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Autore: Nereisi    16/01/2018    1 recensioni
Un passato condiviso, un segreto inconfessabile, due vite che finalmente torneranno a incrociarsi.
Riuscirà l'amore tra Misa e Usui a vincere, o il passato di lui getterà un'ulteriore ombra sulla loro storia? Chi ordisce in segreto contro i due?
Riusciranno a stare insieme?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misaki Ayuzawa, Nuovo personaggio, Takumi Usui
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12: Punto d’arrivo, punto d’inizio.
 

 
 


Il giorno dopo, al termine delle lezioni, io e Usui ci dirigemmo al Maid Café. Durante il cammino, quando fummo abbastanza lontani dalla scuola, Usui mi prese la mano. Gliela strinsi in risposta, traendo coraggio da quel contatto.
“Hai… hai già provveduto?” Chiesi io, titubante.
Usui sorrise senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla strada. “Oh sì. Ed è successa un’altra cosa ieri, mi sono dimenticato di dirtelo. Una bella cosa.”
Mi irrigidii. “C’entra Reina?”
Lui ghignò, mefistofelico. “Oh sì.
Lo squadrai con la coda dell’occhio. Quando aveva quella smorfia maligna sul muso non capivo mai cosa gli passasse per la testa. “Posso sapere di cosa si tratta o devo aspettare che piova dal cielo l’illuminazione divina?” Gli chiesi con fare irritato. Ero già più che stressata, non mi serviva certo un altro imprevisto che mi pendesse sulla testa.
“Ovviamente la seconda, Misa-chan. Che divertimento ci sarebbe altrimenti?” Sogghignò lui.
Sbuffai con fare esasperato e non risposi.
Una volta arrivati al Café, il mio capo ci accolse con il suo solito fare gentile. “Oh, Misa! Entra, entra! Come mai qui? Oggi non sei di turno.”
Io e Usui ci scambiammo uno sguardo d’intesa. “Ecco…” Rispondemmo all’unisono con fare cospiratorio. “Dobbiamo parlarti.”
“Uhm?” Il mio capo inclinò la testa, confusa e leggermente preoccupata. “Va bene, possiamo andare a parlare nel retro, non ci sono troppi clienti. Le altre ragazze se la caveranno. È successo qualcosa di grave?”
Io allungai la mano libera e afferrai accoratamente quella di Satsuki, la dolce e comprensiva proprietaria che mi conosceva da anni e a cui avevo sempre voluto bene e che me ne voleva a sua volta. “Satsuki, io… noi… abbiamo bisogno del tuo aiuto.”
La sua espressione si fece dapprima sorpresa, poi seria e risoluta. “Venite,” disse, facendoci strada, “A quanto pare avete un po’ di cose da raccontarmi.”
  
 
 
 
 
A racconto finito, Satsuki rivolse ad entrambi un sorriso smagliante. “Contate su di me!” Esclamò. “Diamine, è così eccitante! Sembra di stare dentro ad uno sceneggiato!” Ridacchiò giocherellando con i lacci del grembiule.
“Satsuki-chan?” Chiamò una voce dalla cucina.
“Sì, Honoka?” Rispose Satsuki. “Siamo nel retro!”
La testa di Honoka, una delle nostre cameriere, spuntò dalla porta. “Ehm… c’è una tizia coi capelli rossi fuori dalla porta del locale ed è parecchio inquietante. Non entra, sta solo sulla vetrina a fissare l’interno e sta mettendo ansia ai clienti. Anche a me se devo essere sincera. Che faccio?”
Satsuki si girò verso di noi. “Può essere che sia lei?”
“Probabile.” Rispose Usui. Ci fissò entrambe. “Ci sono problemi ad attuare il piano ora?”
Io e Satsuki scuotemmo la testa. “È molto prima di quello che avevo pensato, ma visto che siamo in ballo, balliamo.” Dissi io, risoluta. Usui ghignò. “Apriamo le danze.”
 
