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Autore: LightingThief    07/01/2018    3 recensioni
L'annuncio del Torneo Tremaghi, che quell'anno si terrà ad Hogwarts, scuote particolarmente gli animi degli studenti e chiunque vuole partecipare per ottenere fama e gloria. Ma il Ministro della Magia Sengoku impone un'unica regola: solamente i ragazzi appartenenti al sesto ed al settimo anno potranno prendervi parte.
Così iniziano le avventure dei ragazzi, che dovranno affrontare un anno più difficile degli altri sia per via del torneo sia per la convivenza con gli studenti provenienti dalle altre scuole. Affronteranno il famoso Ballo del Ceppo e soprattutto dovranno risolvere enigmi e prove.
Ma chi verrà scelto dal Calice di fuoco?
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Questa è una ff Crossover con i personaggi di One Piece catapultati nel mondo di Harry Potter. Spero che l'idea possa piacere e che soprattutto diverta.
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ASL, Ciurma di Barbabianca, Famiglia Vinsmoke, Mugiwara, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1. Letter



I grandi occhi opale della giovane ragazza non facevano altro che leggere attentamente ciò che vi era scritto sulla lettera ricevuta qualche giorno prima. Le informazioni erano sempre le stesse, nulla di vecchio, nulla di nuovo. C’era la lista completa dei libri che ovviamente aveva preso a Diagon Alley, le solite raccomandazioni da parte del preside Barbabianca, accompagnate alle indicazioni generali su dove e quando prendere il treno per Hogwarts, e poi, infine, la frase che aveva davvero catturato l’attenzione di Bibi era stata solamente una:

Gli studenti sono inoltre invitati a portare con sé un abito da cerimonia!

