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Autore: Notteinfinita    08/01/2018    5 recensioni
Chat Noir fa una piccola richiesta a Ladybug ma...
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«Ok, tu nasconditi qui, io cercherò un altro posto.» propose Chat Noir.
«Non c'è tempo!» gli fece presente Ladybug, sentendo entrambi i Miraculous emettere l'ultimo segnale di avviso, quindi afferrò Chat Noir per il campanello e lo trascinò nel ripostiglio insieme a lei.
Aveva appena chiuso la porta alle proprie spalle, lasciando entrambi completamente al buio, quando le loro trasformazioni ebbero termine.
Accecati dal bagliore della ritrasformazione entrambi strizzarono gli occhi per poi riaprirli incapaci di distinguere alcunché nell'oscurità.
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NB: Cronologicamente la ff è da collocare all'inizio della seconda stagione, prima dell'episodio 8, Il Gufo Nero.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo il mio nome


«Ciao ciao farfallina!» disse Ladybug, salutando l'Akuma ormai purificata.

«Ben fatto!» esclamò Chat Noir battendo il pugno contro il suo. «Forse ci converrebbe prendere residenza qui al Gran Paris, visto il quantitativo di Akuma che abbiamo combattuto tra queste mura se rimanessimo qui ci troveremmo già sul posto al momento del prossimo attacco.» commentò seguendo la sua collega giù per le scale che portavano alla terrazza.

Ladybug ridacchiò divertita, in effetti stavolta quel gattino aveva proprio ragione, continuando di quel passo sarebbero diventati degli ospiti fissi. D'altronde non era certo colpa loro se Chloè mandava fuori dai gangheri qualcuno dello staff un giorno si e l'altro pure portandoli a venire akumizzati da Papillon.

Il pressante suono dei loro Miraculous che li avvertivano dell'imminente ritrasformazione mise fine alle risate.

«Dobbiamo cercare un posto dove trasformarci, abbiamo meno di due minuti!» esclamò Ladybug, in ansia.

Scesi gli ultimi gradini si ritrovarono nel corridoio dell'ultimo piano su cui si aprivano solo tre porte.

Ladybug corse verso quella alla sua destra mentre Chat Noir scelse quella sulla sinistra.

Nonostante diversi tentativi entrambe rimanevano ostinatamente chiuse.

«Cosa facciamo?» chiese Chat Noir.

«Rimane la terza porta.» ricordò lui Ladybug correndo in quella direzione.

Appena l'ebbe raggiunta afferrò la maniglia scoprendo, con sollievo, che cedeva al suo tocco.

«È un ripostiglio.» constatò, appena ebbe aperto la porta.

«Ok, tu nasconditi qui, io cercherò un altro posto.» propose Chat Noir.

«Non c'è tempo!» gli fece presente Ladybug, sentendo entrambi i Miraculous emettere l'ultimo segnale di avviso, quindi afferrò Chat Noir per il campanello e lo trascinò nel ripostiglio insieme a lei.

Aveva appena chiuso la porta alle proprie spalle, lasciando entrambi completamente al buio, quando le loro trasformazioni ebbero termine.

Accecati dal bagliore della ritrasformazione entrambi strizzarono gli occhi per poi riaprirli incapaci di distinguere alcunché nell'oscurità.

«Wow, non credevo sarebbe mai successo!» esclamò Adrien, ridacchiando in preda all'agitazione.

«Cosa?» chiese Marinette, intenta a riflettere sul modo migliore per uscire da quella situazione.

«Che un giorno mi sarei trovato di fronte a te senza le nostre maschere; è un vero peccato che non possa vederti.»

«Chat lo sai che...»

«Si, lo so, lo so. Conoscere le nostre vere identità è pericolo. Però sognare non costa nulla.»

Marinette scosse la testa, sospirando. Anche in una situazione come quella il suo partner non riusciva a comportarsi seriamente.

«Parlando di faccende leggermente più serie, adesso faremo ricaricare i nostri kwami poi ci ritrasformeremo e usciremo da qui.» spiegò Marinette, sedendosi a terra.

