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Autore: VvFreiheit    14/01/2018    8 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
.
Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Intanto Andy si allungò e superandolo, si andò a prendere il suo trancio di pizza tanto agognato, rubando anche una manciata dipatatine e posandole con grazia sopra la mozzarella. “Grazie mon amour, questa pizza è squisita!” disse lanciandogli uno sguardo eloquente. 

A Mika non restò che addentare di nuovo la sua pizza, cercando di far dissipare dalla sua mente le immagini non troppo caste che quella semplice insinuazione era riuscita a fargli nascere spontaneamente

-*-*-*-*-*-

Il mattino successivo i due avevano in progetto di dormire fino a mezzogiorno, stanchi dalla mattinata in windsurf e dalla biciclettata di una decina di chilometri che avevano deciso di fare, deviando per raggiungere una piccola penisoletta dove godere delle ultime ore di sole prima di tornare a casa.

Non fu contento Mika quindi, di udire il suo cellulare suonare alle 8 e mezza di mattina e di sentire la voce concitata di sua madre, in piena preparazione per la partenza dell’indomani.

“…quindi siamo in 22, più l’infermiera per la nonna, 23!” gli annunciò, spiegando di aver esteso l’invito anche alle cugine e alle zie che erano riuscite a liberarsi per alcuni giorni.    

“Ventitré??” chiese il libanese scandendo bene, assicurandosi di aver capito bene, mentre Andy nascondeva con un grugnito la testa sotto al cuscino.

“Sì, ma non preoccuparti, abbiamo già sistemato tutto noi. Tu devi solo chiamare dove hai prenotato e specificare che ci serviranno un paio di stanze in più.” Cercò di tranquillizzarlo la donna, avvertendolo del suo unico compito.

Mika si buttò tra i cuscini, sibilando per non imprecare al dolore diffuso in tutto il corpo, eredità della giornata prima.

“Va bene…” si limitò a commentare, troppo assonnato per riuscire a prendersela con lei per quel cambio di programma di cui aveva avuto notizia solo alla vigilia della partenza.

Non che non gli facesse piacere avere più membri della famiglia con sé, ma sapeva fin troppo bene quanto caotici potessero essere i Penniman, e sopportare 6 perone in più di quanto preventivato, non era cosa da poco.

Dato che ormai era sveglio, decise di alzarsi dal letto e fare uscire Mel nel giardinetto antistante la villetta e approfittarne per fare quelle chiamate prima di dimenticarsene definitivamente e sorbirsi le ire di mamma Joannie. 

Chiuse gli occhi per un istante, sforzandosi di non pensare ai muscoli doloranti e mise piede sul fresco marmo rosa della camera, trascinandosi in salotto per non disturbare il compagno.

Residence le Tre Querce, buongiorno, sono Eleonora, come posso esservi utile?”

La parlantina spigliata e retorica della ragazza della reception prese un attimo in contropiede il libanese, il cui cervello connetteva in inglese e francese da oltre una settimana. 

Ehm buongiorno…” tentò forzando la sua mente ad andare a racimolare quel poco di italiano che era sopravvissuto all’ultimo periodo di zero allenamento, pregando gli dei che la situazione non fosse così compromessa come gli sembrava al momento. Gli passò per la mente l’idea di spiegare la sua richiesta alla signorina in inglese, certo che lo capisse, ma poi si ricordò cosa avrebbe dovuto fare di lì a nemmeno due mesi e accantonò forzatamente la pigrizia. 

Buongiorno…sono Penniman” enunciò, ok, fino a lì ci sarebbe arrivato anche Andy probabilmente. 

Oh sì buongiorno signore, prego mi dica!” rispose cordialmente la ragazza andando a cercare la sua prenotazione. “Io ho una prenotazione di 19 persone…” spiegò velocemente, prima di essere interrotto dalla ragazza, che gli diede conferma di avere sotto mano la sua richiesta e lo esortò a proseguire.

Io deve adgiungere 6…” chiese sperando di aver azzeccato tutto. “Sei persone in più?” chiese la ragazza gentilmente. Lui confermò segnandosi mentalmente l’espressione da lei usata, per sfruttarla nelle successive chiamate. Fortunatamente la cosa si concluse velocemente, senza troppe domande difficili e Mika poté sospirare di sollievo riattaccando soddisfatto.

