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Autore: Natory28    16/01/2018    4 recensioni
[Clexa AU]. One shot senza pretese. Clarke si è sposata da poco con Lexa, inseguito all’ennesimo litigio con la madre, Abby, si sfoga scrivendo sul suo diario, liberandosi di quei pensieri e quei sensi di colpa che l’angosciano. Introspettivo spaccato di vita vera che rende chiaro, più che mai, quando delle piccole cose possono diventare ostacoli insormontabili.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Abigail Griffin, Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PRIMA PARTE


Caro Diario,

è un po' che non scrivo su queste pagine, saranno passati... quanto? Quindici anni. Ti ricordi di me? No, hai ragione ho lasciato passare troppo tempo. Comunque sono Clarke, Clarke Griffin e tu sei il mio ‘caro diario’. Non mi ricordo neanche perché non ti ho battezzato con un nome meno banale, ma farlo adesso non credo sia più sensato oramai.

Non so neanche il perché oggi senta tutta questa necessità di scriverti… ma che dico? So benissimo il perché di questo mio improvviso bisogno. Semplicemente ho pensato che tu potessi essere la mia cavia sacrificale per il mio sfogo di cui, ti giuro, ho un estremo bisogno.

Con te mi sento tranquilla, inconsapevolmente mi distrai e la cosa più bella è che non puoi chiedermi come sto. Sono io che, solo se voglio, sono libera di dirtelo. Lexa negli ultimi giorni me lo chiede fin troppo spesso, ed io dico sempre la stessa cosa: sto bene. Oh già, che sbadata, tu non la conosci Lexa. Beh ti piacerebbe. Comunque lei è mia moglie. Ci siamo sposate l'anno scorso. È stata una giornata memorabile, piena di gioia e allegria.

Ma sto divagando...

Per rispondere alla domanda che non fai, ma a cui io voglio disperatamente rispondere: sono uno straccio. Mi sento letteralmente uno schifo. Il mio cervello sta affogando, inondato da pensieri e parole dette con rabbia e lacrime sfuggite al controllo, cose dette d'impulso volte solo a far del male come una lama tagliente.

Comunque il mio malessere è tutto dovuto ad una litigata piuttosto seria con mia madre, Abby Griffin.

Il medico chirurgo che ha smesso di lavorare solo per badare a sua madre, mia nonna Rose che, tra parentesi ha cresciuto la sua unica figlia – io - facendomi diventare la persona che sono oggi. Io adoro nonna Rose è la persona più importante del mondo dopo Lexa.

Tornando a quella serata, ci siamo prese a parole molto duramente davanti a Lexa e a mio padre, nella serata pizza settimanale. Non pensavo esistessero ancora persone così false al mondo e tanto meno che potesse essere mia madre una di loro. Sono venute fuori delle cose che mi hanno colpito ed affondato. Spero solo che la nonna non abbia sentito nulla, confido nella sua sordità, perché sono sicura che ci sarebbe rimasta male. Ha un principio di Alzheimer, ci riconosce ancora, anche se la memoria comincia a farle difetto.

Quindici anni fa ho detto al grande chirurgo, Abby Griffin, di essere gay. Inizialmente è stata comprensiva, non ha fatto scenate o che altro, stupendomi notevolmente. Sembrava che l’avesse presa bene, appunto: sembrava. L'unica cosa che mi ha chiesto è stata quella di non dirlo a nessuno, né alla nonna né agli amici di famiglia né tanto meno agli zii, e che a papà ci avrebbe pensato lei.

All’epoca ero troppo presa dal fatto di aver vuotato il sacco per preoccuparmene e, forse ingenuamente, le ho dato corda, non capivo perché non potessi dirlo alla nonna. Ok, forse non avrebbe capito subito, all'epoca aveva ottant'anni, ma ancora oggi sono sicura che lei mi avrebbe accolta come se nulla fosse cambiato.

A conti fatti ho sbagliato, non avrei dovuto acconsentire a quella specie di ricatto. Avrei dovuto parlare con mia nonna, con i nostri amici di famiglia cogli zii. Avrei dovuto gridare al mondo di essere follemente e perdutamente innamorata di Lexa... ma, all'epoca, forse il timore e la mia costante premura di soddisfare tutti tranne me stessa ha prevalso. Così per l'ennesima volta mi sono fatta controllare e raggirare da lei.

Circa un anno prima al mio coming out sono uscita di casa. La mia insofferenza era diventata evidente anche ad un cieco. Nonostante lei non sapesse ancora nulla - magari ne aveva il sospetto non lo so - la nostra coesistenza non poteva andare oltre. Mia nonna fu la prima a notare il mio malessere e, insieme a mio padre, mi aiutarono ad evadere da quella gabbia. E meno male, se no… altro che litigi.

