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Autore: Lady Lara    14/01/2018    3 recensioni
Tratto dall'incipit.
“Mi dispiace … mi dispiace veramente … ma il mio cuore deve restare di ghiaccio!”
La sua mente se ne stava facendo una convinzione e stava alzando dei muri spessi intorno a quel cuore. Ne aveva bisogno perché … perché quegli occhi verdi e quelle labbra di ciliegia, erano riusciti a scalfire quel ghiaccio irrimediabilmente!
Una giovanissima Emma Swan, studentessa universitaria, incontra "casualmente" un giovane che sconvolgerà la sua vita e la condizionerà nelle sue scelte professionali e sentimentali. Il destino è spesso crudele e la vita lascia traumi difficili da superare. L'amore a volte può essere un trauma, specialmente quando ti viene strappato agli albori, quando le speranze sono tante e i sentimenti sono potenti ma, una nuova possibilità fa risorgere la fenice dalle sue ceneri. Emma si chiederà come si è potuta ingannare e innamorare in breve così profondamente. Dovrà lavorare duramente su se stessa per erigere i muri che la proteggeranno, ma se la fenice risorgerà dalle sue ceneri? Sboccerà ancora l'amore? Sarà Emma la fenice? O sarà il bellissimo uomo misterioso che, da un quadro visto in un museo, tormenta i suoi sogni con i suoi magnetici occhi azzurri?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 14
Tradimenti e sospetti
 
L’ultima settimana era stata pesante per la Dottoressa Lorna Stone!
 
Era ritornata la sera prima da Quantico e quel lunedì mattina si sentiva veramente stanca. Era stata chiamata per redigere un profilo su un assassino, cosa non facile, visti gli scarsissimi indizi, e poi aveva condotto l’ennesimo seminario per la formazione di un nuovo gruppetto di “allievi” per l’F.B.I. Quella domenica notte aveva potuto finalmente dormite nel suo appartamento di Boston, lo stesso in cui aveva il suo elegante studio.
Erano le 8,00 di mattina e stava aprendo le tapparelle, consentendo al sole di illuminare la stanza dove campeggiava l’elegante salottino in pelle bordeaux stile “Chesterfield”.
 
Generale fece sentire il suo miagolio da dietro la porta che separava lo studio dal resto dell’appartamento. Quella zona “lavorativa” era off limits per il micio ed esso lo sapeva bene. Quando vedeva la sua amata padrona entrare in quella stanza,  preferiva farsi aprire la porta che dava sul giardino e passare lì le ore, sonnecchiando al sole o arrampicandosi su per gli alberi.
 
– Arrivo Generale! Arrivo! Avrai i tuoi croccantini e la tua passeggiata! Le gocce anti parassiti te le ho già messe, vedi di non sporcarti quel pelo lungo o ti rifarò il bagno!
 
Il gatto le rispose con un lungo miagolio, come se avesse capito l’antifona e volesse protestare in merito al bagno. Lorna sorrise, sapeva che Generale, come la maggior parte dei felini, non prediligesse particolarmente quel tipo d’igiene. Si abbassò e gli fece una coccola, molto gradita, sulla testolina morbida. Generale chiuse gli occhi e si buttò “coccoloso” per terra, aspettando altre carezze.
 
– Sei il solito ruffiano lo sai? Mi ricordi un paio di uomini che ho conosciuto … Ma tu meriti sicuramente le coccole più di loro!
 
Il gatto rosso intanto faceva le fusa, un suono che lo tranquillizzava e che aveva la capacità di tranquillizzare anche Lorna, in quei momenti in cui, sola in casa e triste, lo teneva sulle gambe accarezzandone il folto pelo.
 
– Basta ora “Tesorino”, ti metto la tua ciotola fuori dalla portafinestra, così quando avrai mangiato farai come vuoi in giardino.
 
Il gatto aveva capito gli intenti della padrona e, con un saltello, la superò, correndole avanti, in direzione dell’armadietto dove teneva la sua pappa e voltandosi ogni tanto per controllare che lei lo seguisse veramente.
 
Lorna richiuse la portafinestra dopo aver dato un’ultima occhiata a Generale che aveva ottenuto la sua ambita colazione e si diresse in bagno. Era tornata talmente tardi la sera prima che non aveva avuto la forza di godersi la sua amata doccia rilassante e decise di usufruirne in quel momento. Aprì l’acqua del box doccia e si voltò verso la grande specchiera che rifletteva il piccolo bagno, facendolo sembrare grande il doppio. Si sciolse il nodo della vestaglia di seta bianca e se la fece scivolare dalle spalle, restando nuda. Si contemplò allo specchio e si vide ancora in forma. Per i suoi 39 anni chiunque l’avrebbe potuta definire una bella donna. Aveva ancora il seno alto e sodo e la pancia piatta e tonica, merito non solo dei tre appuntamenti settimanali in piscina e dell’alimentazione salutista ma, anche, del non aver mai partorito o allattato.
 
