Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    12/01/2018    10 recensioni
Tokyo, vigilia di Natale. Maya Kitajima decide di assistere ad una rappresentazione teatrale nell'unico momento di pausa concessole dalla signora Tsukikage. In un teatro Daito. Alla prima di uno spettacolo prodotto da Masumi Hayami.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maya Kitajima osservò i fiocchi scendere lentamente mentre il suo fiato caldo appannava debolmente il vetro che la separava dall’esterno. Tokyo stava attraversando il breve periodo natalizio ed era addobbata di luci, alberi e musica. La neve, che aveva iniziato a scendere giorni prima, aveva creato qualche disagio e imbiancato ogni cosa. Per raggiungere quel teatro aveva attraversato buona parte della città a piedi, rifiutando la compagnia di Rei che le aveva suggerito di prendere un taxi, proprio perché aveva voluto godersi il paesaggio incantato dai cristalli di ghiaccio. Aveva perduto la sensibilità ai piedi, ma ne era valsa la pena. Lo spettacolo dimostrativo di ottobre sembrava distante un secolo, invece erano passati poco meno di due mesi.

Quel giorno, al termine delle rappresentazioni sostenute da lei e da Ayumi, l’attesa era stata snervante, al punto tale da farle credere che avrebbe perduto il senno se si fosse protratta ancora. La giuria era riunita al tavolo dal quale avevano assistito ai due spettacoli nella devastata area dello Space X, appositamente adibita e lievemente modificate per ospitare la rappresentazione. Nonostante entrambe le compagnie e tutti gli attori fossero presenti, Maya aveva atteso in silenzio, lo sguardo fisso sulla signora Tsukikage, la quale aveva ascoltato ad occhi chiusi i commenti degli altri giudici, senza che lei potesse capire alcunché. A distanza di tempo, rievocare quel ricordo la riempì della stessa ansia. Non aveva mai provato una sensazione simile a quella. L’interpretazione della Dea Scarlatta l’aveva spossata e svuotata lasciandole al contempo un’energia incredibile, come se fosse veramente l’incarnazione dello spirito del susino. Aveva recitato con tutta se stessa, imprimendo alla sua Dea Scarlatta ogni grammo di interpretazione che aveva acquisito in quegli anni sotto la guida della signora Tsukikage e degli altri registi con cui aveva lavorato, ma come aveva profetizzato la sensei, erano stati i suoi sentimenti a giocare la parte più importante.

Appoggiò la fronte al vetro freddo e si lasciò cullare dal silenzio che la circondava. Conosceva bene quel teatro e sapeva dove attendere in pace l’inizio dello spettacolo. Quel corridoio era poco frequentato e dalle finestre poteva vedere il pubblico che saliva la scalinata a semicerchio ed accedeva all’edificio. Gli occhi vagliarono automaticamente la folla alla ricerca di quel volto familiare, quella chioma bionda che sembrava una luce in mezzo alle altre scure. Accettare i sentimenti che provava per Masumi Hayami non era stato semplice, ma quando aveva scoperto che lui e l’ammiratore erano la stessa persona, qualcosa di definitivo era scattato, sebbene si fosse resa conto che quell’amore aveva covato dentro di lei da tempo. Sentì le guance arrossarsi per la vergogna, ma non poteva certo mentire a se stessa. Proprio quell’amore non corrisposto era stato la miccia che aveva fatto esplodere quello di Akoya per Isshin sul palco, dando vita alla sua Dea Scarlatta.

Nonostante la promessa del signor Hijiri, il sabato dell’incontro a Izu lei aveva atteso due ore che qualcuno passasse a prenderla, ma nessuno era venuto e da allora non aveva più rivisto né lui né il signor Hayami. Poco prima della rappresentazione dimostrativa, i giornali avevano parlato del matrimonio imminente, ma lei si era volutamente e totalmente concentrata sulla Dea Scarlatta e sulla gelosia che la divorava ignorando le notizie che si erano sicuramente susseguite. Quando il limbo si era dissolto e la signora Tsukikage l’aveva designata come sua erede, il suo cuore era esploso e una piccola speranza si era accesa: forse il signor Hayami avrebbe potuto iniziare a considerarla una donna e interessarsi a lei. Sicuramente l’avrebbe cercata per i diritti della Dea Scarlatta. Invece non era accaduto niente, entrambi quegli uomini misteriosi sembravano svaniti nel nulla e il signor Hayami in quel momento era un felice uomo sposato. Gli impegni con l’Associazione Nazionale per lo Spettacolo erano stati così intensi da catapultarla in un vortice frenetico e continuo dal quale non era ancora uscita. Quella vigilia di Natale era riuscita a strappare un giorno solo per sé alle severe e ininterrotte prove della signora Tsukikage, la quale aveva sostanzialmente rapito tutta la compagnia del regista Kuronuma, che la sensei aveva voluto al suo fianco.

