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Autore: Harry Fine    15/01/2018    3 recensioni
In questa storia, Adrien, Marinette, Lila, Alya, Nino, Natanhael, Juleka, Rose, Alix e molti altri personaggi saranno i sopravvissuti ad una guerra estremamente particolare. La guerra tra gli umani e i mutanti. Essi sono stati catturati e usati come schiavi, ma c'è ancora chi crede nella pace. Ma c'è anche chi è convinto del contrario. E tutti saranno coinvolti in una battaglia senza esclusione di colpi.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Erano passate quasi tre settimane dalla fine della terribile battaglia tra mutanti che aveva scosso Parigi fin nelle ossa. 
Quest'ultima era stata addirittura dichiarata ormai inabitabile per chiunque fosse umano.
Troppi edifici pericolanti e incidenti erano derivati dal terribile scontro contro Papillon e le varie sommosse che erano quasi all'ordine del giorno nei mesi antecedenti ad esso.
Era dunque diventata ufficialmente una città fantasma.
Nessuno passava più per le strade o osservava i monumenti distrutti.
Ormai anche le forze militari anti mutante erano state smantellate in quella parte della Francia.
L'unica traccia di vita rimasta era l'Istituto, l'unico luogo ospitante mutanti rimasto.
Lì la vita era ripresa più o meno normalmente dopo la fine del conflitto. 
I ragazzi e gli adulti, incluse le nuove reclute, si stavano dando da fare ogni giorno per riparare i danni causati dalla prima comparsa di Papillon e continuare il loro lavoro di salvataggio dei loro simili nel mondo.
Ma anche lì si respirava un'aria molto tesa e quasi elettrica.
La rabbia e la diffidenza per il tradimento dei ragazzi che avevano scelto di combattere con l'uomo farfalla era ancora palpabile e il maestro Fu, anche con tutta la sua flemma e la sua tranquillità, non si era ancora del tutto ripreso.
Nonostante questo, però, la vita ora stava scorrendo di nuovo tranquilla.
Solo che Marinette era ancora molto preoccupata per i suoi amici.
Era stato difficile recuperare, sia fisicamente che mentalmente, ma tutti loro avevano reagito molto male quando Chloè e gli altri mutanti traditori erano tornati a chiedere asilo e lo avevano ricevuto.
Specialmente perché, se almeno alcuni come Mylene, Ivan e Max avevano dimostrato di essersi seriamente pentiti della loro scelta… per altri non era stato così. 
E questo non aveva certo reso gli altri più propensi a perdonarli.
Lila e Alya tenevano costantemente d'occhio tutti e nove, soprattutto Chloè e Sabrina, mal sopportando addirittura la loro presenza.
Juleka non rivolgeva più la parola a nessuno di loro, reagendo anche con rabbia a volte, e perfino Rose, la più compassionevole e dolce del gruppo, li guardava con disgusto, esattamente come Nino.
Nathaneal non aveva mostrato particolari reazioni, ma visto il modo in cui li ignorava costantemente e non rispondeva a nessuna loro domanda, anche lui era ancora furibondo come gli altri.
Per quanto riguardava Alix… Nino, Nathaneal e il Signor Raincomprix avevano dovuto letteralmente placcarla per impedirle di rompere qualcosa a Kim e Jalil, ma di certo i suoi fantasiosi e coloriti insulti avevano fatto effetto, visto il modo in cui si aggiravano a testa bassa per le stanze.
Ma la ragazza coccinella era preoccupata soprattutto per Adrien.
Dopo la morte di suo padre era diventato apatico.
Non mangiava quasi niente, dormiva pochissimo e non reagiva a nessuno stimolo.
Tutti loro avevano provato a consolarlo, provocarlo e spronarlo in ogni modo, ma non era servito a niente. 
Una volta i loro amici avevano lasciato un cesto di croissant farciti in camera sua e lui non li aveva nemmeno toccati.
La sua situazione stava seriamente precipitando, ma non sapeva cosa fare.
Si stava scervellando da ore su cosa dirgli o cosa fare per cercare di farlo stare meglio, ma non le veniva in mente niente!
Ironicamente, però, quando alzò lo sguardo, vide di essere arrivata di fronte alla camera del biondo.
Era lì che si era praticamente segregato da tre settimane.
Provò allora a bussare.
《A-Adrien? Ci… ci sei? Sono… sono Marinette.》 
Le rispose solo il silenzio.
《Ehm… perché non esci? Ci sono ancora alcune parti da ricostruire, potremmo aiutare gli altri.》
Anche stavolta, neanche un suono arrivò alle sue orecchie.
