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Autore: floricienta    10/01/2018    0 recensioni
La conchiglia, simbolo di unione, coppia e matrimonio.
Quando due anime si appartengono e non possono esistere divise.
Quando due anime superano ogni ostacolo per riunirsi.
È chiaro il messaggio delle divinità: se fossero separate, si riconoscerebbero tra infiniti frammenti sparpagliati sulla battigia, perché fanno parte della stessa conchiglia.
[Il racconto segue gli avvenimenti che accadono ne “Lo Sciabordio di un'Onda che si Infrange”, è possibile leggerlo anche senza conoscere la storia principale a rischio di grandi spoiler sul finale]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Sovrannaturale
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FRAMMENTI della stessa CONCHIGLIA

Parte Prima

 

 

Luglio, anno 441 del XII periodo

«È tutto pronto per la partenza» Ari fece capolino nella stanza da letto, dove vide Nael sdraiato sul materasso. «Ma tu sei ancora mezzo nudo e stai dormendo.»
«Non sto dormendo» Nael si mise seduto e sgranchì le braccia. «Stavo aspettando te.»

Ari sorrise e gli si avvicinò, si incurvò in avanti e gli diede un bacio, poggiando il palmo destro sulla sua guancia. «Muoviti che facciamo tardi.»
Natanael lo afferrò per la vita. «Possiamo anche fare tardi per una volta, non credi?» Sapeva che Ari non avrebbe mai resistito a quella sua espressione sorniona e a quel tono pieno di libidine e amore, difatti, al minore si imporporarono le guance e il sorriso divenne imbarazzato.
«Non possiamo» Ari gli diede un colpetto sulla testa, attingendo alla propria forza di volontà per non cedere ai desideri dell'altro. Cosa che succedeva davvero raramente.

«Peccato...» Nael abbassò le mani fino a quei glutei che aveva imparato ad assaggiare fin troppe volte, ma Ari gliele prese e le portò tra i loro corpi, per poi baciarne le nocche. Il maggiore non poté che guardarlo ancora più malizioso. «Stai cercando di convincermi a desistere?» Ari fece una piccola risata e Nael continuò. «No, perché stai ottenendo tutto il contrario.»
«Smettila...» sussurrò Ari e gli lasciò andare le mani, sebbene con poca convinzione.

«Perché passare una settimana insieme a quel mago scorbutico del buio, quando possiamo rintanarci solo tu e io nel nostro paradiso in mezzo al verde, il fiume, le vacche della stalla...» Nael strabuzzò gli occhi.«E passarla pure con la figlia temibile del mago scorbutico! Da brividi.»
Ari non contenne una risata e diede una piccola spinta al suo compagno, poi si portò dietro l'orecchio una ciocca di capelli cenere. «Vestiti, così partiamo, che ci stanno aspettando.»

Nael sbuffò e l'obbligò ad abbassarsi per farsi dare un ultimo bacio. Ari non si oppose e giocò con le sue labbra per un minuto intero prima di uscire dalla stanza e scendere le scale.
Nael, rimasto da solo, si guardò intorno, respirando a pieni polmoni.

Posso farcela.

Cominciò a vestirsi, arraffando i primi abiti che gli capitarono sotto mano. Non aveva mai badato a quelle cose, ancora custodiva il primo gilet che aveva rubato quando non era che un ragazzo di strada.
«Mi sono ritrovato in situazioni ben peggiori, no?» parlò a se stesso. «Tipo, essere ucciso e riportato in vita. Due volte.» Si passò una mano tra i capelli scuri. «Avere una divinità maligna dentro di me, non poter essere sentito da Ari...»

Quando si rese conto di conversare da solo, si bloccò e si umettò le labbra. Non era mai stato così nervoso come in quel momento e, se già lo era adesso, chissà come sarebbe stato quando ci sarebbe stato davvero il bisogno di essere agitato.