A gennaio ci sarebbe stata la prima della Dea Scarlatta e al solo pensiero un brivido le gelò la schiena. Dopo quasi un mese di prove al fianco della signora Tsukikage, l’amore fra Akoya e Isshin aveva iniziato a maturare e Sakurakoji aveva trasportato quel sentimento nella realtà. Le era dispiaciuto profondamente, ma era riuscita a fare chiarezza confessandogli che ciò che traspariva dalla sua recitazione non era diretto a lui, bensì all’ammiratore delle rose scarlatte. Sakurakoji aveva espresso il suo pensiero in modo diretto trovandosi in disaccordo con quella scelta e lei era stata incapace di spiegargli il motivo di quella inquietante “relazione fantasma”, come l’aveva chiamata lui. Il legame che aveva con il signor Hayami era inspiegabile anche per lei, eppure irresistibile. Più volte le era capitato di vedere il volto di Isshin con le sue fattezze e crollare a terra imbarazzata alla fine della scena quando la magia della recitazione era svanita e lei era tornata alla realtà.

Il respiro accelerato dall’emozione offuscò il vetro impedendole la vista così si affrettò a sfregare il palmo sulla superficie fredda. Per un attimo le parve di intravedere dei capelli biondi e il suo cuore prese a battere freneticamente. Aveva scelto quel teatro non solo per lo spettacolo in scena, ma soprattutto perché era la prima di una produzione Daito e sperava di incontrarlo. Le sarebbe bastato vederlo qualche secondo, non chiedeva di più.

Abbandonò la sua postazione correndo lungo il corridoio, la sciarpa che ondeggiava alle sue spalle e il cuore che martellava senza sosta. Volò lungo la scalinata, attraversò due piccole stanze buie, spaventando una coppia di maschere intente a scambiarsi parole dolci, e si fiondò nell’atrio, scostando una pesante tenda di tessuto porpora. Osservò la gente in massa che entrava con sguardo febbrile, chiedendosi cosa avrebbe fatto se l’avesse visto, cosa gli avrebbe detto se ci fosse stata occasione di parlargli. Come guidati da un magnetico filo invisibile, i suoi occhi cambiarono improvvisamente direzione ed individuarono facilmente l’uomo che tormentava i suoi sogni.

Trattenne il fiato e lo osservò nel suo ambiente naturale, circondato da uomini e donne che lo rispettavano e temevano, perché nonostante i suoi sentimenti, Maya non aveva dimenticato ciò che era accaduto in passato. Aveva compreso quanto fosse complesso e pericoloso il mondo del teatro, dove l’invidia, la gelosia e l’arroganza spingevano le persone a comportarsi in modo riprovevole. Lei stessa aveva subìto sulla propria pelle alcuni atteggiamenti che a volte le avevano valso la perdita di un ruolo o, in un caso, quasi la vita, ma a lei interessava solo recitare e non avrebbe mai ceduto, qualsiasi cosa fosse accaduta.

Il gruppo che comprendeva il signor Hayami iniziò a spostarsi e lei di riflesso si unì alla massa in movimento verso la parte centrale del teatro e le grandi porte che conducevano ai palchi e alla platea. Quando un uomo distinto si avvicinò a lui, il signor Hayami si congedò dai suoi interlocutori con il consueto tono cordiale e intrecciò una fitta discussione con l’anziano signore il quale chinò la testa più volte e rispose garbatamente alle sue domande. Terminata anche quell’incombenza, perché di altro non si era trattato, il signor Hayami riprese il cammino e, giunto di fronte alla grandi porte della platea, si fermò e si voltò verso di lei.

La maggior parte del pubblico era già entrata e l’atrio era quasi vuoto. Maya si era trattenuta troppo a lungo e non si era accorta di essere rimasta visibile.

- Allora, ragazzina, vuole vedere lo spettacolo o no? - le chiese col solito modo pungente - Se teme che la mia presenza possa essere troppo ingombrante, può accedere dalle entrate laterali, ma si affretti, il sipario sta per aprirsi - aggiunse scoppiando a ridere ed entrando nella zona d’ombra.

