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Autore: Heyale    14/01/2018    3 recensioni
Sasuke era scappato dal suo villaggio anni prima, e come lui e suo fratello, anche sua figlia ha dovuto rendersi conto di non vivere nel mondo che credeva. Sarada Uchiha vede nella fuga la sua unica via d'uscita quando nessuno risponde più alle sue domande.
Shikadai Nara pensa che la sua migliore amica gli confidi sempre tutto.
Inojin Yamanaka è convinto che la ragazza che gli piace non possa scappare dalla sua vita.
Boruto Uzumaki alla fine tiene alla sua compagna di team, e non vuole che corra pericoli.
Ma si sa, ad un Uchiha, di questo importa ben poco.
  
Dal testo:
Fu questione di un attimo, e lo Sharingan eterno apparve al centro dei suoi occhi. I tavoli erano completamente ribaltati, a terra giacevano i vassoi e i cibi ormai irrecuperabili, Sasuke e Sakura fissavano allibiti il corpo di Sarada tremare tra le braccia di Shikadai.
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Sarada incontrerà nuovi compagni, a loro volta nuova generazione di vecchi compagni di Sasuke. Affronterà nuovi pericoli, tenteranno di riportarla a casa, dovrà fronteggiare tanti nemici. Lei ha il suo obbiettivo, ma basterà per farle dimenticare cos'ha lasciato al Villaggio della Foglia?
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sarada Uchiha, Shikadai Nara, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Sarada 07 Riassunto del capitolo precedente: Temari ha un breve contatto radio con Shikamaru, rivela le sue preoccupazioni al marito ma lui cerca di tranquillizzarla, salutandola cercando di sdrammatizzare.
Nel frattempo Shikadai si rende conto che qualcosa non va con Inojin, e decide di parlargli. Inojin però non rivela nulla di importante, dice solo di essere confuso, facendo capire al suo migliore amico che in realtà la questione è ben più importante.
Infine, Sarada riesce a tornare a casa dopo lo scontro con Ryoichi e viene subito soccorsa d Aki. Mentre lui cura le sue ferite hanno una discussione alla fine della quale concludono con un abbraccio e l'allenamento sospeso per due giorni. In seguito Aki parla con Daichi e quest'ultimo rivela le sue preoccupazioni per il suo migliore amico, dicendo che l'abbandono di Sarada potrebbe fargli male e che lui dovrebbe tenersi più distante. Al termine della discussione Aki esce dal sotterraneo e si stende sotto le stelle, concedendosi di guardare i ricordi di sua madre nei nove mesi in cui era stata incinta di lui. Così Aki riflette, riguarda le immagini di suo padre quando era contento del suo arrivo e di quando ha pianto dovendo guardare la moglie morire. Appena finisce di guardare i ricordi, Sarada lo raggiunge, anche se malmessa, e dopo aver parlato un po' si addormentano all'aperto. La mattina dopo Daichi li vede e si pente di essere stato così duro con Aki, anche perché è contento nel vederlo così felice. Quando sta per rientrare in casa vede qualcuno avvicinarsi e lo riconosce come il quarto e ultimo membro del loro team.



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07
Sono forte e fragile, ma il bello, sai, comincia qua.


Boruto avrebbe dovuto dormire come stavano facendo Tatsuya, Shikadai e Inojin in quel piccolo rifugio che erano riusciti a trovare. Sentiva i respiri pesanti di tutti e tre, cercava di concentrarsi sui suoi e di perdere al più presto la cognizione della realtà per poter dormire, ma proprio non ci riusciva. Era riuscito a dormire tutte le notti precedenti, ma quella no. Si era messo a pensare a sua sorella, e da sua sorella era passato a sua mamma, a suo papà, al Villaggio della Foglia, a com'era tutto quanto prima della fuga di Sarada.
Se alcuni giorni prima gli avessero detto che lui sarebbe partito alla ricerca proprio dell'Uchiha lui sarebbe sicuramente scoppiato a ridere liquidando il tutto dicendo che non poteva sopportarla, ma allora si chiedeva cosa ci faceva lì. Continuava a domandarsi perché era andato così distante da casa sua solo per una persona che, a sua detta, aveva con lui un conto ancora in sospeso e nulla più. Credeva che non gli sarebbe mancato nessuno, eppure gli mancava la pacca sulla spalla di suo papà, la voce gentile di sua mamma che gli diceva di andare a letto e gli occhioni che Himawari faceva per convincerlo a giocare con lui. Gli mancava la sua famiglia, i suoi amici, ma gli mancava anche Sarada. Eppure, gli sembrava strano. Non erano mai andati troppo d'accordo, spesso erano ricorsi ad urlarsi in faccia il loro odio reciproco, ma non era mai veramente così. Se lui era scappato per seguirla e se lei aveva lasciato un messaggio per lui sul biglietto d'addio, forse non si odiavano così tanto.