“Né partorito né allattato …”
 
Il suo sguardo si rattristò e si portò la mano destra sul pube, all’altezza del punto in cui si trovava l’utero.
Lorna aveva un grande rimpianto nei suoi 39 anni d’età. Quello di non essere mai diventata madre!
Si guardò allo specchio con un sorriso sghembo e amaro. L’orologio biologico stava ancora segnando i minuti, i giorni e i mesi. Quanto altro tempo aveva ancora per un progetto di quel genere? Soprattutto … avrebbe potuto mai permettersi un tal progetto?
 
Si voltò verso la doccia e vi entrò, assaporando il getto caldo sul petto. Si poggiò con le mani alla parete della doccia e infilò la testa sotto l’acqua, restando ad occhi chiusi con la fronte poggiata sulle mani strette a pugno.
Avrebbe voluto che l’acqua, che le scivolava in rigagnoli sulla pelle appena ambrata, portasse via oltre alla stanchezza e alla schiuma del sapone, anche i pensieri tristi e i ricordi ad essi ancora allacciati.
 
Pensò a Killian e ad Emma. Voleva un gran bene al giovane Capitano. Per lei era stata la persona più vicina, sentimentalmente, ad un figlio. Certo non avevano la differenza d’età per poterlo essere! Ma l’affetto che aveva per lui era molto simile a quello materno. D’altro canto sembrava che anche per Killian, dopo la loro conoscenza iniziale e la sua spavalderia, si fosse instaurato nei suoi confronti quel tipo di rispetto, stima e affetto che avrebbe riservato più ad una figura materna che alla sua insegnante. Quante volte Killian, in quegli undici anni, si era aperto con lei? Lo doveva ovviamente anche alla sua professione! Ma il tipo di fiducia che Killian aveva in lei andava oltre la sua accertata professionalità. Lorna sapeva che nel loro rapporto si erano incontrati i loro reciproci bisogni, il suo, di avere un figlio, e quello di Killian, di ritrovare una madre che aveva perduto troppo presto.
Non era mai stata l’Analista di Killian in realtà. Non avrebbe potuto esserlo, visto quel transfert tra loro. Aveva preferito essere una confidente e un’amica, tra un seminario e l’altro. Una confidente con una professione che l’aiutava a dargli delle risposte, senza dimenticare i loro ruoli nell’ F.B.I. e nella D.E.A.
 
Lorna ricordò lo sguardo di Killian nel momento in cui gli aveva rivelato che Emma fosse incinta di lui. Sapeva, per le confidenze da lui ricevute negli anni, che Killian aveva avuto molte ragazze. Era un seduttore nato! Nemmeno se ne rendeva conto!
Ma Lorna sapeva che non si era mai veramente innamorato di nessuna. Non fino a quel momento almeno! Era sempre stato bravissimo a mantenersi distante dai sentimenti, aveva recepito perfettamente le lezioni di Lorna. Non per nulla si era guadagnato il nomignolo di “Cuore di ghiaccio”.
 
“Finchè non hai trovato Emma, piccolo Kim!”
 
Anche Lorna spesso, nei momenti di confidenza, lo chiamava Kim, utilizzando il diminutivo che gli aveva affibbiato il fratello Liam da piccolo e con il quale lei lo aveva conosciuto la prima volta che lo aveva incontrato e interrogato alla centrale dell’F.B.I.
 
“Ti sei innamorato di lei perdutamente e perdutamente ricambiato direi!”
 
L’acqua continuava a scivolare sulle membra lisce di Lorna e i pensieri  fluivano  con essa. Ricordò la telefonata della tarda sera del lunedì precedente. Killian l’aveva chiamata che già si era infilata tra le lenzuola e le aveva chiesto o, meglio dire, imposto, di indirizzare Emma verso un ginecologo di fiducia. Le aveva proposto il suo ex marito, sia per la sua conosciuta professionalità, sia per il fatto che il medico fosse ben a conoscenza del lavoro della  ex moglie.
 
Lorna sospirò mentre l’acqua le colpiva il viso alzato. Era il giorno dell’appuntamento con Emma … se avesse accettato di farsi seguire da Federik Victor, l’avrebbe poi dovuto chiamare!
Si odiava per quell’eventualità e francamente sperava che Emma le dicesse di aver già un ginecologo di fiducia dove poter andare.
 
Da quando non vedeva il suo ex marito? Fece un breve calcolo mentale …
 
“Sette anni, dall’ultima udienza per il divorzio …”
 
Non lo vedeva da allora, ma lo aveva sentito spesso telefonicamente. Era lui che la chiamava di solito. Si ricordava del suo Compleanno e le faceva gli auguri,  oppure la chiamava per le festività, con lo stesso scopo: gli auguri! Lorna non sapeva che farsene dei suoi auguri! L’aveva prima distrutta e poi faceva il “Carino”?
 
Pensare a Federik Victor le faceva ancora male, ma era più un dolore nel suo orgoglio ferito ormai. Si diete della stupida a ripensare a quanto lo avesse amato, a quanto avesse tenuto al loro rapporto, di  quanta stima lo avesse investito, quasi fino ad annullare se stessa! Cosa poteva fare l’amore ad una persona!
 
Non aveva giudicato Emma quando le aveva detto di essersi innamorata come in un colpo di fulmine del “suo” Kim. Lorna non si poneva mai in atteggiamento giudicante, con nessuno, ne tantomeno con i suoi pazienti. In materia d’innamoramento poi, men che meno!
Conosceva bene il “colpo di fulmine”! Lo aveva vissuto proprio per il suo ex marito.
Pensando alle sensazioni provate in quella situazione, ricordò il suo primo incontro con lui e ciò che ne era conseguito.

