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Autore: xstumpsmile    10/01/2018    0 recensioni
Ryan e Brendon si credevano migliori amici.
E se uno straziante evento li portasse ad essere molto di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brendon Urie, Jon Walker, Ryan Ross, Spencer Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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STAY


 

Estate 2006

«Verso che ora arrivano Spencer e Jon?» domandò Brendon all'amico, sistemando il microfono. Il garage di casa Ross non era molto grande, ma per provare andava più che bene. Il chitarrista attaccò lo strumento all'amplificatore e ne testò il suono.

«Dovrebbero arrivare tra dieci minuti.» rispose poi, guardando il grande orologio posizionato nel bel mezzo della parete davanti a loro.

Ryan si diresse verso il piccolo divano rosso, utilizzato solitamente durante le pause o quando qualche amico veniva ad assistere alle prove della band, si sedette e osservò il moro prendere due lattine di birra dal piccolo frigorifero comprato l'anno precedente.

«Sai Ryan...-cominciò il cantante, porgendo una bibita al più grande- è da un po' di giorni che ci medito sopra, e credo proprio che diventeremo grandi amici.» Brendon sorrise.

«Già... io azzarderei migliori amici.» disse poi il chitarrista, avvicinando la lattina a quella del compagno di band e brindando assieme alla loro amicizia.

 

Autunno 2011

Una botta e subito dopo una fitta. Una forte fitta. Per un attimo sentì il respiro mancare, le lamiere dell'auto gli trafiggevano i fianchi e da lì capì a cosa era dovuto il dolore lancinante che gli aveva pervaso il corpo pochi attimi prima. Ryan chiuse gli occhi e il pensiero della morte gli sfiorò la mente. Non pensava potesse succedere così presto, senza preavviso, senza che nessuno lo sapesse. In lontananza udì delle sirene. Forse c'era ancora uno sprazzo di speranza, forse non era ancora arrivata la sua ora.

Sentì delle voci avvicinarsi. Il suo corpo venne scosso più volte per poi essere tirato fuori dall'auto ormai ridotta ad un cumulo di ferraglia fumante. Il venticello autunnale gli solleticava i graffi, mentre rendeva ancora più acuto il dolore ai fianchi. La testa gli girava e da lì fu un attimo: chiuse gli occhi e il buio lo assalì.
 

***
 

Brendon stentava a crederci; si trovava nella sala d'attesa di un ospedale aspettando con ansia che il dottore gli dicesse in che stato si trovasse uno dei suoi migliori amici. Era tutto così surreale, Ryan aveva già sofferto fin troppo, non meritava anche questo.

Dei passi strascicati risuonarono nel corridoio. «Hey Bren, ti ho preso una cioccolata calda, tieni.» disse Spencer porgendogli il bicchiere di cartone.

Il cantante non aveva né fame né sete, il suo stomaco si era chiuso a inizio giornata, quando la voce del batterista lo aveva risvegliato dicendogli che Ryan era finito in ospedale, per mano di un idiota che si era rifiutato di dargli la precedenza in una rotonda.

Il moro afferrò il contenitore bollente e lo strinse tra le dita, cercando di coprire il dolore per Ryan con l'ustionante calore della bevanda zuccherata. «Jon? Dov'è?» domandò Brendon all'amico senza badare alle mani rosse. «Dovrebbe arrivare a momenti.» biascicò Spence. Brendon annuì e nel momento in cui il portone d'ingresso si aprì, mostrando la figura di Jon evidentemente trascurata, il dottore entrò a grandi passi nella sala d'attesa, con la cartelletta clinica tra le mani.

Brendon si alzò di scatto lasciando il bicchiere che teneva tra le mani sulla sedia e salutando il vecchio compagno di band. Non appena i tre si furono riuniti, il dottore cominciò a parlare della situazione in cui si trovava attualmente Ryan.

