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Autore: Lhea    07/01/2018    4 recensioni
Seguito di "Russian Roulette".
Los Angeles: le strade della Black List non sono più quelle dei piloti clandestini, da quando c'è Irina Dwight a fare l'agente di polizia. Eppure, anche nelle notti più tranquille, lo spirito della Black List si agita ancora. Uno spirito diverso, distorto, più nero di quanto non lo è mai stato; uno spirito risorto dalle ceneri della leggenda dello Scorpione e delle sue auto. Uno spirito fatto rinascere da chi non ha mai conosciuto il lusso dei locali della costa, da chi non ha mai giocato il proprio denaro dei casinò di Las Vegas, da chi non ha mai accarezzato il volante di un'auto da duecentomila dollari.
Questa volta, il passato da pilota clandestina e il presente da agente di polizia non basteranno a Irina per affrontare la partita a scacchi che le verrà proposta. Non basteranno le sue capacità, né la sua auto. Non basterà nulla di tutto ciò che ha già.
L'unica cosa che potrà salvarla sarà il suo nome, il nome con la quale porta ancora vivo addosso il ricordo della Black List: Fenice.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ogni riferimento a persone esistenti in questa storia è puramente casuale. E' vietata ogni riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'autrice, compreso il copia-incolla. 

Marchi e modelli di autovetture sono proprietà delle rispettive case automobilistiche e sono utilizzati ai soli fini narrativi. 

 

 

Ore 10.30 -Los Angeles

<< Unità 12 e unità 13 a rapporto. Rapina sulla 5° strada. Ripeto: rapina sulla 5° strada. Portavalori in fuga >>.

La radio della polizia gracchiò, trasmettendo la comunicazione sulla linea dedicata, e Alexander Went si distrasse un momento dal lungomare scintillante alla sua sinistra, il rombo sordo del motore della Maserati Granturismo che cullava la sua uscita. Attese prima di prendere la ricetrasmittente in mano.

<< Unità 12 a rapporto >> rispose una voce maschile, << Convergiamo sulla zona. L'agente Dwight è stata allertata? >>.

<< L'agente Dwight è fuori servizio, oggi >> rispose la centrale, << Dovete cavarvela da soli >>.

Xander scosse il capo, sbuffando.

"E' in ferie".

Premette leggermente il piede sull'acceleratore, mentre la Maserati sfilava fluida lungo la strada, il sole tiepido della giornata appena primaverile che scaldava la carrozzeria nera. La città era diventata fin troppo tranquilla, ultimamente, e la polizia aveva bisogno di Irina proprio quando lei non c'era... E lui, anche se aveva molto di meglio da fare, quella mattina, non poteva fare finta di non aver sentito. Il suo lavoro era pur sempre quello di rappresentare la legge.

Prese la radio e aprì la comunicazione verso la centrale.

<< Centrale, qui Went, F.B.I.. Se avete bisogno per un inseguimento, sono disponibile >> disse.

Attese qualche secondo, prima di ricevere una risposta, mentre il lungomare di Los Angeles continuava a sfilare al suo fianco, le onde che si infrangevano calme sulla battigia.

<< Agente Went, non mobilitiamo l'F.B.I. per una rapina >>.

La voce era cambiata, e Xander fece una smorfia, nel sentirla. Era Eric Sanderson, il nuovo capo della polizia di Los Angeles. Se non fosse stato anche il capo di Irina, gli sarebbe stato un po' meno insofferente, ma ormai era arrivato al punto che anche solo la sua voce era in grado di irritarlo. Svoltò a destra, avvicinandosi sempre di più alla 5° strada, solo perché per raggiungere il luogo in cui era diretto doveva comunque passare di lì.

<< Avete bisogno della mia ragazza persino l'unico giorno di ferie che prende dopo mesi di lavoro? >> ribatté, fermandosi a un semaforo rosso e lasciando attraversare una scolaresca in fila indiana.

<< Non c'è niente di meglio che una criminale, per prendere un altro criminale >> rispose Sanderson.

"Idiota" pensò Xander.

<< Comunque, se dovessimo avere bisogno di lei, la chiamiamo, agente Went >> aggiunse il poliziotto, ironicamente.

<< Ok, ma sinceramente spero di non sentirvi >> rispose, con una punta di irritazione, << Buona giornata >>.