Maya rimase impalata, congelata dalla consapevolezza che lui si fosse accorto della sua presenza e che lei avesse fatto di nuovo la figura della ragazzina sperduta. La sua espressione aveva mantenuto lo stesso distacco mostrato con il primo gruppo di interlocutori e con l’uomo anziano con cui aveva parlato. Sebbene in cuor suo sapeva di non doversi aspettare niente di diverso, una punta di delusione la rese triste, avendo ricevuto lo stesso trattamento di perfetti sconosciuti. La campanella di inizio la riportò alla realtà e, dimentica di ogni altra cosa, corse verso le porte dove una maschera stava pazientemente tenendo un’anta aperta per lei. Si fiondò all’interno e nel buio più totale una piccola luce si materializzò ai suoi piedi.

- Qual è il suo posto? - le domandò la maschera con un sussurro cortese stringendo fra le dita una minuscola torcia.

Maya sollevò le mani che stringevano convulsamente il biglietto e la luce si spostò verso di esse.

- La signorina è mia ospite - si intromise la voce bassa, ma ferma, del signor Hayami. Maya sentì la mano di lui afferrare le sue e strapparle il biglietto dalle dita.

- Certo, signor Hayami, certo - si affrettò a confermare la maschera, che si inchinò in fretta e scomparve nel buio.

- Questo è un posto scadente, può permettersi sicuramente una poltrona migliore - constatò lui accartocciando il biglietto.

- Cosa fa?! Quello era mio! - si indignò Maya soffiando il fiato fuori dalle labbra appena socchiuse. Qualche testa in penombra nelle ultime file si girò.

- Lo spettacolo sta per iniziare, sediamoci - propose lui scendendo qualche scalino e voltandosi verso di lei. Vedeva solo una sagoma nel buio, eppure tutto il suo essere era consapevole di quella presenza. Quando l’aveva scorta nell’atrio, aveva creduto fosse una sua proiezione, non la vera Maya, tale era il suo desiderio di poterla incontrare nuovamente. Poi aveva realizzato che era proprio lì e il direttore del teatro gliel’aveva confermato. Perché aveva scelto proprio quello spettacolo la Vigilia di Natale?

- Io non vengo da nessuna parte con lei! - sibilò Maya che non sapeva a quale emozione del suo essere prestare attenzione. Un lato di lei avrebbe voluto acconsentire, ma l’altro, memore del passato, opponeva strenua resistenza. Si chinò sedendosi sull’ultimo scalino, lo sguardo proiettato sul palcoscenico.

Masumi fissò la figura accucciata che ora gli appariva come una scura massa informe. Nonostante fossero trascorsi alcuni mesi dal loro ultimo incontro, quello scambio di battute aveva dimostrato che niente era cambiato fra loro. Aveva mancato l’appuntamento che le aveva promesso a Izu, la responsabilità di quella scelta era stata totalmente sua e il senso di colpa e la vergogna continuavano a divorarlo ed erano alcuni dei motivi che lo avevano tenuto lontano da lei. Sospirò cercando di controllare le proprie emozioni, risalì i pochi scalini che aveva sceso e si sedette accanto a lei.

Maya sussultò, stupita dalla sua presenza e dal fatto che fosse seduto per terra. Qualcuno degli spettatori seduti si era voltato, ma era così scura la sala che si disinteressarono subito dei due maleducati in cima alle scale.

- Vedo che non ha perduto il suo caratterino - mormorò Masumi guardandole il profilo. Poteva osservarla liberamente senza essere notato lontano da sguardi indiscreti che avrebbero potuto minare la sua carriera.

- E lei è il solito prepotente! - rispose con tono secco tenendo lo sguardo avanti - Quel biglietto era mio! -

- E’ curioso averla incontrata ad una prima Daito - la pizzicò - Ma il suo amore per il teatro è ormai leggenda e so bene che sarebbe disposta a qualsiasi cosa pur di assistere - aggiunse per difendersi dal suo probabile attacco.

Maya si girò, il cuore che batteva spinto dalla rabbia e dai sentimenti che provava per quell’uomo generoso e odioso allo stesso tempo.

- Lei non sa niente di me! - sibilò afferrando con le mani lo scalino come fosse un’ancora.

Il sipario venne tirato e lo spettacolo iniziò imponendo una tregua silenziosa.