Raggiunse in fretta Ari, che si trovava all'esterno della cascina. Due borsoni erano ai suoi piedi, mentre lui era a occhi chiusi, intento nella meditazione.
Nael l'osservò con un'espressione più innamorata che mai. Non era mai svanito il vizio di perdersi nella figura di quel ragazzo che amava da così tanti anni e, adesso che ne erano passati poco più di due da quando si erano dichiarati, non riusciva ancora a farne a meno.

Il ricordo di poterlo amare solo in silenzio, tra un bacio rubato e qualche carezza, era ormai lontano e si era sostituito con quell'amore potente e indistruttibile che li aveva ricoperti come un'armatura. D'altro canto, Nael non avrebbe mai smesso di essere il cavaliere personale di Ari, nemmeno la morte l'aveva permesso.

Natanael fece un solo passo verso di lui, arrestandosi per poterlo ammirare ancora. Ari non era cambiato molto, a parte un orecchino in più accanto a quello nel padiglione sinistro, i capelli cenere lunghi fino alle spalle – sebbene continuasse ad avere la stessa capigliatura con la parte sinistra quasi del tutto rasata – e quella buona dose di determinazione che lo rendeva più spigliato e combattivo nelle sue decisioni.

Un tempo avrebbe soltanto eseguito il volere di qualcun altro, adesso è in grado di decidere per conto suo.

Nael sorrise, orgoglioso di come Ari fosse diventato ancora più prezioso. Lo amava e non c'era nessun'altra parola che potesse esprimere i suoi sentimenti se non amore.

Ari aprì lentamente le palpebre e Nael affogò in quelle iridi più cristalline del fiume dietro casa. Quello era lo stesso sguardo del bambino che aveva trovato nella stalla, lo stesso del ragazzo del quale si era innamorato, di quello che l'aveva lasciato per sperare in un futuro migliore, che gli aveva ridato un'anima. La purezza insita in quegli occhi era tutto ciò che bastava a Natanael per rimanere aggrappato alla realtà e disperso nelle acque dell'oceano nello stesso tempo.

Ari allungò un braccio e Nael si affrettò ad afferrare la mano che gli stava porgendo. Gli diede un lungo bacio a stampo, sentiva il bisogno di quel contatto continuo con lui.

«Credi che staranno bene gli animali?» domandò Ari con un filo di voce.
«Non preoccuparti, sono in ottime mani. I ragazzi della banda sono troppo spaventati da ciò che potresti fare con la tua magia, per non curarsi della fattoria.»
Ari abbassò il capo, non ancora abituato al fatto che qualcuno potesse avere paura dei suoi poteri, quelli che formicolavano in lui e che gli ricordavano ogni giorno la propria discendenza.

«A proposito della tua magia,» proseguì Nael, «sei sicuro di voler viaggiare in questo modo?»
Sul volto di Ari sbucò una smorfia corrucciata. «Sono mesi che mi alleno e, ormai, sono in grado di aprire un portale. Ho avuto qualche problema ai primi tempi, ma adesso è tutto sotto controllo.»

Natanael l'aveva provocato apposta per vedere quell'espressione. Sapeva quante ore passava Ari ad allenarsi con il Mana, trascorreva persino giorni senza fare nient'altro, intento a perfezionare sempre di più i suoi poteri. C'erano dei pomeriggi in cui Nael rimaneva a osservarlo, incantato dai movimenti, dalle parole a lui sconosciute, dalla bellezza che trasudava in ogni incantesimo.
Capitava anche che Ari si allontanasse per studiare assieme ad altri maghi, che venisse convocato dal Sommo Keyondre per testare i suoi progressi, a volte era la Somma Keneke in persona, ancora a capo del Consiglio Maggiore dei Maghi, che lo chiamava a rapporto. Ari non aveva mai abbandonato quel mondo e la cosa non dava più fastidio a Nael.

Perché questo è il suo mondo.

Se Ari si era abituato, poteva farlo benissimo anche lui.

E adesso è anche il mio.