La comunicazione venne interrotta, e Xander continuò in direzione Nord, verso il centro della città. Sanderson non gli piaceva, ma era pur sempre il capo di Irina, e preferiva non infastidirlo troppo. Poteva sempre vendicarsi facendole fare una marea di straordinari notturni che a lui non piacevano per niente.

Sanderson era stato messo in carica dieci mesi prima, qualche settimana dopo che Irina era entrata nel corpo di polizia come agente in prova, ed era lo stesso che l'aveva trasformata, con qualche fondo governativo e il benestare di Howard McDonall e quindi dell'F.B.I., nell'agente speciale in servizio perenne contro i piloti clandestini. Non era bastata la caduta dello Scorpione e della sua Black List, per cancellare la criminalità e le gare nelle notti di Los Angeles: le auto continuavano a sfrecciare per le strade della città, forse in cerca di un nuovo numero uno, e con loro continuavano i traffici di droga e le estorsioni. La situazione non era sicuramente come ai tempi di Challagher, ma Los Angeles non era davvero ancora sicura. Il Sindaco era stato chiaro: la città doveva tornare finalmente a essere un posto vivibile, e aveva messo sul piatto un bel po' di fondi, con la richiesta di creare una task force dedicata.

Così era nata l'unità speciale dell'agente Dwight.

In effetti, Irina e Sanderson avevano fatto un ottimo lavoro insieme: d'altronde, avere la ex numero tre della Black List nelle proprie file aveva reso la vita della polizia di Los Angeles molto più facile. Con la sua auto e le sue capacità, Irina aveva messo dietro le sbarre più piloti clandestini che l'intero dipartimento in due anni. Non le serviva infiltrarsi, o girare per locali in cerca di gare: le bastava attendere una chiamata fatta alla centrale, o una soffiata su qualche gara beccata su internet, e piombare in mezzo ai piloti con la sua Fiat Grande Punto modificata, una volta derisa e ora temuta molto più di qualsiasi altra volante della polizia. Nessuno era in grado di prevedere le mosse dei piloti, battere le stesse strade e inseguirli alla loro stessa velocità come lei.

Le era bastato un po' di tempo, e Irina era diventata famosa. La città si era fatta più sicura grazie a lei. E un po' ovunque ormai conoscevano la ragazza arrivata dai bassifondi e diventata la sbirra più pericolosa di Los Angeles.

Se la vita di Irina era cambiata in modo molto positivo e inaspettato, anche quella di Xander non era stata più la stessa, dal loro ritorno dalla Russia.

I mesi successivi all'arrivo di Sanderson erano stati tremendi: Irina aveva passato praticamente tutte le sere sulla strada, a inseguire piloti clandestini, senza un attimo di pausa. Non erano esistiti né domeniche né vacanze, con Sanderson al comando, e Irina non si era mai tirata indietro, come se dovesse scontare in qualche modo i suoi trascorsi da criminale. Mentre Xander veniva mandato in giro per il mondo a svolgere qualche missione, Irina trascorreva le sue serate a pattugliare le vie di Los Angeles, e lui attendeva con ansia ogni volta il suo messaggio che gli comunicava che aveva finito il turno ed era ancora sana e salva. Quando invece era stato a casa in congedo, si era ritrovato un po' troppo spesso a condividere la propria solitudine inaspettata con la tv, mentre aspettava il ritorno di Irina. Lei aveva trovato molto divertente il fatto che fosse diventato un esperto di serie televisive.

Doveva ammettere, però, che gli era sembrato un periodo difficile solo per lui; Irina non aveva né dato segni di cedimento, né di insofferenza, per la sua nuova condizione, e qualche volto aveva pensato che preferisse fare inseguimenti, che stare con lui. Poi, mentre si imbottiva di caffè spaparanzato sul divano, si era ricordato che stava pur sempre con una ragazza che aveva fatto la pilota clandestina per due anni.

Ultimamente, comunque, le cose stavano lentamente migliorando: i piloti clandestini erano in netta diminuzione, e Sanderson si era dato una calmata. Riuscivano di nuovo a incontrarsi la sera a cena, e il sabato erano tornati a uscire con gli amici.

Xander percorse lentamente la decima strada di Los Angeles, interrotto dai semafori rossi e dagli incroci troppo trafficati. Quella lentezza lo innervosiva, e quasi per un attimo si pentì di non aver insistito a voler intervenire nella rapina; un po' di adrenalina lo avrebbe sicuramente aiutato a gestire quella strana sensazione che aveva addosso. Forse perché era la prima volta che andava a ritirare il suo abito da cerimonia da solo, o forse perché fare il testimone di nozze di Jess era una novità per lui.

