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Autore: KomadoriZ71    16/01/2018    2 recensioni
{ One Shot | Darus(Dulse)&Zoey(Zossie) | Ultramegalopoli | Settima Gen. | By Xavier }
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"Necrozma è stato sconfitto grazie all'intervento di Ludomir, il campione di Alola, Ultramegalopoli è ormai tornata alla sua oscura normalità e i suoi abitanti possono nuovamente uscire di casa, eppure qualcuno non sembra ancora esser molto contento"
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Half of my heart is in Alola

 

 

 

 

 
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Ultramegalopoli era una città all'avanguardia, dotata delle più sofisticate tecnologie per permettere ai propri abitanti di vivere al meglio, unico difetto forse l'assoluta assenza di luce naturale, ma nemmeno questo era un problema sentito dalla popolazione, poiché la luce artificiale riusciva a penetrare in qualsiasi anfratto nascosto della metropoli e a scoprire miglia e miglia di altrimenti oscuri tracciati stradali, tutto grazie all'altissima torre che si ergeva nel nucleo centrale della città, che irradiava la preziosa illuminazione quasi fosse un faro in mezzo all'oceano in una notte senza luna. I cittadini stessi, dopo generazioni e generazioni trascorse in quell'ambiente, avevano mutato il proprio fisico per adattarsi a quella condizione, infatti la loro pelle aveva totalmente perso qualsiasi pigmento di melanina assumendo una colorazione cianotica, e lo stesso avevano fatto le loro iridi, talmente chiare da risultare quasi trasparenti come specchi d'acqua limpida.
Darus queste cose le sapeva bene, ed aveva sempre amato la propria patria, tanto da esser diventato un membro dell'Ultrapattuglia allo scopo di proteggerla da qualsiasi pericolo esterno, missione che era riuscito ad adempiere grazie al supporto della sua piccola collega, Zoy, più simile ad una sorella minore che ad una collaboratrice e, ovviamente, grazie al Campione di Alola.
Il terrore per Necrozma era ormai svanito e Ultramegalopoli era tornata alla monotona tranquillità di sempre, non c'erano stati particolari festeggiamenti per la liberazione dal Pokémon, o per l'onore del giovane eroe, ogni abitante si era limitato a gioire chiuso nella propria casa insieme ai familiari, e la cosa aveva alquanto aduggiato le due sentinelle che avevano avuto modo di assistere agli allegri costumi degli Aloliani, come le feste per celebrare il Protettore di un'isola con tanto di fuochi pirotecnici, molto apprezzati dalla ragazzina, che ancora si lamentava per non aver avuto il tempo di assaggiare una Malasada, quelle specialità dovevano certamente essere deliziose, soprattutto se contrapposte al "cibo" tipico della sua città: poiché l'assenza del Sole impediva la coltivazione di vegetali e la fauna era pressoché assente, le risorse primarie per il fabbisogno della popolazione venivano prelevate da altre dimensioni e i loro nutrienti compressati in apposite pasticche inodori e insapori che costituivano il loro sostentamento quotidiano, tanto degli umani quanto dei pochi Pokémon. Anche l'aria da respirare era prodotta artificialmente, attraverso dei filtri che la rendevano completamente sterile, e allo stesso modo persino l'acqua che giungeva nelle case era purissima e demineralizzata, e tutta la metropoli, grazie al buon senso dei civili e agli innumerevoli depuratori sotterranei, risultava ormai asettica, esente da ogni agente patogeno. Ciò aveva comunque portato ad alcune conseguenze negative, come ad esempio il drastico indebolimento dei loro anticorpi, uno dei tanti motivi per cui era loro necessario un equipaggiamento particolare per spostarsi nelle varie dimensioni senza rischiare di ammalarsi, dal momento che anche un banale raffreddore sarebbe potuto esser fatale per quelle "fragili" creature.
