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Autore: calimeli    08/01/2018    1 recensioni
Piccolo sfogo personale. Sarei grata se mi concedeste due minuti del vostro tempo.
"Le tue voglie più malsane, i tuoi segreti da tempo nascosti, le tue paure opprimenti, i tuoi orrori passati, i tuoi sbagli futuri. I tuoi desideri inappagabili; i tuoi doveri inderogabili; tutto quello che odi, che devi fare e tutto quello che ami, che non puoi fare.
Il nero che ti opprime, che ti soffoca."
Genere: Angst, Dark, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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"Gli incubi migliori, i sogni peggiori"

Hai mai pensato, la sera quando ti butti sul letto e ti nascondi sotto le coperte, di voler dormire, dormire per sempre, senza mai più svegliarti. Cadere in un sonno profondo, sacro e profano allo stesso tempo, in solitudine, senza nessuno che ti sia vicino a tenerti la mano. Hai mai pensato di volerti addormentare e restare per sempre una ventenne, non invecchiare, non festeggiare più compleanni, non vivere, non più. Ogni sera, anzi, ogni notte -perché addormentarsi prima delle due è ormai diventato impossibile- fai sempre lo stesso pensiero, la stessa preghiera, stringendo l’orso di pezza al petto senza mai staccarti e lasciando che assorba le tue lacrime, tutte quelle che hai in corpo, fino ad arrivare a chiederti perché non finiscano, perché non smettano di scorrere e non ti prosciughino. E poi c’è la dormiveglia, quel meraviglioso momento di pochi secondi, pochi istanti, che non ricordi mai ma che sai che c’è, perché è l’unico attimo in cui ti senti in pace con te stesa e riesci anche a farti scappare un piccolo sorriso. È quel momento in cui quando, con gli occhi chiusi mentre aspetti Orfeo, ti compare davanti una luce bianca, prima fievolissima e che poi si espande, e senti gli occhi roteare al di sotto della palpebra.

Poi il buio.

Pensieri e ricordi che si accavallano, che si accoppiano, si incrociano; discorsi mai detti e discorsi uditi fin troppo bene; persone che pensavi di aver dimenticato e ombre sconosciute. Le tue voglie più malsane, i tuoi segreti da tempo nascosti, le tue paure opprimenti, i tuoi orrori passati, i tuoi sbagli futuri. I tuoi desideri inappagabili; i tuoi doveri inderogabili; tutto quello che odi, che devi fare e tutto quello che ami, che non puoi fare. 
Il nero che ti opprime, che ti soffoca. Tu urli ma dalla gola non esce un suono e gli amici, i genitori, gli amori che, davanti a te, guardano, ridono, scherzano. Ti guardano e ridono, ridono di te. 
Ma tu stai morendo. 
Chiedi aiuto, supplichi che qualcuno capisca il tuo dolore e ti tiri fuori da quel baratro che è la depressione, ma nessuno ti sente, perché tu non parli. Non hai voce, non hai forza non hai voglia. Hai perso la speranza, hai perso la fiducia, hai perso integrità, hai perso tutto, non hai più niente. Tu sei tutto ciò che resta, tu e il mostro che hai dentro, dentro al cuore e dentro la testa, che ti divora e ti distrugge, senza lasciarti una via di scampo, senza lasciarti scelta. 
Sola sei e sola resterai, a combattere quel tuo Inferno personale di cui nessuno si accorge, dal quale nessuno ti aiuterà mai a scappare. Rosso e nero che si alternano, freddo e caldo che ti screpolano la pelle, che la fanno cadere a pezzi. E ti guardi le mani, da cui la pelle morta si stacca e cade e una sensazione di panico ti assale. Ti tocchi il petto e le mani sferzano l’aria: tu sei aria, sei fumo, vapore, non sei nulla, non più. E la tua testa, senza più un sostegno, cade, cade e cade e cade, precipitando nel più profondo degli abissi.

E poi il buio, di nuovo.

Gi incubi migliori, i sogni peggiori.

Stordita, apri gli occhi. Ti guardi attorno. Sei sul letto, sotto le coperte, in carne ed ossa. La luce che entra dai buchi delle persiane e che crea le solite ombre sui muri.
Sei sveglia: sei viva. No, non sei morta. 
Non ancora.

   
 
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