Boruto ricordava il giorno in cui il sensei Kakashi aveva annunciato i nuovi gruppi da tre. Erano tutti eccitatissimi, tra i banchi si sentivano bisbigli continui e preghiere di non finire in gruppo con qualcuno di indesiderato. Tra gli indesiderati di Boruto, lui lo ricordava come fosse ieri, c'era solo Sarada. A lui sarebbe andato bene chiunque, ma non lei.
Il biondino chiuse gli occhi, cercando di ricostruire quel momento nella sua mente, sperando di addormentarsi.



Il sensei fissò i suoi allievi uno ad uno negli occhi, soffermandosi particolarmente su Boruto. Sapeva che avrebbe sicuramente brontolato, ma era stato l'Hokage in persona a decidere i team della nuova generazione, lui non aveva fatto nulla. Così si schiarì la voce, e si sedette sulla cattedra.
"Allora, ragazzi, ho perso tutti i fogli quindi andrò a memoria. Per fortuna ho studiato bene i vostri nomi, altrimenti sarebbe un bel problema."
"Ma se ci conosce da tre anni?" aveva domandato Boruto, incrociando le braccia. "Mi faccia il favore."
Il maestro sbuffò sonoramente: "Allora scusa, Boruto Uzumaki, magari il prossimo anno iscriviti per diventare sensei, vedrai che gran divertimento."
Il biondo appoggiò la testa sulle sue braccia, sbuffando. Il suo compagno di banco Mitsuki scosse la testa divertito, e poi gli diede una pacca sulla spalla, sperando di calmare i bollenti spiriti del suo amico.
"Team dieci, allora..." Kakashi individuò i tre membri e poi ricordò i loro nomi, associandoli ai loro genitori con i quali aveva combattuto anni prima contro Kakuzu e Hidan. "Yamanaka Inojin, Akimichi Chouchou e Nara Shikamar...Shikadai, scusami."
I tre in causa sorrisero, scambiandosi uno sguardo d'intesa. Boruto li invidiava molto, lui non aveva amici così stretti fin da quando era bambino. Per non dire di quanto gli scocciasse il fatto che loro tre sapevano già fare due o tre tecniche combinate.
Kakashi individuò poi i prossimi tre ragazzi: "Team sette, abbiamo Mitsuki, Uchiha Sarada e Uzumaki Boruto."
Bolt sgranò gli occhi, sbattendosi la mano sulla fronte. Se lo sentiva che gli sarebbe andata male, era sicuro che suo padre l'avrebbe messo in gruppo con quella lì, considerando che si trattava della figlia del suo migliore amico. Avrebbe dovuto sopportare quella saputella per anni, non sapeva se ce l'avrebbe fatta. Si girò per vedere la reazione della ragazza, e non si sorprese nel vedere che si stava tenendo la fronte con entrambe le mani mentre Shikadai ridacchiava per prenderla in giro. Per lo meno non si sarebbero sopportati a vicenda.

Boruto ricordava quelle piccole missioni a cui avevano preso parte come team, tutte le litigate all'andata e al ritorno, tutte quelle volte che Mitsuki aveva dovuto intervenire per calmare entrambi. Eppure lui era lì, steso a ricordare i vecchi tempi nella speranza di addormentarsi per ricominciare la ricerca proprio di Sarada. Si chiedeva come stava sua mamma, se lo stava cercando; se suo papà era dietro a quel bancone a firmare qualche carta oppure a controllare che la ricerca andasse bene o se sua sorella sentiva la sua mancanza. Di sicuro lui sentiva la loro, e in qualche strano modo sperava di rivederli il più presto possibile.


Sasuke e Hinata stavano per concludere la perlustrazione del perimetro del Villaggio della Nuvola, erano entrambi affaticati dal rispettivo continuo utilizzo dello Sharingan e del Byakugan, ma nessuno dei due dava segni di cedimento. Sasuke era sorpreso da Hinata, non pensava che potesse reggere una fatica del genere. In effetti, aveva avuto dei dubbi anche sulla sua stessa resistenza, eppure ce la stava facendo. Se fosse stata una missione normale probabilmente si sarebbe rifiutato di partire fin dal principio, ma sapeva che c'era in gioco la vita di Sarada, e non poteva permettere che succedesse qualcosa alla sua bambina. Ricordava quando una settimana prima l'aveva portata a casa dopo che lei aveva scatenato lo Sharingan inconsapevolmente, quando si era sentito perso per qualche minuto credendo di averla persa. Era stato lì che si era ripromesso di iniziare ad allenare sua figlia una volta che si sarebbe ripresa, aiutandola a sviluppare nel modo più sicuro lo Sharingan. Eppure, era arrivato troppo tardi. Si malediva costantemente per non aver capito prima le esigenze di sua figlia, nella sua testa si figurava solo come un pessimo padre che non era nemmeno stato in grado di aiutare il sangue del suo sangue.