<< Tutta questa storia è iniziata con un matrimonio, ricordi? Non mi sembra poi tanto male l'idea di valutare qualcosa di simile... >>.

In quel momento gli sembrava incredibile, ma era stato proprio lui a pronunciare quelle parole, più di un anno prima. Le ricordava alla perfezione, perché le aveva dette quando si trovavano in Russia, subito dopo aver catturato la Lince. Si era ripetuto quella frase ogni giorno, durante ogni ora di lavoro passata lontano da casa e durante ogni settimana trascorsa a Los Angeles, eppure gli sembrava assurdo che ancora non fosse accaduto nulla.

Quella missione aveva cambiato tutti, lui per primo. Aveva smesso di trattare Irina come una bambina, aveva smesso di tenerla in una campana di vetro, nonostante temesse ogni giorno di poterla perdere. Le aveva permesso di diventare un'agente di polizia, nonostante il suo istinto gli gridasse di non farlo, e l'aveva lasciata fare le sue scelte.

Irina era cambiata più di lui. Aveva guadagnato una sicurezza che non le aveva mai visto, ma soprattutto sembrava davvero felice di aver coniugato le sue anime in una cosa sola, in un lavoro che le permettesse di sfogare il suo istinto da pilota clandestina e il suo animo da poliziotta.

Sorrise tra se, immaginando dove si trovava in quel momento Irina: molto probabilmente nel più costoso negozio di abiti da sposa di Los Angeles, e stava aiutando Jenny a scegliere il suo. Magari per gioco ne stava provando uno anche lei.

No, qualcosa gli disse che non lo stava facendo.

Jess era stato molto meno indeciso. Lui e Jenny si sarebbero sposati molto presto, anche se in realtà gli sembrava molto tardi. L'amica di Irina e l'informatico erano stati vittime di un colpo di fulmine più di quattro anni prima, e da allora non si erano mai lasciati. Secondo i loro standard, si sarebbero dovuti sposare diversi anni prima, ma evidentemente il matrimonio non era mai stata la loro priorità. In realtà, Xander aveva cominciato a pensare che il loro fosse un matrimonio "riparatore", nel senso simpatico del termine, visto che bè... Jenny si era arrotondata un po' troppo, nelle ultime settimane, e anche se Irina sembrava voler mantenere segreta la questione, iniziava a sospettare che l'amica fosse decisamente incita.

Mentre si dirigeva verso Dalton Beach, Xander si ritrovò nuovamente a pensare ai mesi passati, ma soprattutto a quelli che dovevano ancora arrivare.

Erano settimane che un pensiero si era fatto strada nella sua testa, e sapeva che era solo questione di tempo: il lavoro di Irina a Los Angeles stava per terminare, era ovvio. La situazione era più tranquilla, e presto le sue capacità sarebbero state richieste dove ce ne era più bisogno. Prima o poi, l'F.B.I. si sarebbe fatta viva con lei per arruolarla tra le file dei suoi agenti e l'avrebbe mandata a fare il suo stesso lavoro in giro per il mondo. Era giù successo con la Lince, ed era assurdo pensare che ora che era più preparata e più esperta venisse relegata a fare la poliziotta di strada.

Quella cosa lo preoccupava, e non riguardava solo il problema della sua sicurezza. Certamente sarebbe stata molto più in pericolo che quando si trovava a Los Angeles, ma quello era qualcosa a cui, con fatica, si stava abituando. Il problema era la lontananza e i ritmi che quella vita avrebbero preteso non solo più da lui, ma anche da lei.

Fermò la Granturismo davanti al negozio di abiti da cerimonia Dante's, e fissò la vetrina piena di manichini in vestiti eleganti, completi in giacca e cravatta e abiti lunghi con la coda a sirena. C'era un abito da sposa, nella vetrina principale, di un bianco purissimo, con la gonna ampia e il corpetto aderente, le maniche in pizzo e il velo leggero e impalpabile. A lui era piaciuto molto, quando con Irina era venuto a provare il suo abito per il matrimonio di Jess, eppure lei non sembrava averlo nemmeno notato.

