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Autore: Claudiascully    08/01/2018    0 recensioni
Londra.
Un gruppo di giovani amiche era finalmente riuscito ad organizzarsi per passare insieme una serata durante gli ultimi giorni delle feste natalizie. Destinazione uno dei pub più frequentati della city, il Ten Bells.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ONE CARESS

Londra.
Un gruppo di giovani amiche era finalmente riuscito ad organizzarsi per passare insieme una serata durante gli ultimi giorni delle feste natalizie. Destinazione uno dei pub più frequentati della city, il Ten Bells. Mentre Krystel guidava euforica, Nancy osservava dal finestrino quella Londra così illuminata e colorata. Vicino casa sua, nel West Acton vi erano alcuni pub frequentati da operai del cantiere di calcestruzzo a due isolati da casa sua e da studenti del college sguaiati e squattrinati; non ci andava da tempo dopo che al Coyote l'ennesimo sbarbatello aveva tentato in tutti i modi di convincerla a seguirlo a casa sua. Le luminarie nella City erano ben diverse ed i Pub tutta un'altra storia. “Questo posto è completamente diverso da quelli a cui sei abituata” “Krys sarà il solito pub, con la solita gente che va lì per ubriacarsi, una scena già vista” “Ed invece no perché questo pub è frequentato anche da artisti, l'altra sera Sid si è trovato al bancone con David Bowie!” “Ah però!” disse laconica Nancy come se questa vita frenetica non le appartenesse nonostante l’età. Giunsero finalmente al pub, scesero dalla macchina e per un attimo le girò la testa. Aveva ragione Krystel, non era abituata a tutto ciò e forse era come spesso le dicevano le amiche, una ragazza di periferia con ideali da città. Nancy ogni mattina faceva km in treno per seguire un corso di Fashion Designer fuori Londra. La moda di Camden Town l'aveva sempre affascinata e voleva imparare a creare qualcosa di suo, o almeno poter lavorare in un laboratorio ad alti livelli. Le sue amiche la ritenevano un'illusa perché sfondare nel mondo della moda non era certo una cosa semplice, non a Londra, non in quegli anni. Appena entrata nel pub Krystel disse a Nancy “Ora siamo qui sotto Natale, non fare quell'espressione sperduta, buttati nella mischia…balliamo” ma la giovane si aggirava disorientata tra le luci stroboscopiche, le cameriere in top nero e labbra rosso fuoco che strizzavano l'occhietto anche alle ragazze e la musica a volume così alto. Tutto ciò in fondo le piaceva e la faceva sentire libera visto che le sue giornate in quel minuscolo quartiere erano assai monotone e il sabato sera il divertimento non era di casa. Krystel, Cindy e Sandra si buttarono subito in pista a ballare, ma Nancy voleva prendere confidenza col posto, respirare un'aria diversa e cercare pian piano di sentire la testa e corpo più leggeri. Tentò di farsi strada tra la folla per raggiungere il bancone del bar,ma urtò involontariamente un ragazzo. “Scusami” disse lei “Nulla” rispose lui guardandola distratto. Era un ragazzo davvero particolare pensò Nancy, aveva i capelli ricci e corti di color biondo platino ed una treccina che gli scendeva fino alle spalle, gli occhi celesti truccati con la matita nera e sulle labbra un velo di rossetto e due piercing all'orecchio. Si appoggió al bancone e sospirò, Nancy non ci fece caso mentre lui la osservava con un'espressione triste. Lei battè due volte sul bancone come aveva visto fare in un film, sentendosi vagamente osservata e disse “Mi scusi… scusi?” ma la cameriera non la sentì. Il biondo sorrise in modo buffo e tenero e guardò la cameriera con aria sbarazzina. “Ehilà! anche stasera sei qui con i ragazzi?sempre solitario tu, eh? Cosa bevi stasera, qualcosa per sballare o ballare ?”continuò la barista,ignorando Nancy ed ammiccando a lui. Il ragazzo sorrise, scosse la testa e disse “Veramente c'era prima la signorina da servire” “E tu bellezza cosa vuoi?” chiese la cameriera a Nancy accorgendosi finalmente di lei. “Una birra mi basta, grazie” “Una birra? Spero sia solo per iniziare” la sfottè la barista Nancy arrossì, il ragazzo biondo la stava guardando e temeva di fare la figura di quella che chiede una birra giusto per darsi un tono,ma che in realtà non è abituata a bere. “Te la offro io” disse lui con voce calda e bassa “Scusa?” fece eco lei di rimando non sentendo per via della musica alta così lui le si avvicinò all'orecchio e ripetè “Dicevo che la birra te la offro io” “Ok grazie, ma non devi” “Mi fa piacere, non è un dovere!” e arrossì “Allora grazie…” e voleva far seguire il suo nome di seguito ma non lo sapeva “Scusami...il tuo nome?”lui la guardo un po' stupito .