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Autore: Mel_mel98    12/01/2018    2 recensioni
|Theo!centric|Liam|Thiam obviously|questa volta è inequivocabilmente amore|post 6b|introspettiva|
Liam possiede la luce di chi ha avuto sempre il coraggio di scegliere la strada giusta.
Theo, il buio di chi ha coscientemente preso sempre quella sbagliata.
Possono, luce e buio, condividere un letto?
O anche, "di quando Theo cerca di capire come è finito a dormire in casa di Liam Dunbar e giunge così ad una verità palese a tutti gli spettatori della serie tv".
[Potrebbe anche essere una schifezza, ma oggi avevo proprio bisogno di pubblicare qualcosa. Perdonate questa mia debolezza]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Dunbar, Theo Raeken
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chi siamo noi?

Siamo quello che facciamo?

Siamo quello che ci succede?

Siamo quello che diciamo, o quello che pensiamo?

Non lo sanno gli altri, chi siamo.

Il problema è che certe volte, finiamo per non saperlo neppure noi.

 

Theo, steso sul letto di Liam, ad un passo dal cadere di sotto, non riesce a dormire, mentre l’altro russa profondamente, la bocca leggermente aperta e la testa scompostamente poggiata sul cuscino.

Theo si stupisce che non gli si sia ancora staccata dal collo, e quel suo stesso pensiero gli strappa un sorriso.

Liam è semplicemente candido quando dorme, nonostante le posizioni assurde che assume il suo corpo. È pace e tranquillità, tutto quello che non è da sveglio, tutto quello che a Theo manca da quando è tornato dall’Inferno -gli manca da morire.

La chimera invece sa di essere buio. Lo è sempre stato in fondo, inutile dare ai Dottori del Terrore tutta la colpa. Loro hanno portato in superficie qualcosa che di base già c’era, ne è più che convinto.

 

Nacque di notte, in un piccolo ospedale di provincia, dove i suoi furono costretti a fermarsi al rientro da una vacanza.

Una fitta improvvisa fece accasciare a terra la signora Raeken nel bel mezzo di un autogrill, tra le grida di spavento di tutti i passanti.

Nacque prematuro e senza voglia di piangere.

 

Liam si gira tra le coperte, e attraverso la trama dei suoi sogni sembra intravedere i pensieri cupi di Theo. Gli afferra un braccio e lo tira verso di sé. Ha gli occhi chiusi, ma ha perso quel suo candore, un’ombra di preoccupazione solca la sua fronte.

Theo sa di essere quell’ombra. Sa di essere nero, come il manto del lupo in cui si trasforma.

Sa che non è giusto, non dovrebbe essere lì, tra quelle coperte, tra quelle braccia. Ha sempre saputo cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato. Che poi abbia sempre scelto di percorre la strada peggiore, è un altro paio di maniche.

Dovrebbe essere lontano, il più lontano possibile. Fosse cambiato davvero, come Liam sostiene, non sarebbe a godersi quella luce, quel calore. Sarebbe andato via, per non rischiare di macchiare Liam con il suo buio.

 

Lasciò la sua famiglia per seguire i Dottori senza fare tante storie. Sua madre lo teneva in braccio un attimo prima, e un attimo dopo era a terra di fronte a tre mostri che presto avrebbero reso lui stesso un mostro.

Uno di questi lo spinse verso la radura, lontano dai suoi genitori, lontano dal mondo che fino ad allora aveva conosciuto.

Sentì sua madre piangere alle sue spalle, suo padre mormorarle qualcosa. Tara chissà dov’era, a godersi uno dei suoi ultimi giorni vita.

Uno dei Dottori si chinò a guardarlo negli occhi. Ma non trovò niente.

Lui non era fatto per piangere.

 

Quando Liam muovendosi nel sonno gli si fa ancora più vicino, a Theo sembra gli stia per esplodere quel cuore che non gli appartiene.

È come se quel bianco, quell’innocenza che Liam rappresenta, stesse cercando di raggiungerlo.

Ma non ce la fa, come potrebbe? Lui è tenebria, troppo densa per poter essere attraversata da un singolo fascio di luce.

 

L’inferno è notoriamente il luogo in cui gli incubi di ognuno prendono vita.

Così fu anche per lui.

Da quando aveva guardato sua sorella morire nel fiume, l’aveva sognata migliaia di volte.

Non l’aveva uccisa, era semplicemente caduta.

Gli avevano detto di non muoversi, una volta che l’avesse spinta giù nell’acqua gelida. Ed era sempre stato bravo a rispettare gli ordini.

Così era rimasto immobile.

E l’unica acqua che aveva bagnato le sue guance, dipendeva dagli schizzi del fiume, non certo dai suoi condotti lacrimali.

Non l’aveva uccisa, era semplicemente caduta.

Se lo ripeté in testa finché non sembrò vero.

