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Autore: RaffaLella    08/01/2018    4 recensioni
Michela Pergolesi, aveva ventisette anni, tanta voglia di realizzare i suoi sogni e poche possibilità di farlo, ma poi...
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“Mi serve una finta fidanzata” Oh no! Che piano stupido! “E quindi noi due dobbiamo fingere di stare insieme, così lui si convincerà che sono solo voci quelle assurde chiacchiere su me e sua moglie!” espose raggiante, come se l'avesse messa a conoscenza di un piano brillante
“Giacomo, sei veramente un cretino! Da dove hai preso questa idea, da un libro di serie C, D, E? Spero che come principe del foro le tue strategie siano migliori di questa, perché questa fa veramente schifo!”
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“Michi, io potrei ricompensarti per questo grosso favore, con un favore altrettanto grosso” propose ammiccante, avvicinandosi nuovamente a lei
“Non sono interessata a nessun genere di prestazione sessuale. Faccio benissimo da sola, grazie” replicò la ragazza, indietreggiando ancora.
“Effettivamente da quando il rincoglione ti ha lasciata, fai molto da sola!” la schernì gongolante
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ritorno dopo una lunga assenza. Gli ultimi mesi per me sono stati abbastanza difficili, ho perso mio padre questa estate e non riuscivo più a scrivere, poi ieri mi sono messa a rileggere la storia di Giacomo e Michela e ho deciso di terminarla. Ho scritto il capitolo ieri e oggi l'ho riletto... spero che sia venuto bene!
Non aggiungo altro, solo che replicherò a tutti quelli che hanno lasciato una recensione sia a questa storia che alle altre non appena avrò un po' di tempo.

Per ora vi lascio alla lettura di questo quattordicesimo capitolo
Raffa

Capitolo XIV
La promessa del Sultano


Il tempo trascorse rapido, così rapido che si ritrovò risucchiato in un vortice. Giacomo si sentiva fuori dal tempo e dallo spazio, schiacciato in mezzo alle responsabilità.
Dopo che Michela aveva deciso di tenere il bambino e dopo che Nicole era stata riportata sana e salva dalla sua troppo apprensiva sorella, si era ritrovato genitore per caso. La settimana di prova era trascorsa rapidamente e a quella settimana ne erano succedute tante altre. Lui e Michela, avevano cominciato a vivere insieme, a dividere lo stesso letto, lo stesso desco, lo stesso bagno, la medesima vita senza che lui se ne rendesse conto, come se fosse inevitabile.
Nei tanti libri che aveva letto, quelli erano eventi che cambiavano la vita di un uomo, ma la sua non aveva subito grossi cambiamenti o forse lui si era adattato con una inaspettata facilità. Nel primo mese, tranne la convivenza, che comunque aveva già testato nei mesi precedenti, non c'erano grosse rivoluzioni nella sua esistenza. Uscivano con gli amici, facevano la spesa nel fine settimana, guardavano la televisione insieme e lavoravano. Era una vita piacevole, anche se Michela continuava ad essere poco partecipativa ad approcci di tipo sessuale. Inizialmente ci aveva provato, ma la poca partecipazione della ragazza aveva smorzato ogni suo desiderio, temeva di commettere errori e quel timore gli impediva di perseverare, anche se l'astinenza diventava sempre più difficile da sostenere.
Non appena Michela aveva superato il terzo mese avevano cominciato a comprare tutto quello che serviva per il bambino, anche se molte delle cose gli erano state passate dalla sorella maggiore. Agnese era in estasi per l'arrivo del nipotino e non faceva che pensare ai due cuginetti che sarebbero stati compagni di giochi; la donna aveva più volte espresso il desiderio che fosse una femminuccia, anche se lui sperava ardentemente che fosse un maschio. Dopo tutte le donne che si era scopato e il poco riguardo che aveva avuto per ognuna di quelle scopate temeva seriamente che l'universo si sarebbe rivoltato contro di lui. Sua figlia sarebbe stata sicuramente come Teresa, la figlia del suo arcigno professore di matematica del liceo, sarebbe stata la facile preda di ogni stronzo del pianeta Terra. Se fosse accaduto, Giacomo sarebbe morto di crepacuore oppure sarebbe stato costretto a diventare un serial killer che uccideva tutti gli uomini che appoggiavano lo sguardo sulla sua bambina e non aveva nessuna intenzione né di morire giovane, né di passare il resto della sua vita dietro le sbarre. Decisamente meglio un bel maschietto, sano e pieno di ormoni impazziti a cui dare consigli sulle ragazze. Il sesso del bambino lo aveva tormentato per giorni e sembrava essere anche la domanda più frequente di chi era venuto a conoscenza del lieto evento. Sua madre, suo padre, i suoi suoceri, i suoi amici, tutti avevano espresso il loro pensiero sul sesso del nascituro, tutti tranne Michela. Lei non aveva mai detto cosa preferiva, nemmeno quando erano da soli, nemmeno quando lui gli aveva espresso tutti i suoi timori al pensiero che il loro bambino potesse essere una bambina. Lei lo aveva ascoltato, lo aveva confortato, lo aveva rassicurato, ma non aveva detto una sola parola sul sesso del bambino.
Anche quando lui, preso dalla curiosità, gli aveva chiesto. “Cosa vorresti? Un maschietto o una femminuccia?”
