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Autore: ChiaFreebatch    10/01/2018    8 recensioni
UNIVERSITY MYSTRADE.
Cambridge. Regno Unito.
Il mese di febbraio stava rapidamente giungendo al termine.
Le temperature erano state clementi durante l’inverno tanto quanto le precipitazioni, mediamente inferiori alla media annua.
Mycroft Holmes inspirò profondamente aggiustandosi la sciarpa blu.
Aguzzò la vista.
Gli occhi cerulei puntati lungo il fiume Cam.
Il ragazzo posò le mani guantate sul corrimano ligneo del Mathematical Bridge.
In lontananza la squadra di canottaggio del Queen’s College remava con costanza.
Mycroft sorrise piano mentre la barca avanzava nella sua direzione.
Il suo sguardo ignorò sette vogatori ed un timoniere piantandosi acuto sul capovoga.
Il ragazzo che occupava il primo carrello , responsabile quindi del ritmo dell’intero equipaggio ,era Gregory Lestrade.
Terzo anno della facoltà di Giurisprudenza.
Proprio come Holmes....
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia prima Mystrade in assoluto!

Sino ad ora ne avevo solo accennato nelle mia Johnlock  ma grazie all’insistenza di una cara amica ho deciso di fare il grande passo e di lanciarmi in questa nuova esperienza.

 

La dedica è tutta per te Dany , ti voglio bene patata!

 

“Check

( Nel canottaggio : Ogni repentina decelerazione della barca causata da un qualsiasi movimento incontrollato dell'equipaggio.  In casi estremi si può anche arrivare al ribaltamento .)

 

 

Cambridge. Regno Unito.

Il mese di febbraio stava rapidamente giungendo al termine.

Le temperature erano state clementi durante l’inverno  tanto quanto le precipitazioni, mediamente inferiori alla media annua.

Mycroft Holmes inspirò profondamente aggiustandosi la sciarpa blu.

Aguzzò la vista.

Gli occhi cerulei puntati lungo il fiume Cam.

Il ragazzo posò le mani guantate sul corrimano ligneo del Mathematical Bridge.

Sfiorò con delicatezza quella struttura che recava in sè duecento anni di storia.

Il vento si alzò dispettoso. L’acqua del fiume seguì il suo invito agitandosi un poco.

In lontananza la squadra di canottaggio del Queen’s College remava con costanza.

Mycroft sorrise piano mentre la barca avanzava nella sua direzione.

Il suo sguardo ignorò sette vogatori ed un timoniere piantandosi acuto sul capovoga.

Il ragazzo che occupava il primo carrello , responsabile quindi del ritmo dell’intero equipaggio ,era Gregory Lestrade.

Terzo anno della facoltà di Giurisprudenza.

Proprio come Holmes.

La pressione delle dita del ragazzo sul legno aumentò.

Le nocche nascoste dalla stoffa scura si fecero bianche.

La voce del timoniere iniziava a giungere sin al ponte.

Gli otto  ragazzi stretti nelle divise bianche e verdi del Queen’s College si muovevano con perfetta sincronia.

Mycroft si sporse un poco , i canoisti sempre più vicini.

Il ciuffo castano di Greg ondeggiava con regolarità ben visibile agli occhi limpidi.

Durò un attimo.

La barca passò sotto il Mathematical Bridge.

Holmes si voltò lesto portandosi sul lato opposto per seguirne ancora il moto veloce.

I muscoli dei vogatori tesi sotto le maglie aderenti.

Scorse il viso del timoniere ovviamente seduto in direzione opposta agli altri.

Il ragazzo guardò nella sua direzione e Mycroft vi colse chiaramente un sorriso beffardo.

Si morse con forza un labbro mentre Sebastian Moran riportava gli occhi azzurri verso quelli castani di Greg seduto di fronte a sé.

Holmes retrocedette di qualche passo e si allontanò.

Prese a costeggiare il fiume sino ad incrociare Silver Street.

Svoltò a sinistra e la percorse in tutta la sua lunghezza , le mani serrate nelle tasche del cappotto.

Incrociò Trumpington Street e sollevando il viso i suoi occhi cerulei si posarono sull’imponente torre della chiesa di St. Botolph.

L’orologio segnava le sei del pomeriggio.

Arricciò le labbra e svoltò in Botolph Lane. Il basso caseggiato bianco in cui risiedeva lo accolse alla sua sinistra, sul lato opposto della strada gli alti alberi del giardino della chiesa svettavano oltre il muro di cinta.

Si accostò al portoncino verde. Il numero sei appeso al centro , il battente sottostante oscillava.

Mycroft lo sfiorò con il dito arricciando le labbra con disappunto. Avrebbe dovuto farlo aggiustare.

Si chiuse la porta alle spalle ed appese il pesante cappotto al vecchio attaccapanni nel piccolo atrio.

Il tepore della cucina lo avvolse e Mycroft soffocò uno sbadiglio sedendosi mollemente sul divano.

Chiuse gli occhi posando la nuca sulla spalliera dalla stoffa fiorita.

Inspirò profondamente.

Nella mente il viso di Gregory Lestrade.

Imprecò tra sé e sé stendendo le lunghe gambe avvolte dai pantaloni scuri.

Si passò nervosamente una mano sul volto pallido, il ciuffo castano sfiorò le sue dita affusolate.

Lo scostò con stizza e serrò i denti.

Per quale motivo una persona profondamente intelligente come lui lasciava che una cosa futile come l’attrazione fisica ed i sentimenti occupassero in maniera inopportuna il suo cervello?

Dio che situazione irritante ed oltremodo imbarazzante!!

Posò le mani sulle ginocchia e con un gesto fluido si alzò.

Tè nero.

Aveva bisogno di tè nero, bello forte.

Mise l’acqua a bollire.

Quell’attrazione insana era cresciuta all’intero del suo corpo, sin dal primo momento in cui i suoi occhi freddi si erano legati a quelli caldi e nocciola il giorno della cerimonia di presentazione tre anni prima.

Una bustina di tè nero profumato scivolò nella teiera in porcellana .

Holmes sfiorò il filtro con un poco di disappunto.

Preferiva da sempre quello in foglie ma le bustine erano decisamente più pratiche e sua madre era stata fin troppo generosa nel regalargliene per Natale.

Controllò che l’acqua fosse sufficientemente bollente così che il tè potesse rilasciare i propri principi attivi e con delicatezza ne versò sul filtro.

Gli occhi corsero all’orologio.

Quattro minuti , massimo cinque e la sua bevanda rigenerante sarebbe stata pronta.

Si sporse oltre il lavello scostando la tendina dalla finestra.

La piccola strada era silenziosa.

Le fronde degli alberi ondeggiavano mosse dal forte vento.

Se il giorno seguente non si sarebbe placato i ragazzi del canottaggio avrebbero dovuto allenarsi in palestra.

Holmes si morse il labbro inferiore.

Niente allenamento in esterna. Niente Greg in tutina aderente.

Emise uno sbuffo divertito di sé stesso ed afferrò una scatola di biscotti dalla credenza di legno bianco.

Si sedette al piccolo tavolino.

Raddrizzò la fruttiera al centro in un gesto maniacale e si versò il tè.

Quei frollini burrosi erano deleteri per il suo regime dietetico ma… Al diavolo!

Era troppo nervoso per non concedersi almeno una manciata di burro e zucchero!

Assaporò la consistenza friabile sulla lingua .

Le iridi fisse sull’orologio a parete.

Tic tac.

Tic tac.

Tic tac.

Chiuse la scatola.

Le persiane sbatterono con forza facendolo sobbalzare.

Si alzò indispettito da quell’interruzione e le chiuse.

Sì, l’indomani si sarebbe decisamente perso la vista di Lestrade al comando della squadra.

Sbuffò.

Poco male, si sarebbe recato a lezione e se tutto fosse andato per il verso giusto si sarebbe goduto la visuale dell’amico seduto ai banchi.

Sorrise visualizzandolo.

La schiena curva, il braccio destro piegato e la rispettiva mano posata sulla tempia.

Il ciuffo lungo e castano scivolava dispettoso sulle dita abbronzate.

Gli occhi grandi fissi sul professor Wilson e quelle labbra ben disegnate che trattenevano a stento uno sbadiglio.

Holmes sfiorò il bordo di porcellana sottile della tazza.

Gregory era bello.

Gregory era gentile ed educato, simpatico ed intelligente.

Gregory era troppo di tutto.

Troppo per uno spilungone solitario ed insignificante come lui.

Soffiò piano.

La superficie ambrata si mosse irregolare.

Lestrade era l’unico ragazzo che si fosse mai dimostrato amichevole nei suoi confronti. Che lo avesse mai difeso da quegli idioti con cui era costretto ad avere a che fare giornalmente.

Mycroft sorrise amaro.

Sarebbe stata una cosa positiva se non fosse che questo non avesse fatto altro che aumentare lo smodato interesse nei suoi confronti.

E per Holmes non era affatto una buona cosa.

Per Greg si era appassionato al canottaggio.

Cielo!

Lui, che considerava gli sport di squadra quanto di più inutile la natura umana avesse mai progettato.

Conosceva perfettamente lo stile di voga , i nomi specifici di ogni attrezzatura e di ogni singola parte della barca. Le tipologie di regata e persino la storia del canottaggio dalle sue origini ai giorni odierni.

Per seguire il ragazzo era diventato un tifoso accanito dei bianco verdi del  Queen’s college.

Non si perdeva una singola gara e seguiva con ansia la regata Oxford Cambridge.

Quella era la più interessante di tutte quante.

Si svolgeva ogni singolo anno e si disputava sul Tamigi nella quale gareggiavano i migliori equipaggi delle due istituzioni.

Gregory ne avrebbe fatto parte anche quell’anno. Già capovoga per i Queen’s aveva passato le selezioni per far parte della squadra bianco azzurra di Cambridge.

Mycroft ne andava fiero sebbene la cosa non importasse a nessuno.

Terminò il proprio tè e meditò di raggiungere la propria camera al piano superiore per stendersi un po’.

Era stanco.

Si passò la mano sulle palpebre.

Il suo cervello era decisamente in sovraccarico.

Sì.

Un poco di riposo era ciò che gli occorreva.

….

 

 

Gregory Lestrade soffocò uno sbadiglio e con un gesto sciatto si aggiustò la tracolla con i libri.

Si scompigliò il ciuffo castano e percorse l’ultima rampa che lo portava all’aula in cui si svolgeva la sua lezione odierna.

Economia politica.

Dio quanto detestava quella materia!! La trovava totalmente inutile!

A cosa diavolo sarebbe servito ad un detective di Scotland Yard sapere la teoria del consumatore nazionale piuttosto che quella di produzione e scelte di impresa?

Sbuffò sorgendo la pesante porta in mogano poco distante.

Era aperta e mostrava uno scarso numero di studenti all’interno dell’aula ad anfiteatro.

Aguzzò la vista.

In quarta fila Mycroft Holmes se ne stava seduto compostamente.

Le braccia incrociate al petto ed il viso rivolto ad un pesante tomo .

Gli occhiali dalla montatura scura ,che era solito indossare durante la lettura, gli scivolarono sul naso.