 
--- 0 ---

Si era appena laureata in Psicologia e aveva fatto domanda per entrare nell’F.B.I. Aveva una passione per l’investigazione, oltre che per la Psicologia, ed era convinta che avrebbe potuto dare un suo contributo tra i Federali. Era interessata in particolare alle personalità delinquenziali e il suo sogno era di diventare una “Profiler” esperta.
In breve la sua domanda era stata accettata, aveva un ottimo curriculum di studio, ed era stata chiamata per un colloquio. Pochi giorni dopo aveva ricevuto una raccomandata in cui le si diceva di presentarsi a Quantico per iniziare il suo corso di addestramento e studio nell’F.B.I. Il corso sarebbe iniziato a Settembre e lei avrebbe avuto quell’estate libera per “raccogliere” le idee e per fare un viaggio che da anni desiderava fare. Desiderava vedere l’Austria e in particolare la sua capitale: Vienna.
 
Lorna non veniva da una famiglia ricca, i suoi genitori erano semplici impiegati in una industria  di Boston, ma avevano cresciuto lei e i suoi due fratelli in modo più che dignitoso e decoroso. Sia lei che i fratelli avevano frequentato l’università e avevano contribuito alle spese familiari lavorando part time. Aveva sempre fatto in modo di avere una piccola autonomia economica, per gestirsi le sue spese per gli studi e anche per qualche piccola soddisfazione personale. Per la Laurea i genitori le avevano voluto regalare il viaggio che lei desiderava da tanto.
 
Era partita in quella metà di luglio, subito dopo aver saputo di essere stata ammessa a Quantico e con la sua migliore amica aveva preso l’aereo per Vienna, facendo prima scalo a Londra. Proprio durante lo scalo aveva notato il giovane alto e biondo che, facendole un sorriso simpatico, si era voltato verso di lei mentre depositava il suo bagaglio a mano nel vano dell’aereo. Il giovane occupava un posto più avanti e,  durante l’ultima fase del viaggio, si era voltato più volte a guardarla. Anche Tiny se ne era accorta! La sua amica le aveva dato tante di quelle gomitate che Lorna pensava di averne i lividi sul costato!
All’aeroporto di Vienna si erano persi di vista. Sapeva di lui solo che era atterrato a Vienna e si chiese se l’avrebbe incontrato nuovamente.
Le due settimane seguenti visitò la bella capitale austriaca con la compagnia di quella buontempona di Tiny e gli ultimi due giorni di permanenza decisero di recarsi a visitare la Sigmund Freud-Haus. Per una studiosa di psicologia e ammiratrice del padre della psicanalisi era a dir poco ” d’obbligo” una visita alla casa museo di Freud, in Berggasse 19!

Lorna aveva girato in quelle stanze del primo piano della palazzina, tra i cimeli e gli oggetti antichi che Freud amava collezionare. Mentre osservava la libreria con la vetrina, posta nello studio “del padre della psicoanalisi”, si accorse, dal riflesso nei vetri, di un giovane alto che le giungeva alle spalle. 
 
– Peccato che il divano usato da Freud per le sue famose sedute, sia stato portato via! Si trova a Londra, dove si era rifugiato a causa della persecuzione degli ebrei, qui sono rimaste solo le poltrone!
 
Lorna aveva trattenuto il fiato. Il giovane le aveva parlato sommessamente all’orecchio, con voce sensuale e un lieve accento tedesco.
 
– Ti sarebbe piaciuto allungarti su quel divano e giocare al dottore e la sua paziente con me?
 
Il biondo giovanotto, incontrato sull’aereo, era piuttosto diretto e a Lorna, alla quale non piacevano i mezzi termini, gli fece un sorriso ironico e gli rigirò la domanda.
 
– Magari a te sarebbe piaciuto allungarti su quel divano e giocare al paziente con la sua dottoressa ... con me!
– Sei una donna dominante?
– Forse!
– Ma io sono un “vero” dottore, mi sentirei meglio nella mia parte!
– Ooh! Ma io sono una vera Psicologa e mi sentirei molto bene anche io nella parte del dottore!
 
Erano scoppiati a ridere e poi passati alle presentazioni. Federik Victor aveva origini tedesche e i nonni materni erano austriaci. Abitavano nella palazzina opposta a quella della Casa-museo di Freud e lui, avendola vista in strada con la sua amica, intenzionata ad entrare, l’aveva seguita per conoscerla. Aveva un paio d’anni più di Lorna e si era laureato in medicina pochi mesi prima. Ogni estate si recava a Vienna per passare un po’ di tempo con i suoi anziani nonni e i parenti materni. Viveva a Londra con la madre vedova e un fratello più piccolo, suo padre era stato docente di Matematica applicata e fisica all’Università di Cambridge. Il genitore avrebbe visto di buon occhio che il suo figlio maggiore seguisse le sue orme, ma non si era certo rammaricato di vederlo laureare in medicina, peccato che non aveva potuto vederlo veramente, essendo passato a miglior vita l’anno prima!
 