- So abbastanza da sapere che ha pagato un biglietto in un mio teatro e per una mia prima pur di vedere qualcuno recitare la Vigilia di Natale - sussurrò Masumi avvicinandosi a lei.

Maya si gelò, lo sguardo fisso avanti. Le sue parole erano veritiere, ma solo in parte. Non avrebbe mai potuto confidargli la verità e anche se nella valle dei susini e durante la crociera ci era andata molto vicina, ora che era sposato non avrebbe mai osato intraprendere quella strada. Per un istante fu tentata di dirgli tutto, come aveva fatto alla fine della crociera, ma sapeva bene com’era andata a finire. Eppure, in quella notte magica, era sicura di aver intravisto qualcosa nel signor Hayami, una fiamma che ardeva anche in lui. Era troppo giovane e inesperta delle cose del cuore e lui un uomo adulto e avvezzo al mondo, e aveva frainteso tutto.

Una profonda tristezza si abbatté su di lei la quale, unita alla scena che in quel momento veniva rappresentata sul palcoscenico, fece scaturire due grandi lacrime che non riuscì a controllare.

Masumi contrasse le labbra, si voltò verso la scena e imputò lo stato d’animo della ragazza a quanto lì veniva recitato. Probabilmente non aveva neanche sentito le sue parole. Con la coda dell’occhio la vide asciugarsi le lacrime e un groppo gli serrò la gola. Era certo che qualsiasi suo intervento consolatorio sarebbe stato male interpretato, così rimase immobile, lo sguardo attratto dalla lieve scia argentata che le bagnava ancora la guancia.

- E’ davvero un bello spettacolo, signor Hayami - sussurrò Maya in modo meccanico - I due attori protagonisti sono affiatati, la regia è ottima, l’allestimento ricercato ed efficace… - poi si bloccò, impedendo che altre parole, più intime e nascoste, uscissero allo scoperto e lui potesse nuovamente farsi beffe dei suoi sentimenti.

- La ringrazio - rispose - Io invece attendo con ansia di poterla vedere nel ruolo della Dea Scarlatta nel modo in cui la sta preparando la signora Tsukikage - aggiunse, usando quasi le stesse parole che avrebbe messo in uno dei biglietti che accompagnava le rose scarlatte. Non seppe spiegarsi quella scelta, forse voleva che lei lo scoprisse, così da sollevarlo dall’onere di doversi rivelare. Non le aveva più inviato rose e aveva impedito a Hijiri di incontrarla nonostante l’amico si fosse fortemente opposto a quella decisione.

Maya si girò, mentre lentamente le parole del signor Hayami scivolavano come miele caldo fino al suo cuore.

- Lei… mi sta… aspettando? - domandò con un mormorio lieve, cercando gli occhi azzurri di cui individuò solo un tenue bagliore nella penombra. Il ricordo di quanto si erano detti alla fine della crociera riaffiorò con incredibile nitidezza, quella promessa di attendersi e di rivedersi a Izu, promessa che era stata agognata e disattesa quasi simultaneamente.

Masumi rimase colpito dall’intensità di quella domanda. Sentiva tutto il corpo in tensione, ogni fibra del suo essere desiderava che quelle parole significassero un interesse nei suoi confronti, come lo aveva percepito durante quella notte sulla nave.

- Desidero ardentemente poterla vedere in quel ruolo - osò sollevare una mano e l’avvicinò lentamente alla sua guancia - Più di ogni altra cosa - sussurrò arrestando il suo movimento. Era così vicina eppure così distante.

Maya avvertì, più che vedere, la sua mano, ma ciò che le fece sobbalzare il cuore come un terremoto furono le sue parole. Voleva vedere come se la sarebbe cavata per proporle l’acquisto dei diritti della Dea Scarlatta? La signora Tsukikage l’aveva avvertita che quei diritti sarebbero stati un fardello pesante da portare e che in molti avrebbero tentato di portarglieli via, per primo proprio il padre del signor Hayami.

- Immagino che un fallimento della prima attrice e futura erede dei diritti della Dea Scarlatta possa incidere in modo pesante su quell’acquisto da parte della Daito e del suo Presidente - valutò sconsolata. Sarebbe morta prima di cedere i diritti alla Daito o al vecchio Hayami, ma aveva sperato che lui, il suo ammiratore, l’avesse seguita per anni per un puro interesse per il teatro e per le sue interpretazioni e non per un mero interesse economico.