Le altre chiamate andarono lisce come la prima, l’ultima però fu per lui quasi una sfida con sé stesso, dove per un pelo non si diede per sconfitto completamente.

L’accento leccese del signore dall’altro capo del telefono gli fece seriamente credere che quello che stava parlando, fosse un’altra lingua, non di certo l’italiano che conosceva lui. 

Gli aveva fatto una richiesta già tre volte e in tre modi diversi, ma non aveva davvero capito che cosa volesse da lui. Alla fine cedette e chiese se potesse spiegargli in inglese.

Con un maccheronico “Window view on orange trees” l’italiano, riuscì a fargli capire come vi fosse la possibilità di una stanza con vista sull’aranceto, a cui Mika rispose con uno stanco “Sì grazie” prima di chiudere la conversazione e buttarsi sul divano stanco morto.

Alla fine aveva ceduto e aveva chiesto informazioni in inglese, la cosa lo faceva imbestialire e allo stesso tempo demoralizzare all’inverosimile.

Con non poca fatica si alzò, tornando verso il letto e ributtandosi sopra accanto al compagno, che si voltò verso di lui, tirandolo a sé con un braccio attorno alla vita.

Mika lo assecondò afferrando però il cellulare e iniziando ad andare a sfogliare concitatamente le pagine del browser, bisognoso di qualcosa da leggere in italiano, senza degnare il biondino delle attenzioni che stava silenziosamente cercando da lui.

La sua attenzione venne rubata da alcuni articoli di cronaca dei giornali locali che però non gli sembrarono chiari e intellegibili come era certo gli sembrassero durante i periodi di intenso studio con Isabella.

Imperterrito ne cercò altri e iniziò una forsennata sfida tra sé stesso e l’italiano, sbuffando sempre più ravvicinatamente, ogni volta che si ritrovava a chiudere un articolo in cui aveva trovato le ennesime parole incomprensibili. 

Andy avvertì l’irrequietezza mattutina del compagno, chiedendosi cosa mai avesse potuto turbarlo al punto di non farlo dormire, dopo la giornata faticosa che stava facendo desiderare anche a lui un sonnellino di durata pressoché infinita. 

“Che hai Moosie?” chiese nascondendo il viso tra il suo braccio e il torace, tirandolo ancora più a sé, ricevendo però un borbottio incomprensibile a mo’ di risposta. 

Mika stava continuando a leggere imperterrito, infervorandosi sempre più con sé stesso.

“Eehhiii” lo spronò di nuovo a parlare, alzando il capo e notando l’espressione corrucciata al limite dell’adirato sul viso abbronzato della sua metà. Senza ricevere risposta, si avvicinò scrutando il suo cellulare, comprendendo immediatamente come stesse leggendo in italiano. Non capendo quale notizia potesse averlo messo così di cattivo umore, osservò attentamente le sue dita scorrere e chiudere pagine per aprirne altre, richiudendole sempre velocemente.

In un impeto di autoritarismo, gli rubò il cellulare dalle mani, sperando di ricevere la sua attenzione, seppur condita da un’occhiataccia, ma il ringhio che ricevette insieme al suo nome e un infuriato “RIDAMMELO!!” gli fecero capire come la tensione che emergeva dal suo viso non fosse solo superficiale.

“Ehi ehi, calmati” gli sussurrò trattenendo a sé l’iphone, mentre Mika cercava di allungarsi verso di lui per riprenderselo, senza diminuire lo sguardo omicida e il fare da furetto arrabbiato.

“Sono calmo! Ridammelo!!” abbassò la voce, puntando gli occhi ridotti a due fessure nocciola verso i suoi, con l’intento di sottolineare le sue parole maggiormente. 

“No, prima ti tranquillizzi e mi dici cosa è successo, poi te lo ridò.” Gli chiese dolcemente, seppur non celando una certa autorità nei modi pacati.