Prese un kunai dal contenitore che portava legato alla gamba, e incise sul primo albero che trovò la prima cosa che gli passò per la testa. Sperava che qualcuno la vedesse, che lei la vedesse, e che tornasse a casa.
'Sarada, torna a casa. Ho bisogno di te.  -Sasuke.'

"Sasuke!"
L'uomo fu distratto da Hinata, che gli indicò l'auricolare.
"Qualcuno ti sta contattando."
Sasuke si rese conto che la luce stava lampeggiando, si chiedeva come aveva fatto a non accorgersene prima, non aveva nemmeno sentito gli squilli che aveva fatto quell'oggetto. Premette così sul pulsante e fece partire il contatto.
"Chi ricevo?"
"Sono Sakura."
L'Uchiha avvertì subito che il tono di sua moglie non era tranquillo, anzi: la voce era di mezzotono più alta ed era interrotta da profondi respiri.
"Stai bene?" le chiese direttamente, aspettandosi decisamente una risposta negativa.
"Più che bene!" rispose Sakura in tono euforico. "Io e Sai abbiamo trovato-"
"Sarada?!" esclamò Sasuke impulsivamente, sperando che la risposta fosse positiva. Sarebbe stato un sollievo enorme per lui.
"Non Sarada" il tono dell'Haruno si smorzò appena. "Ma il suo coprifronte."
La prima impressione di Sasuke fu che non si trattasse di una notizia di cui essere troppo felici, ma quando realizzò che quel coprifronte era la prova che Sarada fosse passata per di lì e che quindi stesse bene, per poco non scoppiò a piangere come un bambino. Viste le circostanze però si limitò a sorridere e a portarsi una mano sul cuore, sperando di calmare i battiti.
"Riesci a capire quando l'ha perso?"
"Sì, ma c'è anche una brutta notizia" Sakura sospirò. "Riesco a capire che l'ha perso ieri mattina, tra le undici e mezzogiorno, perché...beh, c'è del sangue sulla stoffa."
A Sasuke si gelò il sangue nelle vene, mentre vide in un'immagine sfocata la sua bambina venire colpita da qualcosa e lasciata inerme sul suolo. Scosse energicamente la testa, cercando di scacciare quell'immagine: "Riesci a trovare qualcos'altro?"
"No, nient'altro" Sakura fece una piccola pausa, e poi riprese. "Però per lo meno sappiamo che fino a ieri era viva."
"Non sei d'aiuto" borbottò l'Uchiha, passandosi la mano sulla fronte sudata. "Sto perdendo la testa."
Sakura sospirò: "Lo so, Sasuke, lo so. Ma devi resistere, fallo per Sarada."
"Finora non ho mai fatto nulla per lei" Sasuke si rese conto di aver detto ciò che pensava a voce alta senza tener conto di nulla, pensando solo a dire la verità.
"Ma cosa dici?" lo rimproverò sua moglie. "Hai fatto più di quanto immagini, devi solo capire che è una ninja giovane che ha bisogno di scoprire di più. Non credo se ne sia andata solo per fare la ribelle e questo lo sai, ne abbiamo già parlato. Tu pensa solo a lei ora, a nient'altro."
"Lo sto già facendo, Sakura, maledizione!" l'Uchiha cacciò un sospiro. "Scusami. Non volevo alzare la voce."
"Tranquillo, sono abituata" Sakura cercò di far ridere il marito, che rispose solo con una risata palesemente falsa. "Ci sentiamo dopo, va bene?"
"Okay, avvisami se trovi altro. A dopo."
Entrambi spensero il contatto, e Hinata sorrise a Sasuke, appoggiando la mano sulla sua spalla: "Ti dai troppe colpe."
"Mi do quelle che merito" rispose lui, riprendendo a camminare. "Normalmente nemmeno me ne darei."
"E' un passo avanti, lo so" Hinata fece un sorriso. "Ma devi pesare correttamente quello che hai fatto. Sei stato un buon padre per lei, non puoi addossarti il peso di tutta questa faccenda."
L'Uchiha fece una smorfia: "Io so che è così. Conosco Sarada, sebbene non possa sembrare, e dopo tutte quelle volte che mi ha chiesto qualcosa su di me, su Itachi, sullo Sharingan o sul passato del villaggio, io non le ho mai risposto. Mai, nemmeno una volta. E' chiaro che lei mi odi."