Lei aveva appoggiato distrattamente la mano sul ventre appena pronunciato e aveva replicato con sguardo sereno. “Sarà quello che vorrà essere” gli aveva sorriso “E, maschio o femmina che sia, se vorrà scoparsi tutto il mondo noi lo accetteremo” sollevò le spalle “daremo le giuste indicazioni e gli insegneremo il rispetto per l'altro sesso; poi se sarà preda degli ormoni come suo padre, diremo di usare metodi contraccettivi che almeno gli impediscano di prendersi qualche brutta malattia. Tu, tranne che mettermi incinta, sei stato bravo a schivarle, sarai un ottimo mentore”
“Non la fai un po' troppo facile?” esternò lui basito. Come poteva prendere quella storia con tanta leggerezza?
“Giacomo, che vorresti fare? Rinchiuderla nella torre più alta della città? Queste non sono cose che si possono controllare e tu ne sei una dimostrazione. Persino Raperonzolo* fece salire un uomo nella torre facendolo arrampicare sulla sua lunga treccia, quindi non possiamo fare niente. Affronteremo la cosa quando si presenterà il problema; abbiamo almeno tredici anni per stabilire una strategia vincente” sostenne divertita
Giacomo si soffermò sull'idea della sua bambina chiusa in una sicurissima torre e si sentì stranamente sollevato, in vero, gli era sembrata un'ottima idea, meglio che darle stupidi consigli su come schivare le malattie sessuali. E, comunque, Raperonzolo doveva avere delle radici capillari saldate nel cuoio capelluto con qualche magia o il suo bel principe doveva essere veramente leggerissimo, un fuscello. In ogni modo, per sicurezza, sua figlia avrebbe avuto sempre i capelli corti. Michela la prendeva decisamente troppo alla leggera, anche se aveva maledettamente ragione, lui non poteva fare assolutamente nulla, poteva solo dare consigli e sperare nel meglio. Quel pensiero lo fece sentire stranamente più vicino a suo padre.
“Sveglia bello addormentato!” lo ridestò la voce scherzosa di Filippo
Giacomo si stiracchiò e si massaggiò le palpebre. Era terribilmente stanco. “Sono distrutto”
“Come fai ad essere distrutto se il bambino non è ancora nato, manca parecchio, no? Di quanti mesi è Michela, ora?”
“Non mesi, settimane, mio caro. Non sbagliarti su questa cosa fondamentale. Michela è alla sedicesima settimana, quasi alla fine del quarto mese. Ormai sono diventato un esperto di robe di incintità e di neonati” scosse la testa e si lasciò cadere teatralmente sulla sua scrivania “Chi l'avrebbe mai detto”
“Però mi sembra che tu alla fine l'abbia presa discretamente bene, meglio di ogni nostra aspettativa”
“Perché voi mi sottovalutate, Fil” osservò serio, ricomponendosi “Michela settimana prossima partirà per Milano” sbottò nervoso “Non mi va che parta”
“Per Michela è importante questo corso, lo sai”
“Lo so, infatti mi sto lagnando con il mio migliore amico, con lei sono sempre molto gaioso, anche se non condivido affatto che parta. Avrei preferito che congelasse questo corso per un anno, ma lei non ha voluto nemmeno vagliare la possibilità e allora ho ceduto senza insistere e ho indossato la maschera del compagno gaioso. Mi sto trasformando in un rincoglione con i fiocchi”
“La smetti?” Giacomo strinse gli occhi “Di inventare le parole, sei alquanto fastidioso” sospirò profondamente “Comunque Cecilia dice che Michela preferisce farlo ora perché dopo dovrebbe portare anche il bambino con sé e non vuole separarti da tuo figlio”
“Anche ora lo porta con sé, visto che il mio bambino vive dentro di lei” osservò Giacomo stizzito “Michi ha questa brutta abitudine di decidere tutto da sola, anche se ora siamo una coppia. Anzi ad essere precisi, lei si ricorda che siamo una coppia solo quando deve darmi addosso”
“Giacomo, Michela non vuole separarti dal bambino e io penso che sia un gesto da una che si sente in coppia e poi non è vero che ti da addosso” osservò l'amico con una irritante flemma, alzandosi dalla sedia e cominciando a sistemare ordinatamente i fascicoli che aveva completato, dentro gli armadi a muro “Mi sa che sei irritato con lei per altro e ti fissi per delle cretinate” si girò e lo fissò risoluto
“Passi troppo tempo con Cecilia. Ormai parli come lei” osservò Giacomo serio
“Viviamo insieme da oltre un anno, mi sembra ovvio che passiamo del tempo insieme”
Giacomo scosse la testa arrendevole. “Cazzo, Fil, sei anche diventato pesante come lei”
“Forse dovreste parlare un po' tu e Michela. Parlare fa sempre bene”
Gli sembrava proprio di parlare con Cecilia e la cosa cominciava a inquietarlo non poco. Sospirò angustiato. “Parlare un po'? Sono stanco di parlare. Parlare è l'unica cosa che facciamo. Io ho bisogno di rassicurazioni”
“Che sei una bambina delle medie che hai bisogno di rassicurazioni?” borbottò l'amico esterrefatto
“E che c'entra, scusa? Guarda che anche gli uomini hanno bisogno di essere rassicurati. Cecilia probabilmente lo fa e quindi non ne senti la necessità. Io, invece, sto con una da cui aspetto un bambino, a cui ho detto che la amo, ma lei non ha fatto una piega e non è che io dico ti amo tutti i giorni alla prima che passa e non facciamo nemmeno sesso, quindi tranne che andare in giro per la Garbatella in cerca di una casa più grande per la nostra nuova famiglia, non mi pare che ci siano indicazioni che stiamo realmente insieme”
“Non fate sesso?” domando Filippo confuso
“No, l'ultima volta che abbiamo fatto sesso è rimasta incinta, ed è successo per una sola notte, poi lo abbiamo fatto quattro anni prima per due settimane. In pratica, io e Michela stiamo insieme ma non facciamo sesso; siamo una coppia bianca. Comincio a pensare che lei non sia particolarmente interessata a fare sesso con me, visto il mio impegno e la sua ritrosia”
“Lei ti respinge?” interrogò incuriosito l'amico, con la schiena appoggiata all'armadio e le braccia conserte
Come Cecilia, ora lo stava anche psicanalizzando. “No, cioè non proprio. Io non ci provo più”
“Hai detto di amarla, ma la desideri?”
