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Autore: Destyno    10/01/2018    1 recensioni
Nessuna strega nasce uomo: è un dato di fatto. La signorina Masca lo sa.
Ma un sacco di cose sono fatte per essere infrante. Come le pignatte, i bastoncini fluorescenti e le regole della magia.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La signorina Masca si accomodò sul divano, sorridendo dolcemente alla coppia di fronte a lei, accentuando ancor di più le rughe sul suo volto.

“Sappiamo bene che potrebbe essere una richiesta strana, da parte nostra.” Esordì il signor Giovanni Montebosciati, esitante. “Credo, anzi, che sia una cosa quasi inaudita.”

“Non così tanto quanto crede, signor Montebosciati.” Lo rassicurò la signorina, gli occhi azzurri scintillanti di divertimento. “Il Collegio di Stregheria e Fattucchieria di Benevento non è più una scuola esclusivamente femminile da ormai un intero lustro, e il dormitorio riservato agli uomini-strega è piccolo, ma confortevole.”

Fissò i due coniugi da sopra i piccoli occhiali dalla montatura sottile, accavallati sopra il suo naso grosso e ricurvo.

“Da quanto ho capito, vostro figlio è giovane…”

“Sì.” Confermò la signora Lucrezia Montebosciati, una donna giovane, dalla pelle ambrata e i capelli scuri. “Elia ha appena compiuto tredici anni.”

“Capisco. E - perdonatemi se le sembrerò invadente, ma il Collegio ha bisogno di questa informazione - e ha già iniziato ad assumere gli ormoni per la transizione?”

“Oh, no, signora Masca-”

“Signorina, prego.”

“Scusi, signorina Masca.” Si corresse il signor Montebosciati. “Nostro figlio non è… insomma, lui è normale.”

“Giovanni!” Lo sgridò sua moglie. “Mia sorella è normale!”

L’uomo abbassò gli occhi chiari, chiaramente imbarazzato.

“Scusa, Lu, mi è- non volevo offenderti.”

“Perdonatemi…” si intromise la signorina Masca, perplessa “ma non è possibile.”

La signora Montebosciati fulminò un’ultima volta suo marito con lo sguardo, prima di tornare a concentrarsi sulla donna di fronte a lei.

“Già. Per questo eravamo perplessi.”

“Siete sicuri che vostro figlio abbia effettivamente affinità stregonesche?”
“Assolutamente. All’inizio credevamo che avesse sbirciato qualche incantesimo dal Compendio Arcano di mia moglie, ma-”

“-ma poi sono cominciati gli esperimenti in cucina. Mi ha tramutato in un rospo, una volta.” La donna rabbrividì.

“È stato orribile.”

“E poi una notte è scappato di casa. L’abbiamo scoperto solo il giorno dopo, quando è tornato a casa zuppo d’acqua salata, ancora in pigiama e tutto sorridente. Quando gli abbiamo chiesto spiegazioni, lui ha solo detto… cos’è che aveva detto, tesoro?”

“Non chiamarmi tesoro, Giovanni.” Lo fulminò la signora Montebosciati. “Comunque, aveva detto “la Luna mi ha detto che dovevo fare il bagno”, credo. O qualcosa del genere.”

La signorina Masca era sbigottita, e a buona ragione. Nessuno aveva mai sentito parlare di uomini che divenissero streghe italiane, ed il fatto che solo le persone il cui genere assegnato alla nascita fosse femminile potessero sviluppare l’inclinazione alle fatture e alle stregonerie era una delle Leggi della Magia.
Leggi davvero stupide, come protestava il suo vecchio amico Ermete Settegiacche, ma pur sempre leggi.

Tuttavia, si sforzò di mantenere un contegno. Per quanto improbabile e sconcertante quella situazione fosse, mantenere la testa sulle spalle e valutare oggettivamente le capacità di quello che poteva essere un nuovo acquisto per il Collegio era fondamentale.

“Posso vederlo?”

“Certo. Vado a chiamarlo.”

L’uomo si alzò, quasi correndo, e uscì dalla stanza. Pochi istanti dopo, ritornò con un bambino per mano.

Agli occhi della signorina Masca pareva un bambino come tanti altri; indossava una maglietta di un qualche supereroe che la strega non riconobbe e dei calzoncini corti color beige. Dalla madre aveva ereditato i capelli scurissimi, che però, a differenza di lei, crescevano come disordinati ricci su tutto il suo capo, mentre del padre aveva solo gli occhi, di un azzurro chiaro, quasi scolorito.

Occhi che in quel momento erano fissi su di lei, e carichi di qualcosa che poteva sembrare timore.

Sapeva di essere imponente, la signorina Masca: non era particolarmente alta o massiccia, ma con i capelli ormai argentei legati in un piccolo chignon, il naso adunco e le labbra sottili incuteva un’aura di potere che non poteva che essere accentuata dal lungo e pesante vestito nero che ancora portava, nonostante l’estate fosse ormai alle porte.

“Ciao, Elia.” Disse la signorina Masca.

Il bambino guardò esitante suo padre prima e sua madre poi, ed entrambi gli fecero segno di sì. Lasciando andare la mano del padre, si arrampicò sul divano e si sedette accanto a sua madre.

“Vuole del tè, signorina? O forse del caffè?” Chiese il signor Montebosciati, sorridendo nervosamente.

Provò un moto di pallida pietà per lui.

“Caffè, sì. Grazie mille.”

L’uomo scomparve nuovamente nel corridoio, e la strega rimase sola con la signora Montebosciati e suo figlio.

Sospirò, la signorina Masca, togliendosi gli occhiali per pulirli. Anche da lì, focalizzando un poco la sua Vista, poteva avvertire il potere del ragazzino, la sua aura argentata che si spandeva attorno a lui in piccole volute di fumo, debole rispetto alla più grande e potente aura di sua madre, che invece aveva la forma di piccole e rapide scariche elettriche bluastre.

Ma l’aura del piccolo bambino era l’aura di una strega, non c’era dubbio.

Gli sorrise.

Qualcosa gli diceva che Elia Montebosciati sarebbe diventato un’ottima strega.



Chiedetemi pure spiegazioni per questa OS: non ne ho nemmeno una.
So solo che giocavo col concetto di una scuola di magia italiana e di un uomo-strega da un sacco di tempo, e questo è quel che è uscito fuori. Non so bene che farci, non so se continuarla oppure no (spoiler: probabilmente no).
A dire la verità non so manco che ci sto ancora a fare qua su EFP visto che nessuno mi caga. Vabbè.
Adios

 
   
 
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