Hinata scosse la testa, si fermò e fermò anche Sasuke, posandogli entrambe le mani sulle spalle: "Io conosco Sarada, e non è certo una ragazza capace di odiare suo padre. Boruto mi parla spesso di lei, e l'unica cosa che mi è risultata lampante è che lei, come te, prova un sentimento che non è come l'odio. Per lei è persino più profondo, ma meno grave. Lei è solo tanto arrabbiata, ma non ti odia, Sasuke. Fidati di me, per favore."
Sasuke guardò la donna negli occhi cristallini, annuendo poco dopo. Doveva almeno provare a credere che ciò che lei aveva appena detto fosse vero.


Sarada si svegliò parecchio intorpidita, accecata dal sole che era alto in cielo. Portò istintivamente la mano sopra agli occhi per farsi ombra, ma sentì una fitta partire dalla spalla per arrivare fino alla mano, e si ricordò di essere qualcosa di simile ad una reduce di guerra. Sentiva i tagli bruciare alla luce del sole, e poco a poco, sebbene in pochi secondi, ricostruì la sera prima: la discussione che Aki aveva avuto con Daichi, lei che aveva raggiunto Aki, la chiacchierata che avevano fatto e la notte passata all'aperto.
"Buongiorno dormigliona. Alla buon'ora, mi raccomando."
Sarada si mise seduta, cercando di ignorare le fitte di dolore, e poi sorrise in direzione del ragazzo rosso davanti a lui.
"Daichi" ricambiò lei con un cenno del capo. "E' tanto tardi?"
"Non molto, però io e Aki dobbiamo farti conoscere una persona."
Sarada si mise in piedi aiutata dal ninja, e poi lo guardò negli occhi: "E chi sarebbe?"
"Vedi, è un nostro amico da tanti anni. Abbiamo pensato che avere un membro in più nel gruppo sarebbe stato meglio per tutti, così-"
"Frena frena frena" l'Uchiha agitò le mani all'aria, bloccando Daichi nel mezzo del discorso. "Un membro in più? Non basto io?"
Il rosso fece uno sguardo confuso, non capendo l'acidità nel tono di Sarada. Era sicuro che una persona in più avrebbe fatto piacere anche a lei, significava più sicurezza per tutti quanti, del resto. Così guardò la ragazza di fronte a lei negli occhi: "Certo che basti, Sarada, ma avere un aiuto in più ci farà solo che bene. Ricordati che stiamo per partire allo sbaraglio, non sappiamo nemmeno a cosa stiamo andando incontro. Andrete d'accordo, fidati."
"Non è che mi stia simpatico o meno la questione, è più che altro che potevate dirmelo!"
"Temevamo questo genere di reazione" l'Uzumaki fece una smorfia, sbuffando. "Ti prego, sii clemente. Lui non è un tipo facile da prendere, se parti così in due secondi lo vorrai già ammazzare."
"Così non mi convinci a riempirlo d'affetto" Sarada fece una smorfia degna di quelle di Boruto, per poi portare con enfasi le mani ai fianchi. "Dopo riempio Aki di botte."
"Ti metterebbe al tappeto subito!"
Sarada si voltò di scatto, indispettita, pronta a rispondere indietro a chiunque avesse osato intromettersi nella conversazione. Si trovò di fronte Aki con un sorrisetto alquanto spaventato ed accanto a lui un tipo che sembrava tutt'altro che un ninja. Era ancora più alto di Aki, un po' troppo mingherlino e aveva un'andatura da sbandato. Camminava dondolando leggermente con le mani nelle tasche, avvicinandosi lentamente a lei e Daichi. Certo che per avere quel genere di fisico, pensò Sarada, aveva una voce parecchio bassa. Aveva i capelli neri come la pece che ricadevano sugli occhi con alcuni ciuffi troppo lunghi, l'Uchiha si ritrovò a pensare che nemmeno un coprifronte sarebbe riuscito a domare quei ciuffi spettinati. Del resto il viso poteva anche essere carino, aveva gli occhi grigi e un sorriso quasi timido, ma solo dal commento che lui aveva fatto Sarada aveva capito che sarebbe stato più facile appenderlo al muro che altro. Infine l'Uchiha squadrò i suoi vestiti: una maglietta a maniche corte che sembrava la versione più corta del suo qipao di un verde piuttosto spento, il coprifronte del Villaggio dell'Erba legato in vita e dei pantaloni che arrivavano fino al ginocchio. Sarada pensava che 'minaccioso' fosse l'ultimo aggettivo che gli si sarebbe addetto.
Aki si mise di fianco a Sarada, scompigliandole i capelli: "Dormito bene?"