Forse poteva stendersi tra due sedie e cominciare la seduta di psicoanalisi. “Che domanda del cazzo, Fil. Ti pare che mi stia lagnando per fare due chiacchiere? Cecilia esci da questo corpo!!!”
“Guarda che sto cercando di aiutarti”
“Sì, ma preferisco parlare con te senza che lo spettro di Cecilia ci aleggi sulla testa!” scosse la testa “Comunque, io sono un cultore delle donne e delle sane scopate, se mi sto umiliando parlandoti dei miei insuccessi a letto, forse è perché la cosa mi turba particolarmente”
“E ne hai parlato con Michela?”
“Vuole che la conquisti senza desiderio e senza farci sesso, e solo Cristo sa quanto mi stia impegnando, ma sto per scoppiare, se mi cammina ancora mezza nuda per casa il mio pene chiederà l'estradizione dal mio corpo!”
“Da quanto tempo sei a stecchetto?”
“Un paio di mesi” si accasciò di nuovo sulla scrivania “Lo so che non è tanto, amico, anche se io non ci sono per niente abituato, tre giorni era il massimo dell'astinenza per me, ma lei è una continua tentazione e io non ce la faccio più”
“Perché non ti proponi, allora? Mi sembrava di ricordare che fossi grandioso in queste cose” lo schernì divertito
“Perché lei pensa che io sia uno stronzo pervertito e se le salto addosso non farò che avallare la sua idea bislacca, quindi mi tocca essere un perfetto gentiluomo e conquistarla senza sedurla e questa è una cosa difficilissima, Filippo. Le ho provate tutte: cene, fiori, passeggiate romantiche mano nella mano, un fine settimana a Milano in cerca di un appartamento per la sua permanenza bocconiana, e io ora detesto Milano. Cazzo! Non serve niente” tirò fuori due biglietti dal cassetto “Venezia! Questo è il mio ultimo tentativo, se nella città più romantica d'Italia non facciamo sesso, allora vuol dire che ha messo una pietra su di me” rimise i biglietti nel cassetto della scrivania e si alzò dalla sua postazione “Vado, che abbiamo la visita dalla ginecologa tra un'ora. Passo a prenderla a lavoro e, poi, finalmente conoscerò mio figlio. Domani arrivo tardi che ho l'udienza della Tesone, spero che questo maledetto divorzio finisca presto, prima che strozzo quella cretina che Petroli venera come la Madonna”
“Devi rilassarti, fratello”
“Appena scopo mi rilasserò di nuovo, ora vado a fare il bravo papà!”
Non gli andava di mostrarlo all'amico, ma era tremendamente emozionato; era la prima visita ginecologica a cui assisteva. Aveva chiesto a Michela di presenziare alla visita sopratutto perché voleva conoscere il sesso del bambino, visto che temeva che la ragazza non domandasse, non essendo particolarmente interessata al sesso del nascituro. Poi, il pensiero di vedere la prima immagine del suo bambino gli aveva riempito il petto di angoscia. Quella faccenda dell'astinenza lo distoglieva dall'ansia della paternità.
Michela era stata particolarmente loquace durante il tragitto verso la clinica dove lavorava Marta, la compagna di Claudia, nonché nuova ginecologa della ragazza. Inizialmente Giacomo era rimasto alquanto meravigliato della scelta di Michela, la quale gli aveva spiegato che Marta era una dei pochi ginecologi non obiettori di coscienza e quindi la sua era stata una scelta obbligata quando era intenzionata ad abortire, poi aveva scelto di farsi seguire da lei anche dopo che la sua decisione era cambiata. Marta era una donna intelligente e gentile e Michela provava molta simpatia per lei.
Quando la cortese infermiera li invitò ad entrare, Marta li accolse sulla porta in un largo sorriso.
