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Autore: yori    08/01/2018    3 recensioni
Dopo l'avventura di Superior eccone il seguito, ambientato ben sedici anni dopo all'ultimo capitolo della precedente avventura. Ci troviamo davanti ad uno scenario più adulto dove Bulma e Vegeta sono alle prese con la loro vita, la loro storia d'amore e i loro figli.
"L'immagine di Vegeta avvinghiato a quella malefica segretaria le apparve davanti agli occhi.
Li spalancò di colpo, sollevandosi di scatto. E si disse di nuovo che Vegeta non era il tipo che faceva certe cose. Lui non poteva tradirla con la prima che passava, lui l'amava! Oddio non che l'avesse mai detto, però era sempre stata sicura ... Guardò l'oscurità.
Vegeta non le aveva mai detto che l'amava! Perché non aveva mai pensato fosse un problema?
Ora le sembrava di sì. Perché dopo tutti quegli anni, non si sentiva ancora libero di amarla in santa pace! "
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'Superbia'
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E dopo anni e anni di lontananza torno con questa storia... Insomma non la concluderò con un capitolo, ma con altri due che spero vi piacciano!
Mi ha avvicinato di nuovo a questo racconto la voglia di raccontare il finale a tutte le persone che hanno letto questa storia. Quidi vi ringrazio tutti, alla prossima, non tra molto tempo, la vostra,
Yori

Buona lettura

Capitolo 7

Recidivo


Era passato tanto tempo dall’ultima volta che l’aveva vista. Si era chiuso nella sua stanza a studiare, con la scusa di quell’impegno non voleva affatto pensare a lei. Ma non era facile, da quando aveva 18 anni non era abituato a stare senza Bulma. Si era reso conto di quanto gli mancasse, di quanto fosse importante per lui, di quanto anche solo il suo profumo fosse fondamentale per la sua esistenza. Continuava a sbagliare, allontanarla in quel modo era stato un errore. Non lo voleva un figlio non certo ora, ma non poteva trattarla in quel modo. Doveva rimediare, ma per lui dire di aver sbagliato era come scalfire la propria corazza e tornare indietro. Non poteva farlo, semplicemente non si sentiva a suo agio. Un figlio… Un figlio da lei... Aveva paura ecco il fatto. Aveva dannatamente paura. Si sollevò dal letto e si vestì in fretta. Non poteva crogiolarsi ancora a lungo. Aveva preso una decisione: non voleva un figlio, non voleva più Bulma. Era dura certo staccarsi da quell’abitudine, ma ormai aveva deciso, non poteva tornare indietro. Indossò una felpa blu e poi uscì di corsa. Si sarebbe sgranchito le gambe, un po’ di attività fisica gli avrebbe fatto bene. Si mise il cellulare in tasca e vi lesse un messaggio di Carota che gli diceva che dovevano parlare e che aveva bisogno di lui per studiare. Non ne aveva voglia, voleva non pensare al passato e anche suo fratello faceva parte del suo passato. Per non parlare del fatto che di sicuro quella gallina di Chichi gli aveva raccontato della gravidanza di Bulma. Non poteva nemmeno pensarci… Una filippica da parte di quell’idiota di suo fratello non era nei suoi piani per la giornata. Cominciò la sua corsa, avrebbe percorso il parco e poi si sarebbe fermato a bere qualcosa al chiosco vicino al lago dei cigni. E così fece, perso nei suoi pensieri si concentrò sulla corsa e per quella mezz’ora non pensò a nulla solo alla sua velocità e allo spazio circostante. Si era fermato al chiosco aveva preso una bibita e si era seduto ad un tavolo. Una ragazza bionda si era seduta al suo fianco senza nemmeno rendersi conto che lui fosse lì. 
“Ehi, svampita questo è il mio tavolo”
La ragazza si era voltata a guardalo e gli aveva sorriso.
“Sei con degli amici?”
“No”
“Beh, quindi non penso di poterti dare fastidio”
“Cosa?”
Lei aveva tirato fuori il computer e senza penarci un attimo aveva posato la borsa su di una sedia e aveva fatto finta di nulla. Vegeta si era concentrato a guardare quella strana tipa che stava cominciando a scrivere qualcosa sul proprio computer. 
“Beh, che diavolo fai?”
“Scrivo, mi pare ovvio…”
Lui aveva inarcato il sopracciglio e aveva continuato a bere la propria bibita. Era così strano trovarsi a suo agio con una che non fosse Bulma, ma quella ragazza sembrava non temerlo, non lo guardava neppure. Batteva incessante le dita sui tasti intenta nello scrivere qualcosa di interessante. Non l’aveva mai vista all’università, probabilmente non frequentava economia, forse era di letteratura, forse…
“Come ti chiami? Non ti ho mai visto in giro”
“Neppure io ti ho mai vista in giro”
“Sono Tights”
“Vegeta”
Lei gli aveva sorriso e a lui tutto questo era sembrato così strano che si sentiva male, Bulma… Ricordava i momenti passati con lei al parco a guardarla mentre studiava, mentre si impegnava a fare qualcosa di impegnativo che la faceva arrabbiare. Non riusciva a togliersela dalla testa. Eppure non voleva tornare da lei, aveva avuto solo Bulma nella sua vita e voleva provare altro. Non voleva un figlio non era pronto… Non voleva più quella vita con Bulma, ne aveva paura. Eppure continuava a vederla in ogni angolo di quel posto. 
“Visto che sono stata così sfrontata da sedermi qui con te, permettimi di offrirti qualcosa”
“Non ce n’è bisogno”
“Allora se ci rivediamo ti prometto che ti offrirò qualcosa da bere”
Si erano rivisti il giorno successivo e quello seguente. Per un mese esatto senza che nessuno dei due dicesse qualcosa si erano trovati lì al mattino avevano condiviso il tavolo e scambiato poche parole, ma quelle giuste e a Vegeta questo permetteva di non pensare alla propria codardia al retaggio delle proprie azioni. Aveva paura, una paura così fottutamente grande che non aveva avuto il coraggio di parlare con Bulma, si era nascosto dietro a quella ragazza dai capelli biondi e l’aveva vista come chance per cambiare vita. Ma Bulma era lì come una spina nel fianco a ricordargli che non avrebbe mai potuto dimenticarla.
 