Ed addirittura il tutto era stato sottolineato più e più volte, segno che doveva essere importante sul serio. Questo non aveva fatto altro che incrementare i dubbi di tutti. Era riuscita a ricevere un gufo da Rufy ed anche lui, come i suoi fratelli, si domandava a che cosa servisse. A casa sua le teorie erano state tante, anche perché non era di certo l’unica che doveva prendere un vestito elegante da portare con sé.
Il giorno in cui ricevettero tutti le lettere di corsa scesero a domandare a Kobra Nefertari di che cosa si trattasse, ma lui aveva riso divertito e si era limitato a dire che erano notizie riservate e per quanto lui sapesse tutto non poteva decisamente dir nulla. Questo aveva fatto roteare, quasi con disperazione, gli occhi della figlia mentre gli altri due ragazzi nascosero una risata divertita. Perché Bibi, in quella grande casa poco fuori Londra, non viveva da sola. Da quando aveva memoria era cresciuta sempre in compagnia di Koza e Pell, ed ovviamente lei non avrebbe mai potuto desiderare vita migliore.
Erano i figli di due colleghi del padre, il Direttore dell’ufficio dei Misteri, una carica importantissima al Ministero della Magia, oltre che ad essere uno dei giudici della Corte del Wizengamot. Conosceva i loro genitori da una vita intera e quando durante un attacco vennero uccisi non ebbe il cuore di lasciare che quei bambini andassero via in qualche orfanotrofio. Era stato più forte di lui. Bibi era ancora in fasce quando giunsero in casa Nefertari, ma questo fu il perfetto detonatore di una complicità che si era creata fra tutti e tre nel corso degli anni. Di certo quello più malandrino era stato Koza, che con quella faccia da schiaffi spingeva Bibi a combinare guai per la casa, mentre Pell, di certo più riflessivo e tranquillo, li controllava da lontano, assicurandosi che la piccola non si facesse male anche se era il primo a darle di santa ragione se solo era necessario.
Da sempre vivevano insieme e da sempre andava tutto bene, almeno fino a quando i due ricevettero la loro lettera per Hogwarts. Le ricordano sempre le lacrime che versò nel vedere il treno di Pell partire, perché lui fu il primo dei tre ad andare. Poi toccò a Koza, ed infine giunse anche il momento di Bibi.
Tutti e tre vennero assegnati alla casa di Grifondoro, anche se in anni differenti, ma a loro andava bene così.
Il forte tonfo della porta che si apriva e sbatteva contro il muro costrinse la ragazza a distogliere la propria attenzione dal baule pronto sul letto, con tutti i vestiti correttamente piegati, ed ovviamente anche l’abito da cerimonia conservato sotto tutto il resto. Era stato imbarazzante scegliere con suo padre un vestito, perché quei due non avrebbero dovuto vedere niente altrimenti l’avrebbero presa in giro, ma alla fine riuscirono a partorire qualcosa.
Sulla soglia della porta fece capolino Koza con un sorrisetto divertito e le braccia intrecciate all’altezza del petto. Gli occhiali gli scivolavano sul naso e la cicatrice, quella che si era procurato cadendo da una scopa, gli conferivano un aspetto decisamente sbarazzino.
«Allora, sei pronta? Oppure ne hai ancora per molto? Perché sai, così facendo rischiamo di perdere il treno!»  la punzecchiò lui prima d’addentrarsi nella grande stanza della ragazza e guardarsi intorno.
«Non preoccuparti, ho praticamente finito. Devo solo chiudere il baule, prendere Karl e poi sono finalmente pronta. Tu, piuttosto, tutto preso? Non starai dimenticando qualche libro solo per non studiare i primi giorni?» rispose la ragazza lanciandogli uno sguardo si sbieco mentre sistemava le ultime cose.
«Andiamo, giuro che l’anno scorso non l’ho fatto di proposito. Il professore Phoenix è stato ingiusto a togliermi tutti quei punti solo per—… »
«Come se quella fosse stata l’unica cosa
«Non farmi la paternale, Bibi! Anche perché tu sei tipo—… amica per la pelle con il fratello di quei due pazzi.»
A quelle parole Bibi annuì quasi con fare innocente, quando sapeva benissimo a chi Koza si riferisse. Era iniziato tutto il primo anno, quando conobbe Rufy, un ragazzo iperattivo, con l’aspirazione di diventare il migliore auror mai esistito e che si cacciava sempre nei guai. Da li, oltre che compagni di classe e di banco durante trasfigurazione, erano diventati amici, si spalleggiavano a vicenda insieme ad un intero gruppo di compagni. Ma coloro che movimentavano davvero le cose, anche quando non c’era bisogno, erano i fratelli di Rufy, per il quale il ragazzo stravedeva.
«Andiamo, non sono davvero dei delinquenti.» protestò lei avvicinandosi alla scrivania ed andando a prendere il pulcino che si era addormentato vicino la propria borsa.