Il tempo è passato senza che me ne accorgessi. Dopo qualche anno Lexa si è trasferita a casa mia e la mia felicità è esplosa completamente. Onestamente è passato tutto in secondo piano, mia madre e mio padre sapevano e accettavano la cosa, o almeno questo è quello che credevo.

E interessante come le diatribe, celate da sentimenti non espressi, vengano fuori come problematiche che fino al giorno prima tu non avresti mai catalogato come tali. Invece è così, con un'inezia ti esplodono in faccia. Ogni singolo problema, ogni singola tua mancanza, ti viene spiattellata davanti con rabbia e risentimento come un rigurgito schifoso e maleodorante.

Magari è veramente colpa tua, sei talmente impegnata a vivere la tua vita felice, che non ti accorgi dell'infelicità di una, che insiste a farti pesare ogni singola goccia della sua triste esistenza parcheggiando l’intero carico sul tue spalle. E tu sei lì, che accumuli il peso, innalzando il tuo livello di sopportazione ad un limite che neanche tu pensavi di raggiungere, sopportando frecciatine e dispetti detti fra i denti, atti solo ed esclusivamente a farti del male. Ah, ma prima o poi i nodi vengono al pettine e credo che l'altro giorno io e la mamma ci siamo arrivate.

È partito tutto da una cosa apparentemente banale, io e Lexa stiamo cercando una casa più grande. Vogliamo ingrandirci, non per aumentare la famiglia, le figlie di Anya - la sorella di Lexa - sono più che sufficienti da gestire, ma per avere un posto tutto nostro e leggermente più grande di un bilocale. La casa dove stiamo ora, appartiene a me e a mio padre Jake. Quindi mi è sembrato naturale voler parlare con lui e mia madre. Anche se sapevo benissimo che lei avrebbe dato di matto, cogliendo la palla al balzo per urlarmi contro.

Ovviamente non sono rimasta delusa dalle mie aspettative, il suo comportamento è stato scontroso e ostile dal momento in cui io e Lexa abbiamo messo piede a casa loro. Abbiamo fatto a mala pena in tempo a mangiare la pizza e dopo la sua arroganza ha prevalso, sbalordendomi con le sue recriminazioni miste ad insulti pesanti.

Subito ha obiettato sulla fatto di cambiare casa, anche perché la sua opinione legge. Se lei non è d’accordo sono gli altri che si devono adattare abbassando la testa e ad acconsentire alla sua richiesta... ma questa volta no mamma! Comunque, a suo modo di vedere, io e Lexa, non abbiamo nessun bisogno di cambiare dimora, lei la ritiene più che sufficiente e cambiarla sarebbe solo una cosa inutile e dispendiosa. Quando l’ho sentita dire cose del tipo: ‘ma non vi va più bene quella dove state? Perché mai dovreste cambiarla? Non ha senso…’. Io mi sono limitata a dire un freddo e lapidario ‘NO’ per poi farmi prendere dalla collera più assoluta. Mi è completamente partito l’embolo. La sua strafottenza mi ha mandato fuori di testa e, ovviamente, non nel senso buono. Lexa ha provato in tutti i modi a calmarmi, ma ormai non c’era più niente che mi potesse fermare.

Lei non ha nemmeno voce in capitolo in tutto questo, tanto meno sulle decisioni mie e di mia moglie. Quando mi ha rinfacciato di pensare solo a me stessa e che non avevo rispetto per lei è stata la fine.

Ha continuato ad inveirmi contro dicendomi di essere solo un'egoista, di pensare solo a me stessa e a Lexa, alla nostra vita e che avrei dovuto interessarmi più a loro, perché loro sono la mia famiglia. Errore, mia cara mamma. Sai la novità? Lexa è mia famiglia, un normale ciclo di vita che tu lo voglia o no.

L’unica accusa valida che mi ha fatto è che non ho mai tempo. È vero ultimamente lavoro molto, ma di questi tempi forse è meglio così. Di sicuro non ho la possibilità di stare in panciolle come ha fatto la grande Abby, che ha semplicemente smesso di lavorare. Comunque, per la cronaca, mi sembra di fare già abbastanza.

Quando chiamano corro sempre, cerco di fare del mio meglio, ma non è mai abbastanza. La maggior parte delle volte che mi telefonano sono solo sciocchezze, ma io continuo a correre. Solo quando succedono le cose serie lo vengo sempre ad imparare per ultima. Un esempio lampante è stato quando nonna Rose è finita al pronto soccorso perché era caduta, beh, io lo sono venuta a sapere solo la sera tardi quando era già a casa.

Il suo modo di essere essere opprimente e apprensivo continua a persistere, esattamente come faceva quando ero ancora un'adolescente. Non molla la presa e questo è a dir poco soffocante.