Ora stava seriamente iniziando ad innervosirsi e pure spaventarsi.
Ok. In quei giorni era uscito pochissimo, ma quella totale mancanza di risposte era fin troppo strana.
《Adrien! Esci fuori! Lo so che stai male, ma stare chiuso lì dentro non ti farà sentire meglio!》
Aprì la porta, entrando nella camera, ma non trovò nessuno.
Ma quando guardò il letto, lo trovò perfettamente intatto. Non una piega o un segno.
Il suo cuore perse un battito. Corse verso l'armadio.
Niente nemmeno lì. Non ci trovò niente.
Tutti i suoi vestiti erano scomparsi.
La giovane, sempre più consapevole di ciò che era successo, si precipitò nel bagno con il cuore in gola.
Ma anche lì la attendeva una brutta sorpresa. Tutti i vari effetti personali erano spariti.
Il suo cuore sprofondò per lo spavento e, anche se aveva sperato fino all'ultimo di essersi sbagliata, ciò che temeva si era realizzato.
《Non è possibile.》 Disse tra se.
Corse fuori come una furia dalla stanza e si avventurò a tutta velocità per i corridoi, cercandolo in lungo e in largo.
Non poteva essere fuggito così. 
Adrien non li avrebbe mai abbandonati in quella maniera!
Avevano vissuto insieme per settimane e nel frattempo avevano riso, si erano divertiti, avevano combattuto, detto e fatto esilaranti stupidaggini e lo avevano reso uno della loro famiglia.
Anzi, per lei era anche più speciale di così!
E credeva che, dopo quel bacio, anche per lui fosse lo stesso.
Lo cercò praticamente in ogni stanza del primo piano, ma senza mai trovarlo.
Tentò ovunque, perfino negli sgabuzzini e nelle sale comuni, ma nulla.
Alla fine, stava quasi per crollarle sulle ginocchia. 
Aveva gli occhi lucidi di tristezza e frustrazione. Come aveva potuto fare una cosa simile!?
Senza una parola, un saluto o, anche meglio, delle scuse!
Ma poi, vide un movimento. 
Un'ombra era passata rapidissima davanti ad una finestra, salendo sul tetto .
Un'ombra con due scintillanti occhi verdi.
《Adrien!》 Esclamò lei.
Senza pensarci due volte, attivò il suo Miraculus e saltò attraverso la finestra.
Non lo avrebbe fatto scappare in quel modo. Non senza una spiegazione plausibile e assolutamente convincente!
Con la sua frusta si appese al cornicione e saltò anche lei sul tetto.
Appena atterrò, iniziò a corrergli dietro.
Il ragazzo gatto era velocissimo, saltava con agilità, usando i cornicioni come trampolini e percorrendo le tegole senza fatica, ma lei non era da meno.
Non le importava se lui non voleva parlarle. Se aveva intenzione di andarsene in quel modo, lo avrebbe inseguito anche fino in capo al mondo pur di capire perchè!
Le sue ali si mossero e la portarono immediatamente davanti a lui.
《Fermo dove sei!》 Intimò al biondo, che si bloccò subito.
Un brivido di paura gli attraversò la schiena. Doveva ammettere che era davvero spaventosa e affascinante al tempo stesso.
Dritta come non mai, gli occhi azzurri che mandavano lampi puntati dei suoi e un'espressione seria e decisa sul volto lievemente rosso per la corsa.
《Dove credi di andare così?》
Lui si riscosse e abbassò gli occhi. 《Ehm… io…》
《Tu…? Tu cosa!? Te ne stavi andando alla chetichella senza dire niente a nessuno! Senza dire niente a me!》
《Ascolta, Mylady…》
《No. Tu ascolti me!》 Lo zittì imperiosa e con la frusta in mano.
《Lo so che hai passato dei momenti molto difficili negli ultimi tempi. Anzi, momenti terribili. Ma non è una scusa per abbandonarci. Abbiamo tentato di starti vicino, e ti giuro che io più di tutti ti posso capire. È un'esperienza traumatica perdere i propri cari di fronte ai propri occhi. Ma fuggire non serve a nulla!》
《Mari…》
《E poi tu non sei uno che si comporta in questo modo! Non sei uno che prende e scappa come un bambino senza dire niente a nessuno. Che tu lo voglia o no, poi, tutti quelli che vivono qui ti vogliono bene. Io ti voglio bene. Anzi, molto molto più che bene! E non voglio che tu te ne vada! Quantomeno dammi una spiegazione!》.