Entrò rapidamente nel negozio, e ritirò il suo vestito avvolto in nylon trasparente, accuratamente appeso a una gruccia di legno. Fece tutto piuttosto frettolosamente, perché si rese conto di sentirsi un po' strano, dentro il Dante's, come se persino i commessi si chiedessero cosa ci facesse lì in veste di testimone di nozze, e non di sposo.

Appese l'abito nel posto posteriore, e gettò nuovamente un'occhiata alla vetrina con l'abito da sposa.

Lentamente, aprì il cassettino portaoggetti sul lato del passeggero, scoprendo una scatolina avvolta in velluto rosso con un nastro dorato, accuratamente nascosta tra il libretto e il navigatore satellitare. Era esattamente dove l'aveva lasciata quattro settimane prima, perché Irina non andava mai a frugare nella sua auto.

C'era un anello, dentro quella scatolina. Un anello di oro bianco, semplice, ricoperto da minuscoli cristalli scintillanti. Un anello che avrebbe dovuto legare Irina a lui per sempre.

Eppure, non lo aveva ancora fatto.

Perché era così dannatamente insicuro?

Perché continuava a esitare, nonostante tutto il suo essere gli dicesse che era ora? Che doveva legare la sua esistenza con quella di Irina prima che gli sfuggisse dalle mani?

Perché gli sembrava che mancasse ancora qualcosa, tra loro due?

In realtà, non sembrava essere l'unico ad avere dei dubbi, riguardo alla questione matrimonio. Irina non ne aveva mai più parlato, da quella famosa notte a Mosca, e lui ne era stranamente colpito. Da quando era diventata una poliziotta, Irina sembrava amare molto di più la sua libertà. Improvvisamente, i loro ruoli sembravano essersi invertiti. Era sempre stato lui ad amare l'indipendenza e ad odiare le costrizioni; lei era sempre stata quella più tradizionalista.

Poi, si diede dello stupido. Amava Irina, e l'unica cosa che temeva era semplicemente un rifiuto. Era la stessa cosa che gli aveva detto di aver provato Jess prima di chiedere a Jenny di sposarlo: finché dalla bocca della ragazza non era uscito un "sì" entusiasta, aveva temuto di scoprire che aveva cambiato idea.

Lo stesso valeva per lui, non era immune a quella paura. Lui ora era pronto, doveva esserlo, ma Irina? Un anno prima, quando si erano scambiati quelle frasi a Mosca, sembrava esserlo, ma ora non lo sapeva più. Qualcosa in lei era cambiato, qualcosa che ogni tanto lo lasciava perplesso.

Si rigirò la scatoletta tra le mani, sospirando. Affrontare nuovamente la Black List gli sembrava un'impresa più facile, in quel momento.

Non poteva più aspettare. Doveva prendere il coraggio a due mani e fare ciò che non aveva fatto un anno prima.

Accese il motore della Maserati, poi nascose nuovamente la scatolina nel cassetto portaoggetti. Si rimise in carreggiata, il traffico cittadino che si faceva più intenso.

<< Qui Unità 13. Blindato in fuga direzione Dalton Beach. Chiediamo rinforzi immediati >>.

La radio gracchiò nuovamente, e questa volta Xander afferrò immediatamente la ricetrasmittente. Non fece in tempo a parlare, che alle sue spalle sentì il rumore di un motore che si avvicinava a forte velocità e il suono delle sirene della polizia dispiegate.

La sua mattinata tranquilla era finita.

<< Centrale, agente Went. Chiedo autorizzazione all'intervento >>.

Prima ancora di ricevere risposta, Xander vide comparire nello specchietto retrovisore un furgone blindato grigio, le ammaccature di colpi di pistola sulla carrozzeria che non erano riusciti a fermarlo. Due Mustang della polizia lo inseguivano a forte velocità, mentre le auto dei civili si buttavano di lato per farli passare, terrorizzate.

<< Autorizzazione accordata, agente Went >>.

Xander affondò il piede sull'acceleratore, buttandosi a sinistra. Tentò di tagliare la strada al blindato, mentre un tizio con un paio di occhiali da sole scuri e i capelli ricci si sporgeva dal finestrino, puntando un fucile contro una delle volanti. Il traffico impazzì improvvisamente, mentre le gente sul marciapiede si gettava a terra, tra le grida.