«C'è un problema, con me non ho nulla da mangiare.» rispose Adrien, sedendosi a sua volta.

«Sei il solito zuccone!» protestò Plagg

«Se tu mangiassi qualcosa di più profumato del Camembert non sarei costretto a portalo chiuso in un contenitore ermetico all'interno della mia tracolla.» puntualizzò Adrien.

«Tikki, nella mia borsetta ci sono due biscotti al cioccolato, puoi darne uno al Kwami di Chat Noir. Riesci a raggiungerla?» chiese Marinette.

«Grazie, sei gentilissima!» esclamò Plagg, facendo quasi le fusa. «Comunque se permetti ci penso io, sono pur sempre il Kwami del gatto nero, vedo perfettamente al buio.»

«Vuoi dire che adesso tu la stai vedendo? Oh Plagg descrivimela!» chiese Adrien, galvanizzato.

«Oh se sapessi!» esclamò l'esserino godendosi la faccia emozionata del suo portatore e quella terrorizzata di Marinette.

«Plagg, non osare...» ringhiò Tikki, lanciandogli uno sguardo niente affatto rassicurante certa che lui la stesse osservando. «Pensa a prendere i biscotti.»

«Mi dispiace amico, ne va della mia vita, non posso dirti nulla.» affermò Plagg, scorgendo il volto minaccioso della sua collega.

A quelle parole Marinette trasse un sospiro di sollievo anche se sapere che il Kwami del suo partner aveva scoperto la sua vera identità la metteva un po' in agitazione.

Raggiunta la borsa di Marinette, Plagg prese i due biscotti e, guidando Tikki per una zampina la condusse fino ad uno scaffale su cui la fece sedere prima di porgerle uno dei biscotti.

«Qualche secondo di pazienza e saremo fuori da qui.» li rassicurò Tikki prima di iniziare ad addentare il dolce.

«Ladybug, io mi chiedevo, ecco...» bofonchiò Adrien, anche se erano al buio e lei non poteva vederlo l'assenza della maschera lo portava a perdere quella sfrontatezza tipica dell'eroe parigino.

«Che ti succede Chat Noir, il gatto ti ha mangiato la lingua?» scherzò Marinette, sorpresa da quel suo lato timido.

«Al momento non sono Chat Noir ma solo me stesso; è un po' diverso senza maschera.» spiegò lui sentendosi arrossire.

«Bé, si, in effetti.» concesse lei; lui non poteva certo sapere di aver già interagito con lei nella sua versione civile quando avevano combattuto le Dessinateur. «Comunque, cosa volevi chiedermi?»

«So che non possiamo conoscere le nostre reciproche identità e lo accetto, anche se mi dispiace.» iniziò Adrien sentendo la gola secca. «Però dubito che ci ricapiterà mai l'occasione di ritrovarci così, faccia a faccia, nelle nostre vesti civili quindi mi chiedevo se potessi farmi un piccolo favore.»

«Di cosa parli, Chat?» chiese Marinette, innervosendosi. Non capiva dove il suo partner volesse arrivare e la cosa non le piaceva.

«Vorrei sentirti pronunciare il mio nome.» disse tutto d'un fiato.

«Chat sai che...» cercò di protestare lei.

«Solo il mio nome, nulla di più. Ho un nome molto comune, chissà quante persone conosci che lo portano, conoscerlo non metterà in pericolo le nostre identità.» la supplicò Adrien.

«Non so se è il caso.» protestò Marinette, incerta.

«Ti prego, fammi questo regalo.» sussurrò Adrien, cercando e trovando nel buio la mano di lei.

Sentire la stretta di quella mano fredda nella sua la fece trasalire.

Lei era abituata al solito Chat, sbruffone e cascamorto ma improvvisamente si rese conto che sotto quella maschera c'era un ragazzo ben più timido con delle emozioni vere e, temeva, sinceramente innamorato di lei.

