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Autore: JEH1929    10/01/2018    1 recensioni
"Perché, per quanto si cerchi di fuggire dal passato, di lasciarselo alle spalle, quello è sempre lì dietro l’angolo, pronto a richiamarti indietro alla minima deviazione.
Non posso sfuggire all’attrazione fatale di Neptune."
Fanfiction ambientata 5 anni dopo la fine della terza stagione, senza tenere conto del film e dei libri.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan Echolls, Un po' tutti, Veronica Mars
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Veronica, hai intenzioni di dirmi qualcosa riguardo a ieri sera?
Ignoro la domanda di Logan, continuando a guidare verso la casa di Sean. Lui sospira, stizzito. Sa che sono un osso duro da convincere, quando si tratta di farmi parlare di qualcosa che non voglio.
Il mio buon umore e la mia sicurezza di ieri sera sono stati facilmente scacciati, dopo aver ricevuto la lettera e dopo aver sentito la voce delusa di Frank a telefono. Tuttavia mi sono mantenuta ferma nella mia decisione: non abbandonerò Logan nelle grinfie di persone che lo ritengono colpevole a prescindere, che non approfondiranno niente di tutta questa storia.
- Da quanto ricevi queste lettere? – Logan prova un approccio diverso.
- Hai visto la registrazione delle telecamere che dicono di averti ripreso mentre investi Lara? – lo interrompo.
Lui alza gli occhi al cielo, ma decide di non insistere.
- Si vede la mia macchina che la investe. – si limita a rispondere.
- Il guidatore ovviamente non si vede? – pongo la domanda, ma è più un’affermazione.
Logan annuisce.
- Altrimenti sarei già sulla sedia elettrica. – accenna un sorriso sarcastico. Io non ci trovo niente di divertente.
- Il video è troppo lontano ed era buio nella strada. – continua – Si vede soltanto Lara, ferma in mezzo alla strada e l’auto che accelera e la investe.
Fa una pausa, inghiottendo rumorosamente, come se avesse la scena ancora impressa davanti agli occhi.
- Come fanno a dire che è la tua macchina?
- La targa. Con l’ingrandimento sono riusciti a vederla.
Un dubbio mi sorge all’istante e la speranza si riaccende.
- Ma è davvero la tua macchina?
Annuisce di nuovo.
- Il giorno dopo la polizia è venuta a casa mia con un mandato di perquisizione e di arresto. L’auto era sporca di sangue e aveva una fitta piuttosto grande sul davanti.
- Non potresti aver colpito un animale mentre tornavi a casa ubriaco? – chiedo, anche se, nel momento stesso in cui pongo la domanda, mi rendo conto di quanto sia stupida.
- Il sangue è di Lara.
Sospiro.
- Ma ho visto la tua macchina e non aveva segni del genere.
- Era l’altra, di auto.
Ovviamente non avevo considerato il fatto che Logan avesse due auto. Stringendo il volante della mia vecchia macchina, mi domando quanto possa essere ingiusto il mondo, poi mi ricordo che la ricchezza di Logan non gli ha mai portato molta fortuna, dopotutto.
- So che quando sei tornato a casa non ricordavi molto di quello che era successo… - inizio, ormai ho capito che non gli piace molto parlare del fatto che era ubriaco, probabilmente si sente in colpa e una parte piuttosto sadica del mio cervello non può che dargli ragione, dannato ubriacone.
Fa un gesto per incoraggiarmi a continuare.
- Ma ricordi dove hai lasciato l’auto?
- Nel parcheggio sotterraneo di casa mia. – risponde prontamente.
Distolgo un attimo lo sguardo dalla strada, fissandolo in maniera interrogativa.
- Me lo ricordo, perché ho impiegato un’eternità a uscire da lì sotto per entrare in casa… non riuscivo a trovare le chiavi… e la telecamera della strada mi ha ripreso mentre rientravo dal cancello.
- È possibile che qualcuno sia entrato ed abbia rubato la tua auto e l’abbia rimessa a posto? – chiedo.
Logan sospira e vedo ricomparire l’ombra rassegnata sul suo volto.
- Il parcheggio ha un codice e lo conosciamo soltanto io e Dick.