All'inizio della missione, l'idea di andare in una regione così lontana e sconosciuta aveva angustiato Darus, un tipo dal temperamento piuttosto tranquillo che non amava avventurarsi in faccende così travagliate e rocambolesche, ma non aveva avuto altra scelta e suo malgrado s'era deciso a partire, pronto a tutto pur di riportare la pace nella sua amata patria. Il primo impatto con la nuova regione non era stato dei migliori, non aveva mai visto una luce così intensa come quella del sole di Alola, circostanza che lo aveva costretto a non calarsi mai il visore dagli occhi, per non parlare dell'aria piena di dolci profumi di fiori e salsedine che gli aveva causato un certo mal di testa, ma alla quale si era ben presto abituato e anzi aveva imparato ad apprezzare, riuscendo persino a riconoscere l'origine dei vari aromi, grazie soprattutto alla curiosità di Zoy; infine, l'imprevisto successo al Prato Mele Mele, dove il contatto col Nettare Giallo, cibo preferito dagli Oricorio locali, gli aveva scatenato una violenta reazione allergica che lo aveva costretto a ricorrere al respiratore artificiale, gli aveva smorzato qualsiasi voglia di restare ad Alola, anche un secondo di più, e se non fosse stato per il contagioso entusiasmo e la vivace euforia della piccola collega, se ne sarebbe tornato a Ultramegalopoli in quell'istante stesso. Non voleva ammetterlo, Darus, ma senza il supporto morale di Zoy non sarebbe mai e poi mai riuscito ad adattarsi e a portare a termine la mansione assegnatagli.
Nonostante le spiacevoli disavventure ora Darus, nel tepore del suo piccolo e confortevole appartamento nel cuore della città, provava quel dolce tormento anche noto come "nostalgia", che gli offuscava la mente distogliendolo dalla realtà in cui viveva. Nostalgia persino delle ustioni solari sulla sua delicatissima pelle ormai perfettamente rimarginata, nostalgia delle gambe a pezzi dopo la sfrenata corsa per sfuggire da un Tauros imbufalito o, ancora, di tutti i capricci che faceva Zoy per entrare nei vari negozi e comprare inutilissime Poké-Bambole o vestiti carini che non avrebbe mai avuto modo di indossare, in quel clima, sfizi che Darus non le aveva mai voluto concedere, troppo concentrato sul lavoro, ed ora se ne pentiva amaramente.
«Darus? Sei pronto?» la tenera vocina di Zoy aveva interrotto lo scorrere malinconico dei suoi pensieri, destandolo dalla posizione mollemente adagiata sulla scrivania.
«… pronto per cosa?» chiese distrattamente il ragazzo, alzando il capo coricato tra le braccia posate sul banco e voltandolo in direzione della porta, da dove la testolina di Zoy sbucava timidamente.
«Darus! Devi ancora vestirti! Ma come per cosa? Per la riunione!» - cinguettò la ragazzina, zampettando verso di lui - «Parleranno di Blacephalon e ci saranno anche Mirin e Syron, non possiamo mancare»
«Ah sì, la riunione, certo…» sbuffò il ragazzo, se n'era totalmente dimenticato, da quando era uscito dalla doccia non aveva fatto altro che pensare a quanto gli mancasse Alola, la regione che tanto aveva odiato e imprecato.
«Qualcosa non va Darus? Mi sembri stanco, ti ho forse svegliato?» domandò Zoy, un po' preoccupata nel vederlo in quello stato. Non che Darus fosse un tipo pimpante come lei, ma in quel momento era particolarmente assente e spento.
«Non stavo dormendo, va tutto bene…» - rispose sbadigliando, e quando il suo sguardo incrociò le lancette dell'orologio, sussultò nel vedere l'ora- «accidenti, non mi ero reso conto del ritardo. In più è l'ora di cena, devo dar da mangiare a Poipole!».
Il piccolo Pokémon ad udire il proprio nome uscì dalla UC Ball e si sedette sul ripiano, impaziente di ricevere la sua cena, e si mise a fissare il padroncino con fare imbronciato per la dimenticanza.
«Darus ma dove hai la testa oggi? Povero piccolino! Vuoi la pappa, non è così?" intervenne prontamente lei accorrendo dal Pokémon, ma Darus la fece discostare dalla creatura: "non ti ci mettere pure tu, Zoy. Non è successa una tragedia, adesso risolvo tutto, ecco…»