“Davvero? beh io sono Martin” disse come se fosse la cosa più normale del mondo. Appariva molto timido nonostante l'aspetto glam rock a cui si rifaceva e la ragazza si rese conto che spesso le apparenze ingannano, anche nel suo quartiere alle volte c'erano tipi simili, ma i modi gentili di questo ragazzo erano a loro del tutto sconosciuti. “Cosa fai nella vita di bello, se posso chiederti? ”disse lui giocando col bicchiere di vodka tra le mani. La birra stava facendo effetto e Nancy sentendosi a suo agio con lui, iniziò a raccontargli dei suoi studi. Spiegò della sua aspirazione di poter aprire un piccolo laboratorio di moda dove poter dar vita alle sue creazioni e lo guardò meglio. Indossava un giubbotto di pelle nera e sotto una striminzita magliettina altrettanto nera di lycra trasparente su pantaloni neri di pelle borchiati con delle strane cinghie come dei gambali. Insomma non passava certo indifferente, era un artista, solo che Nancy non lo aveva riconosciuto. Stava per chiedergli cosa facesse nella vita quando Krystel arrivò di volata eccitata e rossa in viso per aver già ballato e bevuto abbastanza. “Non te ne stare qui a far salotto e non disturbare Martin, vieni a ballare” e la trascinò via. Nancy non riuscì a dire nulla, la musica diveniva sempre più assordante col passar del tempo e le luci sembravano più forti mentre la folla era visibilmente aumentata per cui l'aria cominciava a diventare irrespirabile. Il pub non è certo un luogo dove poter fare conversazione in quelle occasioni e quando si girò per scusarsi di essersene andata così, non vide più Martin. Martin? come faceva Krystel a sapere il suo nome? “Krys!” urlò Nancy cercando di sovrastare il frastuono “Ma come fai a sapere il nome di quel ragazzo, lo conosci?” “Se lo conosco?” rise Krystel rivolta alle amiche “Nance stasera ha voglia di scherzare” e si buttò nella mischia gettando la testa indietro come se non ci fosse un domani. “Hai visto Dave che figo? non possiamo andare semplicemente lì e risultare così delle sgallettate vero?” stava dicendo Sandra. “Oh no, non riuscirei a dirgli nulla e magari neanche ci calcolerebbe, però volendo con una scusa…” “Ma sta con gli altri e la ragazza almeno credo lo sia” trillò Cindy e iniziarono a ridere guardando verso i divanetti dove altri tre giovani vestiti in pelle bevevano e si godevano la serata. Uno di loro era decisamente un tipo che si notava: sguardo magnetico e occhi castani, capelli neri fino al collo, tatuaggi sulle braccia nude, vestito con un gilet nero lucido su pantaloni aderenti che lasciavano bene in mostra un fisico notevole. Nancy disse alle amiche “Io vado un attimo in bagno” ma loro non sentirono mentre continuavano a guardare i tre tipi ridendo come delle galline. La ragazza si allontanò, si fece largo tra la folla e raggiunse un piccolo balconcino vicino al bagno. Si fermò un attimo lì ed uscì fuori. La notte era stellata e respirare quell'aria fresca di fine dicembre le fu di sollievo, in mezzo a quella calca a cui non era abituata, respirò a fondo e si diresse verso il bagno, si diede una sciacquata al viso, si specchiò, si aggiustò il tubino nero e si passò un po' di rossetto sulle labbra, spinse la porta scorrevole e stava per tornare dalle sue amiche, quando involontariamente passando accanto al bagno degli uomini sentì dei gemiti, come qualcuno che stava sentendosi male. “Non sono affari miei!” pensò e poi subito dopo, premurosa come era abituata con sua nonna con la quale conviveva, si disse tra sé e sé “Chiunque sia, se sta male devo aiutarlo” così spinse leggermente la porta e rimase allibita nel trovarsi di fronte una sua recente conoscenza. Martin era piegato a terra, pallido in viso, il trucco colato, una smorfia di dolore mentre si reggeva