“Sono proprio contenta di vedervi finalmente insieme ragazzi” pigolò, chiudendo la porta alle sue spalle. Strinse con vigore la mano di Giacomo “E sopratutto sono contenta che abbiate deciso di tenere il bambino, siete così carini insieme” aggiunse sorridente
“Grazie. È stata un'impresa titanica, Michela è tanto cocciuta quanto bella” sostenne contrito “E, menomale che è passata la fase del vomito violento, perché non era per niente un bello spettacolo la mattina. Anche se mi tocca rinunciare al caffè perché su quello non ci sono stati miglioramenti”
“Non lo tollera?” domandò la donna divertita
“Sente l'odore di caffè nel mio alito anche se ne bevo un sorso la mattina dalla tazzina di Filippo e con lei ci vediamo la sera, dopo quasi otto ore. Se ci fosse un traffico internazionale di caffè, la assumerebbero nel corpo di polizia al posto dei cani”
La donna esplose in una sonora risata. “È un effetto collaterale della gravidanza, ma direi che ne vale la pena!”
“Non ti ci porto più con me!” sbottò Michela in un divertito cipiglio “Avevo dimenticato che con Marta ti rilassi un po' troppo” scosse la testa sostenuta, anche se non riuscì a nascondere un timido sorriso. Scivolò con la mano sul tessuto della giacca di lui “Non mi lamento io che vomito, non capisco di cosa ti lagni tu”
Il ragazzo appoggiò istintivamente le labbra su quelle della ragazza, aveva una voglia matta di baciarla. “Scusami, sei bellissima anche mentre vomiti come se fossi preda di un esorcismo”
“Ok, piccioncini, non vi trattengo oltre, così potete ritornare a casa e impegnarvi in attività che sicuramente piaceranno di più al nostro Giacomo” Magari! “Michela distenditi sul lettino e tira su la maglietta” ordinò la donna in tono professionale. Michela seguì gli ordini pedissequamente e si distese obbediente sul lungo lettino grigio, tirando su la maglietta e scoprendo il ventre appena arrotondato. “Si comincia a vedere” osservò la donna contenta
“Sì, ma non lo sento ancora” replicò la ragazza mogia
“Tranquilla, fra un po' comincerai a sentirlo. È normale nelle primipare. È ancora presto. Quando sentirai uno sfarfallio nella pancia quello sarà il tuo bambino che comincia a muoversi”
Giacomo ascoltava le donne meravigliato, anche se un po' spaventato, il pensiero che il bambino si muoveva dentro Michela come una specie di Alien**, gli faceva impressione, anche se per loro sembrava tutto naturale.
“Non vedo l'ora!” esternò Michela gioiosa
Marta tirò più su la maglietta e premette il tubetto di gel sul ventre della ragazza, facendola rabbrividire. “Sì, lo so, è freddo, mi dispiace” replicò avvicinando l'ecografo. Afferrò la sonda e la fece scivolare sulla pancia della giovane madre “Vediamo come sta questa pulce e se riusciamo a capire se è un maschietto o una femminuccia”
Lo schermo era completamente nero e grigio e sembrava pulsare. Lui non riusciva a vedere nulla, gli sembrava solo una massa informe stampata su un televisore di pessima qualità.
“Eccolo” esclamò la ginecologa soddisfatta. Allungò la mano sinistra e spinse un bottone sul tastierino vicino alla schermo “E questo è il battito del vostro bambino”
“Come è veloce” esternò Giacomo meravigliato
“Tranquillo, è normalissimo!”
“Io comunque non riesco a vederlo!” asserì il ragazzo senza mezzi termini
La donna con il dito della mano sinistra indicò un piccolo esserino rannicchiato, mentre con la destra continuava a muovere la sonda dell'ecografo sul ventre appena pronunciato di Michela. “Ora lo vedi?”
Lui scosse la testa senza proferire parola. Era così piccolo e il suo cuore galoppava così veloce, mentre il cuore di Giacomo si era fermato nel petto e il respiro gli si era improvvisamente mozzato. Non era sicuro di quello che provava, era una strana sensazione di appartenenza che non aveva mai sentito prima. Anche se era nella pancia di Michela quell'esserino era anche suo.
“Sta bene?” domandò la ragazza con la mano destra stretta al petto, ridestandolo da quel torpore
Ma di cosa si preoccupava?
“Mi sembra di sì, ma senza un'amniocentesi non posso darne certezza. Volete sapere il sesso del vostro bambino?” domandò la dottoressa divertita, continuando a muovere l'ecografo sul ventre di Michela e incrociando gli avidi occhi grigi di Giacomo
“Si vede già?” domandò il ragazzo con il cuore in gola.
Fa che sia maschio! Fa che sia maschio! Fa che sia maschio! Fa che sia maschio!
“Sì” la donna sorrise “Allora, lo volete sapere?”
“Sì, certamente” asserì il ragazzo troppo rapidamente, stringendo la mano di Michela “Cioè, possiamo saperlo vero Michi, amore?”
Lei strinse la mano del ragazzo e scosse la testa divertita. “Così mi fai passare per una specie di despota, certo che possiamo saperlo, mica mi devi chiedere il permesso?”
“Non ne abbiamo parlato, quindi se tu preferisci non saperlo me lo faccio dire in gran segreto e prometto che non ti dirò nulla” sostenne
“Stupidone, voglio saperlo anche io, sono molto curiosa di saperlo. Il fatto che per me sia indifferente non significa che non voglia saperlo”
“Benissimo! Allora visto che siete tutti e due d'accordo, vi dico che è un bel maschietto” rivelò la dottoressa
Giacomo sollevò le braccia in alto e ululò soddisfatto. “Siiiiiiiiiiiiiiii”
“Per lui non era tanto indifferente, mi sa” osservò la donna divertita dall'esuberanza del ragazzo
“Giacomo preferisce un maschio”
“Non pensavo fosse un tipo così all'antica”
“Macché all'antica, così non sarà costretto a costruire una torre dove custodire la bambina” spiegò Michela, volgendo lo sguardo verso il ragazzo che aveva lo sguardo fisso nello schermo dell'ecografo “sai temeva che il grande karma celeste si vendicasse sulla nostra bambina per la sua stronzaggine”
“Tu ci scherzi, ma ora mi sento decisamente meglio. Un maschio. Siiiiii. Mi piacciono tantissimo le bambine e adoro mia nipote, ma non potevamo rischiare”
“Sei proprio uno stupido idiota!”