Greg sorrise.

Varcò la soglia mentre l’indice affusolato di Holmes li riportò in posizione corretta.

Salì gli scalini e si insinuò tra il lungo banco comune e le singole sedie scivolando sino al ragazzo.

Lo sgomitò con decisione.

Holmes sussultò voltandosi con disappunto verso il nuovo arrivato.

Detestava il contatto fisico  che fosse fortuito o intenzionale  e detestava chi gli si sedesse accanto nonostante lo spropositato numero di posti liberi.

Gli occhi cerulei si spalancarono riconoscendo il ragazzo ed una mezza frase sprezzante si bloccò tra denti e lingua.

Lestrade gli sorrideva.

Quel sorriso aperto che lo rendeva tanto bello e simpatico a chiunque.

Stava sorridendo a lui.

E solo questo bastava a Mycroft per creargli scompiglio psico-fisico.

“Ehi Myc !” Si appoggiò con un movimento pesante contro lo schienale ligneo.

Myc. Ecco un’altra cosa che Holmes proprio mal digeriva.

I nomignoli , i diminutivi, i soprannomi.

Gesù che cosa alquanto imbarazzante!

Nemmeno da  bambino permetteva a sua madre di storpiare quel suo nome tanto improbabile e spesso causa di sfottò ma che lui adorava e riteneva perfetto per sé.

Myc.

Si morse la lingua. Era tremendo. Gli suonava come il diminutivo di un atleta di basket americano.

“Buongiorno Gregory. Ed il nome è Mycroft “ Non si trattenne.

No, proprio non ci riuscì.

La risata cristallina dell’altro lo fece leggermente arrossire sugli zigomi.

Distolse lo sguardo voltando pagina.

“Lo so che ti chiami Mycroft! Mi correggi da tre anni a questa parte” Estrasse un quaderno stropicciato “ Ma Myc è più giovanile e meno pomposo!”

Holmes avrebbe voluto ribattere ma il professor Wilson fece il suo ingresso in aula e i pochi presenti si zittirono al suo saluto formale.

 La lezione iniziò.

Trascorsero dieci, forse dodici minuti a detta di Holmes ,prima che Greg iniziasse a scivolare scomposto sul banco.

Soffocò uno sbadiglio e prese a giocherellare con una penna a scatto.

Click.

Clack.

Click.

Clack.

“E’ possibile sapere chi si permette di interrompere la mia interessantissima spiegazione con questo ticchettio irritante??!” Scattò il professore.

Lestrade sorrise inarcando il sopracciglio e seguitò con quel rumore molesto.

“A quanto pare la maleducazione regna sovrana …” Sibilò.

Gli occhi scuri del docente scorsero indagatori sui volti degli studenti.

Holmes si irrigidì e con un gesto deciso posò la mano su quella di Greg bloccandone il movimento.

Il ragazzo sussultò chinando lo sguardo.

La mano di Mycroft era lunga e sottile.

La pelle nivea contrastava con la propria perennemente abbronzata.

Strinse con forza la penna.

“Bene ,hai saggiamente deciso che fosse ora di smetterla… Chiunque tu sia…”

Wilson lanciò un’occhiata sospetta ai due ragazzi prima di voltarsi e riprendere il gessetto tra le mani.

Solo in quell’istante Mycroft si rese effettivamente conto del proprio gesto.

Scostò la mano come se si fosse scottato ed incrociò le braccia al petto.

Greg si voltò fissandolo curioso.

“Scusa. Ma non posso permettermi d’essere visto sotto una cattiva luce da Wilson… Economia politica è una materia estremamente importante per me e se pensasse che io lo stessi prendendo in giro potrebbe per ripicca abbassarmi la media al prossimo esame e…” Attaccò velocissimo e sottovoce.

Lestrade sorrise interrompendo quel fiume di parole “ Calmati ok… Sono stato io un cretino. Ma Wilson mi sta sulle palle e la sua materia mi annoia da morire…” Si stiracchiò.

Holmes annuì serrando un poco le labbra.

Portò i grandi occhi chiari verso il docente e non si perse neppure mezza parola sino la fine della lezione.

Gregory lo studiò di sottecchi per buona parte dell’ora e mezza a seguire.

C’era qualcosa in Mycroft Holmes che lo attraeva da ormai parecchio tempo.

Non era bello.

Non secondo i canoni estetici almeno ma …A lui piaceva.

Lo trovava estremamente affascinante.

Era decisamente alto e longilineo, con ampie spalle e mani delicate.

Ogni suo gesto denotava eleganza e raffinatezza quasi femminea e  questa cosa ,a dispetto di quanto avrebbe mai ammesso con ,lo attraeva in maniera esagerata.

C’erano poi quei grandi occhi chiari di cui ancora non riusciva a definirne il colore li trovava splendidi.

Lestrade si morse un labbro e prese a scarabocchiare sul bordo di una pagina.

Spesso si era trovato a fantasticare domandandosi se nell’intimità Holmes perdesse quella patina di freddezza ed alterigia che lo contraddistingueva.

Scosse il capo sorridendo dei propri pensieri.

I suoi occhi nocciola si spostarono sul profilo deciso dell’altro.

Holmes aveva pochi amici, pochissimi.

Anzi , non aveva amici ma solo compagni di corso ,come lui stesso amava definirli.

Greg tuttavia si prendeva il diritto di considerarsi un paio di gradini sopra gli altri.

Era chiaro a tutti quanti che i rari sorrisi e le sporadiche chiacchiere elargite da Mycroft fossero solo ed esclusivamente indirizzate a Gregory Lestrade.

Per non parlare della passione del ragazzo per il canottaggio.

Greg sapeva perfettamente che Holmes si era dedicato con tale dovizia al seguire quello sport solo ed esclusivamente per avere un argomento di dialogo , una passione comune con lui.

La cosa personalmente lo inorgogliva.

Sospirò di soddisfazione mentre Wilson annunciava il termine di quella tediosa lezione.

“Allora? Pranzi in mensa o te ne torni al tuo appartamento?” Infilò distrattamente il quaderno in borsa.

Mycroft arricciò le labbra e ripose con cura il proprio testo.

“La sola idea di una possibile compagnia di Moran renderebbe il mio piatto terribilmente indigesto” Si alzò in piedi.

Greg sorrise divertito sollevando il viso verso quello dell’altro.

“Sebastian oggi non c’è… Ieri sera diciamo che si è intrattenuto fino a tardi con Sarah e questa mattina non ha messo il piede fuori dal letto , dubito seriamente che tu possa trovarlo a pranzo”

“Bè in ogni caso non amo particolarmente il cibo della mensa…Men che meno la compagnia chiassosa degli altri studenti ” Si voltò scendendo lentamente le scale.

Lestrade inarcò un sopracciglio .

Si mosse rapidamente affiancandolo e lo sgomitò.

“ Eddai Myc pranza con me!” Lo provocò.

Holmes si irrigidì chinando lo sguardo verso il ragazzo più basso.

Un colpetto di tosse lo aiutò a prender tempo per la propria risposta.

“ D’accordo. Ma smetti di chiamarmi Myc!” Corrugò le sopracciglia superandolo di gran carriera.

Lestrade sbuffò divertito e lo raggiunse.

L’imponente sala da pranzo accolse i due ragazzi.

Un vociare consistente irritò immediatamente Mycroft che si impose un minimo di tolleranza nei confronti di quella moltitudine di studenti.

Inspirando profondamente afferrò un vassoio e dopo averlo riempito il minimo indispensabile cercò con lo sguardo il punto più isolato tra le lunghe tavolate gremite.

Vacillò un poco urtato con forza da una ragazza che lo superò senza degnarlo di uno sguardo. Holmes inarcò un sopracciglio appoggiandosi con una mano alla parete rivestita di legno scuro.

Lestrade arricciò le labbra con disappunto e si sedette di fronte a lui.

“Quella stronzetta di Sally è convinta di avercela solo lei…” Grugnì afferrando un panino.

“Per me è totalmente inesistente nonostante faccia di tutto per spintonarmi ad ogni occasione…” Assunse un’espressione di puro compatimento.

Greg si limitò ad annuire ed infilzare una patata al forno.

“Senti ma… Non ti stanchi mai di mangiare pollo ed insalata?” Tagliò con decisione un pezzo di arrosto.

Mycroft si pulì le labbra nel tovagliolo immacolato .

Batté le palpebre fissando il ragazzo ed inspirò a fondo.

“Vedi Gregory , da bambino sono stato in costante sovrappeso… Non posso più permettermi di ritornare a quella condizione deleteria per la mia salute e… per il mio aspetto” Bevve un sorso d’acqua.

Lestrade si grattò il mento pensieroso e fissò un poco colpevole il proprio piatto carico di cibo.

“Non l’avrei mai detto. Sei piuttosto in forma” Gli gettò un’occhiata carica di interesse.

Holmes tossicchiò posando forchetta e coltello e si morse il labbro inferiore.

“Seguo un regime dietetico preciso e difficilmente mi permetto di sgarrare…” Distolse lo sguardo ripensando ai frollini ingurgitati il giorno prima pensando proprio a Greg.

“Io invece brucio tutto con lo sport…” Sorrise sporgendosi un poco verso l’altro

Mycroft deglutì rumorosamente e con un po’ troppa forza infilzò un boccone di insalata scondita.

“Lo so…” Replicò a bassa voce.

“Sei venuto a vederci ieri…Sebastian ti ha visto.” Cercò nuovamente lo sguardo ceruleo.

Mycroft fece spallucce “Stavo solo attraversando il ponte per andarmene a casa”

Greg storse le labbra in un sorriso furbo prima di bere un sorso generoso di tè freddo.

“Pensavo seguissi i nostri allenamenti”

“Ogni tanto… Sai che mi piace il canottaggio” Concentrò la propria attenzione sul poco pollo restante.

“A proposito…Sai che per la regata Oxford Cambridge rifaremo la rotta Championship Course?” Prese a tamburellare le dita sul tavolo

Gli occhi limpidi si sollevarono stupiti fissando quelli nocciola con vivo interesse

“ Con partenza da Putney?”

“Sì… E taglieremo il traguardo a Mortlake!” Battè il pugno soddisfatto.

“Gregory ma è fantastico!” Si illuminò “ E’ una delle tratte più interessanti in assoluto!”

Lestrade gioì di tanto entusiasmo e rise “ Sì Myc , direi di sì”

Holmes gli rifilò un’occhiataccia senza tuttavia rimproverarlo.

“Bè, ti aspetterò al traguardo… Mi auguro di vederti vincitore” Inarcò un sopracciglio.

“Puoi scommetterci, lo scorso anno quegli stronzetti di Oxford ci hanno soffiato la vittoria per un pelo!” Serrò con forza la forchetta nella mano “ Ma questo è il mio ultimo anno qui e cascasse il mondo quella cazzo di coppa sarà mia!!”

 “Bè quest’anno avete Moran come timoniere….Non sarei così ottimista al tuo posto” Si portò un altro boccone alle labbra.

“Sebastian è bravissimo, ha passato le selezioni regolarmente e credimi, sono parecchio difficili…” terminò le patate.