Tra tutti gli insulti che mi ha rivolto, mi ha anche accusato di essere una menefreghista. Rinfacciandomi che lei sono due anni che non esce con papà e che io mi sarei dovuta proporre per restare a casa con la nonna, così che loro due possano uscire per un giro o cose così. Onestamente passare il tempo con nonna Rose non mi disturberebbe per niente, anzi, e sono sicura che non darebbe noia neanche a Lexa, lei adora mia nonna, ma tra tutte le doti che ho - compresi pregi e difetti - la lettura del pensiero ancora mi manca.

Non posso immaginarmi le cose. Chiedermi le cose è solo riservato alle cazzate, tipo metterle a posto il cellulare, l’iPad o robe simili. E poi tutte le santissime volte che le chiedo come va, sembra un disco rotto: bene, come vuoi che vada?! Io lavoro tutto il giorno e quando arrivo a casa sono stanca e vorrei passare la sera con mia moglie, ma questo ambizioso programma spesso viene turbato dalla irrequieta telefonata di mia madre che mi mette sempre di pessimo umore.

Quella stessa madre che mi ha rinfacciato di non aver mai accettato né me né il mio matrimonio, che quindi mi ha tollerato solo per il quieto vivere. E bello venire ad imparare queste cose dopo quindici anni. Ha persino accusato Lexa di avermi cambiato: 'questa non è più mia figlia ed è tutta colpa tua'.

A quelle parole non volevo credere alle mie orecchie. Con un braccio ho fatto scivolare Lexa dietro di me, facendole da scudo contro mia madre. Come si è permessa di dirle quelle cose? Per un attimo l'idea di prenderla a schiaffi mi ha sfiorato, ma io non sono così e poi lei non ne vale la pena. Mio padre ha provato ad intervenire, ma le nostre urla hanno preso il sopravvento e lui è sempre stato troppo buono per riuscire a sovrastarle.

Come ho detto prima: tutti i nodi vengono al pettine. E sta volta è quella buona. Si è spinta troppo oltre, ha detto una volta di troppo che non sono più sua figlia. Beh, se è  quello che vuole… è quello che avrà.

Io sono gay, amo Lexa e con lei sto costruendo la mia famiglia. Ed è con lei che voglio passare il resto della mia vita, non sarà certo Abby Griffin ad impedirmi di essere felice. Con il suo egoismo, la sua infelicità e il suo voler sempre essere al centro dell'attenzione, si sta facendo terra bruciata attorno. A me dispiace per la nonna e mio padre, ma adesso ho bisogno di mettere distanza tra me e il grande chirurgo in declino.

Lexa mi ha visto piangere un giorno intero, cercando di coccolarmi e sussurrandomi parole dolci per farmi stare meglio. La sua rabbia nei confronti di mia madre è diventata come un vulcano in eruzione e non posso certo darle torto, mi ama e vuole proteggermi esattamente come me nei suoi confronti.

Tuttavia sono sempre più convinta che sono io che me ne metto troppo, ma ora basta. Sono veramente stanca di tutti questi sensi di colpa che si è sempre divertita ad instillarmi.

E il momento di vivere e con Lexa al mio fianco non ho più paura di niente.

Non so se mia madre se ne farà una ragione e, a dirla tutta, non mi interessa. Non mi impedirà di vivere la mia vita, con Lexa, mia moglie, la mia famiglia. Lei è tutto quello di cui ho bisogno e lo sarà sempre.

Grazie caro Diario, come sempre non mi hai deluso, ti sei preso carico di tutto il mio bagaglio di pensieri senza protestare. Poter scrivere queste cose mi ha fatto bene, non ti ringrazierò mai abbastanza per il tuo tacito aiuto, ma adesso mi scuserai… spero proprio di non aver più bisogno di te, almeno per un po’. A meno che non decida di scrivere anche tutte le belle esperienze che io e Lexa affronteremo insieme… in tal caso preparati… perché ho intenzione di annoiarti a non finire.

Ciao, caro Diario e alla prossima.

Clarke.

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NOTE AUTRICE.

Onestamente non so che scrivere in queste note. A volte ti mancano le parole e non riesci a dire quello che pensi. Ed io mi sento proprio così in questo momento.

Ho solo due cliché che al momento calzano a pennello. Il primo è questo: Quello che non ti uccide ti fortifica… e non c’è cosa più vera. L’altro invece assomiglia più ad una preghiera: Vivi e lascia vivere, ma soprattutto VIVI….

Scusate per lo sfogo, e soprattutto scusato per avervi rubato tempo prezioso… ma a volte non riesco a far tacere i miei pensieri e l’unico modo che ho è scriverli.

Un abbraccio

Lory

   
 
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