- Sei sicuro? – lo incalzo.
Annuisce.
- Nemmeno la donna delle pulizie lo conosce.
Rimango in silenzio e mi metto a riflettere.
- Come hai fatto a ricordarti il codice di accesso al parcheggio se eri talmente ubriaco da non riuscire poi ad uscire? – chiedo all’improvviso.
Lui sembra restio a rispondere. Guarda fuori dal finestrino e per un attimo mi sembra… imbarazzato?
- Logan?
Lui continua a guardare fuori dal finestrino.
- È la data del giorno in cui ti ho vista per la prima volta. – dice alla fine, con un tono talmente basso che per un attimo mi sembra di essermelo sognato.
Sobbalzo, sorpresa. Logan continua a guardare fuori dal finestrino, come se non avesse detto una parola, e io provo a sforzare le meningi per ricordarmi la data del nostro primo incontro, senza alcun successo. Sicuramente eravamo piccoli, dodici o tredici anni, non di più, quando Logan era arrivato con la sua influente e famosa famiglia a Neptune.
 
 
Mi torna in mente la “festa” in limousine con Lilly, Duncan e Logan. Era stata la festa più divertente della mia vita, perché, all’epoca, per essere felice mi bastava essere con i miei migliori amici e con il mio ragazzo. Ancora non era successo niente: Duncan non mi aveva lasciato senza alcuna spiegazione e Lilly era ancora viva, una forza della natura, un vulcano in eruzione continua. Stavamo giocando a obbligo e verità ed era il turno di Lilly di fare una domanda a Logan.
- Cosa hai pensato di Veronica la prima volta che l'hai vista? - aveva chiesto.
Io ero seduta accanto a lui e sorridendo avevo aspettato che rispondesse. Lui aveva riflettuto un attimo e poi, sorridendo, aveva risposto.
- Non lo so, ho pensato che fosse sexy!
Ero rimasta piuttosto scioccata da quella risposta, ma lo avevo colpito con un pugno sulla spalla.
- Avevo 12 anni quando ti sei trasferito qui! - avevo risposto.
Lui mi aveva guardato con la sua migliore espressione ammiccante e canzonatoria allo stesso tempo.
- Oh, eri favolosa nei tuoi calzoncini.
- Era la mia divisa di calcio! - avevo ribattuto.
- Beh, e allora? Lo eri! (*)
Poi la mia memoria scorre ancora indietro, al giorno dell’arrivo di Logan a Neptune. Era una giornata soleggiata, calda e confortevole, una delle solite giornate perfette di Neptune. Molto confortevole, per me, prima che scoprissi la verità sulla cittadina in cui avevo sempre vissuto.
L’eccitazione serpeggiava da giorni a scuola; Lilly, la mia migliore amica, era al settimo cielo: una star di Hollywood famosissima, come era allora Aaron Echolls, si sarebbe trasferita a Neptune, e suo figlio avrebbe frequentato la nostra scuola. Era un avvenimento memorabile.
Tornavo a casa da calcio ed indossavo ancora la divisa. Tutto quello che aspettavo era godermi la cena che la mamma mi aveva preparato, dopo la fatica dell’allenamento. Avevo completamente dimenticato l’arrivo del “famoso” ragazzino. Era stato a quel punto che l’avevo visto: un bambino con i capelli castani che gli cadevano sugli occhi, seduto su un muretto, da solo, mentre guardava nel vuoto.
Mi ero avvicinata.
- Ciao.               
Lui aveva alzato gli occhi, allarmato per essere stato beccato lì, ma, vedendomi, si era tranquillizzato e mi aveva sorriso. Un sorriso gentile, che poi non avevo mai più visto sulle labbra del ragazzo che negli anni successivi avevo imparato a conoscere molto bene.
- Ciao. – aveva risposto.
- Io sono Veronica. – gli avevo teso la mano e lui l’aveva stretta, poi mi ero seduta al suo fianco.
- Logan.
- Sei nuovo di queste parti. – gli avevo sorriso. Lì per lì non avevo ricollegato il fatto che quello potesse essere il figlio di Aaron Echolls.
- Già, sono arrivato questo pomeriggio.