con la mano la bocca dello stomaco. Appena la vide corse di nuovo a vomitare e nonostante la scena alquanto spiacevole, a Nancy venne spontaneo dire “O mamma mia, ti faccio questo effetto?” Egli riemerse dal bagno, tentò lievemente di sorridere, ma il momento non era comico affatto. Strizzava gli occhi e stringeva i denti in una smorfia di dolore tenendosi il fianco destro. Nancy si chinò accanto a lui e sentì un forte odore di alcool. Solo dopo vide in un angolo una bottiglia di whisky. Il suo atteggiamento cambiò repentinamente. “ Sei uno stupido…ti sei rovinato con quella robaccia…non ho mai capito che senso ha, cosa ti può dare…e sinceramente non lo capirò mai…gente come te non merita di essere aiutata, siete tutti uguali…anche tu…come lui” Fu una questione di un attimo, di nuovo la stessa scena. Lei bambina. Aveva rivissuto mille volte quel flashback. Una domenica sera di aprile i suoi genitori andarono a cena fuori e lei rimase con sua nonna. Li salutò sull’uscio di casa, sorridendo senza sapere che non li avrebbe mai più rivisti. Suo padre era un ex alcoolizzato, sin da piccola aveva assistito a forti litigi tra i suoi genitori finchè lui aveva deciso di smettere per il bene della famiglia e piano piano era migliorato, ne era faticosamente uscito. Purtroppo basta un attimo. Quella sera in un ristorante alla moda della city, l’atmosfera era rilassata, il sorriso radioso di sua mamma mentre alzavano i bicchieri in alto per brindare ad una promozione lavorativa fu interrotto da un brivido nella schiena della donna che guardò il marito “Jack..sei sicuro che poi?” “Tranquilla Laura è solo un bicchiere…” Ed invece non fu solo uno…e lungo la strada del ritorno Jack non vide altro che i fari abbaglianti della macchina che veniva nella direzione opposta. La Land Rover finì contro un albero. Ci vollero tre ore per estrarre i corpi. Nancy dormiva, ignara della tragedia. Aveva solo 8 anni. Non si riprese mai del tutto, ebbe sempre un rapporto conflittuale col bere. Diventata adolescente il dolore crebbe ancor di più e passava periodi in cui affogare nell’alcool questa ferita le sembrava l’unico modo, se non poi pentirsi di seguire le orme di suo padre, così passavano mesi in cui non toccava una goccia di alcool. Ma ora erano gli ultimi giorni di un anno in cui nulla sembrava averla turbata psicologicamente,non fino a quel momento in cui vide Martin ridotto uno straccio in terra. Si girò di netto e stava per uscire quando lui le intimò con voce flebile “Aspetta, almeno per favore, non dire agli altri che sono qui” “Quali altri?” disse fredda Nancy. “I ragazzi” strascicò Martin continuando a reggersi il fianco “Non ti seguo…e comunque non mi interessa” disse lei voltandogli le spalle. Le lacrime cominciarono a scenderle sul viso. Appena provava ad avvicinarsi a qualcuno, puntualmente ne veniva delusa, anche questa volta che lui sembrava un ragazzo diverso. Eppure,nonostante la rabbia che aveva in corpo,una forza misteriosa la tratteneva nel bagno. Strinse i pugni,si girò, si avvicinò al ragazzo che quasi rantolava “Mi fa male il fegato o almeno credo lo sia” “Oh…abbiamo l’esperto in medicina…non saprei, ma direi che non stai ridotto bene, ce la fai ad alzarti? Lo aiutò a tirarsi su, nonostante il dolore al fianco doveva essere lancinante perchè barcollava. L’idea però di questi altri sembrava interessargli quasi più del dolore stesso “ Ti prego, non posso tornare di là così, aiutami a raggiungere l’uscita, prendo un po' d’aria e starò meglio” Nancy lo assecondò immaginando che forse si vergognava dei suoi amici che lo avrebbero considerato una femminuccia che si ubriaca con una vodka. Uscirono dal bagno insieme, lei gli prese il braccio e se lo passò sulle spalle, pur essendo una donna e non avendo certo la forza di trascinarlo, ma Mart era magro. Fu solo arrivati ad una uscita secondaria del pub (che tra l’altro lei non conosceva, ma stranamente lui si)che il ragazzo crollò definitivamente a terra senza sensi. Nancy si spaventò “Martin…rispondi.che hai? Ehi…non fare scherzi, ti prego”. Il cuore le cominciò a battere all’impazzata, si trovava da sola con uno sconosciuto svenuto in un pub che non conosceva. Ed ora? La musica