“Bha personalmente preferivo Anderson…” Fece spallucce.

“Il timoniere del King’s?? Andiamo Myc quello è un coglione!! Lo scorso anno abbiamo perso per colpa sua!!”

“Non credo sia possibile perdere per colpa del timoniere…” Si pulì le labbra con sufficienza.

“Vuoi scherzare? Se lui sbaglia a dare il tempo ai rematori succede un casino!” Si infervorò.

Holmes mantenne un’espressione scettica e terminò il proprio pasto.

“Senti, so che tu e Moran non andate molto d’accordo ma fidati… E’ il migliore!”

Gli occhi cristallini si posarono sul volto dell’altro.

“Non andiamo molto d’accordo “ Sorrise beffardo “ E’ un modo carino di vedere la cosa. Quell’insignificante essere umano mi tormenta sin dal primo anno, è semplicemente odioso!”

“Ok, ammetto che è piuttosto stronzo nei tuoi confronti ma tu non hai mai fatto nulla per renderti simpatico.” Incrociò le braccia al petto.

Holmes serrò con forza le labbra e posando con stizza il tovagliolo si alzò in piedi.

“Bene. Direi che a questo punto posso liberarti della mia presenza poco simpatica, devo andare a studiare. Grazie per la compagnia” Sussurrò gelido allontanandosi.

Lestrade sbuffò divertito alzandosi con poca grazia.

La sedia stridette e lui con passo deciso inseguì il ragazzo già fuori dalla sala grande.

“Myc…” Lo richiamò.

L’altro non si voltò ma proseguì lesto lungo il corridoio centrale.

“Mycroft! “ Riprovò.

Holmes si fermò.

Le spalle ampie rigide.

Si voltò piano.

“Sì? Gregory?”

“Non…Non volevo offenderti ok?” Si passò una mano sulla nuca.

“Non è una novità per me venire a conoscenza di quanto la gente mi trovi antipatico” Strinse la tracolla della borsa.

Lestrade scosse il capo con forza. Il lungo ciuffo oscillò.

Holmes ebbe l’istinto di passare una mano in quei sottili fini castani.

Si morse le labbra ed attese la replica di Greg.

“Non ho mai detto che sei antipatico… Mi riferivo al tuo atteggiamento nei confronti di Moran…”

“Tu come ti porresti nei riguardi di un soggetto del genere che ti prende palesemente in giro ogni qual volta si trovi in tua presenza??”

Lestrade annuì. Le mani sui fianchi .

“Hai ragione, è uno stronzo… Ma io volevo solo che tu…”

“Che io?”

“Bè insomma che fossi meno solo , che potessi avere altri amici oltre al sottoscritto! Se tu cercassi di essere  un po’ più simpatico insomma… era solo un…suggerimento.”

Holmes inspirò profondamente.

Greg serrò con forza gli occhi e ringhiò tra sé e sé rendendosi conto di aver solo peggiorato la situazione.

“ Non è la tua giornata Gregory… “ Un’espressione rassegnata sul viso.

“No… Direi di no”

“ Grazie infinitamente di questa tua premura giunta alla fine del terzo anno. Potrei trovare il tuo interesse adorabile “ Enfatizzò con ironia levando gli occhi al cielo. “Ora se vuoi scusarmi… I libri mi attendono.”

Si allontanò con passo elegante.

Lestrade sbuffò con forza richiamandolo senza tuttavia ricevere alcun cenno in risposta.

Imprecò contro se stesso fissando il corpo longilineo farsi sempre più piccolo.

Ok, era ufficialmente un coglione.

Raccolse la propria borsa da terra e si trascinò verso la propria stanza irritato con sé stesso.

Mycroft ci mise un paio di giorni prima di ammortizzare la cosa .

Si rinchiuse nel proprio appartamento e si dedicò totalmente alla stesura della propria tesi.

Avvertiva in sé sentimenti contrastanti.

Si considerò infantile per essersi offeso e la cosa lo irritò terribilmente tanto dal portarlo ad ingurgitare ben sei biscotti al burro pentendosene subito dopo.

Non aveva mai dato importanza a  ciò che la gente pensasse di lui.

Era abituato a ritenere buona parte della popolazione idiota e priva di meriti alcuni. 

Ma Greg… Dio , un’opinione negativa seppur detta con benevolenza da parte di quel ragazzo aveva la capacità di rovinargli l’umore. Di far si che mettesse in discussione sé stesso e le proprie convinzioni.

Chiuse gli occhi profondamente irritato . Detestava l’ascendente che quei dannati occhi nocciola avevano su di sé!

Spostò con stizza la radiosveglia la cui luce rossa lampeggiava fastidiosa.

Le dieci della sera.

Il giorno seguente sarebbe andato a lezione. E si sarebbe comportato come se nulla fosse accaduto.

Non avrebbe lasciato che quella sciocchezza infierisse ulteriormente sulla propria dignità.

Sbuffò rumorosamente. Si tirò le coperte fin sopra il capo e si morse le labbra.

Nel suo cervello presero a scorrere immagini dell’amico.

Greg seduto scompostamente al banco.

Greg che sbadigliava per poi stiracchiarsi.

Greg che rideva gettando il capo all’indietro. (Gesù quanto gli piaceva quando lo faceva!)

Greg che si allenava su quella maledetta canoa.

I muscoli in tensione ad ogni spinta.

Quella dannata tuta aderente che non lasciava nulla all’immaginazione.

Mycroft imprecò raggomitolandosi sul fianco.

Brividi d’eccitazione lo attraversarono.

Si detestò per quella sensazione sconveniente al quale ormai si era abituato .

Si sentiva in colpa ogni singola sera quando nel proprio letto pensava a Gregory e spesso il suo corpo reagiva con fin troppo entusiasmo.

Ammorbidì la propria posizione distendendo un poco le gambe.

La mano delicata scivolò lentamente verso la propria eccitazione.

La sfiorò.

Con un movimento brusco allontanò le dita.

Serrò i pugni e si impose di non cedere alla tentazione.

No.

Non avrebbe ceduto, non un’altra volta!

Per rispetto a Greg.

Inspirò ed espirò profondamente cercando di pensare a chiunque non fosse Lestrade. A qualunque cosa!!

“Coraggio Mycroft non sei un ragazzino alle prime pulsioni!” Grugnì.

Inspirò di nuovo scostando con forza la coperta.

Il freddo lo colpì cattivo e Holmes gliene fu grato.

Si mise a sedere fissando la finestra.

L’ennesimo flash di Gregory  seduto sul carrello della canoa. Il busto piegato, i muscoli tesi sotto la sottile maglietta bianca.

I bicipiti contratti, le mani serrate attorno al remo.

“Merda” Imprecò sul malgrado alzandosi in piedi.

Aprì la finestra inspirando l’aria gelida.

La piccola strada sottostante deserta.

Posò le mani sul davanzale. Lo strinse con forza.

Gli occhi fissi sul muro di cinta della chiesa.

“Basta Mycroft” Si impose serrando i denti.

Rabbrividì e temette d’ammalarsi.

Retrocedette chiudendo imposte e vetri.

Prese a camminare avanti ed indietro per la piccola stanza sino a che l’eccitazione scemò naturalmente.

Ringhiò frustrato sdraiandosi nuovamente sulla coperta scozzese.

Dannato Lestrade.

Affondò il viso nel cuscino e sperò che il sonno lo cogliesse.

Il mese di marzo portò con sé una piacevole brezza ed un tiepido sole che saltuariamente faceva capolino tra le nubi cariche di pioggia leggera.

Gregory Lestrade infilò le mani nelle tasche del k-way celeste.

A passo veloce percorse Pembroke Street affiancato dall’amico Sebastian.

Il negozio di articoli sportivi al civico 15 si rivelò poco rifornito come ogni singola volta in cui vi erano stati.

Progettando un giro a Londra per il week-end con l’intento di trovare l’attrezzatura adeguata svoltarono in Trumphington Street.

Il sole stava tramontando riscaldando il cielo di toni rossastri.

“Ehì ti va una birra?” Sebastian si allacciò il giubbetto in pelle nera adocchiando il pub poco distante.

“Sì ok” Annuì accelerando il passo “ E vista l’ora anche delle patatine fritte” Arricciò le labbra in un sorrisetto.

L’Irish pub li accolse con le sue ampie vetrate.

Greg scivolò lesto su una delle panche in legno gettando uno sguardo distratto verso Botolph Lane.

Scorse il basso caseggiato bianco ed il portoncino verde del numero sei.

Casa di Mycroft.

Ci era stato qualche volta per farsi aiutare dall’amico in Economia politica.

Era piccola e maledettamente in ordine.

Un ordine maniacale.

Messa a confronto la propria stanza al Queen’s sembrava una discarica malmessa.

Sorrise e prese a giocherellare con il menù in attesa della propria pinta.

“Guarda guarda chi c’è laggiù…” La voce di Moran lo riscosse.

Si sporse un poco , le iridi castane fisse sulle due figure poco distanti.

Mycroft se ne stava in piedi stretto in un trench blu scuro.

I capelli mossi dal vento ed un mezzo sorriso sul volto pallido.

Gesticolava lentamente ed in maniera elegante com’era solito fare.

Lestrade corrugò le sopracciglia.

La mano affusolata di Holmes si allungò verso il ragazzo che gli stava di fronte.

Sfiorò il bavero del cappotto scuro in un gesto confidenziale come se volesse togliere delle briciole o quant’altro.

Il ragazzo corvino chinò lo sguardo evidentemente imbarazzato.

Il ciuffo scivolò sulla fronte pallida.

In maniera aggraziata lo scostò mostrando due occhi cristallini.

Quegli occhi da gatto uniti a degli zigomi affilati e delle belle labbra piene lo rendevano pericolosamente attraente.

“Però… Mica scemo Holmes… “ Ghignò Seba sollevando il boccale in un gesto simbolico.

“Che vuoi dire?”  Ringraziò con un cenno la cameriera ed afferrò la propria birra.

Sebastian sorseggiò lentamente , uno sbaffo di schiuma ne sporcò le labbra sottili.

“Che voglio dire?? Che quello là me lo scoperei pure io” Ridacchiò afferrando un paio di patatine fritte.

Greg aprì e chiuse la bocca assumendo una buffa espressione.

“C…Come fai a dire che… Che se lo scopa?!E poi guardalo, è un ragazzino, avrà si e no sedici anni!” Abbassò significativamente il tono di voce.

“E allora??! Di un po’, hai mai visto Holmes con quel sorrisetto in faccia? E sbaglio o quella in cui lo sta facendo entrare è casa sua?”

Lestrade scosse la testa con vigore “ Non credo sia possibile” Bevve un lungo sorso.

“Cosa? Che Holmes faccia sesso? “ Rise sguaiatamente “ In effetti non capisco come sia possibile scoparsi quel rompicoglioni pallido e secco… !”

Gregory prese a tossire convulsamente , la birra di traverso.

Sebastian dovette colpirlo con forza sulla schiena più volte.

Gli lacrimarono gli occhi e prese un paio di ampi respiri.