Non sembrava troppo felice e nella schiettezza dei miei dodici anni glielo feci notare.
- Mi piaceva, il posto dove vivevo prima. Qui non conosco nessuno. – rispose, continuando a guardare per terra e arrossendo leggermente, come se si vergognasse della sua affermazione.
Avevo annuito.
- Anche io non sarei felice se me ne dovessi andare da Neptune. Sono sempre stata qui. Non c’è niente di cui vergognarsi.
- Ho paura di non riuscire a farmi degli amici.
- Beh, ti sbagli.
Aveva alzato la testa, stupito dalla mia risposta dura. Allora gli avevo sorriso di nuovo.
- Ti sbagli perché ce l’hai già, un’amica.
A quel punto aveva sorriso anche lui.
- Vedrai che ti troverai bene. Neptune non è poi così male. E poi la mia migliore amica è fantastica, sono sicura che ti piacerà. E anche suo fratello, per quanto a volte possa essere un po’ noioso e timido. Vedrai che saremo tutti amici. – gli avevo fatto un ennesimo sorrisone.
E così era stato. Eravamo davvero stati tutti amici: i fab4 e lo saremmo stati anche adesso se una non fosse morta e un altro non fosse scomparso nel nulla…
 
 
- Veronica, devi girare a destra.
La voce di Logan mi riscuote dal vortice di ricordi in cui ero precipitata. Svolto velocemente nella strada che Logan mi ha indicato e accosto davanti alla casa di Sean.
- Questa volta posso venire con te?
- Hai qualche motivo per non andare d’accordo con Sean, qualche motivo per cui potrebbe accusarti dell’omicidio di Lara?
Logan ci pensa un po’ su.
- A parte il fatto che è un idiota totale e completo? – chiede.
Annuisco, mentre mi scappa una risatina per la battuta.
- No, non credo…
- Allora vieni con me. Sean mi ha sempre messo i brividi in qualche modo.
- Già, è un tipetto viscido. – risponde Logan, mentre aspettiamo che la porta si apra.
Sean compare sulla soglia. È più o meno lo stesso dell’ultima volta in cui l’ho visto, anche se la casa dove vive adesso, dopo che suo padre è andato in pensione, non è neanche vagamente paragonabile alla villa dove stava prima. Il suo sorriso si trasforma in una smorfia, non appena mi vede. Non siamo mai andati molto d’accordo, noi due, da quando ho svelato a tutti che in realtà non era un ricco ragazzo con l’autista, ma solo il figlio del maggiordomo.
- Veronica Mars. – e da come lo dice sembra quasi un insulto.
- Ciao, Sean, vorremmo farti qualche domanda.
- Non ne dubito. – risponde, lanciando un’occhiata di sbieco a Logan e poi tornando a rivolgere la sua attenzione a me, - ma chi ti dice che io voglia rispondere?
- Il fatto che potrei rovinarti la vita in ogni momento? – chiedo, con un sorriso.
- Non siamo più al liceo, Veronica. Non puoi farmi niente adesso. – il tono è spavaldo.
Faccio per rispondere, ma Logan mi precede.
- Non lei, ma io potrei impedirti l’ingresso al Club 09… credo che la tua immagine ne risentirebbe alquanto. – dice, cortesemente.
Sembra che Sean abbia inghiottito un boccone troppo grosso, quando si fa da parte per lasciarci entrare.
Nuova vita, stesse regole, rifletto, mentre mi siedo nel suo soggiorno disordinato.
- Allora, che vuoi? – chiede Sean, sedendosi di fronte a me. Logan è al mio fianco e continua a guardare Sean, truce.
- Un uccellino mi ha detto che la sera della morte di Lara Crane la stavi portando nel bagno contro la sua volontà. Che cosa è successo? – decido di andare dritta al punto.
Un sorriso compare sulle labbra di Sean.
- Volete dire che mi state accusando dell’omicidio di Lara? E quale diavolo di motivo dovrei avere io per ucciderla? Andiamo, Veronica, se il tuo indiziato principale sono io vuol dire che non hai proprio altre risorse…
- Tu limitati a rispondere alla domanda.
- Non è che la stessi trascinando in bagno esattamente contro la sua volontà. Non è la prima volta che accettava di venire con qualcuno di noi. – risponde.