“Però mi ami lo stesso, anche se sono uno stupido idiota”
“Perché sono una ragazza di buon cuore che ama i derelitti” Stava ammettendo di amarlo? “Invece per mia tranquillità, vorrei fare l'amniocentesi” asserì a bruciapelo “Marta mi dici come devo procedere per prenotarne una?”
“Michela tu hai 27 anni, sei giovane come puerpera, di solito noi consigliamo l'amniocentesi...”
“Io voglio farla” la interruppe prontamente “Mi rassicurerebbe molto”
“Che cosa temi?” si informò la donna materna
“La sorella di mamma ha una figlia, mia cugina Adele, con la sindrome di Down. Lei è una ragazza meravigliosa, ma io non credo che sarei in grado di accudire un bambino con esigenze speciali. Voglio avere la possibilità di decidere. Voglio almeno saperlo prima. Poi magari non mi cambierebbe niente, ma voglio saperlo”
Marta sospirò profondamente. “Devi telefonare al CUP e prendere un appuntamento, ma i tempi solitamente sono molto lunghi” sorrise compartecipe “potresti provare a farla intramenia
“Provo ad informarmi se la fanno all'ospedale del paese vicino al mio. È un ospedale piccolo e l'utenza è inferiore rispetto a Roma, quindi i tempi saranno sicuramente più stretti. Oggi chiamo mia madre e faccio prenotare” spiegò la ragazza pratica, mentre la dottoressa le passava della carta assorbente per pulirla dal gel “Mi dai anche l'appuntamento per il prossimo mese? Fra qualche giorno parto per Milano” si abbassò la maglietta “così mi organizzo con i biglietti per il rientro”
La donna si sedette sulla scrivania e sfogliò l'agenda. “Direi che possiamo fare il cinque dicembre”
“Perfetto” assentì Michela, saltando giù dal lettino
La donna, seduta alla sua scrivania, compilò la cartella della visita e inserì una copia di scatti dell'ecografia all'interno, porgendola poi alla ragazza.
“Scusa, Marta, ma tu sei proprio sicura che sia un maschietto?” domandò Giacomo riluttante.
Aveva osservato l'immagine e a lui proprio non vedeva niente che gli confermasse che fosse un maschio.
“Di solito bisogna aspettare la morfologica per essere sicuri del sesso” spiegò la ginecologa “però siete stati molto fortunati, la posizione del bambino permetteva di vedere gli organi sessuali con una certa chiarezza” riprese la cartella dalle mani di Michela, mostrando l'immagine annerita del feto al ragazzo “Questo ti renderà orgoglioso di tuo figlio, Giacomo” fece la donna divertita, indicando i genitali del bambino
“Se mi dici che questo è il pistolino di mio figlio, vado sulla cieca fiducia” replicò fiducioso, visto che lui a malapena riconosceva il bambino
“Comunque nella prossima visita faremo un'ecografia morfologica, così si vedrà sicuramente meglio!” poi si rivolse nuovamente a Michela, porgendole la cartella “Anche se spero di vedervi prima della prossima visita. A me e a Claudia farebbe molto piacere replicare la cena dell'altra volta”
“Magari potete venire a trovarmi a Milano” propose Michela, porgendo la mano alla dottoressa
La donna si avvicinò e le scoccò un bacio sulla guancia. “Grazie per l'invito, tesoro, sei veramente carinissima”
“A me e a Giacomo farebbe piacere che veniste un fine settimana, magari potete salire con lui, così gli fate compagnia durante il viaggio”
“Certamente, mi sembra una buonissima idea” si avvicinò a Giacomo e gli strinse la mano “Sei un ragazzo molto fortunato, vedi di non fartela scappare”
“Lo so e ci sto provando a non farmela scappare” replicò afferrando la mano di Michela
Durante il viaggio verso casa, non riuscì a spiccicare parola. Michela stava per partire e lui non riusciva proprio a sopportarlo. Non aveva mai creduto alle relazioni a distanza, ma non aveva nemmeno mai creduto che si sarebbe innamorato, che avrebbe messo su famiglia, che avrebbe avuto un bambino prima dei trentanni. Non voleva che Michela andasse a Milano per mesi interi, portando con sé il loro bambino, visto che era ancora dentro di lei. Inoltre, quella pazza orgogliosa voleva cavarsela da sola, ma con le quattro lire che aveva messo da parte era riuscita solo a trovare una stanza in condivisione con altre due persone. Era troppo testarda e Giacomo non riusciva proprio a capire perché la ragazza non volesse accettare il suo aiuto.