«Per una volta vorrei sentirti chiamare il mio nome; Adrien.» supplicò lui, rafforzando leggermente la stretta sulla sua mano.

Marinette sgranò gli occhi.

Era impossibile che il vero nome di Chat Noir fosse proprio Adrien.

Certo, come lui aveva detto, era un nome comune ma quante probabilità c'erano che a Parigi ci fossero due ragazzi, entrambi di nome Adrien, entrambi biondi e con splendidi occhi verdi?

Marinette avvertì il respiro mozzarlesi in gola ed il cuore iniziare a battere ad un ritmo sfrenato.

Era solo una coincidenza, uno stupido scherzo del destino che si divertiva a prendersi gioco di lei.

«Solo per una volta.» la pregò ancora, portando l'altra mano su quella di lei per racchiuderla tra le sue.

Nonostante si dicesse che lui non era il suo Adrien non poteva fare a meno di sentirsi tremare fin nel profondo.

«A-a-adrien.» bisbigliò senza riuscire ad impedire alla sua voce di tremare.

«Marinette!?» esclamò Adrien, stupito.

Solo una persona balbettava il suo nome in quel modo, la dolce, timida Marinette, la sua compagna di classe dai buffi codini neri e dai profondi occhi blu.

Adrien si diede dello stupido.

Come era possibile che non l'avesse riconosciuta?

Certo, in sua presenza era spesso timida e impacciata ma la determinazione e il coraggio che mostrava nell'affrontare i pericoli e i cattivi era esattamente la stessa.

Sentendosi chiamare per nome, Marinette tentò di ritrarsi ma Adrien rafforzò la stretta sulla mano di lei.

«Perché mi hai chiamato Marinette? Chi è?» chiese, tentando di confonderlo ma riuscendo solo, con l'incertezza nella sua voce, a confermare la sua deduzione.

«Solo una persona balbetta il mio nome in quel modo, la mia compagna di classe Marinette. La mia dolcissima Marinette.» disse, portando una mano alla guancia di lei.

Marinette lo spinse via stringendo forte gli occhi per evitare alle lacrime di uscire.

Quello era davvero lo scherzo più crudele che il fato potesse riservarle.

Era la rivale di se stessa.

«A te piace Ladybug, il mio alter ego, non la vera me. Non come me che sono innamorata del vero te, di Adrien.»

Una risata amara sgorgò dalle labbra del ragazzo.

«Ma nemmeno l'Adrien che vedi a scuola e sui cartelloni è il vero Adrien, non del tutto almeno. Lì sono quello che mio padre vuole che io sia e sono costretto a tenere a freno la mia parte più spontanea che invece viene fuori quando indosso la maschera di Chat Noir!» sbottò Adrien, esasperato. «Ma tu hai detto di amarmi, ho capito bene?» chiese subito dopo, quasi rendendosi conto solo in quel momento di ciò che la ragazza aveva detto.

«Se ciò che hai appena detto è vero anch'io mi sono innamorata di un'illusione, di qualcuno che non esiste realmente.» mormorò Marinette, amaramente.

«Marinette, perché non capisci?» chiese Adrien avvicinandosi nuovamente e lei e prendendole le mani tra le sue. «Io sono Adrien ma sono anche Chat Noir e allo stesso modo tu sei Marinette ma sei anche Ladybug. Siamo due facce della stessa medaglia ma siamo la stessa persona ed entrambe le mie identità sono innamorate di te.»

«Anche se fosse come tu dici sarebbe troppo pericolo per noi stare insieme, Papillon potrebbe sfruttare i nostri sentimenti per piegarci al suo potere.»

«Hai ragione.» ammise Adrien, mentre Marinette sentiva il cuore sprofondarle nello stomaco. «Sarebbe pericolo per Chat Noir e Ladybug perché li renderebbe vulnerabili ma niente può impedire ad Adrien e Marinette di stare insieme.»

«Vallo a dire a Chloé...» fece presente Marinette, ridacchiando suo malgrado mentre sentiva una timida speranza farsi strada nel suo cuore.