“Cazzo Greg non pensavo che Holmes nudo ti sconvolgesse tanto” Ridacchiò.

“Falla finita coglione! Mi è solo andata la birra di traverso!”  Lo spintonò con sguardo cupo. “E comunque non sono affari miei” Infilzò tre patatine con lo stuzzicadenti colorato ammutolendosi per diversi istanti.

Moran inarcò un sopracciglio sospettoso circa il malumore improvviso dell’altro.

Si passò una mano nei capelli corvini e si stiracchiò.

“Ehi…” Lo richiamò con un calcetto sulle caviglie.

“ Cosa?” Borbottò Lestrade disegnando cerchi immaginari con l’indice sul tavolo.

“Tutto ok??”

“Ma sì , sì…” Morse il labbro inferiore portando lo sguardo verso l’esterno.

Sebastian si sporse un poco verso l’amico.

Gli occhi azzurri ridotti a due fessure.

Le labbra serrate.

“Smettila di fissarmi come se fossi una creatura aliena!”

Greg mise la mano a palmo aperto sul viso del ragazzo e lo allontanò.

“Capovoga Lestrade!” Picchiò il pugno sul tavolo “ Esigo una spiegazione al suo atteggiamento!!”

Gregory inarcò un sopracciglio “ Seba non ti sei ancora arruolato, il tono militare risparmiamelo grazie!”

“No, ma lo farò molto presto “ Gli puntò l’indice vicino al viso.

“Prima pensa a scrivere quella dannata tesi, ho dato un occhio ai tuoi appunti ieri e sono praticamente pagine bianche…” Terminò il boccale.

“Fatti i cazzi tuoi Scotland Yard” Sorrise storto.

Lestrade scosse il capo. Un piccolo sorriso sul volto.

“E comunque stai divagando… Ti sei offeso per il tuo Holmes?” Gli fece una linguaccia.

Gregory si alzò in piedi piantando le mani sul tavolo.

“Mycroft non è il mio Holmes “ Ringhiò.

“Ah no?” Seguitò.

“No “ Sibilò chinandosi verso l’amico.

Prima che Sebastian potesse replicare si allontanò verso il bancone del pub per saldare il conto.

Moran sbuffò sonoramente terminando la propria scura.

Si alzò con uno scatto ed infilandosi il giubbetto in pelle raggiunse l’amico già in strada.

Gregory se ne stava in piedi con lo sguardo fisso verso i grandi alberi del giardino di San Botholp.

Le mani nelle tasche del k-way celeste , le spalle rigide.

Sebastian gli si affiancò .

“Ehi… Non volevo farti incazzare.”

“Non sono incazzato” Replicò asciutto.

“Era solo una battuta” Puntualizzò con un sospiro.

In quel mentre la finestra di casa Holmes si aprì.

I due ragazzi fissarono la figura del compagno di corso sporgersi in un movimento fluido con il chiaro intento di chiudere le persiane.

Gli occhi cerulei  si spalancarono sorpresi alla vista dei due canoisti poco distanti.

“Holmes!” Sebastian sorrise beffardo.

“Moran “ Sorrise forzatamente “ Gregory….” Sollevò una mano ad indirizzo dell’amico.

Prima che Lestrade potesse replicare la figura aggraziata del ragazzo misterioso spuntò oltre la spalla di Mycroft.

 Un sorrisetto ironico sulle labbra piene.

Holmes lo spinse indietro di malagrazia .

“Buona serata ragazzi “ Li liquidò chiudendo con un colpo secco le imposte.

Greg serrò con forza i denti. La mascella contratta.

Sebastian lo spinse per un gomito invitandolo ad incamminarsi verso il college.

“Visto come lo ha cacciato via? Se non è un atteggiamento sospetto quello! Fidati del vecchio Seba… Quello se lo porta a letto”

Lestrade accelerò il passo lungo Silver Lane , incrociarono il Cam.

Gli occhi castani fissarono l’acqua scura ristagnare vicino al noleggio barche.

“Magari è suo fratello” Si morse il labbro inferiore “ Lui ha un fratello minore…”

Moran si fermò con un movimento brusco voltandosi verso l’amico.

“Hai visto quanto cazzo è bello?? Sembra quasi una ragazza! Come potrebbe essere il fratello di Mycroft non dire cazzate!” Sbuffò .

Il capovoga dei Queen’s lo sorpassò avvicinandosi all’entrata del college.

“Greeeg!!” Gli corse dietro.

“Senti lasciamo perdere saranno cazzi suoi!” Sbottò.

“Gr…”

“Seba dacci un taglio ok? Sono stufo voglio andare a sdraiarmi!”

Il ragazzo sbuffò lentamente , le mani sui fianchi.

Annuì e seguì l’amico verso il proprio dormitorio.

……

Mycroft stese le lunghe gambe , la schiena appoggiata ad uno dei secolari alberi dei Backs.

La riserva lussureggiante limitrofa al college era una delle zone preferite da Holmes.

Adorava i suoi piccoli corsi d’acqua ed il lento scorrere del fiume.

Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente l’aria tiepida.

Il rumore cadenzato di passi sul vialetto poco distante lo distrasse dal proprio momento di relax.

Greg Lestrade in tenuta da jogging avanzava nella sua direzione.

Holmes si passò istintivamente la lingua sulle labbra.

Il giorno prima gli aveva chiuso le imposte in faccia ma detestava l’idea che il fratellino Sherlock potesse iniziare a sputare sentenze su di lui.

Si morse il labbro nervosamente analizzando con fin troppo interesse il corpo del ragazzo ad ormai pochi metri di distanza.

 La t-shirt bianca aderiva al suo torace muscoloso come una seconda pelle.

Lo osservò interrompere  bruscamente la propria corsa ed inspirare profondamente , un braccio corse alla fronte sudata.

Il ciuffo castano scomposto.

Mycroft deglutì sonoramente e sperò con tutto se stesso che l’altro non lo avesse notato.

Greg dal canto suo cercò di scacciare dalla testa l’immagine dell’amico intento a chiudersi in casa con quel ragazzetto perfetto.

“Ehi!” Lo salutò con un cenno del capo “ Che ci fai qui?” Lasciò il vialetto per addentrarsi nel prato.

“Ciao Gregory. “ Scostò la propria borsa. “ Studiare qui mi rilassa. Come sempre.” Fece spallucce.

Il ragazzo gli si sedette accanto portandosi le ginocchia al petto.

“Dovrei studiare anche io ma gli allenamenti per la regata contro i fighetti di Oxford mi stanno prendendo un sacco di tempo” Posò la nuca contro il tronco e chiuse gli occhi inspirando profondamente.

Holmes lo guardò di sottecchi.

Il bicipite nudo del ragazzo sfiorava il proprio.

Trovò detestabile il cotone scuro della propria camicia che dispettoso si improvvisava barriera tra la propria pelle pallida e quella così abbronzata.

Gli occhi cerulei risalirono lungo le spalle.

Indugiarono sul collo per poi fermarsi curiosi sul viso rilassato.

Si prese del tempo per analizzarlo sfacciatamente.

“Non che siano affari miei ma…Per curiosità , che ci faceva quel ragazzetto a casa tua ieri sera?”

Le labbra di Greg si mossero , la voce bassa e profonda che tanto gli piaceva lo fece rabbrividire.

Sobbalzò.

Le palpebre dalle lunghe ciglia castane ancora abbassate.

“Ragazzetto….” Ridacchiò divertito.

Le iridi nocciola tornarono visibili piantandosi in quelle chiare.

L’espressione sul viso di Greg era seria, troppo a parere di Holmes.

“Bè è quello che sembrava… Un ragazzino.” Un sussurro basso e grave.

“In effetti lo è , ha quindici anni” Replicò serafico.

Lestrade serrò le labbra in una linea dura.

Inspirò rumorosamente dalle narici e si sporse un poco verso l’amico.

“E lo dici così? Come se fosse…Normale?!”

“Ovviamente” Tese le braccia dinnanzi a sé stiracchiandosi.

“Ovviamente?! Sei ai limiti dell’arresto cazzo e dire che studi legge e sei pure un fottuto secchione!” Si infervorò.

Holmes trovò piuttosto divertente quella situazione equivoca in cui si era evidentemente trovato.

“Secchione , termine tecnico che non sentivo da una decina d’anni…” Si passò una mano sulla nuca.

“Non provare a cambiare discorso!” Scattò in ginocchio.

Mycroft inarcò un sopracciglio osservandolo con vivo interesse. Il naso all’insù puntato verso il volto severo dell’altro.

“Gregory ti senti bene?”

“No!! Ho appena avuto conferma che il mio amico si scopa i ragazzini!! Come cazzo potrei fare a sentirmi bene??”

La risata di Mycroft attaccò bassa e trattenuta per poi raggiungere dei livelli di intensità notevole tanto dal far scappare un paio di lacrime a quegli occhi così chiari.

Lestrade corrugò la fronte sentendosi stupido nel non comprendere il motivo di tanta ilarità.

“Smettila” Lo ammonì.

Holmes seguitò a ridacchiare ignorandolo.

“Falla finita ho detto!” Sibilò afferrandogli la mascella con la sola mano destra.

Il ragazzo spalancò gli occhi stupito.

La risata si bloccò.

La prese salda delle dita di Greg sul viso.

Lestrade si sporse maggiormente. Il ciuffo castano quasi sfiorò quello dell'altro.

L’espressione rabbiosa.

“Gregory che…”

“Trovi tanto divertente il fatto che mi faccia terribilmente incazzare l’idea di saperti a letto con un ragazzino?!” Soffiò.

Holmes arrossì.

Non seppe dire se per le parole dell’amico o se per il fatto che fossero così vicini.

Entrambe le cose probabilmente.

“Non sto ridendo per questo motivo” Rispose in un sussurro.

“E allora perché?” La mano strinse ancora un poco spingendolo ad appoggiare la nuca al tronco.

“Perché… Quello che hai visto è mio fratello” Replicò.

Il viso abbronzato si distese immediatamente.

La presa sul volto magro cedette.

Greg perse la sua posizione in ginocchio sedendosi con malagrazia.

“Tuo fratello?” Batté le palpebre.

 “Sherlock . Gli serviva un libro della nostra biblioteca.“ Annuì massaggiandosi il viso.

“Io…Io… Cristo scusami” Scosse il capo sconfitto da sé stesso.

Mycroft si morse il labbro inferiore senza replicare.

Gli occhi azzurri sfuggenti.

“Ti ho fatto male?” Sospirò indicando il volto pallido.

Holmes fece cenno di no.

Lestrade imprecando si alzò in piedi.

“Sono un coglione istintivo, sbaglio sempre.” Si mise la mani sui fianchi “ E’ solo che…” Si morse un labbro “ Gesù Mycroft l’idea di te con un ragazzino…. Mi è salito il sangue al cervello” Ammise fissando un punto imprecisato all’orizzonte.

Holmes si alzò in piedi ed inspirando profondamente si mise la borsa in spalla.