“Come mai così silenzioso?” domandò la ragazza senza distogliere lo sguardo dalla strada
“Pensavo”
“Al bambino? Hai ripensamenti?” la voce di Michela arrivò alle sue orecchie incrinata dal turbamento
“No, non ho ripensamenti. Io voglio questo bambino e voglio te, non è necessario che me lo chieda ogni volta” replicò risentito
“Sei arrabbiato per qualcosa?”
Era arrabbiato per tante cose: perché lei partiva, perché lo escludeva, perché non scopavano, ma non gli sembrava opportuno esternare tutti quei perché, visto che Michela non avrebbe compreso. Lei era identica a suo padre, con loro non si poteva mai sbagliare.
“No, sono serenissimo” sbottò stizzito
“Invece sei arrabbiato per qualcosa” insistette lei cocciuta
Maledetta testardaggine . “Non mi va di parlarne, allora. Così ti suona meglio?”
“Giacomo”
“Michi, amore mio, sto cercando di comportarmi bene, quindi vorrei evitare di dire o fare qualcosa che poi ti farebbe fare mille passi indietro come un gambero. Vorrei evitarlo, tenendo conto di tutti i passi avanti fatti fino ad ora”
“Ferma la macchina” ordinò seccamente Michela
“Cosa?” domandò il ragazzo confuso
“Ferma la macchia. Ora. Immediatamente”
Giacomo fermò la macchina, parcheggiando in doppia fila nel mezzo del quartiere della Camilluccia, non molto lontano dalla casa dei suoi genitori.
“E ora, che cosa vuoi fare?” replicò stufo
“Vado a casa da sola” sbottò la ragazza arrabbiata
“Sei impazzita?”
“Sono arrabbiata e voglio passeggiare, così mi passa il nervoso”
“Non fare la stupida” Michela aprì la portiera e fece per uscire, ma lui la trattenne per il braccio. “Michi, ti prego non fare cagate. Fra un po' parti e poi ci vedremo solo nei fine settimana, vuoi davvero rovinare tutto per niente?”
Lei si divincolò dalla morsa del ragazzo. “E tu credi che io possa stare insieme a qualcuno che ha paura di dire le cose perché reagisco male? Io voglio che tu sia sempre sincero con me” O Dio Santo, quella roba della sincerità che tutte le donne pretendevano, ma che in realtà non apprezzavano mai! “Piuttosto preferisco litigare”
“Chiudi la portiera” ordinò secco. Michela lo fissava con aria di sfida “Michi chiudi la portiera” sospirò “Io non voglio che tu parta. Non voglio che vai a Milano. Sono arrabbiato per questo” la ragazza chiuse la portiera e lui si massaggiò le palpebre “E non voglio che tu mi escluda dalla tua vita”
“Non lo sto facendo”
“Sì. Invece! Lo fai continuamente. Io voglio prenderti un appartamento a Milano. Da sola! Così tua madre può venire a stare da te tutte le volte che vorrà e io potrei stare magari qualche giorno in più. Invece, tu devi farcela da sola, anche se da sola significa che devi complicare le cose. Tu non sei da sola! Noi stiamo insieme, quindi io voglio aiutarti. Nel caso in cui non te ne fossi accorta non ho grosse difficoltà finanziarie, sopratutto ora che i miei vogliono aiutarci con la casa, ma tu mi estrometti e mi tratti come se io fossi una specie di estraneo che ti fa l'elemosina. Noi siamo una famiglia”
Michela lo fissava interdetta. “Io voglio farcela da sola” insistette cocciuta
“E io voglio aiutare la mia donna. Voglio essere un punto di riferimento per la mia famiglia, ma tu non me lo permetti”
La ragazza rimase in silenzio, con lo sguardo fermo fuori e la testa appoggiata al finestrino “Hai ragione” sussurrò appena
“Dici sul serio?” domandò confuso
“Ho paura Giacomo, vivo nell'ansia che tu te ne vada, che ci lascerai soli e quindi voglio dimostrare a me stessa che posso farcela anche senza di te. Che posso crescere un bambino anche da sola”
“Michi, potrei anche smettere di amarti, ma non potrò smettere di essere un genitore. Ti prego, basta! Smettila di fare da sola, di escludermi, di erigere muri. Io non me ne andrò. Qualunque cosa accada, ti prometto che tornerò sempre da te”
“Va bene” sospirò profondamente “Credi di riuscire a trovare un appartamento in due settimane? Mi sa che però la caparra la perdo”
“Sono un avvocato, provo a fartene recuperare una parte di caparra, intanto chiamo un amico di Milano per farmi aiutare. Tranquilla, ci penso io. Entro domani avremo un appartamento a Milano” girò la chiave e riaccese il motore “Michi, un'ultima cosa. Spero che tu la prenda con il giusto spirito. Io voglio scopare. Ne ho proprio bisogno” si voltò verso la ragazza “Voglio scopare con te, non ce la faccio più a vederti girare per casa mezza nuda e a stringerti fra le braccia la notte. So che non ami molto la volgarità, ma mi sta venendo una tendinite al polso a furia di fare da solo. Se si diventasse veramente ciechi dovresti mandare Pallottola a fare un corso per cani di accompagnamento per ipovedenti”
“Ne ho voglia anch'io” confessò Michela, tormentandosi le mani “Anch'io faccio da sola, qualche volta”
“Perfetto! Quindi, ora che abbiamo chiarito, credi che possiamo fare insieme, invece di continuare a fare da soli? Magari nel prossimo futuro?” si avvicinò alla ragazza “magari stasera?” le sussurrò all'orecchio. Spinse il volto di lei parallelamente al suo “Voglio baciarti, assaggiarti, voglio averti, voglio te” appoggiò le sue labbra su quelle di lei “Ne ho bisogno” il bacio divenne più intimo e alle carezze della lingua si accompagnarono quelle delle sue mani che si avvinghiarono avide e vogliose ai seni di lei, ai suoi fianchi, alla sua vita sottile.
