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Autore: stirlingite27    10/01/2018    0 recensioni
[Lindsey Stirling]Quando nasci nel Deserto, la vita è difficile. Quella è una terra vasta e spietata. I Padroni dominano su orde di schiavi e uccidono a loro piacimento. La terribile Arena è una minaccia costante. Però, una luce si accende nel buio: una giovane coppia, una come quelle di un tempo. Lei è figlia degli Dei della Luna, lui degli impetuosi Dei del Sole. Insieme, devono unire tutti, per cancellare pregiudizi millenari e tradimenti e riuscire a cambiare il Deserto. Una storia ispirata da un video di Lindsey Stirling!
Traduzione della storia "Escaping the Arena" di @stirlingite27 su Wattpad.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 44 - Epilogo - Sette anni dopo
 
Tutte le guerre hanno una fine.
 
Tutte le guerre distruggono vite.
 
Tutte le guerre hanno eroi e cattivi.
 
Non tutti gli eroi sopravvivono alla guerra.
 
Era passato molto tempo dall'ultima volta che si era concessa di far visita ai ricordi.
 
Era riuscita con successo a bloccarli dai pensieri e a cercare di guarire la sua mente ferita. Aveva visto morire molte persone. Aveva visto gente da entrambi i fronti venire pugnalata, ferita e dissanguata nella sabbia.
 
Gli incubi l'avevano perseguitata a lungo, e continuavano a farlo, anche dopo tutto quel tempo.
 
Le urla, l'odore e la paura invadevano ancora la sua mente addormentata. Doveva trascinarsi a forza fuori da quei sogni. A volte veniva svegliata dalle convulsioni, altre volte dalla sua stessa voce.
 
Le storie non raccontano mai di quelle sensazioni.
 
Dopo la fine di una guerra, tutti gli eroi dovrebbero ritirarsi col sole che cala, liberi e felici.
 
Ma non tutti gli eroi ci arrivano, al tramonto.
 
Pensò tristemente ad Alexios e alla sua morte. Pensò alle ripercussioni che aveva avuto sul fratello. Argus non era più stato lo stesso. Il suo salto davanti a un coltello in movimento era stato quasi una benedizione. Il suo dolore era cessato e si era riunito a suo fratello.
 
Gavi era stato un'altra casualità, che l'aveva ferita più di quanto aveva immaginato potesse fare. I due non erano mai stati amici stretti, ma lui era caduto insieme a suo padre, e avevano fatto pace negli ultimi istanti.
 
Blackflag si era rivelato un insospettabile alleato. In qualche modo, era venuto a conoscenza dell'intero piano e si era rivoltato contro gli altri Padroni, sacrificandosi.
 
Forse non tutti i mostri erano destinati a restare tali. Forse potevano trascendere il ruolo in cui erano stati posti e diventare eroi.
 
Lei non avrebbe mai perdonato l'anziano uomo per tutto il dolore che le aveva causato, ma era grata del suo sacrificio.
 
La sua resa alla morte aveva messo in moto il filo degli eventi che avevano portato la vittoria dei ribelli sui Padroni.
 
Essi avevano iniziato a comprendere che non sarebbero riusciti a vincere con la morte del grande e potente Blackflag. Anche nel suo stato di invalido, aveva continuato a rappresentare l'icona di come avrebbe dovuto essere un Padrone, e del modo in cui si sarebbe dovuto comportare. Con lui fuori dai giochi, gli altri erano caduti in fretta.
 
Lindsey pensò al suo stesso ruolo nella guerra. Un ruolo di cui si era assunta la responsabilità, uno che non aveva mai previsto.
 
Aveva ucciso qualcuno.
 
Non una persona qualsiasi, aveva ucciso Bram.
 
Era stata lei a compiere il primo assassinio.
 
L'aveva fatto d'impeto. Per la volontà di prendere in mano il proprio destino. Di provare che le visioni si sbagliavano.
 
Ce l'aveva fatta, ma ad un costo enorme.
 
Le ci era voluto molto tempo per convincersi che lei stessa non fosse un mostro. Di certo si sentiva di esserlo.
 
La sensazione della lama che trafiggeva il petto del suo peggior incubo era ancora l'apice dei suoi sogni più terribili. Il suono del suo ultimo rantolo e il disgustoso tonfo del suo corpo che colpiva il terreno continuava a tenerla sveglia nelle notti peggiori.
 
Nonostante tutto, aveva dato inizio alla battaglia.
 
Nonostante tutto, aveva dato prova che le sue visioni non erano incise nella pietra.
 
Al presente, non era un trofeo, moglie di un uomo mostruoso, rinchiusa da qualche parte nel deserto sabbioso.
 
Aveva preso in mano la sua libertà, e aveva vinto.
 
"Linds?" Una voce interruppe quel flusso di pensieri. Sorrise tra sé prima di voltarsi.
 
"Kai?"
 
Lui le diede un piccolo bacio sulla guancia prima di accennare al bambino assonnato che teneva in braccio. "Qualcuno si è svegliato un po' agitato dal suo pisolino. Immaginavo che tu avresti saputo cosa fare."
 
Le porse un bimbo dai capelli rossi. Il piccolo, Arkaios, alzò le braccia verso la madre, che lo prese, felice, stringendolo al petto.
 
Adesso aveva cinque anni, ed era nato esattamente due anni dopo gli eventi dell'Arena. Lindsey era grata del fatto che non sarebbe cresciuto nello stesso mondo che lei aveva vissuto. Non avrebbe mai conosciuto dei mostri come Bram e Blackflag.
 
Ogni giorno della sua vita, lei gli aveva raccontato le storie degli eroi, per dargli delle persone da avere come esempio, anche se non le avrebbe mai conosciute.
 
Era grata per la sua nascita. Il suo nome portava il significato dei nuovi inizi. Con il suo arrivo, era venuto anche un nuovo mondo per tutti gli abitanti del Deserto.
 
Il giorno in cui Lindsey aveva avvertito i primi segni di una nuova vita nascere in lei, era stato lo stesso identico giorno in cui Kairos aveva visto il primissimo germoglio d'erba.
 
Da quel momento, il colore aveva preso il sopravvento nel Deserto. Il verde copriva ogni centimetro di terra disponibile. La pioggia non era più una rarità. La gente stava imparando ad usare quell'acqua e quel verde per coltivare le terre come mai prima d'allora.
 
Era bellissimo.
 
Inizialmente, i Rinnegati erano stati diffidenti nei confronti degli abitanti del Deserto. Erano convinti che quella gente avida avrebbe solo portato altra miseria. Ma, con il tempo, e con il pacato incoraggiamento di un piccolo gruppo di spie che avevano trovato una ragazza Rinnegata sperduta nelle dune, avevano incominciato a vivere in armonia gli uni con gli altri.
 
Una cosa che l'aveva confusa, ma di cui era comunque grata, era stata la perdita di un certo dono, o maledizione. L'ultimissima visione che aveva avuto risaliva al giorno prima della performance all'Arena, quella in cui Kairos veniva ucciso davanti ai suoi occhi. Era stata una visione ripetitiva.
 
Una volta che si era liberata dal vincolo di ciò che aveva visto, e aveva preso la faccenda nelle sue mani, le visioni erano cessate. Tutti i doni dati alla gente del Deserto e oltre non c'erano più.
 
Lindsey l'aveva considerato come la decisione da parte degli Dei di smettere di usare la gente. Avevano portato a termine la loro missione di far ritornare il Deserto al suo stato naturale, o almeno di avviare il processo.
 
Non avevano più bisogno dei doni per andare avanti.
 
Erano liberi.
 
 
 
   
 
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