“Sto ancora decidendo se sentirmi offeso o lusingato Gregory. Offeso perché tu abbia anche solo potuto pensare che io possa intrattenere rapporti sessuali con un minorenne o… Lusingato. Lusingato perché una reazione così violenta denota chiaramente un tuo attaccamento seppur amichevole nei miei riguardi ; dubito avresti reagito così nei confronti di chiunque per puro spirito di giustizia. “ Storse un poco il capo.

Un sorriso impercettibile sulle labbra.

Le stesse labbra che Lestrade stava fissando imponendosi contegno.

“Se la metti in questi termini” Prese parola e riscoprì la propria voce un’ottava più bassa di quanto pensasse “ Ti suggerirei lusingato” Concluse serrando con forzai denti.

Holmes sorrise .

Un sorriso luminoso ed annuì.

“Io andrei” Lo superò.

Greg spalancò la bocca e si voltò con le braccia aperte.

“ Te ne vai?? Fai sul serio?!”

Mycroft si voltò lentamente “ Ho un colloquio con il professor Yates”

“Il sabato pomeriggio non fanno colloqui!” Lo additò “ Non prendermi per il culo!”

L’altro fece spallucce e si allontanò verso il vialetto “ Ci vediamo Gregory”.

Lestrade lo fissò con le mani sui fianchi ed un’espressione incredula sul volto.

La figura longilinea sempre più lontana.

“ Stronzetto” Rise scuotendo il capo “ Dannato stronzetto!”

Riprese il proprio giro di corsa.

Più tardi , mentre remava deciso lungo il Cam seguendo il ritmo dettato da Sebastian, Gregory sollevò il viso verso il Silver Bridge.

Mycroft era lì.

I gomiti posati sulla ringhiera.

Lo sguardo fisso sulla loro barca.

I grandi occhi nocciola si legarono a quelli celesti.

Lestrade sorrise. Un sorriso ampio che Holmes contraccambiò.

La mano affusolata si sollevò appena in segno di saluto.

Il capovoga perse il ritmo e Moran lanciò un’imprecazione secca che giunse chiara sino al ponte.

La mano di Greg corse alla nuca ,imbarazzato si scusò con i compagni.

Mycroft sghignazzò allontanandosi silenzioso.

Le persiane dell’appartamento di Mycroft sbatterono con violenza.

Il vento della sera di quel mercoledì di metà marzo portò con sé nuvole cariche di pioggia.

Gregory scivolò annoiato con il viso sul grosso libro di economia.

La fronte premuta sulle pagine lucide.

“Non ne posso più!” Si lagnò.

Holmes sollevò teatralmente gli occhi al cielo.

“Non essere melodrammatico Gregory”

“Myc sono stufo marcio! Sono su questa cazzo di robaccia da quanto?? Sei ore?!”

Sollevò il volto, il ciuffo schiacciato sulla fronte fece sorridere l’altro , lo trovò adorabile ed un poco infantile , tanto dal sorvolare sul diminutivo con il quale lo aveva chiamato per l’ennesima volta.

“Mi hai chiesto tu di aiutarti per l’esame!”

“Si , di aiutarmi, non di schiavizzarmi! Non mi muovo da questo dannato tavolo da un tempo infinito!”

“Non hai appena detto di essere seduto da sei ore?” Posò la penna a sfera.

“Non essere pignolo in ogni singola circostanza!” Sbuffò chiudendo con forza il pesante tomo.

L’ennesimo colpo di vento fece sobbalzare i due ragazzi.

Holmes si alzò in piedi e sbirciò oltre la tenda.

Un forte acquazzone si stava abbattendo sulla città.

“ Che sciocco, avrei dovuto chiudere le imposte ore fa!” Sbuffò aprendo la finestra.

Gregory lo affiancò sporgendosi verso la persiana battente ringhiando due imprecazioni colorite quando la forte pioggia che li bagnò.

Mycroft rise serrando con un gesto secco i vetri.

“Fanculo tu guarda che roba…” Greg si passò una manica della felpa sul volto umido “ Come faccio ad uscire sotto il diluvio universale?!” Sbuffò gettando un’occhiata all’orologio.

Le dieci e trenta.

Holmes fece spallucce e con movimenti lenti chiuse libri e quaderni sparpagliati sul piccolo tavolo della cucina.

“E tu non uscire” Rispose ovvio.

Greg si morse un labbro e gettò rapidamente le proprie cose in borsa.

“Posso aspettare qui che smetta?”

L’altro inarcò un sopracciglio e sorrise indicando l’esterno “No Gregory , mettiti fuori sullo zerbino” 

“ Ah.Ah.Ah. Sto morendo dalle risate” Lo spintonò.

Holmes sorrise  “Preparo un tè… Se vuoi guardare un po’ di televisione “ Gli passò il telecomando.

Lo afferrò sfiorando le dita affusolate.

Mycroft gli dette le spalle velocemente e si mise a riempire il bollitore.

Greg prese posto sul divano e prese a fare zapping.

Il silenzio avvolse i due ragazzi spezzato unicamente dal basso vociare della tv.

Holmes attese che l’acqua bollisse appoggiandosi mollemente al lavello. Si tolse gli occhiali massaggiandosi la radice nasale.

L’amico gli lanciava occhiate furtive.

Entrambi con la mente ed il cuore in tumulto cercavano di ignorare la possibile piega che avrebbe potuto prendere quella serata di studio.

La replica di una partita di Champions League  scorreva sul piccolo schermo.

Greg appoggiò la nuca alla spalliera fiorata.

Chiuse gli occhi ed accoccolò meglio la schiena contro il cuscino soffice.

Holmes si perse ad osservarlo e domandò a sé stesso quanto sarebbe riuscito a fingere ancora.

A fingere che Greg fosse il suo unico e bellissimo amico.

A fingere di non essere attratto da lui dalla bellezza di tre anni.

Si sentì dannatamente simile a tutti gli altri esseri umani.

Ed era una sensazione detestabile.

Travasò la bevanda in due tazze zuccherando abbondantemente quella dell’altro.

Rimestò con il cucchiaino e si sedette sul divano posando tè e biscotti sul basso tavolino.

Lestrade sollevò una palpebra sbirciandolo.

Si mise composto sporgendosi per afferrare il piattino.

“Grazie “ Sorrise  prima di soffocare uno sbadiglio.

“Ti trovo particolarmente stanco ultimamente” Soffiò sulla propria tazza.

“Sì… La gara sarà tra un paio di settimane e ci stiamo ammazzando di allenamenti , di notte dormo poco o nulla e lo studio non mi rende un cazzo!” Si prese il permesso di sbadigliare.

“Io capisco il vostro impegno ma dovresti rilassarti un po’”

Gregory afferrò un frollino e scosse la testa “ Mi rilasserò quando quel maledetto trofeo sarà nella sala grande al Queen’s!”

“E’ l’ultimo anno Gregory , non è saggio rischiare  di rovinarsi la media per colpa del canottaggio… Lo sarebbe solo in caso tu volessi proseguire con una carriera sportiva ma non credo sia il tuo caso , dico bene?” Si passò la lingua sulle labbra.

“Certo che no! Io voglio entrare in polizia!”

“Appunto” Annuì.

“Ehi non intendo rovinarmi la media… L’unico ostacolo è quella stupida economia politica ma c’è il mio geniaccio ad aiutarmi” Lo additò con un mezzo sorriso.

Holmes sorrise “ Da secchione a geniaccio in pochi giorni, sono lusingato”.

Greg sbuffò divertito e tornò con la schiena sprofondata nel divano.

Un tuono squarciò il cielo e la corrente vacillò per alcuni istanti.

“Odio il temporale “ Sibilò Lestrade “ Non cede… Di questo passo raggiungerò il Queen’s a nuoto!” Prese a giocherellare con il telecomando.

“Di questo passo non ti faranno nemmeno entrare , sono le 11 ,00 … 05 per la precisione” Bevve l’ultimo sorso .

“Merda” Sbottò gettando uno sguardo astioso alla finestra.

Holmes raccolse le tazze.

Le mani tremarono un poco.

La ceramica tintinnò.

Greg osservò la lunga schiena leggermente piegata sul lavello.

L’acqua tiepida scaldò le mani gelide di Mycroft.

“Potresti restare”

Fu poco più di un sussurro.

Lestrade si mosse nervoso stringendo un cuscino.

L’altro non accennò a voltarsi.

“ Restare?” Si schiarì la voce.

“Quel divano è piuttosto comodo… Ti porto un cuscino ed un paio di coperte” Chiuse il rubinetto.

“S..Sei sicuro?” Si alzò in piedi avvicinandosi all’amico.

Holmes si asciugò la mani nello strofinaccio che poi ripose con cura.

“Per quale motivo non dovrei esserlo?”

Finalmente i suoi occhi chiari ebbero il coraggio di posarsi in quelli nocciola.

Lestrade scosse il capo “ Bè allora grazie” Sorrise.

“Salgo a prenderti l’occorrente…” Retrocedette di un paio di passi “ Se vuoi farti una doccia e cambiarti posso prestarti qualcosa di mio…Immagino che la taglia del pigiama sia differente ma potresti adattarti.” Azzardò.

Greg evitò  di dire a Mycroft che l’ultima volta in cui aveva indossato un pigiama aveva sì e no undici anni.

Trattenne il fiato per pochi istanti censurando i propri pensieri malsani ed insultandosi a profusione.

“Fantastico” Si limitò a replicare.

“Bè allora seguimi… “

Lestrade sospirò profondamente.

Gli occhi fissi sul soffitto osservavano il solitario fascio di luce del lampione che filtrava dalla persiana.

 Mosse un poco il capo, il cuscino era molto morbido. Ne sfiorò la federa con la punta del naso e colse distintamente un profumo delicato.

Sorrise divertito. Quel profumo gli riportò alla mente la sua infanzia, quando correva in giardino tra le lenzuola stese ad asciugare .

Gettò uno sguardo all’orologio.

Le 2.00.

Non riusciva proprio a prendere sonno.

Si morse un labbro e sospirò sfiorando  la manica del pigiama di Mycroft.

La stoffa blu scuro era delicata , sicuramente un cotone pregiato che Greg non si sarebbe potuto permettere .

Era piuttosto abbondante ed  i pantaloni scendevano ben oltre le sue caviglie.

Mosse ritmicamente i piedi sfiorando la pesante coperta.

Prese fiato e sbuffò per l’ennesima volta.

Quella maledetta sensazione di ansia non lo abbandonava.

Stava imponendo a sé stesso di evitare mosse azzardate , di utilizzare un po’ di quel buon senso che raramente lo contraddistingueva.

Si morse con forza la lingua e si voltò su un fianco.

Serrò gli occhi.

Salire al piano superiore da Mycroft ed infilarsi nel suo letto era decisamente un azzardo.

Un azzardo che gli sarebbe potuto costare caro.

In fin dei conti non sapeva quanto l’amico fosse interessato a lui. Aveva captato dei segnali ma Holmes non si era mai spinto oltre il livello di amicizia e Greg temeva potesse aver preso una grossa cantonata .L’idea di poterlo perdere definitivamente a causa della sua ennesima mossa impulsiva , lo costrinse a non spostarsi da quel divano.

Con stizza tirò la coperta sino al naso e si impose di dormire.

