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Autore: belle_delamb    07/01/2018    0 recensioni
Natale, tempo di gioia e di dolcezza, ma non solo, perché a volte le storie natalizie possono racchiudere contenuti agghiaccianti. Ecco una serie di racconti che vi lascerà con il fiato sospeso. Regali misteriosi, inquietanti foreste innevate, e tanto altro ancora.
Storia partecipante a Christmas Challenge" indetta da Jadis_ sul forum di Efp.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scesi sul tetto della casa. Era cambiata dall’ultima volta in cui ero passata di lì, così cambiata che se non fossi stata certa di dove si trovasse avrei creduto che non esistesse neppure più. M’inginocchiai a terra e cercai la vecchia botola, quella che un tempo mi permetteva d’intrufolarmi là dentro. Alla fine la trovai, impolverata, certo, ma esisteva ancora. L’afferrai con entrambe le mani e la tirai su. Si aprì con un sinistro cigolio ed io vi entrai. Era buio là dentro, ma io conoscevo ogni anfratto. C’era stato un tempo, prima del mio apprendistato di stregoneria, in cui ero stata felice in quella casa, mi ero sentita davvero amata. Poi tutto era cambiato. Mark, ecco come si chiamava lui, era stato il mio primo amore.

Ci eravamo conosciuti durante una giornata nevosa. Io percorrevo la strada, attenta a non affondare nella neve che ricopriva la via e lui era come spuntato dal nulla e mi era venuto a sbattere contro. Avevo alzato la testa, furiosa, pronta a sgridarlo perché era distratto e aveva rischiato di farmi cadere, ma lui mi aveva preceduta.
-Scusa, non volevo- e mi aveva sorriso.
Tutto era nato in quel modo. Mark mi era piaciuto subito, divertente, spigliato, di bell’aspetto. Era stato veramente amore a prima vista, credo anche per lui. All’epoca pensavo che non esistesse sensazione più bella in tutta una vita. Ovviamente mi sbagliavo, ma la gioventù capisce poco.

Che ci fosse qualcosa che proprio non andava in Mark me ne accorsi solo dopo qualche tempo. Era un bel pomeriggio di primavera e stavamo camminando lungo la riva del mare quando vedemmo una giovane sdraiata sulla sabbia. Mark sbiancò e mi spinse via.
-Dove andiamo?- gli chiesi.
Lui ignorò la mia domanda.
-La conosci?-
Non rispose nuovamente e questo mi fece arrabbiare. Poi la donna cominciò a chiamarlo.
-Chi è?- chiesi.
Lui non rispose.
-Chi è?- ripetei, la voce della donna che c’inseguiva.
-Una vecchia fiamma- fu la breve risposta.
Deglutii, ingenua com’ero non avevo mai pensato che potesse aver avuto un’altra prima di me. –Quanto vecchia?-
-Abbastanza-
Non volle dirmi altro. Fuggimmo come due ladri da quella pazza che urlava il suo nome ed inveiva contro di me.

Molte donne a questo punto avrebbero deciso di chiudere la relazione, ma ahimè nessuna di queste è una donna veramente innamorata, altrimenti comprenderebbe che ciò è impossibile. Tanto che quando Mark mi chiese la mano io accettai senza riserve. Ci sposammo in un bel pomeriggio d’estate, quando tutto era così bello che mi pareva impossibile che qualcosa potesse andare male. Ovviamente mi sbagliavo. Il primo anno trascorse relativamente in pace, unica nota di tristezza fu il fatto che non nacquero bambini. Mark fu un marito premuroso ed affettuoso, anche se ogni tanto sembrava strano. C’era qualcosa che non andava. A volte lo trovavo a fissare fuori dalla finestra pensieroso. Altre ancora nascondeva rapidamente dietro alla schiena le lettere che gli erano arrivate. Una volta lo vidi discutere con una donna, nascosto in una piccola via del paese. Qualcosa non andava, certo, ma io non volevo né vedere né sapere. E poi iniziarono gli incidenti, una serie davvero curiosa d’incidenti, soprattutto perché ero sempre io la vittima. Una caduta dalle scale dalla quale fortunatamente uscii quasi indenne, un tentativo d’avvelenamento dal quale mi salvai non bevendo fino a fondo ed infine una carrozza per poco non m’investì mentre facevo una passeggiata per il villaggio. Mark si limitava a dirmi che ero folle ad agitarmi, che non stava succedendo nulla di strano. Anche mia sorella mi aveva detto che non avevo nulla da temere, gli incidenti capitano a tutti. Io però avevo paura ed immaginavo che ben presto sarebbe successo qualcosa di veramente spaventoso. Non sbagliavo. Successe tutto durante una gita con Mark. Stavamo percorrendo un sentiero di montagna. Ricordo bene la brezza che mi sfiorava i capelli, la gioia di poter passare una giornata insieme all’uomo che amavo, prima che mi accorgessi che quello che pensavo fosse un sogno si sarebbe tramutato in un incubo. Sì, perché Mark mi spinse giù da una rupe.
-Mi dispiace, ma amo un’altra, non posso più aspettare-
E mentre volavo giù mi chiedevo chi fosse l’altra e soprattutto se era la ragazza che quella volta sulla spiaggia lo chiamava a gran voce.