Tiny li aveva trovati a parlare fitto fitto nello studio di Freud e dietro le spalle di Federik aveva fatto una serie di gesti a Lorna, sgranando gli occhi nell’aver capito che si trattasse proprio del “biondo” dell’aereo.
 
Gli ultimi due giorni di permanenza a Vienna, Lorna li aveva passati con lui, mentre Tiny si dava agli ultimi acquisti di souvenirs. L’ultima sera era stato molto romantico il loro incontro e dopo la cena, insieme ed una bella passeggiata sul Danubio, si erano scambiati il loro primo bacio, con il rammarico di doversi lasciare troppo presto.
Avevano parlato dei loro sogni, dei loro progetti futuri … Lorna aveva detto a Federik del suo prossimo inserimento nella scuola di Quantico e lui le aveva raccontato di voler frequentare una specializzazione in ginecologia in America, probabilmente proprio alla famosa università Bostoniana di Harvard.
 
Il sentimento che era nato tra loro, così velocemente, mescolato ad una forte attrazione fisica, li aveva portati, nel giro di due anni, a decidere di sposarsi.
 
Quando Lorna aveva conosciuto Killian era sposata già da un paio d’anni ed era ormai la “profiler” che aveva voluto diventare nell’unità dei “Cacciatori di cervelli” dell’F.B.I. con il grado di Tenente.
In quell’occasione aveva conosciuto Sebastian Jefferson. Per la prima volta in vita sua Lorna aveva provato un’attrazione fisica fortissima nei confronti di un uomo che non fosse suo marito. Non immaginava certo che l’Agente scelto Jefferson sarebbe diventato uno dei suoi allievi nel seminario sulla seduzione e sull’autocontrollo. Né aveva mai saputo o sospettato che l’Agente Sebastia Jefferson si era iscritto a quel seminario per starle vicino e avere la possibilità di frequentarla.
Sebastian e Killian erano i due Agenti più belli del seminario e sarebbero stati usati nelle azioni di copertura anche con scopi seduttivi. Lorna li aveva preparati a non farsi coinvolgere emotivamente da quelle situazioni e loro due erano sempre stati molto in gamba.
 
– Sulla vostra capacità di seduzione non ho nulla da insegnarvi! Per quello ci ha pensato madre natura! Ma riguardo al coinvolgimento emotivo con i vostri agganci, dobbiamo parlarne per bene!
– Dici che ho buone possibilità naturali di sedurti Lorna?
 
Sebastian era sempre esplicito in modo imbarazzante, spiritoso e gioviale nel farle palesi avances.
 
– Dico che con me hai buone probabilità di ritrovarti con la testa rotta Seb! Specialmente se continui a chiamarmi Lorna invece che Signor Tenente!
 
Killian si ritrovava a guardare sia Lorna che Sebastian ridendo sotto i baffi, sapeva che a Seb lei piaceva veramente, su Lorna aveva dubbi, sapendo che fosse molto affezionata al suo marito medico – ginecologo tedesco!
 
Dopo il seminario i due Agenti speciali erano stati inseriti nella D.E.A e si erano visti più raramente. Nei due anni seguenti Lorna aveva lavorato parecchio e spesso aveva dovuto stare fuori per settimane. Federik si era inserito ormai in un reparto di Ginecologia del Boston Children's Hospital e viveva sempre con maggior insofferenza il lavoro di sua moglie. Sembrava quasi che il lavoro di Lorna fosse un rivale per lui e non mancava occasione per sottolinearlo alla consorte.
 
Quelle due prime settimane di Aprile, di sette anni prima, Lorna era stata chiamata a Los Angeles dalla sezione locale dell’F.B.I. Si trovava a chilometri di distanza da suo marito e mai come in quei giorni ne aveva sentito così tanto la mancanza! Lo aveva chiamato spesso e lo aveva sentito sbrigativo nelle telefonate. “Nulla di strano”, aveva pensato, era in reparto, stava lavorando, ma anche nei momenti di pausa era stato così.
Quei giorni Lorna aveva avuto forti nausee e aveva rigettato ogni mattina, anche prima di colazione. Aveva capito il motivo e ne era felice! Aveva saltato il ciclo e facendo i calcoli dall’ultimo rapporto che aveva avuto con il suo Federik, le probabilità di aspettare finalmente un bambino erano alte. Non aveva resistito a tornare a casa e aveva fatto il test nella camera d’albergo che l’F.B.I. le aveva riservato. Non era nella pelle quando aveva visto comparire le due lineette rosa! Avrebbe voluto chiamare suo marito subito, ma la voglia di vedere la sua espressione quando glielo avrebbe detto era più forte.
Aveva finito il lavoro tre giorni prima del previsto e, con l’intento di fare una doppia sorpresa a suo marito, aveva salutato i colleghi e si era fatta accompagnare da uno di loro all’aeroporto. Avrebbe dovuto rientrare a Boston il Martedì seguente, ma quel sabato, in primo pomeriggio, era già a casa. Sapeva che Federik aveva il turno di riposo in quel week – end, visto che aveva lavorato il precedente, e immaginava di finire subito a letto con lui, per dirgli poi la bellissima novità. Aveva deciso durante il viaggio che avrebbe dato le dimissioni dall’F.B.I. avrebbe continuato il suo lavoro come psicologa e psicoterapeuta privata, dandosi più spazio per la famiglia rispetto al lavoro. Le sembrava giusto nei confronti del nascituro, inoltre suo marito ne sarebbe stato felice!


