Film > Star Wars
Ricorda la storia  |       
Autore: FrozenOpera    14/01/2018    2 recensioni
La base Starkiller è stata distrutta, ma il Primo Ordine è più forte che mai, e la Ribellione arranca.
L'improvviso mistero che circonda la perdita di uno dei loro capitani più valenti costringerà il generale Organa, e una giovane comandante ribelle, ad interrogarsi sugli abissi della natura umana.
~~~
Non dovevano nutrire nulla per quelli contro cui combattevano. Empatia, pietà, rimorsi… li avrebbero solo distratti dagli obiettivi. Nel caso peggiore, quelle emozioni dannose li avrebbero messi in pericolo. Meglio sopprimerle. In ogni caso, i nemici erano solo terroristi. Feccia assassina che minacciava la pace. Dovevano morire tutti. Civili compresi. Bambini compresi.
Genere: Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ispirata dall'ultimo film ho deciso di postare questa fic che forse avrebbe fatto meglio a non lasciare mai il mio computer.
Questa storia si situa cronologicamente tra “Il Risveglio della Forza” e “Gli ultimi Jedi”, e ha come protagonisti membri della Feccia Ribelle e la mia amata Leia Organa, qui nelle vesti di saggia e combattiva comandante della Resistenza. Non ho la pretesa di essere aderente al canon al 100%, anche perché ho visto solo i film e ho leggiucchiato qualche articolo online. Mi perdonerete? :)
Buona lettura e grazie anticipate a chi vorrà lasciare un commento!

 

Addio Dalmazia

 

Videro il segnale della Dalmazia scomparire davanti ai loro occhi.

La giovane comandate della missione scrutò interrogativamente il pilota della sua nave, senza capire cosa fosse successo. “Daal, dove diavolo è finita?”

“Non so. I sensori non rilevano un salto nell'iperspazio. Si è semplicemente volatilizzata.”

Nadira strinse il poggiatesta del sedile del pilota, scuotendo i ricci color rame. “È impossibile. Lancia un'altra scansione dell'area e vedi se capti un'esplosione. Potrebbero essere incappati in un'imboscata del Primo Ordine.”

La ragazza si raddrizzò, fissando il buio dello spazio che si estendeva oltre l'abitacolo della loro piccola lancia. Accanto a lei, Daal mormorava qualcosa circa la bravura del capitano Arda a sfuggire a tutte le trappole tese dai loro odiati nemici.

Nadira conosceva bene il valore di Tula Arda, una dei migliori capitani di incrociatori della Flotta Ribelle, ma la brutalità ed efficienza dell'Impero prima, e del Primo Ordine poi, nel perseguire i suoi nemici non le erano oscuri. La sua stessa famiglia era stata vittima delle loro tattiche di guerra. E lei, per vendicarli, si era votata anima e corpo alla causa Ribelle. Non aveva mai creduto che la pace potesse durare, e aveva combattuto i resti dell'Impero insieme ai seguaci del generale Leia Organa per tutti i sui ventisette anni. Nella sua vita non aveva conosciuto altro che guerra, ma non si pentiva di nulla. Quando, qualche tempo prima, il fantasma dell'Impero era risorto dalle ceneri, più odioso che mai, lei e gli altri erano pronti a combatterlo.

“Comandante, i sensori rilevano qualcosa... l'eco di un'esplosione.”

Nadira si irrigidì. “Ispeziona i dintorni, se non abbiamo segnali di navi nemiche ci avvicineremo per cercare sopravvissuti.”

Notò l'occhiata di Daal ma preferì non commentarla. Odiava l'idea di abbandonare qualcuno là fuori, ma se la Dalmazia era caduta in trappola lei non voleva fare la stessa fine. C'erano cinque persone su quella lancia le cui vite dipendevano da lei. Non le avrebbe messe in pericolo.

I minuti passarono lentamente prima che il computer di bordo restituisse il segnale che non c'erano navi del Primo Ordine nelle vicinanze.

Annuendo, Nadira diede l'ordine di avanzare. “Invia un messaggio alla Raddus” aggiunse. “Che informino il generale Organa che la Dalmazia è perduta.”
C'era un equipaggio di cinquanta membri della Resistenza su quella nave. Cinquanta preziosi membri, ora che i loro ranghi si assottigliavano sempre di più. Alcuni di loro Nadira li conosceva di persona. Si portò le mani al petto serrando per un momento gli occhi verdi. Quanti altri morti avrebbe preteso quella guerra?

--------------------

La Dalmazia era stata un incrociatore dei più grandi, e i suoi rottami erano sparsi ovunque.

Il computer di bordo della nave di Nadira scandagliava senza sosta i dintorni, nella disperata, quanto forse vana, ricerca di superstiti.

