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Autore: itsAlisAgron    08/01/2018    2 recensioni
Entrambe nascondevano un segreto che pochi conoscevano, ma che molti apprezzavano. Non di rado ricevevano sgradevoli appellativi e se questi provenivano dalla bocca di un cliente, allora erano pronte a raddoppiare la tariffa: erano delle signorine, insomma, quelle poco vestite che si appostano sui marciapiedi di notte, come ragni in attesa di vittime da intrappolare nelle loro ragnatele, come vampiri assetati pronti a succhiare via tutto il sangue che hai in corpo. Ma possedevano un segreto nel segreto, ben più profondo, che nascondevano da anni e di cui nessuno era a conoscenza. Infanzie difficile e falsi pregiudizi le avevano portate a ciò che erano diventate, non erano mai riuscite a farsi strada tra la folla e se il mondo aveva deciso di essere crudele, loro lo sarebbero state ancor di più.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Santana
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Premessa
Salve cari lettori e benvenuti nella mia nuova fanfiction!
Dopo anni di assenza da EFP, ho deciso di tornare ripubblicando una delle storie di cui più vado fiera. E' un crossover tra Glee e il famoso film "Pretty Woman", con Richard Gere e Julia Roberts. I personaggi principali sono quattro: Quinn, Santana, Sam e Brittany, le coppie ovviamente sono Brittana e Fabrevans. Per quanto riguarda la trama, Quinn e Santana si sono trasferite insieme dopo il liceo e, a causa di un passato difficile, si ritrovano a condividere lo stesso segreto, mentre Sam e Brittany appariranno in un secondo momento. Curiosi? Non vi do alcuna anticipazione e vi lascio alla lettura, spero sia di vostro gradimento! Enjoy xx
Alis




 
Pretty women, walking down the street

 


Cap 1 - Secrets


Tutti si voltavano a guardarla quando camminava lei, Quinn Lucy Fabray, la biondina dal corpo esile e slanciato, con un viso, solo apparentemente, da angelo; era nota a tutti come "la figlia-modello dell'avvocato Fabray", una ragazza educata e gentile, che in ogni occasione manteneva un aspetto impeccabile ed un comportamento ammirevole. Tali dicerie nei suoi riguardi non erano altro che frutto di una maschera che Quinn fu obbligata a costruire giorno dopo giorno, così da poter mantenere, solo alle apparenze, la fama della famiglia in cui, purtroppo, non aveva scelto di nascere. Col passare degli anni il peso del ceto a cui apparteneva e il cognome che portava cominciò a manifestarsi sotto forma di conseguenze, non sempre positive. L'adolescenza fu il fulcro di tali ripercussioni negative: aveva amato, tradito, si era pentita, aveva perso persone a lei care, aveva cambiato stile più volte e stravolto i suoi atteggiamenti; per non parlare della gravidanza e dell'incidente stradale, il quale l'aveva inchiodata per mesi su una sedia a rotelle, argomenti che erano stati sulla bocca di tutti i cittadini di Lima per mesi. Eppure, la famosa "Lucy Caboosey" si presentava sempre con un largo sorriso stampato sulle labbra e tutti continuavano ad ammirarla per questo, cosa che faceva spesso roteare gli occhi alla migliore amica: Santana "Diabla" Lopez, la mora dagli occhi neri come il carbone, in contrasto con quelli verdissimi della bionda. Santana non sosteneva le apparenze dietro le quali si celava il vero carattere di Quinn e ne aveva più volte manifestato il dissenso, nonché il disprezzo. La conosceva meglio di chiunque altro ed era perfettamente consapevole del fatto che, in realtà, non era affatto perfetta come voleva far credere, al contrario di lei, la latina senza peli sulla lingua, sempre pronta a spiattellare la verità in faccia, anche quando non era richiesto il suo intervento. I numerosi pregiudizi sulla sua omosessualità l'avevano condotta ad assumere un atteggiamento piuttosto scontroso e prevenuto con chiunque le capitasse sotto il naso. Nonostante le innumerevoli diversità, Quinn e Santana erano le uniche in grado di capirsi e ad accettarsi a vicenda; fu per tale motivo che decisero di fuggire via dal loro passato ed iniziare una nuova vita.
Entrambe nascondevano un segreto che pochi conoscevano, ma che molti apprezzavano. Non di rado ricevevano sgradevoli appellativi e se questi provenivano dalla bocca di un cliente, allora erano pronte a raddoppiare la tariffa: erano delle signorine, insomma, quelle poco vestite che si appostano sui marciapiedi di notte, come ragni in attesa di vittime da intrappolare nelle loro ragnatele, come vampiri assetati pronti a succhiare via tutto il sangue che hai in corpo. Ma possedevano un segreto nel segreto, ben più profondo, che nascondevano da anni e di cui nessuno era a conoscenza. Infanzie difficile e falsi pregiudizi le avevano portate a ciò che erano diventate, non erano mai riuscite a farsi strada tra la folla e se il mondo aveva deciso di essere crudele, loro lo sarebbero state ancor di più.


