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Autore: Lux in Tenebra    07/01/2018    2 recensioni
"Luce e oscurità.
In un mondo grigio, è quasi impossibile definire dove finisca l'una e inizi l'altra.
Un inteccio di anime legate da un filo rosso sangue. Il loro silenzioso patto stretto alla luce della luna e una maledizione antica che consuma tutto ciò che incontra sul suo cammino.
Le tenebre nascondono.
La luce acceca.
Non c'è una via giusta da prendere, solo tante scelte e due anime unite dal caso.
L'umanità si illude di essere arrivata in cima, ma lì, tra gli alberi più alti, nelle foreste più profonde, esistono creature molto più antiche.
Lui vive.
E ha una storia da raccontare.
Riuscirà il sentimento per la donna dagli occhi ambrati a sbocciare?
O avvizzirà sotto il peso di un passato segnato a fondo sulla pelle?"
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Offenderman, Slenderman, Splendorman, Trendorman
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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3. Capitolo

 
"Come fai ad esserne così sicuro?"



 
 
Ci sono volte in cui mai ti aspetteresti gli esiti a cui le tue azioni portano, tanto sono imprevisti e assurdi da non sembrar parte del reame del possibile.
Mai mi sarei aspettato che una piccola distrazione potesse scatenare un tale domino di eventi da rendere la mia vita, normalmente scandita da azioni prestabilite in successione regolare, un vero e proprio pandemonio.
Completamente all’oscuro di ciò che mi attendeva all’orizzonte, rientrai nella mia dimora, pulendomi le scarpe sul vecchio zerbino verde sbiadito, e richiusi il pesante portone d’ingresso alle mie spalle con l’ausilio dei miei viticci, scivolando silenziosamente al coperto.
Percorsi il corridoio a grandi falcate, sentendo la casa stranamente silenziosa tutto intorno a me: niente schiamazzi, parolacce, grida di orrore, risate isteriche o deliri di onnipotenza, solo il silenzio. Il mio amato silenzio.
Era tutto troppo bello per essere vero. Una buona probabilità che fosse stato solo un sogno c’era, ma un piccolo particolare mi disse che era la realtà.
Scartai l’ipotesi di essermi addormentato per sbaglio sulla via di casa nell’esatto istante in cui scorsi il mio riflesso nello specchio appeso alla parete: era troppo nitido per un’esperienza onirica.
Approcciai l’appendiabiti di mogano per posarvici sopra la mia giacca nera, stirandone per bene le maniche prima di lasciarla completamente andare. Quelle di Splendor e Offender non erano lì, dovevano sicuramente essere usciti prima del mio ritorno. Era decisamente un bel problema in un tale momento.
Almeno Trender era in casa, il suo lungo cappotto marrone scuro ancora appeso perfettamente al suo posto.

“Come se fosse qualcosa di cui solitamente gioisco...”