Bulma si era ripresa a poco a poco, con lentezza, con tranquillità… Aveva paura di quello che poteva succederle. Si sentiva sola, non aveva ancora detto nulla ai suoi amici di quanto accaduto. La speranza del suo ritorno di certo non era ancora svanita del tutto. Non poteva credere che loro due si stavano separando per sempre, si erano amati con intensità e questo di certo non si poteva cancellare del tutto. Lei lo amava così tanto che le doleva seriamente il cuore e le doleva così tanto che aveva paura che senza Vegeta non sarebbe riuscita a portare avanti la gravidanza. 
“Ehi, Bulma tutto bene?”
“Whis! Ciao, non ti avevo visto!”
Era un suo compagno di classe. Durante le lezioni di ingegneria si erano conosciuti e si erano apprezzati all’istante. Lui era intelligente, un tipo particolare che piaceva alle ragazze, ma non usciva mai con nessuno. Una volta le aveva chiesto di andare fuori a cena, ma lei aveva declinato gentilmente l’offerta spiegando quanto fosse occupata con l’uomo della sua vita.
“Sei distratta ultimamente”
“Sì, è vero. E’ un periodo un po’ difficile per me.”
“Litigi con la tua anima gemella?”
Lei aveva abbassato lo sguardo e aveva picchiettato la penna sul libro tornando ad ascoltare la lezione.
“Ci siamo lasciati…”
Era snervante dirlo era così sconvolgente che si sentiva male, che aveva paura di udire le proprie parole.
“Beh, chiusa una porta se ne aprono altre”
“Non è così semplice”
“Beh, potremmo dire che sia l’occasione corretta per andare a cena insieme”
Bulma aveva sorriso, si sentiva lusingata, era da tanto che non si sentiva così. Dopotutto spesso molti ragazzi le avevano fatto delle avances e ci avevano provato con lei, ma Bulma aveva respinto sempre tutti. Vegeta… Era la causa di tutto. Si tocco il ventre, era la causa anche di quel dannatissimo bambino in arrivo. Cosa avrebbe dovuto fare, non aveva mai pensato ad un figlio, ma ora che le stava crescendo nel grembo non riusciva a capire i propri sentimenti. Non era sicura di potercela fare, ma era anche certa di essere una donna forte. Poteva reagire, erano stati così tanto insieme che si sentiva un vuoto al suo fianco. Levarsi di quell’abitudine sarebbe stata dura, ma… Guardò gli occhi chiari di Whis e decise che dopotutto poteva darsi una possibilità.
“Ok, ci sto…”
Doveva vivere senza di lui e quello certo non contava, ma era già un punto di partenza. 
 