New Orleans, Ottobre 2016, 23.30
Il rumore dei tacchi color rosso fuoco riecheggiava nella strada buia e deserta, le pupille si spostavano velocemente prima verso la strada poi verso il marciapiede; ogni tanto si voltava per dare uno sguardo fugace alle sue spalle e poi si rigirava di scatto, accelerando il passo e rischiando di inciampare. Percepiva il battito del suo cuore aumentare sempre di più, riusciva a sentirlo con le proprie orecchie, le sembrava che le stesse uscendo fuori dal petto, così vi poggiò una mano sopra e gettò un altro veloce sguardo dietro di sé. Il freddo le stava penetrando le ossa, ma l'abbigliamento era parte del mestiere: le calze erano a rete e i pantaloncini a jeans coprivano a malapena i glutei; riusciva a riscaldarsi leggermente con la giacca di pelle sopra ad un top che lasciava intravedere l'ombelico, a livello del quale erano i lunghi capelli, lisci e rossi. Si strinse nella giacca e dopo circa cinque minuti girò l'angolo. Scorse una figura in lontananza, emettendo un sospiro di sollievo dopo averla riconosciuta. L'altra si voltò a guardarla e sorrise, sentendo il rumore dei tacchi in lontananza. Avvicinandosi di più, riuscì ad inquadrarla meglio: i capelli chiarissimi e mossi erano sciolti sul petto, indossava un vestito succinto ed un paio di stivali alti fino alle ginocchia. Il trucco eccessivo completava l'opera: rossetto rosso, ombretto scuro e mascara in abbondanza facevano tutti parte del loro "travestimento" notturno.

La rossa si avvicinò all'amica e allargò le braccia per invitarla in un abbraccio, ma quella scoppiò a ridere senza freno per qualche minuto abbondante a tal punto che le scapparono due lacrime, facendo attenzione a non rovinare il trucco mentre le asciugava.
«Che hai da ridere, eh, San?» sbottò Quinn, con le braccia conserte ed un'espressione contrariata sul volto.
«Che diavolo ti sei messa sulla testa?» ribatté l'amica, emettendo ancora qualche risolino.
Quinn si sistemò i capelli con la mano e mise il broncio all'amica. «E' stata la prima cosa che ho trovato, ero in ritardo! Non che tu sia granché meglio con quel biondo platino» disse poi quasi urlando, con un tono misto tra l'offeso e il pungente.
Santana fece svolazzare la bionda chioma con un'espressione soddisfatta, esclamando «Non sono d'accordo con te!».
Quinn alzò gli occhi al cielo, ma non riuscì a trattenere un sorriso. Rimasero un quarto d'ora a chiacchierare sul ciglio del marciapiede, si trovavano giusto all'inizio della statale e la zona era completamente deserta. Ogni tanto passavano un paio di automobili, si sentivano addosso gli sguardi indiscreti delle persone che le guidavano ed abbassavano la testa o la giravano per non farsi vedere in volto. Ogni tanto da quelle auto volavano frasi ed espressioni per niente gradevole, ma le due ragazze oramai ci avevano fatto l'abitudine.