“Meglio tornare a casa” ordinò lei, affondando le mani nei capelli di lui “Non possiamo farlo qui, non è un luogo adatto. Non vorrei che ci arrestassero per atti osceni in luogo pubblico, in pieno giorno. E siamo anche in doppia fila”
“Ogni tuo desiderio è un ordine per me” replicò il ragazzo, staccandosi di malavoglia dalle labbra della giovane donna “anche se mi titilla parecchio l'idea degli atti osceni”
“Andiamo a casa, cretino”
“Sì, padrona”

*

Michela era in bagno da quasi dieci minuti, il ragazzo aveva provato ad entrare, ma lei aveva chiuso la porta a chiave.
“Ho bisogno di rilassarmi un attimo. Porta ancora un po' di pazienza, ti assicuro che ne varrà la pena” aveva detto dall'altro lato della porta
Stava cercando di farlo impazzire di desiderio quella maledetta strega!
Si sedette sul letto, accarezzando il testone fulvo e peloso di Pallottola, che scodinzolante gli porgeva un osso di pelle mezzo masticato.
“Io e mamma saremo molto impegnati questa sera, quindi tu non dare fastidio, capito? Questa è una serata importante per noi, quindi devi fare il bravo” si rivolse al cane con aria seria
Finalmente avrebbe fatto di nuovo sesso, prima che il suo pene e i suoi testicoli facessero le valigie e lo abbandonassero per sempre. Si alzò dal letto e aprì il cassetto del suo intimo. Recuperò un vecchio paio di calzini dal fondo. Li srotolò e prese l'anello del sultano che vi era custodito. Aveva quasi risolto il puzzle, aveva assemblato undici anelli su dodici e senza nessun aiuto moderno, proprio come aveva promesso alla folle vecchietta del mercatino turco. Gli mancava solo un anello e poi avrebbe potuto darlo a Michela. Si sedette sul letto e ci giocherellò, cercando di ricomporlo, forse era la serata giusta per infilarlo al dito della donna con cui il destino aveva voluto che mettesse su famiglia. Era completamente immerso in quel intreccio di anelli argentati. Quell'anello era magico per lui, perché ogni qualvolta ci giocherellava, immerso in quel puzzle, la sua mente si liberava da ogni pensiero e desiderava solo completarlo. E poi... aveva finito! L'anello era completo. Il puzzle era risolto!
Perché aveva preso quell'anello? Perché quella era una serata importante
Perché desiderava completarlo? Per infilarlo al dito della sua donna
Quanto era importante quella serata? Sufficientemente importante da recuperare la fedina turca dimenticata da oltre un mese in quel cassetto.
Perché? Perché quella serata era una promessa
Cristo Santo. Una promessa? Un impegno?
Si alzò di scatto dal letto, lasciando cadere l'anello sul tappeto.
“Sto per fare sesso con Michi, amico” sussurrò allarmato, fissando il cane che mordicchiava il suo osso “Lo desidero tantissimo, ma cazzo questo somiglia moltissimo a del sesso programmato e a me il sesso programmato fa veramente cagare. E roba da vecchi e coppiette schifosamente monotone!” andava avanti e indietro nervoso “In realtà, mi fa cagare anche il pensiero di restare a casa a scopare per i prossimi trent'anni sempre con la stessa donna, ma non credo che Michi accetterebbe un rapporto aperto e poi avremo un cazzo di bambino e io non sono capace a fare il padre, sono stato una schifezza anche come figlio, quindi sarò un disastro anche peggiore come padre” aveva un enorme bozzo in gola che non riusciva a buttare giù “E sai, quello che Michi sta aspettando è un bambino vero, fra poco più di quattro mesi uscirà dal suo corpo come una specie di Alien e fagociterà tutta la mia vita” si portò le mani al petto, premendo con forza contro lo sterno. Cristo, si sentiva come se gli stesse venendo un infarto. Respirò profondamente due, tre, quattro volte “Se non mi sta per venire un infarto, ho un attacco di panico” confessò allarmato a Pallottola. Cominciò a percorrere la camera da letto a lunghi passi. “Non posso farlo! Non ci riesco”
Doveva uscire!
Andò alla porta del bagno e bussò. “Michi, porto giù Pallottola, così dopo non dobbiamo farlo”
“Ok, ti aspetto, non metterci troppo però, sono quasi pronta” lo tentò leziosa
Infilò il guinzaglio al cane e uscì di gran lena. “Lo so, non fissarmi così” si rivolse al cane mentre era in attesa dell'ascensore “Lo so, sono un vigliacco, almeno potrei affrontarla, ma che cazzo, sta in quel bagno da mezzora, che sta facendo? Si sta rifacendo nuova? Uscirà dal bagno bionda con gli occhi azzurri” l'ascensore era arrivato. Pigiò sul tasto T “Non doveva mica prepararsi così tanto? Lei mi eccita anche senza troppi fronzoli e dopo tutta questa astinenza, se mi ricordo come si fa, sarebbe stato sufficiente mettersi nuda di fronte a me. Donne! Non sono per niente pratiche”
Arrivò fino al parco che distava quasi un quarto d'ora da casa e rimase a passeggio con il cane per quasi un'ora. La crisi di panico era passata, quei disconnessi pensieri che gli avevano appesantito il petto erano spariti. Era di nuovo lucido, anche se continuava ad avere fottutamente paura di quella cazzo di situazione nella quale si era ritrovato quasi senza pensare.