arrivava attutita dalla sala, per fortuna lì non passava nessuno. La ragazza si fiondò di nuovo dentro, spinse chiunque si trovasse davanti. Tutti ballavano ormai senza freni e l’aria era ancor più irrespirabile di prima. Raggiunse Krystel. “Kris dobbiamo andare via subito. “ “Cosa? Tu sei pazza!Non riesci a goderti nulla!” “Non si tratta di questo, vieni con me” “Dai Nance…veramente,cerca di rilassarti” Nancy era fuori di sé, la strattonò. “Fa quello che ti dico per una volta, non si tratta di me”e la condusse dove aveva lasciato Martin, correndo e basta. Quando arrivò lì l’amica cacciò un urlo “Cavolo che hai fatto Nance?Che gli hai fatto?” “Io? secondo te posso essere stata io? questo deve essere un altro tipo mio padre che pensa di risolvere tutto con l’alcool” disse la giovane, ma la voce le tremava per il dispiacere e la preoccupazione. “Però sta male,d obbiamo portarlo via di qui,non vuole tornare dai suoi amici, si vergogna che lo vedano così, ma non so perchè” “Ma davvero non hai capito chi è?” “No, Krys e non mi interessa, so solo che è svenuto, dobbiamo portarlo fuori di qui,a ccompagnami a casa mia, c’è mia nonna, poi non ti chiedo più nulla” “Ok,va bene, se vuoi assumerti tu questa responsabilità.. Io non dirò nulla alle ragazze” “Ecco ,meglio,se no domattina lo saprà tutto il vicinato,conoscendo Sandra” Caricarono sulla macchina il giovane svenuto, Nance si sedette dietro con lui e tentò di farlo rinvenire con un po’d’acqua,ma ciondolava da una parte e dall’altra e finì addosso a lei in più di una curva. Ad un certo punto, con gli occhi chiusi, ma cosciente le disse “Ehi, non so nemmeno il tuo nome…dove mi stai portando?” “Mi chiamo Nancy e ti sto portando a casa mia anche se dovrebbe vederti un dottore, ma mia nonna era infermiera da giovane,sei in buone mani” Mart girò la testa, aprì gli occhi vacui, la guardò con immensa tenerezza e le disse “Grazie Nancy”poi si poggiò sulla sua spalla. Ella si irrigidì e trattenne il respiro, Krys la guardava dallo specchietto “Ok,ora non raccontiamo nulla,ma ne parleremo per anni di stanotte prima o poi con le altre, lo sai, vero? Non ci posso credere…che sei seduta vicino a lui…tutto questo è grottesco…irreale” A Nancy non interessava capire le elucubrazioni della sua amica in quel momento, ma portare a casa Martin prima che peggiorasse. Conosceva bene i sintomi, sapeva che l’alcool preso in dosi massicce fa degenerare il fisico velocemente. “Mi sta salendo l’ansia, purtroppo io soffro di crisi di panico” le disse senza freni inibitori e le prese la mano istintivamente. Era ghiacciata. “Tranquillo, dai siamo quasi arrivati” Il cuore di Nancy continuava a battere senza sosta, muovendosi come uno stantuffo. L’agitazione stava lasciando il posto a qualcos’altro di più pericoloso e alla concreta idea che avrebbe fatto entrare questo sconosciuto a casa sua. Churchfiled Road. Arrivati. “Krys grazie, ora torna al pub e non raccontare nulla di tutto ciò, dì che non mi sono sentita bene, che avevo bevuto un po' troppo…che non sono adatta per certe cose, beh tanto ti verrà spontaneo purtroppo” disse in tono rassegnato che Martin, nonostante tutto, colse subito. Scesero dalla macchina mentre l’amica le urlava dal finestrino “Ci sentiamo più tardi, ma tu fammi stare tranquilla” “Ok, ok ora vai, non preoccuparti per me”e poi rivolta al biondo “Ce la fai? sono solo pochi gradini e ci siamo.” Erano giunti di nuovo in periferia e le luci erano tornate quelle fioche di sempre, ma quella sera a Nancy sembrarono fortissime. Il ragazzo tremava, batteva i denti, ma la sua educazione e timidezza riemersero “Non posso approfittarmi così di te, non ti preoccupare, dai chiamo un taxi” “Non chiami nulla, stai male, non ti reggi in piedi e hai anche la febbre” disse toccandogli la fronte bollente. “Va bene” disse fiocamente lui e la seguì. Chiave nella toppa, luce accesa nel salotto, cappotto buttato dove capitava poi “Nonna,nonna!” la voce della giovane era troppo sconvolta perché la nonna abituata purtroppo a tristi notizie nel cuore della notte non si alzasse e corresse subito incontro alla nipote. “Nance, che succede? Ho sentito subito che qualcosa non andava…chi è questo ra…?Oh…Nance