La storia si sarebbe potuta concludere in quel triste modo: una moglie morta, un marito addolorato che dopo poco si risposa con un’altra, ma non successe questo. Già, perché io non discendevo da una famiglia normale. Mia madre, prima di sposare mio padre, era infatti una conosciuta strega. Aveva sempre evitato di parlare con me del suo passato, ma io ne avevo carpito dei riferimenti da alcune vecchie del villaggio che facevano gli scongiuri quando la vedevano passare, loro temevano mia madre. Un giorno io e mia sorella avevamo chiesto informazioni e avevamo scoperto che la stregoneria non solo si studia, ma soprattutto la si trasmette con il sangue. Così mi ero sempre detta che un giorno avrei potuto diventare una strega, proprio come mia madre. In quel preciso momento, mentre cadevo, decisi che avrei chiamato a raccolta tutti i miei poteri. E così, chissà come, mi salvai. Riuscii a frenare in parte la caduta e caddi delicatamente al suolo, con solo qualche livido come conseguenza. Sbattei le palpebre, intontita, poi scoppiai in lacrime. Mi sentivo tremendamente ferita, mio marito mi aveva tradita e aveva tentato di uccidermi, in più non avevo un posto dove andare. Tornare a casa era impossibile. Mi misi così a girovagare, seguendo il mio istinto. Ben presto avrei scoperto che non c’è nulla di più potente dell’istinto di una strega. Non so come giunsi ad una piccola capanna, laddove trovai un’anziana signora che se ne stava fuori, nonostante il freddo, seduta su una sedia a dondolo. Non appena le arrivai vicino alzò la testa.
-Ti stavo aspettando- disse.
-Chi sei?- ed osservai le sue rughe, sembrava quasi decrepita.
-Non importa chi sono io, importa chi sei tu, conoscevo tua madre e tu sei identica a lei-
-Conoscevi mia madre?- chiesi, non riuscendo a capire, questo vuol dire che era … una strega?
-Sono stata la sua mentore, l’ho presa sotto la mia protezione quasi fosse una figlia, l’ho allevata all’antica arte della magia, fino a quando lei non ha preferito un mortale qualsiasi a tutto il potere che poteva avere-
-Non è stata una buona idea- mi ritrovai a dire.
-Già, e tu, senza saperlo, hai fatto lo stesso errore-
-Ora sono pronta ad espiarlo-
E lei sorrise, un sorriso felino. –Io sono pronta ad insegnarti molte cose, ad una sola condizione- ed ascoltai quella condizione. Nonostante l’orrore accettai.

Ed infine, dopo un lungo addestramento, ero nella nostra vecchia casa per portare a compimento la mia vendetta. Avevo pensato mille volte a ciò che avrei dovuto fare e avevo scelto il giorno in cui tutto sarebbe accaduto proprio per il suo significato: il giorno dell’epifania, il giorno in cui ci eravamo conosciuti, quando pensavo che ci saremmo amati per sempre. Immaginavo che lui si trovasse in salotto, con chi non lo sapevo, ma potevo immaginare che fosse la donna che me lo aveva portato via. Scesi le scale, un gradino per volta, cercando di non fare rumore. Una luce filtrava dal salotto ed avvicinandomi poter vedere due figure sedute accanto ad un albero di Natale. Riconobbi subito Mark, era lui, anche se pareva invecchiato di molti anni. Accanto a lui c’era una donna sui cui capelli corvini s’intravedevano i primi fili d’argento. Era quella dunque la mia rivale? Storsi il naso, mi sembrava oltremodo insignificante, nulla in confronto a me. Ben presto Mark l’avrebbe pagata molto cara. Con un gesto aprii la porta che sbatté contro il muro annunciando la mia entrata. Subito entrambi si voltarono e quale fu il mio orrore quando riconobbi i lineamenti della mia nemica: mia sorella!
-Tu!- esclamai, non riuscendo ad aggiungere altro.
Lei mi fissò con gli occhi sgranati. – Katherine, dovevi essere morta-
-La sarei stata se non fosse stato per nostra madre- sospirai scuotendo la testa –come avete potuto tradirmi proprio voi due?-
E fu mia sorella, la mia amatissima sorella, a rispondermi. –Ci amavamo, cos’avremmo dovuto fare?-
-Non lo so, ma non capisco perché avete voluto farmi fare questa fine-
-Non c’era altra scelta-
Non attesi altro, era inutile aspettare, con un gesto fulminai prima mia sorella e poi Mark. Avevo progettato lunghe vendette, torture, ma ora mi mancava la voglia, mi sentivo stanca e sconfitta. Mi lasciai così cadere sul divano e scoppiai in lacrime, non riuscendo a sopportare tutto quel dolore.
-Perché piangi?- mi chiese una vocina.
Alzai la testa e vidi una bambina di cinque o sei anni che mi veniva incontro. Assomigliava incredibilmente a mia madre. Lasciai che mi venisse incontro.
-Sei la befana, vero?-
Mi ritrovai a fissarla un attimo quasi senza capire, poi annuii. –Sì, sono la befana e tu verrai via con me- decisi.
Mi aspettavo che la bimba si sarebbe messa a piangere, invece sorrise. –Mi porterai in un mondo pieno di dolci-
Annuii. –Esatto-
La piccola rise e allungò le braccia perché la sollevassi.

Ed ora sono qua a guardare mia nipote che dorme placidamente. Non ho mai visto una creatura più pacifica e mi sembra impossibile che sia il frutto di un amore così sbagliato e crudele. Le ho detto che i suoi genitori l’hanno affidata a me perché diventi una vera strega. Se mi crede o meno non ha importanza. Non penso che le racconterò mai la verità, un giorno le dirò semplicemente che i suoi genitori sono morti in un incidente, non è necessario che sappia ciò che è realmente successo. Una cosa di buono in fondo Mark e mia sorella lo hanno fatto: mi hanno lasciato una figlia.
   
 
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