"Fai caldo mentre dormi" rispose lei facendo un sorrisetto nervoso, e l'Hozuki in tutta risposta arrossì appena, ridacchiando. Lo sapeva anche lui, quando dormiva diventava come una sanguisuga.
Il moro di fronte a loro alzò una mano in segno di saluto, ripondendola subito dopo in tasca: "Sarada Uchiha?"
"Vedi qualche altra ragazza?" domandò lei retoricamente, portando le mani ai fianchi. "Tu sei...?"
"Haru Nakayama. Sei simpatica, lo sai?"
Sarada sbuffò sonoramente, facendo una smorfia: "Me lo dicono spesso."
"Già, immagino tu sia sempre così gentile con i tuoi conoscenti."
L'Uchiha guardò male Daichi, dietro di lei, facendogli capire che tutta quella questione non le andava affatto a genio. Ci mancava solo un mezzo ninja strafottente che probabilmente non sapeva nemmeno lanciare un kunai a rallentare la loro spedizione. Di certo quell'elemento non avrebbe aiutato, continuava a ripetersi Sarada, sicura che sarebbe rimasta arrabbiata con Aki e Daichi per almeno tre giorni.
"Magari voi due potete fare un po' di conoscenza" Daichi fece un sorriso, cercando di convincere i due. "Io e Aki andiamo a preparare per la colazione. Abbiamo la torta!"
"Magari Aki e Haru parlano dei vecchi tempi mentre tu ed io prepariamo la colazione" si propose Sarada, ma venne fermata da Aki, che le prese il polso e le fece fare una smorfia di dolore dato che tirò la spalla già slogata.
"Non fare la cinica" la riprese quindi l'Hozuki, sbuffando. "Rientrate tra dieci minuti, okay?"
Haru e Sarada si guardarono in cagnesco, roteando gli occhi al cielo all'unisono. Aki e Daichi sparirono pochi istanti dopo, lasciando in due amiconi nella reciproca compagnia. Sarada non aveva di certo intenzione di parlare, era già infastidita abbastanza dal fatto che non le avessero detto nulla, e l'arroganza di quel tipo di certo non aiutava a migliorare il suo umore. La kunoichi si lasciò cadere per terra, sentendo i tagli sulle gambe bruciare dallo scontro del giorno prima. Haru si sedette di fronte a lei, raccogliendo le ginocchia al petto.
"E così sei scappata dal tuo villaggio?" le domandò lui, sperando di rompere il ghiaccio.
Come previsto però, Sarada fissò il suolo: "E tu sei venuto per farti i cavoli miei?"
"Il fatto che tu sia un'Uchiha non ti dà il diritto di trattare gli altri come zerbini."
"Io non tratto nessuno come uno zerbino, e che io sia un'Uchiha non c'entra nulla. Non l'ho mica chiesto io di nascere."
Haru sbuffò, passandosi una mano tra i capelli neri: "Allora scusa, miss Sarada, prometto che non le rivolgerò mai più la parola."
"E tu allora? Perché sei qui?"
Haru mimò un no con la testa, indicando poi la sua bocca come se avesse un lucchetto. L'Uchiha sgranò gli occhi, seccata: "Ma fai sul serio?"
Il moro annuì, facendo un sorriso apparentemente simpatico, incrociando le gambe. Si era sempre divertito a vedere la gente domandargli se facesse sul serio o no, perché di fatto era raro che lui fosse serio su qualcosa. Peccato che si divertiva anche a non informare nessuno di questa sua caratteristica.
"Yata" lo chiamò Sarada, incrociando le braccia. "Non ti conviene fare il bambino permaloso con me."
"Se volevi chiamarmi per cognome, hai sbagliato. Tanto per, insomma." borbottò quell'altro, imitando una voce da bambino. "E comunque e sei sempre così seria allora non andremo d'accordo."
"Preferisco comunque non chiamarti affatto, quindi magari userò Yata come soprannome." brontolò lei, guardando Haru dritto negli occhi grigi. "E sappi che io non ho mai sopportato tipi ironici, Yata."
"Io ho sempre detestato le tipe troppo serie, Uchiha. Quindi direi che abbiamo già chiarito le nostre posizioni in merito."
La mora annuì, distogliendo poi lo sguardo. Sperava che spuntasse Aki dalle scale e che dicesse loro di scendere per la colazione, ma i due ci stavano mettendo decisamente troppo per spostare una torta dalla mensola al tavolo e per mettere quattro tovagliette. Probabilmente l'avevano fatto apposta, tanto per cambiare. Non c'era cosa che quei due non facevano apposta, secondo Sarada.