no” “Nonna, non è come pensi tu, so cosa vuoi dire, ma credimi, lui è un mio amico che stasera non si è sentito bene e…” “Le bugie non sono mai state il tuo forte piccola! Comunque non ti preoccupare, lo aiuto lo stesso il “tuo amico”, non mi devi spiegare nulla” L’anziana signora aveva perso un figlio che all’epoca dell’incidente aveva poco più di questo ragazzo. Certo il look di Jack era decisamente diverso, ma era stata una infermiera e ne aveva viste di tutti i colori in vita sua, ed inoltre si era resa conto subito che quello non era un ragazzo come gli altri, possibile che la nipote facesse finta di nulla? Lo accompagnarono in camera di Nancy “Piccola, sistemalo tu a letto poi lo visito io, tranquilla,hai fatto bene a farlo venire qui, sta iniziando a disidratarsi,vado subito a preparargli dei sali minerali” Martin si svestì, poi si accorse che non aveva nulla da mettere addosso ed arrossì ancor di più di quanto non fosse già rosso per la febbre… “Oh dai non preoccuparti,mi giro…mettiti sotto le coperte e stattene al caldo,una bella sudata ti farà sfebbrare” “Scusami…io…davvero, non volevo crearti questi casini, solo che stasera proprio non ce la facevo…è successo che…” “Non è il momento delle spiegazioni ora. Pensa a stare meglio, domani se ti andrà mi spiegherai” e la giovane gli sorrise poi uscì dalla stanza. La nonna lo visitò, gli diede dei sali da bere a piccoli sorsi ed un antipiretico, poi gli fece un the caldo. “Giovanotto, io non so perché mia nipote ti abbia portato qui, ma ho capito chi sei e immagino che cosa hai. Non ti farò certo la morale, ti dico solo che…non so cosa sai di lei e di ciò che ha vissuto, ma è una ragazza che ha sofferto molto…non darle altre preoccupazioni…E riguardo a te ti dico di non rovinarti con quella roba, la steatosi epatica è dietro l’angolo se continui così. Il grasso si accumula nel fegato e ti causa una infiammazione, non c’è di scherzarci. Ora riposa.” Nancy dietro alla porta aveva sentito tutto. Continuava a non capire chi fosse questo Martin, ma sentì dentro di sé un senso di tranquillità perché la nonna gli aveva anticipato qualcosa di lei. Parlare di suo padre e di quella notte era sempre difficile, e lo sarebbe stato ancor di più con uno sconosciuto. Martin si addormentò poco dopo, il dolore al fianco si era attenuato, e il thè caldo unito all’antipiretico avevano fatto il resto. La mattina presto il sole entrò di striscio nella stanza e passò attraverso le tendine di pizzo rosato. Quando aprì gli occhi la vide lì. La giovane era rimasta tutta la notte sulla sedia del suo tavolino, e dormiva con il braccio destro poggiato sul tavolo. La guardò in silenzio per un attimo poi si tirò su a sedere. “Nancy…Nancy” sussurrò. “Chi è?” disse lei con voce assonata poi spostò il suo cervello focalizzandolo in quell’attimo. “Ehi? ciao…come stai?” “Io meglio,ma tu hai dormito seduta lì?” “Si, non importa…lo faceva alle volte anche mia mamma quando ero piccola e stavo male, lei mi vegliava e la mattina la trovavo qui” Mart si fece coraggio. “Ascolta…so che non sono nessuno per chiederti queste cose, ma tua nonna mi ha detto che hai sofferto molto e ho percepito da quello che è successo stanotte, sia a me,che dal tuo atteggiamento con la tua amica…che c’è qualcosa di tragico legato all’alcool e mi spiace se per causa mia…”Poi non sapeva come andare avanti. La sua timidezza unita alla situazione imbarazzante facevano il resto. Nancy lo tolse dall’impiccio, tirò un sospirone poi iniziò. “Martin, io ho perso i miei genitori ad 8 anni. Mia nonna quella notte ha perso suo figlio e non si è mai ripresa. Mio padre beveva molto, ma fortunatamente ne era uscito…poi una maledetta sera, un bicchiere di troppo con mia mamma, un’occasione da festeggiare ed una macchina che veniva in senso opposto. Ho combattuto questo fantasma per anni, ho vissuto una assurda dicotomia con l’alcool e quando ti ho conosciuto al bancone del bar e ti ho visto bere qualcosa, non lo so…volevo solo forse farmi notare, poi però trovarti in quelle condizioni mi ha fatto stare male.” Martin si mise le mani nei capelli e la guardò contrito. “Oh cavolo Nancy, io non potevo immaginare…mi dispiace tantissimo, ora capisco