Natanael gli rubò un secondo bacio. «Allora, forza, mostrami di cosa sei capace.»
Ari gli disse di mettersi dietro di lui e prese un respiro profondo. Si concentrò totalmente e una fioca luce azzurrina si espanse dalla Pietra del Mana che portava al collo. Questa divenne sempre più luminosa, fino a irradiare tutto lo spazio circostante. Ari pronunciò una frase in lingua antica e tutto attorno a loro cominciò a tremare.

Nael ebbe paura per un breve istante, poi si ricordò che era Ari quello che stava compiendo l'incantesimo, perciò non aveva nulla di cui temere.
Una luce abbagliante, di un bianco puro, si propagò di fronte a loro. Dapprima un piccolo puntino, si trasformò in un bagliore delle dimensioni di una porta ovale. Era talmente accecante che Nael dovette riparare le sguardo dietro la mano. La terra non tremò più tutto d'un tratto, soltanto un flebile fischio si poteva udire al di là di quella luce.

Ari si voltò verso di lui, soddisfatto. «Ecco, è pronto.»
«Sei meraviglioso, non smetterò mai di ripeterlo.» Natanael era così orgoglioso di Ari, talmente tanto da non riuscire a togliersi il sorriso dalle labbra. Lo prese per mano e si beò delle sue guance rosate più del normale, poi camminarono verso il portale e lo attraversarono.


***


Un senso di nausea lo colpì non appena mise piede sulla sabbia. Era la terza volta che viaggiava con un portale, non poteva essersi ancora abituato. Erano passati quasi due anni dalla prima esperienza, quella terribile esperienza in cui era stato trasferito sull'aeronave per il sacrificio. Natanael cacciò quei ricordi, non era il momento di perdersi in quelle sciocchezze.

«Stai bene?» Ari gli mise la mano sulla schiena e lo massaggiò lievemente. In risposta, il maggiore annuì e si offrì di portare anche la sua valigia.
Alzò gli occhi e vide una villetta stupenda, a pochi passi dalla riva. C'era già stato l'estate precedente, ma non poteva che trovarla sempre più affascinante. Non aveva nulla di somigliante con la loro cascina, quella era una villa da ricchi maghi potenti.

Si affrettarono verso la porta e suonarono il campanello. Fu questione di pochi istanti perché venne ad aprire una ragazza dalla pelle mulatta; i lunghi capelli blu notte erano raccolti in una crocchia sulla testa solo in parte, il resto scendeva oltre le spalle in una cascata di treccine su cui era stata spruzzata una buona dose di glitter argentato, altre ciocche pendevano ai lati del volto in boccoli dalla forma perfetta e una molletta a forma di orchidea completava il tutto.

«Ari! Nael!» la ragazza si gettò letteralmente addosso ai due e li stritolò in un abbraccio di gruppo.
«Inaya, che bello vederti» Ari ricambiò la stretta e le diede un bacio sulla testa.
«Finalmente siete arrivati» continuò lei.
«Scommetto che stai stressando tuo padre da quando ti sei svegliata, dicendo frasi come: "Allora, quando arrivano? Non ce la faccio più ad aspettare!”» Nael la prese in giro, nonostante le carezze sulla schiena di lei e Inaya lo rimbeccò all'istante, aggiungendo un pizzicotto sul fianco.
«Non cominciate a litigare, vi prego.»

Sciolsero l'abbraccio e Inaya li accolse con un enorme sorriso, invitandoli a entrare.
Si respirava odore di bucato appena fatto, aggiunto all'aria salmastra che proveniva dall'esterno; forse era impossibile, ma sembrava che il suono delle onde fosse enfatizzato all'interno di quella villa, l'atmosfera non poteva essere più rilassante e calorosa di così. Dopo le rovine che Inaya e suo padre si erano ritrovati davanti a causa della divinità dell'oceano, Tangaroa, che aveva sommerso gran parte della Terra, si erano rimboccati le maniche e, con l'aiuto della magia, era tornato tutto come un tempo, forse era anche migliore di prima.

«Padre!» Inaya mise le mani intorno alla bocca per amplificare il suono. «Sono qui!»
«Mi ha già stordito e non sono nemmeno passati cinque minuti.»