La ragazza spostò lo sguardo sul ninja di fronte a lei, notando che stava giocando con delle piccole fiamme attorno alle sue mani, creando una specie di serpente che si arrotolava attorno al suo polso. Sarada si chiese come facesse a non bruciarsi, ma alla fine si rispose che poteva essere una semplice tecnica creata col solo fine di dare prova delle proprie abilità, come la maggior parte di tecniche usate dai ninja incapaci, ovvero come lei reputava Haru.
Le venne per un attimo in mente Boruto, quando anche lui utilizzava solo quel genere di tecniche. Inutile dire che aveva fatto un grande salto di qualità in solo un anno di allenamento, se era passato a creare delle scintille col fuoco ad usare il Rasengan in combattimento. Si ritrovò a sorridere, domandandosi come mai le venissero in mente certe cose proprio in quei momenti.
"Aki mi ha detto che sei qui solo da una settimana. Come hai fatto a ridurti così?"
Sarada guardò le braccia e le gambe, riconoscendo che in effetti non erano una bella vista: "Mi sono scontrata con Ryoichi da sola."
Haru scoppiò a ridere, e scosse la testa: "Questo si chiama suicidio. Cioè, senza offesa Uchiha, ma se sei venuta qui senza saper usare lo Sharingan, ovvero l'arma più potente che possiedi, come pensavi di averla vinta su quello lì?"
"Non smaniavo dalla voglia di vedermela con lui" borbottò Sarada, facendo il broncio. "E' capitato e basta. Te la saresti saputa cavare meglio, tu?"
"Certamente!" il moro si sgranchì la schiena, facendo schioccare anche le ossa della braccia. "Non sono ancora stato battuto. Da nessuno."
"Eccetto che dal tuo ego" Sarada lo guardò male, notando che il sorriso di Haru si tirò ancora di più, aprendosi in un ghigno radioso. Sì, quel tipo era decisamente bizzarro. La ragazza lasciò perdere, scosse la testa e prese a giocare con la punta di un ciuffo che le ricadeva sulla spalla, pensando che probabilmente anche Haru avrebbe potuto farlo con i ciuffi che gli cadevano in fronte. Sarada però si ritrovò ad alzare gli occhi constatando che il ragazzo di fronte a lei si era messo a canticchiare come un idiota mentre lei invece stava cercando di rimanere seria per non scatenare altri battibecchi. Dopo due minuti buoni si decise a parlare, ma prima che dicesse la prima parola, Aki arrivò e annunciò che la colazione era pronta, facendo loro segno di entrare.
Haru fece un sorrisetto e spalancò la mano verso le scale: "Prima le signore, Uchiha."
"Ti prego." sbottò lei ironicamente, scendendo in fretta i gradini.
Così dicendo sparirono tutti nel sotterraneo, facendo scomparire le scale pochi istanti dopo. I due ninja trovarono sul tavolo una torta presumibilmente al cioccolato con un pezzo di carta sopra lo strato di zucchero a velo dove c'era scritto il nuovo nome del team. A Sarada piacque anche quel nome, nonostante l'intrusione di Haru non le avesse fatto altrettanto piacere. Daichi la divise in quattro, fortunatamente non era molto grande, e dichiarò quello l'inizio ufficiale del team Hakisada. Tutti e quattro alzarono la fetta di torta e mangiarono il primo boccone contemporaneamente, mentre Daichi diede una spinta a Sarada, facendole l'occhiolino. Sarada inizialmente non capì, ma poi ripensò alla sera prima, a quando il rosso aveva discusso con Aki in merito alla formazione del team. Perciò sorrise, arrivando alla conclusione che era finalmente tutto deciso, formato, senza più ombra di dubbio. Certo doveva ancora mettere in chiaro alcune cose con Haru, però era sicura che se non fosse riuscita a sopportarlo, ci sarebbero comunque stati Aki e Daichi. Era tutto lì ciò che aveva, attorno a quel tavolo. Sebbene non conoscesse bene nessuno di quei tre ragazzi, sapeva che sarebbero stati la sua nuova famiglia, e che sarebbero stati i suoi unici aiuti in mezzo a tutto quanto. In quel momento si promise di pensare a tutto quello come un nuovo inizio, una nuova pagina da cui poter ripartire. Doveva accantonare l'idea di tornare presto dai suoi amici e dalla sua famiglia, di vedere tutte le persone a lei state care fino a quel momento, di poter parlare con suo papà e raccontargli tutto quello che era successo.
"E ora i discorsi" Haru si schiarì la voce, ingerendo l'ultimo boccone di torta. "Comincio io?"