«Il paziente ha lesioni su tutto il corpo, ma di queste, solo due sono importanti: le lamiere dell'auto gli hanno perforato i fianchi causando il mal funzionamento di un rene e la perdita dell'altro. -i ragazzi rimasero a bocca aperta, troppo scioccati per dire anche solo una parola- In questo momento stiamo cercando un donatore che abbia il suo stesso gruppo sanguigno, così da effettuare il cambio del rene. Per ora non abbiamo trovato nessuna persona idonea e la cosa ci preoccupa. Il ragazzo è in gravi condizioni e l'intervento dovrà essere effettuato tra meno di quarantotto ore, o il paziente rischierà... la morte.»

L'uomo dal camice bianco abbassò lo sguardo e si voltò per andarsene. I tre amici erano rimasti scioccati, o meglio, devastati. Brendon in particolare. Quest'ultimo si buttò sulla scomoda sedia della sala d'aspetto, con le mani fra i capelli. «Brendon non ti disperare. Troveranno un donatore, ne sono certo.» cercò di consolarlo il bassista, ma il moro scosse la testa. «Ci doveva già essere un donatore, Jon!» i suoi occhi diventarono lucidi. Il moro si contenne, non voleva piangere, non mentre Ryan rischiava di morire.

Era colpa sua, pensò Brendon, era tutta colpa sua. Non gli era stato abbastanza vicino, lo aveva lasciato andare. E tutto in quello che sembrava un lontano 2009. Era il suo migliore amico e l'aveva lasciato nelle grinfie di un destino troppo brutto per un ragazzo come lui, troppo cattivo per essere affrontato da solo.

Il moro si alzò come aveva fatto dieci minuti prima e corse per il corridoio alla ricerca del medico. «Dottore! -urlò il ragazzo, ma l'uomo non si smosse- Dottore!» gridò di nuovo, e due occhi azzurri e dei capelli bianchi lo guardarono dispiaciuto. «Che c'è ragazzo? So che sei abbastanza sconvolto, ma vi ho già riferito tutto nei minimi particolari.» l'uomo ricotrollò la cartella con i dati riguardanti al paziente numero 38George Ryan Ross III.

Brendon sospirò e fissò con il suo sguardo il nome scritto a mano sul foglio della cartelletta clinica. «Voglio essere io il donatore.»
 

***
 

Gli occhi di Ryan si aprirono lentamente, l'odore di medicinali lo investì e l'unica cosa che vide fu il soffitto bianco dell'ospedale. Era spaesato, non aveva idea di dove si trovasse. Poi la sua mente si ricollegò a ciò che era accaduto qualche ora prima e capì; l'incidente, le sirene dell'ambulanza e poi il vuoto che lo aveva assalito in pochi istanti. Era in un ospedale. Gli girava la testa, la stanza vorticava leggermente, ma nonostante questo, il chitarrista issò i gomiti al materasso duro del lettino e cercò di tirarsi su. Sentiva il fianco bruciare, così decise di abbandonare l'idea di sedersi e tornò alla posizione iniziale. Alzò con cautela la maglia del pigiama, e i suoi occhi ricaddero sull'enorme fasciatura attorno al suo fianco.

Sentì un respiro, e non era decisamente il suo. Ryan rivolse lo sguardo verso destra, ma la porta della stanza era chiusa, non vi era né un medico né un'infermiera. Poi girò la testa verso l'altro lato, ed eccolo lì, Brendon Boyd Urie, il suo vecchio compagno di band e migliore amico era sdraiato sul lettino accanto al suo, cercando di realizzare in quale angolo remoto della terra si trovasse.

«Brendon, cosa diamine ci fai tu qui?» sussurrò Ryan osservando preoccupato l'amico che cercava di rigirarsi tra le coperte. Brendon non rispose, ma il chitarrista riuscì a capire. Intravide la sua stessa fasciatura sotto la maglia del moro. Brendon lo aveva salvato.

«Bren... io non... perché?» balbettò il più grande.

«Sei il mio migliore amico, Ryan. O forse di più.»

Lo sguardo di Ryan era assente, voleva dirgli "non capisco Bren, che intendi?", ma invece capiva eccome. Lo capiva perché la stessa cosa la provava anche lui.

«Ti amo Bren.»

«Ti amo anch'io Ryro.»

  
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