Pensai sarcastico, mentre la mia mano mi sfiorò il volto in un gesto di automatica frustrazione, sperando vivamente che mio fratello non fosse stato improvvisamente colto da un momento di alta ispirazione artistica.
Poteva essere quello il motivo per cui le giacche dei miei fratelli minori non erano presenti e la cosa, sinceramente, non mi faceva pensare per il meglio.
Con tutto il cuore cercai di convincermi che fosse solo una coincidenza e non la vera causa della momentanea assenza dei due nella villa.
A passi spediti, attraversai l’intero piano inferiore, cercando l’unico fratello che allora doveva essere presente in qualche angolo della casa.
Non mi ci volle molto per trovarlo, dato che si era rifugiato in cucina. Stava chino sul bancone di legno, circondato da quattro, relativamente piccole, montagnole di riviste di moda in ordine crescente di altezza. C’era anche un piccolo libricino per ricamare a maglia abbandonato in un angolo buio, proprio accanto al contenitore della farina in terracotta.
Lui alzò il viso con lentezza nella mia direzione nello stesso istante in cui varcai la soglia, riaggiustandosi gli occhiali con un movimento calmo della mano per poi portarsela alla bocca per soffocare uno sbadiglio.
“Com’è andata la caccia oggi, Slender? Trovato nulla che soddisfacesse i tuoi raffinati gusti?” C’era un pizzico di ironia nella sua voce, ovattata dal suo stato decisamente sonnolento. Era palese che non approvasse le mie scelte di vita, ma non voleva ferirmi, nonostante la sua domanda sarcastica. Il punzecchiarci a vicenda era piuttosto normale, dato che disapprovavamo i nostri reciproci comportamenti, sebbene ci rispettassimo abbastanza da non interferire l’uno negli affari dell’altro.
Però quello non era il momento giusto.
“Sei molto più schizzinoso di me e lo sai. Comunque, questo non è il tempo per le chiacchiere, è un’emergenza. Oggi c’era qualcuno nel nostro territorio, qualcuno che non doveva essere lì.” Risposi gravemente, aggrottando la fronte. Come quella donna avesse fatto ad intrufolarsi sotto il mio naso era ancora un mistero, ma mi sarei premurato di scoprirlo presto. Sempre se fosse stata una vera donna e non qualcos’altro con quell’apparenza. Era una possibilità anche quella.
Il mondo è pieno di creature mutaforma che si nascondono tra gli umani sotto le sembianze più innocenti. Di una cosa però ero sicuro: c’era lo zampino di qualche potere arcano.
Lui si rizzò sulla schiena, chiudendo la rivista patinata che fino ad un istante prima era stata aperta sulla pagina della moda del momento, per poi rivolgermi tutte le sue attenzioni.
“Qualcuno? Intendi dire un intruso?” Chiese lui, all’improvviso interessato e in parte allarmato da ciò che stavo dicendo. Era successo solo un’altra volta, molti anni addietro.
Confermai con un cenno del capo, il mio volto ancora scuro per la serietà del momento.