***
Trunks aveva preso Vania per mano senza pensarci neanche un secondo, era arrossito successivamente. Quella ragazza gli piaceva parecchio… Non aveva mai incontrato nessuna come lei: era enigmatica, una testa dura, una che dice le cose con sincerità. Un po’ come sua sorella del resto, solo che Bra era una gran rompiscatole, mentre Vania era piuttosto una da inseguire.
“Raccontami un po’ di te, non so nemmeno chi sei…”
Lei gli aveva mollato la mano e aveva incrociato le braccia.
“Sei piombata all’improvviso nella mia vita…Vorrei conoscerti meglio”
L’aveva guardata con intensità i suoi occhi azzurri sapevano fare la differenza e sapeva quale fosse il fascino che essi esercitavano sulle ragazze. Vania parve per un istante immune.
“Beh, dove mi stavi portando? Continua a camminare”
Lui si voltò scocciato e prosegui per il boschetto fino ad arrivare a quel luogo segreto nel quale le onde si infrangevano con forza e la spiaggia era una vera meraviglia.
“Sono venuta con mio padre… Aveva dei conti da regolare. Mettiamola così”
Non l’aveva guardava, intuiva dal suo tono di voce quanto fosse difficile per lei parlarne.
“Noi abbiamo girato parecchio e non mi sono mai fermata neanche un attimo, non ho avuto amici, non ho mai avuto nessuno che valesse la pena ricordare…”
Senza farla proseguire oltre Trunks si avvicinò a lei e l’aveva baciata sulle labbra. Lei si era scostata leggermente, lui era arrossito. Ma poi Vania aveva chiuso gli occhi e i due avevano continuato a baciarsi.
“Aspetta, Trunks”
Lui senza voglia si era spostato e Vania gli aveva poggiato le mani sul petto.
“Io devo dirti una cosa… Importante”
Trunks cercava i suoi occhi, ma lei sviava lo sguardo posandolo sulla sabbia che le circondava i piedi.
“Mio padre… Mi aveva parlato della vostra famiglia prima di venire qui… Lui dopo la morte di mia madre era ossessionato da un qualcosa di irrisolto…”
“Cosa intendi dire?”
Era spaventato Trunks da quelle parole, si sentiva perfino raggirato da quella bellissima ragazza. Si era spostato da lei, aveva indietreggiato di un passo.
“Mio padre disse che odiava Vegeta Prince e Goku Son che gli avevano rovinato la vita…”
“Che cosa?”
“La nostra famiglia ci ha rimesso dei soldi e…”
Trunks si passò una mano sul viso e cominciò a riflettere sul suo cognome… La famiglia Gero… Ricordava di averla già sentita.
 
 
“Papà che sta succedendo?”
Bra fissava suo padre, aveva la faccia sconvolta e lui di solito era uno che non si spaventava mai, che aveva una la risposta pronta per ogni cosa… Era strano vederlo così. Bra cominciò a tremare, aveva paura di quello che era accaduto. Doveva essere qualcosa che riguardasse sua madre o suo fratello. Aveva paura.
“Papà…?”
Lui si voltò finalmente a guardarla. Quegli occhi gli ricordavano Bulma da ragazzina, gli ricordavano i suoi errori del passato e del presente.
“Bra, devi rimanere qui… Non voglio mentirti”
Prese coraggio nel pronunciare quelle parole, finché non l’avesse detto ad alta voce gli sarebbe sembrato semplicemente incredibile. Non poteva essere vero. Lei si era arrabbiata con lui, lei voleva solo sentire di essere amata e lui… Lui cos’aveva fatto? Come al solito l’aveva lasciata senza risposte. Quante volte sarebbe riuscito a riprendersela, davvero non ne aveva idea. Probabilmente non l’avrebbe più ritrovata.
“Tua madre è sparita,,,”
 “Che cosa?”
Aveva urlato Bra e si era messa le mani nei capelli, sembrava sconvolta e come biasimarla, anche lui lo era. D’istinto l’abbracciò. Le posò una mano sulla testa e cercò di consolarla come meglio riusciva.
“La ritroverò… Fosse l’ultima cosa che faccio”
“E io cosa devo fare?”
Vegeta si staccò e si diresse al piano di sopra verso la propria camera, avrebbe fatto una valigia in fretta e furia e con il cellulare stava già scrivendo un messaggio alla sua segretaria per prenotargli un volo. Doveva andare là dov’era sparita. Perché l’aveva lasciata sola. Era stato uno stupido.
“Cerca Trunks e voi due dovete mettercela tutta per non mettervi nei guai”
Le puntò il dito contro.
“Non fatemi preoccupare mentre io cerco vostra madre”
Bra annuì, le veniva da piangere, ma doveva essere forte lo capiva dalla disperazione nello sguardo di suo padre. Era quello che voleva da lei e lei non l’avrebbe mai deluso.
 
