tutti!
Ho buttato giù le righe che avete appena letto di getto, senza pensarci troppo. 
Non c'era un motivo particolare per pubblicare questa One Shot, ma l'ho fatto comunque perchè ho pensato che magari qualcuno possa trovare interessante questo genere di riflessioni :)
Grazie a tutti coloro che hanno letto e che magari recensiranno, siete sempre preziosi!

 
   
 
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