“Ha eluso le pagine e i miei poteri. Se non avessi sentito il suo profumo non mi sarei mai accorto della sua presenza, ma sono sicuro che è la prima volta che vedo quella persona. Non può essere lui, la sua energia è completamente diversa ma, chiunque sia, è comunque una minaccia se può raggirare così le mie capacità.” Mi guardai la mano destra, aprendo il palmo della mano. La foresta pareva tranquilla allora, tutto era al suo posto e nulla era stato manomesso.
Conclusi il discorso raccontandogli tutto ciò che era accaduto nei minimi dettagli, non tralasciando nulla, neanche il più piccolo particolare.
Trender portò la mano al mento, pensieroso, per poi alzarsi dalla sedia mogiamente.
“Tutto ciò è molto strano… chi avrebbe potuto fare una cosa del genere?” Domandò lui, raggiungendomi con qualche passo per poi stiracchiarsi le ossa delle braccia.
“Ce ne sono tante di creature che potrebbero tentare, poche sono quelle che ci riuscirebbero davvero. Di ipotesi ne possiamo avere anche a centinaia ma preferisco basarmi sui fatti.” Risposi seccamente, facendo mente locale su tutte le informazioni che avevamo in nostro possesso.
Poi, ad un certo punto, Trender fece la domanda che mai avrebbe dovuto pormi:
“Comunque come fai ad essere così sicuro che voglia farci del male?”
Il mio sguardo divenne vuoto, scrutando il mio consanguineo con un’immobilità che solo uno slender poteva raggiungere.
“Insomma, non mi pare abbia cercato di aggredirti o mi sbaglio?” Insistette lui, stranamente convinto da quella sua paradossale idea.
Io non so cosa gli fosse preso in quel momento. Non so se fosse stato il sonno a farlo parlare così o se fosse stata la completa dimenticanza dei fatti accaduti in passato, ma di una cosa ero sicuro: era un bene che fossi stato scelto io come erede. Un capo deve rendere inoffensive le minacce per il nucleo familiare, non mettersi a ciarlare con un eventuale nemico solo perché all’apparenza non è aggressivo.
Mi riscossi.
“Non importa se non ha provato ad attaccarmi se può sempre farlo quando sono di spalle. Non ho nessuna intenzione di correre di nuovo dei rischi a vuoto.” Incrociai le braccia, un’espressione greve mi attraversò il volto.
Con il senno di poi, avevo tutte le mie buone ragioni per essere prudente.
Lui tirò un profondo sospiro, facendomi intuire che probabilmente si era fatto qualche piccola fantasia sul conciare il nostro intruso per le feste, ma non nel senso in cui un normale slender penserebbe.
“Sei tu il capo. Cosa facciamo allora?” Dichiarò, mimando il mio gesto precedente.
“Per il momento è meglio stare all’erta. Cercherò di scoprire dove vive, non tentare azioni avventate in mia assenza, al resto ci penserò da solo.” Ordinai inflessibile, tenendo gli arti superiori conserti mentre mi rivolgevo a scrutare il cielo fuori dalla finestra. La pioggia aveva iniziato a cadere fitta, mentre il mondo era stato avvolto da tinte spente, a tratti quasi spettrali. Adoravo quel clima, era il tempo adatto per spaventare qualche anima inconsapevole della mia esistenza.
“Però, io credo che se avesse voluto fare del male, lo avrebbe fatto subito e senza pensarci due volte, fratello.” Disse la sua voce, deciso in parte a non abbandonare l’argomento mentre stava rimettendo a posto gli oggetti della sua passione su un’unica pila.