perché sei stata così dura con me l’altra notte…e hai fatto bene. Ho fatto una stupidaggine. Non riuscivo a comporre ultimamente, mi sentivo svuotato e senza idee, è bastato mischiare vodka e whisky e dopo poco mi sono sentito male, il dolore al fianco mi levava il respiro, era la cosa peggiore. Non volevo che i ragazzi lo sapessero…se non fossi arrivata tu in quel momento non so come avrei fatto.” Nancy si sedette sul letto ad un cm da lui. Aveva degli occhi azzurri e sinceri, il cuore riprese a correrle nel petto come un rapido senza stazioni intermedie. In fondo non sapeva nulla di questo ragazzo, ma sentiva che le stava scattando qualcosa dentro e ne aveva paura. “Perché mi hai aiutato alla fine? Perchè non sei uscita dal bagno?” le disse puntandogli gli occhi addosso e prendendole una mano. “Non potevo, non solo perché non era giusto…ma perché…”e distolse lo sguardo spostandolo casualmente su uno dei suoi peluche “si trattava di te…e sentivo che non lo meritavi”. Empasse infinito lungo un’eternità. “Ora la bacio” si disse lui poi “No.Non sarebbe giusto, questa sera dobbiamo partire, non la rivedrò mai più,non voglio ferirla più di quanto la vita abbia fatto.” Lo fece lei. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò dolcemente. Lui ricambiò il bacio con la stessa tenerezza con cui avrebbe fatto se avesse preso lui la decisione. Poco dopo si alzò dal letto con aria triste. Nancy sembrava contenta, stava iniziando a convincersi che forse dopo tanto tempo una ventata di gioia era arrivata nella sua vita. Mart lo percepì e a malincuore dovette rompere quella magia. “Nance…mi rendo conto che tu non abbia capito…Vorrei poter essere ciò che tu desideri, ma purtroppo non è possibile…io devo partire stasera. Fin dal primo momento mi sono reso conto che non hai capito chi sono e questa cosa è dolcissima, mi hai trattato come un ragazzo qualunque e mi hai fatto sentire importante per te, non per chi sono. Io suono nei Depeche Mode,sono il tastierista, stiamo facendo il tour qui a Londra, ma stasera partiremo per Berlino.” Partire…un volo…un addio…Una separazione..un artista. Il cuore di Nance ricominciò ad andare sulle montagne russe, schiantandosi contro una montagna. “Ah ecco…ora si spiega chi erano i tuoi amici e perché ti sei stupito che non sapessi il tuo nome…Io cioè...”e arrossì “Ehi non è un delitto non conoscermi, in fondo non sono Dave…le ragazzine urlano e strepitano tutte per lui” “Dave…Alan…ecco chi erano quei ragazzi per cui le mie amiche l’altra sera facevano le stupide, erano seduti sui divanetti al pub, ora ricordo, oddio come ho fatto a non riconoscervi?” Il giovane sorrise. Di nuovo un empasse. Che senso avrebbe avuto conoscersi ora, parlarsi ancora? Le loro strade si sarebbero divise comunque, e soprattutto ora che sapeva chi fosse quello strambo ragazzo con i vestiti in pelle borchiati, capì che non sarebbe mai stato il suo ragazzo. Era abituata ai momenti di sconforto e una volta persi i genitori, aveva capito che il dolore vero nella sua vita lo aveva già provato e mai ne avrebbe potuto vivere uno più forte quindi spesso si lasciava scivolare addosso le piccole delusioni quotidiane, quelle sentimentali, le amicizie che finivano…la vita l’ aveva privata dell’amore più grande ed aveva imparato in questo modo a dare una giusta priorità a tutto. “So che sembra superfluo dirtelo, ma …se fossi rimasto qui…se non fossi sempre in giro, se non vivessi come vivo e lo hai visto…credimi io…” “Tu cosa?” disse ormai rassegnata Nance mentre risistemava la stanza “Io…” Martin le si avvicinò e la abbracciò forte “Ci avrei provato con te fin dal momento del bancone, sappilo. Sei una ragazza in gamba e meriti molto dalla vita, insegui i tuoi sogni, falli volare lontani, continua i tuoi progetti e non lasciarti mai andare come me quando ti senti giù, quando la vita ti presenta il conto” “Non te ne andare, non ora” Nancy non riusciva a trattenere le lacrime. Rimasero abbracciati così alcuni minuti ancora, poi fu lei che asciugandosi con le mani gli occhi, ritornò in sé. Si rimise l’abito della ragazza forte che sa vincere ogni piccola ferita del cuore, indossando la maschera che la vita ti impone. “Ok…ti