“Andy!!!” lo ammonì il libanese, sporgendosi per sovrastarlo e recuperare il cellulare, tra le smorfie malcelate di fastidio per ogni minimo movimento muscolare che si faceva sentire e un’occhiataccia gelida tra le migliori di cui disponeva.

“Come mai sei arrabbiato come un furetto?” chiese di nuovo il greco, mantenendo un tono basso e cauto, aumentando così facendo la sua espressione adirata e al limite della sopportazione. 

“Perché sì!!” rispose Mika, allungando di nuovo una mano davanti al suo naso, per fargli capire di restituirgli ciò di cui si era indebitamente impossessato.

“Puoi fare il testone finché vuoi, non te lo ridò fino a quando non mi dici che cos’hai…” mise bene in chiaro. Sapeva che in quel modo l’avrebbe solo provocato maggiormente, ma qualcosa doveva essere successo e lui non aveva intenzione di lasciar correre.

“Tu non c’entri!” tagliò corto lui, ispirando rumorosamente, senza mai addolcire nemmeno minimamente quello sguardo tagliente che Andy doveva ammettere provocasse una certa soggezione. 

“Meno male… Ma non è ancora la spiegazione che sto cercando” gli annunciò tranquillamente, voltandosi verso di lui, posando il cellulare tra le loro due figure, pronto ad un attacco di Mika per riprenderselo, ma abbastanza certo del fatto che non avrebbe osato farlo senza prima rispondere alla sua richiesta di spiegazioni.

Mika osservò il piccolo aggeggio elettronico a pochi centimetri dalla sua mano posata sulle lenzuola ma non la avvicinò, comprendendo pienamente il messaggio che Andy gli stava lanciando e la fiducia che aveva riposto in lui con quel gesto.

Quella mossa apparentemente insignificante, ebbe infatti il potere di tranquillizzarlo e farlo tornare a ragionare, facendogli distogliere l’attenzione dall’oggetto tanto desiderato e portandola sul viso sereno del biondino, che lo osservava paziente.

Andy vide chiaramente i lineamenti rilassarsi e sorrise appena, lasciandolo sbollire del tutto e attenendo senza fretta la spiegazione che era certo sarebbe arrivata a momenti. 

“Il mio italiano fa schifo.” Sibilò con un sospiro pesante, facendo arcuare un sopracciglio al compagno. 

“Non guardarmi così, sto parlando sul serio!” tornò a innervosirsi appena, facendo cadere lo sguardo nocciola sulla cover in finto legno del suo cellulare. 

Andy portò una mano a carezzargli dolcemente una guancia “Cosa te lo fa pensare?” chiese cauto.

“Non lo parlo da meno di 10 giorni e quasi non capisco niente di quello che mi dicono.” Asserì convinto, corrucciandosi di nuovo con sé stesso e raccontandogli quindi delle telefonate fatte quella mattina. 

“Può darsi l’accento del sud Italia sia diverso da quello a cui sei abituato” cercò di rassicurarlo, ma Mika lo contraddisse.

“Andy, Isabella è siciliana… più sud di quello…” gli ricordò quasi stizzito. Ma il greco non demorse.

“Hai ragione, ma Sicilia e Puglia avranno di certo accenti diversi. Prendi il gallese e lo scozzese, uno che ha studiato inglese da pocofatica a capirli, l’Italia è lunga il doppio dell’Inghilterra, è ovvio che ci siano differenze” tentò di farlo ragionare con calma, poi gli venne un’idea, senza dirgli nulla tornò a riappropriarsi del suo telefono, e in un attimo fece il numero della sua insegnante di italiano, mettendo il vivavoce e piazzandolo nuovamente sulle lenzuola tra loro.

Ehi Mika ciao! Sentivi la mia mancanza?” chiese ridacchiando la bionda siciliana, ben sapendo l’ammonizione del “non chiamarmi” che Mika gli aveva dato per quelle settimane di vacanza.

“Ciao Isabella” prese la parola Andy, sperando così facendo cambiasse lingua. 

“Ohi, ciao a te! Che succede?” lo spronò la ragazza, un attimo stranita dalla cosa.