“Ci risiamo con questo discorso…”

Quell’insistenza mi sorprese. Il mio sguardo, dopo esser stato rivolto al cielo, ritornò su di lui, scrutandolo di sottecchi:
“E’ così che ti ingannano. Ti consiglio di non abbassare mai la guardia, Trender.”
Per quanto fastidioso potesse essere, avrei preferito rimanesse vivo. Non desideravo la sua morte.
Mio fratello, allora già pronto a ribattere, si bloccò di botto: gli occhi invisibili fissi sulla finestra, la sua attenzione catturata all’improvviso da qualcosa all’esterno. Seguii immediatamente il suo sguardo, temendo che fosse apparso qualcuno all'improvviso, ma c'era solo il vuoto. Era tutto come al solito, non c'era nulla fuori posto.
“Mi pareva di aver visto…” si pronunciò lui, l’incertezza aleggiava nella sua voce.
“Che cosa?” gli chiesi, alquanto incuriosito, rilassando le braccia ai lati del corpo.
“No, niente, sono solo stanco” rispose dopo qualche lungo secondo di esitazione. “Credo andrò un secondo in bagno a rinfrescarmi, non ho chiuso occhio per tutta la notte” e così dicendo uscì in tutta fretta dalla stanza. Lo seguii per tutto il tempo con la vista, poco convinto dalla sua spiegazione frettolosa.
C’era qualcosa sotto, qualcosa che mio fratello non mi aveva detto.
Sospirai profondamente. Avevo un brutto presentimento, come una specie di nodo che mi si stava formando in gola. Una parte di me presagiva già quel che sarebbe successo, ma allora non potevo ancora sapere.
L’unica cosa che mi rimaneva da fare, prima di andare in ricognizione, era trovare un modo per avvisare gli altri due ma, dato che non ero in possesso di oggetti per comunicare a distanza, di sicuro non sarebbe stato così semplice, specialmente perché non sapevo dove fossero andati a finire.
Non piacevo molto alla tecnologia umana e, da parte mia, quel sentimento era più che ricambiato. Tutti quegli strani aggeggi non facevano altro che confondermi. Come potevano piacere a quella specie era un vero mistero per me.
I miei fratelli mi avevano regalato quella cosa chiamata cellulare in passato, uno di quei modelli neri con un unico tasto in basso al centro e lo schermo che ricopriva i tre quarti di facciata.
Avevo provato ad usarlo, ma i risultati erano stati a dir poco deludenti: il display era impazzito completamente appena l’avevo sfiorato con l’indice e da allora continuava ad essere disturbato da strane interferenze statiche che mi impedivano di adoperarlo. Non ero nemmeno riuscito ad entrare nel menù, così avevo deciso di lasciar perdere completamente quella diavoleria.
Era stato un regalo di compleanno così utile, che adesso faceva il fermacarte nel mio studio.
Mi apprestai a seguire Trender.
Doveva soddisfare ancora alcune mie curiosità, non avendomi dato l’occasione di chiedergli se sapesse dove fossero gli altri due. In più, era stato molto sospetto il modo in cui si era defilato. Non gli avrei permesso di svignarsela a quel modo senza delle risposte.
Attraversando tutto il corridoio in pochi istanti, approcciai la porta bianca del bagno e bussai.
“E’ ancora occupato Slender, va al piano di sopra!” rispose una voce a me conosciuta dall’altro lato della soglia. Pareva alquanto seccato dalla mia presenza. Si, c’era decisamente qualcosa che mi stava nascondendo.
“Non mi serve il bagno, Trender. Sai dove sono andati a finire quei due zucconi?” chiesi per prima cosa, tastando accuratamente il terreno del discorso, per poi poggiare i pugni sui fianchi in una posa autoritaria.
Ci fu un lungo minuto di silenzio, troppo lungo per un chiacchierone come Trender.
Poi la sua voce, con un tono decisamente più basso, disse:
“Gliel’avevo detto che sarebbe stato meglio attendere che tornassi prima di uscire, ma Splendor era di fretta e Offender doveva incontrare una delle sue ragazze. Lo sai che quando ci sono di mezzo le donne lui non mi ascolta più, vero?”
Sospirai nuovamente. Purtroppo era vero. Avevo un fratello così casanova che avrebbe fatto impallidire Casanova stesso. E la cosa non mi andava per niente a genio.
“Si, lo so. Purtroppo lo conosco bene nostro fratello minore.” Mi carezzai le tempie con la mano destra, scacciando immediatamente qualsiasi pensiero su di lui. Non sarebbe stato un viaggio mentale piacevole da compiere in ogni caso. “Ma quindi sai dove sono o no?”
“Beh… non saprei ma” si bloccò un secondo per fare un bel respiro “un modo per contattarli forse ce l’ho.” Concluse poi lui, attendendo la mia reazione.
Appoggiai l’orecchio contro la porta per assicurarmi di sentire tutto al meglio delle mie possibilità.
“Sarebbe a dire?” gli chiesi, un sopracciglio invisibile alzato.
“Ho il mio cellulare, posso mandare un messaggio a tutti e due.” Parlò in un tono che pareva quasi un sussurro da quanto era basso. Fortunatamente, ci sentivo fin troppo bene.
Mi bloccai, rizzandomi sulla schiena. Da quando Splendor aveva un telefono? Che Offender l’avesse era praticamente scontato, faceva un sacco di cose alle mie spalle, la maggior parte delle quali non volevo avere nulla a che fare.
Ma Splendor! Lui, che mai mi aveva nascosto nulla, ora aveva un segreto di cui io non ero a conoscenza. Come fratelli eravamo molto legati, così tanto che non credevo che un tale avvenimento sarebbe mai accaduto o, almeno, non così presto. Eccoci ora, invece, che venivo a sapere di questa cosa e i dubbi iniziavano lentamente a salirmi su per la schiena.

“Perché me l’ha nascosto?”