                                                             ***
Bulma aspettava che Whis la passasse a prendere, erano usciti diverse volte insieme, erano sempre andati a mangiare, pur essedo magro mangiava molto e aveva sempre voglia di stuzzicare qualcosa. Tra di loro non c’era stato poi molto di ché, lei non si sentiva ancora pronta per lasciarsi andare e per quanto lui le piacesse non era ancora pronta. Non aveva ancora deciso cosa fare con il bambino e più aspettava più diventava difficile. Ovviamente non l’aveva ancora detto a nessuno. Forse aspettava che Vegeta tornasse sui suoi passi. Era una stupida, una stupida… Whis era arrivato e lei si era preparata per la festa a cui sarebbero andati insieme. Indossò il migliore dei suoi sorrisi e uscì con il ragazzo che l’attendeva alla porta. Raggiunsero la villa ed entrarono dall’enorme cancellone in ferro battuto. Il viale era circondato da alberi alti pieni di luci e per segnare la strada c’erano delle lanterne bianche che rendevano l’ambientazione molto romantica. Whis la prese per mano, lei sorrise guardandolo di sottecchi e proseguendo per la strada guardandosi intorno. Si presero un cocktail analcolico per lei e un alcolico per lui. Non era certo una che non bevesse, ma nella sua condizione non le andava. La decisione di tenere o meno il bambino le avrebbe cambiato per sempre la vita in un modo o nell’altro e voleva ritardare il più possibile quel momento.
“Sei sovrappensiero? Che hai?”
Lei gli sorrise e bevve un sorso di cocktail. 
“Non ho nulla, non ti preoccupare. Sono solo un po’ stanca, ma adesso bevo un po’ e torna tutto come sempre”
“Bevendo un analcolico?”
Lei aveva riso e gli aveva chiesto di andare a ballare insieme. Lui aveva finito il suo cocktail non se l’era fatto ripetere e aveva seguito la ragazza in mezzo alla pista. Avevano riso, si erano divertiti fino a quando lei non sentì che qualcuno la guardava insistentemente. Si girò ed annegò come sempre nei suoi occhi scuri.

 
                                                           ***
 
Trunks era sbalordito. Aveva paura ora di lei, si sentiva ingannato e preso in giro.
“Che diavolo vuoi da me…?”
“Nulla Trunks non aver paura di me, io… Penso che tu sia una brava persona”
“Si ma cosa ha in mente tuo padre?”
Lei cercò confusa risposte altrove, prima che il telefono di Trunks non trillò insistentemente e il ragazzo non fu costretto a rispondere.
“Bra, che vuoi?!”
Vania era rimasta a fissarlo, mentre il ragazzo si agitava ogni attimo di più. Mise giù il telefono e Vania lo guardò con tristezza, anche se non si aspettava quello che le avrebbe detto.
“Mia madre è scomparsa”
Gli occhi del ragazzo erano preoccupati, non se l’aspettava e in quel mentre ad entrambi vennero dei dubbi.
“Dobbiamo andare a casa mia… Subito”
Disse lei e lo prese per la mano e cominciò a guidarlo verso la propria casa. Probabilmente il padre di lei centrava qualcosa e non c’era modo migliore per scoprirlo che andare là. La verità era che Trunks le piaceva davvero e voleva che si fidasse di lei.
 