Le gomme del blindato stridettero sull'asfalto, quando la Maserati inchiodò proprio davanti al suo muso. I vetri oscurati del mezzo gli impedirono di vedere chi c'era alla guida, ma qualcosa gli disse che dovevano essere due spiantati che tentavano il colpo grosso, forse esasperati dalla stretta sulla criminalità degli ultimi mesi.

Il furgone scartò di lato, evitandolo. Xander si lasciò superare, si allineò sulla frequenza delle due volanti e afferrò la trasmittente.

<< Tenetevi a distanza, lo faccio uscire fuori strada! >> gridò, mentre il furgone guadagnava un paio di metri, facendosi largo lungo la via che costeggiava la spiaggia. Il marciapiede in quel punto era sgombro, poteva provare...

Un autobus di linea inchiodò, quando il blindato gli passò a pochi centimetri di distanza, diretto verso il centro della città. Un proiettile sfiorò la carrozzeria della Maserati, quando uno dei poliziotti cercò di bucare le gomme al blindato. Il riccio rispose al fuoco, e Xander fu costretto a sterzare, per togliersi dalla linea di fuoco.

Non poteva lasciarli entrare nelle viuzze del centro, o rischiava di essere una strage. Non poteva nemmeno pensare di speronarli davvero, una volta nel traffico.

<< Stategli attaccati al posteriore >> ordinò agli agenti.

Sterzò bruscamente a destra, infilandosi in una via laterale, rischiando di mettere sotto una signora in bicicletta. Le gomme della Maserati fischiarono, mentre sbandava e superava a sinistra un'utilitaria bianca.

Affondò il piede sull'acceleratore, schizzando in avanti, il rombo del motore che invadeva l'abitacolo.

La luce rossa del semaforo si stampò nei suoi occhi prima ancora che il suo cervello registrasse il significato, ma il suo istinto non lo fece fermare. Svoltò a sinistra, schivando un suv nero, e piombò nella via parallela, proprio davanti al blindato.

Con uno stridio assordante, il furgone inchiodò, ma il peso lo fece sbandare. Zigzagando impazzito lungo la carreggiata, il ladro cercò disperatamente di riprendere il controllo, ma Xander gli si affiancò.

Le scintille volarono per aria, quando la fiancata della Maserati si appoggiò a quella del blindato. Xander spinse il furgone lungo il muro del palazzo di fianco a loro, facendo saltare gli specchietti. Lo guidò fino all'incrocio, mentre una raffica di proiettili si disegnava sul posteriore del grosso mezzo, e lo costrinse a svoltare a destra.

Si ritrovarono sul lungomare, una linea si asfalto dritta e poco trafficata, i bagni ancora chiusi per la stagione invernale, le palme che svettavano vicino ai bar.

Il blindato sbandò, cercando di riprendere il controllo, ma Xander affondò il piede sull'acceleratore e usò il muso della Granturismo per speronarlo nuovamente. Vide la sagoma del riccio scaraventata nell'abitacolo, facendogli perdere l'arma di mano.

Il motore della Maserati ringhiò, quando colpì l'angolo del furgone. Con uno stridore assordante, il blindato salì sul marciapiede, lasciando strisce nere sull'asfalto, e si ribaltò proprio all'ingresso del bagno 53.

In un attimo, le volanti gli furono addosso.

Accerchiati da quattro poliziotti armati, i due rapinatori uscirono dal mezzo, le mani alzate e il sangue sulla fronte per via dell'incidente. Xander li osservò, il blindato che fumava alle loro spalle, qualche passante che si teneva a debita distanza e qualche automobilista che gettava occhiare incuriosite, prima di passare oltre sperando di non beccarsi un proiettile vagante. La tensione durò un attimo, giusto il tempo per rendersi conto che i due criminali si erano arresi e non sembravano assolutamente in grado di rispondere al fuoco.

Scese dall'auto, la pistola senza la sicura in mano, puntata verso i due.

<< Tutto bene, ragazzi? >> domandò, gli occhi che saettavano dai rapinatori agli agenti. I poliziotti erano tutti giovani, e gli diedero l'idea di non essere molto esperti.

<< Sdraiatevi a terra! >> intimò uno dei poliziotti, mulinando la pistola in aria, mentre un altro agente strattonava il ragazzo con i capelli ricci e gli occhiali da sole, per farlo inginocchiare sul marciapiede, << Siete in arresto! >>.