accompagno giù e vado a chiamare mia nonna così la puoi salutare” “Bene ” disse il giovane rimettendosi la giacca di pelle che in una mattina del genere e in quartiere così, stonava visibilmente. Non c’era altro da dire. “Intanto io faccio una telefonata” “Ti aspetto giù” disse Nancy in tono monocorde. In salotto la nonna stava sistemando il tavolo “Cara, non fate colazione? Il tuo amico sta meglio stamattina?” “Nonna! avevi capito anche tu chi era Martin?” “Oh si mia cara, ma tu sei così splendidamente ingenua e io non ho voluto rovinare tutto. Avevo capito che ti piaceva non per chi fosse, perché non te ne eri resa conto, ma che vedevi in lui la persona reale, dietro la maschera dell’artista e questo è il bello di te, che sai VEDERE le persone, le sai vivere. Sapevo che non sarebbe potuto rimanere quando ho visto chi era. Stanotte non ho dormito. Ho ripensato a quella notte,in lui ho rivisto tuo papà, così giovane e così incosciente, quando ho curato lui mi sono sentita per un attimo di nuovo una mamma, non una infermiera, una mamma a cui è stato tolto l’amore più grande. E poi ho pensato a te, a quanto avresti sofferto sapendo che questo ragazzo che ti aveva appena rubato il cuore, non era ciò che tu pensavi o insomma, magari lo era ma…” “Nonna…ho capito…Mi dispiace, non volevo rattristarti” “Nemmeno io nipote mia, nemmeno io” Martin tossì per far sentire la sua presenza. Era rimasto sulle scale ed aveva sentito quasi tutto, gli si stringeva il cuore pensando di non poter frequentare una ragazza così pura ed innocente, non come quelle a cui era abituato, quelle che si buttavano in camerino strafatte e interessate non a lui come persona, ma solo a mettere una tacca sulla loro agendina pur di essere state con un artista. Questo era il prezzo del successo. “Ehm, io devo andare...volevo ringraziarvi per tutto ciò che avete fatto per me, perché veramente, mi avete salvato questa notte” “Oh, sciocchezze” disse e la nonna “Io l’ho fatto volentieri, chi credo però ti abbia veramente salvato è mia nipote. Ora caro scusami, ma ho da cuocere il tacchino per la domenica, ti auguro un buon viaggio e... tanta fortuna col tuo gruppo, arrivederci” “Grazie, signora” “Grazie a te” disse lei piano, sicura di non essere sentita. Sparì in cucina in modo repentino prima che i ricordi ricominciassero ed anche per lasciare i due da soli. Martin scostò la tendina e vide dall’altra parte della strada una macchina, era del suo amico Andy, l’altro tastierista, si era fatto venire a prendere per evitare taxi e pubblico ovviamente. Era strano, per la prima volta usciva da una casa e non c’erano folle ad attenderlo. Respirare l’aria della normalità non era così male. “C’è il tuo amico…Andy,giusto?” “Si Andy..beh…odio gli addii e non sono bravo con le parole” disse Martin avvicinandosi a lei e di nuovo uccidendola con l’azzurro dei suoi occhi. Le fece una carezza e questa volta la baciò lui, rimanendo con gli occhi chiusi anche dopo essersi staccato da lei. “Non dimenticherò mai tutto ciò, la tranquillità di questa casa e la normalità della vita che ho fatto in queste ore” disse come volendola assaporare per un’ultima volta, tenere con sé quell’ultimo ricordo. Nancy gli disse “Rimani con gli occhi chiusi allora, così il ricordo lo porterai con te” lo accompagnò alla porta, la aprì e rimanendo sull’uscio di spalle a lui, gli disse “Nemmeno io dimenticherò tutto ciò. Grazie per avermi regalato un’emozione Martin. Una semplice emozione che vola via e si perderà nell’aria pulita di una giornata come questa. In un quartiere tranquillo, senza le luci di ieri sera…è strano come vedere di giorno chi si è conosciuto di notte ci faccia apparire tutto così diverso” Andy diede un colpo di clacson, discreto come lui, Mart alzò il braccio per salutarlo e poi strizzò l’occhio alla giovane “Allora…ciao…e grazie ancora. Grazie di avermi fatto sentire solo Martin. Ci sentiamo”disse allontanandosi dalla sua vista. Nance scosse la testa sorridendo e rientrando in casa. Li guardò sparire nella via dalla finestra “Ci sentiamo?”disse tra sé e sé sorridendo “ma cosa dice? non ho nemmeno il suo numero…ah gli artisti…tutti schizzati in fondo.” “Ehi, ma che ci facevi qui? chi