Clare Luko, il medico che nei piani originali avrebbero dovuto trasbordare sull'incrociatore scomparso, guardava esterrefatta il disastro che si estendeva fuori dalla lancia.

“Ma com'è successo?”

Nadira, accanto a lei, scosse la testa. “Il sensore ha rivelato tracce di radiazione ionizzata. Probabilmente la Dalmazia è esplosa a causa di un deterioramento catastrofico e improvviso del rettore principale.”

“Non ho mai sentito di problemi del genere su una nave di quella classe.”

“Nemmeno io, ma le tracce sono chiare. Cosa l'abbia causato però... non è certo.”

Le labbra di Nadira si strinsero in una linea sottile, mentre valutava tutte le ipotesi, dal sabotaggio all'attacco kamikaze. “Per sapere cosa è esattamente successo dobbiamo recuperare la scatola nera della Dalmazia, che contiene il log del computer di bordo e i filmati interni.”

“Ci sono speranze di trovare sopravvissuti?”

“Dipende da quanto preavviso ha avuto l'equipaggio. Se c'è qualcuno lì fuori lo troveremo, Clare.”

Proprio in quel momento la lancia sfilò accanto ad un corpo smembrato che galleggiava nel vuoto. Nadira sentì una morsa stringerle il cuore, mentre il medico sussultava. La vista desolante le aveva quasi fatto perdere le speranze, quando improvvisamente la voce di Daal irruppe dall'interfono.

“Comandante, abbiamo un riscontro positivo.”

Seguita da Clare, Nadira si precipitò in plancia.

“Lì davanti a noi. È un modulo pressurizzato, si è sganciato autonomamente dalla Dalmazia nel momento in cui il computer di bordo ha rilevato il cedimento strutturale.”

Nadira annuì entusiasta. “Vecchie, favolose nave corelliane! Sapevo che le navi da crociera avevano questi sistemi a bordo, ma non li ho mai visti in funzione.”

“La Dalmazia era proprio una nave da crociera riallestita come incrociatore da guerra” la informò Daal, nella voce la sua stessa eccitazione.

“Ne hai trovate altre?”

“Tre intatte, con quattro persone dentro. I loro segni vitali sono deboli, ma...”

“Per ora sono vivi” esclamò Nadira, voltandosi poi verso Clare. “Prepara i tuoi strumenti. Una volta recuperati i sopravvissuti ci dirigeremo alla massima velocità possibile verso il resto della flotta, ma quelle persone avranno bisogno di aiuto immediato. Daal, portaci accanto ai moduli, io vado dietro con Jos e Talek ad approntare il ponte mobile.”

Quattro persone su cinquanta. Nadira avrebbe fatto di tutto per salvarle.

--------------------

Fortunatamente l'aggancio ai moduli del ponte mobile standard non era stato difficoltoso. Il trasbordo nemmeno, considerato che i due uomini e la donna recuperati erano svenuti e che la gravità era nulla sia nei moduli che lungo il ponte mobile. Dei tre, solo uno degli uomini era ferito. Aveva un trauma alla testa, probabilmente causato dall'impatto con la paratia del modulo al momento dell'espulsione. La donna trovata insieme a lui, seppur inconscia, era invece in buone condizioni.

Niente aveva invece preparato Nadira, e Jos che l'accompagnava, allo spettacolo a cui si trovarono davanti al momento di aprire l'ultimo modulo ritrovato.

Il faro che si erano portati illuminò di una luce livida lo spazio interno al modulo. Era completamente vuoto, ad eccezione di una barra di metallo piegata ad u che usciva dal pavimento.

“È una cella” commentò Jos, la voce stozzata in gola.

Nadira non commentò, non osava parlare. Che fosse una cella era chiaro. Un uomo era incatenato alla barra da un paio di manette che gli avevano consentito unicamente di stare in posizione sdraiata e supina, il volto verso il soffitto e le mani bloccate sopra la testa. Era scalzo e nudo fino alla cintola, la pelle chiara coperta da ecchimosi e da quelle che sembravano bruciature. Schizzi di sangue rappreso erano ovunque attorno a lui.

Fu difficile staccargli gli occhi di dosso, ma Nadira non poté farne a meno. Nello spazio del modulo, un corpo volteggiava senza peso. Il torso era come se fosse bruciato, ma il volto intatto era di una donna che Nadira aveva visto spesso nei rapporti del generale Organa: quella davanti lei era il capitano Tula Arda. Malgrado le ferite, era abbastanza chiaro chi fosse il sopravvissuto dei due.

“Talek” chiamò Nadira nel commlink assicurato all'orecchio. “Porta un paio di cesoie laser, dobbiamo liberare una persona da un paio di manette.”