La situazione al piano superiore non era a sua volta delle migliori.

Mycroft se ne stava seduto  sul proprio letto con gli occhi spalancati e le ginocchia strette al petto.

La scusa patetica di prendersi un bicchiere d’acqua gli stava balenando nel cervello da almeno un’ora.

L’istinto di scendere al piano inferiore per vedere se Greg dormisse si faceva ogni minuto più forte.

La casa era avvolta dal silenzio, anche la pioggia aveva smesso di battere con forza ed il vento si era placato a sua volta.

Holmes si alzò in piedi, le mani sui fianchi prese a camminare avanti ed indietro.

Sollevò il viso inspirando profondamente , il basso soffitto mansardato a pochi centimetri dal proprio capo.

 Si avvicinò alla porta almeno una decina di volte sfiorandone la maniglia titubante.

Sbuffò massaggiandosi la nuca.

Non sarebbe stato niente di sconveniente o azzardato. Sarebbe sceso per quel fantomatico bicchiere d’acqua e ne avrebbe approfittato per sbirciare Greg mentre dormiva.

Si sarebbe limitato a guardarlo.

Si morse le labbra sino a farsi male e posò la fronte contro lo stipite.

Chiuse gli occhi e serrò i pugni lungo i fianchi.

Non avrebbe osato sfiorarlo. Assolutamente no.

L’amicizia di Gregory era troppo , troppo importante e nonostante avesse intuito un interesse da parte dell’amico non si sarebbe azzardato a fare la prima mossa.

Non era avvezzo ai sentimenti e l’idea di prendere una qualsivoglia iniziativa lo terrorizzava.

 “Buon Dio Mycroft non essere così codardo, è solo un insulso bicchiere d’acqua!” Ringhiò additandosi allo specchio.

Annuì con cipiglio severo alla propria immagine riflessa e con un gesto deciso aprì la porta.

Scese le strette scale con passo leggero.

Rabbrividì  nel piccolo atrio. L’uscio di casa era piuttosto malandato e degli insani spifferi si insinuavano dispettosi.

Sfiorò il muro , la tappezzeria fiorata sotto le dita.

Varcò la soglia della cucina silenziosa.

Sbirciò in direzione di Lestrade trattenendo il fiato.

In punta di piedi si avvicinò al divano, il ragazzo sdraiato sul fianco , il viso verso la spalliera.

Lo vide muoversi un poco.

Sussultò spostandosi verso il lavandino.

Aprì il frigorifero , la luce chiara lo infastidì facendogli socchiudere un poco gli occhi.

Sospirò afferrando la  minerale e lo richiuse.

“Myc?”

Il ragazzo sobbalzò violentemente , un piccolo urlo decisamente poco virile abbandonò le sue labbra.

Si voltò di scatto con la bottiglia stretta tra le mani e Greg a pochi centimetri.

“Gregory!” La sua voce uscì acuta e se ne vergognò.

“Non volevo spaventarti” Sorrise.

“Sono solo sorpreso, non spaventato” Alzò meglio il viso ostentando finta sicurezza.

Lestrade ridacchiò scuotendo il capo.

Il suo ciuffo oscillò.

“Posso avere anche io un goccio d’acqua?” Indicò con un cenno del capo la bottiglia.

Mycroft  abbassò lo sguardo fissando la minerale come se non si ricordasse di averla tra le mani.

Serrò maggiormente la presa.

“Certamente…” Annuì.

Prese due bicchieri dalla credenza  posandoli accanto al lavello.

Greg seguì ogni suo movimento standogli attaccato in maniera imbarazzante.

Mycroft sospirò pesantemente e prese riempire i due bicchieri.

Un sorrisetto furbo apparve sul viso del ragazzo più basso quando notò la mano pallida tremare visibilmente.

Un po’ d’acqua strabordò ed Holmes mormorò un’imprecazione a denti stretti.

Si guardò attorno alla ricerca di uno strofinaccio per asciugare e sussultò quando Greg glielo porse sfiorandogli il polso.

“Grazie “ Borbottò asciugando il ripiano in maniera maldestra che ben poco gli si addiceva.

Lestrade si appoggiò con la schiena al frigorifero e prese a sorseggiare con calma l’acqua fresca.

Mycroft prese le distanze appoggiandosi con il fondoschiena al lavello.

Il silenzio avvolse i due amici.

Gli occhi nocciola fissi sul volto sfuggente dell’altro.

“Non riesci a dormire?” La voce profonda vibrò nella cucina semi buia.

Holmes sollevò le iridi chiare legandole a quelle più scure.

“No “ Scosse il capo con un sospiro.

Il bicchiere serrato nella mano destra.

Greg annuì “ E come mai?” Domandò.

“Anche tu sei sveglio “ Si difese eludendo la domanda.

“Io sono sveglio perché tu sei entrato in cucina a rovistare nel frigorifero” Mentì con un ampio sorriso.

La bocca di Mycroft si spalancò teatralmente  “ Io non stavo rovistando nel frigorifero!” Si impettì.

Lestrade ridacchiò avanzando verso l’altro.

Holmes cercò di retrocedere ma il lavello alle sue spalle gli impedì alcun movimento.

Le mani abbronzate presero il suo bicchiere e lo posarono in disparte.

Quelle pallide si appoggiarono al ripiano serrandosi con forza.

Le nocche si fecero bianche mentre Greg si fermò ad una manciata di centimetri.

“Perché non riesci a dormire Myc?” Sussurrò inclinando un poco il capo.

Holmes si rese conto di avere bisogno d’aria.

Di tanta, tantissima aria.

Inspirò ed espirò profondamente.

Il torace asciutto si gonfiò e sgonfiò sotto la casacca blu del pigiama.

“Io….” Attaccò.

Lestrade battè le palpebre e sorrise malizioso riducendo ulteriormente la distanza.

I suoi piedi nudi sfiorarono quelli dell’altro.

Nella sua mente cercò di ricordarsi i suoi buoni propositi.

Le raccomandazioni che aveva fatto a sé stesso circa la propria impulsività.

In quel momento gli sfuggirono in maniera totale.

Nel suo cervello c’era solo Mycroft Holmes che balbettando lo fissava con i suoi grandi occhi limpidi spalancati.

Greg era un tipo istintivo , con le belle parole ed i pensieri filosofici ci masticava poco e nei confronti dell’amico aveva già resistito più di quanto ritenesse possibile.

Myc gli piaceva.

Gli piaceva parecchio e da tanto, tantissimo tempo.

Aveva atteso solo per preservare la loro amicizia dubitando di cosa l’altro provasse nei suoi confronti ma l’imbarazzo evidente del ragazzo più alto era il suo lasciapassare per il passo successivo.

“Non hai risposto alla mia domanda”

Con il palmo della mano sfiorò la lunga fila di bottoni in madreperla.

Holmes si irrigidì ulteriormente.

“Gregory “ Sussurrò.

“Si?” Sorrise , l’altra mano si unì alla prima accarezzando con delicatezza il torace asciutto.

“Non…” Serrò i denti

“Non?”

“Greg!” Gli afferrò i polsi bloccandogli entrambe le mani.

“Ehi sei passato al diminutivo? Così? Dopo soli tre anni?” Ridacchiò spingendo il proprio torace contro quello dell’altro.

“Non prendermi in giro “ Sussurrò , la presa si fece più salda. “ Non farmi questo”

Il sorriso di Lestrade svanì.

“Non ti sto prendendo in giro” Replicò grave sciogliendo la stretta.

Mycrfot colse  la mano dell’altro sulla propria nuca.

Gli occhi scuri lo fissavano seri.

“Dico davvero Myc. Io sono stanco di far finta che questa situazione mi stia bene. Sono stanco di fingere che la nostra amicizia mi basti.”

Holmes spalancò gli occhi , il respiro accelerò e le sue dita sottili si artigliarono con forza alle spalle dell’altro.

“Greg non sto scherzando, se mi stai prendendo in giro giuro che te ne farò pentire sino alla fine dei tuoi giorni, posso farlo, ho i mezzi per farlo e…”

Lestrade levò gli occhi al cielo ed annullò la distanza che li separava.

Mycroft sussultò un istante.

Le labbra dell’amico erano delicate, sfioravano le proprie ripetutamente e con leggerezza , quasi timorose di pretendere di più.

Il suo corpo si rilassò.

Le mani pallide lasciarono le spalle ampie scivolando oltre il collo.

Il suo corpo asciutto si strinse a quello muscoloso.

Greg inspirò profondamente e la sua bocca si fece più maliziosa.

La lingua scivolò con sapienza sul labbro inferiore ripetutamente.

Mycroft gemette concedendogli il permesso di entrare.

Lestrade lo spinse con forza contro il lavello. La sua coscia tonica scivolò senza delicatezza tra le gambe dell’altro.

Entrambi colsero il principio di eccitazione.

Un suono basso simile ad un ringhio abbandonò le labbra di Greg.

La sua bocca scivolò lungo la mascella e prese a mordere con delicatezza il lungo collo pallido.

Holmes si aggrappò ai suoi fianchi.

Le ginocchia deboli.

Chinò il capo posandolo sulla spalla dell’altro.

Greg lo abbracciò prendendo fiato.

Il respiro veloce di entrambi riempì la piccola cucina silenziosa.

“Tutto ok?” Gli sussurrò sfiorandogli il lobo con le labbra.

Mycroft annuì rabbrividendo. La presa sui fianchi si fece più salda.

“Senti… Se ci spostassimo sul divano?” Sorrise sfiorandogli la mascella con la punta del naso.

Holmes sollevò il viso di scatto , gli occhi cerulei spalancati, il viso accaldato.

“N..Non… Non vuoi?” Sussurrò titubante scostandosi appena.

Il ragazzo più alto posò le mani sul suo torace . Premette con decisione spingendolo a retrocedere sino al divano.

Le sue gambe impattarono e Greg con un sorriso divertito si sedette con poca grazia.

Holmes lo fissò dall’alto al basso.

Inspirò ed espirò con forza , le pupille dilatate.

Il ragazzo gli sorrideva, quel sorriso che trovava terribilmente attraente.

La casacca del pigiama sbottonata mostrava la t-shirt aderente.

I muscoli pettorali ben definiti sotto la stoffa scura.

“Myc?”

La voce bassa vibrò in ogni cellula del suo corpo.

Sbuffò sonoramente e gettò alle ortiche il proprio aplomb.

Con un movimento fluido si mise a cavalcioni dell’altro.

Greg spalancò gli occhi.

Gemettero all’unisono quando le loro eccitazioni entrarono in contatto . La sottile stoffa di cotone unica barriera.

Holmes posò la fronte contro quella dell’altro , artigliò il collo della maglietta graffiando la pelle.

Le mani di Gregory scivolarono lungo le cosce sottili raggiungendo il sedere . Lo strinse con decisione.

Il gemito di Mycroft si perse su quelle labbra esperte. Le morse piano ed insinuò la propria lingua esplorando la bocca dell’altro.

Con gesti scomposti si liberarono di quelle inutili casacche e delle t-shirt.

Lestrade sorrise sfiorando quella pelle nivea con delicatezza.