«Li rinchiuderanno ad Azkaban non appena metteranno piede fuori da Hogwarts, ne sono sicuro.»
«Sono due geni
«Del male. Com’era tranquilla la sala comune quando non c’erano quei due a far casino—…» ed allora Koza sospirò profondamente, lasciando cadere il discorso perché non importava cosa avrebbe detto, Bibi non sarebbe mai andata contro i suoi amici.
Questa era una regola sacra ed ormai tutti ne erano a conoscenza.
Ovviamente il resto del tempo lo passò sistemando ciò che le mancava e solamente una volta soddisfatta, e libera da Koza e dalle sue parole, s’avviò trascinandosi con difficoltà il baule che avrebbe dovuto portare con sé. Magari aveva esagerato con i vestiti, ma quell’anno sperava di andare ad Hogsmade più spesso di quanto aveva fatto l’anno precedente.
Fra la borsa a tracolla piena di libri, Karl che spuntava dalla tasca della propria mantella scura, ed il grande peso del baule, la ragazza rischiò letteralmente di far cadere tutte cose giù dalle scale.
Fu quasi un miracolo che una figura alle sue spalle l’aiuto a sorreggere il peso del baule.
«Vedo che come sempre sei riuscita a portare poche cose.»
Nel sentire quella voce la ragazza dai capelli turchesi si voltò in direzione di Pell, al quale rivolse un sorriso decisamente divertito e forse anche un po' imbarazzato.
«Giuro che non ho esagerato—… anche se non sembra.»
«Non preoccuparti, lascia fare a me.»
E con tono gentile il biondino si limitò a spostarsi di lato aiutandola a portarsi dietro quell’enorme carico. Era sempre così gentile con lei, almeno fino a quando non si ritrovavano sul campo da Quidditch, perché Pell erano già due anni che riceveva la spilletta come Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro. Non solo era il perfetto capitano ma era anche il suo capitano, infatti nonostante le prediche continue Bibi era riuscita ad entrare nella squadra l’anno precedente.
Insomma Pell sul Quidditch non scherzava quasi mai e non era raro vederli allenarsi e scherzare nel giardino esterno.
Ad attendere tutti quanti al piano di sotto, esattamente accanto al portone d’ingresso, vi era Kobra Nefertari, avvolto in quel suo consueto abito elegante, mentre s’appoggiava al proprio bastone. Bibi era certa che suo padre aveva qualche impegno lavorativo e che lo stava saltando semplicemente per accompagnare loro tre alla stazione di Londra.
Di questo gliene era così grata.
«Allora, i miei ragazzi sono tutti pronti?» domandò dando una pacca sulla spalla a Pell che stava sollevando il pesante baule di di Bibi per metterlo insieme a tutti gli altri.
«Ovvio, anche se Bibi ha cercato di portarsi dietro l’impossibile.» ci tenne a precisare Koza, che si beccò in pieno una gomitata sul ventre.
«Oh, è una ragazza, mi sembra giusto che abbia più vestiti di voi—… anche se certe volte lei tende proprio ad esagerare.»
Quella frase del padre la fece arrossire ed allora si ritrovò a guardare verso il basso, cercando di coprir il viso con i capelli lasciati sciolti.
«Papà—…» mormorò Bibi , ma in quel caso non poteva colpirlo o anche schiantarlo.
Quello era suo padre, purtroppo.
«Sto scherzando, tesoro mio, stai tranquilla.» continuò Kobra prima di dare una pacca sulla spalla a Pell, che si era fermato al suo fianco. «Quest’anno, ragazzi, vi divertirete da morire. Avrei tanto voluto che fosse capitato ai miei tempi. Per Merlino, quanto sarebbe stato bello.»
A quelle parole i tre ragazzi si lanciarono una rapida e confusa occhiata, prima di puntare tutti e tre gli occhi in direzione di Kobra, che invece se la rideva senza spiegare alcun dettaglio interessante.
«Si può sapere di che si tratta?» con tono gentile, come sempre, Pell si rivolse al mago più anziano, che in risposta gli rivolse un occhiolino.
«Lo saprete questa sera quando arriverete a scuola.»
E con quelle parole li liquidò tutti e tre, lasciandoli come sempre nel dubbio più assoluto. Ci avevano provato in ogni modo a farlo parlare, ma niente, il mago non aveva accennato minimamente a voler riferire qualcosa. Era però chiaro a tutti quanti che quell’anno il Ministero della Magia era artefice di qualcosa di grosso, ma era giusto che non ci fosse una fuga di notizie, anche perché loro stessi avrebbero parlato con i propri amici e compagni.
Dopo l’ennesimo sguardo convinto che i ragazzi si scambiarono finalmente si decisero ad uscire, abbandonando la dimora che li aveva ospitati per tutta l’estate.
Bibi era elettrizzata come non mai all’idea del suo quarto anno ad Hogwarts, c’erano troppe cose che le erano mancate durante l’estate. Ma nessuno poteva sapere che cosa li avrebbe attesi una volta giunti a destinazione.
Nessuno eccezione fatta di suo padre ed il resto del Ministero.