Mentre Xander si avvicinava al sergente, e i due criminali venivano ammanettati sotto lo sguardo incuriosito di qualche passante, li osservò un po' meglio. Notò che non sembravano avere più di vent'anni, e non dovevano nemmeno essere di quelle parti: avevano l'aria di essere due sudamericani, dal colore ambrato della pelle.

<< Tutto ok, agente Went, grazie per l'intervento >> rispose il sergente, stringendogli la mano, << Credevamo non fosse più in zona... E non sapevamo dell'assenza dell'agente Dwight >>. Sulla sua giacca c'era scritto "P. Thorn".

Xander gettò un'occhiata al furgone sfasciato, e alla fiancata rigata della Maserati. Gli venne quasi da sorridere, notando che il poliziotto era grato per il suo intervento, ma anche un po' perplesso. Sapeva benissimo il perché. L'ingresso del bagno 53 era completamente distrutto, il porticato di legno crollato e un paio di palme quasi abbattute. La sabbia svolazzava ancora in aria, nonostante i due rapinatori fossero sdraiati a terra già da diversi minuti... Per fortuna in quella strada non circolavano molte persone, in quel momento.

<< Lo so, l'agente Dwight è decisamente più fine di me, in questo genere di lavori, ma non potevo rovinarle il suo giorno di ferie >> rispose, e il sergente sorrise. Irina ormai aveva una certa fama, negli inseguimenti: riusciva a bloccare i criminali minimizzando i danni anche nelle situazioni più critiche. Era diventata proverbiale la cattura di un pilota clandestino quattro mesi prima, quando Irina era riuscita a bloccarlo proprio sopra il ponte di una nave cargo nel porto di Los Angeles.

<< Avete scelto la città sbagliata, per iniziare la vostra vita da criminali... >> borbottò uno dei poliziotti, trascinando il ragazzo dalla carnagione scura, quello che era stato alla guida del blindato. Lo vide soffermare lo sguardo su di lui, mentre l'agente di polizia lo spingeva verso la Mustang della polizia.

<< Come hanno fatto a rubare un blindato? >> domandò Xander, perplesso. Quei due gli sembravano due spiantati, visto che si erano fatti prendere con facilità.

<< In realtà il furgone era vuoto >> rispose il sergente Thorn, quasi divertito, << Lo hanno rubato da una bisarca che li avrebbe consegnati alla ditta che si occupa delle consegne di fishes a Las Vegas... Non so esattamente cosa volessero farci >>.

Xander inarcò un sopracciglio, perplesso. Forse avevano sperato di riuscire a fingersi addetti ai casinò per ritirare i contanti delle giocate che venivano trasportati poi verso le banche, o qualcosa di simile. Non sapeva esattamente come funzionavano i casinò di Las Vegas, ma sicuramente le banconote fresche non mancavano mai.

<< Se gestite voi la situazione qui, me ne vado >> aggiunse, lanciando un'ultima occhiata alle due Mustang ferme a bordo strada, i poliziotti che chiudevano le porte posteriori nascondendo i due rapinatori alla vista, << Fatemi chiamare se avete bisogno di una deposizione in proposito >>.

<< Ci pensiamo noi >> rispose il sergente Thorn, stringendogli nuovamente la mano, << Saluti Irina, se la vede >>.

Osservò Thorn tirare fuori dal baule di una delle volanti un rotolo di nastro a strisce e iniziare a delimitare l'area dell'incidente, la brezza fresca del mare che faceva muovere dolcemente le palme.

Tutta quella adrenalina gli aveva fatto bene: si sentiva decisamente più rilassato. Forse poteva fermarsi a prendere un caffè al bar, prima di andare a prendere Irina.

Il telefono gli squillò nella tasca, e lui rispose senza guardare il display, i lampeggianti delle volanti che gli riverberavano negli occhi.

<< Pronto? >>.

<< Xander, che cosa stai facendo? >>.

La voce cristallina e divertita di Irina gli arrivò alle orecchie inaspettata, e quasi sobbalzò. Si voltò, dando le spalle al blindato ribaltato e agli agenti indaffarati a mettere in sicurezza l'area, e si diresse verso la Maserati.

<< Non dirmi che Sanderson ti ha chiamata? >> domandò.

Irina rise, dall'altra parte della linea.