- La Daito e mio padre non c’entrano nulla coi diritti della Dea Scarlatta - ribadì Masumi freddamente.

Maya sussultò, sembrava le avesse letto nel pensiero e arrossì protetta dall’oscurità della sala.

- Io credevo che… - replicò meravigliata.

- Se un giorno entrerò in possesso di quei diritti, saranno per me soltanto! - la interruppe con voce tagliente.

Maya lo fissò stupita, colpita dal suo tono e dalla forza delle sue intenzioni. Si domandò quale storia si nascondesse dietro quei diritti e per quale motivo sia padre che figlio volessero impadronirsene così strenuamente.

- Se un giorno entrerò in possesso di quei diritti, li difenderò come ha fatto la signora Tsukikage - disse a bassa voce, ma con tono inequivocabile. La risposta le era uscita spontanea, non voleva essere offensiva, ma le sembrava giusto avvisarlo delle sue intenzioni.

- Non ho intenzione di intraprendere con lei la stessa guerra che mio padre ha fatto alla signora Tsukikage - rispose Masumi addolcendo la voce. Non sarebbe mai riuscito ad agire in quel modo poco ortodosso.

- Se spera di corrompermi, io…! - iniziò Maya scaldandosi, ma lui la interruppe sollevando una mano davanti al suo volto.

- Non corra troppo, ragazzina, e non pensi di poter indovinare le mie intenzioni con tanta facilità - la rimproverò con un borbottio infastidito e divertito.

Maya arrossì e tornò a prestare attenzione allo spettacolo. Quella situazione somigliava incredibilmente a quel pomeriggio in cui aveva ricevuto l’invito per Anna Karenina. Quando si era trovata seduta accanto al signor Hayami e aveva scoperto che era stato proprio lui a mandarle l’invito, il panico si era impadronito di lei, ma le cose erano cambiate. Lui era cambiato. Il tempo che avevano trascorso insieme era uno dei momenti che ricordava con maggiore frequenza e che nel tempo aveva continuato a riempirla di domande sul perché lui avesse voluto incontrarla in quel modo e in quel momento specifico.

Un movimento la rese consapevole di quanto la mano del signor Hayami fosse vicina alla sua, appoggiata allo stesso scalino. Non sapeva se fosse la sua immaginazione, ma ne avvertiva addirittura il calore. Deglutì e rimase immobile, ricordando le innumerevoli volte in cui in passato, per motivi diversi, aveva stretto le sue mani, o si era preoccupato per lei, o tramite l’ammiratore l’aveva sostenuta e aiutata. Quando l’aveva stretta fra le sue braccia sul ponte della nave in quell’alba luminosa, il mondo si era fermato insieme al suo cuore. Mentre era svenuto, a seguito dell’aggressione che avevano subito fuori dalla Daito e in cui lui l’aveva difesa, era addirittura riuscita a baciarlo di nascosto confidandogli il segreto più intimo del suo cuore con i versi della Dea Scarlatta. La vergogna la fece avvampare e nascose il volto fra le mani, sperando che lui non si accorgesse di niente.

- Ragazzina, sta bene? - mormorò invece subito Masumi appoggiandole una mano sulla spalla. In quel momento la scena sul palco era particolarmente illuminata e la sua espressione era cambiata drasticamente e all’improvviso, tanto da farlo preoccupare.

Maya si riscosse, il contatto la folgorò come un fulmine e lui sollevò subito la mano protettiva, pentendosi per aver agito senza controllo.

- Sì, sì, grazie - rispose subito e quando sollevò lo sguardo su di lui vide la sua espressione seria illuminata dalle luci del palco. In quell’istante si rese conto di quanto le era mancato poterlo vedere. L’aveva sempre sognato e spesso soprammesso a Isshin, ma averlo davanti, poterci parlare, completava quella parte che sentiva sempre vuota. Era stata convinta a lungo che Masumi Hayami fosse la metà della sua anima, finché non si era sposato. Senza contare la differenza di età che li separava e soprattutto il divario sociale che li divideva. Eppure, nonostante ogni cosa sembrasse remare contro quella convinzione, Maya era sicura che fra loro due ci fosse un legame speciale.

Masumi osservò vari stati d’animo attraversare il suo volto con espressioni così trasparenti che quasi lo fecero sorridere. Non aveva idea di cosa stesse pensando, ma era chiaro che qualcosa le impediva di parlare.