Questo sembra confermare quello che mi ha detto Casey.
- Tuttavia non sembrava che quella sera fosse molto contenta. – rispondo.
Sean alza le spalle.
- Non ero il primo ad essere andato con lei quella sera e neanche l’ultimo. Né quella sera né le altre volte. – nel parlare Sean lancia un’occhiatina ammiccante a Logan, che si agita lievemente accanto a me.
Decido di soprassedere sulla sua ultima affermazione.
- Magari lei non voleva e tu l’hai fatta fuori qualche ora dopo. Non volevi sentirti inferiore agli altri. – insinuo.
Sean accenna un sorrisetto.
- Pensa quello che ti pare. Io, a differenza del tuo amichetto, - indica Logan con un cenno del mento, - ho un alibi per l’ora dell’omicidio. Almeno dieci persone possono testimoniare che ero al bar nel momento in cui l’auto di Logan investiva Lara Crane.
 
 
Siamo seduti nella cucina di casa mia e per la prima volta ringrazio mentalmente Dick per avermi convinto a far tornare Marcia per dare una sistemata. Intenta a mangiare il panino che abbiamo comprato lungo la strada, Veronica sembra riflettere. Non ha fatto commenti riguardo alla grandezza della casa, al garage, alla auto costose e nemmeno di fronte ad un Dick in mutande spaparanzato sul divano. Però ho notato la curva leggermente storta della sua bocca appena siamo arrivati. In fondo è sempre la stessa.
Le insinuazioni di Sean, che ovviamente sono più che insinuazioni, continuano a tornarmi in mente. Penso che alla fine dovrò dire tutta la verità a Veronica, anche se penso che sia già riuscita ad intuirne una buona parte da sola. Eppure non riesco a capire per quale motivo debba giustificarmi con lei. Non è più la mia ragazza, non ha alcun diritto di venire a sapere della mia vita sessuale nei dettagli, anche se la persona in questione adesso è morta e lei sta appunto indagando proprio sul caso. Non ne ha alcun diritto.
Tuttavia, ripensandoci, continuo a sentirmi a disagio, forse perché in fondo so di non essermi comportato bene. E so anche che, alla fin fine, è il giudizio di Veronica quello di cui mi importa di più al mondo. Ed è proprio una sfortuna per me che sia così: un giudizio positivo da parte di Veronica è quanto di più difficile da ottenere al mondo.
- Logan?
Alzo lo sguardo su di lei, interrogativo.
- Hai sentito quello che ho detto?
Scuoto la testa e lei alza lievemente gli occhi al cielo, probabilmente quasi senza accorgersene, come fa sempre quando faccio qualcosa di sbagliato. Involontariamente mi ritrovo a sorridere di questa sua abitudine.
- Nonostante trovi quel ragazzo insopportabile e lo detesti cordialmente, come del resto lui sembra detestare me, sono convinta che Sean ci abbia detto la verità.
- Cosa te lo fa pensare? – chiedo.
- Il modo in cui l’ha detto. Poi sa che verificare la sua presenza al bar al momento dell’omicidio non può essere molto difficile per noi. Sarebbe troppo idiota per sparare una simile balla.
- Potrebbe aver pagato qualcuno per farlo al posto suo. – propongo.
Veronica scuote la testa, poco convinta.
- Hai visto in che topaia vive? Non penso che abbia i soldi, né tantomeno l’intelligenza, per ideare un piano così complicato. Anche perché in un modo o nell’altro devono aver eluso la sicurezza del tuo garage per prendere la tua macchina e rimetterla a posto senza che nessuno si accorgesse di nulla.
Annuisco, dandole ragione. Veronica continua a riflettere.
- Qualcuno deve aver trovato il modo di eludere la sicurezza del tuo garage… - ripete, come se stesse parlando a sé stessa più che a me.
Poi si illumina.
- Oppure è stato qualcuno che ti conosce bene!
- Ho detto che il codice lo conosciamo soltanto io e Dick. – dico.
- Sì, ma qualcuno che ti conosce bene potrebbe averlo dedotto in qualche modo.