Mi teletrasportai immediatamente nel bagno, guadagnandomi un verso contrariato da parte del mio coinquilino che mi fissò con tutta la disapprovazione che aveva nel cuore. Lo ignorai.
“Slender!” esclamò lui, incrociando le braccia sul petto. Avrei detto che fosse stato per nascondersi, se non fosse stato completamente vestito.
Quante moine inutili, eravamo ancora fratelli dopotutto, per quanto a volte quel fatto mi potesse pesare.
“Da quando Splendor ha un cellulare?!” lo fissai diritto negli occhi, lo sguardo completamente serio e i viticci tesi ai lati del mio corpo magro. “E soprattutto, perché non mi è stato riferito niente riguardo a questa cosa?”
Trender era ancora molto dubbioso. Non sapeva se dirmi tutto subito o cercare di temporeggiare ulteriormente, ma per quella volta la fortuna fu dalla sua parte.
Prima che potesse iniziare a proferir parola, il campanello suonò improvvisamente. La sua soave melodia, definita lugubre da molti umani, rimbombò per tutta la casa per una sola ma lunga volta.
“Aspettavi visite?” gli domandai.
Scosse la testa.
“Rimani qui, vado a vedere.” E così dicendo uscii dal bagno.
Lo sentii tirare un sospiro di sollievo dalla distanza ma, per sua sfortuna, non mi era sfuggito.
“Non pensare di essertela scampata, facciamo i conti dopo!” Esclamai dal corridoio, assicurandomi che il mio messaggio fosse stato recepito con chiarezza. Se avesse deciso di svignarsela mentre ero occupato non gliel’avrei perdonata tanto facilmente.
Mi teletrasportai davanti alla porta, poggiando la mano sullo spioncino per togliere la piccola copertura di ferro che vi era posta sopra.
Nel frattempo, Trender, aveva deciso di seguirmi ed era apparso proprio ad un passo da me.
Gli rivolsi uno sguardo annoiato per avermi interrotto.
“Cosa c’è? Voglio vedere anch’io!” esclamò, un’espressione imbronciata gli si era dipinta sul viso per la mia reazione. La sua voce tradiva una certa eccitazione. Aveva un che di infantile che mi riportò per qualche secondo al passato.
Ripresi il filo delle mie azioni e rimossi l’ultimo ostacolo che mi separava dallo scorgere finalmente il nostro visitatore.
Se avessi avuto una faccia visibile, sono quasi sicuro che mi sarebbe caduta a terra all’istante.
Fuori dalla porta, separati solo da una pesantissima soglia di legno e ferro blindato, c’era la stessa persona vestita di rosso che poco tempo prima avevo incrociato nella foresta.

“Cosa? Come ha-?” pensai più confuso che mai. Non mi spiegavo come avesse fatto ad arrivare fin lì, non era possibile.

Sentii qualcosa poggiarsi contro la mia guancia e spostarmi di peso per sbirciare da quella piccola finestrella verso il mondo esterno. Ritrovarsi con un viticcio di Trender in faccia era davvero molto irritante.
“Ohohoh, a quanto pare avevo ragione!” Esclamò tutto fiero di se stesso, occupandomi il posto mentre il mio viso iniziava a farsi sempre più scuro e una venuzza stava salendo in rilievo sulla mia fronte.
Come quella cosa potesse dimostrare il suo punto di vista non lo capivo. La logica di Trender è sempre stata qualcosa di misterioso.
“Oh! Sta lasciando un biglietto davanti alla porta- avrebbe davvero bisogno di un cambio di vestiti, sono così terribilmente all’antica.”
Me lo scrollai di dosso prima che potesse iniziare uno dei suoi infiniti discorsi per controllare che fosse ancora lì:
Lei era sparita. Al suo posto c’era una busta scarlatta che attendeva sul lastricato, trepidante di essere aperta per rivelare i suoi segreti.
 


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Ringrazio infinitamente la mia amica itachiuchihaforever per avermi dato una mano nella correzione del capitolo.
E' dura ritornare a scrivere dopo così tanto tempo, ma il mio affetto per il personaggio di Slender, nonostante tutto, è rimasto immutato.
So che a maggio dovrebbe uscire il suo film e sono davvero emozionata.
Non vedo l'ora che mi faccia spaventare di brutto! Ho grandi aspettative per questa pellicola, o almeno, riporta in me la speranza.
Ho ancora questa storia tutta da raccontare, ci lavoro da un bel po' di tempo per pura passione e per amore dei miei e degli altrui personaggi.
Con l'augurio che il 2018 sarà l'anno giusto per tutti noi, vi ringrazio per la cortese attenzione.
Sto pianificando di tornare anche su Deviantart, sperando che gli impegni della vita di tutti i giorni non mi sommergano di nuovo o che i miei problemi di salute mi intralcino ancora.
Slender è stato dimenticato per molto, troppo tempo.
Per amore di questo personaggio, abbiatene cura.

Lux.
   
 
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