Non sempre l’idea di fare una sorpresa è un’idea felice! Come era successo a Killian con suo padre, anche a Lorna la sorpresa le si era rivoltata contro!

Aveva aperto la porta dell’appartamento in cui viveva con suo marito e aveva visto subito una giacca da donna e una borsetta sulla sedia dell’ingresso. Aveva pensato che suo marito avesse ricevuto la visita di una collega, capitava a volte, ma non l’aveva sfiorata l’idea peggiore. Era entrata nel living, pensando di trovarli lì o nella stanza attigua adibita a studio, ma non vi era nessuno. Sulla scrivania vi era il cellulare di suo marito e la tentazione di aprirlo fu troppo forte per lei. Lo schermo si illuminò sull’ultimo messaggio ricevuto. Le si gelò il sangue. Era arrivato verso le 11,00 di quella mattina. Era di una certa Patty che diceva:
 
- Amore sono sotto il tuo appartamento, sicuro che tua moglie torna martedì? Non ho portato la camicia da notte …
 
Il messaggio finiva con una faccina che faceva l’occhiolino. La risposta la fece ghiacciare ancora di più.
 
– Amore lo sai che non ti servirà nessuna camicia da notte né altro fino a martedì mattina?
 
In quel momento Lorna aveva scoperto dove e con chi fosse suo marito in quel momento. Era proprio lì, nel loro appartamento, precisamente nella loro camera da letto, nel loro letto!
Sentì la gola seccarsi completamente e ronzarle le orecchie. Era un incubo quello che stava vivendo! Il peggiore che avrebbe potuto spezzare i suoi sogni e le sue speranze!
Quello era il “suo” Federik Victor? Disse che non poteva essere! Quella era solo una storia di sesso! Lei mancava da giorni e lui aveva avuto quel bisogno! Sicuramente quella tizia era una escort a domicilio! Una mercenaria del sesso!
 
Voleva crederlo con tutta se stessa ma il suo pollice automaticamente schiacciò il pulsantino per scorrere i messaggi …

Sentì mancarle il pavimento sotto i piedi. I messaggi precedenti risalivano almeno a tre mesi prima. Si trattava di una relazione sentimentale vera e propria. La donna si sbilanciava più di Federik in quello che diceva. Era a volte sdolcinata nei suoi  messaggi ed altre volgare, faceva riferimento a sensazioni provate con lui nei vari modi possibili dei loro incontri sessuali. Parlava di vivere insieme, dichiarava di volere un figlio da lui. Lo rimproverava di non aver ancora detto a sua moglie che amava lei e che voleva lasciarla. Lui le faceva promesse e dichiarazioni, dicendole che non era facile mollare sua moglie dalla sera alla mattina, ma presto sarebbero andati a vivere insieme!

Lorna sentiva il dolore lancinante che le stava stringendo lo stomaco e i visceri. Come aveva fatto a non accorgersi di nulla? Era stata così presa da se stessa e dal suo lavoro da non essere riuscita a vedere negli occhi di suo marito il cambiamento? Lei lo amava profondamente e lui si stava comportando in quel modo da viscido verme traditore? Aveva portato quella donna nella loro alcova addirittura?! Quante volte era potuto succedere in quei tre mesi? Si rese conto che poteva essere stato possibile!

Decise di salire le scale che portavano alla stanza da letto. Ormai già stava soffrendo. Se doveva farsi del male e spezzarsi definitivamente il cuore, lo avrebbe fatto fino in fondo.
Trovò la porta della stanza appena poggiata, non completamente chiusa. Erano tranquilli nella loro privacy, sapevano che lei era lontana!

 
– Patty sei fenomenale!
 
I gemiti e i complimenti che Federik rivolgeva alla donna accoccolata tra le sue gambe, mentre agiva in una fellatio, fecero provare un profondo schifo in Lorna. In un momento tutto ciò che aveva sempre provato per quell’uomo crollò miseramente.
I cocci di quegli anni di vita insieme sembrarono staccarsi dal suo corpo e finire rumorosamente a terra, sbriciolati come un bicchiere infrangibile ormai infranto.

Quello era stato il loro amore? Un “fragile” bicchiere infrangibile?
 
– Santo Dio Lorna! Non dovevi tornare martedì?
– Si … forse era meglio se fossi tornata martedì Federik! Ma quanto ancora sarebbe andata avanti questa farsa?
 
La donna intanto si era ritirata seduta al fianco di Federik e abbracciata a lui si era tirata su il lenzuolo.
 
– Si copre signorina? Fa bene … si è visto abbastanza di lei ormai! Questa è la sua giacca e questa la sua borsetta. Mi sono presa la briga di portargliela. Si rivesta e vada via da questa casa per favore. Ti aspetto nello studio Federik!
 