 

Qualcosa turba il sonno profondo di Liam, e Theo teme di essere la causa. Fa per divincolarsi da quello che è a tutti gli effetti un abbraccio, ma il lupo mannaro lo stringe con più forza.

“Va tutto bene” mugugna Liam, e non sembra una domanda.

La chimera infatti non risponde, rimane a guardare gli occhi chiusi e la bocca aperta dell’altro. Con un orecchio tiene sotto controllo il suo battito. Solo così è certo che sia vivo. Non gli basta il calore del suo corpo, qualsiasi cosa è più calda delle sue mani, da quando è tornato.

Non gli bastano quelle sue parole, che dicono solo bugie.

Niente va bene.

Non quando c’è lui di mezzo.

 

Aveva troppa paura di morire.

Ecco perché non aveva paura di Dottori.

People feel one emotion at time.

Una sola è la paura che ti vince davvero. La sua, era quella di morire. Di smettere di respirare.

Aveva otto anni, quando loro gli dissero che lo avrebbero aiutato a combattere l’asma.

Aveva otto anni, quando minacciarono i suoi genitori perché lo consegnassero nelle loro mani.

La paura di morire, a quanto pare, era un vizio di famiglia.

Aveva dieci anni, quando un giorno, quando aprì gli occhi, gli dissero che l’asma non c’era più.

Se n’era andata insieme al suo cuore e alla sua umanità.

Non glielo disse mai, di avere paura. Col senno di poi, capì che era proprio per quello che avevano scelto lui.

Quella paura era così radicata dentro di lui, da portarlo a sviluppare uno spirito di autoconservazione quasi animale.

 

Theo si arrende, non può vincere contro Liam, non quando dorme ed è così calmo, così chiaro.

Non vuole vincere, vuole restare lì, tra quelle braccia, e basta.

Liam intuisce la sua resa, probabilmente dal suo odore, e soddisfatto poggia la testa contro il suo petto.

La chimera inspira, e la cicatrice sul petto gli brucia così tanto che se non ci fosse la testa dell’altro nel mezzo, sarebbe capace anche di grattarsi con i suoi artigli, pur di farla smettere.

 

Sapeva di avere nel petto qualcosa di estraneo, solo perché ricordava chiaramente la sala operatoria, i bisturi, il cuore immerso nel ghiaccio visti poco prima di addormentarsi -svenire.

Lo sapeva la sua mente, ma il suo corpo pareva non ricordarselo.

Non c’erano cicatrici sul suo petto, non c’erano neppure bende a dire il vero, nonostante fossero passati solo tre giorni.

Gli dissero che non avrebbe più avuto bisogno, da quel momento in poi, né di bende né di medicazioni.

Avrebbe tanto voluto vederla. Vedere un segno qualsiasi su quella sua pelle immacolata.

Ma niente era in grado di macchiarla. Ogni taglio si rimarginava in pochi secondi, e in molti casi nel richiudersi si portava via tutto il sangue versato precedentemente.

Era comparsa all’inferno, dove ogni cosa sembrava tornare al suo posto.

Una volta fuori, era rimasta. Insieme alla sua incapacità di trasformarsi in lupo.

 

È quasi mattina, quando Theo chiude gli occhi. Manca meno di un’ora al suono della sveglia di Liam, ma va bene così.

In un libro una volta ha letto che si muore tutte le sere e si rinasce tutte le mattine, attraversando il mondo dei sogni. E lui ha così paura di morire, che rimanda sempre il più possibile il momento di addormentarsi.

Teme che Liam, che è luce quando dorme, ma sa essere burrasca e livore quando è sveglio, non riesca ridestarlo.

Sa che la sua non è una vera rinascita, solo un fingere come meglio può di essere vivo.

Prima di entrare davvero nel mondo dei sogni, dove c’è Tara, dove non c’è Liam, si avvicina alle sue labbra e lo bacia.

Un brivido lo attraversa, e per qualche ineffabile attimo, si sente meno buio.

 

All’inferno c’è un sacco di tempo per pensare. Più che in carcere, perché lì puoi fantasticare su piani ingegnosi da usare per evadere. Dall’inferno sai di non poter uscire.

Quindi gli attimi di stallo, quelli di attesa –era solo questione di tempo, prima che Tara tornasse ad ucciderlo di nuovo- li usava per pensare.

Pensò a quello che aveva fatto, alla marionetta che si era dimostrato essere.

Si sentì piccolo, stupido, e poi oscuro.

Seppe di esserlo, di essere cattivo davvero, quando, il petto vuoto e la testa piena, non riuscì a pentirsi.

Sapeva che non avrebbe mai più avuto il coraggio di fare ancora quello che aveva fatto in passato.

Ma il rimorso, era qualcosa che andava evidentemente oltre le sue possibilità.