L’interminabile attesa venne interrotta dall’avvicinamento di un’automobile dall’aspetto usurato e mal ridotto, la quale si accostò proprio davanti a loro. Il finestrino si abbassò e scorsero una ragazza sul posto del guidatore: piercing al naso, tatuaggi sulle braccia e metà testa rasata. Aveva le mani ben salde sul volante, con i suoi guanti bucati, masticava una chewingum con la bocca aperta, in maniera alquanto rozza; allungò il collo e si sporse dal finestrino, sorridendo alla vista delle due ragazze, che invece, dal canto loro, erano tutt'altro che contente all'idea di dover anche solo condividere l'aria con quella persona.
«Desidera?» chiese Santana alla ragazza, alzando un sopracciglio con sguardo disgustato.
«Beh, tornavo a casa da una serata piuttosto movimentata, ma non voglio rimanere da sola» rispose, squadrando le due ragazze dalla testa ai piedi «non è che una delle due potrebbe farmi compagnia per stanotte?»
Santana e Quinn si scambiarono un'occhiata complice, dopodichè rivolsero l'attenzione verso la ragazza.
«Santana, questa è per te» sussurrò Quinn all'orecchio dell'amica, la quale roteò gli occhi e si avvicinò all'automobile, sbuffando.
«Quanto prendete?» chiese la ragazza, poggiando il braccio sul finestrino.
«Dipende» rispose, fredda, Quinn, incamminandosi a sua volta verso l'auto e fiancheggiando Santana.
«Da cosa?» domandò di nuovo, impaziente, l'altra, socchiudendo gli occhi e poggiando il mento sul palmo della mano.
Santana e Quinn si lanciarono un altro sguardo di approvazione. «Innanzitutto, hai del vino?» le chiese Santana, incrociando le braccia sul petto.
«Ma dico, mi hai vista?» sbottò la ragazza, puntandosi col suo stesso dito; Santana emise una smorfia di disgusto.
«E' un sì? Muoviti, perché non abbiamo tempo da perdere» ringhiò Quinn, poggiandosi sul palo che aveva accanto.
«Ho abbastanza vino da soddisfare un intero esercito, vi basta?» rispose l'altra, gesticolando con le mani.
Santana e Quinn si guardarono per l'ennesima volta e annuirono. «Il tuo nome, dolcezza?» chiese Santana, poggiandosi sul finestrino con fare sensuale, il che fece ridacchiare Quinn.
La ragazza deglutì. «Amy» sibilò, poi, mordendosi il labbro.
«Bene, Amy» disse Santana, quasi sussurrando e girandosi verso Quinn, che le mostrò il pollice in su «Ci sarà da divertirsi stanotte».
Detto questo, Santana girò intorno alla macchina, con gli occhi di Amy puntati addosso, aprì lo sportello e si sedette sul lato del passeggero, accavallando le gambe e mostrando un sorriso malizioso alla ragazza.
«Se non vuoi rimanere da sola, puoi fare anche tu un salto a casa mia» disse, poi, Amy, rivolgendosi a Quinn, che la fulminò con lo sguardo. «No, sto bene così, grazie» rispose la ragazza, mostrandole un finto sorriso.
«Come vuoi...» esclamò quest'ultima, dopodiché azionò il motore dell'auto.
Santana salutò Quinn con un cenno della mano. «Mi raccomando!» mimò Quinn all'amica, che le strizzò l'occhio.
L'automobile partì verso la strada statale e scomparì dopo qualche secondo; Quinn sbuffò, stringendosi nella giacca per il freddo e poggiandosi nuovamente al palo. Rimase lì per circa dieci minuti, pensava a Santana, ma non era preoccupata per lei; l'amica era molto più brava di lei nell'ingannare le persone e sapeva che se la sarebbe cavata alla grande. D'altronde questa situazione durava da mesi e nemmeno una volta avevano fallito nel loro intento. Senza neanche accorgersene, viaggiò con la mente ad un anno prima, all'inizio di tutto.