- Perché qualcuno che mi conosce così bene da arrivare a sapere una cosa del genere, dovrebbe volermi accusare dell’omicidio di Lara?
- Pensaci bene, non c’è nessuno a cui puoi aver parlato di quell’episodio e che può avercela con te? – mentre lo dice, arrossisce leggermente o forse è solo una mia impressione.
- Pensaci bene. – ripete.
E allora mi metto a pensare. In realtà, non mi sembra di aver mai raccontato a nessuno della prima volta in cui ho conosciuto Veronica. È sempre stata una cosa privata e non ci sarei neanche passato molto bene in realtà: un bambino piagnucoloso che si fa consolare da una bambina piccola come lui. Non l’avevo mai detto neanche a Lilly. Forse solo Duncan lo sapeva, però non lo sento né lo vedo da così tanto tempo che la possibilità che sia stato lui è talmente lontana da sembrare impossibile. Dopotutto era, o meglio è, il mio migliore amico, non potrebbe mai farmi del male in questo modo. Neanche se fosse geloso di Veronica. E poi, all’epoca, non avrebbe avuto alcun motivo di gelosia, non parlavo con Veronica da cinque lunghi anni. E comunque, insomma, era pur sempre Duncan. Neanche Dick sa niente di questo, per quanto gli voglia molto bene e sia sicuro del suo affetto e della sua devozione per me, non siamo tipi da farci confidenze e sono sicuro di non avergli mai detto niente. Poi neanche lui avrebbe un motivo per incastrarmi in questo modo. Inoltre era nel bar, in compagnia di altre persone, mentre veniva commesso il delitto. La mia mente è vuota, non riesco a farmi venire in mente nessun’altro.
Però improvvisamente, come un flash, mi passa davanti l’immagine del volto di una donna. E mi ricordo di quella sera, quasi quattro anni fa, in cui, ubriaco fradicio e con la ferita dell’abbandono di Veronica ancora fresca, avevo pianto. Lei era una modella, bellezza mozzafiato, chioma scura, altissima. Avevo deciso di andare a letto con lei proprio perché era completamente diversa da Veronica, sperando di poterla dimenticare almeno per qualche secondo, senza alcun successo ovviamente. Alla fine, non avevamo fatto niente, ero troppo depresso e di fronte alla sua calda e sincera comprensione, avevo iniziato a piangere come un bambino, imbottito di alcol come ero. Le avevo parlato di Veronica e del tempo trascorso con lei. Così eravamo diventati amici e avevamo continuato ad andare a letto insieme per un paio d’anni, quando ci vedevamo. Non avevamo più parlato di quella sera, ma con lei stavo bene.
- C’è Ann.
Veronica aggrotta le sopracciglia.
- Ann Carley. - spiego.
- Quella Ann Carley?
Annuisco.
- Non credevo che tu fossi un’esperta di moda. – rispondo.
Lei aggrotta ancora di più le sopracciglia.
- Infatti non lo sono, ma sfido qualcuno a non conoscere Ann Carley.
Il silenzio si prolunga per qualche secondo di troppo. Deglutisco.
- Siete stati insieme? – chiede alla fine.
- Mmmh, non proprio. Eravamo amici.
- E perché una tua amica dovrebbe avercela con te? – marca particolarmente la parola “amica”.
- Adesso non siamo più molto amici. Non mi rivolge la parola da un anno.
Veronica sospira.
- Che è successo?
- Lei non pensava che fossimo amici e basta. – mi limito a rispondere.
In effetti, quella che io definivo una calda amicizia, non era esattamente considerata tale da Ann. E, quando avevo chiarito la situazione, forse con meno tatto del dovuto, la sua reazione era stata del tutto inaspettata e, a mio parere, esagerata. Da quel giorno non mi aveva più rivolto la parola. Mi era mancata, in realtà, perché era quanto di più simile ad un’amica avessi avuto negli ultimi anni. Mi aveva vagamente ricordato il rapporto che avevo con Veronica prima della morte di Lilly. Ovviamente, però, non era Veronica. Nessuno poteva esserlo. Eppure, nonostante la differenza nell’aspetto fisico, in qualcosa me la ricordava, per esempio nella grinta che aveva sempre, il coraggio e quella strana ironia. Sicuramente, se si fossero conosciute, Veronica e Ann sarebbero andate molto d’accordo.