L'ennesima presa per i fondelli da parte di Nael e l'ennesima occhiataccia da parte di Inaya, seguita da un colpetto al fianco con il gomito da parte di Ari. Tra loro tre non era mai cambiato niente, sebbene non avessero avuto modo di trascorrere insieme molto tempo: Natanael e Inaya si comportavano come fratello e sorella che adoravano bisticciare e Ari faceva il maturo della situazione frapponendosi tra loro, facendo tornare la calma. Il tutto si risolveva sempre con un volto luminoso su tutti e tre.

Anche la gelosia di Nael nei confronti di Inaya non era mai svanita del tutto, a volte non sopportava la troppa vicinanza tra la ragazza e il suo compagno; riempiva Ari di raccomandazioni, quando questo veniva richiamato da Keyondre, e faticava a lasciarlo andare senza di lui, comportandosi davvero come un bambino. Per fortuna che Ari riusciva sempre a tranquillizzarlo con qualche parola dolce e la promessa che non esisteva nessun amore più grande del proprio verso di lui.
Natanael doveva ammettere che lo faceva spesso apposta, solo per sentirsi dire quanto lo amava e per ricevere un bacio in più. Ari ci cascava ogni volta, nonostante Nael non fosse sicuro che l'altro non l'avesse ancora capito e, probabilmente, gli faceva credere che non fosse così solo per dargliela vinta.

«Ben arrivati.» Keyondre scese le scale e andò subito verso Ari, abbracciandolo. Il ragazzo si lasciò cullare per un breve momento dal mago e affondò la faccia nella tunica color panna senza maniche di questo. Era adornata da ghirigori neri lungo tutto il perimetro, vi era impresso il simbolo del Buio di un nero lucente proprio al centro del petto ed era di una stoffa leggera adatta all'estate.
Nael gli porse la mano e la strinse con forza. «Da quanto tempo, Keyondre.» Si permise di chiamarlo senza onorifico, così come aveva sempre fatto. Il mago ricambiò la stretta e sorrise con i suoi occhi grigi.

Si sedettero sui divani del salotto e si persero in piccole chiacchiere e convenevoli. Parlarono della fattoria e di come i due ragazzi avessero ripreso l'attività grazie al sostentamento del Consiglio dei Maghi. Poi la conversazione virò su come procedesse il progetto dei catalizzatori, quelli che Keyondre assieme al padre di Ari, Temaru, avevano ideato durante l'adolescenza; quegli strumenti sarebbero stati il futuro dell'umanità, avrebbero permesso agli uomini privi di Mana di usufruire proprio di esso, eliminando le differenze di classe per una convivenza pacifica. Era stata un'intuizione di Inaya e a lei Tangaroa aveva affidato l'incarico, che la maga stava conducendo in maniera esemplare, insieme alla costruzione delle cisterne per eliminare ciò che stava inquinando le acque. Ben presto, ci sarebbero stati enormi serbatoi di purificazione dei rifiuti in tutto il mondo.

Nael prese poche volte la parola, non era da lui, ma aveva la testa completamente da un'altra parte. A un certo punto picchiettò sulle cosce e fece un lungo sospiro. «Credo che questi discorsi da maghi non faranno mai per me. Mi assento per qualche minuto e porto le valige in camera.»
«Nael...?» provò a dire Ari.
Gli sguardi di Natanael e Ari si incontrarono e il primo sorrise al secondo, lasciandogli uno schiocco sulla guancia. «Non preoccuparti, tu continua pure a parlare con il tuo tutore.» Si alzò dal divano, non prima di avergli dato una gentile carezza tra i capelli, e prese una borsa.

«Aspetta, ti aiuto» si offrì Inaya.
«Per tutte le divinità, una dolce fanciulla mi porge la sua elegante forza. Che uomo fortunato.»