Gli occhi azzurri fissarono le mani esperte piacevolmente colpito dal netto contrasto della pelle abbronzata a contrasto con la propria.

Le osservò risalire sino alla clavicola per poi giungere la sua bocca.

Le baciò piano.

Le sue gote si fecero rosse alla vista di Greg che si mordeva le labbra.

Le iridi più scure.

Con un movimento brusco si ritrovò di nuovo la bocca di Lestrade contro la propria.

Più cattiva.

Più vorace.

Un gemito acuto lo abbandonò inconsapevole. Spinse con forza il bacino.

Greg ringhiò.

Perché quello era un ringhio , non trovò altri termini per classificarlo.

E quel suono ebbe la capacità di fargli perdere totalmente quel poco di lucidità che gli restava in corpo.

Si mosse convulsamente.

Le mani dell’altro serrate ai propri fianchi lo incitavano stringendo con forza.

Le sue dita pallide graffiarono il torace prima si serrarsi possessive ai bicipiti muscolosi.

Affondò il viso nell’incavo del collo abbronzato leccando lascivo quella pelle un poco salata.

Roteò il bacino e Greg imprecò ,così vicino al suo orecchio.

Il piacere arrivò violento e morse una spalla incapace di fare altro.

Il suo corpo cedette.

Le braccia dell’amico lo strinsero con forza.

Colse un bacio sulla nuca.

Il respiro affannoso.

Passarono diversi istanti in cui nessuno dei due ebbe la forza di pronunciare una parola.

Lestrade accarezzò con lentezza la schiena di Mycroft.

Il ragazzo sollevò il viso arrossato e rise.

Una risata bassa e piacevole che contagiò Greg.

“Wow Mr Holmes “ Gli baciò piano le labbra.

“Sì…” Annuì sfiorandogli una guancia con l’indice “ Wow….”

Si fissarono negli occhi per un tempo indefinito. Poi Mycroft prese parola.

“Senti… Troverei bizzarra l’idea di saperti a dormire qui sul divano dopo quanto appena successo” Gli scostò piano il ciuffo dalla fronte.

“Mi stai chiedendo di dormire con te?”

“Sei alquanto perspicace Gregory” Sbuffò divertito.

Lestrade gli regalò un bacio a stampo ed un piccolo morso sul labbro inferiore.

“Saliamo?” La lingua lambì la parte appena morsa.

Holmes rabbrividì ed annuì deciso “Saliamo.”

Il pomeriggio seguente Sebastian Moran raggiunse l’aula per la lezione di diritto civile.

Sbuffando annoiato varcò la porta , inarcò un sopracciglio scorgendo la figura dell’amico Greg mollemente seduta nelle ultime file.

Quell’idiota era sparito per ventiquattrore e non si era nemmeno degnato di avvisarlo.

Lo raggiunse e gli si sedette accanto con un movimento brusco.

“Ehi Seba!” Sorrise ampiamente.

“Ehi Seba un cazzo! Si può sapere dove ti eri cacciato??!” Estrasse con gesti meccanici libro e quaderno.

Lestrade ridacchiò passandosi una mano nel ciuffo.

“Smettila di atteggiarti con quei capelli e quel sorrisetto ammiccante” Scosse il capo “ Allora chi è la fortunata… O il fortunato?”

Greg tossicchiò e distolse lo sguardo. La mano corse a torturare il dorso del libro di testo.

Moran non colse il suo turbamento, gli occhi bassi alla ricerca di una caramella nello zaino.

“Allora?” Lo incitò “ Ti ho lasciato ieri vicino a casa del geniaccio per studiare economia e mi sparisci tutta la notte… Vuoi dirmi con chi cazzo sei stato?” Si voltò trionfante stringendo una gommosa alla liquirizia tra le mani.

“Non dobbiamo parlarne per forza….” Scosse il capo rubandogli la caramella.

Sebastian inarcò un sopracciglio “Prego è…” Grugnì tornando a rovistare.

Il professore fece il suo ingresso e la moltitudine di studenti si zittì.

L’uomo prese posto ed iniziò una lunga e noiosa spiegazione circa i contratti del consumatore e dell’impresa.

Il ragazzo sbirciò con gli occhi celesti l’amico al suo fianco.

Greg sembrava preso dalla spiegazione o molto probabilmente stava simulando un finto interesse per eludere le sue domande.

Lo sgomitò piano e bisbigliò “ Eddai sei il mio migliore amico cazzo! Perché non vuoi dirmi con chi sei stato?”

Lestrade sorrise storto e replicò chinandosi un poco verso il volto dell’altro .

“Sei più curioso di una donna Seba, falla finita”

Moran si scostò sedendosi compostamente e scosse il capo.

“Sei stronzo sai? Io te lo direi ,anzi , io te l’ho sempre detto…” Arricciò le labbra tamburellando le dita sul libro.

Il docete seguitò tedioso ignorando i bisbigli dei due ragazzi in ultima fila.

“Tu me lo dici sempre per vantarti delle decine di studenti che ti ripassi regolarmente…” Puntualizzò.

“Oh ma sentitelo… Perchè tu che hai fatto per tre anni?? Devo ricordarti l’anno scorso la nostra tabella dei college?”

“Quale tabella?” Finse di non capire scribacchiando qualche appunto.

“Non fare il cretino! La tabella , quella su cui mettevamo una crocetta ogni volta che ci facevamo qualcuno degli altri istituti…”

Greg ridacchiò nascondendo il viso nell’incavo del gomito “ Ha vinto il Trinity College a man bassa”

“Già ma solo perché è quello più vicino al nostro , abboccano più facilmente…” La sua lingua giocherellò con una caramella alla menta.

Le risate dei due ragazzi si bloccarono sotto un’occhiataccia del professore.

Si imposero il silenzio almeno per un po’.

Moran si rigirò una penna nera tra le mani.

Rimuginò  cercando di capire perché l’amico  fosse così restio nel dirgli con chi avesse passato la notte.

Si voltò lentamente scorgendo il bel profilo di Greg.

Lo vide passarsi una mano sulla nuca.

La felpa scura scese un poco scoprendo il collo abbronzato.

Un segno violaceo faceva capolino vicino alla clavicola.

Moran distolse lo sguardo , una piccola fitta fastidiosa lo attraversò.

Tossicchiò scacciando quella sensazione e si decise ad ascoltare il professore.

Il diritto civile , in quel momento ,  gli parve l’unica soluzione sensata.

I giorni che separavano i ragazzi dalla tanto attesa regata Oxford –Cambridge trascorsero con una tranquillità che Mycroft trovò insolita.

Il ragazzo temeva che l’inizio della sua relazione con Greg ( si sarebbe poi potuta definire così? Non che ne avessero discusso in effetti ) si sarebbe rivelato difficoltoso essendo la sua prima esperienza sentimentale .

Si riteneva l’antitesi del romanticismo e detestava l’idea che qualcuno potesse fargli perdere il controllo.

Tuttavia le giornate passate con il ragazzo erano trascorse  in maniera molto similare a quelle precedenti, il loro rapporto di amicizia si era evoluto certo mantenendo tuttavia le caratteristiche originali.

Nessuno dei due aveva fatto parola con altri della loro  presunta relazione, persino Sebastian ne era rimasto all’oscuro anche se le frequenti sparizioni di Gregory ed i rarissimi rientri al college per la notte lo stavano insospettendo ogni giorno di più.

La sera prima della gara , Greg,  decise di comunque accordo con Holmes , di trascorrerla al Queen’s.

Aveva bisogno di riposo, concentrazione e soprattutto di supportarsi vicendevolmente con Moran.

Prima di cena inspirò profondamente e si decise a lasciare il piccolo appartamento di Mycroft.

“Gregory… Respira” Gli pose la mani sulle spalle.

“Sì” Annuì agitato.

“Sei stato selezionato tra più di cinquanta canottieri per rappresentare Cambridge, sei il miglior capovoga della città e nonostante io faccia molta fatica ad ammetterlo… Quell’idiota di Moran è un ottimo timoniere” Arricciò le labbra.

“Sì, sì lo so… Non sono agitato per la gara ma… Le radio, i giornali , i media non ci stanno dando tregua in questi giorni, sai l’aspettativa che  c’è dietro questa competizione! La BBC… Telecamere ovunque… Cristo non è il campionato… La gara verrà trasmessa in diretta internazionale!” Allargò le braccia platealmente.

Holmes lo tenne saldo afferrandogli il viso con entrambe le mani.

“ Hai letto il libretto che hanno fornito a tutti voi per gestire la pressione della stampa??”

“Sì, ovviamente!” Sbuffò.

“ E allora dovresti sapere tenere a bada questa tensione! Concentrati solo sulla gara. Fai quello che sai fare perfettamente… Io ti aspetterò al traguardo” Sorrise baciandolo delicatamente sulle labbra.

Lestrade si rilassò un poco sorridendo a sua volta.

Posò i propri palmi sulle mani del suo ragazzo ed annuì.

Mycroft gli sfiorò un orecchio con la punta del naso e sussurrò piano.

“Non vedo l’ora di vederti in tenuta bianco azzurra”

Greg strinse con forza il colletto della camicia scura di Holmes. Lo strattonò un poco posando con forza la bocca su quella dell’altro.

La lingua scivolò maliziosa rendendo quel bacio passionale e molto difficile da concludere.

Holmes rise scostandosi con forza “Devi andare”

Greg gli morse il labbro  sorridendogli “ Vedi di esserci al traguardo , ho bisogno che tu sia il primo su cui io metta le mani appena fuori dalla barca!”

“Perché Gregory, su chi altro avresti intenzione di mettere le mani?” Inarcò un sopracciglio.

“Era per dire” Levò gli occhi al cielo.

“Ummm… Attento capovoga che ti controllo. Tu, ed il tuo amichetto.” Aprì la porta di casa.

“Che c’entra Sebastian?” Si mise il borsone in spalla uscendo in strada.

Il clima tiepido di fine marzo lo accolse .

Holmes si appoggiò con una mano allo stipite della porta facendo spallucce.

“Non lo so… Ti sta attaccato addosso come se fosse un francobollo”

Lestrade sghignazzò “ Sei geloso di Sebastian? Dici sul serio?”

“Certo che no!” Si impettì “ Ho solo fatto una semplice costatazione”

Il campanile di Saint Botolph battè le 6 della sera.

Greg scosse il capo e lo additò retrocedendo di qualche passo.

“Devo andare… Tu vedi di esserci domani” Gli fece l’occhiolino.

“Ci sarò.” Annuì deciso “ Partirò molto presto per prendere posto esattamente sulla linea del traguardo” Sorrise.

Lestrade ritornò sui suoi passi velocemente sfiorandogli il torace con una mano.

“Bravo il mio ragazzo “ Sussurrò.

Mycroft si perse in quelle grandi iridi nocciola ed arrossì.

L’altro storse le labbra in un mezzo sorriso divertito prima di voltargli le spalle ed incamminarsi verso il Queen’s.

Holmes inspirò profondamente rientrando in casa.

Si mise una mano sulle gote calde.

Dio, quel sentimento che portava con sé da tre anni era sul serio amore?

Forse sì.