Il ragazzo dunque si alzò dalla postazione per recarsi nella stanza che, con un poco di fantasia, si sarebbe potuta ricondurre ad una cucina, priva ovviamente di fornelli o frigo, elettrodomestici a dir poco inutili in quella dimensione, munita soltanto di un tavolo quadrato con sedie, una sorta di lavello da cui sgorgava acqua potabile, sia calda sia fredda e tre credenze pensili col compito di stipare le confezioni dei vari integratori, una per ogni inquilino. Quella di Poipole era la più stretta e proprio da essa Darus tirò fuori una scatola cilindrica, piccola e in metallo, sulla cui etichetta vi era una scritta in rosso che recitava "Lysozyme"; controllò come suo solito la data di scadenza e tornò nella propria camera, dove Zoy s'era impossessata del suo posto e si stava cimentando in un "tiro alla fune" con un calzino di Darus contro Poipole. La contesa finì con l'indumento strappato dai dentini del Pokémon innervosito dalla fame.
«Zoy, scendi» disse semplicemente lui, e il suo tono freddo contrastò e spense nettamente le calorose risate della bambina che sventolava vittoriosa il resto della calza, quasi fosse il vessillo di guerra strappato ad un nemico. Calmatasi da quella frenesia, Zoy gli lasciò il sedile e si appoggiò coi gomiti sulla scrivania, osservando attentamente le azioni del suo coinquilino: «cosa gli stai dando di buono?» chiese infine, incuriosita dalla lattina.
Darus lasciò scivolare sul palmo della propria mano due pasticche rotonde e bianche, dalla consistenza porosa e friabile, poi si degnò di risponderle: «è il suo solito mangime, arricchito però con del Calcio».
«Non sembrano molto appetitose…» commentò lei, arricciando il nasino.
«Appetitose o no, dovrà mangiarle. Avanti Poipole, apri la bocca…» comandò mogio mogio al suo Pokémon, che gli voltò le spalle. «Poipole, non fare così per favore, è già tardi!» lo esortò nuovamente, senza risultato. «Se ti comporti così» - sentenziò infine- «significa che non sei veramente affamato e oggi non sono in vena di capricci».
L'unica risposta che ricevette fu un mugugno di dissenso. Provò allora a forzarlo, avvicinandogli le pillole al musetto, ma il gesto esacerbò a tal punto il Pokémon che finì col procurargli un morso ad una falange, per poi andarsi a nascondere dietro a Zoy, alle cui spalle iniziò a sghignazzare di gusto.
«Adesso che hai finito di torturarlo, posso giocare con lui?» lo supplicò Zoy, che proprio non riusciva a reprimere le risa.
«No» - inveì il ragazzo, togliendosi il dito leso dalle labbra- «l'ultima volta l'hai stretto così forte da fargli male, è un miracolo che non ti abbia punta!».
«Uff ma quante storie, lo stavo solo coccolando per dimostrargli affetto, vero Poipole? Almeno io, a differenza di qualcuno, mi ricordo dei suoi bisogni!»
«Mi stai forse dando del negligente!?»
«No, ma se il tuo Pokémon arriva a rosicchiarti i calzini per la fame, beh io mi farei qualche domanda al tuo posto!».
Darus non colse lo scherno delle frecciatine di Zoy, la cui intenzione era prettamente quella di sdrammatizzare, aveva fin troppe ansie per la testa per potersi lasciar andare all'ironia, prese ogni singola parola sul serio e perciò le rispose in modo brusco e acrimonioso, tanto da ammutolirla di colpo e farla scappare via nell'altra stanza. A quel punto Darus tirò un sospiro di sollievo e tornò nella posizione iniziale; nella camera vi era nuovamente il silenzio e ciò gli permise di udire i singhiozzi della piccola dall'altra parte delle mura, la quale sentitasi offesa e bistrattata da quella persona a lei così cara, si era rannicchiata sul divano lasciandosi andare ad un infantile piagnisteo, tenendo serrato tra le braccia il povero Poipole, passato dalla padella alla brace.