L'ex team Sadaki annuì, scambiandosi un'occhiata divertita: non pensavano di certo che avrebbero dovuto anche fare il discorso. Così Haru si sistemò la maglietta e poi guardò tutti e tre negli occhi: "Sono qui con voi da tre ore, più o meno. Sono onorato di essere stato chiamato per far parte di questo team, e anche se non conosco te, Uchiha," rivolse il suo sguardo a Sarada. "E anche se abbiamo già chiarito le nostre opinioni, sono sicuro che come team funzioneremo benissimo. Magari non sono proprio il compagno ideale: Aki e Daichi mi conoscono bene, sanno che spesso sbotto e non mi controllo, ma sono sicuro che voi riuscirete a sopportarmi. E anche tu ci riuscirai, Uchiha, perché non è detto che due caratteri incompatibili lo siano anche in combattimento, no?"
"Giusto!" Daichi alzò quel che rimaneva del suo pezzo di torta. "Quindi direi che la prima cosa da fare sarà affinare la compatibilità su ogni campo e far sì che Sarada riesca a sopportare le uscite inopportune di Haru."
Tutti quanti annuirono sorridendo, e poi il rosso riprese a parlare: "Io volevo scusarmi con te, Sarada, per ciò che ho detto ieri sera, probabilmente ho parlato senza pensare a dovere a tutte e sfaccettature della vicenda. Insomma, sono preoccupato perché Aki, come tutti sappiamo, è un tipo sentimentale che piangerebbe e mangerebbe gelato se la sua amata Sarada decidesse di-"
"Falla finita!" Aki diede un pugno parecchio forte sulla spalla dell'amico, guardandolo male. "Non sono così sentimentale."
Il rosso si trattenne dal ridere: "Era per portare un esempio, permaloso. Dicevo solo che sono preoccupato che tu possa star male...ma ho capito da solo che Sarada non è di certo una cattiva persona. Credo che la piccola Uchiha tenga a noi, no? Un po' come era per tuo padre col team Taka."
Sarada annuì, appoggiando le mani sul tavolo: "E' chiaro che tengo a voi, idioti. Certo, eccetto quando mi state per ammazzare mentre ci alleniamo, ma del resto vi voglio un gran bene. Sono felice di aver trovato un team come questo, e sono sincera quando dico che mi andate bene e che non vorrei ritornare. E' ovvio che mi mancano i miei genitori, ma forse è grazie alla loro assenza che ora capisco quanto io tenga a loro, e quando tornerò al mio villaggio ho intenzione di sistemare tutto ciò che ho lasciato in sospeso."
Al suono di quelle parole, lo sguardo di Aki scattò immediatamente verso Sarada che, colta quella frecciatina, si sbrigò a concludere la frase: "Con i miei genitori, i miei amici e anche Inojin."
L'Hozuki incrociò le braccia al petto, ovviamente non prima di essersi sistemato il ciuffo che gli ricadeva sulla fronte. Gli dava fastidio quell'Inojin, sebbene non lo conoscesse. Si domandava come uno spirito libero come Sarada poteva avere una cotta per quello che sembrava un damerino come lui. Avrebbe preferito decisamente vederla tranquilla e senza rimorsi, e invece almeno una volta ogni tre giorni la trovava ferma a pensare a chissà cosa.
Prese un sospiro: "Sinceramente non so che dire, non ho mai amato fare discorsi. Comunque, ci proverò. Allora...sebbene siano solo pochi giorni da che Sarada è con noi, io la considero parte del team e fedele compagna di avventure, per non parlare di quanto ami preparare la cena con lei. Per quanto riguarda Haru, lo considero amico e compagno da quando ci siamo conosciuti, perciò non c'è bisogno che ti faccia la serenata" Aki guardò Haru ridendo, stringendosi nelle spalle. "E per quanto riguarda me, so di essere troppo impulsivo e inaffidabile, ma se c'è qualcosa su cui potete contare, quella è la mia fedeltà. Io credo in voi e ho fiducia in questo team, sono sempre stato abituato a lavorare solo in coppia, ma credo che non sarà così diverso lavorare con altre due persone, specialmente se si tratta di due teste dure come Haru e Sarada. Spero solo di essere all'altezza di tutto questo, e naturalmente spero che il nostro viaggio sia il più avventuroso e il più pericoloso di sempre."
"Non potevi chiudere il discorso più alla Aki Hozuki" borbottò Daichi, scuotendo la testa rassegnato. Non c'era più speranza per quello spericolato. "Allora ci siamo. Nove e mezza del mattino, manca una settimana alla nostra partenza, e il team Hakisada è ufficialmente in pista."
Tutti e quattro si guardarono sorridendo, ognuno contento a modo suo per ciò che prevedeva questo viaggio. Nessuno sapeva ancora dove sarebbero finiti, chi avrebbero incontrato o chi avrebbero dovuto affrontare, sapevano solo che avevano altri tre compagni di squadra su cui fare affidamento in caso di difficoltà e di cui potersi fidare. Certo, il discorso era ancora da chiarire per Haru e Sarada, ma entrambi sapevano che prima o poi avrebbero capito almeno come non prendersi ad insulti.