Il dolore, dell’amara sorpresa erano diventate rabbia in Lorna. Non sapeva neppure lei come stava riuscendo a mantenere la calma e la freddezza, quando, invece, dentro il suo cuore stava gridando!
Quella donna non aveva particolare avvenenza, aveva forme abbondanti e dei chili di troppo. Lorna pensò che avesse qualità che a lei mancavano, poiché il confronto fisico la feriva violentemente. Era più intelligente di lei? Ci sapeva fare meglio a letto? Aveva concesso a suo marito “cose” che lei non gli aveva concesso? Scendendo in cucina vide che avevano pranzato insieme. I piatti erano ancora nel lavello. Evidentemente presi dalla passione non si erano dati il tempo neppure di lavare i piatti. Il disgusto l’assalì nuovamente. Federik non sapeva cucinare … quella donna aveva cucinato per lui, nella sua cucina, con le sue pentole e i suoi piatti. Ogni intimità con suo marito era stata rubata da quella donna e lui aveva lasciato fare, complice di quel furto ai danni di sua moglie …

 
Aveva sentito i passi per le scale, frettolosi, e la porta dell’ingresso chiudersi.
Suo marito si palesò nello studio dove lei lo aspettava cinerea.
 
– Mi dispiace Lorna … te lo avrei detto in un altro modo, non volevo che lo scoprissi così!
– Come me lo avresti detto? Tramite lettera di richiesta di separazione dell’avvocato? Dimmi perché Federik …
- Mi sono accorto di aver smesso di amarti Lorna!
 
Era abbastanza! Nulla al mondo può far più male che sentirsi dire di non essere più amati! Corrisponde ad una morte! Quello era! La morte dell’amore!
 
Lorna sentì un forte dolore al ventre. Una specie di scoppio. Si piegò in due per il dolore.
 
 – Lorna che hai!
– Vattene via Federik lasciami sola! Non voglio più vederti!
 
Federik era un traditore, uno della peggior specie, ma era un professionista nel suo lavoro e aveva capito che c’era qualcosa che andava oltre nel malore di Lorna. Le corse vicino cercando di tirarla su per farla allungare sul sofà posto nello studio. Lei rifiutava il suo aiuto. Non piangeva, ma faceva smorfie per il dolore. I pantaloni chiari iniziarono a macchiarsi in modo sempre più vistoso di rosso.
 
– Lorna da quando sei incinta? Stai perdendo il bambino!
– Nooo! Non voglio perderlo! Non voglio perdere anche lui!
 
--- 0 ---
 
Lorna ricordava la corsa all’ospedale, la sala chirurgica allestita in fretta ….

Tutto era finito quasi prima di cominciare. Federik aveva lasciato Patty. Per lui non era certo il grande amore! Aveva cercato il perdono di sua moglie, ma Lorna aveva ormai una ferita profonda dentro di sé che pur rimarginandosi avrebbe lasciato una cicatrice vistosa. Non avrebbe mai potuto dimenticare cosa le aveva fatto suo marito. Forse se avesse avuto il loro bambino avrebbe provato a superare tutto. Forse ci sarebbe in parte riuscita per amore del piccolo, avrebbe cercato di lottare per salvare il suo matrimonio, ma ora, nulla la legava più a quell’uomo. Aveva ancora affetto nei suoi confronti, l’avrebbe sempre avuto, ne era certa! Sapeva però che non avrebbe mai più avuto stima nei suoi confronti, ormai lo considerava meno di zero nel suo valore! Quello non sarebbe più tornato come prima e non poteva tornare con un uomo che non considerava più tale!
 
In quei sette anni di separazione e divorzio, Federik aveva provato più volte a riavvicinarsi. Lorna aveva alzato i muri emotivi che insegnava ai suoi allievi. Doveva pur difendersi no? Sapeva che ora  intrattenesse una relazione con un’ostetrica che lavorava con lui. L’altra precedente era un’infermiera del suo reparto che era stata licenziata per comportamenti equivoci anche nei confronti di altri medici. Non era proprio una brava ragazza, da quanto si era visto! Peccato che per una così Federik avesse distrutto la sua famiglia!
 
L’acqua scorreva ancora sul corpo di Lorna e portò via l’ultimo pensiero. Si accarezzò nuovamente il basso ventre.
 
 “Peccato per il mio piccolo innocente che non è mai nato!”
 
Mise ancora il viso sotto il getto dell’acqua prima di chiudere il rubinetto. Anche le due lacrime stillate dai suoi occhi scivolarono via.
 
***
 
Ore 10,00.
Emma era raggiante quella mattina! Quando Lorna le aprì la porta dello studio, per farla accomodare, la giovane le riservò un sorriso smagliante.
 
– Ho il sospetto che tutto proceda meravigliosamente Emma!
– Lorna sono felice come non mi sentivo da tanto! Questo piccolo è la mia gioia ancora prima di nascere!
 
Lorna abbozzò un sorriso intenerita, la capiva, la capiva molto bene!
 
– Le nausee sono ancora forti?
– Questa settimana è andata meglio, mia zia mi ha portata da un bravo ginecologo!
“ Signore ti benedico! Non dovrò parlare con Federik! Emma ha già un suo ginecologo!”
– Mi ha prescritto dell’acido folico! Non ho fatto l’ecografia, poiché sono andata senza appuntamento al pronto soccorso, ma il dottore mi ha dato appuntamento per domani. Farò l’ecografia nell’ambulatorio ospedaliero dove è dirigente medico. Il dottor Federik While è molto simpatico e affabile! Lo hai mai sentito nominare?
“Non ci posso credere!”
– Si Emma … lo conosco bene! È il mio ex marito!
 