Era arrossita per l'imbarazzo e la foga, ma non le importava.
Non si sarebbe mossa di lì.
Adrien assunse un'aria malinconica.
《Sono stato un idiota a non dirlo almeno a te, lo so. È solo che vedere la tua faccia al momento dell'addio mi avrebbe sicuramente spinto a rinunciare. Ma io ho bisogno di partire.》.
Aveva sempre un sorriso vagamente triste in faccia, quasi come se volesse scusarsi, ma l'altra non mollò la presa, nonostante il nodo che aveva alla gola.
《Perché? Perché non puoi restare qui con noi? Perché non puoi restare con me!?》
Aveva di colpo sentito gli occhi inumidirsi per la rabbia e la tristezza. Il suo cipiglio autoritario e minaccioso si era di colpo sgretolato di fronte a quelle frasi.
Forse non gli era stata abbastanza vicina da fargli capire che con lei poteva aprirsi, o forse  semplicemente lui non lo aveva fatto perché non la ricambiava come lei invece si era illusa.
L'altro sospirò, la situazione stava prendendo una brutta piega. 
《Lo sai il perché Marinette…》
《Voglio sentirtelo dire.》
《Semplicemente non voglio più coinvolgervi nei miei problemi》
Stavolta, Marinette rimase spiazzata.
《Cosa?》
《Papillon era mio padre e ha scatenato tutto quel disastro per vendetta e rabbia nei confronti degli umani per ciò che è capitato a me e a mamma. Non era neanche un vostro problema, ma tu, Nino e tutti gli altri siete ci comunque rimasti invischiati. E non voglio che succeda ancora.》
《Non è qualcosa che puoi decidere da solo! Se ti abbiamo aiutato in quella lotta, è perché lo volevamo.》
《Ma non è stato comunque giusto. Tutti voi avete passato momenti da inferno e io non lascerò che ne viviate altri a causa mia. Io amo questo posto. È stata la casa che desideravo, ma non posso più rimanere qui. Lo capisci?》
Quella dannata tristezza non voleva lasciare i suoi occhi verdi.
E ormai quelli azzurri di lei erano bagnati.
《Dove andrai allora?》
Il biondo esitò. 《Non lo so. Ho una faccenda in sospeso, ma non so dove trovare chi sto cercando.》
La realizzazione attraversò la mente della ragazza.
《Tu vuoi andare alla ricerca dell'assassino di tuo padre》.
L'altro si morse le labbra.
《Adrien… è una pazzia! Non sai dove potrebbe essere o che aspetto abbia! Non sai chi è o perché lo abbia fatto e nemmeno come trovarla!》.
L'altro sorrise con spavalderia. 《Sono pieno di risorse, Mylady.》.
L'altra abbassò lo sguardo. Sapeva che era giusto lasciarlo andare. Rinchiuderlo nell'istituto non sarebbe stato giusto, ma semplicemente l'idea di lasciarlo andare via le provocava amare stilettate al petto.
Si sentiva un'egoista, ma non poteva farci nulla. Voleva che lui non la lasciasse indietro. Sperava di poter colmare la sua perdita, ma si vergognava troppo per dirlo ad alta voce.
Voleva stare con lui. Voleva sentire il suo calore e le sue braccia attorno a sé, udire la sua risata e le sue pessime battute e percepire di nuovo le sue labbra sulle proprie.
Voleva essere felice con lui.
《Hey, questo non è un addio.》 Le disse lui, riscuotendola.
《Potrei venire con te.》 Tentò lei un'ultima volta, ma il biondo scosse la testa.
《Sarebbe meraviglioso, ma il tuo posto è qui. Tutta la tua vita lo è.》
《E tu fai parte di quella vita.》
L'altro le prese il mento e la baciò di nuovo.
La familiare sensazione di nodo allo stomaco e della gola secca la colsero.
Rispose al contatto con trasporto. E questo durò a lungo, pieno di dolcezza, desiderio e energia.
E quando si divisero, lui la strinse.
《Non ti devi preoccupare, Mylady. Ti ho detto che non è un addio. Non mi importa se saranno settimane, mesi o anni quelli che dovrò aspettare. Ti prometto che tornerò da te. E non ti lascerò a nessuno, parola di gatto.》.
Poi, con un salto, attraversò rapidamente il giardino dell'Istituto, oltrepassando il cancello e correndo velocissimo sull'asfalto, riservando un ultimo cenno di saluto alla sua lady prima di defilarsi.
Lei sorrise fiduciosa. 
《Ti aspetterò》.
   
 
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