--------------------

Davanti a Nadira, sul pavimento della baia di carico, giaceva la scatola nera della Dalmazia. Recuperata quella, e una volta sicuri che non ci fossero più sopravvissuti, erano partiti per raggiungere il resto della flotta, al massimo della velocità consentita dalla lancia.

La giovane osservò con sospetto l'oggetto davanti a lei, cilindrico e vagamente simile ad un grosso depuratore takodano. Quella “scatola” conteneva un bel po' di misteri, e lei doveva assicurarsi che solo il generale Organa e il suo stretto seguito avesse accesso a quei file.
Gli occhi le corsero ad un fagotto dalla vaga forma umana sistemato pietosamente un angolo. Avevano deciso di portare con loro anche il cadavere di Arda. Era un'eroina della Resistenza che si meritava un funerale con tutti gli onori, e Nadira era determinata a scoprire il motivo della sua morte, che difficilmente poteva essere attribuito all'esplosione della Dalmazia. Accanto al corpo era appoggiata un'arma che era stata trovata nel modulo.

Nadira la fissò. Si trattava di un bastone la cui estremità girevole era elettrificata. L'arma che gli affiliati del Primo Ordine utilizzavano nel controllo dei rivoltosi. Cosa ci facesse nel modulo penitenziario la giovane non ne aveva idea, e sperò che i filmati chiarissero le cose.

Stava per tornare in plancia quando il comlink si attivò.

“Nadira, per favore puoi venire qui?”

La giovane conosceva Clare da anni, e mai l'aveva sentita così tesa. Girò sui tacchi e si avviò nella zona della lancia che avevano risistemato provvisoriamente come ambulatorio. Cos'altro poteva andare storto in quella giornata?

--------------------

Lo spazio era risicato. Avevano trasformato una branda in barella, sulla quale era sdraiato il prigioniero trovato nella cella.

L'uomo era cosparso da capo a piedi di un gel medico e stavolta era girato prono, dalla vita in giù coperto da un leggero lenzuolo. La schiena, osservò Nadira ostentando un distacco che non provava, era anche quella coperta da bruciature e da tagli inferti da uno staffile o da una frusta. Sul pianeta da cui lei proveniva la schiavitù era legale, e quei segni li conosceva bene.
La giovane si avvicinò alla barella, sopprimendo una leggera nausea. Aveva visto molti cadaveri nella sua vita, ma quello era molto peggio.

Cercò di osservare il ferito, che aveva il volto girato verso di lei. Era giovane, forse la sua stessa età. I capelli biondo scuro erano tagliati corti, e anche in faccia aveva un taglio sopra un sopracciglio e un livido violaceo su uno zigomo. Gli occhi di Nadira si spostarono alla schiena martoriata. L'uomo era in forma, muscoloso ma slanciato. E alto, forse più di lei che eguagliava in altezza l'Ammiraglio Holdo, la più alta tra le donne della Resistenza che la ragazza conosceva.

Nadira corrugò le sopracciglia. Lo sconosciuto aveva il fisico di un soldato. Era forse uno dei loro, punito per qualche motivo? Ma quale delitto avrebbe giustificato una pena del genere?

“Le sue condizioni?” chiese a Clare.

“Stabili. Non è in pericolo di vita, ma gli ho somministrato un sedativo. Quelle ferite sono superficiali ma molto dolorose.” Il medico sospirò, controllando un datapad. “Ha traumi ovunque. Tre costole, le dita della mano sinistra e un polso rotti, quest'ultimo forse a causa dell'espulsione del modulo. E poi bruciature, dappertutto, causate da qualcosa che non sono riuscita ad identificare.”

Nadira visualizzò il bastone elettrificato che giaceva nella baia di carico. “Forse lo so io... ma dimmi cosa c'è di altro.”

“I marker nel suo sangue evidenziano un livello di stress ossidativo e neurologico molto altro. Stava soffrendo terribilmente quando è... successo l'evento. Penso... beh, penso lo stessero torturando, e l'hanno fatto per giorni a giudicare da come l'hanno conciato.”

Nadira scosse la testa, ora la nausea era davvero forte. “Ma perché? Cosa può aver fatto di così terribile per subire questo?”

“Guarda qui, in mezzo a questo disastro mi era quasi sfuggito. Questo forse ci può dare un indizio.”

Clare le indicò un punto sulla schiena del prigioniero. Alla base del collo, coperto da un livido ma ancora visibile, era leggibile un tatuaggio. Un codice alfanumerico in caratteri imperiali. Nadira, che si era chinata a leggere, si rialzò di scatto guardando l'uomo sulla barella con altri occhi.

KR-6790. Il prigioniero era uno Stormtrooper del Primo Ordine.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: FrozenOpera