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Autore: shira21    15/01/2018    0 recensioni
Elizabeth ha conosciuto Lysandro al liceo, trovando in lui un porto sicuro dopo la morte dei genitori, e quando anni dopo si mettono insieme pensa che sia solo la normale evoluzione della loro amicizia.
Ma come fidanzati iniziano ad avere dei problemi: lui è sempre più distante e lei vuole di più.
Poi una sera, incontra il suo migliore amico, Castiel, e in quegli occhi grigi scopre un anima simile alla sua.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Lysandro, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Mi tremano le mani, sono assurdamente nervosa per quanto io mi ripeta che non ha senso. La festa, se così la vogliamo chiamare, è in pieno svolgimento e anche se non ho invitato decine e decine di persone sembrano tutti a loro agio.
Eppure a giudicare dal bicchiere che tengo in mano, sto ancora tremando!
«Sono felice che tu mi abbia invitato, non pensavo...»
Mi giro e mi ritrovo a guardare gli occhi chiari di Iris. Rispetto alla solita esplosione di colori che si porta addosso ogni volta che la incontro, o che la incontravo, devo dire che stasera è piuttosto sobria ma anche elegante. Il vestito nero senza spalline le arriva a metà coscia e il corpetto in pizzo la fascia meravigliosamente. L'unico colore è la treccia rossa posata con noncuranza sopra il tessuto.
«Io non credevo che avresti accettato l'invito quindi direi che siamo in due ad essere sorprese!» Forse mi è uscito più ironico di quello che volevo ma grazie al cielo lei non sembra prendersela. Al contrario, prende un bicchiere dal tavolo e si appoggia al muro accanto a me. Restiamo qualche secondo in silenzio prima che Iris risponda alla mia ultima frase. «Non capisco perché non avrei dovuto accettare: mi stai simpatica!»
Devo essere sincera, le sue parole mi fanno piacere. Sono calde come una coperta offerta durante una nevicata.
«Anche tu mi stai simpatica» mi esce con un filo di voce, prima di guardarci con la coda dell'occhio e sorriderci.
Nella stanza ci sono Irene che chiacchiera con alcune ragazze che onestamente non ho mai visto mentre Adam non le stacca gli occhi di dosso. Ci sono alcune persone che ho conosciuto al lavoro e un paio di ragazzi che hanno lavorato alla ristrutturazione della casa.
Alcuni hanno portato anche dei bambini, ce ne sono tre in tutto, e per la prima volta mi chiedo come sarebbe vedere i miei figli tra queste mura, a giocare a pochi passi da me mentre io chiacchierò tranquilla con le amiche.
L'immagine mi da una strana sensazione. Sembra quasi nostalgia.
«La festa è carina, ci saranno una ventina di persone e si stano tutti divertendo. Inoltre la casa è probabilmente una delle più belle che io abbia mai visto. Allora perché hai quell'espressione così triste?» La voce di Iris mi riporta alla realtà e nel farlo quasi mi strozzo con lo champagne.
Devo fare un paio di respiri profondi prima di riuscire di nuovo a respirare.
«Come?»
Ma Iris ridacchia dal sopra il bordo del suo bicchiere. «Scusa, a furia di stare accanto a Priya ho iniziato ad essere molto diretta con le persone. Fidati, lei è anche peggio!» Sposta lo sguardo da me fino a una ragazza con la pelle caramellata e i capelli ancora più scuri e da divertita diventa dolce. Priya è china su una delle due bambine, quella con i capelli castano rossiccio e gli occhi azzurri che mandano lampi, mentre cerca di blandirla con un coniglietto di peluche. Sento la sua risata fino a qui, leggera.
Poi, come se avesse sentito il nostro sguardo su di sé, alza gli occhi di un azzurro quasi trasparente e sorride con dolcezza a Iris.
«Siete così carine insieme» mi sfugge prima che possa riconnettere il cervello alla bocca.
Iris mi guarda sorpresa prima di scoppiare a ridere. «Grazie! Spesso carine non è il primo termine che viene in mente alla gente quando ci vede insieme...»
«E qual'è?»
«Strane, anormali o indecise... una volta un tipo mi ha detto che capisce i gay ma non le lesbiche e che una donna sta con un altra donna perché non è mai stata scopata a dovere!»
«Che stronzo!» Esclamo esterrefatta, facendo girare più di una testa. Lo so, posso sembrare raffinata ma non ci sono termini raffinati per descrivere certa gente.
Iris si mette a ridere «Wow, penso che tu sia ancora più diretta di me», prima di tornare a sorridere nel suo solito modo caloroso ma calmo. Noto anche che le sono diventate le guance rosse: per far parte di una band, ha davvero poco piacere ad essere al centro dell'attenzione.