Inutile a dirsi, Natanael venne ripreso ancora una volta, non gli sfuggì l'occhiataccia del padre, a cui rispose con un piccolo ghigno. Salirono le scale e si diressero verso la stanza in cui avrebbero dormito i due ragazzi per il resto della settimana. Nael si guardò intorno, poi spiò verso il corridoio e chiuse lentamente la porta fino a farla scattare.

Si girò di colpo verso Inaya, intenta a posare una valigia sul letto. «Hai fatto quello che dovevi?»
La ragazza si portò un boccolo dietro l'orecchio e sorrise gioiosa. «È già tutto organizzato e ho quello che ti serve proprio nella mia camera.»
Nael lasciò andare il respiro, portandosi una mano sul cuore che batteva troppo veloce.

Non ci credo che lo sto per fare davvero.

«Per quando ti serve?» domandò Inaya.
«Domani sera...» Nael puntò i suoi occhi, adesso entrambi verde oceano, in quelli verde smeraldo di lei. «Vorrei farlo domani sera.»

Anche se non resisto più, vorrei togliermelo il prima possibile e nello stesso tempo ho troppa paura.

Serrò una mano a pugno e si appoggiò con la schiena alla porta. Ingoiò più volte, fino a sentire la salivazione mancare. Da quando era diventato così impacciato, non lo sapeva nemmeno lui.
«Andrà tutto bene» Inaya gli posò tre dita sulla spalla sinistra.
«Ehi, quella è la mia battuta.»

La ragazza fece una piccola risata e si alzò sulle punte dei piedi per stampare un bacio sulla sua guancia. «Non vedo l'ora!» Era tutta euforica e lo scostò per aprire la porta e andarsene, ma Nael la bloccò per un polso.
«Come facciamo se se ne accorge?»
«Impossibile! C'è una barriera, non si vede. Quante volte te l'ho ripetuto?»
Nael ridacchiò nervoso e si grattò il capo. «Scusa, è che...» scrollò la testa.

Davvero aveva architettato tutto alle spalle di Ari, era stato così difficile non metterlo al corrente; difficile era stato anche contattare Inaya senza che Ari lo venisse a sapere. Per due maghi erano facili le comunicazioni, per lui era stato ben più complicato e c'era stato il bisogno di far intervenire il Sommo Keyondre. Avrebbe dovuto ringraziarlo come si deve, considerando come il loro fosse stato un rapporto ostile fino a quando Nael non era tornato in vita, il mago era stato di vitale importanza e, d'ora in avanti, il ragazzo si era ripromesso che avrebbe messo da parte ogni avversione nei suoi confronti.

«Smettila e scendi giù, prima che Ari si insospettisca sul serio e mandi all'aria tutti i tuoi piani.»
Nael aggrottò le sopracciglia e riconobbe la grande forza di persuasione di cui era capace Inaya, con una punta di autorità che aveva preso tutta dal padre. Non poteva che ribadire quanto si assomigliassero.

Posò una mano appena sotto l'ombelico, sentendo il rilievo del tatuaggio che gli era stato impresso il giorno del sacrificio. Una conchiglia bivalve che lo accompagnava da allora, il messaggio che le divinità gli avevano assegnato.

Ari sostiene che è il desiderio celato nella mia anima.

Sorrise e contornò la conchiglia con la punta delle dita.
«Allora, andiamo?» insistette Inaya.

Nael tornò per un secondo alla realtà, per poi rituffarsi nei suoi pensieri. Mentre seguiva la ragazza giù per le scale sentì con chiarezza qualcosa fluire attraverso il tatuaggio, una sensazione gradevole e fresca.
Scorse il volto di Ari e sorrise più luminoso di prima; gli si avvicinò da dietro e lo avvolse attorno al collo con entrambe le braccia, baciandogli la testa. «Ti sono mancato?» Non si curò di aver interrotto il discorso che stava tenendo con Keyondre, nel suo mondo c'era solo Ari.
Questo gli afferrò una mano e voltò appena il capo per dargli un bacio sulle labbra.

Il tatuaggio pizzicò ancora più piacevolmente.

Voglio che il mio desiderio diventi realtà.

  
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