All’inferno, paradossalmente, aveva trovato un sacco di risposte, un sacco di motivi che sulla terra non aveva mai afferrato con le sue mani.

C’erano un sacco di ragioni per cui le cose erano andate così, per cui lui era finito lì.

Perché i suoi genitori erano stati dei codardi, e avevano fatto ciò che i loro aguzzini gli avevano intimato, invece che preferire morire liberi. Era finita che erano morti lo stesso, in silenzio, senza che nessuno se ne accorgesse. Senza che nessuno piangesse.

Perché si era fidato dei Dottori, che gli avevano promesso ciò che loro stessi gli avevano tolto. Una famiglia. Una famiglia forte, gli dissero, un branco.

Era lì perché aveva ucciso sua sorella e Tracy, che lo avevano amato. Tara per via di un legame familiare, Tracy per un sentimento passionale, carnale.

Era lì perché aveva voluto il potere, e non era riuscito a prenderselo.

Era solo, perché aveva fatto fuori praticamente tutti quelli che lo avevano circondato fino ad allora.

Ma c’era una ragione al suo essere così distaccato, al suo non sentire assolutamente niente? Non c’era dispiacere, non c’erano lacrime sul suo volto.

Forse aveva ragione Scott, era a malapena umano, ecco perché non provava niente di buono.

Non aveva più neppure paura di morire, ormai era già morto, e continuava a morire ogni volta che apriva gli occhi.

 

“Theo?”

La sua voce -la riconoscerebbe anche a mondi di distanza- lo chiama, apre gli occhi, ed è vivo di nuovo.

“Mh?”

Una mano di Liam è stretta attorno al suo polso destro, l’altra gli accarezza la schiena.

C’è odore di sangue nell’aria, misto a terrore.

Quando esattamente è diventato così debole, così fragile? Theo non se lo ricorda, e non ha il coraggio di chiederlo a nessuno.

Teme che gli dicano che è giusto che si senta così, perché così si devono sentire le persone come lui. Quelli che hanno fatto del male, e non sono mai riuscite a pentirsi davvero.

Teme che gli dicano che non c’è soluzione, a quel dolore che sente dentro, che lo uccide ogni volta che chiude gli occhi, quando fa buio.

 

“Non posso neanche andare in bagno a fare la doccia che ti ritrovo così” sussurra Liam, senza smettere di tenerlo vicino a sé.

Deve aver perso il controllo quando il ragazzo si è alzato per prepararsi per andare agli allenamenti mattutini. Lentamente ritira gli artigli e fa male, come qualsiasi azione che riguarda i suoi poteri di lupo.

Non è più un lupo mannaro, da quando è stato all'inferno, ed ad essere precisi, non lo è mai stato. Lui è la prima chimera, ma è una definizione che inizia a non essere più perfettamente calzante.

Rimane in silenzio, rosso in viso per la vergogna. È passato dall’essere incapace di piangere al non riuscire a trattenersi.

“Non fa niente, Theo” lo sente sorridere, gli lascia un bacio sulla tempia per poi alzarsi.

E in quell’esatto instante, lo sente. Sente il bisogno urgente di parlare, di trattenere debolmente Liam ancora vicino a sé.

“Grazie” mormora, sincero. Gli viene da dentro, e non sa neppure come ha fatto a buttarlo fuori.

“Grazie” ripete, sconvolto. Ha uno strano sapore, quella parola, tra le sue labbra.

“Di nulla” risponde Liam, splendente, sul volto il sorriso che più gli si addice.

Liam è il giorno, dove non ci sono incubi a tormentarlo, è luce, che annulla l’oscurità che si è costruito attorno durante gli anni.

Liam è candore, e sinceramente, lo ama per questo.

 

 

 

 

 

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 Note dell'autrice

Bene, a chiunque si stai chiedendo "Che cos'è 'sta roba?", lasciate che vi dica che sono in piena sessione invernale. Che sono stata TUTTO IL SANTO GIORNO ad aspettare dei risultati che non sono arrivati, e rasento follia e disperazione allo stesso tempo. Quindi, ho deciso di regalarmi una gioia: dopo tanto tempo, pubblico qualcosa. Pubblico senza pensarci troppo, senza riguardare ciò che ho scritto 1000 volte più una come mio solito. Se questa one shot dovessere fare schifo non cadrà il mondo. Così come non è caduto quando sono rintoccate le sette e ancora nessuna mail importante era stata recapitata alla mia casella di posta elettronica.

Voi, siate gentili con una povera disgraziata che si mettere a ridere istericamente leggendo tutte le slide di inorganica che le sono rimaste, e lasciate un commentino. Accetto consigli, preghiere, punti di vista diversi dal mio, persino aspre critiche. Ditemi qualcosa così che possa distrarmi almeno un po' da tutto questo disagio che mi circonda.

Baci stellari,

Mel

 

   
 
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