- La Daito ha organizzato una festa per capodanno - iniziò spezzando l’imbarazzo - Se la signora Tsukikage non avesse qualcosa in contrario, e anche lei naturalmente, mi piacerebbe invitarvi tutti -

Maya corrugò al fronte, incerta su come prendere quelle parole e dopo un attimo di riflessione valutò che non la stava prendendo in giro.

- Una festa? -

- Sì, sarebbe così gentile da riportare il mio invito alla signora? - domandò Masumi cercando di non scoppiare a ridere di fronte alla sua espressione dubbiosa. Si rese conto che nell’attesa dilatata fra i loro incontri gli era mancato enormemente poter essere se stesso  quando parlava con lei. Con Maya le solite convenzioni che era costretto a tenere durante le giornate ripetitive non contavano. Lei apparteneva ad un mondo più schietto e vivace, fatto di emozioni e sentimenti puri, come l’amore sconfinato che provava per il teatro. Solo starle accanto aveva cancellato i ricordi sgradevoli degli ultimi giorni.

Maya annuì e si rimise composta. Tornò ad afferrare lo scalino e la mano di lui involontariamente toccò la sua. Non ebbe il coraggio di alzare gli occhi, li tenne ben saldi sul palcoscenico proprio mentre le luci si abbassavano su una scena notturna e il suo cuore batteva così forte da somigliare ad un tamburo.

Masumi osservò stupito le sua mano che aveva bloccato sopra quella di lei. Aveva smesso di respirare ed era rimasto immobile. Maya non si era allontanata eppure doveva sentire le sue dita sulla pelle calda. Scacciando il senso di inadeguatezza che stava per pervaderlo e provando a controllare i battiti frenetici del suo cuore, lasciò scivolare la mano sopra la sua.

Le luci del palcoscenico erano quasi al minimo, gli attori avvolti dalla magia della recitazione e tutti gli spettatori avevano gli sguardi puntati sulla scena. La platea era quasi al buio e Maya chinò appena la testa mentre l’emozione più grande che avesse mai provato affiorò tutta nelle sue guance. Ruotò dolcemente la mano e lasciò che le loro dita si intrecciassero. Se le loro mani fossero state una serratura, avrebbero fatto clack tale era la perfezione di quell’incastro.

Seduti su quell’ultimo scalino, isolati dal mondo, sollevarono i volti da quell’unione di dita e si guardarono. Masumi fissò il suo volto in penombra, i tratti appena distinguibili, ma la forza con cui stringeva la sua mano era inequivocabile. L’attirò lentamente verso di sé, il cuore che batteva furioso colmo di gioia.

Maya tenne gli occhi incatenati ai suoi. Voleva immensamente che accadesse, desiderava ardentemente un incontro più intimo delle solite schermaglie. Nonostante il tumulto di pensieri ed emozioni, la stupì scoprire di non temerlo affatto, anzi ogni fibra del suo corpo sembrava essere stata in attesa di quel momento da sempre. Ogni altro dubbio venne spazzato via da quello sguardo: il suo ammiratore delle rose scarlatte, l’uomo misterioso che l’aveva protetta, provava qualcosa per lei.

Le loro labbra si sfiorarono appena, un tocco lieve carico di elettricità e aspettativa. Maya chiuse gli occhi, il sangue che rombava nelle vene come un fiume in piena senza poter sapere che in lui accadeva esattamente la stessa cosa. Masumi appoggiò le labbra sulle sue, morbide e calde, abbandonandosi a quella sensazione di estrema piacevolezza, dimentico delle centinaia di persone intorno e protetto da quel buio favorevole. Eppure il mondo esplose in una miriade di colori. Le aveva rubato qualche bacio in passato, di nascosto, ma mai avrebbe potuto immaginare un tale turbinio di emozioni con la consapevolezza che lei stava rispondendo con gli stessi sentimenti che aveva tenuto segregati per tanti anni.

Masumi sciolse le due mani intrecciate e le prese il volto con dita tremanti di attesa.

- Maya - sussurrò con tono carico di dolcezza.

- Mio ammiratore - riuscì a mormorare avvolta da quella sensazione calda e dirompente, appoggiando le mani sulle sue, gli occhi che brillavano di trepidazione a lungo trattenuta.

Solo l’istante prima di baciarla intensamente, Masumi si rese conto che lei sapeva ogni cosa delle rose scarlatte. In fondo non aveva più importanza. La calda e dolce sensazione del loro incontro spazzò via dubbi e incertezze, paure e interrogativi, rendendo entrambi consapevoli di aver trovato la propria anima gemella.