Non era solo affetto ed attrazione fisica.

Si morse con forza il labbro.

Si era innamorato.

Innamorato di Greg.

Mise i polsi sotto il getto dell’acqua fredda respirando affannosamente.

Il mio ragazzo.

Rise.

Rise di cuore.

Gregory Lestrade lo aveva definito così.

Si sentiva stupidamente felice.

Ed era una sensazione splendida.

….

Il primo giorno del mese di aprile tutta la nazione era in fermento per la tanto attesa regata.

La gara tra i Dark Blue di Oxford  e i Light Blue di Cambridge, faceva letteralmente ribollire il Tamigi da quasi duecento anni  contrapponendo le due università più prestigiose d’Inghilterra.

Ogni anno quasi 250.000 spettatori  si affollano sulle rive del fiume per vivere in prima persona la gran rivalità sportiva tra le due istituzioni.

Lungo il percorso, si trovano vari punti tattici dai quali era possibile vedere comodamente la regata, come Putney, Hammersmith, Barnes o Chiswick.

Mycroft quel giorno si alzò di buona lena , chiamò un taxi e con totale tranquillità si fece condurre a Mortlake.

 

Sebastian Moran inspirò profondamente raggiungendo il resto della sua squadra sulla riva del fiume.

Gli otto ragazzi in tenuta bianco azzurra ridevano incoraggiandosi a vicenda.

Il timoniere arrivò alle spalle di Greg e gli sfiorò la schiena.

Il ragazzo sussultò voltandosi incrociando gli occhi celesti dell’amico.

“Seba…Ci siamo” Sorrise.

Un sorriso rigido sulle labbra ben disegnate.

Moran annuì e lo abbracciò in un gesto rapido battendogli una pacca sulla schiena.

Si scostò velocemente replicando quel gesto con gli altri compagni.

Lestrade fissò pensieroso i bianco blu stringersi le mani.

Era il suo ultimo anno e non avrebbe permesso a quegli stronzetti di Oxford di soffiargli il titolo.

Centinaia di tifosi urlanti sventolavano bandiere e striscioni.

Lestrade li osservò caricandosi.

Con decisione si voltò raggiungendo la propria barca.

Lo starter annunciò agli studenti di prendere posto sui rispettivi carrelli.

Le mani abbronzate sfiorarono i remi.

Li strinsero.

I suo sguardo fiero si legò a quello di Moran seduto di fronte a sé.

“Ce la faremo Greg” Ringhiò “Voglio quella cazzo di coppa!”

Il capovoga annuì, il coro dei compagni seduti dietro di lui lo fece sorridere.

4 miglia e 374  iarde lo separavano dalla vittoria.

E da Mycroft.

Si morse la lingua e si rese conto che avrebbe tanto voluto vedere il suo viso prima della partenza.

Quel pensiero fin troppo romantico lo fece rabbrividire.

Si era sempre tenuto alla larga dalle relazioni sentimentali, aveva sempre preferito del sano divertimento a delle melense serate sul divano a guardare la tv abbracciati.

Rise di sé stesso rendendosi conto di essersi totalmente innamorato di quello spocchioso rompipalle.

Di quel geniaccio del suo amico.

Il fischio dello starter lo riportò alla realtà

Alle urla dei tifosi , al vento tiepido , alla consistenza del legno sotto le dita.

Inspirò con forza.

Gli occhi ferini di Sebastian fissi nei suoi , le sopracciglia corvine aggrottate.

Sollevò il viso.

Il Putney Bridge decorato a festa.

Avvertì il ringhiò basso del timoniere .

Partirono.

Percorsero il primo miglio mantenendosi un poco indietro rispetto ai bianco blu.

Proseguirono metodici.

Il secondo miglio  vicino.

I tifosi si sporsero dall’Hammersmith Bridge gridando come mai.

Le urla caricarono i ragazzi.

Il sole splendeva alto nel cielo.

Gocce di sudore sulla fronte.

La voce potente e cadenzata di Moran dettava loro il tempo.

Greg imponeva il nuovo  ritmo di vogata.

Più veloce.

Si allinearono. Li sorpassarono.

Barnes Bridge decretò la fine del terzo miglio.

Cambridge attaccò il quarto in vantaggio.

Il tifo era assordante sulle rive del  Tamigi ma in quell’ultimo tratto i canottieri parvero non sentirlo.

L’adrenalina a mille.

I muscoli dolenti.

Greg in prima posizione remava alla sinistra di Moran. Incrociò il suo sguardo, il viso contratto.

“Dai cazzo dai cazzo che li stiamo distanziando!” Urlò asciugandosi la fronte.

Il Chiswick Bridge di Mortlake sempre più vicino.

Gli ultimi cicli di voga furono frenetici. Il ritmo aumentò ulteriormente.

La pala impattò nell’acqua per l’ultima volta. I carrelli scorsero all’indietro sotto la spinta delle gambe muscolose.

Una nuvola dispettosa nascose il sole.

L’urlo di Sebastian fu il primo.

Greg lasciò i remi, la mani gli bruciavano, i muscoli dolevano come raramente prima. Urlò , un urlo così forte e ben udibile dalle centinaia di persone disseminate lungo il traguardo.

Scesero in pochi attimi dalla barca.

La passerella lignea sotto i loro piedi.

Si abbracciarono felici e sollevarono con forza Gregory lanciandolo in aria.

I bianco blu poco distanti stretti a loro volta in un abbraccio consolatorio.

Li raggiunsero e si strinsero la mano.

Lestrade scivolò via veloce dal gruppo cercando tra la folla due occhi cerulei.

Mycroft era posizionato oltre lo striscione del traguardo.

Esattamente come aveva promesso.

Greg scosse il capo divertito , per accaparrarsi quel posto probabilmente il suo Holmes se ne stava li in piedi dalle sei del mattino.

Il suo cuore prese a battergli con forza nel petto quando incrociò il suo sguardo .

Un ampio sorriso  sul volto del più alto.

Prese a correre e lo raggiunse abbracciandolo con forza.

Holmes sussultò imbarazzato dalla moltitudine di gente che li stava osservando ma ricambiò la stretta.

Moran qualche decina di metri distante incrociò gli occhi di Holmes.

Il volto di Greg nascosto oltre il collo pallido.

Serrò con forza i denti e si mise la mani sui fianchi.

Scosse piano il capo ed ebbe la conferma definitiva di tutti i suoi dubbi.

Si voltò tornando dai propri compagni.

Mycroft storse le labbra in un ghigno soddisfatto e rafforzò la presa sulla schiena del suo ragazzo.

SUO.

Moran finalmente lo aveva capito.

Rabbrividì quando gli sussurrò all’orecchio  “Ce l’ho fatta Myc”

“Non avevo dubbi Greg…” Replicò.

Lestrade si scostò con un sopracciglio inarcato “ Greg??”

Holmes sbuffò divertito “ Solo per oggi…”

Il capovoga rise facendogli l’occhiolino prima di allontanarsi per la premiazione.

Ne seguì una bella cerimonia con svariate foto ed interviste .

Radio tv e giornali resero omaggio alla storica regata Oxford-Cambridge per tutta la giornata.

Si era ormai fatta sera quando i ragazzi poterono fare rientro ai rispettivi college stanchi ma felici.

 

Un taxi prontamente chiamato da Holmes lo riaccompagnò al proprio appartamento ovviamente seguito dal neovincitore.

La cucina li accolse buia e silenziosa.

Un profondo sospiro abbandonò le labbra di Greg che si strinse alla schiena dell’altro.

Sfiorò con la fronte il cotone scuro della camicia.

Le mani scivolarono lungo i fianchi.

Holmes sussultò chinando il capo per osservarle. Le coprì con le proprie e sorrise.

Il fastidioso ticchettio dell’orologio si rivelò essere l’unico suono per svariati istanti.

La prese di Greg si fece più salda.

Il mento si appoggiò sulla spalla dell’altro, il ciuffo castano sfiorò la tempia di Mycroft.

“Sai cos’è il check  Myc?”

“E’ un termine utilizzato nel canottaggio… Ma al momento non ne rammento il significato” Sospirò Lo mano affusolata accarezzò con lentezza l’avambraccio ancora stretto a sé.

Lestrade sorrise e spinse una tempia contro quella di Holmes.

“Da vocabolario  : ogni repentina decelerazione della barca causata da un qualsiasi movimento incontrollato dell'equipaggio.  In casi estremi si può anche arrivare al ribaltamento “ Sussurrò.

Mycroft sussultò serrando con forza le dita sul polso abbronzato.

Non replicò , attese soltanto.

Il cuore in tumulto.

Il naso di Gregory sfiorò il suo lobo in una carezza.

Le sue belle labbra ne presero rapidamente il posto.

“Sei abbastanza geniaccio da capire cosa intendo vero?” Lo sfiorò con la punta della lingua.

Holmes rabbrividì ed aprì la bocca per replicare.

Fece un paio di tentativi inspirando quanta più aria possibile.

L’altro sorrise divertito senza smettere di stuzzicarlo.

“Allora Myc?” Gli morse piano il collo.

“ Hai fatto check … A causa mia?” Azzardò arrossendo.

Lestrade sciolse la stretta e con un gesto deciso lo girò verso di sé.

Le sue mani raggiunsero il volto pallido.

“Oh sì… Mi sono proprio ribaltato a causa tua . Holmes” Soffiò sulle  labbra

“Sarebbe un bene o un male?” Storse le labbra.

“Se parliamo di canottaggio un male…” inclinò il capo “ Nella mia vita invece… Un bene, più che bene. Mi hai fatto perdere il controllo completamente e… difficilmente mi capita ” Lo baciò piano.

“Lo so…” Sussurrò.

“Ah lo sai?” Inarcò un sopracciglio.

“Ti conosco da tre anni “ Levò gli occhi al cielo “ Sei una persona piuttosto semplice e di facile comprensione”

Gregory ridacchiò scuotendo il capo “Sei proprio uno stronzetto spocchioso lo sai?”

“Lo so, ma ti piaccio anche per questo” Fece spallucce.

Lestrade lo afferrò con forza per il colletto della camicia “ Oh non sai quanto Myc” Gli sfiorò le labbra con la punta della lingua.

Holmes annaspò e fissò quei caldi occhi scuri così vicini ai propri.

Annuì lentamente e sussurrò “ Anche io ho fatto check

Gregory sorrise, un sorriso così bello e luminoso che fece arrossire l’altro.

Lo abbracciò stretto e comprese.

Comprese che quello era il suo modo di dirgli Ti amo.

Ci sarebbe stato tempo per quello.

O forse non sarebbe nemmeno mai stato necessario.

Perché il solo ammettere di quanto l’altro gli  avesse sconvolto in meglio la vita era già più che sufficiente per due come loro.

Due ragazzi che per motivi differenti si erano sempre tenuti lontani dai sentimenti.

Due ragazzi così differenti eppure così simili.

Lestrade tornò a guardarlo negli occhi  e sorrise “ Check “

“Check “ Annuì in riposta.

 

Fine.

 

O forse no…

Spero proprio che vi sia piaciuta anche perché ho già iniziato il sequel : )

 

   
 
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