                                                              ***
L’aveva vista subito. I suoi capelli erano inconfondibili, spiccavano in mezzo alla massa. Era così bella che si sentiva male al solo guardarla. Vegeta si sentiva uno stupido, lei era quella giusta e per quanto trovasse dei surrogati delle persone simili Bulma era… Bulma. Solo ora non poteva tornare in dietro, lei era con un altro, era lì che ballava con un altro e questo non lo poteva sopportare o tollerare. 
“Non ti piace la festa?”
Tights era al suo fianco che si beveva un Sex on the Beach, un cocktail disgustoso a suo parere, ma a quella ragazza bionda e dalla personalità spiccata sembrava piacere più di ogni altro. Si portò i capelli dietro all’orecchio e guardò quel suo sguardo cupo con divertimento.
“Ti sembro un tipo da feste?”
“No, certo che no…”
Aveva riso lei e gli aveva poggiato una mano sulla spalla con dolcezza. Odiava quei gesti, ma di più odiava il fatto che non riusciva a sottrarsi ad essi e la musica di sottofondo di certo non aiutava.
“Beh, quindi a questo punto ti chiedo di ballare con me!”
Gli aveva posto a mano e aveva atteso che lui gli desse la sua di mano, ma Vegeta l’aveva allontanata aveva preso il proprio Gin Mule e si era allontanato dalla zona del giardino nella quale le persone ballavano. E lei, con la sua chioma azzurra, era lì a sputargli in faccia le sue colpe… Si era già consolata con un altro. Non riusciva proprio a mandarlo giù. 
“Ehi, dove vai?”
“Ti ho già detto che ballare non fa per me”
Tights aveva riso, probabilmente il suo modo scontroso di fare la divertiva, l’aveva seguito passeggiava alle sue spalle con la sua cadenza serena. Lei era un tipo semplice, una ragazza pura. Era quello che ci faceva per lui.
“Te ne stai andando?”
Lui si era voltato per guardarla.
“Che intenzioni hai con me?”
“Io? Di solito queste sono domande che fanno le ragazze non i ragazzi”
Era arrossito, non se l’aspettava una risposta del genere e neanche quello che accadde poco dopo. Lei si era avvicinata tranquillamente nell’ombra di quell’albero rischiarati dalle luci appese tra le fronde che illuminavano il giardino come se fossero delle piccole lucciole. Lei l’aveva baciato sulle labbra incrociando poi le braccia intorno al collo di lui. Vegeta era rimasto immobile per lunghi istanti, non sapendo bene cosa fare. Ma poi pensò che Bulma era lì con un altro e… Allora contraccambiò il bacio con ardore. Qualcuno da lontano seguendo quel cupo sguardo aveva visto ogni cosa.
 
                                                                    ***
 
“Se corri ancora un po’ veloce penso che non riuscirò a starti dietro”
Vania correva davanti a lui verso la propria casa e appena ci arrivò non perse neppure un secondo del proprio tempo e aprì la porta di casa. Aveva suonato, ma nessuno nel mentre le aveva aperto segno che probabilmente non c’era nessuno in casa.
“Non capisco”
Vania corse all’interno, sembrava agitata come se le fosse venuto in mente qualcosa. Trunks stava alle sue spalle e aspettava un suo segno. Vania era corsa all’interno e stava cercando qualcosa, Trunks si stava spazientendo. Cosa diavolo stava facendo? Possibile che la sua prima cotta fosse così complicata? Non voleva essere come i suoi genitori così dannatamente confusi nei loro sentimenti e spaventati nell’affrontarli che gli sembravano assurdi entrambi. C’erano dei ritagli di giornale e dei documenti li osservò con attenzione.
Villa Prince in fumo un ragazzo e una ragazza vengono tratti in salvo.
Morti e feriti a villa Prince si cerca il movente..
Ricordava di averne sentito parlare non dai suoi genitori, ma da Goten che gli aveva raccontato di come suo padre fosse rimasto in fin di vita da giovane. Di come si fosse fatto quell’enorme cicatrice sul petto. Probabilmente gliel’aveva raccontato lo stesso Goku, lui era un buon padre rispondeva sempre alle domande dei suoi figli. Era un buono, non come suo padre che… Proprio non sapeva da che parte cominciare. Come se i figli gli fossero caduti per errore tra le braccia. A volte temeva di non essere stato desiderato, ma sua madre era così splendida che poi gli passava tutto. Gli cadde l’occhio su di un foglio scritto a mano.
Dojo Son fallimento, documenti per l’acquisizione.
Non lo sapeva, né poteva immaginarlo, era arrabbiato e anche molto. Possibile che uno sconosciuto si dovesse occupare dell’acquisizione di quell’azienda? Non poteva farlo suo padre? Dopotutto Goku era suo fratello…
“Se n’è andato, mi ha lasciato un biglietto”
Vania lo scosse da quei pensieri. Gli mostrò la lettera che suo padre le aveva scritto.  E Trunks la lesse convinto di trovarne qualcosa di interessante.
Ho un impegno da svolgere sull’isola di Papaya una vecchia amica mi aspetta. 
Non venirmi a cercare, mi farò sentire non appena avrò riabilitato il nome della nostra famiglia.
Trunks non attese neanche un secondo e chiamò suo padre doveva farle sapere che qualcosa stava succedendo e probabilmente centrava il padre di Vania.
“Come si chiama tuo padre?”
“Diciassette Gero”
Suo padre avrebbe saputo cosa fare, dopotutto per quanto fossero contorti erano sempre i suoi genitori e Trunks era convinto si amassero molto.
 