Quando la scena cambiò e le luci inondarono la platea, Maya terrorizzata si staccò ed entrambi ripresero il loro posto con uno scatto, le guance arrossate e il respiro accelerato.

Masumi fissò strabiliato il profilo imbarazzato, non avrebbe potuto descrivere in alcun modo le centinaia di emozioni diverse che ballavano nel suo cuore. Era senza parole e senza fiato, con un’unica certezza a rassicurarlo: si amavano.

- Mi… mi scusi… io… - balbettò Maya tenendo lo sguardo sul placo, incapace di guardarlo in faccia. I loro mondi erano completamente diversi e lui era un uomo sposato. Tutte le sue buone intenzioni di non osare mai rivelare i suoi sentimenti erano crollate in un attimo.

- Perché ti scusi? Io voglio baciarti di nuovo - le sussurrò Masumi avvicinando le labbra al suo orecchio.

Maya si scansò inorridita, senza comprendere la sua espressione compiaciuta e… diversa. Era imbarazzato anche lui, ma nonostante ciò le aveva detto quella frase inopportuna.

- Non dica assurdità! Lei è sposato! - replicò Maya serrando le labbra.

Masumi la guardò interdetto, poi sollevò la mano sinistra.

- Sposato? Ma cosa ti salta in mente, ragazzina? - le disse mostrando l’anulare privo di anello.

Maya accasciò le spalle sentendosi una stupida. presa dalla situazione non aveva neanche pensato di controllare. Un’espressione prima terrorizzata e poi sollevata attraversò il suo volto e Masumi scoppiò a ridere facendo voltare le persone delle ultime file. Appoggiò le mani sul pavimento coperto di moquette alle sue spalle e guardò verso il palco.

- Pensi davvero che avrei potuto rivelarti i miei sentimenti in questo modo se fossi stato legato ad un’altra donna? - sussurrò con espressione seria - C’è stato un momento in cui ho pensato che fosse la cosa migliore da fare, che tu non avresti mai potuto provare dei sentimenti per un uomo come me, per ciò che io avevo fatto in passato -

Maya ascoltò quelle poche parole sincere, ancora incredula che il suo ammiratore amasse proprio lei.

- Non riesco a ricordare quando esattamente il mio interesse per te, per il tuo modo di recitare, sia diventato qualcosa di più profondo, ma so che non potrò mai amare nessun’altra - si voltò verso di lei e la vide arrossire. L’avrebbe baciata di nuovo se non ci fossero stati alcuni curiosi che li guardavano. Ora che sapeva come stavano realmente le cose avrebbe dovuto fare ancor più attenzione.

Maya rimase immobile, congelata da quella dichiarazione. Scoprire che lui si sentiva inadeguato la sorprese: era lei quella fuori dal mondo, lei distante mille chilometri dal suo stato sociale, lei che non aveva studiato, che non aveva alcuna dote bé famiglia alle spalle, lei che era solo una ragazzina di dieci anni più giovane. Avrebbe voluto confessargli mille cose, ma la sua bocca rimase sigillata dall’emozione e fare ordine nei suoi pensieri le sembrò un’opera mastodontica e irraggiungibile.

- Ho desiderato tanto che lei si accorgesse di me, che non mi considerasse più una bambina! Ogni sua rosa mi ha risollevato l’animo, ogni sua parola mi ha aiutato. Quelle gentili sono state un balsamo, quelle pungenti uno sprone a fare meglio, a dimostrarle che ero brava - riuscì a dirgli infine.

Masumi spalancò gli occhi colpito da quella rivelazione. Ancora una volta, con lei, non aveva alcuna remora a mostrarsi per ciò che era. Non aveva necessità di mutare il suo atteggiamento o di nascondere i propri pensieri.

- Ma non deve preoccuparsi! Io capirò se lei… - si affrettò ad aggiungere, rabbuiandosi.

- Maya? - la chiamò chinandosi verso di lei - Vuoi davvero usare ancora questo linguaggio formale? -

Lei annuì vigorosamente con gli occhi spalancati e Masumi trattenne una risata.

- Capisco - annuì a sua volta - La Dea Scarlatta a gennaio sarà lo scalino più importante della tua carriera. Ogni occhio sarà puntato su di voi e su quella rappresentazione. Già si parla della tua Akoya come di una interpretazione ineguagliabile e non dovrai disattendere queste aspettative, altrimenti ti stroncheranno la carriera - proseguì facendosi serio.