 
 
Io mi nascosi dietro ad un bancone dal quale riuscivo a vedere bene la vetrata mentre Satsuki usciva dal negozio per andare a fronteggiare Reina in strada.
“Mi scusi, potrebbe andare da un’altra parte per favore? Sta infastidendo i miei clienti.”
Reina la squadrò da capo a piedi. “Quello che faccio non è un problema tuo, questo marciapiede è pubblico.”
Strinsi i pugni. Stronza maleducata. Satsuki, tuttavia, non perse la calma. “Diventa un problema mio quando i miei affari ne risentono. Se continua a spaventare i clienti è negativo per la mia attività.”
La rossa sbuffò con superiorità. “Inutile che mi parli come se fossi chissà quale autorità. Piuttosto, renditi utile: tira fuori la tua amichetta, dovunque si stia nascondendo. So che è qui, l’ho vista entrare.”
Il mio capo tirò fuori la poker face più palese del mondo. “La mia amichetta? E chi sarebbe?” Ripeté, inclinando la testa come per cercare di capire meglio. Io mi morsi le labbra per trattenere le risate.
Reina si spazientì velocemente, tirando fuori dalla tasca l’altra metà della foto che aveva strappato, sventolandola davanti al naso del mio capo. “Questa sgualdrinella qui. So che lavora qui e so che è qui in questo momento. Dille di venire fuori.” All’insulto, Satsuki sembrò perdere la calma ma ricompose subito la sua faccia di bronzo. “Oh? Purtroppo non posso aiutarla. Questa ragazza non lavora qui.”
Reina diventò paonazza dalla rabbia. “Pensi di prendermi in giro, razza di-“
“Ma,” La interruppe Satsuki, sorridendo con fare mefistofelico, “Forse so chi potrebbe aiutarla. Usui-kun?” Chiamò, sporgendosi leggermente dentro alla porta del locale.
Senza farsi attendere, Usui sbucò fuori dal retro con indosso gli stessi abiti che usava quando veniva a dare una mano in cucina. In brevi falcate raggiunse la porta e la lasciò aperta appositamente per farmi sentire il resto della recita.
“Reina. Ti avevo detto che non volevo più vederti. Che ci fai ancora qui?”
“Umpf! Inutile che fai il grosso, so che quella sgualdrinella è lì dentro. Falla venire qui o la andrò a prendere io.”
Usui si parò davanti alla porta. “Se continui a disturbare sul mio posto di lavoro chiamo la polizia. Lo sai che lo farò.”
Reina strabuzzò gli occhi. “Il TUO posto di lavoro?”
“Già.” Si intromise Satsuki. “Ho chiamato Usui perché è il nostro cuoco. In quanto alla ragazza, è la sua fidanzata. Viene spesso qui, ma non è una mia impiegata.”
“Ma non fatemi ridere! E questa allora da dove salta fuori?” Ribatté la stronza, sventolando di nuovo la foto strappata. “È stata scattata in questo locale, non tentate di fregarmi!”
Usui non si fece scappare l’opportunità e fece scattare il braccio, strappando la foto dalle grinfie di quella serpe. Reina gridò indignata, vedendosi la sua unica arma di ricatto svanire da sotto il naso. “Ridammela!”
Usui sembrava seriamente sul punto di colpire qualcosa. “Tu hai rubato una mia proprietà, me la sono semplicemente ripresa. Non ti preoccupare, ho fatto presente anche questo nella mail che ho spedito a tuo padre questa mattina. Credo che a breve avrai sue notizie.” Disse, tetro. “E a proposito della ragazza nella foto… Satsuki-chan te l’ha già detto e tu lo sai già: è la mia ragazza. Quello che non sai è che questa foto è stata scattata durante un giorno particolare: io e Misa abbiamo partecipato in un gioco contro le altre cameriere del Maid Latte e come premio ho potuto far vestire Misa con la loro uniforme.” Lisciò la foto con le mani, ignorando la faccia stralunata di Reina. “Ci tenevo molto a questa foto. Tu l’hai rubata, tradendo la mia fiducia, l’hai strappata, spiegazzata e hai tentato di usarla per ricattare la mia ragazza.” Alzo gli occhi sulla sua interlocutrice. “Ho già detto che ho riferito tutto a tuo padre?” Concluse, glaciale.
“I-io… tu non puoi-“ Balbettò Reina, sconfitta su tutti i fronti.
“Oh, lui può, eccome se può.” La intercettò Satsuki. “E visto che anche lei può, potrebbe levarsi dalle scatole? Le assicuro che non ci vuole niente a far arrivare una pattuglia, c’è una stazione di polizia proprio qui vicino.”
Proprio in quel momento, il cellulare di Reina inizio a squillare. Quando vide il nome del mittente della chiamata, la ragazza sbiancò, lanciò un’ultima occhiata ai ghigni Usui e Satsuki e scappò via.
 