New Orleans, Novembre 2015
«Ti piace la nostra nuova casa?»
Quinn era distesa sul letto, avvolta in un asciugamano e con i capelli ancora bagnati, stava sfogliando una rivista ed ogni tanto strappava qualche sezione che le interessava. La testa di Santana sbucò dalla porta del bagno, con la bocca impastata di dentifricio e lo spazzolino in mano, cercò di borbottare qualcosa. L'amica rise e continuò «So che non il massimo, ma come inizio non c'è male, no?»
Quinn posò la rivista sul comodino ed accese la televisione, cominciando a far scorrere i canali. Dopo qualche secondo Santana uscì dal bagno ancora indossando l'intimo e si tuffò sul letto accanto all'amica, facendola sobbalzare.
«Adoro questa casa» le confessò, rispondendo alla precedente domanda «Quello che importa è che adesso siamo insieme, pronte a ricominciare da capo» disse con un tono malinconico, prendendo la mano di Quinn e stringendola fra le sue.
Per qualche secondo rimasero in silenzio, le voci provenienti dalle televisioni erano le uniche a celare l'aria di imbarazzo. Quinn guardò le dita intrecciate e sorrise, poi strinse l'amica in un lungo abbraccio. Quando si staccarono, Santana stampò un bacio sulle labbra di Quinn, la quale, colta di sorpresa, rimase a guardarla per qualche secondo senza sapere cosa dire, poi accennò un leggero sorriso all'angolo della bocca, abbassando lo sguardo. Santana le alzò al viso e la baciò nuovamente, stavolta premendo le labbra sulle sue e fece scivolare la mano sulla coscia di Quinn, scostando l'accappatoio. Quest'ultima si tirò indietro, sentendosi a disagio, e respinse leggermente l'amica con le dita, sugli occhi aveva uno sguardo infastidito, ma dispiaciuto allo stesso tempo.
«Santana, io...» cercò di balbettare qualcosa per dissimulare l'imbarazzo, ma l'altra la interruppe «Lascia perdere, mi dispiace, non dovevo» si scusò ritraendosi e dando le spalle all'amica. Quinn la bloccò, afferrandole delicatamente la mano.
«Non voglio che tu fraintenda» cercò di spiegarle con un tono comprensivo «Sei la mia migliore amica e ti voglio al mio fianco, sempre»
Santana si girò e si asciugò gli occhi prima che le lacrime potessero rigarle il volto, cercò di esclamare qualcosa, ma le mancò il respiro. Quinn la tirò a sé, stringendola in un abbraccio, poi le carezzò i capelli e le stampò un bacio sulla fronte.
«Vado ad asciugarmi i capelli, torno subito» le disse infine, alzandosi e dirigendosi verso il bagno. Si bloccò di scatto di fronte alla porta del bagno e indugiò per qualche secondo, poi si girò verso l'amica.
«Santana, ti voglio bene» aggiunse, prima di scomparire nel bagno, chiudendosi la porta alle spalle. Santana rimase sul letto a gambe incrociate, sospirò e con uno sguardo di malinconica rassegnazione rispose, sussurrando «Anch'io, Quinn...»




Immersa nella corrente di tali ricordi, percepì un lieve attacco di nostalgia e curvò le labbra in un sorriso amaro; tutto d'un tratto sussultò all’udire dell’insistente rumore di un clacson. L'automobile era una Porsche 911 bianca, abbastanza tirata a lucido, ma il guidatore non lo era altrettanto.
«Ma ci senti?! Ti ho chiesto quanto ti prendi per una notte!» urlò un uomo robusto e di terza età, seduto al posto del guidatore.
Quinn si poggiò la mano sul petto e ansimò, terrorizzata. Si ricompose, dopodiché rispose «Dipende».
«Da cosa?» chiese l'uomo, con le sopracciglia corrugate e il braccio poggiato sul finestrino. Quinn abbozzò un sorriso all'angolo della bocca. «Senti qua...» sussurrò, poggiandosi sul finestrino, faccia a faccia con l'uomo «Hai vino a casa?»