Un rumore di passi sulle scale li distrasse dai loro discorsi.

«Forse sarebbe meglio andare via da qui.» propose Tikki.

«Anche perché con tutte le vostre smancerie mi avete fatto andare il biscotto di traverso.» li rimproverò Plagg, facendoli arrossire.

«Plagg, trasformami!»

«Tikki, trasformami!» gridarono all'unisono.

Appena rivestiti i panni da supereroi i due uscirono dallo sgabuzzino, ben attenti a non farsi vedere da nessuno.

Giunti nuovamente sul terrazzo si prepararono ad andare via.

«Ti prego Ma-Mylady, non fuggire, vieni con me.» chiese Chat Noir, titubante.

«Dove?»

«Vedrai.» rispose solamente lui prima di lanciarsi giù dal terrazzo dell'albergo.

Pur sentendo le gambe leggermente molli, Ladybug fece come lui le chiedeva.

Poco dopo entrambi atterrarono nei pressi di un piccolo parco.

«Andiamo.» disse, prendendola per mano e guidandola verso l'angolo giochi.

Ladybug lo seguì tremante. Sentiva le guance in fiamme, non riusciva a non pensare che quello che le stava tenendo la mano era Adrien.

Il ragazzo la guidò fino alla casetta del parco giochi e la invitò ad entrare.

«Qui potremo ritrasformarci. È notte, nessuno ci vedrà.»

Incapace di resistere alla supplica insita nella sua voce, Ladybug fece come lui le chiedeva.

Finito di ritrasformarsi rimase ferma, ad occhi bassi.

«Plagg, Tikki potete rimanere qui qualche minuto?» chiese Adrien, prendendo poi la mano di Marinette e portandola al centro del parco.

«Questo è il parco dove mia madre mi portava a giocare da piccolo.» spiegò Adrien accarezzando con lo sguardo ciò che lo circondava. «Ho sempre pensato che avrei portato qui la mia ragazza per il nostro primo appuntamento.»

«Ragazza?» chiese Marinette, arrossendo.

«Si, Marinette, non vuoi essere la mia ragazza?»

«Ma io e Ladybug...»

«La maschera ci priva delle nostre inibizioni, è vero ma siamo pur sempre noi. Quando Alya aveva dato la notizia che Chloè era Ladybug mi sono sentito morire, non potevo essere innamorato di una come lei. Ma quando poco fa ho capito che sotto la maschera c'eri tu mi sono sentito al settimo cielo.» confessò, prendendole il viso tra le mani. «Marinette.» sussurrò, accarezzandole piano le guance.

Marinette non riusciva a parlare le sembrava impossibile essere lì tra le braccia di Adrien che attendeva solo il suo consenso per baciarla.

Tremando, portò le mani al suo petto stringendo i lembi della camicia tra le mani e accennando un sorriso.

Quel piccolo incoraggiamento fu più che sufficiente, prima che Marinette potesse rendersene conto Adrien si era chinato su di lei e l'aveva baciata.

Mentre rispondeva al bacio sentiva mille farfalle nello stomaco e la testa farsi leggera.

Le sembrava impossibile che stesse accadendo davvero.

«Ti amo insettina.» le sussurrò a fior di labbra, esibendosi in un'espressione ammiccante degna del suo alter ego.

In quel momento Marinette si trovò a sorridere, era come diceva lui. Lei era sia Marinette che Ladybug così come lui era sia Adrien che Chat Noir e lei li amava entrambi.

«Taci gattino!» intimò ridacchiando e buttandogli le braccia la collo prima di tappagli la bocca con un altro bacio.

«Altro che qualche minuto, quei due si sono dimenticati di noi.» protestò Plagg, sbirciando la scena dalla finestra della casa delle giostre.

«Lasciali tranquilli.» lo rimbrottò Tikki, sospirando e poggiando la testina sulla spalla di lui con aria sognante. «Meritano la felicità.»



  
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