 
 
 Quando i due improvvisati attori rientrarono, non persi tempo e uscii dal mio nascondiglio correndo verso di loro, abbracciandoli entrambi. “Non avete idea della voglia che avevo di uscire a dirgliene quattro!”
“A chi lo dici. Mi prudevano le mani ogni volta che apriva la bocca!” Concordò Satsuki.
Presi la mano a Usui, che mi sorrise. “Ce l’abbiamo fatta!”
“Sì” Disse lui. “Ora dobbiamo solo essere cauti nell’immediato futuro e questa storia verrà dimenticata facilmente. Come concordato, tu smetterai di lavorare per il momento e io prenderò il tuo posto, dando una mano in cucina part-time. Sarebbe meglio non rischiare, ma se proprio devi comunque venire qui potremo sempre usare la scusa che stai tenendo d’occhio il tuo ragazzo che lavora in un Maid Cafè, circondato da belle ragazze. Anche se sai che ho occhi solo per te.” Mi fece un occhiolino. Io arrossii.
“Molto probabilmente non si arrenderà così facilmente e tornerà subito alla carica,” continuò lui, “Ma basta che non possa mai vederti o farti una foto mentre sei vestita da Maid. Se non torna a casa da sola, prima o poi suo padre manderà qualcuno a prenderla con la forza. Ora che non ha più la foto non ha più niente con cui ricattarti, perciò cercherà di procurarsi altre prove con ogni mezzo, ma non potrà rimanere qui a lungo. Dobbiamo solo aspettare finché non se ne andrà.” Concluse soddisfatto.
“A proposito della foto… è un peccato che l’abbia ridotta così.” Mormorò Satsuki.
Io sospirai. Quella foto era super imbarazzante e aveva portato solo guai. Forse era un bene che avesse fatto quella fine!
“Oh non ti preoccupare!” Esclamò allegro Usui.
I miei campanelli di allarme si accesero. Quel tono non mi piaceva per niente. Alzai lentamente gli occhi verso Usui e lo trovai che mi fissava con un ghignetto demoniaco sul volto. Io indietreggiai, dando ascolto al mio istinto di sopravvivenza, ma Usui mi passò un braccio intorno ai fianchi e mi attirò a sé sotto gli occhi di tutti.
“In fondo, possiamo sempre rifarla!”
Misaki Ayuzawa, 16 anni. Causa della morte: imbarazzo.
 
 
 
 
 
 
 
Note autrice: E così è finalmente giunto alla fine questo viaggio durato anni. Volevo giusto aggiungere due righe a questo capitolo finale per dire un paio di cose: come si sarà sicuramente visto, questo capitolo è in ritardo di anni. È molto più breve di quello che doveva essere e scritto frettolosamente e coi piedi. È così perché l’unica cosa che mi serviva era finalmente dare una conclusione a questa storia, in corso da anni. Questa è stata la mia prima fanfiction e che fino a oggi fosse ancora in corso era qualcosa che mi dava un fastidio allucinante ed era una zavorra per i miei progetti futuri. D’altro canto, a questa ff non ci ho mai tenuto particolarmente, non ha mai avuto molto successo e persino lo scorso capitolo in 4 anni non se l’è mai cagato nessuno nonostante le numerose visite. Questo dovrà pur dire qualcosa, di certo a me ha trasmesso una disperazione allucinante e un senso di “ma chi me lo fa fare” che in tutti questi anni mi impediva di scrivere. Sono cambiata molto, è cambiato il mio nick, è cambiato il mio modo di scrivere, i miei gusti, la mia personalità. Questa ff è troppo bambinesca, troppo legata alla me bimbominchia quattordicenne per non cringiare ogni volta che tentavo di aprirla per concluderla.
Alla fine della fiera, questa fanfiction è stata aggiornata molto saltuariamente, a distanza di anni a volte e si potrebbe benissimo prendere come esempio per il mio stile di scrittura durante gli anni. Se rileggo i primi capitoli, i più recenti o anche questo l’unica reazione è il vomito.
Volevo solo finalmente spuntare la casella “completa” e chiudere questo capitolo della mia vita che mi ha pesato sulla coscienza per troppo tempo. Spero possiate capire, anche se probabilmente sto parlando con il nulla.
D’ora in poi mi concentrerò su altri progetti molto più ambiziosi di questa fic.
Grazie a chiunque abbia letto finora, ne avete avuto di coraggio!
Nereisi
  
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