Strane le coincidenze che capitano non volendo! Emma spontaneamente era andata proprio dall’ex marito di Lorna. Sarebbe stata una sorpresa anche per Killian, ma Lorna pensò di dirglielo in un modo da tenerlo sulle spine.
 
***
 
Erano le 23,00 e il cordless sul comodino di Lorna squillò insistentemente.
 
– Killian! Possibile che non riesci a chiamarmi in orari più decenti?!
– Scusami Lorna ma si tratta della donna che amo e di mio figlio!
– Si, si Casanova!
-  L’hai convinta ad andare da Federik?
– No Killian, mi dispiace! Ci ha pensato sua zia ad instradarla!
 
Con un sadico divertimento Lorna sentì il silenzio di disappunto dall’altra parte del telefono.
 
– Stai tranquillo Kim! L’ha instradata bene! Le ha trovato un ottimo medico! Lo stesso che volevi tu!
– Vuoi dire che si tratta comunque del tuo ex?
– Esattamente Capitano! Posso tornare a dormire ora!
 
Killian rise dall’altra parte.
 
– Certo Lorna! Scusami e buona notte!
– Sogni d’oro anche a te Capitano!

 
A pochi chilometri di distanza da Lorna,  Killian Jones teneva ancora il suo cellulare poggiato sulla guancia. Il sorriso si spense sul suo viso. Aveva ancora tanto da fare! Il laccio si stava stringendo sempre di più intorno al collo di Gold e dei suoi complici.  Milah si era rivolta al Centro dove l’aveva indirizzata e due Agenti donne, del suo team, erano riuscite a farla parlare in dettaglio di quanto sapeva. Il giovane Hans era stato arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti quella stessa mattina, ancora i giornali non ne avevano dato notizia, Emma non poteva ancora saperlo, ma intanto non ci sarebbe stato per lei il pericolo di essere avvicinata in qualche modo da quel “bastardo”! Hans era ancora sotto torchio della D.E.A.
 
Si alzò dalla scrivania e si diresse verso lo specchio che separava la stanza da quella in cui  il giovane stava subendo da ore l’interrogatorio. Aprì l’audio e rimase ad ascoltare. Hans era ad un ottimo punto di “cottura”!
Secondo Killian, ancora pochi minuti e lo spacciatore avrebbe risposto sinceramente ad ogni domanda che gli era stata rivolta fino ad allora in tutte le salse.
 
All’improvviso il ragazzo scoppiò in un pianto isterico.
 
– Il “Professore” mi ha incaricato di trovare altri studenti fidati per smerciare la “roba”, non ho fatto tutto io!
– Chi è il “Professore”?
– Si tratta del Professore Robert Gold, insegna alla Facoltà di Storia dell’arte. Lui non si sporca mai le mani, ma è lui che ha i contatti!
– Hai conosciuto qualcuno di questi contatti?
– Si, un certo Porky! Un grassone vestito sempre elegantemente. È il suo soprannome, guai a chiamarlo così!
– Come si chiama in realtà?
– Non lo so come si chiama! Ma ho sentito uno dei suoi chiamarlo Catania! Penso che sia un altro soprannome, ha un accento strano …
- Che accento?
– Credo sia italiano!
– Che gli ha detto il tizio che lo ha chiamato Catania?
 – Mi sembra che gli abbia detto che un certo Mangaso o Manguso,  non ricordo bene, lo voleva a telefono!
– Anche l’altro aveva quell’accento?
– Si! Era vestito elegante pure lui ed era armato, ho visto la pistola sotto la giacca!
– Chi altro ha spacciato con te degli studenti che hai trovato?
– Una ragazza che mi ha mandato Gold, era una sua studentessa, credo che fosse anche sua amante, ma non so se è vero … me lo ha detto lei di esserci andata a letto, ma stava fatta quando lo ha detto!
– Come si chiama?
– Lucy Anderson, è al terzo anno di Storia dell’arte!
 
Uno dei due agenti che interrogavano Hans uscì dalla stanza e si diresse verso Killian.
 
– Hai sentito Capo?
– Si Alec! I due tizi somigliano alla descrizione fatta da Milah dei tipi andati a cena a casa sua. Fai vedere qualche disegno al ragazzo, vediamo se tra di essi riconosce i due che corrispondono agli uomini detti da Milah. Intanto Seb rintraccerà Lucy Anderson.
 
Mentre Alec prendeva alcuni identikit dall’archivio e li mescolava con i due disegnati sotto descrizione di Milah, Killian telefonava a Jefferson per incaricarlo di rintracciare la ragazza. In due minuti gli aveva inviato i dati che aveva ottenuto intrufolandosi nell’archivio della segreteria universitaria tramite internet,  Jefferson l’avrebbe trovata più facilmente e l’avrebbe tenuta sotto controllo per arrestarla al momento giusto.
 