Prima però che posso dirle nulla la sento mormore con una voce tanto bassa che devo chinarmi per sentirla «Onestamente essere arrabbiata con te per quello che hai fatto a Lys sarebbe da ipocriti visto com'è nata la mia storia con Priya!» Io la guardo sorpresa e, dopo essersi morsa il labbro, aggiunge «Tra me e lei non è sempre stato facile. Certo, ora siamo felici... viviamo insieme e abbiamo adottato Nevaeh ma all'inizio... oddio, è stato una guerra arrivare a questo punto, a partire dai miei sentimenti per Priya».
«Non capisco... siete tanto innamorate che lo capirebbe chiunque!»
«Anche tu e Castiel lo siete eppure Lys non se n'è accorto» e io sento le guance diventare più rosse dei suoi capelli. Iris fa un risolino imbarazzato e continua «Allo stesso modo non l'aveva capito il mio ragazzo!»
«E quindi come avete fatto a trovarvi?» Le chiedo al colmo della curiosità. Con la coda dell'occhio vedo Irene andare verso la porta principale, subito seguita da Adam, ma sono troppo impegnata ad ascoltare Iris. Potrà non piacerle ma di certo sa come catturare l'attenzione!
«Io e Priya ci siamo conosciute al liceo. Suo padre è un diplomatico e per anni si è spostato da posto all'altro trascinandosi dietro tutta la famiglia. All'epoca ero molto timida mentre lei era persino più esuberante di com'è adesso. Era come fuoco vivo e io la povera falena che continuava ad avvicinarsi pur sapendo di rischiare di bruciarsi», so cosa intende! «Poi una sera, eravamo a casa mia con alcuni compagni per una cena e avevamo deciso di fare un gioco: scrivere delle penitenze su dei foglietti e poi, girando una bottiglia, chi capitava doveva sottostare a quello che c'era scritto sul biglietto». Mi sorride e scrolla le spalle «A me è capitato di dover baciare Priya. L'abbiamo presa sul ridere ma non fidarti da chi dice che un bacio non è nulla di ché: non c'è momento più importante di un primo bacio!»
Io mi rendo conto che nell'intensità delle parole del suo racconto non ho più bevuto neanche un goccio, il bicchiere ancora mezzo pieno.
«E poi cosa è successo?» Le chiedo portandomi finalmente il bicchiere alle labbra ma prima che lei possa dire nulla o io bere sentiamo un vociare confuso all'ingresso.
«Non credo che lei sia stato invitato!»
«Onestamente, non so chi sia lei ma o si sposta da sola o la sposto io!»
Oddio... quella voce!
Resto a guardare Castiel litigare con Irene in una sorta di trance finché il bicchiere non mi scivola di mano, finendo a terra e rompendosi in mille pezzi con un suono simile a uno sparo.
Ogni cosa si blocca, non respiro neanche quando lui si gira e mi guarda.
M'immergo nei suoi occhi grigi e me ne ritrovo prigioniera esattamente come la prima volta che l'ho visto.
Come in una scena da film, mi sembra che siano tutti spariti e vedo soltanto lui, bello come non mai nonostante abbia il volto stanco. Poi fa un passo verso di me e sento tutta l'agitazione, il panico e sì, anche un pizzico di rabbia, riversarsi in me. Per questo, dopo aver passato gli ultimi mesi a comportarmi come la peggio stalker per vederlo, ora che è di fronte a me mi giro e scappo via.

Attraverso la porta finestra che da sul giardino e sento alcune voce chiamarmi tranne la sua.
Mi siedo sul dondolo che ho appeso a un vecchio albero, alla faccia delle norme di sicurezza. Se prima mi sembrava di tremare allora adesso sto per avere una crisi epilettica!
Purtroppo Wolf è nella mia stanza e Irene stra gestendo al posto mio la situazione con i miei ospiti, quindi sono sola.
Beh, non proprio sola a giudicare dalla punta degli anfibi che si fermano davanti a me.
«Devo dire baby che fai abbastanza schifo a scappare!» La voce è divertita e dolce e al mio cuore basta questo per sciogliersi.
Non lo vedo da così tanto che ho dimenticato che gli basta starmi vicino per accendermi come un fuoco d'artificio.
«Baby, guardami!» Ma io scuoto la testa, ostinata quanto una bambina di cinque anni.
«Okay» sussurra, talmente piano da farmi credere che lo stia dicendo più a se stesso che a me. Non capisco quali siano le sue intenzioni fino a quando non appoggia le ginocchia a terra in modo che il suo volto sia all'altezza del mio. E quando appoggia un dito sotto il mio mento costringendomi ad incrociare il suo sguardo mi rendo conto che mi sto per mettere a piangere.
«Ciao» e il suo sorriso è dolce, la cosa migliore che abbia mai visto.
«C-ciao».
«Piacere, mi chiamo Castiel. Sono un chitarrista e un idiota. Sai mi ricordi una ragazza che una volta ho visto sfiorare con aria adorante un tavolo da biliardo e che da allora non mi più uscita dalla testa!»
A quelle parole mi esce un suono che un misto di una risata e un singhiozzo. Ricordo bene quella sera al locale, come fosse successo ieri.