- E tu hai parlato ad Ann Carley di me? – chiede Veronica, sembra sinceramente stupita.
- Ero ubriaco.
- Beh, questo spiega tutto. – risponde, scuotendo la testa.
- E le hai detto la data in cui ci siamo conosciuti?
- Questo non riesco a ricordarmelo, ma è probabile. Ho parlato per diverse ore, di diverse cose. Solo che, visto che ero ubriaco, non riesco a ricordarmi tutto.
- E pensi che Ann potrebbe avercela con te a tal punto da ordire un piano del genere?
Rifletto un secondo, ripensando di nuovo a quella sera, poi annuisco.
- Avere Ann come amica è una delle fortune più grandi che mi sia capitata, ma guai ad averla come nemica… Ed era veramente fuori di sé, quando abbiamo chiuso.
Veronica non dice niente, ma stringe le labbra. All’improvviso si alza ed afferra la borsa.
- Devo andare. – dice.
- Qual è la nostra prossima mossa? – chiedo, seguendola verso il soggiorno.
- Non lo so, ci devo pensare…
- Mars, sempre di furia, eh? – la saluta Dick, mentre lei si dirige verso l’entrata, facendogli un cenno di saluto.
Poi si chiude la porta alle spalle non proprio delicatamente.
- Cosa le hai fatto, amico? Sembrava stesse scappando. – chiede Dick.
- Niente, non le ho fatto niente. – rispondo, rimanendo a fissare i battenti chiusi, leggermente intontito.
 
 
Non riesco a capire perché mi sono resa così ridicola, andandomene via in quel modo, con tanto di porta sbattuta alle spalle. Come se fossi tornata ad essere un’adolescente. Mentre salgo le scale di casa, ripenso ad Ann Carley, probabilmente la donna più bella esistente sulla faccia della terra. Fisico perfetto, elegante, alla moda, ricca, una ragazza di mondo e pure simpatica, a quello che mi era sembrato di capire dalle parole di Logan. Almeno fino a quando non diventata tua nemica, così aveva detto lui. Probabilmente avrei tutto da invidiare a questa ragazza, ma l’aspetto fisico, l’apparenza, non è mai stata una cosa su cui mi sono soffermata molto. Sono sempre stata contenta di essere quello che ero, con l’arguzia necessaria a tirarmi sempre fuori da qualsiasi guaio. Eppure il modo in cui gli occhi di Logan brillavano mentre parlava di lei, il suo tono di voce… ecco, forse mi hanno dato fastidio. Reprimo lo scomodo pensiero, tentando di non pensare alle motivazioni per cui, appunto, debba darmi fastidio, mentre cerco le chiavi di casa nella borsa. Dall’interno della casa provengono delle risate di bambino. Probabilmente mio padre sta guardando la televisione. Finalmente riesco a trovarle ed apro la porta.
All’improvviso un turbinio di capelli biondi mi compare davanti, saltellando.
- La zia Veronica! Finalmente! – urla la bambina, continuando a saltellarmi intorno.
Rimango scioccata per un secondo, sentendo la voce di mio padre, soffocata perché proveniente dalla mia camera.
- … Non credo che sia una buona idea.
Poi un uomo esce dalla mia stanza, seguito da mio padre. L’uomo si blocca vedendomi e due familiari occhi azzurri si fissano nei miei. Devo avere un aspetto piuttosto divertente con la bocca spalancata per la sorpresa e la bambina con i capelli biondi che continua a turbinarmi intorno, perché gli angoli della bocca dell’uomo si sollevano in un sorriso dolce, anche quello così familiare.
- Ciao, Veronica, è un piacere vederti. – dice Duncan Kane.
 
(*)Episodio 01x04


Ciao a tutti!
Scusatemi immensamente per il ritardo, ma fra le feste e gli esami non ho avuto tempo di scrivere niente.
Ed è anche probabile che farò un po' di ritardo nei prossimi capitoli, considerando la sessione invernale, ma niente paura, giungerò alla fine di questa storia.

Come al solito ringrazio L Ignis_46
   
 
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