“Senti, c’è qui il tuo allievo in crisi, avrei bisogno che tu gli dica due parole” le chiese spiegandole tutto ciò che Mika stesso aveva appena finito di riferirgli, sperando lei avrebbe saputo cosa dirgli per rassicurarlo.

“Ma Mika tesoro, non dirmi che sei andato in crisi per una cosa del genere? Quante volte ne abbiamo parlato?” gli chiese pacatamente, tornando a fargli il discorso che più di una volta era tornato nelle loro lezioni e non solo. 

“Ma se è solo quello, perché quando ho provato a leggere i giornali non ci ho capito niente??” chiese lui, cercando di farle capire che non si era trattato solo del caso isolato, ma fu Andy a rispondergli quella volta, trovato quello che era certo essere il motivo, parlandogli direttamente vis-à-vis, lasciando che anche Isabella ascoltasse.

“Perché lo sai bene che quando leggi se non sei concentrato fai fatica, tano più in una lingua che studi da poco. Un attimo fa, nervoso com’eri eri, eri tutto fuorché focalizzato su quello che stavi leggendo” gli fece notare molto semplicemente, imputando quella sua mancanza di controllo a qualcosa che non dipendeva dalla una sua volontà e che Mika conosceva benissimo. Un limite di sé stesso a cui era ben abituato ma che gli era momentaneamente sfuggito.

“Andy ha ragione, me l’hai detto tu stesso più di una volta” appoggiò la teoria corretta del greco “Adesso non ci pensare, domani sei in Italia no? Vedrai che come senti di nuovo parlare italiano, tutto ricomparirà magicamente. Stai tranquillo e goditi le ferie!” gli chiese quasi in una supplica a rilassare la mente e lasciare che l’impegno che aveva messo fino a quel momento, tornasse a farlo parlare la lingua di Dante come entrambi sapevano fosse in grado di fare.

“Dici?” chiese un attimo titubante Mika.

“Dico!!” esordirono in coro i due biondi, facendolo sorridere finalmente.

“Ok, ok. Vi ascolto.” Rispose smorzando finalmente il tono ansioso.

“E Andy, se necessario rubagli cellulare, tablet o qualunque cosa serva, ma non permettergli di farsi ulteriori pare mentali in cui possa centrare l’italiano, ok?!” ridacchiò lei, certa di trovare nel 28enne un ottimo alleato.

“Ho già provveduto, e sono pronto a provvedere di nuovo, tranquilla!” la informò con una risata, spedendo una linguaccia al suo ragazzo di fronte, che lo squadrò malissimo, stavolta però con fare scherzoso.

“Perfetto! Buona continuazione di ferie ragazzi!” gli augurò lei “Mika fa’ il bravo e ascolta il tuo ragazzo! Non voglio sentirti fino alla fine delle vacanze!” si raccomandò poi in italiano.

Va benne mammina!” rispose facendola ridere e riattaccando dopo il suo ciao.

Andy finito il colloquio con l’italiana, si lasciò ricadere fiero di sé stesso tra i cuscini, tirando a sé quello zuccone con cui condivideva il letto e la vita, che finalmente stava ridacchiando tra le sue braccia.

“Mi fa male tutto Andy…” piagnucolò appena con una piccola risata lasciandosi stringere dal suo ragazzo. “Non ci crederai, ma anche a me…” ammise il super ginnico greco, che nonostante praticasse calcio, doveva riconoscere che la maggior parte dei muscoli gli dolevano lo stesso.

“Meno male…” commentò Mika, prendendo posto meglio su di lui, di nuovo pervaso da quella sensazione di quiete che precedeva il sonno.

“Meno male un corno!” si lamentò Andy, tirandogli un riccio, respirando anche lui quell’aria di rinnovata tranquillità, e fregandosene beatamente dell’orologio che segnava le 9:30, chiudendo gli occhi e tornando a dormire come aveva avuto in programma di fare da quando si era coricato.

—————-

Buoooondí!
Come vedete, I Penniman non sono arrivati ancora, che già fanno danni!
Fortuna che Andy è cocciuto quanto lui!
ottimo! 
A presto con le caramellinee!
Grazie alle mie onnipresenti commentatrici e alle mie sporadiche ma efficienti! 
Vv
  
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