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Autore: Fidi_    09/01/2018    1 recensioni
«Mia amata!» esclamò ardente, afferrandola per le spalle e porgendosi a baciarla con slancio.
Ella però si scostò e per la prima volta da quando era rientrato, notò la sua espressione dura.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento, Età vittoriana/Inghilterra
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O r t e n s i a

«Mia amata!» esclamò ardente, afferrandola per le spalle e porgendosi a baciarla con slancio.Ella però si scostò e per la prima volta da quando era rientrato, notò la sua espressione dura.
«Che ti prende?» domandò con allegro stupore; il suo entusiasmo non fu per niente scalfito dall'evidente indisposizione della sua amante, per quanto seguitasse a ignorare la ragione di quel mutamento così repentino. Angelica si divincolò dalla sua presa e gli diede le spalle, avvolgendosi il busto con le braccia, scossa da un brivido di rabbia livida. Portava i capelli sciolti, impreziositi unicamente da un nastro di raso verde che faceva pendant col fiocco in vita e gli inserti dell'abito da passeggio. Liberare le fulgenti chiome corvine in un'acconciatura verginale faceva parte di un loro segreto gioco amoroso e dava a entrambi l'illusione che lei fosse ancora una ragazza nubile e di belle speranze. Roderick comunque non era estraneo agli scatti d'ira della donna, ma quell'ostinato mutismo lo allarmava, così la raggiunse, volgendola di nuovo cautamente verso di sé «Cara, è successo qualcosa? Ti ho offesa in qualche modo?» mormorò sollecito.
Gli occhi di lei mandavano fulmini e saette.
«È strano che tu faccia questa domanda. Perché pensi di avermi offesa?»
Roderick percepì le insidie nascoste in quella domanda ed era quasi sicuro che qualunque risposta avesse dato, sarebbe stata sbagliata. Tuttavia si spremette le meningi per scovare eventuali torti inconsapevoli. Ora che ci pensava, lei era arrivata leggermente in anticipo. O lui in ritardo...?
«Sei arrabbiata perché ti ho fatto attendere? Mi dispiace amore mio, ho avuto un contrattempo...»
Fu interrotto da una risata sprezzante.
«Oh, lo immagino bene il tuo contrattempo. Ma no, non mi offendo per tali inezie. Magari la tua misteriosa fanciulla sì però.»
A quel punto cadeva proprio dalle nuvole.
«La mia misteriosa fanciulla?» ripeté meccanicamente.
«Sì. La tua Ortensia», rincarò stizzita. «Ti ho visto sai, questa mattina. Poi ovviamente sono tornata a casa, e se sono venuta ancora è solo per dirtene quattro.»
Ora il fuoco divampava dentro di lei, mentre gli occhi di Roderick la fissavano vacui e instupiditi; continuava a non capire a cosa stesse alludendo.
«Volevo farti una sorpresa», le belle labbra tremarono, minacciando di schiudersi in un singhiozzo, ma Angelica proseguì fieramente nella sua sfuriata «Fletcher è partito presto per affari, così sono volata con la prima vettura e alle nove ero già qui. Stavo per bussare alla tua porta, quando ti ho visto uscire, tutto contento, col tuo mazzolino di fiori e un regalo costoso sotto braccio. Cos'era? Un vestito? Sì, a giudicare dalle dimensioni, un bel vestito di pizzo francese dello stesso colore del bouquet.»
Tutt'a un tratto Roderick capì. E dovette appellarsi a tutta la sua forza di volontà per non riderle in faccia. La sua sciocca, sciocca ragazza. Decise di alimentare i suoi sospetti, per il momento.
Angelica proseguì, troppo assorta nel suo monologo per badare alla piega impudente del sorriso dell'uomo «Scommetto che si abbina perfettamente agli occhi di Miss Ortensia» nella sua immaginazione resa fervida dalla gelosia, Miss Ortensia aveva preso forma come un negativo fotografico di se stessa «di uno scialbo azzurro. Mi sembra quasi di vederla quella sua faccia smunta e pallida mentre ti scruta dalla finestra come un fantasma. La bionda, anemica Miss Ortensia!» esclamò su tutte le furie, battendo i piedi come una mocciosa bisbetica.
Fu una scena esilarante e Roderick tossì un paio di volte per tentare di darsi un contegno.
«Beh, in effetti ha gli occhi azzurri...» la provocò, insolente.
Angelica, furente, gli si abbatté contro con una pioggia di insulti, decisamente sconvenienti per una signora, suscitando in lui nient'altro che ilarità.
«Infame! Canaglia! Farabutto!» tuonò al colmo dell'isteria, finché Roderick non le afferrò i polsi, trattenendola con facilità. La donna cercava di sgusciare via dalla sua stretta, mentre lui se la rideva ancora più forte.
«Sì mia cara, è andata proprio come hai detto tu! Ho comprato un mazzo di fiori, un bel vestito di pizzo francese e sono andato dalla mia Ortensia!» disse sghignazzando, e una strana esaltazione baluginava nei suoi occhi «Ed è pallida come la luna e smunta e tetra, oh! Quale spettrale bellezza! Ma non ha i capelli biondi, bensì castani, lunghissimi e intricati come una foresta di rovi e lunghe dita magre ed esangui...» e si perse nel tessere le lodi della sua musa immaginaria – non così immaginaria – tracciandone le caratteristiche come il protagonista innamorato di un poema cavalleresco, per il solo gusto di vedere l'altra scalpitare come una puledra selvaggia.
«... ed è mia sorella.» svelò infine il mistero.
Fu il turno di Angelica di sbattere ripetutamente le palpebre e rifilargli uno sguardo intontito. Cercò di proferire parola, ma dalla bocca spalancata uscirono pochi suoni inarticolati che certo non lusingavano la sua intelligenza. Roderick allentò la presa gongolando.
«Perdonami, eri così bella tutta inviperita, non ho saputo resistere.»
«Sciagurato! Prenderti gioco di me così!» le tornò il vigore e prendendolo a pugni sul petto, continuò a urlargli altri improperi con voce stridula; ma gli improperi si trasformarono in sospiri, e i sospiri divennero baci, e presto furono avvinti da un abbraccio carnale.
«Giuro che se provi a farmi un altro scherzetto del genere, io ti uccido...» promise fra i denti, lambendo la guancia ispida di lui col suo alito profumato e per Roderick fu l'equivalente di una sontuosa dichiarazione d'amore.
«Mia gelosa... mia gelosa...»
«Ti uccido... ti uccido...»
Mormorarono confusamente l'uno sulle labbra dell'altra, poi Roderick sollevò Angelica di peso, e con baldanza la condusse in camera da letto, dove lontani da mariti ignari, domestici impiccioni e soprattutto ortensie, avrebbero consumato la loro violenta passione su lenzuola di seta.
   
 
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