Nei pressi del Binario 9 e 3/4

L’orologio ticchettava e scandiva perfettamente il tempo. Ma Ace era seriamente convinto che quell’orologio fosse rotto. Insomma, cinque minuti prima erano le nove e mezza di mattina e cinque minuti dopo erano quasi le dodici?! Andiamo, non poteva essere vero, anche se a detta di Sabo lui si era addormentato durante il tragitto con Dragon. Quell’anno, come sempre il vecchio Garp aveva da fare al Ministero, così erano stati letteralmente costretti a chiedere un passaggio a Sabo ed a suo padre, che ovviamente accettarono. Non che quella fosse una cosa strana, anzi, sarebbe stato strano se loro tre non fossero giunti insieme. Lui, Sabo e Rufy vivevano insieme da anni. Era sempre stata la regola. Passavano intere nottate a fare lotte con i cuscini o fingere di essere dei grandi auror o addirittura a giocare con le scope. Insomma dovevano allenarsi per spaccare ancora una volta i Serpeverde e la squadra di quei montati dei Vinsmoke. E poi il quidditch era fantastico, nessuno poteva resistere al fascino che aveva il volare liberi in cielo.
A causa di un forte urlo si voltò e vide chiaramente la scena di Rufy intento a gridare ad un bambino, probabilmente babbano, di levarsi dai piedi. Sabo, davanti a tutti loro, era quello che correva più veloce spingendo il proprio carrello verso il binario nove e tre quarti.
«Andiamo, volete sbrigarvi voi due? Rischiamo di perdere il treno.
» urlò Sabo lanciandogli uno sguardo di sbieco.
«Come se non succedesse ogni anno. E’ Rufy quello lento, lo vedi? Litiga con altri bambini!» ed Ace additò il fratello minore mentre continuava a correre.
Tecnicamente lui e Rufy non erano fratelli, ma insieme a Sabo si consideravano tali. Avevano fatto un patto quando erano piccoli bevendo del buon whiskey incendiario rubato al vecchio Garp, ed allora si erano ufficialmente proclamati fratelli. Poi Garp li inseguì urlando ed agitando la bacchetta per immobilizzarli e riempirli di botte o forse anche schiantarli, ma quelli erano dettagli decisamente insignificanti.
«Rufy, smettila di litigare, potremmo iniziare a fare risse una volta sul treno.» il moro, ovviamente, cercò di rendere più allettante l’idea di arrivare in tempo al punto di ritrovo, e quelle parole ebbero l’effetto sperato.
«Giustooo! Sbrigatevi voi due!» urlò il minore dei tre sorpassando entrambi con il carrello ed il baule.
Ovviamente non si accorse di aver perso un paio di libri che raccolsero Ace e Sabo al volo, ma almeno in quel modo riuscirono ad arrivare precisamente davanti alla barriera.
Quella era la parte più divertente, perché sembravano davvero che stessero per schiantarsi contro un muro, ed invece lo attraversavano.
Ace amava la magia anche per questo motivo. Era tutto così incredibile che sembrava non esser vero, eppure la magia esisteva sul serio. Lui era un mago e non vedeva l’ora di tornare a scuola.
Una volta oltrepassata la barriera tutti e tre i fratelli sorrisero all’unisono, perché il vociare di gente, il fischiare del treno e la grande quantità di persone rendevano quel posto unico al mondo. Era semplicemente una stazione, ma quel treno li avrebbe condotti a casa. Lungo la strada si scambiò un ghigno divertito con Sabo, anche perché entrambi avevano messo in valigia l’impossibile. Insomma magari il biondo era più controllato, ma lui non aveva badato a spese e quel giorno a Diagon Alley. Piuttosto che comprare la divisa nuova, tanto quella vecchia era perfetta eccezione fatta per due buchi sul maglione, aveva preferito spendere galeoni nel negozio di scherzi. Insomma non era Zonko, ma andava bene.
Quell’anno sarebbe stato memorabile, ne era certo.
«Allora, vogliamo andare a cercare gli altri?» gli sussurrò Sabo indicando uno degli scompartimenti più affollati.
Ecco che finalmente arrivavano loro tre a movimentare le cose.

   
 
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