<< No, ma mi ha mandato un messaggio >> rispose, << Diceva: "Il tuo ragazzo è un'idiota. Dovrai fare una settimana di straordinari, per rimettere a posto il casino che ha combinato". >>

Xander si sedette al posto di guida della Granturismo, inarcando un sopracciglio.

<< Ma il tuo capo deve proprio mandarti anche degli sms? Non state già abbastanza insieme, durante la giornata? >> domandò, sarcastico.

<< Xander... >> lo riprese Irina, ridendo.

<< Lo so, potrebbe essere tuo padre... >> concluse Xander, << Ma sai, forse preferivo il padre che avevi cinque anni fa, a Senderson >>. L'occhio gli cadde sul cassettino davanti al sedile del passeggero; si sporse e tirò fuori il pacchettino della gioielleria. << Senti un po', dove sei adesso? Avete finito di spendere soldi, tu e Jenny? >>.

<< Per l'abito è fatta >> rispose Irina, << E devo dire anche che Jenny si è contenuta, rispetto a quanto mi ero aspettata... Stiamo per tornare a casa >>.

<< E se ti passassi a prendere e mangiassimo qualcosa a pranzo io e te? >> domandò Xander, << Che ne dici? >>.

Forse era per via dell'inseguimento, ma improvvisamente voleva andare di fretta. Non serviva una cena ufficiale, o chissà quale organizzazione. Era sicuro che mai come in quel momento Irina si aspettava la sua proposta, e proprio per quello era il momento giusto. In fondo, aveva aspettato anche troppo.

<< Ok >> rispose lei, << Tanto Jenny deve andare con sua madre a scegliere le bomboniere... Sono nei pressi del King's Center >>.

<< Ti passo a prendere, allora >> disse Xander, poi si ricordò della fiancata della Maserati, << Ah, non ti spaventare per la macchina, quando mi vedrai arrivare >>.

Irina assunse un tono tra il divertito e l'esasperato.

<< Xander, ormai sono abituata a vedere auto distrutte. Finché mi vieni a prendere sano e salvo, a me va sempre benissimo >>.

<< A dopo, piccola >>.

<< A dopo >>.

Xander infilò la chiave nel cruscotto, gettando un'occhiata al pacchetto sul sedile. Scoprì che l'adrenalina che gli dava il pensiero di vedere quell'anello al dito di Irina era maggiore di qualsiasi gara o inseguimento che avesse fatto in tutta la sua vita. Questa volta non avrebbe esitato, ne era sicuro.

Sorrise, mentre avviava il motore della Granturismo.

"La prossima volta l'abito...".

Uno sparo ruppe il filo dei suoi pensieri, lo stesso sparo che mandò in mille pezzi il lunotto posteriore della Maserati, gettando schegge di vetro nell'abitacolo. Il rumore della sparatoria alle sue spalle lo costrinse ad abbassare la testa, mentre il sibilo di una pallottola e il grido degli agenti di polizia gli arrivava alle orecchie.

Strinse la pistola e aprì la portiera, facendosi scudo con la lamiera della Granturismo, e uscì dall'auto, mentre sentiva il tonfo di un corpo che cadeva a terra...

Fece in tempo a vedere il sergente Thorn stramazzare al suolo, che un'ombra gli si parò alla sua destra, quella di un Audi Q7 nero, uguale identico a quello che a pochi metri da loro stava facendo fuggire i due rapinatori sudamericani e che stava sparando ai poliziotti di Los Angeles.

<< Ehi, agente Went >> chiamò una voce maschile, << Era da molto tempo che volevo conoscerti >>.

Xander cercò di rientrare in auto, senza vedere chi era il proprietario di quella voce.

Quattro spari riverberarono nell'aria, facendo andare in frantumi il vetro della Granturismo. La scatolina di velluto rosso cadde sotto il sedile dell'auto, mentre il motore si spegneva di colpo, coperto dal fischio degli pneumatici del Q7 che ripartiva sgommando. Non rimase altro che il silenzio, un silenzio strano, pesante; un silenzio vuoto, un silenzio di sconfitta.

Alexander Went però non sentì altro che la risata delicata e cristallina di Irina, e non vide altro che il suo volto, mentre si accasciava sul sedile. Per un attimo, fu come se lei fosse lì con lui, con il suo profumo, la sua pelle morbida e il suo respiro leggero.

"Ho aspettato troppo" fu il suo unico pensiero.

Nessuno dei quattro proiettili lo aveva mancato.

 

 

 

  
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