Solo allora Darus si rese conto di aver esagerato coi modi e si tirò un palmo sulla fronte; davvero la nostalgia lo aveva reso così irascibile, persino nei confronti della sua adorata Zoy? Gli era difficile da ammettere il fatto di non sentirsi più pienamente appagato dalla sua città, dove era nato e cresciuto e per la quale aveva combattuto, e impossibile da accettare che una parte di lui fosse rimasta ancora ad Alola, una parte di lui molto importante. Aveva un'irrefrenabile voglia di respirare ancora quell'aria salata e calda che gli pungeva i polmoni, di alzare gli occhi all'orizzonte e godersi un meraviglioso tramonto sul mare, laddove il Sole e la Luna si alternavano per permettere la vita nella regione, di entrare in contatto con miriadi di specie di Pokémon diverse, tutte quante da scoprire. Era giunto il momento di ricongiungersi con quella parte, con la natura, di cui parte era anche lui, dopotutto, e al diavolo le riunioni!
Si destò di scatto, battendo un pugno sul banco, e si avviò verso la porta che lo separava dalla collega, deglutì più volte per riorganizzare i pensieri prima di posare la mano sull'anta ed aprirla; Zoy, nel ritrovarlo sull'uscio, si ricompose alla svelta, non voleva fargli vedere che aveva pianto.
«Posso… posso sedermi qui?» le sussurrò Darus, talmente schiacciato dal senso di colpa che non riusciva neppure ad alzare la voce ad un volume normale, quasi non volesse farsi sentire. Zoy si limitò ad accennare ad un "sì" con la testa e non appena il ragazzo si fu accomodato sul sofà lei si fece piccola piccola nell'angolo opposto, voltandogli le spalle per non mostrargli il volto. Dopo qualche minuto scandito solo da sospiri e singulti, fu Darus a rompere il ghiaccio: «scusa per prima, ero nervoso per motivi miei e me la sono presa con te, ingiustamente. Volevo solo dirti che non sono vere tutte quelle brutte cose che ti ho detto… mi spiace che tu ci sia rimasta così male»
«Non importa… magari è davvero così, e io sono solo una bimba capricciosa e viziata, e forse anche Syron e Mirin pensano questo di me, sono un peso per tutti, non è così? Non riuscirò mai ad avere un Pokémon tutto mio e coronare il mio sogno, tu non me lo permetteresti mai, sono solo un'irresponsabile e una combina guai!» farfugliò tutto d'un fiato, senza riuscire più a trattenere le lacrime. Quello sfogo lo ferì nel profondo: Darus aveva sempre cercato di mantenere un rapporto distaccato con lei, in parte per la propria indole, in parte perché temeva che tutta la sua energica ingenuità l'avrebbe messa in pericolo, soprattutto in un mondo così sconosciuto. Voleva semplicemente proteggerla, ma era stato bellamente frainteso.
«Non pensarle neppure queste cose! Syron e Mirin stravedono per te, o credi forse che ti abbiano assunta, nonostante la tenera età, per puro caso? Hai tantissimo talento, Zoy» - cominciò a spiegarle il ragazzo con calma, accostandosi piano piano a lei- « e io sono stato messo accanto a te proprio per aiutarti a sfruttarlo al meglio. E vuoi sapere una cosa?» - la ragazzina annuì e gli permise di assorbirle le ultime lacrimucce rimaste- «se non fosse stato per te, io non sarei mai riuscito a proseguire nella mia missione. Dubito che riuscirò mai a ringraziarti abbastanza, perdonami».
Zoy abbassò lo sguardo, Darus le era parso tanto dispiaciuto quanto sincero e il suo discorso la tirò su di morale, guardò Poipole e anche lui sembrava aver capito ogni singolo vocabolo uscito dalla bocca del ragazzo. Egli, non ricevendo alcuna risposta, ne approfittò per continuare le scuse: «anzi, io penso che tu saresti un'Allenatrice persino migliore di me, io non riesco neppure a sfamare come si deve il mio compagno, dubito che sarò mai in grado di allenarlo come si deve».
«No Darus» - intervenne lei, scuotendo il capo- « non è colpa tua. Quando eravamo ad Alola, ho dato dei Pokégioli a Poipole, di nascosto, e gli sono piaciuti tantissimo, non ha più voluto altro cibo. Il problema è che adesso, beh ecco… li ho finiti, è solo colpa mia se si sta comportando così, scusami…» balbettò timidamente, temendo una punizione.