«Piacere di conoscerti, Castiel» sto al suo gioco, ora come allora «sembra una ragazza importante per te... avete più giocato a biliardo?»
Il suo sorriso diventa più profondo mentre mi risponde «Purtroppo no, anche se le avevo assicurato che ci saremmo divertiti parecchio!»
Due piccole lacrime mi sfuggono dagli occhi mentre mi viene in mente quando si era chinato a sussurrami quelle parole. Castiel mi prende il volto tra le mani e me le asciuga con i pollici.
«Ti prego, Lizzie, basta lacrime! Non c'è nulla che mi faccia stare peggio che vederti piangere... o sentirti piangere, anche attraverso una dannata segreteria!»
«Hai sentito i miei messaggi?» Sono sorpresa lo so ma a un certo punto avevo iniziato a pensare di star parlando solo per me stessa. Invece lui si avvicina e posa la sua fronte contro la mia «Tutti. Ho ascoltato ogni singolo messaggio che mi hai lasciato!»
«E allora perché non mi hai mai risposto?»
«Perché... Lizzie, baby, io e te abbiamo fatto tutto nel modo sbagliato e onestamente non saprei neanche come o da dove ricominciare!» Apro la bocca per parlare ma la sua occhiata mi zittisce. «Quando Lysandro ci ha trovato mi sono sentito... non lo so neanche descrivere. Mi stava sfuggendo tutto delle mani e non sapevo come reagire e... e quindi me la sono presa con te. Neanche per un attimo pensavo che tu mi stessi per davvero incastrando ma...»
«Avevi paura?»
Castiel si morde il labbro e ho nostalgia delle volte in cui ero io a farlo.
Alla fine sospira e dice «Sì, onestamente avevo paura. Sai quando mi sono reso conto di essermi innamorato di te? Quella dannata sera sulla terrazza e la cosa mi terrorizzava a morte perché, onestamente, chi sceglierebbe me quando può avere qualcuno di tanto perfetto quanto Lysandro?»
Ogni sua parola va a fare breccia nelle mie già inesistenti difese. Castiel mi ama!
Mi.
Ama!
E mi rendo conto che le sue insicurezze sono impresse a fuoco dentro di lui e io ho contribuito solo a renderle più forti. Con uno slancio inaspettato mi butto su di lui, facendolo finire con la schiena a terra. I miei capelli creano un piccolo sipario intorno a noi, isolandoci dal resto del mondo. Con le gambe ai lati della sua vita e il seno schiacciato contro il suo petto, lo guardo negli occhi e mi chino fino a quando i nostri nasi non si sfiorano, i nostri respiri diventano una cosa sola. E quando parlo faccio in modo che capisca davvero ogni mia parola, che la senti e l'assapori.
«Io preferisco te. E, per amor del cielo, Cassy anche io ho paura. Paura che tu ti renda conto di quante paranoie ho nella testa, paura che tu possa incontrare una ragazza più bella di me, paura del futuro... ma ho ancora più paura al pensiero di svegliarmi ogni giorno e scoprire, come negli ultimi sei mesi, che tu non ci sei più sapendo che ti ho perso nel momento in cui ti avevo finalmente trovato. Quindi sì, ho paura ma ti amo. Per cui mettiti bene in testa che tra te e lui sceglierei sempre te... dio, tra te e sette miliardi di persone sceglierei sempre e comunque te!»
Castiel mi fissa con la meraviglia negli occhi prima di infilare le mani tra i miei capelli e tirarmi verso la sua bocca. E quando ci baciamo, è come la prima volta. Inizia piano, un semplice sfiorarsi di labbra poi sospiro di piacere ed entrambi perdiamo il controllo. Mi morde il labbro inferiore, facendomi inarcare, e mi pare quasi voglia marchiarmi come sua. Ed esattamente come la prima volta diventiamo presto troppo affamati per essere delicati.
Non sapevo quanto bello fosse baciare fino a quando non ho conosciuto questo ragazzo. Tra le sue braccia torno ad essere viva, ogni terminazione nervosa vibra al contatto con la sua pelle.
Quando ci separiamo, abbiamo entrambi il fiatone.
«Mi perdoni, Lizzie?»
Quasi faccio le fusa quando usa il nomignolo che mi ha dato lui. «Come faccio ad essere arrabbiata quando porti delle argomentazioni così valide?»
Castiel affonda il volto sul mio collo e ridacchia. «Sai, forse ora dovresti tornare a casa dai tuoi ospiti...» e io lo so che siamo sdraiati a terra, che ho lasciato i miei ospiti da soli e che francamente chiunque ci veda in questa posizione penserebbe male eppure mi rannicchio di più contro il suo petto, le mie dita perse tra i suoi capelli infuocati e mormoro semplicemente «Che si arrangino... io a casa ci sono appena tornata!» Perché una volta ho sentito dire che casa è quel posto che ti manca quando vai via e per me, quel posto, è tra le braccia di Castiel.
   
 
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