Tornato al vetro che lo separava da Hans, Killian lo sentì riconoscere i due tizi. Erano precisamente quelli dei due identikit di Milah. Killian sapeva a quale Cartello appartenessero, aveva solo bisogno di prove e testimoni. Hans e Milah lo erano e correvano anche dei rischi. Dovevano essere messi in protezione. Milah già lo era fortunatamente!
 
***
Contemporaneamente. Casa Gold.
 
Robert Gold si rigirava tra le mani il quaderno a fiori che aveva trovato sull’ultimo ripiano della libreria qualche giorno prima. Sua moglie era sparita da qualche settimana ormai. Aveva pensato che fosse stata rapita per un ricatto dal Cartello rivale a quello a cui apparteneva. Aveva informato Manguso chiedendo il suo aiuto per rintracciarla, ma, nonostante i vari agganci  del suo “amico”, di Milah non c’erano tracce. Non aveva potuto chiamare la polizia, troppo delicata la sua posizione, sarebbero uscite delle informazioni su di lui, dei sospetti, e non poteva correre il rischio di essere collegato alla Mafia.
Milah faceva una vita molto ritirata con lui, giusto che usciva per la spesa una o massimo due volte a settimana. Chi avrebbe notato la sua assenza? Non aveva amicizie, era riuscito ad isolarla da tutti! Non aveva parenti. Tutto sommato poteva aspettare di essere contattato da chi l’aveva presa.
Era un periodo strano quello! Diversi carichi di droga erano spariti e i due Cartelli si stavano accusando reciprocamente. Era stato ucciso anche un faccendiere che stava facendo il doppio gioco tra i due Cartelli. Anche Manguso si era fidato di quell’Irlandese, ma a quanto pareva l’avvocato Kim Steward voleva la torta tutta per sé, facendola in barba sia al Cartello degli Irlandesi che a quello degli Italiani. Era stato ritrovato nel fiume, bello farcito di piombo nel petto! Aveva avuto quello che meritava!
Milah era scomparsa qualche settimana dopo e Gold non aveva certo collegato la cosa a quel tizio!
 
– Maledetta puttana! Te ne ho date pure poche! Ho allevato la serpe in seno! Non avevo idea che avesse conosciuto “l’irlandese”. Se non fosse stata così stupida da avere un diario non l’avrei mai sospettato!
 
Robert Gold guardava il quaderno a fiori che aveva trovato pochi giorni prima. Lo aveva letto dalla prima all’ultima pagina. Sua moglie vi scriveva tutti i soprusi che subiva da lui. Ad un certo punto aveva cominciato a parlare di un bel ragazzo che aveva conosciuto per caso. Visto il nome che aveva scritto sulla pagina, contornandolo di cuoricini e fiori, era chiaro che si fosse infatuata di lui. Andando avanti aveva scoperto che con quel suo nuovo amico c’era finita a letto e le era piaciuto parecchio. Lo vedeva tutti i lunedì mattina e andavano in un Motel a fare l’amore.
Gold stritolò con le mani il quadernino.
 
– Maledetta! Non è stata rapita! È scappata di casa! Il bastardo l’aveva mollata raccomandandole di andare in un centro antiviolenza! Scommetto che l’ha usata per carpirle informazioni sui miei affari! In fin dei conti l’irlandese stava facendo il doppio gioco con i suoi clienti del Cartello. Milah non sapeva un granché ma a questo punto non mi posso fidare più. Se è andata veramente a quel “Centro” che lui le aveva consigliato, potrei essere già sotto il mirino della Polizia! Devo “sparire” prima che vengano ad arrestarmi, ma ancor prima ho qualche cosa di urgente da fare!
 
Scaraventò il quadernino accartocciato sul divano e, preso il cellulare, digitò un numero. Una voce dal forte accento siciliano rispose dall’altro capo.
 
– Professore bello! Che ti serve a quest’ora di notte? Ti manca la bella mogliettina ah?!
– La “bella mogliettina” va ritrovata assolutamente Tony! Ti darò l’indirizzo di un Centro. Non è stata rapita!
– Cosa mi dici Prof?!
 
Tony Manguso, boss del Cartello gestito dalla Mafia, era saltato seduto sul letto, la cosa era anomala se quella donna era addirittura fuggita!
 
– Falla trovare Tony! Può danneggiarci! Manda i tuoi ad indagare a partire dal “Centro”, scopri dove la tengono, poi … sai quello che devi fare!
– Peccato! Mi sarebbe piaciuto spassarmela con lei, sempre con il tuo permesso “amico”!
– Non mi interessa Tony! Se la trovi puoi anche spassartela con lei prima di eliminarla!
 
Tony  rise divertito al capo opposto del telefono.
 
– Un’ultima cosa Tony …
- Che?
 – Indaga su Kim Steward!
– Quel traditore? È morto da due mesi ormai!
– Si lo so! Scopri chi lo ha fatto fuori!
– Sono stati i suoi compari irlandesi! Stava fregando anche loro!
– Ne sei certo Tony? Qualcosa mi puzza! Ho scoperto che Milah aveva una tresca con lui!
 
Tony Manguso rimase in silenzio. Nella sua mente iniziarono a profilarsi una serie di possibilità e una di queste aveva un nome in sigla: D.E.A.
 



 
   
 
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