Era stato via troppo a lungo, era giunto il momento di ritornare a casa. Era uscito senza cellulare, Michela si stava sicuramente preoccupando.
Girò la chiave ed entrò in casa, liberando il cane dal laccio del guinzaglio. Michela era accoccolata sul divano stretta in un enorme plaid antracite. Era così bella e lui si era di nuovo comportato come uno stronzo.
Chiuse Pallottola in cucina. “Perdonami cucciolo, ma fai troppo casino, appena abbiamo finito ti libero, promesso” si avvicinò al divano “Ehi, Michi, tesoro. Svegliati”
La ragazza si ridestò, stropicciandosi gli occhi cisposi. “Che fine avevi fatto, mi stavo cominciando a preoccupare” fissò lo sguardo sul grosso orologio a muro “È tardissimo!” scosse la testa evidentemente turbata “Non devi uscire mai più senza cellulare”
“Scusami, avevo bisogno di schiarirmi le idee”
“È servita la passeggiata?” domandò ormai tranquillizzata
“Decisamente sì”
La ragazza aprì la mano, mostrandogli l'anello del sultano “Cos'è?”
“Una fedina turca. Questo è l'anello del sultano” spiegò il ragazzo, sfiorandolo appena con la punta dei polpastrelli “Ti ho parlato della vecchietta che avevo incontrato in quel mercatino turco?”
“La signora che ti ha detto che non dovevi più scansare la donna della tua vita?”
“Sì, proprio lei. Oltre ad una marea di preziosi consigli non richiesti, mi ha anche regalato quest'anello. Per te” prese l'anello dalle mani affusolate della ragazza. Si inginocchiò e ci giocherellò pensoso. Tu sai cosa è l'amore giovane uomo? Cosa ti rende tanto sicuro di riconoscerlo quando arriverà? Erano state queste le parole di quella vecchia e minuta donnetta turca. Strinse la mano sinistra della ragazza. Non era sicuro di cosa fosse l'amore, ma lo aveva comunque riconosciuto. “Mi ha detto che sarebbe stato della misura giusta per te” sospirò “spero che non si sia sbagliata, altrimenti domani lo porto dal gioielliere” infilò l'anello all'anulare della ragazza. Invece, la vecchia aveva avuto nuovamente ragione, calzava alla perfezione “Direi che è perfetto!”
“È molto bello. Mi piace tantissimo. Grazie” poggiò le sue labbra su quelle del ragazzo e poi si alzò dal divano, lasciando cadere il plaid sul pavimento di cotto marrone “Posso ringraziarti in maniera più adeguata, sempre che la passeggiata non ti abbia stancato troppo”
“O Gesù!” esclamò senza distogliere lo sguardo dal corpo ambrato della ragazza. Indossava un sensualissimo baby doll panna trasparente e un perizoma microscopico che lasciavano pochissimo spazio all'immaginazione. La sua pelle emanava un profumo di lavanda intensissimo, che gli stava penetrando nel cervello. Scivolò con le dita sulla pelle del braccio destro di lei. Era così morbida. La ragazza lo spinse sul divano e si sedette cavalcioni su di lui “O Gesù!” gli sfilò il maglione e la maglietta e scivolò con le mani sul suo petto largo, mentre lui affondava le mani nei fianchi di lei “O Gesù”
“Altre parole oltre O Gesù?” ridacchiò lei, mordendosi il labbro inferiore
“Lo sto ringraziando immensamente. Altrimenti dovrei cominciare a ringraziare i miei suoceri per l'ottimo lavoro che hanno fatto, ma non vorrei che la faccia di tuo padre mi facesse calare il desiderio”
“Sarebbe una cosa terribile” replicò la ragazza appoggiando le sua labbra umide sulla bocca del ragazzo
“Adoro il melone” osservò Giacomo, succhiando con avidità le labbra della ragazza ammorbidite dal burro di cacao a gusto di melone
“Lo so e ho anche un'altra sorpresa, che sono sicura gradirai moltissimo” aggiunse Michela muovendo il suo bacino contro l'ormai evidente eccitazione del ragazzo
Sarebbe stata una lunga ed eccitante notte di sesso sfrenato, proprio come lui l'aveva immaginato, insieme ad una donna speciale a cui aveva fatto dono molto più di un anello, a cui aveva donato una promessa.
O Gesù!



*Raperonzolo. è una fiaba, pubblicata per la prima volta dai fratelli Grimm nella raccolta Fiabe(Kinder- und Hausmärchen, 1812-1822) col titolo originale Rapunzel.

**Alien. è un film del 1979 diretto da Ridley Scott. È considerato uno dei capolavori del regista Ridley Scott, e in generale uno dei migliori film di fantascienza della storia del cinema.

Ancora qualche capitolo e chiudo la storia.
Buona serata a tutti... alla prossima
Raffaella

  
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