ci abita?” “Andy per favore, te lo racconto sull’aereo stasera, ora voglio stare un po' in silenzio” “Certo amico,tranquillo”aggiunse l’altro, abituato ai silenzi di Martin e sapendo che il suo tono serio significava che non era andato lì a far baldoria. La macchina si allontanò dalla via e Martin rimase fino all’ultimo voltato indietro a guardare la villetta di Nancy, via via diventava sempre più piccola e alla fine sparì dalla sua vista. Poi tirò fuori un foglietto stropicciato ed una penna che trovò casualmente in macchina ed iniziò a scrivere Well, I'm down on my knees again And I pray to the only one Who has the strength To bear the pain To forgive all the things that I've done Oh girl Lead me into your darkness When this world is trying it's hardest To leave me unimpressed Just one caress From you and I'm blessed Il telefono di Nancy squillò mentre ella era ancora assorta nei suoi pensieri “Ehiiii amicaaa,non mi racconti nulla?”era Krystel, eccitata alla sola idea di sentirsi raccontare chissà che nottata a base di sesso e chiacchiere. Nancy guardò il telefono nelle sue mani e dopo alcuni secondi lo spense decisa. In fondo le sue amiche non erano cattive ragazze, ma erano così diverse da lei, così vuote e riuscire a condividere con loro la sua vita le era diventato quasi impossibile. Se ne era accorta già da tempo, ma dopo questa ultima notte aveva deciso di cambiare radicalmente, sapeva che la consideravano una tipa stramba, solitaria, con una vita diversa dalla loro, poco interessata a rimorchiare ragazzi o divertirsi fino allo sfinimento e non aveva proprio voglia di dire a Krystel che poco fa aveva baciato il tastierista dei Depeche Mode non per vantarsene con le amiche, ma perché lui l’aveva fatta sentire importante, a differenza di loro. La sua vita tornò quella di sempre, riprese a frequentare il suo corso di design appena finite le feste natalizie e cercò di evitare Krystel,Sandra e Cindy. Era stufa di essere giudicata e non aveva nessuna voglia di raccontar loro una storia che non avrebbero capito. Arrivò a casa stanca quella sera. Il treno da Londra aveva fatto un po' di ritardo. Sua nonna la accolse come sempre con un profumino che proveniva dalla cucina e “Tesoroooo,ti è arrivata una lettera, l’ho messa sul tuo letto” La ragazza andò in camera sua, si spogliò poi guardò la lettera, non conosceva la calligrafia e non vi era mittente. La aprì e rimase senza parole Well, I'm down on my knees again And I pray to the only one Who has the strength To bear the pain To forgive all the things that I've done Oh girl Lead me into your darkness When this world is trying it's hardest To leave me unimpressed Just one caress From you and I'm blessed “Nancy sono Martin e ho iniziato a scrivere questa canzone in macchina di Andy non appena ti ho salutata. Quando ti arriverà noi saremo in tour in Germania, ma volevo sapessi che non ti ho dimenticato e come vedi non potrei mai. Se questa canzone diventerà famosa la proporremo nei concerti ed ogni volta che la canterò ti penserò e tu saprai che te l’ho dedicata. So che è poca cosa rispetto a tutto quello che desideravi, ma spero ti abbia fatto piacere. Vorrei dirti tante altre cose, ma il tempo è sempre poco…comunque anche se forse non ci farai nulla…questo è il mio numero. (Seguiva il suo numero di cellulare). P.S. Non buttare questa lettera e ah…che ne pensi della canzone? Nancy chiuse gli occhi, avvicinò la lettera al cuore e disse ad alta voce “Martin…Martin…mi hai regalato molto più di un’emozione” Tre settimane dopo a Monaco, Martin eseguì live One caress per la prima volta con voce tremante e coinvolto più del dovuto. Nancy non era presente al concerto ovviamente, ma quando lesse la scaletta il giorno dopo, un brivido le corse lungo la schiena. ---------------------------------------------------------- Volete sapere se i due si sentirono mai più o si rividero? Lascio a voi scegliere. La vita alle volte ci pone di fronte ad un bivio, sta a noi capire se la strada da prendere sia quella giusta in quel momento, ma non scegliere e lasciare che la vita decida per noi è lo sbaglio più grande che si possa fare.
   
 
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