                                                                      ***
 
“Allora ti sei già consolata con un altro?”
Le era arrivato alle spalle, Tights era andata a prendere l’ennesimo cocktail della serata e lui era rimasto nel parco fino a che non l’aveva vista lì seduta sul bordo della piscina con i piedi nell’acqua. La conosceva da tempo e non solo il suo carattere, ma anche il suo corpo, le sue labbra gli inebriavano lo spirito. Non gli sembrava affatto strano che avesse già trovato qualcun altro.
“Beh, almeno io ancora non l’ho baciato”
Vegeta era rimasto di stucco, non sapendo bene cosa dire. Non pensava lei sapesse di Tights.
“Vi ho visti”
Aveva detto lei vedendo la sua faccia confusa.
“Beh, non ti devo delle spiegazioni”
Come sempre si metteva sulla difensiva… Lo faceva ogni volta, lui non era in grado di affrontare i problemi. Preferiva chiudere gli occhi e non guardare, nascondersi da qualche parte.
“Già, così come non mi devi tediare con la tua sgradevole presenza”
Si era alzata per andarsene, per fuggire da lui di nuovo, l’aveva ferita. Si sentiva tradita, si sentiva così sola… Lui l’aveva afferrata per un braccio, non ci aveva pensato. L’aveva fatto e basta. Era inevitabilmente calamitato verso di lei. Non riusciva a staccarsi da lei. Non poteva farne a meno.
“Cosa vuoi da me?”
Le aveva passato una mano sul viso, i suoi occhi erano così belli che non poteva reistere.
“Cos’hai deciso di fare?”
“Non ti riguarda!”
“Certo che mi riguarda”
“Te ne sei andato… Te ne sei andato!”
Gli occhi di lei si stavano inumidendo, lo vedeva chiaramente stava trattenendo le lacrime. Era orgogliosa la sua Bulma e Vegeta non poteva sopportare le sue lacrime.
Non sapeva cosa dirle, perché se n’era andato? Lui non lo sapeva davvero. Aveva solo paura di quello che sarebbe successo. Come poteva dirle che era bellissima, che era l’unica cosa desiderasse.
“Sei completamente pazzo se pensi di poter venire qui e fare le tue sceneggiate di gelosia e poi… poi…”
“C’è qualche problema?”
Whis era intervenuto a separarli, non poteva credere che a Bulma piacesse un damerino del genere. Ipocrita, aveva baciato un’altra… Lui aveva baciato un’altra…
“Non che ti riguardi damerino.”
“Non mi sembra carino mostrare in questo modo pubblico i propri problemi sentimentali”
Vegeta aveva stretto forte i pugni, aveva una voglia matta di spaccare la faccia a quel tipo… Di distruggerlo.
“Non ti intromettere, tu non sai nulla”
La presenza di Whis era imponente era altro e quel sorriso rivoltate lo faceva sembrare più inquietante di quanto non fosse.
“Dovresti levarti dai piedi tu. Sono uscito io con Bulma e tu se non sbaglio sei con un’altra ragazza. Non mi sembra carino farla aspettare così.”
Era completamente pazzo, come poteva essere il loro appuntamento più importante di quello che lui e Bulma avevano da condividere. Lui doveva sapere se Bulma aveva deciso di tenere il bambino, di avere suo figlio…Gli sembrava così strano.
“Vegeta, vattene per favore…”
La voce di Bulma l’aveva come sempre destato dalla furia e l’aveva come sempre ascoltata. Se n’era andato senza aggiungere altro. Le parole che avrebbe voluto dire gli morirono sulle labbra. Recidivo nella sua ostinazione e avviluppato dal groviglio delle sue emozioni trainate dall’orgoglio che le soggiogava non le disse che l’amava.
   
 
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