Ore 00.45
L'automobile imboccò una strada poco illuminata, costeggiata di abitazioni mal ridotte e sacchetti della spazzatura abbandonati sui marciapiedi. Dopo essersi accostata di fronte all’androne di un palazzo grigiastro, si affrettò a scendere dalla macchina e ad aprire la portiera a Santana. Mentre saliva le scale del condominio, respirò mille diversi odori che le fecero contrarre il viso in un'espressione disgustata. Non appena ebbe messo piede nell'appartamento della ragazza, la situazione peggiorò precipitosamente: il cattivo odore incrementò considerevolmente, il pavimento probabilmente non era mai stato spazzato da quando quella casa era stata messa in vendita e i cornicioni delle porte erano così bassi e cedevoli che vi si poteva facilmente sbattere la testa. Il locale era povero di mobili, da un lato c'era un divano con la fodera strappata e qualche macchia, probabilmente a causa di qualcosa che vi era stato rovesciato; di fronte ad esso c'era una televisione senza antenna, una di quelle che funzionava solamente se presa a calci. Nella stessa camera c'era una tavolo con una sola sedia, sintomo che raramente godeva di compagnia per mangiare e la cucina era in una piccola stanza rettangolare dentro alla quale si riusciva a malapena ad entrare. Amy si poggiò alla porta ed allargò le braccia con un'espressione soddisfatta.
«Allora?» esclamò, guardandosi intorno «Che ne dici della mia tana?»
Santana fece qualche passo con un'espressione di disprezzo, diede un'occhiata fuori dalla finestra e vide la strada completamente buia e deserta.
«Beh, niente male, direi» mentì alla ragazza con un sorriso di falsa accondiscendenza «Ma quindi, dov'è il vino?»
«Calma, non c'è fretta, perchè non ti siedi accanto a me e scambiamo quattro chiacchiere?» disse Amy, sedendosi sul divano e picchiettando sul materasso, come invito a Santana; questa non si smosse di un millimetro e rimase ferma nella sua posizione.
«Senza il vino non si fa nulla, te l'ho detto» esclamò con un'espressione impassibile sul volto.
«D'accordo, d'accordo, ai suoi ordini!» rispose Amy in tono ironico, sollevando le braccia e dirigendosi verso la cucina.
Santana si diresse verso il tavolo e spostò la sedia, vi passò un dito con un'espressione di disgusto e si sedette sulla punta. Amy tornò dalla cucina agitando la bottiglia di vino in una mano e due calici di plastica in un'altra; la poggiò sul tavolo e cominciò a versarlo.
Santana agitò il bicchiere e ne annusò l'interno, alzando il sopracciglio. Poi rivolse un falso sorriso ad Amy ed alzò il braccio.
«Cin-cin!» esclamò, facendo sbattere il suo bicchiere con quello della ragazza e sorseggiando lentamente il vino.
«Sei contenta? Adesso possiamo andare?» sbottò impazientemente Amy, alzandosi in piedi.
«Calma, non c'è fretta» rispose con sospetta tranquillità Santana, facendo sedere la ragazza «La notte è giovane e la bottiglia è piena!»

Ore 1.10
Quinn rimase a bocca aperta per qualche secondo alla vista della villa, la quale aumentava di dimensione man mano che vi si avvicinavano. Non credeva che si fossero realmente fermati davanti a quell'enorme e sfarzosa abitazione, ma ciò spiegava l'automobile di lusso: il suo cliente era ricco sfondato, questa volta aveva fatto centro. Nell'attimo in cui varcò la soglia non credette ai suoi occhi: il salone principale era un'ampia stanza costellata di mobili, decorazioni ed un grande lampadario al centro. Si sfilò le scarpe dai piedi per evitare di rovinare il parquet e cominciò ad esplorare incuriosita, sfiorando con le dita la pelle rossa dei divani, osservando la stoffa dei tappeti persiani sparsi per la stanza. L'uomo entrò di fretta nella stanza, senza prestare alcuna attenzione agli oggetti circostanti, e si diresse direttamente verso la sala adiacente, facendo segno a Quinn di seguirlo. Quest'altra stanza assomigliava all'interno di un bar vintage degli anni '80, con poster metallizzati e strumenti musicali appesi alla parete; si chiese che cosa se ne faceva di tutta quella cianfrusaglia se, chiaramente, abitava lì da solo. Lo seguì al bancone, lei si sedette sullo sgabello osservando, ammaliata, la stanza, mentre lui agilmente cominciò a miscelare diverse bevande.
«Beh, cosa ne dici?» le chiese con la voce rauca, mentre versava con dimestichezza il drink nel calice di vetro di fronte a Quinn.
«Direi che possiedi proprio un'umile dimora» rispose quasi balbettando, mentre il suo sguardo era ancora perso nel vuoto.
L'uomo emise una breve risata, poi fece sbattere il suo calice contro quello di Quinn e deglutì il cocktail in una manciata di secondi.
«Allora, possiamo dare inizio al divertimento?» esclamò con un sorriso ammiccante sotto i baffi, sbattendo il bicchiere sul bancone.
Quinn si alzò e lo raggiunse dietro il bancone, gli mise una mano sulla spalla e gli diede un leggero bacio sulla guancia.
«Avrei proprio bisogno di un altro sorso, potresti rendermi contenta?» lo implorò con il broncio ed un finto sguardo triste.