Darus fu assai sollevato da quella notizia, significava che non aveva fatto nulla di errato nei confronti di Poipole perciò le accarezzò una guancia e disse: «non c'è problema, ne prenderemo degli altri se ciò può farlo felice. Ma adesso dimmi, Zoy… tu, attualmente, pensi di essere felice?»
Zoy rimase molto colpita da quella reazione, Darus generalmente non ammetteva strappi alle regole e la faceva lunga anche per il minimo sgarro; sorpresa com'era, ci mise un po' a meditare una risposta: «credo di sì, perché vuoi saperlo?»
«Perché è importante. Se c'è qualcosa che posso fare per renderti felice, fammelo sapere, qualsiasi essa sia». La ragazzina allora preferì non replicare con le parole, ma con i gesti, per cui si alzò e andò a sedersi sulle ginocchia dell'altro, lo strinse con le braccine e accoccolò il capo sul suo torace, quindi gli mormorò «questo mi rende tanto felice».
Il gesto colse alla sprovvista Darus, le cui gote avvamparono di porpora mimetizzandosi col colore dei suoi capelli, il quale rimase rigido come un ceppo di legno tant'era imbarazzato dalla circostanza, non era per nulla il tipo di persona avvezza alle dimostrazioni di affetto, per quanto potesse voler bene alla collaboratrice; «io non… non mi aspettavo questo tipo di risposta…»
barbugliò in fretta e furia, osservando la piccola raggomitolarsi sempre di più contro il suo corpo, la quale gli chiese, con una punta di apprensione:
«ti sto dando fastidio, Darus?»
«No, cioè… non intendevo dire questo. Avevi accennato al tuo sogno prima, di che si tratta, se posso?»
«Oh… meglio non parlarne» - sibilò, rattristata - «è più semplice trovare la felicità nelle piccole cose, come ad esempio quando la notte faccio i brutti sogni, e tu vieni a rassicurarmi e mi dai un bacio sulla fronte; ecco, io in questi momenti sono felice!» disse infine, sforzandosi di sorridergli.
«Questo è un pensiero molto saggio per una bambina e sono d'accordo con te ma… perché non vuoi parlarne?»
«Perché beh… è alquanto irrealizzabile, ecco»
«Siamo riusciti a sconfiggere Necrozma, dopo questo nulla è irrealizzabile. Avanti, ti ascolto»
Zoy strizzò gli occhi, prese un gran respiro e confessò tutto di getto: «e va bene, ma non ti arrabbiare. Il mio sogno più grande sarebbe… trasferirmi ad Alola e iniziare il giro delle isole insieme a dei Pokémon tutti miei!»
Darus non sperava in nient'altro, se non in quella risposta: «perfetto» - disse dunque- «anche io vorrei tornare ad Alola. Non c'è tempo da perdere Zoy, prepara Lunala, si parte oggi stesso».
La ragazzina rimase a bocca aperta, per la prima volta Darus aveva mostrato un briciolo di euforia e aveva assecondato un suo desiderio, era incredula: «Darus frena l'entusiasmo! Abbiamo la riunione tra poco, Mirin e Syron ci aspettano, non possiamo mancare!»
«La riunione la faranno senza di noi. Aspettatemi di sotto, devo solo trovare... un nuovo paio di calzini».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Angolo di Xavier

 

 

Salve, sono Xavier per chi non mi conoscesse già!
Che dire, Pokémon Ultrasole (che ho avuto modo di giocare nel periodo natalizio) mi ha intrattenuto abbastanza e mi sono divertito molto a giocarlo. All'inizio devo dire, non mi stava appassionando più di tanto, ma l'entusiasmo del mio partner me l'ha fatto apprezzare decisamente di più, ed è grazie a lui se ho iniziato ad adorare i pg dell'Ultrapattuglia, in particolare proprio Dulse/Darus! Spero semplicemente che questa storia sia stata di vostro gradimento, purtroppo si hanno poche informazioni riguardo il pg e Ultramegalopoli, per cui, come avete visto, molte delle loro abitudini me le son dovute inventare di sana pianta : spero comunque che vi sia piaciuta!

 

~Xavier

 

 

   
 
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