Maya ascoltò rapita e questa volta non vide l’imprenditore senza scrupoli, ma l’ammiratore delle rose scarlatte che cercava di proteggerla. Un groppo le serrò la gola al pensiero di quante volte nel passato, prima di unire le due figure, aveva mal interpretato il suo modo di fare.

- Dovrai prestare attenzione e ciò che dirai e soprattutto a ciò che farai nella tua vita privata. Scandaglieranno tutto di te, abitudini, reazioni, perfino i vestiti che indosserai. Sarai probabilmente seguita, ma di questo posso occuparmi io - aggiunse con tono serio, come se stesse parlando a qualche manager della sua azienda - Questo non significa che non potremo vederci. Vorrai vedermi, Maya? - le domandò all’improvviso, con l’incertezza stampata sul volto.

Maya annuì vigorosamente di nuovo con un’espressione stralunata. Masumi ridacchiò e le toccò il naso con un dito.

- Hai perso la parola, ragazzina? - le chiese e quando per un breve attimo vide i suoi occhi infiammarsi, fu contento che non avesse perso il suo fuoco interiore nei suoi confronti.

- No! - replicò subito lei - La stavo ascoltando mentre mi educava! -

- Sono felice di constatare che le nostre schermaglie proseguiranno -

Un applauso segnò la fine dello spettacolo in un solo atto, per permettere a tutti gli spettatori di festeggiare la Vigilia di Natale. Le luci si accesero e Maya schizzò in piedi come un fuso. Masumi la imitò in maniera più controllata, celando un sorriso.

- Non ho seguito niente… - piagnucolò Maya sentendosi in colpa.

- Posso farti avere tutti i biglietti che vorrai per qualsiasi compagnia - le sussurrò Masumi all’orecchio mentre la gente cominciava ad uscire.

Maya sollevò lo sguardo, le iridi luminose come stelle.

- Davvero? - sussurrò le mani giunte al petto.

Lui annuì e lei batté i palmi insieme.

- Dovrò farle una lista! - esordì, seguendo la fiumana e camminandogli a fianco.

In breve si ritrovarono nell’atrio, in mezzo al chiacchiericcio confuso degli spettatori. Nell’aria venne mormorato il suo nome e Maya incassò la testa nelle spalle. Era rincuorata dalla sua presenza, ma temeva che qualche malalingua sparlasse. Il guardaroba venne preso d’assalto, ma le maschere e gli inservienti del teatro riuscirono senza problemi a gestire la folla. Quando anche loro ebbero recuperato i soprabiti, la maggior parte degli spettatori era già uscita. Un senso di vuoto e tristezza le riempì il cuore al pensiero che quel sogno stava per finire. Indossò meccanicamente il cappotto, il cappello di lana che le pendeva da un lato e la calda sciarpa di lana. Non riuscì a voltarsi per guardarlo, non si curò di chi aveva intorno, mise un piede davanti all’altro raggiungendo la scalinata che scendeva fino alla strada, piena di angoscia e malinconia, ma quando sollevò lo sguardo rimase piacevolmente scossa.

Masumi la raggiunse, intuendo il suo stato d’animo. Il loro futuro non sarebbe stato semplice, ma ci sarebbe stato, ed era ciò che contava.

- Nevica - disse osservando i pigri fiocchi che scendevano dal cielo plumbeo.

Maya allungò le mani e le distese davanti a sé.

- Posso accompagnarti? - propose aprendo un grande ombrello nero che gli porse il direttore del teatro con un sorriso accompagnato ad uno sguardo d’intesa.

Maya arrossì e annuì in silenzio, nascondendo la faccia dentro la sciarpa.

- Stai attenta a non scivolare - l’avvisò mentre scendevano gli scalini.

- Io non scivolo! - replicò Maya indispettita.

Si immisero sul marciapiede affollato, circondati dal chiacchiericcio della gente e dal caloroso clima natalizio. Rimasero in silenzio sotto l’ombrello sul quale picchiettava gentile la neve. Erano fianco a fianco, come già in passato era capitato in un’altra circostanza, ma quella volta era tutto diverso.

Maya trattenne il respiro e insinuò la mano in quella calda di lui.

Masumi spostò lo sguardo e vide solo il suo naso rosso. Sorrise, avvolse la mano con la sua ed espirò tutto il fiato accogliendo le farfalle nello stomaco.







 

   
 
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