Ore 2.45
Quinn si strinse nel cappotto che aveva trovato nella villa del suo cliente e cominciò a strofinarsi le braccia per riscaldarsi. Tentò di ricomporre nuovamente il numero per rintracciare l'amica, ma anche questa volta il tentativo non era andato a buon fine. La strada era completamente deserta, illuminata dalla luce fioca che proveniva dai quei pochi lampioni sparsi per la strada, lei era seduta sul gradino del portone di casa loro ed era terrorizzata. Da un lato era tentata di salire nell’appartamento, ma dall'altro doveva mantenere la promessa secondo la quale la prima che sarebbe arrivata, avrebbe dovuto aspettare l'altra prima di rincasare. Era anche leggermente preoccupata per l'amica, in quanto era irraggiungibile e si era già fatta una certa ora, ma era speranzosa del fatto che se la fosse cavata, come sempre. Dopo qualche minuto sentì il rumore del motore di un'auto in sottofondo e si strinse al muro per non farsi vedere, ma non appena vide un taxi fermarsi davanti a lei, capì immediatamente di chi si trattava. Vide uno stivale sbucare dall'interno dell'auto e si precipitò addosso all'amica, emettendo un sospiro di sollievo.
«Sapevo che ce l'avresti fatta, San, come sempre» le disse prima di prenderle la mano ed incamminarsi verso la loro casa.

Ore 10.35
I raggi del sole attraversavano i fori delle tapparelle e Santana socchiuse lentamente gli occhi, percependo un piacevole odore provenire dalla cucina, un misto tra caffè e pancakes. Strisciò lentamente verso l'altra stanza, strofinandosi gli occhi ed emettendo uno sbadiglio, e fu lieta di scorgere la figura di Quinn in piedi davanti ai fornelli, la quale le rivolse un sorriso non appena si accorse della sua presenza nella stanza.
«Ben svegliata, buongiorno» esclamò con un tono dolce e allegro, mentre rigirava i pancakes sulla padella.
Santana le si avvicinò e le posò un leggero bacio sulla guancia, prima di rubare una frittella dal piatto sulla credenza «Buongiorno a te»
Versò del latte caldo in una tazza, aggiungendo poi un po' di caffè e prendendo posto al tavolo, in attesa di Quinn.
«Allora, com'è andata ieri sera?» chiese questa, un attimo prima di spegnere i fornelli e raggiungere l'amica per fare colazione insieme.
Santana fece spallucce. «Un fiasco, il quartiere e l'appartamento erano abominevoli, sono riuscita a racimolare qualche verdone» le spiegò, mentre tagliava il pancake e rabbrividì per il disgusto ricordando la serata. «Tu, invece, che hai combinato?»
«Beh, ecco...» Quinn abbozzò un sorriso prima di prendere un sorso di caffè, sotto gli occhi curiosi e impazienti dell'amica.
«Tre parole: scapolo, Porsche, villa megagalattica!» esclamò, prima di balzare dalla sedia e scomparire dietro la porta della camera da letto.
«Quinn, erano quattro parole, ma...» riflettè un attimo su quello che le aveva appena detto l'amica e strabuzzò gli occhi «Quinn!»
La ragazza tornò dalla stanza con una busta bianca, afferrò il braccio di Santana e la portò al centro della stanza. Infilò la mano dentro la busta, lanciando un'occhiata ammiccante all'amica, e tirò in aria una manciata di banconote, che caddero sopra di loro come una pioggia verde. Santana, non credendo ai suoi occhi, strappò la busta dalle mani di Quinn e sparse il resto dei soldi nella stanza, urlando dalla gioia, poi la prese per mano ed iniziarono a ballare senza alcuna musica, solo con l'assordante suono della loro felicità.




Angolo dell'autrice
E' l'una di notte e ho appena completato il capitolo, ci ho lavorato a lungo e devo dire che mi sento abbastanza soddisfatta! Spero vivamente che vi sia piaciuto e che apprezziate i frutti del mio impegno, questo è solo l'inizio della storia, aspettatevi tanto dai prossimi capitoli, ad esempio l'apparizione di Brittany e Sam!
Vi chiedo di lasciarmi una piccola recensione, se vi va, così capisco se vi piace l'andamento della storia!
Grazie mille per l'attenzione xx
Alis
  
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