Sarada quindi sospirò, e poi sorrise alla nuova vita che aveva appena deciso di intraprendere: nessun rimorso, nessuna preoccupazione, l'unica voglia di tornare una volta essersi realizzata nel mondo in cui voleva lei. Alzò gli occhi verso Aki, e notando che lui la stava guardando, arrossì e sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori, ricambiati da un altrettanto sorrisone dell'Hozuki.
Se lo sentiva già dal primo momento che l'aveva incontrato, Sarada, che Aki sarebbe diventato importante per lei.


Da qualche altra parte, in quell'istante, Shikadai stava parlando con Tatsuya in merito alla questione 'team'. Stavano aspettando che Boruto e Inojin tornassero dalla missione colazione per proseguire poi la ricerca, e giusto per ammazzare il tempo si erano messi a raccontare delle loro rispettive vite. Non erano ancora arrivati a parlare di cose serie, fino a quando non entrarono nell'argomento famiglia. Shikadai fu il primo ad iniziare quel discorso, uscendosene con: "Se mia madre scoprisse che sono qui, mi ucciderebbe."
"E perché deve venirlo a sapere?" aveva risposto il moro, facendogli l'occhiolino. "Meno cose sanno, meglio è."
"Sarà la mia fine" ridacchiò Shikadai. "E che mi dici dei tuoi? Sanno che ci stai accompagnando?"
Il ninja della Nebbia scosse la testa, sfoderando un sorrisetto: "Sono scappato da mia casa quattro anni fa. E' da lì che sto con Ryoichi e Fuyuko, loro erano già in squadra insieme e hanno deciso di farmi entrare quando hanno visto in che condizioni ero."
Shikadai rimase colpito, di certo non si aspettava una storia così da un tipo equilibrato come Tatsuya, anzi, tutt'altro.
"Mi dispiace" disse allora il Nara. "Sai, anche la mia migliore amica è scappata. E' quella Sarada che a quanto pare ora conoscono tutti quanti, eppure non riusciamo a trovarla. E' da una settimana che la stiamo cercando...ma è come se fosse sparita."
"Non è sparita, sa solo nascondersi bene" asserì Tatsuya, stringendosi nelle spalle mentre pensava a qualche possibile soluzione. "Conosco due ninja che potrebbero aiutarvi, sebbene stiano sempre per i fatti loro sanno sempre tutto di tutti. Probabilmente saprebbero dirvi dov'è la vostra amica. Li trovate all'ex covo di Orochimaru, vivono lì da qualche parte."
Shikadai storse il naso: "Siamo già passati per di lì, non c'era nessuno. Solo il covo abbandonato."
"Non amano ricevere ospiti, come loro rivale li conosco molto bene. Potreste lasciare un biglietto da qualche parte, prima o poi lo leggeranno."
"Rivale?" il Nara si grattò la testa, troppe informazioni in troppi pochi secondi. "Devi spiegarmi un po' di cose."
Tatsuya cacciò un sospiro, cercando di mettere in ordine tutto ciò che doveva dire: "Quei due si chiamano Aki e Daichi, e sono la palla al piede di Fuyuko e Ryoichi da quando sono entrato nel loro team. A quanto pare non è Daichi il problema, ma a quanto ho capito è qualcosa tra Aki e Fuyuko che nasce dalla loro infanzia...ma sai com'è, da cosa nasce cosa e ci ritroviamo sempre due contro tre, anche se Fuyuko mi ha detto che l'ultima volta Aki era con una ragazza con i capelli neri, poi non mi ha detto nient'altro."
Shikadai sospirò pesantemente, decisamente affranto da tutta quella - secondo lui - falsa speranza che lo aveva invaso non appena aveva sentito del colore dei capelli di quella ragazza. Poteva essere chiunque da qualsiasi villaggio, era impossibile che fosse la sua Sarada.
"Proveremo a cercarli. Presumo che tu non ci accompagnerai."
"Perché no?" Tatsuya fece l'occhiolino. "Se Daichi mi vede mi ammazza, poco ma sicuro, ma mi perderei un divertimento. Vi aiuterò con le scorciatoie, comunque. Mi state simpatici."
"Ti ringrazio" sorrise Shikadai, anche se era sovrappensiero. Avrebbe parlato di tutto ciò anche a Boruto e Inojin, sarebbero andati di nuovo al covo ma probabilmente sarebbe stato tutto inutile. In ogni caso ci avrebbero provato, lo dovevano a Sarada.

  
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